DIR. EDITORIALE
ART DIRECTOR
EDITOR
GRAFICO
REDAZIONE
UFF. TECNICO
2 M M di A B B O N D A N Z A P E R L A P I E G A
foto © S il v ia P astore
2 M M di A B B O N D A N Z A P E R L A P I E G A
michele dalai
chiamare qualcuno che ti trasporti da qualche parte dove altri ti raggiun-
le più strepitose cadute della mia vita
geranno per chiederti com’è successo, insomma quel genere di cosa. Il fat-
romanzo
Mi capita spesso di cadere. Capita a molti e tutti se ne fanno una ragione, a meno che le conseguenze della caduta non siano gravi, roba che tocca
to è che io cado proprio di continuo, con una frequenza impressionante e sempre quando ci sarebbero ottimi motivi per non farlo. Cado al cinema, ca del loro posto, cado entrando nei ristoranti mentre il cameriere porge il braccio per farsi passare la mia giacca, cado non appena incrocio lo sguardo più o meno attento delle donne... Michele Dalai è nato a Milano nel 1973. Ha lavorato nella casa editrice di famiglia e nel 2010 è stato tra i fondatori del marchio editoriale add, che dirige. Giornalista professionista, scrive per varie testate e ha collaborato con radio e televisione.
michele dalai
inciampo quando la sala non è ancora buia e tutti girano frenetici in cer-
le più strepito se ca dut e della mia vita
ART DIRECTOR: GIACOMO CALLO PROGET TO GRAFICO: MARCELLO DOLCINI
d
In copertina: Illustrazione © Telegramme Studio
18,00
COP_Dalai Michele_Le più strepitose.indd 1
DIMENSIONE: 156x233 mm
Antonio Flünke ha trent’anni, un talento educato nelle migliori accademie di musica internazionali, una madre squinternata che vive in Romagna, un padre tedesco sensibile e depresso, e un problema. Un problema che nessun medico è riuscito a risolvere: Antonio cade, senza preavviso, nelle situazioni più imprevedibili e meno sensate, perde l’equilibrio e cade, travolto da un’irrefrenabile risata poco liberatoria. Siamo a Milano, è la fine degli anni Novanta e, mentre attraversa la città che ha imparato ad amare, Antonio trova conforto pensando a D’Alema – un uomo coraggioso che grazie alla Bicamerale ridarà linfa democratica alla giovane Seconda Repubblica – e dedicandosi alla grande sfida che il suo manager gli ha proposto: utilizzare il suo talento canoro per fondare una boy band, la risposta italiana ai Take That, anzi, la risposta milanese ai Ragazzi Italiani che stanno per esibirsi a Sanremo... Una folla di personaggi memorabili incrocia il cammino (e le cadute) del protagonista, da Alessio detto Bello alla seducente psicanalista dottoressa Limone, dal vecchio signor Sanpa, partigiano e repubblichino, a tanti grandi della Storia che – fotografati in “intermezzi” che sono pagine di surreale, struggente intensità – hanno avuto la ventura di cadere, come Antonio, pubblicamente: Margaret Thatcher durante la visita di Stato in Cina, papa Wojtyla solo di fronte a un pavimento sdrucciolevole, Enrico Berlinguer... In una Milano non più da bere, assediata da designer e stilisti, sette di guardoni virtuali, “calabresi al confino e friulani in cerca di gloria allo IED”, Antonio è sorretto da un’unica certezza: se Massimo D’Alema ce l’ha fatta a formare la Bicamerale, allora lui può riuscire a salire sul palco senza cadere... In questo esordio narrativo originalissimo, profondamente italiano ma venato di un’ironia rara alle nostre latitudini, Michele Dalai scrive una trionfale storia di insuccesso, l’epica contemporanea e veloce di un personaggio capace, nella sua mitezza, di catalizzare menzogne e verità, violenza e speranze insieme. Una sorta di viaggio in cui ci sentiamo incredibilmente vicini all’eroe, alle sue cadute, alla sua inconfessata, assoluta fiducia in un equilibrio possibile, in un futuro a misura dei nostri incerti passi. Perché se “siamo tutti al di sotto delle aspettative, allora sono le aspettative a sbagliare”.
BROSSURA
12/03/12 15:08