DIR. EDITORIALE
ART DIRECTOR 2 M M D I A B B O N DA N Z A P E R L A P I EGA
Prem Dayal nasce come mimo di strada, per poi passare al teatro distinguendosi come drammaturgo, coreografo e regista. Negli anni Novanta, pur non lasciando il teatro, il suo interesse si sposta verso la ricerca spirituale, portandolo a passare la maggior parte del suo tempo in India. Gli ultimi dieci anni li ha trascorsi in Messico, dove attualmente vive. Lì ha fondato l’Osho Meditation Center, diventando un punto di riferimento per il movimento di Osho. Creatore di numerosi processi come la Tribal Meditation, La Respiración de la Libertad y la Danza del Corazón, insegna meditazione, conduce ritiri di Vipassana e tiene gruppi di terapia emozionale e Tantra con il suo personalissimo stile a cui ha dato il nome di Reconnecting.
EDITOR
GRAFICO
REDAZIONE
UFF. TECNICO 2 M M D I A B B O N DA N Z A P E R L A P I EGA
Il cammino che porta al risveglio della coscienza e alla realizzazione umana non ha niente a che fare con la serietá. La chiave di accesso al Nirvana sta in tre formule magiche, tre irriverenti mantra nascosti nelle pieghe del linguaggio comune: Macchissenefrega, Mavvaffanculo e Non Sono Cazzi Miei. “Guarda i bambini: tutto ciò che si vede nei loro occhi non è altro che purezza, onestà, generosità, fiducia, intelligenza, coraggio, semplicità. Poi fermati a osservare per un momento un gruppo di esseri umani adulti che senza gioia si barcamenano affannosamente tra le pochezze delle loro vite, appesantiti da vizi, manie, ambizioni, paure, bugie, invidie, timidezze, calcoli, violenze, ipocrisie. Non puoi che chiederti: ‘Ma dove è finita tutta quella bella gente che era arrivata in questo mondo? Che cosa gli è successo? Com’è iniziato tutto questo casino?’.” Prem Dayal non solo ti guiderá a scoprire le cause di cotanto disastro, ma soprattutto ti indicherá la strada maestra per liberarti dalle grinfie dell’incoscienza, regalandoti un vero e proprio manuale per la salvezza dello spirito. “Non vivere scegliendo vigliaccamente le tue azioni in funzione delle loro conseguenze, non vivere come un ragioniere.” Non te lo dimenticare...
ART DIRECTOR: GIACOMO CALLO PROGETTO GRAFICO: NADIA MORELLI
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In quarta: Elaborazione da un’illustrazione © Malchev/iStockphoto
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DIMENSIONE: 140x215 mm
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Prem Dayal
Mavvaffanmantra Le tre chiavi d’accesso al Nirvana
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Mavvaffanmantra di Prem Dayal Collezione Ingrandimenti ISBN 978-88-04-62175-1 Š 2012 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano I edizione aprile 2012
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Indice
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Prefazione
Parte prima
15 La malattia
La genesi 17 20 21 25 27 30 35 39 42 46 51 52
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Introduzione In principio era il caos Dall’oro al piombo L’alchimia a testa in giù Dall’educazione all’addestramento La storia dei comandamenti Un Dio infernale Il bambino ribelle Dal bambino divino al bambino fottuto Dio è un gran casino Cercansi schizofrenici Mangiando erba per l’eternità. Santa disobbedienza
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56 LA CATABASI (Il viaggio verso l’esterno) 56 Buddha contro Hitler 60 Una questione di palle 64 Donne con le palle 67 Una fabbrica di schiavi 68 Il caprone di Dio 71 Una vendetta servita fredda 73 Qualcuno se la sta ridendo 79 Il palo della luce non cresce 82 Non sei una lavatrice! 87 L’essere umano è un buon progetto 92 Il povero serpente 98 Siamo tutti criminali 101 L’effetto farfalla 1 07 L’ANABASI (Il viaggio verso l’interno) 1 07 La natura della mente 110 Un’infermiera burlona 111 Vittime della mente 113 A chi gliene frega della pace? 117 La mente è un manicomio 118 Una realtà a occhi chiusi 121 Un sogno a occhi aperti 123 Un extraterrestre mi ha detto 127 Una casa senza padrone 129 Da utile serva a spietata tiranna
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Parte seconda
133 La medicina
135 Riepilogo Primo mantra 1 37 MA CHI SE NE FREGA! o MACCHISSENEFREGA! Il mantra del Distacco o della Rivelazione luminosa 1 38 Il mitico “lui” 141 Un’armonia perfetta 144 Non sai chi sei e non sai cosa vuoi 146 Guadagnando insuccessi 152 Come si usa il mantra 156 Fra l’incudine e il martello 160 Dal bambino intelligente all’adulto demente 165 Castelli di sabbia 167 Il presente: la dimensione dell’eternità 169 Un mondo di mendicanti 174 Quel guerrafondaio dell’ego 177 Intelligenza o cultura? 181 Il mantra dell’Amore
Secondo mantra 1 83 MAVVAFFANCULO! Il mantra della Purificazione o Santo mantra della Pace
183 Una banda di vandali 1 86 190 194 198 201 203 206
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Prega con santa intensità. L’alchimia della totalità La banca del karma Un caffettino con Dio La colpa... ... il pentimento... ... e il perdono La santa ira
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Terzo mantra 2 15 NON SONO CAZZI MIEI o Non So’ Cazzi Miei Il mantra della Disidentificazione 2 16 Chi è Dio? 220 Chi minchia sono io? 222 Juventus o Ascoli Piceno? L’oppio dell’identificazione 230 Togliti la maglietta e vieni con me 234 Vivi al centro o in periferia? 240 I capricciosi venti della mente 245 Un koan zen 248 Non so chi sono, piacere 254 Ciò che sai che però non puoi conoscere 259 Come si recita il mantra 268 Non So’ Cazzi Miei: la chiave ultima di accesso al nirvana
271 Epilogo 273 NON CI SONO CAZZI La legge universale 285 Ringraziamenti
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Ai miei amici Lello Chiaia e Luciano Pallara
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Prefazione
Tutte le volte che nella mia vita ho creato qualcosa, la sensazione più evidente che ritrovo nel mio animo è la sorpresa; poi viene la gratitudine. La sorpresa dipende dal fatto che sono il primo spettatore di qualcosa che non esisteva prima e della quale viene da chiedersi: “E da dove è uscito tutto questo?”. Il grande privilegio dell’artista è che ha la possibilità di rendere manifesto qualcosa che sta nascosto dentro di lui a sua insaputa. La gratitudine invece è determinata dalla immensa gioia che mi provoca il rendermi conto che l’esistenza è stata così generosa da scegliere me per cantare una delle sue infinite canzoni. Mavvaffanmantra, anche se può sembrare un libro che usa il pretesto di un argomento alla moda per raccontare barzellette, è un testo di ricerca spirituale autentica. Però non vi preoccupate, perché leggendolo non vi troverete nemmeno di fronte all’ennesima esposizione di una nuova esotica filosofia o di un nuovo eccentrico sistema di pensiero o di una nuova e strampalata religione. Dio ce ne scampi e liberi. Il proposito di questo libro è infatti proprio l’opposto: liberare il lettore dal peso di tutte le filosofie, le morali e le religioni che generalmente affardellano la nostra capacità di rimanere puri e innocenti di fronte alle cose della vita, impedendoci di rispondere alla realtà per quello che è, usando la nostra intelligenza e non idee prese in prestito da altri.
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Mavvaffanmantra
Nella prima parte il libro vuole essere una satira socialspirituale. Tra chi l’ha già letto c’è chi sostiene che a volte sia così irriverente da rischiare di risultare crudele per chi è più affezionato alle tradizioni. Mi scuso anticipatamente con loro ma non ho potuto tenere a freno il mio gusto per la provocazione e per le sfide. Sia ben chiaro, non voglio offendere nessuno, ma dato che per me l’offesa più grande nei confronti dell’intelligenza di una persona è quella di proteggerla dalla sua propria suscettibilità, essere dissacrante è stata la mia poco ortodossa formula per dichiarare la stima che ho nei confronti dell’intelligenza di tutti gli esseri umani e quindi di tutti i lettori. La seconda parte del libro è quella più specificamente dedicata a un percorso di liberazione dello spirito, e alla meditazione, anche se in tutto il libro la nomino una sola volta. In Mavvaffanmantra cerco infatti di parlare in maniera scherzosa o addirittura comica di un argomento di cui generalmente si ragiona in maniera seria. Ho fatto tesoro di tre espressioni popolari, proprie di quasi tutte le lingue e i dialetti, e le ho elevate al rango di mantra, creando un cammino “garantito” per giungere al Risveglio della coscienza. È per questo che rivolgo questo libro principalmente alle persone spirituali, di qualsiasi credo esse siano. C’è chi troverà strane queste parole, perché nel libro metto alla berlina senza pietà i luoghi comuni più diffusi di tante religioni, ma so che le persone autenticamente religiose sapranno apprezzare lo humour e la leggerezza con cui sposto il fuoco dell’attenzione dalle comuni credenze a una autentica ricerca della verità. Due cose che, dal mio punto di vista, sono profondamente inconciliabili. Riconosco nel senso dello humour un inequivocabile segno dell’intelligenza che brilla nelle persone capaci di non prendersi troppo sul serio e che sono in grado di rendersi conto del mistero e dell’ironia della vita. Se invece questo libro capiterà nelle mani di gente troppo seria e che si sentirà offesa dalle mie parole, mi dispiace molto per loro. Ma non disperate! La serietà, come quasi tutte le malattie, passa.
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Prefazione
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In Mavvaffanmantra troverete spesso nominato il nome di Dio, e sempre invano, nel senso che non do a questa parola il significato che le riconosce la maggior parte delle religioni. Utilizzo infatti la parola “Dio” in forma poetica, quando voglio indicare qualcosa che non si può capire, qualcosa che appartiene al mistero di cui tutti siamo parte ma che nessuno può definire, qualcosa... che non si può davvero nominare invano. Quando invece voglio parlare di Dio nella sua accezione antropomorfica così come viene inculcato nell’immaginario dei bambini, faccio ricorso a un vezzeggiativo proprio delle lingue latinoamericane e lo chiamo affettuosamente “Diosito”. Fra le tante cose che mi hanno affascinato del paese dove vivo, il Messico, c’è l’uso indiscriminato del diminutivo usato in maniera tenera e amichevole per qualsiasi persona, animale, cosa... e addirittura per Dio! E Diosito in Mavvaffanmantra prende i connotati di un bonario e ingenuo personaggio dei cartoni animati. Spero che non si offenda nessuno. L’altra cosa che forse è importante sapere prima di immergersi nella lettura è che vi imbatterete in un personaggio, una specie di Virgilio, che mi accompagna e mi ispira nel viaggio alla ricerca di noi stessi in cui guido i lettori. È un misto di vari “saggi” metropolitani che ho conosciuto nei dilatati tempi diurni, ma soprattutto notturni, della mia accidentata vita, e a cui ho dato il nome di Peppino Cocozza. Si tratta di un personaggio che, grazie al suo essere borderline, ha il dono di non essere prigioniero di schemi di pensiero tradizionali e che quindi è libero di far risuonare con la sua sgangheratissima e colorita dialettica note di verità universali, ed è per questo che lo troverete come un infiltrato nella comitiva di Gesù, Buddha, Lao-tzu, Socrate, Bodhidharma... come uno che, allungando il collo, si infila in una fotografia di famiglia dove non c’entra niente. Ho scritto questo libro in spagnolo... o meglio dire in messicano, e poi l’ho tradotto in italiano. Lo so che è un modo di procedere al contrario, però era inevitabile che, dopo avere vissuto per dieci anni in Messico tenendo conferenze so-
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pra la meditazione, mi trovassi fra le mani un materiale che non poteva che essere espresso nella lingua in cui era nato. E infine, malgrado in questa prefazione preferisca evitare di dilungarmi in ringraziamenti che, come giustamente mi è stato consigliato dall’editore, è meglio spostare alla fine del libro, sento comunque la necessità di menzionare qui almeno colui che, oltre a essere il faro che ha illuminato e illumina il mio cammino alla ricerca della “verità”, è anche il vero ispiratore di questo libro. Mi riferisco a Osho. Sono venticinque anni che lo ascolto, lo leggo, lo mastico, lo digerisco e lo assimilo al punto tale che spesso non so più dove finisce lui e dove comincio io, realizzando quella fusione misteriosa fra maestro e discepolo che hanno sperimentato tutti i mistici di tutti i tempi. E con questa bella considerazione alla Peppino Cocozza, vi lascio alla lettura. Con amore Dayal
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Parte prima
La malattia
Le malattie sono tante. La salute è una sola. Osho
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La genesi
Introduzione Come cominciò tutto questo casino? Non ne ho la minima idea. Il buon vecchio Socrate più o meno diceva: “L’unica cosa che so con certezza è che non so un bel niente”. Se non lo sapeva Socrate, potete immaginare cosa ne possa sapere io. Però c’è un sacco di gente che dice di sapere moltissimo e che pertanto è più intelligente di me e di Socrate... che alla fine, come compagno di banco, non è certo uno di cui ti puoi vergognare. In giro ci sono persone incredibili! C’è chi parla con gli angeli, c’è chi parla con i morti, chi con creature del bosco, con extraterrestri, con folletti, con animali... e i più fortunati sostengono addirittura di parlare in teleconferenza con Dio in persona. Sfortunatamente succede in continuazione che queste stesse persone che comunicano come se niente fosse con entità, piante, fantasmi, mutanti, ufo, gufi e ogni tipo di bestie, ha serie difficoltà a capirsi con i propri figli, la moglie, il marito o il vigile urbano. C’è chi crede in antichi miti e ti sa dare perfino l’indirizzo e il codice postale del paradiso e dell’inferno, chi conosce la strada per arrivarci e giura di esserci stato, chi addirittura sostiene di possedere il numero verde del call center
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dell’altro mondo; per non dire poi dei più furbacchioni che custodiscono gelosamente il numero del telefonino di san Pietro in persona per situazioni speciali. C’è chi con calendari e calcoli astronomici ti sistema tutto il disordine cosmico, chi è in possesso di formule magiche per risolvere qualsiasi tipo di problema (se conoscete qualcuno che sa come far ricrescere i capelli, per favore, ditemelo: sono disposto a convertirmi a qualsiasi religione, anche se comporta il fatto di vestirsi da Uomo Ragno), c’è chi sostiene di provenire da altri pianeti, e magari ti esibisce come se niente fosse il passaporto di Venere o di Chirone (che nessuno sa dove sta e cosa sia). Ci sono walk in e ci sono walk out* che non si incontrano mai fra loro; c’è chi ti rivela il Segreto e chi te lo nasconde, c’è chi te lo rivela a pagamento anche se non serve a niente, e chi te lo rivela gratis, ma non serve a niente lo stesso, però è più conveniente perché almeno è gratis. Ci sono molti che si illuminano e molti di più che si fulminano... e per fortuna! perché con tutti questi che si illuminano la gente normale comincia a sentirsi un po’ scema; però, guardando quelli che si fulminano, si sente rinfrancata e se ne vanno a farsi una bella pizza e una birra con gli amici da Franchino lo Zozzone (un nome, una garanzia). Ci sono quelli che sentono voci di altre entità o spiriti, e se alcuni di loro scrivono libri, guadagnando soldi e seguaci, ce ne sono altri meno fortunati che finiscono all’ospedale psichiatrico. E infine ci sono i canalizzatori! Che sarebbero quelli che parlano per conto di altri, di gente che è già morta o che deve ancora nascere o che non degnerà mai nemmeno di uno sguardo questo mondo di poveri disgraziati. C’è chi ti canalizza Nostradamus, san Francesco, Shiva, la Grande Madre, il Grande Fratello, Mary Poppins, Braccobaldo... e altri che non sanno più cosa inventare e cominciano a canalizzare addirittura se stessi.
* C’è chi sostiene che ci sono casi in cui uno spirito si incarna in un essere umano adulto: questi vengono chiamati walk in, walk out è un’invenzione ironica dell’autore.
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La genesi
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Da sempre sento il desiderio di scrivere un libro per mettere nero su bianco quello che mi passa per la testa e con cui intrattengo i partecipanti ai miei gruppi e alle mie conferenze; però mettetevi nei miei panni: come può scrivere un libro con un minimo di credibilità uno come me che è ignorante come il povero Socrate, che non ha mai ricevuto una telefonata, non dico dall’arcangelo Gabriele, ma nemmeno dalla sua segretaria, che non ha mai avuto una visione neanche di un miserabile scarafaggio, che non viene né da Venere né da Chirone, ma che è originario di Bitonto, che è stato molto più vicino alla fulminazione che alla illuminazione... e che per giunta, vivendo da quindici anni all’estero, non sa più parlare correttamente alcun idioma? Però l’altro giorno, passeggiando per i viali della bella zona di Città del Messico dove vivo, mi chiedevo: “Dayal, ma com’è possibile che una tale quantità di minchiate possa passare per una testa che, per quanto ti abbiano sempre detto di essere un capacchione, non supera lo standard?”. Era chiaro che c’era qualcuno che parlava al posto mio dentro di me. “Ma questo è sensazionale!” mi dissi. “Anch’io sono un channeler, un canalizzatore. Non sono un coglione qualunque, sono una persona speciale! Anch’io ricevo messaggi di verità da altre dimensioni! Ma allora anch’io posso scrivere un libro!” La questione era capire chi fosse questa entità che stavo canalizzando. La cosa strana è che mi parlava in differenti dialetti malgrado io, oltre a non saper più parlare correttamente alcuna lingua, non so parlare nemmeno alcun dialetto. Fu a quel punto che mi apparve chiara la dimensione dello straordinario fenomeno che si stava manifestando nella mia vita: stavo canalizzando nientepopodimeno che il famoso Peppino Cocozza. “E chi cazzo è?” direte voi. Non lo so bene neanch’io, lo scopriremo leggendo. Quello che sospetto è che la saggezza la incontri dove meno te lo aspetti. È ora di cominciare a raccontare.
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In principio era il caos In principio era il caos... o era il verbo? Tutto cominciò con una esplosione magnetica? O con il buco nero? Era l’Alfa o l’Omega? Chi suonò il Big Bang? O suonarono lo Yin e lo Yang?... Mamma mia che confusione! O c’è un Dio che in un laboratorio di terracotta a Grottaglie fa delle statuine su cui sputa sopra prima di lanciarle sul pianeta? O fu Con Tiqui Viracocha che sorgendo all’improvviso con i primi uomini dal lago Titicaca – che malgrado il suo nome sfortunato, spesso confuso con Chiticaca, è il lago navigabile alla maggiore altitudine del mondo – si mise subito in mostra creando il sole, la luna e le stelle per illuminare il mondo? O fu il cinese Pangu che, nato dall’uovo cosmico – e non dall’uovo alla coque, come sostiene erroneamente Peppino Cocozza –, creò il cielo con la parte superiore del guscio e la terra con la parte inferiore? O fu il babilonese Marduk – e non Merduk come dice Peppino Cocozza per far imbestialire i Babilonesi – che divise il cielo e la terra tagliando in due il mostro marino Tiamat? O la responsabile di tutto è la Trimurti, l’allegro trio indù di Brahma, Vishnu e Shiva? O fu all’ombra delle piramidi che il dio solare Atum, nato dall’oceano primordiale Nun, creò con la saliva il vuoto Shu e l’umidità Tefnut, da cui furono generati la terra Geb e il cielo Nut – ’azz! questo sta complicato! –, che a loro volta crearono Iside, Osiride, Nefti e Seth quattro simpatici fratelli dai quali nacque incestuosamente tutta l’umanità? O furono Caino e Abele? O Romolo e Remo? O apparteniamo al mondo virtuale della Matrix? Oddio, che casino! O furono Tepeu e Kukulkan a incaricare Huracan, il cuore del cielo, di creare il mondo provando prima con il fango, poi con il legno e riuscendoci finalmente con il mais?... Come cazzo gli venne in mente di provare con il mais?... O si tratta di isotopi stabili e biomarcatori molecolari che incontrandosi con acidi nucleici e procarioti filogenetici si trasformano in biomolecole ramificate che se le mischi tutte insieme e ci aggiungi un po’ di pepe e parmigiano ti viene fuori una zuppa primordiale che sa di eternità?
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Io non ho la minima idea di come cominciò tutto questo casino cosmico, però so come cominciò il mio casino personale che, più o meno, assomiglia al casino di tutti quelli che vincono il biglietto per salire sulla giostra chiamata “Terra”. Quello che è certo è che arriviamo qui tutti come espressione sfavillante della grandezza del mistero dell’esistenza. Basta guardare i bambini: tutto ciò che incontri nei loro occhi non è altro che purezza, onestà, generosità, fiducia, intelligenza, coraggio, semplicità. Non c’è bambino al mondo che non sia espressione immacolata della più luminosa nobiltà d’animo. Poi fermati a guardare un momento un gruppo di esseri umani adulti: ragionieri, geometri, dottori, commendatori, commercialisti, signore per bene, ingegneri, poliziotti, madri di famiglia, idraulici, impiegati, commercianti che si barcamenano affannosamente con le pochezze delle loro vite, appesantiti dai loro vizi, manie, ambizioni, paure, bugie, invidie, timidezze, calcoli, violenze, ipocrisie. E ti chiedi: “Ma dove è finita tutta quella bella gente che era arrivata in questo mondo? Che cosa è successo a loro? Com’è iniziato tutto questo casino?”. L’umanità si è arrovellata nel corso di millenni per dipanare questa intricatissima matassa e cercare una soluzione; a volte ci è riuscita tramandandoci messaggi che per noi, menti semplici e ignoranti, sono difficili da capire. Però, come ogni generazione ha il suo profeta, anche noi siamo benedetti dalla manifestazione di un oracolo vivente: Peppino Cocozza. Dopo averci illustrato le cause e le conseguenze di cotanto bordello, egli ci indicherà la medicina suprema, la strada maestra per liberare l’intera umanità dalle grinfie dell’incoscienza: i mantra italiani.
Dall’oro al piombo Tutti sappiamo che da sempre l’umanità è stata forgiata dall’opera di genitori, maestri e sacerdoti. Quello che tuttavia non tutti sanno è che genitori, maestri e sacerdoti sono raffinati alchimisti che, nei loro antichi laboratori a cui han-
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no dato i bei nomi di “famiglia”, “scuola” e “chiesa”, si sono trasmessi di generazione in generazione i segreti della loro arte. E grazie a millenni di esperienza riescono a realizzare il sogno che migliaia di alchimisti tradizionali hanno perseguito dalla notte dei tempi cercando fra formule chimiche, polveri magiche e alambicchi colorati la pietra filosofale capace di... “trasformare il piombo in oro!” direte voi. No, al contrario: trasformare l’oro in piombo. Questi straordinari maghi sono capaci di prendere esseri innocenti, fiduciosi, amorosi, puri, nobili, integri e rilassati e trasformarli in nevrotici, pervertiti, insani, sadici, timidi, ipocriti e bugiardi avvelenati da sensi di colpa, ambizione, gelosia, invidia, avidità e violenza. Non è straordinario? Ora immaginiamo che sia vera la storia un po’ infantile, però poetica, di un Dio con la barba bianca che crea l’uomo a sua immagine e somiglianza... e non il contrario come sostiene Feuerbach. A pensarci bene mi sembra più verosimile, come dice il filosofo tedesco, che sia l’uomo ad aver creato Dio a sua immagine e somiglianza. Pensate un po’: se gli asini, per esempio, fossero così somari da inventare una religione, credete che potrebbero accettare l’idea di un Dio con forma umana? Ovviamente no! Creerebbero sicuramente un dio con le sembianze di un asino! Certo, sarebbe un asino rampante come quello dei “carretti” della Ferrari: con la criniera tutta bianca e la coda lunga, svolazzante nel cielo blu, con un sorriso irresistibile e un raglio da tenore! Però sempre un asino sarebbe. Non certo un uomo! Se proprio gli asini dovessero usare la forma umana, la sceglierebbero semmai per rappresentare il diavolo, considerando quello che in tanti millenni gli uomini hanno fatto soffrire loro. Però ritorniamo alla bella immagine di questo Dio artigiano nel suo laboratorio rinascimentale: una specie di Michelangelo della terracotta. Amici, questo Dio non è semplicemente un artista, questo Dio è il più grande artista di tutti i tempi! Un artista che
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produce senza sosta ogni tipo di cosa, e non in serie! Ma neanche per sogno! Lui continuamente produce migliaia, milioni, miliardi, arcitetrabilioni di pezzi unici e assolutamente irripetibili. Lo so che la storia che ci raccontano è quella di un Dio che ha creato tutto il mondo in sette giorni. Però, scusate, con tutto il rispetto, ma com’è possibile? Uno lavora solo sette giorni? E di questi sette uno se lo prende pure di riposo? Ma neanche se si faceva le canne... e il sospetto che si facesse le canne ti viene, vedendo tutto il casino che ha creato. Ma come, uno lavora solo una settimana e basta? Ma questo è proprio uno scansafatiche! Io posso capire che uno, dopo una settimana di lavoro, si prenda un paio di giorni di riposo, posso capire che si prenda una settimana! Un mese, to’! Un anno sabbatico! Ma non tutta l’eternità! E che minchia fa da allora? Guarda la televisione? Gioca a un solitario? Non si è mai visto un perditempo di questa fatta! Si dice che gli artisti siano pigri, ma questo non è pigro, questo è proprio un fannullone. No, no, non successe tutto in sette giorni. Peppino Cocozza, che le cose le sa, mettendo il gesso sulla stecca da biliardo con la stessa lentezza con cui una pensionata si mette lo smalto sulle unghie, mi assicura che il laboratorio di Dio lavora ancora a pieno regime, e che Lui continua a darsi da fare con lo stesso entusiasmo con il quale creò Adamo, Eva, il serpente e la mela. E così Dio, o Diosito, come lo chiamano cariñosamente in America Latina e come lo chiamerò io in questo libro, con il suo sempreverde entusiasmo, un bel giorno decide di regalare al mondo una sua nuova opera d’arte, e con tutto il suo amore, tutta la sua dedizione e tutto il suo genio, crea un nuovo essere umano e te lo invia su questo pianeta sotto forma di neonato. Ti sei mai reso conto che tu, così come sei, sei un essere unico e irripetibile? Ti sei mai reso conto che uno come te non era mai apparso dall’eternità del passato e non apparirà mai più nell’eternità del futuro? Pensaci un attimo: se addirittura un artista qualunque non fa due opere uguali,
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immaginati il Grande Artista! Dio non fa le cose in serie! Dio non è la Fiat! e non abita a Torino. Mi dispiace per i torinesi, ma Dio non è neanche mai passato da Torino; la conosce solo di nome per reminiscenza scolastica, essendo rimasto molto colpito dal gesto eroico di Pietro Micca. Perciò un bel giorno finalmente arriva al mondo questo bebè. Quando arriva al mondo un nuovo bambino, guardandolo da dietro i vetri della nursery dell’ospedale o fra le braccia della mamma, come ci insegna Vittorio Gassman in un’opera immortale di Ettore Scola, la prima cosa che viene da chiedersi è: “Chi sarà questo? Un altro coglione?”. E questa preoccupazione è assolutamente giustificata, perché basta guardarsi intorno per capire che il mondo non ne potrebbe reggere uno in più. Però alla fine questo timore, anche se fondato sull’agghiacciante osservazione della realtà, è una preoccupazione da personaggi da commedia all’italiana, perché se guardiamo un po’ più in profondità, ci rendiamo conto che non c’è bambino che non nasca come espressione piena e luminosa della gloria del Dio che l’ha creato. Non c’è un solo bambino che non abbia dentro di sé tutti gli elementi che, portati alla luce, riveleranno qual è la nota unica e ineguagliabile con la quale Dio ha voluto arricchire la sinfonia dell’universo attraverso la sua presenza. Non c’è bambino che non nasca come oro puro. Se il mondo è pieno di cretini, la colpa non è di Dio, ma di qualcun altro. E questo è proprio ciò che esamineremo fra poco. Ora, che cosa farebbe una società dove i genitori fossero dei veri genitori, i maestri veri maestri e i sacerdoti veri sacerdoti? Che atteggiamento avrebbe una società evoluta, umana, intelligente, che vive nell’amore e nella gratitudine per la compassione di Dio, di fronte a questo pezzettino di oro puro misteriosamente arrivato dall’aldilà? Probabilmente direbbe: “Mizzica! Guarda questo nuovo che è arrivato! Chissà chi sarà? Che cosa possiamo fare noi che abbiamo potere, che siamo esperti, intelligenti, intuitivi e sensibili per creare le condizioni adatte affinché possa
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rivelare tutto il suo potenziale? Come possiamo fare per individuare gli strumenti, il territorio e l’ambiente adatti affinché questo nuovo essere umano possa sviluppare i suoi particolari talenti, le sue uniche caratteristiche, il suo esclusivo e irripetibile modo di sentire, di amare e di esprimere la gloria dell’esistenza? Cosa possiamo fare noi per permettere che tutto il potenziale che è contenuto in questo bambino possa manifestarsi con tutto il suo splendore, senza intaccare la purezza della sua creazione e poter in tal modo mostrare al Grande Artista tutta la nostra gratitudine e onorare così il regalo che ci fatto?”. Questo sarebbe fantastico! E infatti è fantastico... nel senso che qualcosa del genere lo trovi solo nella fantasia. Sfortunatamente, grazie ai nostri “saggi” alchimisti, siamo tutti condannati a ben altro destino. Quando un bambino innocente arriva in questo mondo nella sua incontaminata forma di oro puro, questi alchimisti che si chiamano genitori, maestri e sacerdoti vengono posseduti dal fuoco sacro della loro missione e non possono resistere all’impulso di compiere la loro sinistra magia: trasformare l’oro in piombo, sacrificando la creatura innocente sull’altare della menzogna.
L’alchimia a testa in giù Come si produce questo miracolo dell’alchimia a testa in giù o alchimia al contrario? È molto facile. Prestiamo attenzione, perché adesso Peppino Cocozza, mentre gonfia la ruota della bicicletta, ci rivelerà gli antichi segreti che permetteranno anche a te di diventare un piccolo alchimista – a testa in giù – e cominciare a praticare. La prima e fondamentale cosa che devi metterti bene in testa è che i bambini non sanno assolutamente niente, si fidano completamente di te e sono così ingenui che puoi fargli credere qualsiasi tipo di scemenza, senza che se ne rendano nemmeno conto. Prova, è molto divertente. La seconda cosa da tenere bene a mente è che i bambini non hanno alcun potere, non hanno forza fisica, non sanno
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parlare correttamente, non hanno la carta di credito, non sanno guidare, sono completamente dipendenti da te, e soprattutto non hanno chi li difenda. Pertanto puoi approfittare di loro come vuoi, costringendoli a fare qualsiasi cosa tu voglia, senza nemmeno dover dare delle spiegazioni. E se non lo capiscono con le buone, puoi sempre provare con le cattive. E questo è fantastico perché ti fa sentire molto potente, e anche se in ufficio ti fai umiliare dal tuo capo come una pecora, almeno coi tuoi figli puoi sentirti un leone. Prova! Fa bene all’autostima. Capiti questi due principi di base, il resto è facile come bere un bicchier d’acqua. Devi solo stare attento a un paio di cosette. Una volta che sei riuscito a tenere il bambino in tuo potere, devi stare molto attento a rispondere con precisione alla domanda che sta alla base di tutto il delicato processo alchemico. E la magica domanda è: questo bambino a cosa mi serve? In che cosa voglio trasformarlo? In un italiano? In un tedesco? In un brasiliano? In un cattolico? In un ebreo? In un comunista? In un fascista? In un batterista? In un soldato? In un dottore? In un contatore? In un refrigeratore? Voglio che abbia simpatia per la filosofia o per la matematica? Per il Milan o per la Sampdoria? Per la chiesa luterana o per il club di Mickey Mouse? Una volta risposto a questa domanda fondamentale, devi solo trovare il modo di piegare la sua natura alle tue aspettative e il gioco è fatto. Praticamente il lavoro dell’alchimista al contrario consiste nel convertire opere d’arte in Fiat. Dio ti manda qui sotto forma di Monna Lisa e loro ti trasformano in una 127; se ti va bene in una Panda con gli alzacristalli elettrici, e se hai proprio culo in una 850 coupé. Se invece nasci con la sfiga nera, ti ritrovi a essere una 600 familiare con tutte le suore dentro. Non pensiate che abbia qualcosa contro le suore o contro la Fiat; al contrario, penso che a Torino si producano delle ottime automobili, a parte la Duna, ma volete paragonarle con la bellezza di una Monna Lisa? Il povero Diosito è disperato. È da sempre che gli distrug-
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gono il lavoro che Lui fa con tutta la sua passione. Dio si trova in una crisi totale; probabilmente va dallo psicologo. Sfido io! Sarebbe come se Michelangelo ti dipinge la Monna Lisa – che in realtà è di Leonardo, ma per Peppino Cocozza non fa differenza – e quando viene da te per mostrartela, tutto contento ed emozionato come un bambino alla prima recita scolastica, tu gli dicessi: “Bravo! Però aspetta un momento...” e impugnando un pennarello continuassi “se qui le facciamo dei baffetti somiglia a zio Vincenzo... un bel paio di occhiali, che le diano un aspetto più interessante... qui le facciamo un occhio nero, così sembra più vissuta... le togliamo un dente, così si vede più buffa... e le tagliamo i capelli, perché si veda più ordinata”. Ciò è quello che alla fine diventiamo tutti noi: delle Monna Lisa con i baffi, un occhio nero e senza un dente.
Dall’educazione all’addestramento La parola educare viene dal latino educÍre, che significa più o meno “portare alla luce” quello che è nascosto dentro. Educare, educÍre. Che belle parole! E che bel significato avevano originariamente! A me piacerebbe essere educato. Mi piacerebbe moltissimo trovare qualcuno più esperto, più maturo, più potente e forte di me, che mi aiutasse a scoprire chi sono, quali sono i miei veri talenti e mi guidasse nel processo della loro realizzazione. Sfortunatamente i famosi alchimisti a testa in giù, per realizzare la loro missione di convertire l’oro in piombo, hanno leggermente cambiato il senso di questa antica e nobile parola latina, trasformando l’educazione nell’addestramento del pastore tedesco. In che cosa consiste? Facile: soffocare tutto quello che è naturale per sostituirlo con le idee, i concetti, la morale e i dogmi dei padri delle nostre tradizioni. In altre parole, devi prendere tutto quello che ha fatto il nostro amato Diosito, che evidentemente è tutto sbagliato, buttarlo nella spazzatura e sostituirlo con idee arbitrarie dettate da aspettative, paure, desideri e pregiudizi collet-
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tivi tipici della società alla quale appartieni. Ovviamente ogni famiglia ha la libertà di aggiungere un marchio particolare, il cosiddetto “marchio di famiglia”. Se vuoi veramente praticare con successo l’arte dell’alchimia al contrario, devi avere un po’ di pazienza, perché questi maledetti bambini all’inizio tendono a resistere. Però non ti perdere d’animo alle prime difficoltà, perché se resistono alla tua arte alchemica, ci sono a disposizione antichi metodi di efficacia comprovata, capaci di convincere gli infanti a imparare qualsiasi tipo di barbarità; e questi antichi metodi sono: il rimprovero, la manipolazione, l’inganno, la seduzione, la colpa, la paura, il ricatto, la minaccia, la reclusione, le botte... Se segui questi metodi tramandati dalle nostre preziose tradizioni, anche tu potrai, come gli addestratori di cani, vantarti di avere trasformato esseri umani liberi e orgogliosi in obbedienti fenomeni da circo. La cosa bella è che, quando sei bambino, nessuno ti difende. È la stessa situazione che vivevano le donne quando erano trattate come schiave. Le donne hanno dovuto aspettare il secolo scorso per ottenere, almeno formalmente, parità di diritti, cosa che ha costituito una vera e propria primavera dell’evoluzione umana. Questo, purtroppo, solo nel mondo occidentale; in Oriente e in molte parti del mondo è ancora pieno inverno. Però non vi preoccupate: per i bambini questa primavera è ancora molto lontana, almeno nella maggior parte del pianeta. Nel Terzo Mondo, per esempio, i bambini sono schiavi a tutti gli effetti, e nel mondo occidentale abbiamo dovuto aspettare un educatore ebreo dal nome impronunciabile, morto nel campo di concentramento di Treblinka, per avere una carta dei diritti dei bambini: Janusz Korczak. Tuttavia, malgrado l’opera di questo martire dell’infanzia, ai miei tempi nelle scuole si usavano ancora punizioni corporali e umiliazioni. Al giorno d’oggi è impensabile, almeno nel mondo “civilizzato”. Però la pratica di picchiare i bambini con cinture, cinturoni, scope, bastoni, ciabatte, mestoli, cavi elettrici o qualsiasi oggetto si
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abbia sotto mano, è tuttora molto comune nelle famiglie, specialmente nelle aree in via di sviluppo. Il settanta per cento dei partecipanti ai miei gruppi di terapia è stato brutalmente picchiato durante l’infanzia, alcuni con frequenza quotidiana. E non sto parlando di famiglie speciali, ma di famiglie considerate assolutamente “normali”; gente religiosa che la domenica puoi incontrare, tutta elegante, mentre spettegola sottovoce in qualsiasi chiesa o tempio della città. E per quanto orribile sia questa realtà, mi diverte molto la faccia che fanno i miei partecipanti quando dico: “Vi rendete conto che la maggior parte dei vostri genitori dovrebbe essere in galera?”. Pensaci: se per la strada prendi uno e gli dai una caricata di botte con un cinturone, quello ti denuncia e rischi di andare in galera. Giusto? E se ti prendono mentre lo fai per la seconda volta ti condanneranno con l’aggravante in quanto recidivo. Giusto? E se un paio di volte alla settimana lo aspetti sotto casa per picchiarlo col cinturone alla fine ti mettono in manicomio. Giusto? Ora, se ti possono arrestare e condannare per aver picchiato un adulto, che comunque ha la possibilità di difendersi o fuggire, figurati quale dovrebbe essere la pena per aver picchiato un bambino indifeso che non può fare nessuna delle due cose! I bambini si trovano veramente in una situazione del cazzo. Lo so, lo so che in questo libro ci sono un sacco di parolacce, ma ve l’ho detto: io canalizzo semplicemente Peppino Cocozza, e lui parla così. Meglio abituarsi. I bambini si trovano in una situazione difficile. Quando sei adulto, se un insieme di cose non ti piacciono puoi sempre cercare di cambiarle. E infatti cambiamo di tutto: lavoro, moglie, marito, amici, città, stato, continente, religione, ci tingiamo i capelli o facciamo un trapianto, ci togliamo le rughe, cambiamo nome, cambiamo colore, cambiamo addirittura sesso. Al contrario, i bambini non possono intervenire su niente. Sono prigionieri della famiglia nella quale hanno la sventura di capitare. Quando sei bambino, se non
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ti piace la tua famiglia non la puoi cambiare. E il colmo è che devi non solo sopportare questa banda di pazzi che litigano, mentono, si tradiscono, si contraddicono, si insultano in tutti i modi, ma devi anche rispettarli. Pena: l’inferno. Eh, sì, cari miei! Questa è una delle tante astuzie degli alchimisti al contrario. Fra i vari comandamenti ne avrete sicuramente notato uno in apparenza innocuo e del tutto legittimo: onora il padre e la madre. Ora vi invito a riflettere su questo fatto: che bisogno c’è di questo comandamento? Perché esiste? Se i genitori fossero persone rispettabili, che bisogno ci sarebbe di un comandamento che impone di rispettarli? Non vi sembra un po’ strano? Non vi viene il sospetto che, se c’è è perché i genitori il più delle volte non sono affatto rispettabili? Non vi sembra che questo comandamento puzzi di trappola? E non cominciate a incolpare il nostro povero Diosito per aver dato questo comandamento così infido, perché Lui fu costretto a creare tutti questi comandamenti dalla sua compassione verso Mosè. E dato che Mosè andava di fretta perché stava cercando qualcosa che gli avevano promesso... Si sa, “la gatta frettolosa fa i gattini ciechi”. È per questo che ’sti comandamenti non gli sono venuti tanto bene.
La storia dei comandamenti La vera storia è che, al principio, Dio aveva prescritto un solo comandamento, e non era nemmeno per il popolo ebreo, era per i Babilonesi e gli Egizi. E l’unico comandamento era: non desiderare la donna d’altri. Il fatto era che questi due benedetti popoli se la spassavano da morire, però avevano un problema: scopavano come conigli senza rispettare chi era di chi. Questo causava confusione e conflitti che a volte finivano con liti tremende, mazzate, assassinii e addirittura guerre. Per questo un giorno Diosito, nella sua infinita compassione, si mise a camminare su e giù per la veranda spremendosi le meningi per trovare una soluzione a questo delicato problema. “Che faccio? Che faccio? Gli taglio il...? No, no. Questa non è una buona idea. Le tappo la...? No, no, nemmeno questo funzionerebbe...”
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DIR. EDITORIALE
ART DIRECTOR 2 M M D I A B B O N DA N Z A P E R L A P I EGA
Prem Dayal nasce come mimo di strada, per poi passare al teatro distinguendosi come drammaturgo, coreografo e regista. Negli anni Novanta, pur non lasciando il teatro, il suo interesse si sposta verso la ricerca spirituale, portandolo a passare la maggior parte del suo tempo in India. Gli ultimi dieci anni li ha trascorsi in Messico, dove attualmente vive. Lì ha fondato l’Osho Meditation Center, diventando un punto di riferimento per il movimento di Osho. Creatore di numerosi processi come la Tribal Meditation, La Respiración de la Libertad y la Danza del Corazón, insegna meditazione, conduce ritiri di Vipassana e tiene gruppi di terapia emozionale e Tantra con il suo personalissimo stile a cui ha dato il nome di Reconnecting.
EDITOR
GRAFICO
REDAZIONE
UFF. TECNICO 2 M M D I A B B O N DA N Z A P E R L A P I EGA
Il cammino che porta al risveglio della coscienza e alla realizzazione umana non ha niente a che fare con la serietá. La chiave di accesso al Nirvana sta in tre formule magiche, tre irriverenti mantra nascosti nelle pieghe del linguaggio comune: Macchissenefrega, Mavvaffanculo e Non Sono Cazzi Miei. “Guarda i bambini: tutto ciò che si vede nei loro occhi non è altro che purezza, onestà, generosità, fiducia, intelligenza, coraggio, semplicità. Poi fermati a osservare per un momento un gruppo di esseri umani adulti che senza gioia si barcamenano affannosamente tra le pochezze delle loro vite, appesantiti da vizi, manie, ambizioni, paure, bugie, invidie, timidezze, calcoli, violenze, ipocrisie. Non puoi che chiederti: ‘Ma dove è finita tutta quella bella gente che era arrivata in questo mondo? Che cosa gli è successo? Com’è iniziato tutto questo casino?’.” Prem Dayal non solo ti guiderá a scoprire le cause di cotanto disastro, ma soprattutto ti indicherá la strada maestra per liberarti dalle grinfie dell’incoscienza, regalandoti un vero e proprio manuale per la salvezza dello spirito. “Non vivere scegliendo vigliaccamente le tue azioni in funzione delle loro conseguenze, non vivere come un ragioniere.” Non te lo dimenticare...
ART DIRECTOR: GIACOMO CALLO PROGETTO GRAFICO: NADIA MORELLI
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In quarta: Elaborazione da un’illustrazione © Malchev/iStockphoto
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DIMENSIONE: 140x215 mm
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BROSSURA