La Chiesa Cattolica Riformata d’Italia e la presenza anglicana nella Valnerina arronese.

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LA CHIESA CATTOLICA RIFORMATA D’ITALIA E LA PRESENZA ANGLICANA NELLA VALNERINA ARRONESE Studio degli edifici costruiti ad Arrone PROGETTO UNESCO Classe 5 D Architettura Ambiente/Design Liceo Artistico “O. Metelli” Terni a.s. 2018-2019 Referente Prof.ssa Maria Cristina Marinozzi


Introduzione Lo studio sulla Chiesa Cattolica Italiana, fondata da Enrico di Campello, e su gli edifici che ha costruito ad Arrone grazie ai finanziamenti dell’associazione The Italian Church Reform Association, costituita a Londra da un gruppo di benefattori della chiesa anglicana, è stato avviato dalla classe IVD indirizzo Architettura e Ambiente del Liceo Artistico “O. Metelli di Terni nell’anno scolastico 20172018, nell’ambito del percorso dell’allora “Alternanza scuola lavoro”, attuali “Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento” (PCTO), che aveva come tema il “Recupero e la valorizzazione del cinema teatro del Comune di Arrone”. Un edificio di cui non si conosceva la funzione originaria, ma unito al più ampio fabbricato dell’ospedale anglicano e distinto da questo per la coloritura esterna ed alcuni elementi architettonici. Proprio per dare risposta a questo quesito, in considerazione del fatto che la ricerca bibliografica non aveva dato esiti positivi, è stata effettuata una ricerca archivistica presso diversi archivi, a cominciare dall’Archivio Storico del Comune di Arrone, e proseguita sui documenti digitali, disponibili online, dell’Archivio di Stato di Roma e quelli digitalizzati dell’Archivio di Stato di Terni, che ha concesso alla classe i file delle mappe del Catasto Gregoriano e del Cessato Catasto Urbano. Non riuscendo ad avere informazioni esplicite sulla funzione del corpo di fabbrica, che anche le mappe mostravano unito all’edificio dell’ospedale fin dalla sua costruzione, è stato sondato l’Archivio Storico della Tavola Valdese che ha messo a disposizione un carteggio digitalizzato, utile a capire la storia dell’attuale cinema teatro. Infatti, da una relazione tecnica, è emerso che l’edificio era nato come ingresso e ariosa sala d’aspetto dell’ospedale. La ricerca è proseguita all’inizio del presente anno scolastico, 2018-2019, sondando gli archivi della chiesa anglicana, alla ricerca di eventuali notizie sul progettista del fabbricato e sulla signora Arden a cui era intitolato l’ospedale. Pur non avendo potuto reperire tali informazioni, la ricerca ha messo in evidenza che presso la Lambeth Palace Library di Londra esiste un volume di lettere, composto da ben 357 pagine, riguardanti The Italian Church Reform Association. Successivamente, sulla base della ricerca bibliografica ed archivistica, gli alunni di ambedue gli indirizzi della classe VD, Architettura Ambiente e Design, hanno elaborato i testi dei capitoli del presente e-book. L’attività, a cui hanno contribuito diverse discipline, è stata progettata come Unità di Apprendimento collegata al PCTO. Gli alunni nel percorso di studio hanno potuto comprendere l’importante ruolo della cultura nel raggiungimento della sostenibilità, declinata, in questo caso, al restauro del cinema-teatro di Arrone con un duplice obiettivo, quello storico artistico, rispondente al recupero dell’immagine unitaria che aveva in origine l’ospedale, attraverso la resa uniforme delle coloriture esterne dei due corpi di fabbrica e quello legato ai bisogni sociali e psicologici di “rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”, avendo contribuito alla riconsegna dell’edificio alla comunità arronese come luogo di incontro e di cultura, reso più funzionale ed aperto a molteplici iniziative. L’attività ha permesso agli alunni di raggiungere un importante obiettivo di apprendimento comportamentale, cioè “partecipare ai processi decisionali che riguardano la propria comunità influenzandoli”, come previsto dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 e in particolare dall’OSS11 “Città e comunità sostenibili”. Lo studio, centrato sulla ricerca riguardante un bene culturale del proprio territorio, l’uso degli strumenti digitali e il web, è uno dei percorsi, attivati dal Liceo Artistico “O. Metelli” per l’Associazione dell’Istituto Superiore Classico e Artistico di Terni alla Rete Nazionale delle Scuole Unesco.


Enrico di Campello

I


La formazione sacerdotale e gli orientamenti riformisti Enrico di Campello nasce a Roma il 15 novembre del 1831 da Solone e da Clementina de' Zenardi, in una nobile famiglia originaria di Spoleto, ma con possedimenti anche ad Arrone. Studia, tra il 1840 e il 1848, presso il collegio Nazareno, poi all’Apollinare, per i corsi generali e di filosofia, alla Pontificia Università Gregoriana e infine all’Accademia dei Nobili ecclesiastici. Viene avviato dalla famiglia alla carriera ecclesiastica, anche se non ha evidenziato una particolare vocazione. Diventa sacerdote il 2 giugno 1855 e nel 1857 è membro della Pia Unione di San Paolo Apostolo con l’incarico di dirigere la missione dei marinai a Santa Maria a Ripa Grande e, per pochi mesi, le scuole dei Fratelli delle Scuole Cristiane di San Salvatore in Lauro. Nel 1859 si comincia a interessare delle scuole “notturne” per l’istruzione dei piccoli artigiani, mostrando già quella propensione liberale, basata sui principi illuministi che aveva assorbito dal padre, verso la formazione degli ultimi. A queste attività affianca importanti orazioni e dibattiti che lo fanno crescere di importanza nell’ambito della chiesa romana, tanto che nel 1867 viene chiamato a far parte del capitolo vaticano entrando così in quello che chiama "il cuore della Chiesa". La carriera ecclesiastica non aumenta la sua fede, anzi, nei Cenni autobiografici descrive come in quegli anni si siano presentati una serie di dubbi sulla validità delle soluzioni che il cattolicesimo offriva alle sue esigenze religiose. Campello, per svolgere una esperienza sacerdotale a lui più congeniale, pur restando canonico di San Pietro, dedica le sue cure alla chiesa di un quartiere popolare, Santa Maria in Vincis, presso la rupe Tarpea. Qui apre un oratorio notturno e tiene prediche. Il Concilio Vaticano Primo, convocato da Pio IX con bolla Aeterni Patris del 29 giugno 1868, accentua i suoi dubbi e lo spinge ad avvicinarsi ai pochi e isolati sacerdoti che auspicavano una riforma interna al cattolicesimo di ispirazione rosminiana, incentrata su una religiosità civile a sfondo cattolico liberale. Dopo il 1870 l'intransigenza del Papato e l'esempio delle forze riformatrici cattoliche, attive in Europa con Dollinger e Loyson, oppositori del dogma dell’infallibilità del Papa introdotto da Pio IX e ambedue vicini alla Chiesa Vecchio-cattolica, spingono Enrico di Campello a fondare la “Società cattolica italiana per la rivendicazione dei diritti del popolo cristiano e in ispecie romano”, con lo scopo di spezzare il privilegio della Curia per eleggere un papa riformatore sulla base degli antichi diritti del popolo e del clero romano. L’operazione subisce subito la dura condanna della Chiesa e il gruppo, non avendo avuto neanche l’appoggio dei più liberali, si ridusse alla clandestinità e la proposta ad una utopia.


La fondazione della “Chiesa cattolica nazionale italiana” Il 13 settembre del 1881 Campello rende pubblica la sua decisione di staccarsi dalla Chiesa romana, con una lettera inviata al cardinal Borromeo, arciprete della Basilica Vaticana, e in un discorso, pronunciato nella chiesa metodista di piazza Poli a Roma, nel quale afferma di voler “Lasciare le file del clero romano” per “militare in quelle del puro evangelo di Cristo, rimanendo così fedele alla mia vocazione”. Così facendo non aderisce ad una professione protestante, ma vuole costituire una “Chiesa cattolica nazionale italiana” fondata sulla proposta riformatrice di Rosmini e Gioberti e ispirata alle comunità Vecchio-cattoliche presenti in Europa, anche se per realizzarla riceverà l’aiuto delle comunità anglicana, metodista ed evangelica. Tenta così di riproporre, nella speranza di un esito più positivo, la strada percorsa dieci anni prima dal prete napoletano Luigi Prota Giurleo. Il 25 gennaio del 1882 fonda la sua Chiesa con il nome di “Congregazione di San Paolo della Chiesa Cattolica Italiana” con sede a Roma, in via Farini, 11. Nel mese di marzo inizia anche la pubblicazione di un quotidiano politico-religioso Il Labaro della Riforma Cattolica e il 20 novembre dello stesso anno la sede viene trasferita in via Genova, 16. Campello rimane cattolico, riconosce i principi dei primi sei concili, ma è contrario al primato gerarchico e all’infallibilità del pontefice. Propone, invece, un culto semplificato in lingua italiana e il celibato volontario dei preti. Nel 1883 Campello si reca in Inghilterra, presso gli anglicani con i quali ha molte affinità, dove l’arcivescovo di Canterbury gli concede che la sua Chiesa sia sotto il controllo di un vescovo e la assegna all’arcivescovo di Long Island, negli Stati Uniti. Gli anni tra il 1883 e il 1884 vedono la crescita della nuova comunità e la simpatia dei laici dei nuovi quartieri romani, a cui si rivolge nel gennaio del 1884, con l’Appello agli italiani sulla tomba di Vittorio Emanuele II in cui ribadisce la necessità di liberarsi del giogo papale per una collaborazione fra Stato e Chiesa. Il 3 ottobre del 1884 Campello riceve la Notificazione di scomunica e gli esponenti della Chiesa Cattolica Italiana rispondono con una Lettera agli italiani in cui contestano le accuse e spiegano che “il papa non è la Chiesa Cattolica” e la loro missione veniva dalla comunione con tutto l’episcopato cattolico. Nello stesso anno viene invitato al congresso delle chiese vecchio-cattoliche, a cui non parteciperà, ma vi aderisce con una missiva scritta. E’ affiancato da giovani sacerdoti, tra cui Filippo Cicchitti Suriani e il teologo Giovan Battista Savarese, che però, inaspettatamente nel 1886, abbandona il gruppo per rientrare nella chiesa romana. Gli attacchi e le contro misure messe in atto dalla curia romana raggiungono il loro effetto e all’inizio del 1885 la Chiesa Cattolica Italiana rimane con un numero ristretto e interrompe la pubblicazione del Labaro. Nel dicembre dello stesso anno viene chiusa la sede della Chiesa di via Genova, 16 e il culto si svolge presso la Chiesa Episcopale Americana in via Nazionale. Campello si reca a Londra per chiedere sostegno agli anglicani, i quali si impegnano ad istituire un comitato permanente per gli aiuti economici alla Chiesa Cattolica Italiana e gli consigliano di lasciare Roma per trasferirsi in Valnerina. Il trasferimento della Chiesa Cattolica Italiana in Valnerina e l’avvio della Riforma Nell'autunno del 1886, Campello sposta nella Valle del Nera l’opera di evangelizzazione con sede principale ad Arrone, dove la sua famiglia aveva case, molini e terreni. Apre sedi anche a Terni, Casteldilago, Ferentillo, Papigno, e in frazioni sperdute come Le Mure, La Valle e Montefranco. Le autorità locali, a parte il vescovo Belli, sono favorevoli. Piccole folle di centinaia di fedeli partecipano al culto, ai sermoni e alla scuola serale. Nel 1889 i gruppi di Sanremo, Bordighera, Ventimiglia ottengono l'associazione alla Chiesa Cattolica Italiana. Nello stesso anno, il 22 dicembre, Ugo Janni, uno dei futuri protagonisti dell’opera come teologo, dopo aver frequentato la Facoltà teologica vecchio-cattolico dell’Università di Berna sotto la guida del vescovo Herzog, viene ordinato presbitero. Nel marzo del 1890 diventa direttore del Labaro, sul quale, lo stesso mese, segnala che ad


Arrone la costruzione del “tempio per gli Antichi Cattolici” era “quasi al suo termine” e che Enrico di Campello - visitando Sanremo era rimasto “molto soddisfatto” del movimento di Riforma in quella città” - aveva anche “terminato di scrivere le Costituzioni per la Chiesa dei vecchi cattolici in Italia”. Nel 1891 ad Arrone si tiene il primo Sinodo e solo più tardi vengono pubblicate le sue Costituzioni. Le basi dottrinali rimangono sostanzialmente quelle del 1883, ma viene perfezionata l'organizzazione democratica delle comunità, le cui attività religiose e amministrative sono gestite da consigli centrali e periferici aperti ai credenti e ai sacerdoti. Il Sinodo stabilisce che il Labaro è l’organo ufficiale della Chiesa Cattolica Italiana. Il 3 gennaio 1891 il vescovo Herzog conferisce l’ordinazione presbiteriale al diacono Aleandro Luzzi, un altro futuro importante esponente della Chiesa Cattolica Italiana. Nel febbraio 1891 l’arcivescovo di Dublino Lord Plunket, con le due figlie, visita le sedi della Chiesa Cattolica Italiana, insieme al reverendo Alexander Robertson, pastore della Chiesa di Scozia a Venezia, sia quella in Valnerina che in Liguria. Dopo essere stato ad Arrone, il Robertson si prodiga affinché i fratelli della comunità anglicana di Londra provvedano a fare delle donazioni e a tale scopo scrive un opuscolo Count Campello and Catholic Reform in Italy. Campello, con una serie di lettere, risponde ai benefattori inglesi per ringraziarli. Il 10 gennaio 1892 Aleandro Luzzi raggiunge Arrone, dove la domenica 11 celebra la sua prima messa assistito da Enrico di Campello e dall’evangelista Masci, da questo anno, fino al 1897 il Luzzi avrà la cura della congregazione arronese. Nel 1898 Campello, dopo essere stato eletto e consacrato vescovo, viene colpito da una grave malattia, i medici parlano di una malattia "più mentale che fisica" "un suo coadiutore ricorda come egli pregasse Dio di chiudergli gli occhi prima di vedere la catastrofe della Riforma". La Chiesa Cattolica Riformata d’Italia: la sua conclusione Nel 1899, dal 17 al 23 settembre, ad Arrone si svolge il Secondo Sinodo, durante il quale emerge evidente il rapporto conflittuale con lo Janni, tanto che il Labaro subito dopo riprende le pubblicazioni come “giornale individuale” di quest’ultimo e Enrico di Campello fonda e dirige “La Riforma Cattolica”, quale organo ufficiale della “Chiesa Cattolica Riformata d’Italia”, così come si chiamerà da questo momento la congregazione. Anche i parenti si sono allontanati da lui, soprattutto il cugino Paolo che usa anche i giornali per esprimere la presa di distanza dall’apostasia di Enrico. Le lettere inviate da Campello, tra marzo e aprile del 1900, ad Eugène Michaud da Arrone rivelano un uomo stroncato nel fisico e privo di speranze sulle prospettive della sua missione e in profondo disaccordo con Ugo Janni e Filippo Cicchitti Suriani che sono ormai sempre più legati alle chiese evangeliche, in particolare quella valdese presso cui si trasferiranno a breve. Il centro promotore della riforma tende ora a spostarsi a Sanremo dove Ugo Ianni, già sacerdote ad Arrone, svolge un’intensa attività. Sono queste le motivazioni che lo portano, nell’estate del 1900 a decidere di tornare a Roma. Alla fine del 1902 scrive a Monsignor Giustino Adami, arcivescovo titolare di Cesarea, manifestando la volontà di rientrare nella Chiesa Cattolica Romana e nello stato clericale. L’Adami fa anche da tramite tra Enrico e il cugino Pompeo per la loro riappacificazione. L’8 dicembre 1902 Campello pronuncia una solenne abiura nella sede del Collegio Pio Latino americano di Roma e il 2 febbraio, nella stessa sede celebra la messa secondo il rito cattolico romano. A causa delle precarie condizioni di salute morirà dopo poco tempo, il 30 giugno del 1903 all’Ospedale Fatebenefratelli di Roma.


La Chiesa Riformata di Campello. Un’interessante eccezione del rapporto Stato-Chiesa nei primi cinquant’anni del Regno d’Italia

II


All’indomani dell’ultima tappa della costituzione dello Stato unitario il desiderio cavouriano di uno Stato della Chiesa che riconosca quello italiano come l’approdo naturale di un processo culturale e politico, prima di tutto garantito a livello sociale, sembra naufragare miseramente. La Chiesa di Pio IX, nel suo lungo pontificato (1846-1878), si mostra impermeabile proprio al riassetto socioeconomico che lo sviluppo del nuovo Stato comporta: la legge delle guarantigie, del 13 maggio 1871, “offerta” dal governo Lanza come gesto distensivo e di riconoscimento di una sorta d’inviolabilità di certe prerogative papali (il mantenimento di alcuni possedimenti, la piena libertà nella nomina dei vescovi etc.), viene letta all’opposto come un ulteriore sopruso, un “mostruoso prodotto della giurisprudenza rivoluzionaria”. La risposta del Pontefice è quella di sottolineare fin da subito quanto il Regno d’Italia sia sostanzialmente la traduzione politica di una messa in discussione del “regno di Dio” e del suo popolo. Il “non expedit”, “non conviene” ai cattolici la partecipazione politica nello stato unitario, sta lì a significare che anche la Curia romana ha il dovere di tutelare i propri cittadini, perché quei cittadini sono dei bravi cattolici e, in quanto tali, non possono mettere in discussione il loro credo e la loro morale in “affari politici” che sconfessino la loro appartenenza e la loro fedeltà, prima di tutto, alla Chiesa. In caso di conflitto con lo Stato, infatti, la controversia si dovrebbe risolvere mediante il Diritto Canonico e, essendo il Cattolicesimo da riconoscersi come unica religione di Stato, lo Stato italiano dovrebbe vietare la libertà di culto. Per Campello l’esperienza romana sembra sempre più riassumersi in una resistenza reazionaria e sorda alle vere esigenze di una Chiesa che, anch’essa, avrebbe la responsabilità ormai di porsi in dialogo con i presupposti di uno stato moderno, liberale, capace di accoglierne le spinte riformiste in senso antigerarchico e antidogmatico. Dieci anni dopo Roma capitale, nel 1881, Campello rinuncia quindi al credo cattolico e fonda la “Chiesa Cattolica Nazionale”: gli risulta inutile e dannoso pensare alla Chiesa, ai suoi funzionari, ai suoi fedeli come un sistema gerarchicamente ottuso, chiuso alla possibilità di una partecipazione larga, dal basso. Campello crede nel suffragio universale maschile; immagina un celibato che sia volontario; vuole una liturgia celebrata nella lingua del popolo. L’esempio è quello dei nuovi movimenti che stanno portando all’affermazione di Chiese nazionali in vari territori del Nord Europa. Quando nel 1884 Campello aderisce al Congresso Krefeld, denominando nuovamente la sua Chiesa come “Cattolica italiana”, queste posizioni vengono affermate pubblicamente, insieme al riconoscimento di Cristo come unico capo della Chiesa, al rifiuto dei dogmi dell’infallibilità del Papa e dell’immacolata concezione. La risposta del pontefice a queste posizioni del Campello è netta e immediata: tutti gli iscritti alla congregazione di S. Paolo e quindi appartenenti alla “Chiesa Nazionale” subiscono scomunica; Campello ripara a Londra. Gli anni di Londra lo avvicinano alle posizioni anglicane; sono gli stessi amici anglicani a suggerirgli di cercare nuove radici per la sua Chiesa: un territorio in cui il rapporto fra gli apparati ecclesiastici e quelli statali non manifesti, nella gestione quotidiana, elementi di contrasto insormontabili. Ad Arrone, sotto la spinta dei teologi Filippo Cicchitti Suriani e di Ugo Janni, dagli anni novanta, la Chiesa di Campello si orienta sempre di più verso le chiese riformate, tanto da definirsi “Chiesa Cattolica Riformata d’Italia”. Legami positivi vengono tenuti con la chiesa angloamericana e le chiese vecchio-cattoliche. La nuova Chiesa partecipa ufficialmente al Congresso Internazionale vecchiocattolico di Colonia del 1890, rappresentata da Filippo Cicchitti Suriani. Tutto ciò evidenzia la


dimensione ecumenica espressa fin dal suo avvio, prima da Cicchitti Suriani, poi da Ugo Janni e Aleandro Luzzi, il quale arriva a proporre una “riunione di tutte le comunioni cristiane”. Mentre Ugo Janni, nel testo di evangelizzazione La Riforma Cattolica Italiana, del 1895, afferma “Siamo in perfetta comunione colla grande Chiesa Anglicana, che il Dollinger definiva il più forte baluardo del Cristianesimo in tutto il mondo, colla Chiesa Cattolica Orientale, e del pari con i Vecchi Cattolici che sono nelle chiese di Olanda, Svizzera…e in tutte le altre parti del mondo” La nuova Chiesa nella bassa Valnerina è accolta positivamente: non solo le viene riconosciuto un peso importante nella vita amministrativa locale, ma i parrocchiani vi trovano finalmente una prossimità che non si registrava ormai da anni con i parroci canonici, e che va al di là delle mere “necessità spirituali”. La costruzione della chiesa e dell’ospedale costituiscono infatti l’esempio palese del rinnovato patto fra popolazione civile e religiosa: il Comune registra positivamente la presenza della Chiesa Cattolica Riformata sia come tessuto connettivo sociale reale, sia come possibilità di impiego, tanto da definirne l’operato “impegno umanitario”. In dieci anni la Chiesa del Campello si consolida e diventa quindi determinante nello sviluppo dell’identità sociale, culturale, comunitaria; la presenza anglicana in Valnerina si fa sempre più forte: è ormai chiaro anche alla popolazione e agli amministratori che il supporto economico dei “benefattori” anglicani è rilevante, o per meglio dire essenziale per la sopravvivenza non tanto e non solo della Chiesa Riformata ma soprattutto delle varie opere di beneficenza. Nel 1899 Campello si rende conto che la sua Chiesa per essere riconosciuta da un punto di vista dottrinale non può svilupparsi nel compromesso; gli anglicani, d’altronde, ora gli chiedono apertamente di farne una sorta di “presidio” del credo protestante in Italia. Sentendosi stretto in una scelta che non riconosce più come valida e le divergenze con i suoi collaboratori sulla visione del futuro della Chiesa Cattolica Italiana saranno la causa della fine dell’esperienza, infatti, sopito il contrasto anacronistico fra Stato e Chiesa, Campello preferisce che la sua dottrina torni ad essere una “declinazione” di quella romana. Nel 1900 il Conte torna a Roma dove alcuni prelati romani lo convincono a tornare all’ortodossia cattolica: l’8 dicembre 1902 Campello rende pubblica abiura. Gli anglicani, dal 1903, cercano di trovare una soluzione per gli edifici costruiti ad Arrone, soprattutto per l’ospedale che non era ancora completato, rivolgendosi alla Chiesa valdese affinchè li prendesse a proprio carico per proseguire l’esperienza evangelica ad Arrone. La trattativa non andrà a buon fine e gli edifici vengono acquisiti dagli eredi di Campello. Nel 1907, a quattro anni dal patto Gentiloni che vedrà finalmente il Paese pronto a un primo, timido dialogo fra potere laico e potere religioso, l’ortodossia cattolica in Valnerina torna su posizioni che mirano a eradicare, una volta per tutte, il segno e il senso dell’“esperimento riformista”: secondo don Orlando Nobili, priore della parrocchia di Santa Maria Assunta, l’unica opera che la comunità della Valnerina ha visto concretizzarsi è stata quella sobillatrice e idolatra del demoniaco spirito risorgimentale.


Gli edifici della Chiesa Cattolica Italiana costruiti ad Arrone

III


Gli edifici nelle mappe catastali tra Ottocento e Novecento Gli edifici fatti costruire da Enrico di Campello ad Arrone, dopo il trasferimento della Chiesa Cattolica Nazionale Italiana nella Valnerina, nel 1886, si collocano nella parte esterna al castello, verso il corso del Nera, sul lato sinistro della Strada Doganale, nel tratto tra l’imbocco della strada delle Palombare e il borgo. Nella mappa del Catasto Gregoriano del 1819 questa zona è ancora priva di edificazione e i terreni sono usati a seminativo. L’abitato si ferma infatti all’altezza della chiesa di Santa Maria Assunta. Interessante è l’annotazione a matita, posta all’inizio della strada delle Palombare, che indica la presenza della “Fontana del Comune”, disegnata anch’essa a matita, sul lato sinistro della strada. Nella mappa è anche appena accennato il nuovo tratto rettilineo della Strada della Dogana tra il Nera e la strada delle Palombare.

AST, Catasto Gregoriano, Comune di Arrone, Mappa Rosciano, 1819. Particolare. Nell’aggiornamento catastale della Mappa Rosciano, Rettangolo VII, Allegato “A”, della seconda metà dell’Ottocento, si nota l’avvio dell’edificazione dell’area con fabbricati privati, a schiera o a blocco, prospicienti la strada. Rimane ancora vuota la particella 988, dove saranno costruiti la chiesa ed il teatro, e la particella 1020 nella quale verrà edificato l’ospedale. La chiesa e il teatro vengono inseriti nella mappa catastale con l’aggiornamento Allegato A/1 della Mappa Rosciano del Comune di Arrone, Rettangolo VII, dell’8 gennaio 1896, che mostra la situazione rilevata nel dicembre dell’anno precedente. La chiesa è indicata con la lettera “E” e il teatro con la particella 988.


AST, Comune di Arrone, Mappa Rosciano, Rettangolo VII, Allegato “A”

I Registri del Cessato Catasto sono andati perduti a causa degli eventi bellici, quindi non è possibile risalire alla intestazione della proprietà. Alla chiesa è collegata un’area libera a sinistra, mentre al teatro è unito un piccolo spazio retrostante.


AST, Comune di Arrone, Mappa Rosciano, Rettangolo VII, Allegato A/1, 1896.


AST, Comune di Arrone, Mappa Rosciano, Rettangolo VII, Allegato A/1, 1896. Particolare


L’ospedale anglicano compare nelle mappe catastali nell’aggiornamento, Allegato C/1 Rettangolo VII, della Mappa Rosciano del Comune di Arrone datato 11 dicembre 1900, effettuato sulla base del rilievo dell’ottobre precedente. L’edificio, costituito da due corpi di fabbrica uniti tra loro, è indicato con la particella 1371 “c”.

AST, Allegato C/1 Rettangolo VII, della Mappa Rosciano del Comune di Arrone, particolare


AST, Allegato C/1 Rettangolo VII, della Mappa Rosciano del Comune di Arrone


Il Tempio della Chiesa Cattolica Italiana

IV


Il Tempio L’edificio della chiesa evangelica viene costruito da Enrico di Campello grazie all’aiuto economico degli anglicani, dopo qualche anno dal trasferimento ad Arrone dell’esperienza di riforma religiosa avviata a Roma con la fondazione della Chiesa Cattolica Italiana. Il tempio è edificato sulla particella 988 del Cessato Catasto Terreni posta lungo la strada che porta ad Arrone, non lontano dalla chiesa di Santa Maria Assunta.

AST, Cessato Catasto Terreni, Comune di Arrone, Mappa Rosciano, seconda metà dell’Ottocento. Inizialmente le celebrazioni e le riunioni si svolgono nella cappella realizzata da Enrico di Campello nella propria abitazione. Nel mese di marzo del 1890, come documenta la notizia data dal Labaro, il “tempio degli Antichi Cattolici era quasi al suo termine”. Nell’aprile successivo nel “tempio di Arrone” viene “inaugurato un modesto monumento a Ignazio Dollinger”, deceduto il 10 gennaio dello stesso anno. Dollinger è il sacerdote, docente di storia e teologia all’Università di Monaco, che durante il Concilio Vaticano si oppose fermamente al dogma dell’infallibilità papale con una solenne Dichiarazione; conseguentemente scomunicato, si impegna attivamente allo sviluppo della chiesa vecchio-cattolica, a cui si avvicina anche Campello con la sua riforma, e che si rifà alle prime comunità cristiane. Il 13 marzo del 1981 una delegazione inglese visita la congregazione arronese della Chiesa Cattolica Italiana e Lord Plunket, Arcivescovo anglicano di Dublino, si reca a vedere i lavori di ultimazione della chiesa. Nello stesso anno ad Arrone si svolge il Sinodo presieduto dal vescovo vecchio-cattolico Herzog con la partecipazione di tutti gli ecclesiastici della Chiesa nazionale svizzera.


Dopo una diffidenza iniziale lo spirito missionario dei nuovi predicatori, tipico degli anglicani, comincia ad essere apprezzato dalla popolazione locale, che non stava ricevendo grande cura da parte dei sacerdoti della diocesi, tanto che vengono chiamati in molti luoghi, da Terni a Papigno a Castel di Lago, dove viene costruita una cappella, e nei borghi più sperduti. Nel maggio del 1982 l’affluenza al tempio di Arrone aumenta notevolmente in quanto, a causa della lite tra il parroco di Santa Maria Assunta e il viceparroco, le messe sono sospese. Dopo la ripresa delle celebrazioni nella chiesa parrocchiale, molte persone rimangono nella congregazione di cui apprezzano l’apertura alle donne, l’uso della lingua italiana e lo stile missionario. Del fabbricato parla Giasone Tomassucci nel racconto scritto il 21 febbraio 1967 e riportato in Storia di Arrone (Panfili-Pirro 1990), nel quale dice che “Il Conte Enrico di Campello, figlio di Pompeo ...capitò anche a Londra. Ivi, non si sa se per subito irretimento, per vocazione o per opportunismo, finì col convertirsi all’Evangelismo. Tornato in Italia con precise direttive dell’arcivescovo di Canterbury (e coi mezzi necessari che continuarono a ad affluire periodicamente) si dié a far sì che dalla sede di Arrone, prescelta come una specie di anti-Roma, si propagandasse largamente in Italia l’Evangelismo. A tale scopo sorse il … Vaticano Arronese, cioè il fabbricato che conteneva anche la Chiesa Evangelica. Nei locali superiori ebbe degna sede l’Università Evangelica Italiana con corpo insegnante misto: professori inglesi e italiani, ma era anche sede di corsi di perfezionamento per non pochi dei giovani evangelici inglesi. Che l’organizzazione avesse una serietà assolutamente inimmaginabile è dimostrato senza equivoci del fatto che per i discepoli inglesi, mai più di dodici, era di rigore il frak, sia durante le lezioni che quando - militarmente indrappelati - si recavano a pranzo su La Terra, in casa del Conte, convenientemente attrezzata”. La Terra è l’appellativo con cui viene denominato il nucleo antico di Arrone, costruito intorno al castello degli Arroni. Il tempio non è un edificio a sé stante, ma fa parte di un fabbricato di tre piani, situato lungo via della Dogana, poi 28 ottobre, attuale via Giacomo Matteotti, la strada principale che porta all’abitato di Arrone. Al piano terra si trova l’aula della chiesa, al primo piano gli ambienti dell’Università evangelica e al secondo piano l’abitazione del predicatore. La pianta è di forma rettangolare e si sviluppa in profondità. La facciata è realizzata in cortina di mattoni ed è nobilitata da due lesene giganti poste ai cantonali, con plinti e basi formate da due tori e una scozia. I capitelli si collegano al cornicione e sono anch’essi realizzati in mattoni, come i marcapiani e le riquadrature delle finestre. Il piano terra è caratterizzato dall’importante portale d’accesso all’aula del tempio, formato dalla cornice modanata, il fregio e la cimasa. Nel fregio era presente un’iscrizione, della quale attualmente si legge solo la prima parola, “CASA…”.


Portale del tempio evangelico con l’iscrizione nel fregio ormai non più leggibile.

Ai lati si aprono due finestre di forma rettangolare piuttosto alte, con cornici di mattoni e grate in ferro battuto. Il primo piano presenta cinque finestre centinate e il secondo piano tre porte finestre. La facciata si conclude con il cornicione sormontato dal parapetto in mattoni del tetto a terrazzo, che formano un importante coronamento. Sui fianchi il parapetto è invece costituito da semplici pilastrini in mattoni, alternati a tratti di ringhiera in ferro. I prospetti laterali sono intonacati e su quello di sinistra, che si affaccia su un piccolo giardino pensile, si aprono tre porte finestre al primo e al secondo piano. Tutte le porte finestre hanno il parapetto a ringhiera a filo con la parete, tranne al secondo piano dove, successivamente, è stato realizzato un lungo balcone. Sul fianco destro non ci sono aperture perché vi è addossato, per gran parte dell’altezza, il corpo di fabbrica del teatro.


Le aperture del piano terra e del primo piano.


L’edificio del Tempio e dell’Università evangelica.

Il fabbricato viene inserito nelle mappe catastali del Cessato Catasto Urbano del Comune di Arrone, Mappa Rosciano, Rettangolo VII, con l’Allegato A/1 dell’8 Gennaio 1896”. E’ indicato con una lettera, come tutti gli edifici di culto, la “E”, alla quale è collegata un’area scoperta sia sulla sinistra che nella parte retrostante. La particella è affiancata da quella del teatro, indicata con il numero 988.


AST, Cessato Catasto Terreni, Comune di Arrone, Mappa Rosciano, Rettangolo VII, Allegato A/1, 1896 L’aggiornamento del 13 giugno del 1910 Allegato F/1 Rettangolo VII, Mappa Rosciano, del Cessato Catasto Urbano del Comune di Arrone documenta che l'edificio della chiesa è unito a quello del teatro sotto la stessa particella 1323, a testimonianza che a questa data non ha più la qualifica di luogo di culto. Alla particella è collegata un'area scoperta sul retro e sul fianco sinistro. La perdita dei registri catastali, non permette di risalire con certezza alla proprietà, l’unione dei due fabbricati è concomitante con la loro acquisizione da parte di Francesco e Solone di Campello, nipoti del Conte Enrico.


AST, Cessato Catasto Terreni, Comune di Arrone, Mappa Rosciano, Rett.VII, All.F/1, 1910 All’impianto del Nuovo Catasto Urbano, nel 1953, l’edificio è indicato con la particella 79 del Foglio 9 del Comune di Arrone, e risulta di proprietà di Sbarretti Brigida, Caterina e Maria Teresa, poi per successione del 7 gennaio 1968 passa a Teofili Caterina e Maria Teresa, dal 2016 risulta di Teofili Caterina e Vecchi Luigi, che l’hanno ricevuto, per successione, da Teofili Maria Teresa. Dopo il declassamento da luogo di culto, il primo e il secondo piano dell’edificio vengono adibiti ad abitazione e l’aula del tempio a diversi usi, tra cui anche quello di Ufficio postale. Attualmente non sembra essere utilizzata.

Ufficio Provinciale del Territorio, Mappa Comune di Arrone, foglio 9, part. 79.


Il Teatro della Chiesa Cattolica Italiana

V


Il teatro La notizia della costruzione di un teatro da parte di Enrico di Campello e del luogo in cui era posizionato, in mancanza dei registri catastali andati perduti, viene data dal racconto di Giasone Tomassucci scritto il 21 febbraio 1967 e riportato in Storia di Arrone (Panfili-Pirro 1990), in cui si dice “Per onorare le benemerenze del Conte è anche da ricordare che, a fianco della chiesa evangelica, fece sorgere un vero e proprio teatro (con tanto di palcoscenico, platea, palchi, loggioni, ecc.)”. L’edificazione deve essere avvenuta poco dopo quella del tempio, che come riporta il Labaro, era quasi conclusa nel 1890, infatti è addossato al fianco destro del fabbricato della chiesa.

L’edificio del teatro costruito da Enrico di Campello con le tre porte verso la strada. La costruzione del teatro si inquadra nella missione educativa della Chiesa Cattolica Italiana che si attua non solo attraverso le scuole. L’edificio è ancora ben conservato nella parte esterna, mentre l’interno è stato smantellato ed è ancora Tomassucci a dare la notizia, con un certo dispiacere, che “dal Conte Solone di Campello sarà ridotto a legnaia e cantina!”, probabilmente dopo il 1907, quando i beni dello zio Enrico diventano di sua proprietà e di Francesco di Campello. L’unica differenza che si rileva all’esterno, rispetto allo stato originario è quella delle porte, che nelle foto d’epoca appaiono tutte della stessa dimensione, mentre attualmente quella centrale risulta ampliata sia in larghezza che in altezza. La modifica potrebbe risalire all’operazione di riconversione del teatro in legnaia e cantina operata da Solone o essere anche più tarda.


La foto mostra l’edificio del teatro con le tre aperture del piano terra di identiche dimensioni. (da Della Rosa 2001) L’edificio è composto da due piani, con il piano terra a doppia altezza per ospitare la sala del teatro. La facciata, costruita con una bella cortina di mattoni, è divisa da una semplice cornice marcapiano e conclusa con un cornicione sporgente, formato da semplici modanature, amedue realizzati in laterizi. In basso si aprono tre porte e quella centrale presenta dimensioni maggiori rispetto alle due laterali. Tutte e tre sono delimitate da una cornice di mattoni. Le due porte laterali sono di legno, a due ante, con specchiature bugnate, quella di sinistra più raffinata ed elaborata, forse l’originale, più semplice quella di destra. La porta centrale è, invece, chiusa con una saracinesca. In asse con le tre aperture inferiori, nel finto mezzanino, si aprono tre piccole finestre che dovevano dare luce alla sala del teatro. La facciata del secondo piano è scandita da tre finestre, anch’esse in asse con le bucature inferiori, di forma rettangolare, alte, ampie e ingentilite da cornici di mattoni. Il fianco destro dell'edificio è intonacato e presenta tre finestre al piano terra e tre finestre al piano superiore, di cui una tamponata, tutte prive di cornici.


L’edificio del teatro con la porta centrale ampliata rispetto a quelle laterali.


L’edificio viene edificato sulla particella 988 del Cessato Catasto Terreni posta lungo la strada che porta ad Arrone, in prossimità della chiesa di Santa Maria Assunta.

AST, Cessato Catasto Terreni, Comune di Arrone, Mappa Rosciano, seconda metà dell’Ottocento. Viene inserito nelle mappe catastali del Cessato Catasto Urbano del Comune di Arrone, Mappa Rosciano, Rettangolo VII, con l’Allegato A/1 dell’8 Gennaio 1896, sulla base delle “variazioni rilevate fino a Dicembre 1895”. L'edificio è indicato con la particella 988 alla quale è collegata una piccola area posteriore. La particella è affiancata a quella della chiesa, indicata con la lettera E.

AST, Cessato Catasto Terreni, Comune di Arrone, Mappa Rosciano, Rettangolo VII, Allegato A/1, 1896


Nell’aggiornamento del Cessato Catasto Urbano del Comune di Arrone, Mappa Rosciano, Rettangolo VII, Allegato C/1, dell’11 dicembre del 1900, redatto “secondo le variazioni rilevate fino a ottobre 1900” la particella 988 non indica più il teatro, ma l’area posta a destra dell’edificio. Il teatro acquisisce un nuovo numero di particella, la 1323. Quindi si può dedurre che tra il 1896 e il 1900 ci sia stato un frazionamento e, forse, un passaggio di proprietà.

AST, Cessato Catasto Terreni, Comune di Arrone, AST, Cessato Catasto Terreni, Comune di Arrone, Mappa Rosciano, Rett.VII, All.C/1, 1900 Mappa Rosciano, Rett.VII, All.F/1, 1910 Il successivo aggiornamento del 13 giugno del 1910 Allegato F/1 Rettangolo VII, Mappa Rosciano, del Cessato Catasto Urbano del Comune di Arrone documenta che l'edificio del teatro è stato unito a quello della chiesa sotto la stessa particella 1323 la quale è collegata ad un'area scoperta che dal retro si estende sul fianco sinistro. La perdita dei registri catastali, non permette di risalire con certezza alla proprietà, è probabile che l’unione dei due fabbricati sia concomitante con l’acquisizione da parte di Solone e Francesco di Campello nipoti del Conte Enrico. Da questo momento il teatro segue le sorti della chiesa a cui è ormai unito. Attualmente il piano terra non sembra utilizzato, se non come cantina, mentre il primo piano risulta abitato.


L’Ospedale Anglicano o Ospedale Arden e le sue trasformazioni

VI


Le vicende costruttive Enrico di Campello dopo aver fatto costruire la chiesa e il teatro si dedica con grande passione alla edificazione dell’ospedale, un’opera utile ai cittadini di Arrone, alla popolazione della Bassa Valnerina e ai malati anglicani, che viene realizzata grazie ai cospicui finanziamenti dei benefattori dell’associazione “The Italian Church Reform Association” fondata a Londra dopo la visita di Campello nel 1885. Infatti la rendita personale del Conte non sarebbe stata sufficiente dato che bastava a malapena a coprire le spese per le attività già avviate, come la beneficenza ai più bisognosi e la gestione delle scuole domenicali, che nel 1897 funzionavano ad Arrone, Papigno e Palombare. Enrico di Campello scrive molte lettere di ringraziamento ai finanziatori inglesi che gli inviano i numerosi aiuti economici, i più cospicui arrivano dalla signora Arden, tanto che l’ospedale porta anche il suo nome. Per acquisire gratuitamente l’area su cui costruire l’edificio, il Conte invia una lettera al Comune di Arrone l’11 Luglio del 1896 presentando la richiesta in qualità di “rappresentante dell’Italian Church Reform Association”, il quale “volendo costruire un Ospedale ad Arrone, dopo aver visitato varie località prescelse, confortato da parere di persone tecniche, un sito scoglioso al Vocabolo Monte di Arrone, proprietà del Comune e distinto in Mappa Rosciano, Sezione 2^ Arrone col Numero 1020 Rata della superficie di Decara una come allo annesso tipo, confinante con la residua proprietà Comunale ed il giardino del signor Girolamo Montani. Il Campello poi per mostrare la sua riconoscenza per le concessioni, come sopra, e perché il Comune non rimanga estraneo nello svolgimento ed incremento di quest’opera di carità, conferisce al Consiglio [comunale] di nominare e rinnovare ogni anno fra i Consiglieri comunali fino al limite della metà, che non potrà esser portata a meno di due, i membri che devono far parte dell’Amministrazione dell’Ospedale ultimatane la costruzione, esclusone oltre il Presidente l’altra metà dei Membri di Amministrazione, i quali saranno di nomina esclusiva del Campello o di chi per esso”. Il Consiglio comunale discute la richiesta e si mostra subito favorevole, anche perché la costruzione dell’edificio avrebbe dato lavoro a molte persone per diversi mesi. Il primo settembre 1896 la richiesta viene approvata all’unanimità. In quell’occasione il Consiglio esprime apprezzamenti verso l’impegno profuso da Campello per i sofferenti, e la speranza di avere condizioni di bilancio tali per poter contribuire all’opera umanitaria. Il sindaco viene autorizzato alla stipula dell’atto necessario per la cessione del terreno e all’esecuzione delle richieste per la sistemazione dello stesso. La Giunta provinciale amministrativa approva la concessione l’11 Novembre 1896. In fondo alla lettera è rappresentata la mappa catastale con l’individuazione dell’area interessata alla costruzione, contrassegnata con la particella “1020 rata A”. La particella è collocata in una posizione arretrata, a ridosso del monte, dietro le case prospicienti la Strada provinciale. Dopo pochi mesi, il 29 Aprile 1897, Campello scrive nuovamente al Consiglio Municipale chiedendo lo spostamento della superficie concessa e allegando il tipo di frazionamento, nel quale viene indicata la vecchia e la nuova posizione dell’ospedale, “Come si vede trattasi di un semplice spostamento richiesto da esigenze sopraggiunte all’adattamento del progetto, compreso nello stesso numero di mappa catastale, e tale che non cangia per nulla l’entità della prima concessione”. Lo spostamento verso la strada di accesso ad Arrone evidenzia la volontà di dare all’edificio maggiore visibilità ed importanza.


ASC, Arrone, Lettera di Enrico di Campello dell’11 luglio 1996, Cart. 34, 1897, particolare.


ASC, Arrone, Tipo di frazionamento allegato alla lettera di Enrico di Campello del 29.04.1987, Cart. 34, 1897, particolare. La pianta è piuttosto dettagliata e mostra l’area della nuova proposta, con l’ospedale collocato subito a sinistra della casa di Franconi Valentino, in una posizione prospiciente la strada delle Palombare. La nuova collocazione prevede anche lo spostamento del tratto iniziale della stessa strada delle Palombare su una porzione della particella 996, proprietà dei fratelli Locci. Di fronte all’ospedale viene indicata a tratteggio una zona descritta come “Area che verrà domandata alla Provincia” che serve a creare il giardino e l’ingresso all’edificio direttamente dal nuovo percorso della strada d’accesso ad Arrone, quel tratto rettilineo che era appena accennato nella mappa del Catasto Gregoriano, che prende il nome di “Strada Provinciale”. Nella mappa è ancora visibile la vecchia strada, più stretta e tortuosa, non più utilizzata, sul cui tracciato viene riportata la dicitura “Strada del vecchio ponte - ora terreno seminativo”. Il progetto prevede un ampio piazzale, sia davanti all’ospedale, che sulla strada delle Palombare per accedere alla sorgente di ”Acqua Solfurea”, la quale si viene a trovare proprio in fondo al nuovo tratto di strada. I lavori dell’ospedale iniziano a metà del 1897 e nel 1900 l’edificio è inserito nella mappa catastale con l’Allegato C/1 Rettangolo VII, della Mappa Rosciano del Comune di Arrone datato 11 dicembre ed è indicato con la particella 1371 c.


L’edificio risulta costituito da due corpi di fabbrica uniti da un piccolo vano di collegamento, il corpo più grande è di forma rettangolare, ha un andamento parallelo a via delle Palombare e un prospetto posteriore irregolare; il corpo più piccolo è sempre di forma rettangolare, ma con andamento ortogonale alla via. Di fronte è presente un’area scoperta comune. Il collaudo viene effettuato dal “Perito E. Bianchi” il 24 ottobre 1901. L’anno successivo l’Ingegnere Alberto Ciatti di Amelia, per conto del Comitato londinese, effettua un sopralluogo per verificare i lavori effettivamente realizzati e quelli necessari per il suo completamento. Nella “Relazione sulle condizioni dell’Ospedale Arden di Arrone”, si evidenzia che l’edificio non è ancora completato e arredato, anche se con pochi lavori potrebbe entrare in servizio.

La strada alberata che porta ad Arrone con a sinistra i due corpi di fabbrica dell’ospedale. La relazione, conservata nell’Archivio Storico della Tavola Valdese a Torre Pellice, è estremamente dettagliata nella descrizione degli ambienti, delle finiture e dei materiali. Nella prima parte si dice: “recatomi sul luogo nei giorni 5 e 6 agosto corrente, previa consegna della lettera di presentazione al Rev.o C.te di Campello ed avviso alle parti interessate visitai assistito dal mastro Muratore Brugnoli ed altri operai, il Fabbricato, costituente l’Ospedale Arden di Arrone”. Nonostante il collaudo già effettuato, l’ospedale che aveva nel fregio della facciata l’iscrizione ‘Salus ab alto’ (la salute viene dall’alto), risulta non completato, “non è terminato il piancito nel locale uso cucina; il piano in cemento sopra il ponticello che unisce l’ingresso principale ai locali dell’Ospedale; manca il completamento dei capitelli in mattoni sui pilastri del cancello; gli stucchi a cemento nelle opere a cortina di mattoni; gli spigoli delle cornici e delle modanature esterne. Questo fatto è stato


dall’appaltatore giustificato con ragioni di opportunità che sarebbe lungo il riportare: ad ogni modo sarà buono tenerlo a mente e fare una ritenuta di qualche centinaio di lire sull’importo complessivo dei lavori, ritenuta da pagarsi dopo che questi siano completamente ultimati a norma delle convenzioni stabilite. Le opere di Mastro Falegname (Allegato B) e particolarmente per le N° 7 Finestre vetrine, costituenti la partita non regolata, e da mettersi nella Sala d’Aspetto e nel portico esse sono eseguite; vi mancano solo i cristalli e lo spandimento di olio di lino come è stabilito in Contratto d’Appalto: anche qui il Fornitore ha dichiarato di mancargli i mezzi onde provvedere alla sistemazione della partita a lui affidata. Le opere di fabbro, di pittore e stagnaro esterne di cui agli Allegati C D E sono tutte completamente eseguite e l’importo di esse risulta soddisfatto”. Nell’ultima parte della relazione l’ingegnere specifica la situazione dell’edificio e la spesa per il suo completamento, dice infatti: “Concludendo osserviamo che le condizioni del fabbricato costituente l’Ospedale Arden di Arrone sono buone sotto ogni riguardo e tutto vi è in completo aspetto salve le osservazioni fatte. Oltre alla spesa per l’arredamento si ritiene necessaria qualche piccola spesa (circa lire duecento) in addizione all’ultima e qui unita nota (Allegato F) per procedere alla immediata apertura dell’Ospedale. Infine per la sua definitiva sistemazione secondo il modo accennato ed in base al preventivo fatto si richiede a parer nostro un’ultima spesa di lire duemilacinquecento”. La spesa maggiore servirebbe al completamento del piano terra che è ancora a rustico. La relazione permette di conoscere l’uso degli ambienti e la forma originaria. L’accesso avviene dalla strada provinciale, entrando dal cancello con due pilastri di mattoni, si attraversa poi il giardino e tramite un ponticello, che passa sopra la strada delle Palombare, si giunge al portico costituito da tre arcate, il quale immette alla sala d’aspetto che ha due “occhi in vetro”, oltre a “7 finestre vetrine”, da qui si può entrare ai vani dell’ospedale, posto al primo piano dell’edificio, ai quattro riservati ai malati, al locale cucina e alla latrina. “Il pianterreno esistente al di sotto dei locali dell’ospedale è allo stato rustico senza porte e finestre” ma l’ingegnere prospetta che i vani vengano utilizzati “come magazzino, archivio, abitazione del custode etc. locali che ora mancano e per provvedervi sul momento si è costretti ad occupare qualcheduno dei quattro vani destinati ai malati il che non è secondo il concetto che ha guidato all’erezione del Fabbricato”. Inoltre i due piani possono essere collegati da una scala di servizio in ferro e l’area posteriore può essere sistemata a giardino. I lavori per il completamento stimati dall’ingegnere Ciatti non vengono eseguiti, visto che Enrico di Campello, pronuncia la sua abiura l’8 dicembre del 1902, e gli anglicani, che lo avevano già abbandonato, come si vede dalla relazione di Ciatti, cercano di cedere i fabbricati di Arrone, infatti il 31 gennaio del 1903 il Reverendo Boston Bruce dell’Italian Church Reform Association scrive da Londra al Reverendo Matteo Prochet, Presidente del Comitato di Evangelizzazione della Chiesa Valdese, a Roma, affinché questa Chiesa possa prendersi carico degli edifici della Chiesa Cattolica Riformata d’Italia e portare a completamento l’ospedale. Il 4 maggio 1903 il Reverendo Boston Bruce invia la relazione dell’ingegner Ciatti al Reverendo Prochet per fargli conoscere lo stato dell’edificio e aggiunge che questo è l’unico documento a sua disposizione, perché il “factotum del Conte di Campello in Arrone”, di cui non fa il nome, che tiene tutto l’archivio, non l’ha ancora consegnato e teme che non lo farà. Il 26 maggio dello stesso anno il Reverendo Boston Bruce scrive ancora a Prochet per sollecitare una decisione, preoccupato che l’edificio rimanga alla causa evangelica, in quanto il sindaco di Arrone gli aveva scritto per chiedere “in affitto il locale dell’Ospedale per stabilirvi gli Uffici Municipali” e sottolinea che non sono “obbligati ad aderire a tale richiesta. Ma se la situazione attuale si protraesse molto a lungo: da una parte l’inazione del Comitato, dall’altra la cupidigia del Municipio, le cose potrebbero complicarsi, visto che il Comitato, avendo ottenuto il terreno dal Municipio gratis ha un certo obbligo morale verso questo di tradurre veramente in atto il progetto dell’Ospedale”.


ASTV, Torre Pellice, lettera di Boston Bruce da Londra a Matteo Prochet, Presidente del Comitato di Evangelizzazione della Chiesa Valdese, 1903.

Il 30 giugno del 1903, Enrico di Campello muore a Roma presso l’ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina. Dopo due anni, il 9 novembre 1905, Cicchitti Suriani scrive a Prochet su incarico del Comitato della Chiesa Cattolica Riformata con sede a Londra che l’ha pregato di “sottoporre al Suo esame la seguente proposta, fiducioso che Ella, con cortese sollecitudine si compiaccia di darmi una risposta. In Arrone, presso Terni, la nostra Società possiede diversi stabili: una Chiesa con abitazione del Ministro; un Ospedale che non ha potuto funzionare per difetto di aiuti materiali da parte degli interessati, del luogo, una Cappella in Castel di Lago presso Arrone. Il defunto Conte Campello intestò a sé i terreni, sui quali sorgono i predetti stabili, perché il nostro Comitato, non aveva, né ha, veste giuridica. Vivente Campello, si cercò di regolarizzare tutto, ma non si potè venire a capo di nulla, né prima, né dopo il ritorno di lui in Vaticano. Il Comitato è venuto nella deliberazione di abbandonare Arrone, quale centro e stazione dell’opera di Riforma Cattolica; per un complesso di cause, difficili a riassumersi in una lettera. Ma temendo che i locali, per una causa qualsiasi, presto o tardi, possano cadere nelle mani dei papisti, il Comitato, con lettera del 3 novembre 905, mi ha autorizzato - a proprio nome, di trasferire tutti i diritti di questa Società sulla proprietà della Chiesa di Arrone, alla Chiesa Valdese, col patto che questa assuma l’incarico di esaminare i titoli e di rendersi responsabile


di tutti gli impegni di questa Società riguardanti quella proprietà”. Alla lettera risponde Antonio Rostan, il segretario di Prochet, il 14 novembre, il quale comunica di aver inoltrato la richiesta al Moderatore Giovanni Pietro Pons, a Torre Pellice, colui che ha veste giuridica per vendere e comprare, e aggiunge che “Per risparmiare tempo Le dirò subito che qualora Ella possedesse qualche documento, con valore legale, che è il Comitato di Londra che ha fatto fabbricare a Arrone e non il Conte di Campello, ne dovrebbe subito far menzione al Comm. Pons”. Il problema che si pone, per il passaggio di proprietà alla Chiesa Valdese è quello dell’intestazione dei terreni e degli edifici che risultano ad Enrico di Campello e non al Comitato londinese che aveva finanziato la loro costruzione e, come aveva già spiegato a Prochet il Reverendo Boston Bruce nelle lettere del 1903, non erano riusciti a risolvere questo problema, neanche quando era ancora in vita enrico di Campello. Il 6 gennaio 1906 Prochet scrive a Cicchitti Suriani evidenziando che per conoscere la situazione dei fabbricati si recherà ad Arrone e chiede l’indirizzo e il nome del responsabile del Comitato londinese. Cicchitti Suriani risponde immediatamente, rassicura Prochet nella certezza che la Chiesa Valdese possa superare qualsiasi difficoltà e comunica l’indirizzo londinese del Comitato con il quale svolgere la trattativa. La cessione alla Chiesa Valdese non va a buon fine e i fabbricati nel 1907 passano in proprietà ai nipoti di Enrico di Campello, Francesco e Solone.

Da ospedale a casa di villeggiatura Dopo l’acquisizione da parte degli eredi di Campello non ci sono più notizie del fabbricato, fino ad arrivare al 1929. Il Municipio nel 1928 invia delle lettere ad alcuni proprietari di edifici, che potrebbero essere adatti ad accogliere la sede municipale, manifestando l’intenzione di acquistarli, ma la risposta è negativa. Nell’anno successivo viene avviata una trattativa, per l’acquisto dell’ex ospedale, con il proprietario Bartolini Enrico, il quale saputo della necessità del Comune, avanza una proposta di vendita della sua “Casa di villeggiatura” per la somma di Lire 150.000. Non si conosce il momento in cui l’ospedale viene acquisito dal Bartolini e trasformato in casa di villeggiatura. Enrico Bartolini possedeva la villa posta sul monte, sopra all’ex ospedale e a confine con esso. L’acquisto dell’ex ospedale, ora casa di villeggiatura, da parte del Comune di Arrone Il 14 giugno del 1929 il Comune, tramite l’Atto del Podestà N. 72, delibera l’acquisto dell’edificio, sulla base del parere favorevole espresso dal Prefetto di Terni il 1° febbraio 1929, per utilizzarlo come “Residenza comunale”, tenuto conto delle cattive condizioni di quella in uso, nel centro di Arrone e “potendovi inoltre anche trovare sede decorosa le scuole, l’asilo infantile e il Dopolavoro ecc.”.

ASCA, cart. 60, Lettera del Prefetto di Terni, 1° febbraio 1929.


La delibera (in Appendice) è molto dettagliata e fa capire anche come Bartolini sia venuto in possesso dell’edificio, infatti nell’elenco dei documenti allegati risulta anche al punto “3) certificato delle iscrizioni e trascrizioni come sopra è detto [a partire dal trentennio a tutto il 10 giugno 1929] contro il Conte Francesco di Campello e Di Campello Solone già proprietari del fabbricato e terreni adiacenti del Bartolini”. Analoghi certificati vengono richiesti per Bartolini Enrico, la moglie Pieralisi Giuseppa fu Flaminio in Bartolini e la “Sig/ra Filder Grace fu John Wilson ved. Di Campello” per la quale si specifica “riguardante l’ipoteca a sua carico e la trascrizione dell’istrumento di vendita a favore del Bartolini Enrico”. L’edificio dell’ospedale, acquisito dagli eredi di Enrico di Campello intorno al 1907, non solo Solone, come viene riportato dalla bibliografia esistente, ma anche Francesco, passa poi per successione alla contessa Filder Grace di Campello, vedova di uno dei due proprietari, che lo vende a Bartolini Enrico. Non si conoscono le date degli atti notarili e della successione, in quanto dei certificati rilasciati dal Conservatore delle ipoteche di Spoleto il 14 giugno 1929, nella cartella dell’Archivio Storico del Comune di Arrone, sono conservati solamente quelli della signora Pieralisi, relativi ai terreni. Della contessa Filder Grace di Campello sono visibili delle lettere in The New York Pubblic Library Digital Collection, alcune delle quali inviate da Arrone con carta intestata “Palazzo Campello. Umbria Arrone” e lo stemma araldico della famiglia Campello, il leone rampante.

The New York Pubblic Library Digital Collection, Lettera di Filder Grace di Campello scritta ad Arrone, 15.12.1911. In occasione della proposta di vendita al Comune, il Bartolini il 1° marzo 1929, fa redigere una minuziosa descrizione dell’edificio da cui si ricava lo stato e l’uso degli ambienti. Il fabbricato risulta registrato al Catasto come “Casa di villeggiatura, situata sul Viale 28 ottobre al C. N. 1 e distinta al Catasto Urbano col N. 1371 di Mappa Rosciano del reddito imponibile di L. 400, con retrostante cortile, questo però distinto al Catasto Rustico col N. 1661/resto della superficie di dec. 0,29 e del reddito di L. 0,66; con tale stabile verrebbe inoltre compreso anche il vano di recente costruzione situato a contatto del fabbricato con esposizione nord-est della superficie di dec. 0,20, ed inoltre uno spazio retrostante ai detti fabbricati della superficie di dec. 0,23 (Vedi tipo allegato) il tutto confinante con la strada pubblica da tre lati e lo stesso venditore a nord”. Anche la mappa, a cui si fa riferimento nel documento, non è presente nella cartella dell’Archivio Storico del Comune di Arrone. La descrizione prosegue dicendo che “Esternamente il fabbricato si presenta di signorile aspetto, con ampie finestre simmetricamente disposte e fornite di elegante ringhiera in ferro, La facciata principale, che è quella che guarda sul Viale 28 ottobre e completata da un giardino sul quale si trovano gli ingressi alle varie parti del fabbricato. Tutto l’edificio è terminato da un ricco cornicione di coronamento in armonia colla riquadratura delle finestre e delle porte. Indubbiamente l’edificio in parola può ritenersi uno dei più signorili che siavi in paese. E, come la disposizione esteriore


dell’edificio nulla lascia a desiderare, altrettanto dicasi per quella interna, con vani tutti liberi, grandiosi e pieni di aria e luce.

Il corpo di fabbrica dell’ospedale anglicano nello stato attuale Tutto il fabbricato è provvisto d’impianto di luce elettrica, nonché di acqua potabile la cui sorgente trovasi in un vano del piano terreno. I pavimenti delle stanze come quelli dei corridoi sono di mattonelle di graniglia, le soglie delle porte e delle finestre quasi tutte in marmo, e tutte le aperture (porte e finestre) sono munite di infissi in ottimo stato. Il piano terreno è composto: da quattro ampi vani dei quali tre hanno l’ingresso sulla via pubblica a sud ed uno ad ovest; da un retrostante corridoio lungo per quanto lo sono il complesso dei suddetti vani, anche questo con ingresso sulla via pubblica ad ovest; e da un altro piccolo vano a sinistra del corridoio che ha l’ingresso dal retro e soprastante cortile per mezzo di rampa di scale. Il piano primo a cui si accede dal viale 28 ottobre mediante cavalcavia e cancello e ringhiera di ferro lavorato è composto: dal cortile giardino, da un ampio e magnifico salone munito di quattro porte di ingresso - con infissi a vetrina - che danno sul giardino, nonché di altra porta che immette nel corridoio che percorre il fabbricato per tutta la sua lunghezza, e nel quale, alla sua sinistra sono distribuite le porte di accesso a quattro ampi vani, costruiti seguendosi le più moderne e razionali norme igieniche, e cioè tenendosi conto della loro ampiezza, in relazione alle dimensioni di lunghezza, larghezza e altezza; dell’areazione e della conformazione degli angoli paretali che sono rotondi per la più facile custodia ed eventuale disinfezione. A destra di detto corridoio si ha: una latrina con camerino; una camera da bagno; una cucina (che ha l’ingresso anche dal retrostante cortile); due altre camere da una delle quali si passa ad altra cucina, con ingresso pure dal cortile anzidetto. Oltre alla detta dotazione che va a costituire il corpo principale del fabbricato stesso, e con esposizione nord-est vi è - di più recente costruzione - un ampio vano uso stalla con due ingressi (porte a saracinesca) sulla via pubblica. Detto vano, ha a copertura un sovrastante terrazzo, che forma contiguità col cortile retrostante al piano superiore del fabbricato principale. Il terrazzo costruito a regola d’arte è anche circuito da solido davanzale. Adiacente al


cortile, evvi un forno per uso domestico, e - in situazione più bassa, e con ingresso dalla pubblica strada ad ovest - un porcile. L’edificio, se si esclude la realizzazione della stalla, del porcile e del forno aggiunti tra il 1907 e il 1929, ha mantenuto la conformazione originaria.

Lo stato attuale del prospetto che guarda verso il fiume Nera con a sinistra il corpo di fabbrica aggiunto da Enrico Bartolini, poi modificato, e a destra la facciata dell’ospedale anglicano.

I registri del Cessato Catasto Urbano ricostituiti dopo la seconda guerra mondiale, essendo i precedenti andati perduti, conservati all’Archivio di Stato di Terni, evidenziano che nonostante l’atto di acquisto sia stato redatto dal Segretario del Comune di Arrone il 20 ottobre del 1929 e registrato “a Terni 20-1-929 n. 7780”, probabilmente nel mese di novembre e non gennaio, come segnato per errore nel registro, l’edificio dopo la morte di Bartolini Enrico, avvenuta il 14 ottobre del 1946, continua ad essere presente nell’elenco delle sue proprietà e dei suoi eredi Falorni Letizia e Alba fu Ernesto e Marcella fu Augusto, probabilmente per un errore tra gli uffici di Roma, dove è stata presentata la successione, e quello di Terni.

AST, Cessato Catasto Urbano Terni, reg. 126, particolare.


AST, Cessato Catasto Urbano Terni, reg. 126, particolare.

AST, Cessato Catasto Urbano Terni, reg. 126, particolare.

Da casa di villeggiatura a ospedale militare Dalle fonti orali si rileva che l’ospedale, poi divenuto casa di villeggiatura, non viene utilizzato fino alla seconda guerra mondiale, quando torna alla sua originaria funzione come ricovero militare.

Da ospedale militare a scuola e cinema-teatro: l’inizio del frazionamento Dagli anni Cinquanta l’edificio è sede della scuola dell’obbligo ed è probabile che negli anni successivi avvenga il primo consistente intervento di divisione dell’edificio, con un’utilizzazione diversa dei due corpi di fabbrica dell’ex ospedale anglicano, quello principale, formato da due piani, e quello dell’originaria “Sala d’Aspetto”, poi diventato “ampio e magnifico salone” della casa di


villeggiatura, che forse già ampliato nella parte posteriore, viene separato, insieme ad alcuni dei locali posti a destra del corridoio del fabbricato principale, e adibito a cinema-teatro.

Il corpo di fabbrica del cinema teatro, in origine portico d’ingresso e sala d’aspetto dell’ospedale anglicano, con la struttura di cemento e vetro degli anni Settanta.

La nuova funzione determina la chiusura delle “finestre a vetrina” del portico e, successivamente, probabilmente negli anni Settanta, visto il tipo di intervento messo in atto, la modifica della parte di connessione tra i due corpi di fabbrica con una struttura in cemento e vetro che diventa il nuovo ingresso al cinema-teatro. Negli stessi anni il Comune di Arrone apporta ulteriori cambiamenti all’originario complesso anglicano, infatti si demolisce il “cavalcavia” in muratura di pietra e mattoni, posto in asse con il portico a tre arcate, di cui si vede ancora la spalla sinistra nel muro di contenimento del giardino, e sostituito con uno in cemento armato, in asse con il nuovo ingresso del cinema-teatro. Il nuovo ponticello è più in alto del precedente, così da rispondere anche alle nuove esigenze di percorribilità di via delle Palombare da parte di mezzi di maggiore dimensione. Il cavalcavia risponde alle nuove esigenze funzionali, ma risulta completamente avulso dal contesto, così come la rampa di collegamento che ha spostato l’ingresso al giardino, dall’originario cancello, in asse con via Matteotti, al lato destro della stessa strada. Il primo piano del corpo di fabbrica principale, a seguito della Delibera della Giunta municipale del 9 giugno 1982, dal 1983 ritorna alla funzione sanitaria come sede del “Distretto Valnerina”, dopo l’istituzione delle Unità Sanitarie Locali. Negli ultimi anni l’edificio ospita anche una sezione dell’“Associazione Volontari Italiani Sangue” (AVIS) e altri servizi di volontariato sociale. Questa parte del fabbricato è stata recentemente restaurata con criteri rispondenti alla legge 490/1999, essendo un bene di interesse storico artistico. L’intervento ha previsto il rinnovo dei canali e


discendenti, il restauro del coronamento della facciata, la ripresa di intonaci e la ricostruzione delle cornici architettoniche con sagome in legno.

La spalla del cavalcavia originario in pietra e mattoni ancora visibile nel muro di contenimento del giardino dell’ospedale anglicano.

Nelle facciate sono state riproposte le coloriture originarie a base di malta di calce con aggiunta di elementi naturali e l’effetto di chiaroscuro tra le pareti e le cornici è raggiunto con un leggero sopra tono. L’11 febbraio del 2016, con atto del notaio Clericò, il Comune di Arrone vende all’Azienda USL Umbria n. 2 con sede a Terni la parte dell’edificio utilizzata, fino a questo momento, in comodato d’uso, individuata nel Nuovo Catasto Urbano con il numero di particella 53 sub. 15 del foglio 9. Attualmente il fabbricato dell’ex Ospedale Anglicano è diviso in nove subalterni, con la seguente classificazione: al piano terra si trovano tre autorimesse, una palestra, un magazzino ed un negozio, al primo piano un ufficio (i locali della USL), e il teatro che ha anche una parte al secondo piano.


Ufficio Provinciale del Territorio, Mappa Comune di Arrone, foglio 9, part. 53.


Il cinema-teatro nell’ex sala d’aspetto dell’Ospedale Anglicano

VII


Il cinema-teatro Il corpo di fabbrica che costituiva la “Sala d’Aspetto” dell’Ospedale Anglicano, poi usato come salone della casa di villeggiatura, dopo l’acquisto da parte di Enrico Bartolini, intorno agli cinquanta del Novecento comincia ad essere utilizzato come cinema teatro.

La nuova funzione determina un serie di cambiamenti, a cominciare dalla tamponatura delle arcate del portico che, come descrivono le relazioni, sia quella di Ciatti del 1901, che quella fatta redigere da Enrico Bartolini nel 1929, aveva quattro “finestre a vetrina”, cioè delle porte finestre. Inoltre è probabile che si possa riferire a questo momento anche l’ampliamento posteriore. Successivamente, negli anni settanta del Novecento, il cinema-teatro viene ristrutturato e si realizza in forme moderne il nuovo ingresso, si rinnova l’interno e il cavalcavia che lo collega al giardino antistante. Ogni intervento tende a differenziarlo dal corpo di fabbrica dell’ospedale, compresa la tinteggiatura attuale, frutto di un intervento relativamente recente, di uno squillante colore ocra. Solamente le cornici sono state dipinte di colore chiaro come quelle dell’ospedale. La gestione del cinema-teatro viene affidata ad un abitante di Arrone che lo ha tenuto in attività fino alla sua morte, nel 2012. Da questo momento la struttura non viene più utilizzata. Nel teatro si svolgevano con regolarità spettacoli che avevano un certo successo ed erano seguiti sia dagli abitanti di Arrone, che da quelli dei centri limitrofi. L’edificio grazie ad un finanziamento della Comunità Europea verrà restaurato e riqualificato per diventare un centro polifunzionale per proiezioni cinematografiche e teatrali nella sala, già adibita a questo scopo al piano primo, mentre il secondo piano sarà attrezzato come spazio di incontro per le


associazioni e per svolgere attività laboratoriali inerenti le produzioni locali ed anche centro di documentazione sulla Valnerina, in spazi flessibili che potranno essere utilizzati anche per esposizioni temporanee, videomapping, attività culturali e ricreative. La riqualificazione ho lo scopo di rivitalizzare questo spazio al fine di recuperare anche l’esperienza, iniziata nei primi anni novanta, dal titolo “Teatro Natura”, una manifestazione organizzata dal Centro Sperimentale Teatrale di Arrone, diretto da Sergio Polverini, per gli alunni delle scuole. La partecipazione è stata notevole e in alcuni anni gli istituti sono giunti da diverse città italiane e anche da altri paesi europei, per rappresentare opere scritte dagli stessi studenti. Per le attività laboratoriali, previste dopo la riapertura, è in atto un accordo con l’Istituto di Istruzione Superiore Classica e Artistica di Terni, affinché siano gli studenti della scuola a svolgerle, confermando lo stretto legame con il territorio arronese sul quale la scuola ha svolto divere attività, partecipando al percorso di riqualificazione del stesso cinema-teatro, e alla valorizzazione della Bassa valnerina. Gli alunni dell’attuale classe VD indirizzo Architettura e Ambiente hanno lavorato al progetto di recupero dell’edificio nell’intero triennio, mentre quelli dell’indirizzo Design, solo nel corrente anno. Il progetto scolastico è stato svolto nell’ambito dell’Alternanza Scuola Lavoro nel biennio 2016-2018 e dal corrente anno scolastico nei “Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento”. Gli alunni, con le discipline di indirizzo, hanno effettuato i rilievi dell’edificio, e il progetto di sistemazione dell’interno e dell’esterno, con la docente di storia dell’arte, mentre dal quarto anno, hanno svolto lo studio storico sulla Chiesa Cattolica Italiana e sugli edifici fatti costruiti ad Arrone per capire la connessione tra l’attuale cinema-teatro, posto a ridosso dell’ospedale anglicano, e l’ospedale stesso. Lo studio, basato sulla ricerca bibliografica ed archivistica, è confluito nel presente e-book. In virtù della Convenzione stipulata dall’IIS Classico e Artistico di Terni con il Comune di Arrone, gli elaborati grafici e lo studio storico sono stati la base per il progetto definitivo realizzato dall’architetto Patrizia Braghiroli di Terni, alla quale, i primi di novembre 2018, la docente di storia dell’arte, ha fornito anche alcuni materiali bibliografici e le informazioni sulle novità emerse dalla ricerca archivistica, in particolare quella relativa al fatto che il corpo di fabbrica dell’attuale cinemateatro non era altro che la “Sala d’Aspetto” dell’ospedale anglicano, quindi una parte importante dell’originario complesso, che nel restauro dell’edificio sarebbe stato necessario far rileggere, perlomeno, attraverso la resa uniforme delle tinteggiature esterne dei due corpi di fabbrica, nonostante che dal 2016 le proprietà siano diverse.


Bibliografia – Sitografia – Fonti archivistiche

VIII


Bibliografia O. Panfili, L. Pirro, Storia di Arrone. Dalla modernizzazione del comune all’avvento del fascismo, volume IV, Quaderni di Studi e Ricerche Locali n. 19, Edizioni Thyrus, Arrone 1990. F. Della Rosa, Opere di restauro dell’Ospedale Anglicano di Arrone, dell’Ospedale degli Infermi di Narni e della “Croce Rossa” al vocabolo Trevi di Terni, Gruppo Ricerca Fotografica, 2001. C. Milaneschi, Il Vecchio Cattolicesimo in Italia, Luigi Pellegrini Editore, Cosenza 2014

Sitografia http://www.cflr.beniculturali.it/Gregoriano/mappe.php http://www.treccani.it/enciclopedia/enrico-campello_(Dizionario-Biografico)/ https://prabook.com/web/count_solone_di.campello/1071816 https://digitalcollections.nypl.org/items/53f6efc0-462c-0134-b81b00505686a51c/book#page/9/mode/2up http://www.metodistiterni.it/doc/chi-siamo/ http://www.chiesaveterocattolica.it/home.htm http://anglicanhistory.org/rc/conybeare_reform1884.html Fonti archivistiche ASCA, Amministrazione, cartella 34, 1897. ASCA, Amministrazione cartella 60, 1929. AST, Catasto Gregoriano, Mappa Rosciano, Comune di Arrone, 1819. AST, Cessato Catasto Urbano, Mappa Rosciano, Comune di Arrone, Rettangolo VII, 1895. AST, Cessato Catasto Urbano, Mappa Rosciano, Comune di Arrone Rettangolo VII, 1900. AST, Cessato Catasto Urbano, Mappa Rosciano, Comune di Arrone Rettangolo VII, 1910. AST, Cessato Catasto Urbano, Comune di Arrone, registro 126. ASTV, serie IX, cart. 1 - Chiesa cattolica riformata. Archivi contattati Archives Church of England, London Lambeth Palace Library, London Abbreviazioni ASCA – Archivio Storico del Comune di Arrone AST - Archivio di Stato di Terni ASTV - Archivio Storico della Tavola Valdese


Appendice

IX


ASCA, Lettera di Enrico di Campello al Comune di Arrone, 11.07.1896, cartella 34, 1897.






ASCA, Lettera di Enrico di Campello al Comune di Arrone, 29.04.1897, cartella 34, 1897.





ASTV, Relazione Ing. Alberto Ciatti, 05.08.1902, serie IX, cart. 1 - Chiesa cattolica riformata.









ASTV, lettera a Matteo Prochet, 03.02.1903, serie IX, cart. 1 - Chiesa cattolica riformata.


ASCA, Autorizzazione del Prefetto di Terni, 01.02.2019, cartella 60, 1929.



ASCA, Perizia descrittiva sullo stato dell’ex Ospedale anglicano, 01.03.1929, cartella 60, 1929.





ASCA, Delibera per l’acquisto dell’ex Ospedale anglicano, 14.06 1929, cartella 60, 1929.







Attività di ricerca presso l’Archivio Storico del Comune di Arrone, maggio 2018.



Lettera inviata agli Archivi della Chiesa di Inghilterra (Lambeth Palace Library) per la ricerca di documenti, 4 gennaio 2019. Lambeth Palace Library archives@churchofengland.org Dear Sirs, we are Italian students from class 5D at “Metelli” Art High Secondary School in Terni, Umbria, Italy. Led by our teachers, Ms Marinozzi and Mr Marchetti, we are writing to you in order to get some information about our research work. It deals with some buildings which Enrico from Campello made erect in Arrone at the end of the 19th century, located in the lower valley of the River Nera, in the province of Terni, Italy. These buildings were the Anglican hospital, theatre and church. They were supposed to be the headquarters of the Reformed Italian Catholic Church. During our research we have found out that most funds for the erection of such buildings were given by donors from the Anglican church in London. Among these there was Mrs Arden who liberally financed the construction of the Hospital, which, for this reason, was named after her. We have evidence that these buildings were owned by the English Committee “The Italian Church Reform Association.” On the web, at the link http://anglicanhistory.org/rc/conybeare_reform1884.html you can see a summary on the Reformation Movement by Enrico from Campello, which developped in Rome but then moved to Arrone. Such report is called “CHURCH REFORM MOVEMENT AT ROME. THE ITALIAN CATHOLIC CHURCH. CONTE ENRICO DI CAMPELLO AND MONSIGNORE GIAMBATTISTA SAVARESE”, in which we can read about their relationship with the Anglican Church and its exponents. Therefore we would like to know if the plans of the above mentioned buildings are preserved in Your file archive. We would also like to know if You have the correspondence between Enrico from Campello and the English backers of the Reformed Catholic Church in Italy, in the same file archive. If so, could you please send us, via email, the copy of the above mentioned documents (plans and correspondence)? If not, we would like you to help us find out which file archive of the English Anglican Church these documents could be kept in. Looking forward to Your reply, we remain Yours faithfully. The Students from 5D Maria Cristina Marinozzi (Art History Teacher) Massimiliano Marchetti (English Teacher)


Lettera di risposta dagli Archivi della Chiesa di Inghilterra (Lambeth Palace Library), 18 gennaio 2019. Dear Class 5D, Thank you for your email about the architecture of Enrico di Campello. I have looked in our catalogues no building plans or information about the construction of the hospital, theatre or church. Unfortunately I was not able to find anything about Mrs Arden either, but there is a volume of letters about his activities with the Italian Church Reform Association. This volume amounts to 357 pages and would cost a lot to reproduce. You can find out more about our reprographics service on our website here. Thinking about where else the plans could be held, it is possible that they have not survived, or that they were kept in a private collection. I am sorry not to be able to provide you with copies of the plans or very much information about the Church Reform Movement, but I wish you the best of luck with your research. Kind regards, Alison

Alison Day, Assistant Archivist, Lambeth Palace Library, London SE1 7JU


Coordinamento e responsabile del progetto Prof.ssa Maria Cristina Marinozzi Ricerche, lezioni, testi (III, IV, V, VI, VII, VIII): Gli edifici della Chiesa Cattolica Italiana costruiti ad Arrone, cura dell’e-book Prof.ssa Maria Cristina Marinozzi, docente di Storia dell’arte Lezioni, testo (II): Rapporto Stato-Chiesa Prof.ssa Eva Valeriani, docente di Storia Lezioni: Traduzione della lettere scambiate con gli Archivi della Chiesa di Inghilterra Prof. Massimiliano Marchetti, docente di Lingua e cultura straniera (Inglese) Lezione, testo (I): Biografia di Enrico di Campello Prof.ssa Emanuela Piccioni, docente di Lingua e letteratura italiana Lezione: Ecumenismo della Chiesa Cattolica Italiana Prof.ssa Simonetta Bolloni, docente di Religione Alunni Vittorio Aisa, Besald Ajdini, Alyssa Barcarini, Ilaria Battistoni, Matteo Bizzarri, Clelia Calcatelli, Matteo Conti, Kiara Elezi, Matteo Ferrarini, Alessandra Iengo, Caterina Kossivas, Francesco Massarelli, Michael Maurini, Chiara Pasqualini, Azzurra Pirrò, Riccardo Quintavalle, Alessia Regno, Matteo Rossi, Riccardo Sebastiani, Maria Stella Veschini

Fotografie Maria Cristina Marinozzi, Riccardo Quintavalle, Alessia Regno, Riccardo Sebastiani

Si ringraziano Filippa Trummino e Luigi di Sano dell’Archivio di Stato di Terni Gabriella Ballesio dell’Archivio Storico della Tavola Valdese di Torre Pellice, Torino Cressida Williams dell’Archivio e Biblioteca della Cattedrale di Canterbury Alison Day del Lambeth Palace Library di Londra Giampaolo Grechi, Vicesindaco ed assessore del Comune di Arrone


Istituto di Istruzione Superiore Classico e Artistico Terni

Giugno 2019

Progetto per l’Associazione alla Rete Nazionale delle Scuole Unesco


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