Sergio Spataro In-Bilico a Lineadarte

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In-Bilico

mostra di arte contemporanea di Sergio Spataro

In copertina: Molo 3 (particolare) - smalti su cartoncino - cm 35 x 25 - 2021

In-Bilico

mostra di arte contemporanea di Sergio Spataro

Catalogo edito in occasione della mostra

Ente promotore Lineadarte Officina Creativa isola creativa laboratorio delle libere arti

Testo critico: Mino Iorio

contributo poetico: Angela Schiavone

Curata da: Sergio Spataro

Gennaro Ippolito

Giovanna Donnarumma Progetto grafico catalogo: Gennaro Ippolito

Giovanna Donnarumma

Testo tradotto in inglese: Viole Spataro

Mariarosaria Di Meo

©2022, Napoli

Sergio Spataro nasce a Palermo il 17 maggio del 1951 ma è solo un dato anagrafico, perché già in tenera età lo ritroviamo a Napoli dove resterà per la maggior parte del suo percorso artistico e creativo. La sua sarà una formazione completamente acquisita nel capoluogo partenopeo, infatti, dopo aver frequentato il liceo artistico, l’ambiente accademico lo coinvolgerà fino ad un certo punto perché presto se ne allontana per dedicarsi esclusivamente all’attività creativa.

Èdel1979 la sua prima personale presso la Galleria d’Arte di San Carlo, il centro artistico e creativo guidato da Raffaele Formisano (nel 1950), un riferimento culturale che ha profondamente segnato il contesto artistico napoletano a partire almeno dalla fine degli anni cinquanta in poi poiché, grazie alla forte carica emotiva e alla profonda passione per le avanguardie artistiche del suo principale organizzatore, fu avviata un’intraprendente ricognizione di tutte quelle giovani promesse di artisti contemporanei che abitavano non solo la Città ma soprattutto la Provincia, animati com’erano da entusiasmi e da grandi speranze.

Proprio in questo contesto sono rintracciabili i modelli a cui Sergio Spataro s’ispira.

Il Gruppo 58 con i suoi fondatori – Luca (Luigi Castellano), Guido Biasi, Lucio Del Pezzo, Bruno di Bello, Sergio Fergola e Mario Persico che è sicuramente tra gli archetipi e alla base della sua formazione originaria.

Ma saranno i vari Enrico Bugli che alle frequentazioni di Pino Pascali e Baldo Diodato, artisti dall’inequivocabile linguaggio dadaista, alterna, a metà degli anni sessanta, la vicinanza con il Gruppo 70 fondato a Firenze; Carmine Di Ruggiero con la sua oggettualizzazione dell’immagine in senso materico ed espressionistico come superamento del post-cubismo - che si era piuttosto radicato negli anni

sessanta a Napoli - accordando i suoi repertori linguistici esclusivamente sul dato della luce; Ciro De Falco che soprattutto negli anni settanta piega la sua arte all’impegno nel sociale mostrando una forte interesse per i materiali poveri e il riciclo degli oggetti sottratti alla quotidianità, ciò che Enrico Crispolti definì “repertorio problematico” nel panorama esistenziale dell’artista; Gerardo Di Fiore anch’egli sensibile alla condizione disperata dell’uomo contemporaneo sempre più risucchiato in un baratro che nel linguaggio informale diventa la principale fonte d’ispirazione; e per finire, Gianni Pisani, che unisce un personalissimo surrealismo alla Pop Art senza troppe preoccupazioni di carattere teoretico ma elaborando innanzitutto una pittura trasognata che spesso non può non cedere a intense connotazioni di carattere figurativo e immaginifico.

Sono fondamentalmente gli anni della contestazione a cui aderiscono tutte le neoavanguardie e Sergio Spataro, con grande energia, è partecipe di quest’arte che è soprattutto denuncia sociale. I suoi maestri in questo gli hanno fornito tutte la coordinante per procedere spedito nella direzione dell’artista impegnato.

Così nel 1979, proprio nella Galleria d’Arte di San Carlo, in occasione della mostra sopracitata, il critico Vitaliano Tiberia osserva che lo stile adottato da Spataro è dotato di un linguaggio scevro da qualunque “compiacimento estetizzante” e ne esclude qualunque cedimento mistificatorio e conformistico. A tal punto che in lui si fa strada la dominante tematica del Sudario, al tempo stesso espressionistica e concettuale, l’impronta assimilata a iconografia, come avrà modo di dire – in buona sostanza - Enrico Crispolti nel 1984. Un ready made, confezionato, prefabbricato, pronto all’uso che – ancora con le parole di Crispolti “erano dipinti antipittorici sostanzialmente testimoniali, evidentemente di un profondo disagio

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esistenziale ” e aggiungo io, la traccia dell’invisibile come impronta materiale dell’assenza del reale-presente.

L’artedi Sergio Spataro si dispiega come il lenzuolo che ha avvolto il corpo di un martire dinanzi allo spettatore orante che ne riverisce la forza emotiva pur ignorandone il dramma esistenziale e si limita a rivolgere sommessamente un cenno di partecipata commozione.

Sempre negli anni ottanta, proprio insieme ad uno degli artisti appartenente all’ambiente della Galleria di San Carlo, Alberto Lombardi, un’astrattista originario di Marigliano, a poca distanza da Napoli, si ritrova nel 1982 a Kassel in Germania per realizzare “Pronto soccorso per l’umano/poetico”, un’azione/istallazione realizzata nell’ambito di Documenta Urbana I, dove attraverso l’utilizzo di sessanta cassette contenenti un kit completo formato da acqua, colori, pennelli, occhiali, specchio, si proponeva ai passanti il recupero della propria “visualizzazione” nel presente che evidentemente si contrapponeva “all’invisibile” passato e “all’invisibile” futuro. Un autentico esperimento di affermazione della propria identità che per ovvi motivi storici si era volutamente smarrita, ignorata, rinnegata. Si tratterebbe, analogamente, dello stesso passepartout del “Gesù tormentato” presentato da Pier Paolo Pasolini nel famoso film, capolavoro assoluto del 1964, “Il Vangelo secondo Matteo”, quando nella sequenza del Monte degli Ulivi il regista non cerca mai di attuare una “ricostruzione storica” della Palestina a quell’epoca evitando di “sacralizzare un soggetto [già] sacro” - come lo stesso Pasolini affermerà - nel tentativo di rendere “visibile” il dubbio che è in Gesù, fattosi uomo, confinato nella sua solitudine, nello sfondo di una città “addormentata” e annichilita nella sua stessa indifferenza. Molti per strada a Kassel prenderanno a calci le cassette dei due artisti italiani perché ai loro

occhi risultano clamorosamente invadenti. Quelle cassette offendono pubblicamente gli abitanti del posto che hanno rimosso dalla memoria collettiva la distruzione - quasi totale - della città durante la seconda guerra mondiale e qualunque opera di ricostruzione, soprattutto quella mentale, appare un affronto, una provocazione insopportabile. Dirà Lucius Burckhardt nel suo volume dedicato all’artista nel 1984 “La nostra vita è distruzione: nel momento stesso in cui creiamo, distruggiamo. Se fossimo continuamente coscienti della nostra distruttività, forse smetteremmo di creare. ”

Ma il pensatore svizzero è alla base di molte altre componenti culturali che si possono rintracciare nell’artista Sergio Spataro. Burckhardt, come fondatore della promenadologia elabora la percezione del paesaggio, inteso come insieme di elementi antropici e naturali, la cui storia può essere studiata attraverso la pratica del camminare. Si tratterebbe sostanzialmente dell’antichissima esperienza aristotelica dei peripatetici e dell’accademia dei filosofi che da essa ne derivava. Ma molto più avanti nei secoli ci sarebbe da intercettare la figura del flâneur approntata da Charles Baudelaire; il gentiluomo che nel XIX secolo vaga per le vie cittadine, provando emozioni nell’osservare il paesaggio e quando “la città ha raggiunto dimensioni tali da diventare [essa stessa] paesaggio”. In merito scriverà il filosofo Frédéric Gros: “Il flâneur è sovversivo. Sovverte la folla, la merce e la città, come pure i loro valori …L’atto di camminare del flâneur è più ambiguo, la sua resistenza alla modernità ambivalente. La sovversione non sta nell’opporsi, ma nell’aggirare, nello stornare, nell’amplificare fino ad alterare, nell’accettare fino a superare. Il flâneur sovverte la solitudine, la velocità, l’affarismo e il consumo”. E potrei aggiungere che il flâneur-Sergio Spataro – sperando che non me ne voglia per questo – realizza tutt’oggi Sudari e opere concettuali di varia fattura pensate “in

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quell’equilibrio instabile” del suo quotidiano da cui, la poetessa Angela Schiavone, riflettendo su alcune opere scrive:

funamboli sospesi tra terra e cielo nel bilico di coscienze intermittenti ricerchiamo falsi paradisi immersi in un purgatorio dove nulla si purga nel freddo della carne raggelata siamo degni solo dei gironi infernali bilicare è un alibi per non ripulire un mondo dove anche i paradisi portano agli inferni e l’eterno improvvisamente viene meno all’eterno

identificandosi,Sergio, completamente nella dimensione burckhardiana di paesaggio e nell’idea moderna di ecologia che si materializza soprattutto nelle sue opere in ceramica raku, uno dei capitoli più interessanti di questo nostro artista tutto dedito alla “lavorazione” della materia.

In questi lavori, Spataro ceramista, origina un ricchissimo repertorio di opere caratterizzate da una vasta gamma di elementi zoomorfi e fitomorfi che finiscono per diventare i protagonisti di un universo parallelo dove poter vivere senza la preoccupazione di un presente incalzante e con la tipica felicità di un bambino, quello che Crispolti chiamerà “evasione di puro lirismo immaginativo” .

L’artedi Sergio Spataro oggi richiama quella di grandi artisti come il neo-dadaista spagnolo Antonì Tàpies,

figura emblematica dell’informale internazionale, che, guarda caso, nel 1959 e nel 1964 partecipa anch’egli alla Documenta di Kassel, e Alberto Burri, soprattutto nella fase di forte sperimentazione materica dei primi anni cinquanta, quando utilizza il catrame, gli smalti, le sabbie, spesso tutto applicato sul piano concreto della tela.

Opere come Tamara, olio su carta murillo, di cm 50x70, del 1998, oppure Casula, selezionata per il concorso Koinè/Vaticano 1990/2000 e la stessa Kiev, opera mista con piombo e colori ceramici di cm 90x25 del 2022 sono la prova del suo posizionamento inequivocabile nell’orizzonte artistico contemporaneo.

La scelta di un linguaggio espressionista che utilizza caratteri e temi a volte figurativi, a volte di completa disgregazione della forma nella sua intellegibilità, a totale vantaggio del tratto unico, deciso e cromaticamente prevalente. E infatti, in occasione della sua ultima sua mostra intitolata IN-BILICO, e realizzata a Maddaloni presso La Galleria Studio Il Castello, Rosario Pinto, attraverso il suo noto editoriale de “Il Calabrone

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Tamara - olio su murillo - cm 50 x70 - 1998
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Ceramica raku diametro 45 - 2016

dipinto” afferma che “Nel corso del tempo, infatti, il tratto dell’affondo segnico ha garantito alla pittura di Spataro di poter guadagnarsi una cifra espressionistica, di cui egli ha fornito una delibazione che spazia dalle dinamiche figurative a quelle aniconiche, con una consistenza gestuale di indiscutibile pregnanza emotiva.”

I disegni a china su carta praga di piccolo formato, cm 8x8 del 2010, sono l’esempio di come egli intenda il tratto figurativo. Un segno sottile ma carico con al suo interno l’idea di un flusso energetico che non desta equivoci perché di chiara adesione alla natura espressiva. Ed è come ci appare proprio la notevole Deposizione, fatta con tempera grassa e china su carta murillo di cm 50x70, del 2022; una grande scena vibrante basata sulla

1 R. Pinto, Sergio Spataro , Convicino di Orta - Orta di Atella 2001

2 V. Tiberia, Sergio Spataro, Napoli 1979.

3 E. Crispolti, I Sudari, Galleria d’Arte Il Castello, Maddaloni(CE) 1984

4 L. Burckhardt, Sergio Spataro. Sudari, Salerno 1986

giustapposizione di vertiginose aree cromatiche che si orchestrano nell’intera composizione.

Da cui, per dirla con Giovanni Cardone, “Affiora una struttura silenziosa e lirica che crea un felice equilibrio: una sorta di dinamica interna che arricchisce lo sguardo di attese emotive, di ulteriori possibilità”.

Negli ultimi lavori di Sergio i colori sono la struttura di un singolare linguaggio che sgorga fluido sulle jute tra i rossi carminio e i blu cobalto, nella veste dei gialli e irradiata dagli ori.

Nella

mostra del giugno 2021, intitolata “La sezione aurea del Caos ” e realizzata presso Spazio Vitale ad Aversa, Luigi Fusco lo definisce “Alchemico, panteistico, dionisiaco, emotivo, ironico, sprezzante verso se stesso e dissacrante nei confronti dell’arte e della cultura in generale” e non può sottrarsi al confronto - anacronistico, certo - ma perfettamente attinente per quanto riguarda il principio, con Albrecht Dürer, ovvero l’artista incisore che drammatizza le sue scene ed estremizza le sue creature aderendo con grande autorevolezza alla rivoluzione culturale impressa dalla riforma protestante nei primi decenni del ‘500.

E che Sergio Spataro sia stato accompagnato nei suoi percorsi, anch’egli, da questo conflitto interiore - vuoi di natura religioso, vuoi di natura sociale ed esistenziale è un dato incontrovertibile.

5 Mostra IN-BILICO , Sergio Spataro, Studio Il Castello Centro d’Arte, a cura di Angelo Pagliaro, Maddaloni(CE), 2023

6 “Spagiria”a cura di E. Crispolti. Prato, Galleria “La Spirale”, 1990

7 R. Pinto, La matericità nella creatività artistica di Sergio Spataro, in Il Calabrone dipinto, nel quotidiano del “ROMA” del 14/02/2023

8 G. Cardone, Sergio Spataro in in Bilico, in News-Art notizie dal mondo dell’Arte, gennaio 2023

9 Mostra “La Sezione Aurea del Caos”, presso Spazio Vitale ad Aversa, 2021

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Mino Iorio Storico dell’Arte Disegni a china su carta praga cm 8 x8 - 1998
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Disegni a china su carta praga cm 8x8 -1998

Sergio

Spataro was born in Palermo on 17th May 1951, but this is only a personal datum because, at an early age, he was already in Naples where he remained for most of his artistic and creative career. He completed his formation in the Neapolitan capital. Indeed, after attending art school, the academic environment involved him so far since he soon left it to devote himself exclusively to creative activity. His first solo exhibition took place in 1979 at the San Carlo Art Gallery, the artistic and creative centre led by Raffaele Formisano (in 1950), a cultural reference point that profoundly marked the Neapolitan artistic context at least from the late 1950s onwards.

Thanks to the strong emotional charge and profound passion for avant-garde art of its main organiser, it launched an enterprising reconnaissance of all those talented young contemporary artists who inhabited not only the City but much more all the Province, animated, as they were, by enthusiasm and high hopes.

1960s - by tuning his linguistic repertoires exclusively to the element of light; Ciro De Falco, who especially in the 1970s bent his art to social commitment, showing a strong interest in poor materials and the recycling of objects removed from everyday life, something that Enrico Crispolti defined as a “problematic repertoire” in the artist’s existential panorama; Gerardo Di Fiore, he too, sensitive to the desperate condition of contemporary man increasingly sucked into an abyss, whose informal language becomes his primary source of inspiration; and lastly, Gianni Pisani, who combines a highly personal surrealism with Pop Art without too many theoretical concerns, but first and foremost elaborating a dreamy painting that often cannot fail to yield to intense figurative and imaginative connotations.

Precisely in this context, the models which inspired Sergio Spataro are traceable. Group 58, with its founders Luca (Luigi Castellano), Guido Biasi, Lucio Del Pezzo, Bruno di Bello, Sergio Fergola and Mario Persico, is definitely among the archetypes and the basis of his original formation.

However,

it was also artists such as Enrico Bugli who, in the mid-1960s, alternated his frequentations with Pino Pascali and Baldo Diodato, artists with an unequivocal Dadaist language, with his closeness to the Gruppo 70 founded in Florence; Carmine Di Ruggiero with his objectivisation of the image in a material and expressionistic sense as an overcoming of post-cubism - which had taken root in Naples in the

These are years of protest to which all the neoavantgardes adhere, and Sergio Spataro, with great energy, is a partaker in this art that is social denunciation. His masters in this have provided him with all the coordinates to proceed swiftly in the direction of the committed artist. Thus, in 1979, at the San Carlo Art Gallery, on the occasion of the aforementioned exhibition, critic Vitaliano Tiberia observed that the style adopted by Spataro was endowed with a language devoid of any ‘aestheticising complacency’ and excluded any mystifying and conformist yielding. To such an extent that the dominant theme of the Sudarium, at once expressionistic and conceptual, the imprint assimilated to iconography, as Enrico Crispolti was to say - in good substance - in 1984, makes its way into his work. A ready-made, prefabricated, ready-for-use that - still in Crispolti’s words - “were anti-pictorial paintings substantially testifying, evidently of a profound existential malaise” and I would add, the trace of the invisible as a material imprint of the absence of the real-present. Sergio

Spataro’s art unfolds like the shroud that has wrapped the body of a martyr before the praying

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spectator who reveres its emotional power while ignoring its existential drama and merely addresses a nod of shared emotion.

in the 1980s, together with Alberto Lombardi, an abstractionist originally from Marigliano ( a city not far from Naples) and one of the artists belonging to the circle of the Galleria di San Carlo, Spataro met up in Kassel, Germany, in 1982 to realise “Pronto soccorso per l’umano/ poetico”, an action/installation realised in the context of Documenta Urbana I, where, through the use of sixty boxes containing a complete kit consisting of water, paints, brushes, glasses, mirror, he proposed to passers-by the recovery of their own “visualisation” in the present, which evidently contrasted “the invisible” past and “the invisible” future. An authentic experiment in affirming his own identity, which for obvious historical reasons had been deliberately lost, ignored and denied. It would be, analogously, the same passe-partout of the ‘tormented Jesus’ presented by Pier Paolo Pasolini in the famous film, an absolute masterpiece of 1964, ‘The Gospel according to St. Matthew’, when in the sequence on the Mount of Olives, the director never tries to carry out a “historical reconstruction” of Palestine at that time, avoiding “sacralising a subject [already] sacred” - as Pasolini himself would affirm - in an attempt to make “visible” the doubt that is in Jesus, made man, confined

in his solitude, against the backdrop of a city “asleep” and annihilated in its own indifference. Many people on the street in Kassel kicked the boxes of the two Italian artists because they are blatantly intrusive in their eyes.

AgainThose boxes publicly offended the locals who had removed the - almost total - destruction of the city during the Second World War from their collective memory, and any reconstruction work, especially mental reconstruction, seemed an insult, an unbearable provocation. Lucius Burckhardt said in his book dedicated to the artist in 1984: ‘Our life is destruction: at the very moment we create, we destroy. If we were continuously aware of our destructiveness, we would perhaps stop creating.”But the Swiss thinker is at the heart of many other cultural components that may be found in the artist Sergio Spataro. Burckhardt, as the founder of “promenadologia” (promenadology) elaborates the perception of the landscape conceived as a set of anthropic and natural elements, whose history can be studied, through the practice of walking. This would essentially be the very ancient Aristotelian experience of the peripatetics and the academy of philosophers that derived from it. But much further along the centuries we would have to intercept the figure of the flâneur depicted by Charles Baudelaire; the gentleman who, in the 19th century, wandered the city streets, experiencing emotions while observing the landscape and when ‘the city has reached such dimensions as to become [itself] a landscape’. The philosopher Frédéric Gros wrote on this subject: ‘The flâneur is subversive. He subverts the crowd, the commodity and the city, as well as their values ... The flâneur’s act of walking is more ambiguous, his resistance to modernity ambivalent. The subversion is not in opposing, but in circumventing, distorting, amplifying to the point of altering, in accepting to the point of overcoming. The flâneur subverts solitude,

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Navepermetenascoste-ceramicaraku

speed, business and consumption’. And I might add that the flâneur-Sergio Spataro - hoping he won’t hold it against me for this - still makes Sudari and conceptual works of varying workmanship conceived “in that unstable equilibrium” of his everyday life from which, the poetess Angela Schiavone tightrope walkers suspended between the earth and sky in the balance of intermittent consciousnesses we seek false paradises immersed

of zoomorphic and phytomorphic elements that end up becoming the protagonists of a parallel universe where one can live without the worries of a pressing present and with the typical happiness of a child, what Crispolti will call “evasion of pure imaginative lyricism”

Sergio Spataro’s art today recalls that of great artists such as the Spanish neo-Dadaist Antonì Tàpies, an emblematic figure of the international Informal movement, who, coincidentally, also took part in Documenta in Kassel in 1959 and 1964, and Alberto Burri, especially in his phase of strong material experimentation in the early 1950s, when he used tar, enamels, sands, often all applied on the concrete plane of the canvas.

in a purgatory where nothing is purged in the cold of chilled flesh we are worthy only of the circles of hell biliousness is an alibi for not cleaning up a world where even paradises lead to hell and the eternal suddenly fails the eternal

Identifying completely with the Burckhardian dimension of landscape and the modern idea of ecology that materialises above all in his works in raku ceramics, one of the most interesting chapters of this artist of ours who is totally dedicated to the ‘working’ of matter.

In these works, Spataro, a ceramist, originates a very rich repertoire of works characterised by a wide range

Works such as Tamara, oil on Murillo paper, 50x70 cm, from 1998, or Casula, selected for the Koinè/ Vatican competition 1990/2000, and Kiev itself, a mixed work with lead and ceramic colours, 90x25 cm, from 2022, are proof of his unequivocal position on the contemporary artistic horizon. The choice of an expressionist language that uses characters and themes that are sometimes figurative, sometimes of complete disintegration of the form in its intelligibility, to the total advantage of the single, decisive and chromatically prevalent stroke. And in fact, on the occasion of his latest exhibition entitled IN-BILICO,

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Ceramica raku Casula mista su lino cm 120x120

held in Maddaloni at the Galleria Studio Il Castello, Rosario Pinto, through his well-known editorial of “Il Calabrone dipinto” states that “Over time, in fact, the stroke of the sign-like lunge has ensured that Spataro’s painting has been able to gain an expressionistic quality, of which he has provided a deliberation that ranges from figurative to aniconic dynamics, with a gestural consistency of unquestionable emotional poignancy.

he ink drawings on small format Prague paper, 8x8 cm from 2010, are an example of how he understands the figurative stroke. A subtle but charged sign with the idea of an energetic flow within it that does not arouse misunderstandings because it is clearly in keeping with the expressive nature. And this is precisely how the remarkable Deposition, made with tempera grassa and Indian ink on Murillo paper measuring 50x70 cm, of 2022, appears to us; a large vibrant scene based on the juxtaposition of vertiginous chromatic areas that orchestrate the entire composition. From which, in the words of Giovanni Cardone, “a silent and lyrical structure emerges that creates a happy balance: a sort of internal dynamic that enriches the gaze of emotional

expectations, of further possibilities”. In Sergio’s latest works, colours are the structure of a singular language that flows fluidly on jute between carmine reds and cobalt blues, in the guise of yellows and irradiated by golds.

In his June 2021 exhibition, entitled ‘The Golden Section of Chaos’ and held at Spazio Vitale in Aversa, Luigi Fusco defines it as ‘Alchemical, pantheistic, Dionysian, emotive, ironic, contemptuous towards itself and

Tdesecrating art and culture in general’ and cannot escape the comparison - anachronistic, admittedly - but perfectly relevant as far as the principle is concerned, with Albrecht Dürer, the engraving artist who dramatised his scenes and exaggerated his creatures, adhering with great authority to the cultural revolution imposed by the Protestant Reformation in the first decades of the 16th century.

And that Sergio Spataro was also accompanied in his journeys by this inner conflict - both religious and social and existential in nature - is an incontrovertible fact.

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Mino Iorio Art Disegni a china su carta praga cm 8 x8 - 1998 Disegni a china su carta praga cm 8 x8 - 1998 Disegni a china su carta praga cm 8 x8 - 1998
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Caos in-bilico - olio su tela - cm 25x20 - 2022
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Casula - mista su lino - cm 120x120 - 1998
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Pittore postumo - olio su tela- cm 50x35 - 2022
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Studio per una deposizione - olio su carta, inchiostro di china - cm 35x50 - 2022
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Gnomo - olio su carta aniline - cm 35x25 - 2022
17 Celebranti - olio con inserti di stoffa su legno- cm 140 x90 - 2023
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Celebrante - olio su murillo - cm 50x35 - 2022
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Cunei in giù - olio con collage - cm 25x20 - 2022
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La scala che porta a te - smalti su cartoncino - cm 35x25 - 2018
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Molo 3 - smalti su cartoncino - cm 25x16 - 2021
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Studi di ecquilibrio - smalti su cartoncino - cm 25x25 - 2022 Studi di equilibrio - smalti su cartoncino - cm 25x25 - 2022
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Pronto soccorso per l’umano poetico con sessanta cassette in Kassel 1982 in collaborazione con l’artista Alberto Lombardi

SPATARO SERGIO nasce a Palermo nel 1952

Sviluppa la ricerca artistica dalla pittura alla ceramica e alla tessitura.

Vive e lavora a Napoli.

Email - sergiospataro.art@gmail.com

Telefono – 3381555102

Sito - www.sergiospataro.com

Nel 1979 espone alla galleria San Carlo di Napoli. Ha partecipato alla 1°

Documenta urbana a Kassel.

Diverse personali a Bologna con la galleria L’Ariete e partecipazioni a ARTE FIERA Bologna.

Mostra in Danimarca al “Logumkloster Museet Holmen” nel 1991.

Personali in Belgio alla galleria “De Griffioen” a Saint Pauwells.

A Napoli alla sala del Lazzaretto espone “La Peste” con corto metraggio a cura di Fibi Krauss dal titolo “TERRA FUOCO ZOLFO COLORE- Dal sacro al profano e viceversa partecipa a Celano (Aquila)) alla “Triennale Internazionale d’Arte Sacra” a cura di G. Di Genova.

Selezionata a “KOINE” una sua Casula con mostre itineranti.

A Marostica Castello Inferiore espone “Sudari, Golem ed altre arguzie” aura di A. Adreotti

Pozzuoli Galleria Riflessi “Torre di Babele o dell’idolatria” cura di M. Di Mauro

Orta di Atella “ Convicino” opere a cura di R. Pinto

Nel 2013 a Pozzuoli alla galleria APHOTECA personale con “Spargo seta e ori” a cura di F. Lista.

Nel 2019 a Portici alla reggia “Paesaggi… immaginari” a cura di G. Mangiacapra

Nel 2019 a Napoli alla Galleria Martucci 56 “Sergio Spataro 34” a cura di G. Cardone

Nei 2021 a Aversa (Ce) Spazio Vitale “ La sezione aurea del caos nell’arte testi in catalogo di E. Alamaro L. Fusco

Nel 2022 Bacoli Casina Vanvitelliana Personale catalogo con testi di M. Bignardi A.P. Fiorillo

Nel 2023 Maddaloni (Ce) galleria il Castello “ In – Bilico” testi vari

Ha partecipato a numerose collettive. Sue opere sono in collezioni sia private che pubbliche.

Del suo lavoro hanno scritto:

A, Andreotti, E. Alamaro, M. Beiter, V. Tiberia, L. Burckhardt, M. Bignardi, E. Crispoti, A.Izzo, L.Del Gobbo, G. Di Genova, A. Elefante, G. Errico, A.P. Fiorillo, F. Lista, G. Pedicini, R. Rujo, L. Scateni, F. Solmi, M. Venturoli, M. Vitiello, G. Chiesa, A. Spinosa, A. Orselli, G. Agnisola, R. Pinto, M. Iovino, A. De Falco, L. Fusco F. Procaccini, G. Cardone S. Pasquali M. Iorio

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Si ringrazia:

Carlo Fiorito

Giulia Santoro

Giovanna Possente

Ente promotore Lineadarte Officina Creativa isola creativa laboratorio delle libere arti WWW.LINEADARTE-OFFICINACREATIVA.ORG
WWW.SERGIOSPATARO.COM sergiospataro.art@gmail.com – +393381555102

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