I fiamminghi a Terni Palazzo Giocosi e il mondo alla rovescia
CLASSE III B Architettura e Ambiente - Audiovisivo e Multimediale Referente
Prof.ssa Maria Cristina Marinozzi
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La presente pubblicazione rappresenta la sezione cartacea del DVD-Game che è in corso di produzione e verrà pubblicato nel prossimo anno scolastico 2015-16.
PALAZZO GIOCOSI
IL PALAZZO La costruzione e la decorazione del palazzo cinquecentesco, che ha inglobato preesistenti costruzioni medievali, è stata commissionata dai fratelli Cinzio e Drusiano Giocosi appartenenti ad una nobile famiglia ternana. Successivamente, a partire dal XVIII secolo l’edificio ha subito alcune ristrutturazioni che gli hanno fatto assumere l’aspetto attuale. Il prospetto principale, inquadrato dai bugnati d’angolo, è costituito da tre piani con finestre scorniciate. Al piano terra si aprono due portali e nel fregio di quello di destra è incisa l’iscrizione:
COSTANTINVS IOCOSAE DOMUS COLUMEN
A lato del cantonale di sinistra si conserva la parte trecentesca del palazzo, costituita da un grosso sottopasso a tutto sesto in pietra sponga, con in alto una finestra centinata. L’interno, che si articola intorno ad un piccolo cortile in origine aperto a loggiato, presenta un andamento irregolare degli ambienti e due corpi scala che testimoniano lo sviluppo per accorpamento di cellule medievali. L'iscrizione testimonia l'appartenenza dell'edificio alla famiglia Giocosi e fa presumibilmente riferimento a Costantino, nipote di Cinzio e Drusiano, colui che ha portato a termine la costruzione del palazzo nel Seicento, come farebbe ipotizzare la stessa iscrizione ( Costantino Giocosi la casa al colmo). Il fregio dell’altro portale presenta un’iscrizione con il motto MODERATA DURANT (Le cose moderate durano).
Nelle sale del piano nobile si conservano interessanti affreschi di due artisti fiamminghi, Marten Stella e Gillis Congnet della cui realizzazione parla Karel van Mander nello Schilder-boeck (1603-1604) e datati alla seconda metà del Cinquecento.
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Palazzo Giocosi
L'edificio, passa successivamente in proprietà ai Mariani, di cui porta ancora il nome, e nel XIX secolo diventa sede del Liceo Ginnasio e della Banda musicale, suddiviso poi in diverse proprietà, viene riunificato grazie all'acquisto da parte del Comune di Terni.
IL RESTAURO Dopo un lungo periodo di abbandono, agli inizi degli anni ottanta del Novecento l’Amministrazione comunale ha avviato i lavori di consolidamento e restauro architettonico, proseguiti per circa un decennio. Successivamente la Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni ha promosso una sistematica campagna di restauro degli affreschi della seconda metà del Cinquecento, che ha ridato loro una nuova leggibilità. Al compimento dei restauri, nel 1995 Palazzo Giocosi è stato assegnato all’Istituto musicale Giulio Briccialdi.
Pianta del piano nobile con il nuovo allestimento (da AA. VV. Palazzo Mariani, 1995)
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Palazzo Giocosi
Foto 1-2-3: Cortile interno
Foto 4-5: Cortile interno
Palazzo Giocosi e il mondo alla rovescia
Sala dell’Olimpo Sala di David Sala del Noli me tangere Sala di Mosè e Aronne Loggia voltata
SALA DELL’OLIMPO Nel quadro centrale e nelle vele sono descritti temi mitologici entro una ricca decorazione a finto stucco secondo il gusto del cuir decoupè proveniente da Fontainebleau e usato qui in un sistema così organico che, secondo la Sapori rappresenta un unicum in Italia. Nelle vele sono dipinte scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio e mostruosi personaggi ispirati alla fabula satyrica, allora particolarmente in voga, e al mondo alla rovescia. E’ la decorazione più aggiornata e ricca di invenzioni del palazzo, a cui hanno lavorato sicuramente i due artisti fiamminghi e datata, in un cartiglio, al 1567.
SALA DI DAVID Il quadro centrale è di soggetto biblico e rappresenta il tentativo di Re Saul di uccidere David per gelosia, mentre nelle vele si sviluppa il tema delle stagioni, con paesaggi di ambientazione fluviale. La decorazione della volta è più corsiva rispetto alla sala dell’Olimpo, particolare è invece il fregio con arabeschi e mascheroni.
SALA DEL NOLI ME TANGERE Si conserva soltanto il quadro centrale di soggetto biblico con l’apparizione di Cristo Risorto a Maria di Magdala.
SALA DI MOSÈ E ARONNE
Nella sala si conservano il quadro centrale di soggetto biblico, con Mosè e Aronne davanti al Faraone e un tratto del fregio che correva lungo le pareti, al di sotto dell’imposta della volta.
LOGGIA VOLTATA


Nelle tre volte a crociera che scandiscono il corridoio posto in cima allo scalone d’ingresso è rappresentata un fitta decorazione a grottesche, con lo stemma della famiglia. Sulle pareti dovevano essere dipinti paesaggi di cui si rimangono solo pochi frammenti.
Sala dell’Olimpo
Sala dell’Olimpo DATI IDENTIFICATIVI SOGGETTO
Struttura compositiva della volta dell'Olimpo
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Marten Stella ,Gillis Congnet
DATA
1567
La decorazione di soggetto mitologico della volta del salone dell’Olimpo si origina dal quadro centrale e si distribuisce entro gli spazi definiti dalla ricca incorniciatura di fasce a finto stucco che sembrano aggettare dal fondo giallo, creando un accentuato effetto illusorio grazie alle ombre portate. Le fasce sottolineano gli assi e il perimetro delle vele, definendo gli ovali di quelle maggiori e i tondi delle minori, dove sono rappresentati i paesaggi con scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio. Nelle vele minori l’effetto prospettico si arricchisce per la presenza di finti solidi geometrici, appesi alle “orecchie” laterali dei tondi, ispirati agli archipendoli e per i vasi fiammeggianti posti su basi in prospettiva, che sporgono dalla fascia inferiore. Alla sommità delle fasce diagonali pendono altri solidi geometrici che ricordano le sfere armillari, simboli di sapienza e saggezza. Subito sotto, si aprono dei piccoli ovali, come dei cammei in cui sono raffigurate quattro divinità femminili, Venere, Cerere, Minerva e Diana. In basso le fasce si concludono con un piccolo motivo a cuore riempito di azzurro. Una cornice a finto stucco, dipinta con un motivo a catena, conclude la decorazione della volta. E’ in questa cornice , sotto al paesaggio con Venere e Adone, che è inserito il cartiglio con la data 1567.
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Venere Dea dell'amore, della bellezza e della fecondità femminile, è abbigliata di verde con una collana di perle ed un importante gioiello sulla scollatura del vestito. La figura non presenta attributi evidenti, ma sulla spalla destra si intravede la traccia di una piccola figura, forse l’amorino che accompagnava la dea.
Cerere Dea della fertilità, dei raccolti e anche delle nascite ha la corona di spighe sul capo ed è abbigliata con una finissima tunica bianca che si intravede dal mantello di colore giallo, trattenuto sulla spalla da una spilla-gioiello.
Minerva Dea della saggezza, delle arti utili, dei mestieri e dell’ingegno, presenta un viso giovane, ha l’elmo piumato sul capo e la lancia, è vestita con un abito rosato dai risvolti verdi sulla scollatura.
Diana Dea della caccia, della natura selvaggia e della luna è raffigurata con il diadema a semiluna tra i capelli, adorna di gioielli, con alle spalle la faretra e le frecce, indossa una leggerissima veste bianca da cui traspare il seno. Le fasce a finto stucco, come ha evidenziato Giovanna Sapori (2007) sono ispirate al motivo ornamentale del cuir decoupé, una sorta di striscia di cuoio talvolta piatta e talvolta attorcigliata che deriva dalla decorazione elaborata da Rosso Fiorentino e poi da Primaticcio per la Galleria di Francesco I e per la sala di Madame d’Etampes nel castello di Fontainbleau.
II. Sala dell’Olimpo SOGGETTO
Divinità olimpiche
TITOLO
Olimpo
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Marten Stella ,Gillis Congnet
DATA
1567
L’Olimpo è inserito in una cornice a cartocci secondo il motivo ornamentale del cuir decoupé a sua volta riquadrata da una cornice larga e piatta che raccorda tutte le altre decorazioni. Nel fondo verde tra le due cornici sono dipinte farfalle e libellule. La scena è rappresentata in un vertiginoso scorcio dal basso. Al centro, immerso in una luce intensa, è rappresentato Giove, re degli dei, trasportato dall’aquila, mentre stringe nella mano destra un fascio di fulmini, uno dei sui attributi. Intorno a lui le altre divinità, sedute o distese su gonfie nubi. Apollo suona la cetra e come dio del Sole è rappresentato con i raggi intorno alla testa. Al suo fianco c’è Diana, sua gemella, dea della Luna e della caccia, porta la corona lunata, alza l’arco con la mano sinistra e tiene una freccia con la destra. Segue Marte, dio della guerra, con l’elmo piumato, lo scudo nella mano sinistra e la spada nella destra. Nell’angolo opposto, Mercurio, messaggero degli dei, indossa il cappello alato e alza con il braccio destro il caduceo con i due serpenti attorcigliati, la verga magica regalatagli da Apollo. Vicino a lui c’è Venere, dea della bellezza e dell’amore, indica con il braccio sinistro Saturno, barbuto dio dell’agricoltura, con la falce. La dea è accompagnata da suo figlio Cupido che è raffigurato come un bambino alato, con la faretra, intento a scoccare la freccia dell’amore. Ciascuna divinità è avvolta in un drappeggio di stoffe colorate e volge lo sguardo verso l’alto, tranne Venere e Cupido che guardano verso il basso. Venere con il suo gesto sembra invitare Saturno, divinità talvolta negativa e funesta a guardare altrove, infatti il dio si gira dalla parte opposta. L’azione di Venere dà il via alla favola satiresca tra il comico e il tragico che si svolge nella volta, espressione dell’amore, dei ritmi della natura e dello scorrere della vita, simboleggiato in basso dagli amorini delle quattro stagioni: nascita (primavera), maturità (estate), decadimento (autunno) e morte (inverno). RIFERIMENTI STORICI
Posta al centro del soffitto della sala grande del palazzo, l’opera ricorda le invenzioni e le inquadrature vertiginose di Giulio Romano in Palazzo Te a Mantova e del successivo Prospero Fontana in palazzo Bocchi a Bologna.
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III. Sala dell’Olimpo SOGGETTO
Mercurio, Argo, Io tramutata in giovenca, paesaggio fluviale
TITOLO
OVID LIB 1.
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Marten Stella
DATA
1567
Il paesaggio con Mercurio e Argo è ispirato all’episodio narrato nel Libro I delle Metamorfosi di Ovidio, così come viene indicato nella cornice del tondo “OVID LIB 1.” La scena si svolge sulle rive di un fiume, tra ruderi di edifici antichi, a sinistra un ponte a schiena d’asino a tre arcate con una grande porta, a destra una sorta di arco di trionfo, una colonna onoraria con il basamento di marmo e una grande vasca con rilievi. In lontananza, una città e un imponente arco naturale aperto nel pendio roccioso. Sull’altura a sinistra un piccolo borgo con una torre merlata. In primo piano Argo è disteso e si sta addormentando al suono della siringa di Mercurio, il dio, vestito da pastore, è seduto al suo fianco e continua a suonare lo strumento, mentre Io, tramutata in giovenca da Giove, pascola ignara vicino a loro, ma sarà presto liberata. I colori sono intensi e contrastati; i verdi, gli azzurri e i giallo-rosati si accostano creando un’immagine di forte impatto cromatico e prospettico. RIFERIMENTI STORICI
Giovanna Sapori (2007) nell’analizzare il dipinto sottolinea che “il disegno è inciso, il colorito contrastato, la composizione serrata, i nudi statuini”, caratteri stilistici che sembrano più vicini alle opere di Marten Stella. Metamorfosi di Ovidio LIBRO I Titolo dell’episodio: Mercurio e Argo Per nascondere a Giunone la vera identità di Io, Giove tramutò la fanciulla in giovenca, ma la dea, gelosa della rivale, volle comunque ottenere l'animale in dono. Giove, per fugare ogni sospetto di tradimento, acconsentì alla richiesta, e Giunone pose la fanciulla sotto la sorveglianza di Argo. Il pastore aveva cento occhi, sparsi per tutta la testa, e grazie a questi riusciva a non dormire mai, poiché per riposare ne chiudeva solo due per volta, mentre gli altri rimanevano aperti. Dispiaciuto per la triste sorte che aveva causato alla fanciulla, Giove incaricò suo figlio Mercurio di liberarla.
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Per riuscire ad avvicinarsi ad Argo, il dio si camuffò da pastore: dopo essersi tolto l'elmo e le ali, e aver tenuto con sé solo la verga e la siringa, s'incamminò verso il custode suonando una melodia. Argo, affascinato dal suono, invitò il dio a sedersi con sé e Mercurio prese a suonare a lungo, raccontando al pastore la storia di Pan e Siringa, fino a che non riuscì a far chiudere per il sonno tutti i cento occhi. Allora il dio prese la spada e gli tagliò la testa, riuscendo così a liberare Io. Giunone, dispiaciuta per la triste sorte capitata al pastore, prese gli occhi dalla testa e li pose sulle piume del pavone, suo animale sacro.
Fonte: www.iconos.it/le-‐metamorfosi-‐di-‐ovidio/libro-‐x/mercurio-‐e-‐argo
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IV. Sala dell’Olimpo SOGGETTO
Satiri e satiresse che suonano strumenti musicali, uccelli, animali, grottesche, amorino /primavera
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Marten Stella
DATA
1567
La decorazione che si articola sul fondo giallo della vela è in relazione con l’episodio di Mercurio e Argo e in particolare con il tema della musica. In basso dietro ai vasi fiammeggianti e agli archipendoli, tra motivi a grottesche ed animali, satiri, satiresse e figure mostruose suonano in un concerto grottesco con un interessante repertorio di strumenti, alcuni dei quali si andavano affermando proprio nel Cinquecento; infatti a destra una satiressa con grandi orecchini e un sorriso ammiccante suona il liuto, un piccolo satiro alato suona la siringa o flauto di Pan come Mercurio, e a seguire un altro fauno con una ghirlanda in testa suona la cornamusa. A sinistra un satiro con baffi da gatto, suona la viola da gamba, mentre un satiretto alato suona con il naso a forma di tromba, nell’angolo un altro satiro suona il tamburo. Nella parte superiore della vela due amorini, che escono dalla corolla di un fiore, portano delle fiaccole, simbolo di luce e di rinascita, come avviene nella stagione primaverile, che è simboleggiata dall’amorino alato con mazzi di fiori, dipinto nel motivo a cuore rovesciato posto al di sotto del tondo. Il cartiglio inserito nella cornice sottostante, in questo caso risulta vuoto, al contrario di quello con la data della vela opposta.
RIFERIMENTI STORICI
Le figure mostruose che accompagnano l’episodio ovidiano, in particolare il satiro con il naso a forma di tromba, sono espressione di una tradizione antica, ma ancora viva nell’Europa del Nord dove nel Cinquecento ebbe importanti interpreti come Bosch e Bruegel, oltre che Peter Huys, Jan Mandyn e Jan Coeck van Aelst. Sapori (2007) Il mostriciattolo ricorda quello dipinto nel 1516 da Bosch nel pannello centrale del Carro di fieno che accompagna un suonatore di liuto e simboleggia l’adescamento e l’inganno, così come gli stessi musicanti. I repertori di stampe di queste dròleries sono piuttosto diffusi nel Cinquecento e nel 1565 viene pubblicato Les songes drolatiquede Pantagruel, un testo fondamentale per l’uso di questo tipo di figurazione. (Sapori, 2007). La presenza dei satiri e delle satiresse in tutte le vele della volta dell’Olimpo si può spiegare con spiegare
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l’affermazione, nel corso del Cinquecento, di un nuovo gusto cortigiano per un classicismo dionisiaco, sia in letteratura che nelle arti. Finotti (2004) spiega in modo chiaro questa trasformazione: “L’universo rustico di Priapo, di Pan, dei satiri, dei fauni, di Dioniso e delle baccanti, tornava così ad essere canto di una ”età dell’oro” riconquistata in cui trionfavano la pace, la fertilità infinita della natura e risuonava l’eco di un’armonia bucolica che aveva il proprio emblema nel flauto di Pan … Il Principe fa dipingere l’età dell’oro nelle sue stanze private perché è egli stesso protagonista e fautore della nuova età dell’oro … Si stabilisce perciò una vera contaminazione tra la sala del Principe e la grotta del satiro che si realizza con particolare forza icastica negli ambienti di Palazzo Te”. Stella e Congnet conoscevano bene questa evoluzione del gusto e le realizzazioni di Giulio Romano in Palazzo Te a Mantova, a cui fanno riferimento anche nell’Olimpo.
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V. Sala dell’Olimpo SOGGETTO
Giove Semele e la nascita di Bacco, paesaggio fluviale
TITOLO
OVID LIB 3.
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Gillis Cognet
DATA
1567
Il paesaggio è ispirato all’episodio narrato nel libro III delle Metamorfosi di Ovidio, così come viene indicato nella cornice dell’ovale OVID LIB 3. , è stato identificato dalla Sapori come Giunone e altri personaggi, ma seguendo la narrazione ovidiana dovrebbe trattarsi di Giove Semele e la nascita di Bacco anche se rappresentato in modo non canonico, in quanto tratta probabilmente della cura di Bacco da parte di Ino, sorella di Semele dopo la morte di questa. La scena si svolge in una valle attraversata da un fiume e da torrenti, a sinistra le sponde erbose e gli alberi, sul fondo una città, al centro ruderi romani con un obelisco, a destra speroni rocciosi con un borgo arroccato e una caverna, in primo piano, da cui escono alcune donne con un bambino, il piccolo Bacco, che alza la mano verso Giunone che incede vigorosamente verso di lui accompagnata dal pavone che è il suo attributo. La donna che tiene stretto Bacco, forse Ino, sorella di Semele, guarda in alto verso le nubi squarciate da una luce fiammeggiante che allude alla presenza e al volere di Zeus. RIFERIMENTI STORICI
Giovanna Sapori nell’analizzare il dipinto sottolinea che “la stesura è liquida e luminosa, i nudi teneri e aggraziati il comporre fluido e largo” e attribuisce questi tratti stilistici, che si trovano anche nell’ovale con Perseo e Andromeda, a Gillis Congnet, istituendo un confronto con il San Giorgio e il drago di Anversa (1581) e alcune opere successive, Vanità (1595, Bayeux, Museo) e Il Tempo e la Verità (1599, collezione privata). Metamorfosi di Ovidio LIBRO I Titolo dell’episodio: Giove, Semele e la nascita di Bacco Zeus innamoratosi di Semele, figlia di Cadmo e Armonia, scatena per questo l’ira di Giunone. Egli, infatti, unendosi segretamente con la fanciulla, principessa di Tebe, concepisce con lei Bacco. Giunone venuta a sapere che Semele è incinta, diviene furiosa e decide di vendicarsi. Così, scesa dall’Olimpo nella reggia di Cadmo, assume le sembianze di Beroe, nutrice della fanciulla, e riesce ad introdursi nella sua stanza.
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Decisa a vendicarsi, fingendo di metterla in guardia, insinua in Semele il dubbio che il suo amante non sia realmente il sovrano degli dei e che per esserne certa avrebbe dovuto chiedergliene una dimostrazione. La fanciulla, persuasa dalla finta nutrice, si convince a chiedere al suo amante, come prova della sua identità, di mostrarsi a lei nello stesso aspetto in cui si mostra alla sua consorte divina. Tale visione non le avrebbe lasciato scampo poiché un mortale non può sopportare la visione divina senza rimanerne ucciso. Certa di essere prossima alla vittoria, Giunone, torna all’Olimpo mentre Giove, ignaro, raggiunge Semele. La finta nutrice si era raccomandata di far prima promettere il dio e di sottoporgli solo in seguito la richiesta che la giovane ignora essere una richiesta di morte. Non appena il suo amante le è di fronte, Semele fa in modo che egli giuri di accontentare qualsiasi sua richiesta e così il sovrano degli dei, annebbiato dall’amore, le concede il giuramento sacro sullo Stige, giuramento che per una divinità è irreversibile. Non appena la giovane comincia a formulare la sua richiesta, Giove cerca di fermarla, di chiuderle la bocca, ma senza riuscirci. Così, vincolato dal giuramento, sale all’Olimpo per prendere i lampi, le nubi e i tuoni che gli serviranno per mostrarsi a Semele nello stesso aspetto in cui si mostra ad Era. Commosso, sceglie un fulmine più piccolo per provocarle meno dolore e tornato nella stanza la conflagrazione è tale che Semele resta immediatamente incenerita. Un attimo prima della morte però, Giove estrae Bacco dal ventre di Semele e se lo cuce nella coscia per finirne la gestazione. Un volta nato, Giove affiderà il piccolo Bacco alla sorella di Semele, Ino, che per questo sarà anch’essa vittima.dell’ira di Giunone. Tra le altre tradizioni della vicenda, tra cui quella orfica, Semele sarebbe stata tirata fuori dall’Ade dal figlio e dunque resa immortale. A seguito di questo passaggio da mortale a immortale, la principessa tebana avrebbe preso il nome di Thyone. Fonte: www.iconos.it/le-metamorfosi-di-ovidio/libro-x/mercurio-e-argo
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VI. Sala dell’Olimpo SOGGETTO
Satiresse che allattano e che fanno festa, uccelli, incensieri, grottesche, amorino/inverno
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Gillis Cognet
DATA
1567
La decorazione della vela su fondo giallo è in relazione con l’episodio di Giove Semele e la nascita di Bacco e in particolare con il tema della nascita e la cura dei figli. Infatti a destra dell’ovale una satiressa allatta teneramente un pargolo, a sinistra, un’altra satiressa imbocca amorevolmente il proprio figlioletto. Le due figure sono affiancate da piccole satiresse che portano delle girandole, una libellula e un sonaglio e sembrano partecipare festosamente all’allattamento. Ai due estremi alcuni putti giocano, cavalcando una capra e un grifone. Nella parte centrale e superiore della vela, tra delicati motivi a grottesche, ci sono due pavoni che troneggiano ai lati dell’ovale, una civetta, vari tipi di uccelli, un granchio, uno scorpione e due incensieri. Sotto all’ovale, nello spazio a cuore rovesciato formato dalla cornice è rappresentato un amorino alato che tiene nelle mani dei bracieri che simboleggiano l’inverno.
RIFERIMENTI STORICI
La presenza dei satiri e delle satiresse in tutte le vele della volta dell’Olimpo si può spiegare con l’affermazione, nel corso del Cinquecento, di nuovo gusto cortigiano per un classicismo dionisiaco, sia in letteratura che nelle arti. Finotti (2004) spiega in modo chiaro questa trasformazione: “L’universo rustico di Priapo, di Pan, dei satiri, dei fauni, di Dioniso e delle baccanti, tornava così ad essere canto di una ”età dell’oro” riconquistata in cui trionfavano la pace, la fertilità infinita della natura e risuonava l’eco di un’armonia bucolica che aveva il proprio emblema nel flauto di Pan … Il Principe fa dipingere l’età dell’oro nelle sue stanze private perché è egli stesso protagonista e fautore della nuova età dell’oro … Si stabilisce perciò una vera contaminazione tra la sala del Principe e la grotta del satiro che si realizza con particolare forza icastica negli ambienti di Palazzo Te”. Stella e Congnet conoscevano bene questa evoluzione del gusto e le realizzazioni di Giulio Romano in Palazzo Te a Mantova, a cui fanno riferimento anche nell’Olimpo.
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VII. Sala dell’Olimpo SOGGETTO
Perseo, Andromeda e il drago, paesaggio marino
TITOLO
OVID LIB 4.
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Gillis Cognet
DATA
1567
Il paesaggio con Perseo che libera Andromeda è ispirato all’episodio narrato nel libro IV delle Metamorfosi di Ovidio, così come viene indicato nella cornice dell’ovale “OVID LIB 4 “. La scena si svolge sul mare, a sinistra è rappresentata Andromeda incatenata ad uno scoglio, sulla destra si vede la costa con in lontananza una città. Più avanti, su un lembo di terra un gruppo di persone assistono all’azione che si sta svolgendo al centro, dove Perseo in volo scende brandendo la spada verso il drago che emerge dalle acque e inizia a sputare fuoco. Il colore prevalente del paesaggio è un tenue grigio cenere che vira nel giallo rosato del cielo, con un effetto di luce che accompagna l’azione di Perseo reso ancor più evidente dal mantello rosso vivo. RIFERIMENTI STORICI Giovanna Sapori nell’analizzare il dipinto sottolinea che “la stesura è liquida e luminosa, i nudi teneri e aggraziati il comporre fluido e largo” e attribuisce questi tratti stilistici, che si trovano anche nell’ovale con Giunone, a Gillis Congnet, istituendo un confronto con il San Giorgio e il drago di Anversa (1581) e alcune opere successive, Vanità (1595, Bayeux, Museo) e Il Tempo e la Verità (1599, collezione privata). Metamorfosi di Ovidio LIBRO IV Titolo dell’episodio: Perseo e Andromeda “Sorvolando le coste etiopi, Perseo, di ritorno dall’impresa contro Medusa, vide Andromeda incatenata ad uno scoglio; colpito dalla sua bellezza si fermò per aiutarla. La giovane era figlia dei re d’Etiopia, Cefeo e Cassiopea; responsabile della sorte della figlia la madre, rea di essersi detta più bella delle Nereidi. Poseidone, per vendicarsi, inviò in quelle terre un terribile mostro che devastava ogni cosa. Consultato un oracolo, il responso fu che per placare l’ira divina Cassiopea offrisse sua figlia Andromeda all’orribile creatura marina, Cetus. Perseo si offrì volontario per liberare la giovane da questa terribile sorte, e promise di uccidere il mostro in cambio della mano di Andromeda. Sconfitto il mostro marino, Perseo poggiò la testa di Medusa in terra per sciacquarsi le mani; al contatto con il sangue della Gorgone, alcune alghe si pietrificarono trasformandosi in corallo.” Fonte: www.iconos.it/le-metamorfosi-di-ovidio/libro-x/venere-e-adone 57
VIII. Sala dell’Olimpo SOGGETTO
Uccisione di animali mostruosi, animali reali e fantastici, amorino/estate
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Marten Stella
DATA
1567
La decorazione della vela su fondo giallo è in relazione con l’episodio di Perseo che libera Andromeda uccidendo il drago. Infatti a destra e a sinistra dell’ovale un satiro e una satiressa uccidono animali mostruosi dal corpo leonino e teste serpentiformi. Nella parte centrale e superiore della vela compaiono, tra delicati motivi a grottesche, moltissimi animali, reali e fantastici, due cani, un gufo, un pavone, uccelli di ogni tipo, pesci, un granchio,uno scorpione, grifoni alati e perfino un tacchino. Sotto all’ovale nello spazio a cuore formato dalla cornice è rappresentato un amorino che tiene nelle mani fasci di spighe e la falce, simboli dell’estate.
RIFERIMENTI STORICI
La presenza dei satiri e delle satiresse in tutte le vele della volta dell’Olimpo si può spiegare con l’affermazione, nel corso del Cinquecento, di nuovo gusto cortigiano per un classicismo dionisiaco, sia in letteratura che nelle arti. Finotti (2004) spiega in modo chiaro questa trasformazione: “L’universo rustico di Priapo, di Pan, dei satiri, dei fauni, di Dioniso e delle baccanti, tornava così ad essere canto di una ”età dell’oro” riconquistata in cui trionfavano la pace, la fertilità infinita della natura e risuonava l’eco di un’armonia bucolica che aveva il proprio emblema nel flauto di Pan … Il Principe fa dipingere l’età dell’oro nelle sue stanze private perché è egli stesso protagonista e fautore della nuova età dell’oro … Si stabilisce perciò una vera contaminazione tra la sala del Principe e la grotta del satiro che si realizza con particolare forza icastica negli ambienti di Palazzo Te”. Stella e Congnet conoscevano bene questa evoluzione del gusto e le realizzazioni di Giulio Romano in Palazzo Te a Mantova, a cui fanno riferimento anche nell’Olimpo.
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IX. Sala dell’Olimpo SOGGETTO
Venere e Adone
TITOLO
OVID LIB 10.
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Marten Stella
DATA
1567
Il paesaggio con Venere e Adone è ispirato all’episodio narrato nel Libro X delle Metamorfosi di Ovidio, così come viene indicato nella cornice del tondo “OVID LIB 10.” La scena è ambientata su un’altura con un grande albero, Venere non potendo più far nulla per Adone, disteso a terra ferito a morte dal cinghiale, incita, con un gesto imperioso, i cani contro l’animale, che è rappresentato in un boschetto sulla sinistra, braccato da due amorini alati. Cupido che accompagna la dea congiunge le mani e guarda verso l’alto in segno di disperazione. Sullo sfondo, una città e una serie di borghi si affacciano sulla valle di un fiume, mentre il cielo è infiammato dai bagliori del crepuscolo. In primo piano un tronco tagliato sembra alludere alla vita spezzata di Adone. I colori sono intensi e contrastati; verdi, azzurri e giallo-rosati si giustappongono dando forza all’immagine.
RIFERIMENTI STORICI
Giovanna Sapori nell’analizzare il dipinto sottolinea che “il disegno è inciso, il colorito contrastato, i nudi statuini”, uno stile più vicino a quello di Marten Stella. Metamorfosi di Ovidio LIBRO X Titolo dell’episodio: Venere e Adone Adone, nato dall'unione incestuosa tra Cinira, re di Cipro, e sua figlia Mirra, era un giovane bellissimo. Venere, graffiata involontariamente da una delle frecce di Cupido, se ne innamorò perdutamente. Venere tentò invano di trattenerlo dal cacciare (e in particolare, lo mise in guardia rispetto alle bestie feroci, come cinghiali e leoni, facendo riferimento al suo coinvolgimento nella storia di Atalanta e Ippomene), ma non poté nulla. Un giorno, infatti, cacciando, Adone fu ferito mortalmente da un cinghiale. Udendo i lamenti del moribondo, la dea accorse in suo aiuto quando però era ormai troppo tardi. Nel punto in cui cadde il sangue di Adone spuntarono degli anemoni. Fonte: www.iconos.it/le-metamorfosi-di-ovidio/libro-x/venere-e-adone
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X. Sala dell’Olimpo SOGGETTO
Caccia in un “mondo alla riversa”, animali, amorino/autunno
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Marten Stella, Gillis Cognet
DATA
1567
La decorazione che si snoda sul fondo giallo della vela è in relazione con l’episodio di Venere e Adone e in particolare con il tema della caccia. In basso dietro ai vasi fiammeggianti e agli archipendoli, tra i motivi a grottesche, diversi uccelli si muovono impugnando con le zampe armi da caccia, spade e archi, come se fossero gli stessi cacciatori, rappresentando una caccia in un “mondo alla riversa”. In basso a sinistra un gallo in groppa ad una volpe, cerca di colpire con la lancia un satiro che sta mangiando la sua preda, mentre il cane che gli è accanto si volge indifferente dalla parte opposta. In basso a destra un altro satiro tiene con la mano guantata un falco da caccia e con l’altra un cane al guinzaglio. Mentre i due animali sembrano guardarsi in cagnesco, una lepre con molta tranquillità si allontana portando con se, appeso ad una lancia, un cane appena cacciato e una tromba. Sulla cornice di questo lato, con un bellissimo scorcio prospettico, è rappresentato un piccione che sembra osservare la scena dall’esterno. Nella parte superiore della vela due amorini, che escono dalla corolla di un fiore, sembrano accompagnare la narrazione, l’uno suonando un corno allude alla caccia che si svolge sotto e l’altro bevendo vino da un calice, alla raccolta dell’uva, attività tipiche dell’autunno che è simboleggiato dall’amorino con i grappoli d’uva, dipinto nel motivo a cuore rovesciato posto sotto al tondo. Nel cartiglio inserito nella cornice sottostante è riportata la data d’esecuzione, 1567.
RIFERIMENTI STORICI
La rappresentazione del “mondo alla riversa” è una satira moraleggiante di un mondo che vede lo scambio dei ruoli e delle funzioni sociali fra uomini e animali e fra gli animali stessi, come nella vela di Venere e Adone. E’ un tema antico che si sviluppò particolarmente nel Nord Europa e frequentemente rappresentato nelle incisioni dal Cinquecento all’Ottocento, mentre è più raro in Italia nella decorazione ad affresco. Un altro esempio in Umbria si trova in Palazzo della Corgna a Castiglion del Lago.
71
Il mondo alla rovescia della vela di Palazzo Giocosi sembra alludere più al nome dei proprietari che alla satira politica o sociale. (Sapori, 2007) La presenza dei satiri e delle satiresse in tutte le vele della volta dell’Olimpo si può spiegare con l’affermazione, nel corso del Cinquecento, di nuovo gusto cortigiano per un classicismo dionisiaco, sia in letteratura che nelle arti. Finotti (2004) spiega in modo chiaro questa trasformazione: “L’universo rustico di Priapo, di Pan, dei satiri, dei fauni, di Dioniso e delle baccanti, tornava così ad essere canto di una ”età dell’oro” riconquistata in cui trionfavano la pace, la fertilità infinita della natura e risuonava l’eco di un’armonia bucolica che aveva il proprio emblema nel flauto di Pan … Il Principe fa dipingere l’età dell’oro nelle sue stanze private perché è egli stesso protagonista e fautore della nuova età dell’oro … Si stabilisce perciò una vera contaminazione tra la sala del Principe e la grotta del satiro che si realizza con particolare forza icastica negli ambienti di Palazzo Te”. Stella e Congnet conoscevano bene questa evoluzione del gusto e le realizzazioni di Giulio Romano in Palazzo Te a Mantova, a cui fanno riferimento anche nell’Olimpo. Metamorfosi di Ovidio Venere e Adone Titolo dell'episodio: Venere e Adone Adone, nato dall'unione incestuosa tra Cinira, re di Cipro, e sua figlia Mirra, era un giovane bellissimo. Venere, graffiata involontariamente da una delle frecce di Cupido, se ne innamorò perdutamente. Venere tentò invano di trattenerlo dal cacciare (e in particolare, lo mise in guardia rispetto alle bestie feroci, come cinghiali e leoni, facendo riferimento al suo coinvolgimento nella storia di Atalanta e Ippomene), ma non potè nulla. Un giorno, infatti, cacciando, Adone fu ferito mortalmente da un cinghiale. Udendo i lamenti del moribondo, la dea accorse in suo aiuto quando però era ormai troppo tardi. Nel punto in cui cadde il sangue di Adone spuntarono degli anemoni. Fonte: www.iconos.it/le-metamorfosi-di-ovidio/libro-x/venere-e-adone
74
Sala di David
Sala di David DATI IDENTIFICATIVI SOGGETTO
Struttura compositiva della volta di David
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Marten Stella ,Gillis Congnet
DATA
1567
La decorazione della volta della sala di David ripete la struttura della sala dell’Olimpo, ma in forme molto semplificate, infatti il finto stucco a cuir decoupè è limitato soltanto alla cornice del quadro centrale, caratterizzata da nastri e volti grotteschi, mentre la decorazione delle vele è inserita in semplici fasce che ne contornano gli spazi. Tre vele presentano fasce di colore verde salvia, mentre una delle più piccole, di colore azzurro. Dalla cornice del quadro centrale con Re Saul che tenta di uccidere David, partono quattro larghe fasce di colore giallo, bordate di verde o di azzurro, a seconda del tono cromatico delle vele. Nelle larghe fasce gialle sono raffigurate grandi erme femminili alate, molto reintegrate, che tengono gli ovali in cui sono dipinti, con una tecnica approssimativa, i simboli delle stagioni. In ogni vela è dipinto un paesaggio, in quelle minori entro riquadri delimitati da sottili fasce azzurre o verdi, in quelle maggiori entro spazi centinati, delimitati da una fascia più ampia contornata da sottili fasce verdi. Intorno ai paesaggi si sviluppa una fresca decorazione con festoni e grottesche, mentre nei piccoli riquadri sottostanti sono rappresentati animali reali e fantastici del mondo acquatico. Su due pareti è conservato una sorta di cornicione a finto stucco con un interessante fregio ad arabeschi e mascheroni.
RIFERIMENTI STORICI
La decorazione della volta è dedicata alle stagioni e al modo delle acque. La tecnica pittorica è corsiva rispetto a quella della Sala dell’Olimpo.
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Primavera
Estate
Autunno
Inverno
II. Sala di David SOGGETTO
Saul scaglia la lancia contro David
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Marten Stella
DATA
1567
Il dipinto è posto nel quadro centrale della volta della sala di David, che prende il nome dal protagonista stesso. E’ inserito in una cornice modanata a finto stucco circondata da elementi a cartoccio, secondo il motivo a cuir decoupè, attraversati da un morbido nastro rosso. Su ogni lato della cornice, in posizione centrale, sono raffigurati dei volti, i due femminili si rivolgono verso il dipinto e i due maschili verso la volta. Il soggetto è tratto dal primo libro di Samuele dove si narra che David, divenuto generale di Saul, ebbe una grande fama e finì per suscitare la gelosia del re che tentò di ucciderlo. Un giorno mentre David suonava la cetra, Saul impugnò la lancia scagliandola verso David che riuscì a schivarla di un soffio. L’autore ha seguito fedelmente la narrazione biblica, infatti re Saul tiene con la mano destra l’arma, pronto a lanciarla contro il giovane che si volta rapidamente, ruotando su se stesso, nel tentativo di schivarla. La scena si svolge all’inizio di una strada cittadina con palazzi moderni, botteghe, portici e marciapiedi, rappresentati con un profondo scorcio prospettico che si conclude, sullo sfondo, in un edificio a pianta centrale sormontato da una croce. Saul è seduto su un trono con baldacchino, posto a sinistra e sopraelevato dal piano della strada. Al suo fianco tre soldati cercano di fermare l’azione delittuosa. David è di fronte al re in mezzo alla strada con la cetra in mano, vicino a un portico sotto le cui arcate sembra volersi proteggere, mentre si volge verso Saul per seguire la sua azione. I personaggi sono rappresentati in pose dinamiche e ed espressioni intense, soprattutto David, con lo sguardo spaventato, la bocca spalancata e i capelli al vento. I colori sono vivaci e luminosi e prevalgono i rossi e i gialli. RIFERIMENTI STORICI
Il volto e i capelli di David rimandano ai tratti degli angeli dipinti nella pala con Sant’Alò conservata al Museo Diocesano di Terni e realizzata nel 1568 da Marten Stella, al quale va probabilmente attribuito questo dipinto.
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III. Sala di David SOGGETTO
Fregio con arabeschi e mascheroni
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Marten Stella, Gillis Congnet
DATA
1567
La sala di David, tra la volta e le pareti laterali, presentava un’alta cornice a finto stucco che si è conservata in modo frammentario solo su due pareti, ma è particolarmente importante, sia per l’effetto illusorio che per gli elementi decorativi che caratterizzano il fregio con arabeschi e mascheroni della fascia centrale. La cornice è delimitata in alto da una fascia dipinta con una greca di colore rosso e in basso da una finta cornice modanata, sotto cui corre una fascia rossa con motivi a fogliami. I mascheroni a finto stucco, di particolare realismo, sono posti al centro delle pareti, allineati con i paesaggi e inseriti in un fondo violaceo, tra arabeschi di forma geometrica su cui si intreccia un sottile e raffinato motivo floreale. Il mascherone meglio conservato è quello corrispondente al Paesaggio fluviale con edifici classici. Si tratta di un volto maschile maturo molto realistico, con gli occhi chiusi, la bocca serrata e lunghe orecchie ornate da pesanti pendenti a goccia. Sopra la testa, a mò di corona, elementi floreali e solidi riccioli a cuir decoupè, come nei risvolti del colletto. L’altro mascherone si trova sotto la vela con il Paesaggio lacustre, e nonostante sia attraversato orizzontalmente da una lacuna, è perfettamente leggibile. Rappresenta un volto dai tratti caprini con la bocca aperta, il naso adunco, lo sguardo arcigno, le corna attorcigliate e piccole ali al posto delle orecchie da cui scendono dei pendenti. Il volto è incorniciato, sia sotto il mento che sopra la testa, da riccioli a cuir decoupè. Nonostante sia in parte danneggiata, la figura mostra un’ espressività molto forte, evidenziata dalla fronte aggrottata e dallo sguardo penetrante.
RIFERIMENTI STORICI
La Sapori (2007) spiega che “Il motivo ad arabesco nel fregio della stanza di David è fedele a modelli diffusi dalle stampe come quelle di Balthasar Bos (1554), mentre per i grandi mascheroni possono richiamarsi le incisioni di Giorgio Ghisi e di Adamo Scultori tratte probabilmente da invenzioni di Giulio Romano.” I mascheroni sono un motivo ricorrente nelle decorazione alla francese il cui esempio più importante è nelle cornici della Sala della Gloria a Villa d’Este a Tivoli di Federico Zuccari.
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Sala David: mascherone 1
Sala David: mascherone 2
IV. Sala di David SOGGETTO
Paesaggio lacustre, decorazioni a grottesche
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Marten Stella, Gillis Congnet e aiuti
DATA
1567
Il paesaggio Al centro della vela si apre un paesaggio lacustre entro un riquadro rettangolare delimitato da sottili fasce bianche e verde salvia che proseguono verso l’alto e verso il basso, dividendo in due parti la vela. Il paesaggio è inquadrato a destra da una serie di alture e da uno sperone roccioso in primo piano, sotto al quale, sulle rive del lago è raffigurata una città con alte torri e dei lunghi e imponenti pontili. Sullo sfondo due borghi su sponde opposte collegati da un ponte, che è curiosamente interrotto, mentre a sinistra sporgono piccoli lembi di terra della costa frastagliata, con altri borghi. I colori, che sono stesi con pennellate ampie e veloci, tendono prevalentemente ai toni di un grigio azzurrognolo, con tocchi verdi, gialli, rosati e terra di Siena.
La vela La composizione decorativa della vela ripete quella del lato opposto, con l’unica differenza che il tono cromatico in questo caso è verde anziché azzurro. La decorazione riprende il cromatismo del paesaggio e si sviluppa in maniera simmetrica con motivi a grottesche. Ai lati del paesaggio due satiri dalla posa particolarmente dinamica tengono con dei nastri il riquadro e gli uccellini in volo, sopra di loro festoni di fogliami verdi. Sotto al paesaggio due erme portano cesti di frutta e ai lati, nei due piccoli riquadri, volti e motivi a girali. Una fascia rossa con piccoli mascheroni e festoni delimita il perimetro della volta concludendone la decorazione. Al centro di ogni vela la fascia rossa lascia il posto ad un riquadro nero in cui si svolgono piccole scene in monocromo con amorini e divinità, non sempre leggibili.
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V. Sala di David SOGGETTO
Paesaggio con castello, decorazioni a grottesche
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Marten Stella, Gillis Congnet e aiuti
DATA
1567
Il paesaggio Al centro si apre un paesaggio fluviale entro un riquadro rettangolare delimitato da sottili fasce bianche e azzurre che proseguono verso l’alto e verso il basso, dividendo in due parti la vela. Il paesaggio è inquadrato a destra e a sinistra da due speroni rocciosi dalla cima erbosa, sullo sfondo un borgo fortificato che domina la valle, con un castello, una torre circolare merlata e un grande arco sotto cui passa la strada. Alti pini dalle chiome azzurre emergono dal borgo. In primo piano, sulla strada che porta al castello, un figura maschile sta correndo via con le braccia alzate, come spaventati, forse dalla acque impetuose del fiume, che scorre sulla sinistra formando una grande ansa. In basso a destra una piccola scritta in stampatello dice: LA FUGA DI LORENZO, di cui si ignora il significato e l’epoca. L’uso del colore è molto particolare, in quanto sia l’acqua che gli elementi vegetali, l’erba e le chiome degli alberi sono di colore azzurro, a cui viene accostato l’ocra per le rocce, la strada e il cielo.
La vela La composizione decorativa della vela ripete quella del lato opposto, con l’unica differenza che il tono cromatico in questo caso è azzurro anziché verde. La decorazione riprende il cromatismo del paesaggio e si sviluppa in maniera simmetrica con motivi a grottesche. Ai lati due satiri dalla posa fortemente dinamica tengono con dei nastri il riquadro e gli uccellini in volo. Sopra di loro festoni di fogliami azzurri. Sotto al paesaggio due erme portano cesti di frutta e ai lati, nei piccoli riquadri, due cigni si muovono in un ambiente lacustre, mentre a sinistra c’è un piccolo mascherone con motivi a girali. Una fascia rossa con piccoli mascheroni e festoni delimita il perimetro della volta concludendone la decorazione. Al centro di ogni vela la fascia rossa lascia il posto ad un riquadro nero in cui si svolgono piccole scene in monocromo con amorini e divinità, non sempre leggibili.
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VI. Sala di David SOGGETTO
Paesaggio fluviale, capanne, città (Terni?), personaggi, decorazione a grottesche
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Marten Stella, Gillis Congnet e aiuti
DATA
1567
Il paesaggio Il paesaggio è fluviale e il punto di vista è sulla sponda che descrive la campagna, con due capanne in primo piano e alcuni personaggi sulla sinistra, due a piedi e uno a cavallo, con sulle spalle degli arnesi, sembrano lasciare la strada che conduce in città, per proseguire dietro una rupe dalla cima erbosa, nella quale si apre una caverna. Sulla sponda opposta è raffigurata la città munita di mura, alte torri e un edificio coperto da una grande cupola, forse una chiesa. Il cielo ha la luce calda del crepuscolo, mentre delle nubi si cominciano ad addensare. I colori, che sono stesi con pennellate ampie e veloci, tendono prevalentemente ai toni del verde, del giallo e dell’ocra, con tocchi rosati. La cornice semicircolare che delimita il paesaggio ha il fondo bordeaux ed è decorata con un motivo a doppia elica e piccole foglie.
La vela La decorazione della vela riprende il cromatismo del paesaggio e si sviluppa in maniera simmetrica con motivi a grottesche. A destra e a sinistra un putto tiene in mano un bastone e indica con l’altra il paesaggio, sopra di loro sono dipinti grifoni, lucerne, uccellini, farfalle, libellule e drappi. In basso dei cigni si muovono in un ambiente lacustre, a destra un tritone colpisce un mostro marino, mentre a sinistra ci sono motivi a girali e vegetazione acquatica. Una fascia rossa con piccoli mascheroni e festoni delimita il perimetro della volta concludendone la decorazione. Al centro di ogni vela la fascia rossa lascia il posto ad un riquadro nero in cui si svolgono piccole scene in monocromo, qui è raffigurata Venere distesa accompagnata da un amorino.
RIFERIMENTI STORICI
Il profilo della città non sembra di fantasia e potrebbe rappresentare la stessa città di Terni vista dalla sponda opposta del Nera. Questa ipotesi è rafforzata dal gesto dei due putti, che sembrano invitare l’osservatore a guardare con attenzione il paesaggio. 107
VII. Sala di David SOGGETTO
Paesaggio fluviale, edifici classici, decorazione a grottesche
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Marten Stella, Gillis Congnet e aiuti
DATA
1567
Il paesaggio Al centro della vela si apre un paesaggio fluviale con una serie di alture. A sinistra, in primo piano, alcuni alberi piegati dal vento e tronchi spezzati inquadrano la scena, dietro di essi un piccolo borgo. In lontananza, sulle sponde del fiume, una città con il porto e tante barche ferme o in navigazione con le vele al vento. A destra su una rupe a precipizio sul fiume, un tempio dalle fattezze classiche e una colonna con il capitello ionico. I colori, che sono stesi con pennellate ampie e veloci, tendono prevalentemente ai toni del verde, con tocchi rosati e ocra. La cornice semicircolare che delimita il paesaggio ha il fondo bordeaux ed è decorata con un motivo a doppia elica con piccole foglie.
La vela La decorazione della vela riprende il cromatismo del paesaggio e si sviluppa in maniera simmetrica con motivi a grottesche. A destra e a sinistra un putto alato tiene una girandola e sembra giocare con un uccellino. Nei riquadri sottostanti il paesaggio sono raffigurati dei cigni in un ambiente lacustre e alle due estremità un mostro con la testa da cervo e il corpo da serpente e motivi a grottesche. Una fascia rossa con piccoli mascheroni e festoni delimita il perimetro della volta concludendone la decorazione. Al centro di ogni vela la fascia rossa lascia il posto ad un riquadro nero in cui si svolgono piccole scene in monocromo con amorini e divinità.
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Sala del Noli me tangere
Sala del Noli me tangere DATI IDENTIFICATIVI SOGGETTO
Noli me tangere
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Marten Stella ,Gillis Congnet
DATA
1567
Il dipinto, ispirato al racconto dell’evangelista Giovanni (20 11-18), è posto nel quadro centrale della volta, entro una cornice a finto stucco con una fascia a cuir decoupè. Raffigura Maria di Magdala che dopo essersi recata al sepolcro e trovatolo vuoto, incontra Gesù risorto sotto le spoglie di un giardiniere. Non lo riconosce fin quando non sente pronunciare il proprio nome e a quel punto cerca di toccarlo, ma Gesù le dice “Noli me tangere”, non mi toccare, e le dà il mandato di annunciare ai discepoli e al mondo la resurrezione di Cristo. La scena presenta in primo piano i due personaggi principali, a destra la figura inginocchiata di Maria Maddalena, con le braccia aperte e il vasetto dell’unguento ai suoi piedi, cerca di toccare Gesù che schivando il gesto di Maria, si allontana verso sinistra. E’ raffigurato con le sembianze di un giardiniere, per questo indossa il cappello e impugna un badile. Come nella narrazione evangelica, ai lati del sepolcro sono seduti i due angeli venuti ad assistere alla resurrezione di Cristo. Uno di loro, disperato rivolge lo sguardo al cielo e sembra venir consolato da due donne. L’episodio è ambientato in un territorio brullo e montuoso dominato da vari elementi, come il boschetto di alberi del giardino a sinistra e il sepolcro scavato in una collinetta di rocce molto frastagliate e spigolose, a destra. Dietro al sepolcro, si eleva il monte Golgota con le tre croci vuote, che alludono alla crocefissione di Cristo, mentre in lontananza è raffigurata la città di Gerusalemme con la Basilica del Santo Sepolcro. In basso, a racchiudere la scena, un lembo di terra con mucchietti di pietre da cui spuntano pianticelle e cespugli d’erba, testimonianza di un gusto tipicamente fiammingo. I toni dominanti del dipinto sono dati da tre colori, l’azzurro per le vesti, i monti sullo sfondo e il cielo, il marrone in molteplici sfumature per il terreno e il giallo per la tunica della Maddalena, che è l’unica nota vivace dell’affresco. L’autore nel corso del lavoro deve aver avuto dei ripensamenti, infatti vicino alla gamba di Cristo si vede la traccia di un badile che poi è stato realizzato in una posizione e con una forma completamente diversa. Il volto di Cristo risulta abraso e quasi del tutto illeggibile.
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RIFERIMENTI STORICI
Il dipinto riprende un’opera di Girolamo Siciolante andata perduta, di cui però si conserva una copia di poco successiva, che era collocata nella cattedrale di Terni e poi trasferita nella chiesa della Maddalena.
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Sala di Mosè e Aronne
Sala di Mosè e Aronne DATI IDENTIFICATIVI SOGGETTO
Mosè e Aronne davanti al Faraone
TITOLO
EXODO CAP. 5.
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Gillis Congnet
DATA
1568
Il dipinto è posto nel quadro centrale della volta entro una cornice modanata a finto stucco. La decorazione doveva estendersi, come nelle altre stanze, a tutta la volta, come testimonia il frammento di fregio con lesene e riquadrature, che si è conservato. Il soggetto del dipinto è tratto da un episodio biblico narrato nel capitolo 5 del libro dell’Esodo, come è scritto su un gradino, in basso a sinistra “EXODO CAP. 5.”. L’Esodo racconta della fuga degli Ebrei dall’Egitto sotto la guida di Mosè. Il dipinto rappresenta il momento in cui Mosè e il fratello Aronne chiedono al Faraone il permesso per il popolo ebraico di lasciare l’Egitto per andare tre giorni nel deserto a celebrare un sacrificio al Signore, perché è così che gli ha detto di fare Dio. Il Faraone, non riconoscendo il loro dio, rifiuta e non permette che gli Ebrei lascino il paese dove lavorano come schiavi. La scena è ambientata dentro un’architettura vista dal basso con un grande arco in controluce che inquadra il paesaggio e divide due scene. Sulla sinistra ci sono Mosè e Aronne di profilo. Mosè ha barba e capelli bianchi, porta in una mano un bastone e nell’altra una croce. Alla sua destra, Aronne che ha barba e capelli neri, alza il braccio destro verso il Faraone, il quale è seduto sul trono posto sopra tre gradini marmorei semicircolari e coperto da un baldacchino. Il Faraone ha la barba bianca e la corona, con la mano destra indica gli Ebrei che stanno impastando i mattoni nel paesaggio, oltre il grande arco. Con il suo gesto risponde alla richiesta di Mosè e Aronne: gli Ebrei non possono partire perché devono lavorare. Sulla destra ci sono due soldati, uno in piedi con in mano una lancia, guarda indietro verso il soldato posto più in basso, in primo piano. Dietro di loro una figura anziana in parte fuori dall’inquadratura. L’effetto della conversazione è raggiunto grazie alla posizione dei personaggi, agli sguardi e ai gesti che si rivolgono.
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L’abbigliamento è all’antica per i soldati, Mosè e Aronne, mentre è contemporaneo per il Faraone. Nel paesaggio un ponte attraversa il fiume e collega due borghi con edifici classici tra i quali un piccolo tempio circolare. La luce e i colori sono intensi in primo piano, mentre tutto è soffuso nel paesaggio.
RIFERIMENTI STORICI
L’affresco di Palazzo Giocosi deriva da un’incisione di Cornelis Cort che riproduce in maniera fedele un affresco di Federico Zuccari conservato in una sala del Belvedere dei Palazzi Vaticani. L’incisione è firmata a sinistra C. CORT FE. (Cort Cornelis Fecit), con la data 1567. L’opera ternana è stata realizzata pochissimo tempo dopo e ciò documenta come le stampe circolassero velocemente, questa in particolare ebbe molta fortuna e venne replicata in diversi palazzi romani. (Sapori 2007) Gli unici elementi che qui nel dipinto differiscono dall’incisione sono il baldacchino del trono e i drappeggi, che risultano molto più ricchi. I colori tenui dello sfondo ricordano i tratti stilistici di Gillis Cognet nei paesaggi della sala dell’Olimpo.
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Loggia voltata
Loggia voltata DATI IDENTIFICATIVI SOGGETTO
Grottesche, decorazioni floreali e animali
TECNICA
Affresco
ARTISTA
Marten Stella ,Gillis Congnet
DATA
1567
La loggia del piano nobile è coperta da tre volte a crociera che seguono la partizione architettonica sottostante, due corrispondono alle arcate della loggia ed una a quella della scala. Ciascuna di esse presenta un elemento centrale dal quale partono delle fasce che percorrono diagonalmente la volta. I motivi decorativi a grottesche e la suddivisione degli spazi differiscono da una volta all’altra. Quella corrispondente alla scala, la meglio conservata perché più protetta dagli agenti atmosferici è la più ricca di elementi ispirati al modo naturale, ha due vele decorate con divinità seminude maschili e femminili entro tempietti a pergolato affiancati da erme porta incensieri. Nelle altre due vele erme femminili con ali di farfalla porgono il cibo a due leoni anch’essi alati, sopra di loro un ovale, con divinità in monocromo, affiancato da drappi da cui pendono pesci, intorno piante acquatiche con uccelli e farfalle. Le fasce diagonali sono decorate da tralci di delicati fogliami tra i quali si muovono vivacemente uccellini, farfalle e libellule. Alla sommità di due tralci sono appollaiati un gufo e una civetta. Il tono cromatico della volta è dato dal colore verde con tocchi di giallo. La volta centrale, meno conservata della precedente, ha una decorazione a grottesche più semplice e ripetitiva sia nelle vele che nelle lesene. Due vele hanno una partizione simile a quella della volta della Sala di David, con riquadri contornati da sottili fasce contenenti paesaggi. Le altre due hanno al centro una sorta di abside con divinità, circondata da girali floreali, spighe e farfalle disposte in maniera rigidamente simmetrica. Al centro, in un ottagono con il fondo azzurro, lo stemma della famiglia Giocosi diviso in due campi, una scacchiera bianca e nera sormontata da un’aquila su campo giallo. Nelle fasce motivi a girali si alternano a una sorta di piccoli ritratti inseriti in cornici esagonali. La terza volta si conserva parzialmente e la decorazione rimasta è molto abrasa, era suddivisa da sottili fasce di colore giallo con nelle vele motivi a girali simili alla volta centrale. Sotto alle volte si conservano frammenti di paesaggi e decorazioni che testimoniano la presenza di affreschi sulle pareti intere. Nella parete interna della loggia l’imposta delle volte sono decorate da finte lastre di marmo che fanno da peducci.
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RIFERIMENTI STORICI
La volta di fronte alla scala mostra uno stile molto diverso rispetto alle altre due, le invenzioni dei motivi a grottesca ricordano quelle di Palazzo Spada, ma la vivacità e la spontaneità con cui sono rappresentati gli elementi del mondo naturale, l’avvicinano ai tratti della Sala dell’Olimpo. Le altre due hanno invece una decorazione più schematica e lineare.
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Bibliografia
G. Sapori, Di stanza e di paesaggio. Pittori del Cinquecento in area umbra, in La pittura nell’Umbria meridionale dal Trecento al Novecento, Terni 1993, pp. 51-103. AA.VV., Palazzo Mariani, Terni 1995, pp. 5-13. G. Sapori, Palazzo Giocosi Mariani, in Arte e Territorio. Interventi di restauro. 2, a cura di A. Ciccarelli, Terni 2003, pp. 217-228. G. Sapori, Fiamminghi nel cantiere Italia, 1560-1600, Milano 2007, pp. 73-93. F. Finotti, Retorica della diffrazione, Bembo, Aretino, Giulio Romano e Tasso: letteratura e scena cortigiana, Firenze, 2004.
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Coordinamento e responsabile del progetto Prof.ssa Maria Cristina Marinozzi.
Ricerche e testi Prof.ssa Maria Cristina Marinozzi. Arianna Donzella, Albi Dumllaku, Alessia Lenticchia, Denis Mullai, Federica Buono, Francesco Giulioli, Giovanni Grassi, Giulia Madolini, Irene Di Bari, Leonardo Bogiatto, Leonardo Maffeo, Leonardo Taverni, Lorenzo Neri, Martina Sacchetto, Matteo Quinzi, Michele Nannini, Omar Cheik, Rafael Mango, Riccardo Bonaccini, Sebastiano Santi, Simone Rizzo, Sofia Giacinti, Tsvetomira Todorova, Veronica Buono.
Impaginazione grafica e progettazione DVG Prof. Marco Giombini, docente di Laboratorio di Audiovisivo e Multimediale.
Fotografie Giulia Madolini, Matteo Quinzi, Michele Nannini, Simone Rizzo.
Animazioni grafiche, compositing e interattività Alessio Lanterna, Deianira Migliore, Denis Mullai, Francesco Giulioli, Giovanni Grassi, Giulia Madolini, Irene Di Bari, Leonardo Bogiatto, Leonardo Maffeo, Lorenzo Biondini, Matteo Quinzi, Michele Nannini, Nicolas Fuga, Omar Cheik, Rafael Mango, Riccardo Bonaccini, Simone Rizzo, Veronica Buono.
Si ringrazia il Prof. Gabriele Catalucci, Direttore dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Giulio Briccialdi” di Terni (ubicato presso Palazzo Giocosi).
La presente pubblicazione rappresenta la sezione cartacea del DVD-Game che è in corso di produzione e verrà pubblicato nel prossimo anno scolastico 2015-16. 143
Anno Scolastico 2014-2015