L ITALIANO
La settimana scorsa, la Corte suprema brasiliana aveva vincolato la decisione del presidente sull'estradizione in Italia dell'ex terrorista rosso al rispetto delle norme del trattato di estradizione in vigore tra i due Paesi, che in pratica non lascerebbe molto margine di manovra al presidente brasiliano per giustificare l'eventuale l'eventuale asilo politico. Ma secca è arrivata la replica del leader sudamericano che ha spiazzato tutti MARTEDI’ 22 DICEMBRE 2009 - Anno III - Numero 234 QUOTIDIANO DELL’ITALIA NEL MONDO
www.litaliano.it
Italia 0,50 euro - Argentina 1 peso
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LULA: «SU BATTISTI DECIDO IO» QuiItalia
QuiArgentina
QuiArgentina
Archiviata l’accusa di corruzione contro i coniugi Kirchner. Il giudice: nessun arricchimento illecito
9.000 km in bicicletta dalla Bolivia all’Argentina per beneficenza: la bella favola di Mauro Talini
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Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è detto “particolarmente soddisfatto del voto in Parlamento sulle missioni italiane all'estero”
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QuiItalia Pesanti disagi su strade, autostrade e
alla pag. 5 aeroporti, 350 treni cancellati. A Milano
tangenziali bloccate: l’Italia è nella morsa del gelo
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Sport La crisi della Juventus si acuisce dopo la sconfitta interna contro il Catania. Ma la dirigenza bianconera “blinda” Ciro Ferrara alla pag. 8
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POLITICA ITALIANA
Napolitano elogia il Parlamento “SONO PARTICOLARMENTE SODDISFATTO PER IL VOTO SUI NOSTRI SOLDATI ALLʼESTERO IN AFGHANISTAN NON CʼEʼ UNA GUERRA AMERICANA”
L’ITALIANO MARTEDI’ 22 DICEMBRE 2009
Giorgio Napolitano esprime la propria soddisfazione per il voto dell'altro giorno in Parlamento in cui il rifinanziamento delle missioni internazionali è stato approvato senza alcun voto contrario. Lo fa dal Comando Operativo Interforze da dove si è collegato con numerosi teatri operativi in occasione delle feste di Natale. "Sono particolarmente soddisfatto - ha detto il Capo dello Stato - di quanto accaduto in Parlamento e che in genere dà un'immagine della politica rissosa. Il fatto che il Parlamento abbia votato in maniera unita sulle missioni internazionali è motivo di grande conforto". Napolitano ha sottolineato di sentire profondamente "la responsabilità che la Costituzione mi assegna come capo delle Forze armate". "Sull'esatto significato di questa resposnabilità - ha aggiunto non c'è da disquisire perché lo hanno fatto già abbondantemente gli studiosi della materia. So soltanto che sento profondamente questa responsabilità e svolgo il mio ruolo di coordinamento e stimolo nel comando supremo di difesa". Il Capo dello Stato ha aggiunto: "Quella in Af-
IL CAPO DELLO STATO GIORGIO NAPOLITANO
ghanistan non è una missione o una guerra americana, ma un impegno della comunità internazionale e delle Nazioni Unite con l'unico scopo di garantire la pace e la stabilità internazionale. Per quanto serie siano le dif-
ficoltà finanziarie -ha aggiunto - non possiamo in nessun modo venire meno agli impegni presi. Il ruolo che l'Italia sta svolgendo è fondamentale per la sua reputazione internazionale". ''Siamo orgogliosi del suo operato, del
modo in cui tiene alto il nome dell'Italia e di come interpreta il sentimento nazionale di vicinanza alle Forze Armate''. Lo ha detto il ministro della Difesa Ignazio La Russa rivolgendosi a Napolitano. Nel ricordare come il lavoro dei nostri soldati sia fondamentale ''per tenere lontano da noi il pericolo del terrorismo e garantire la ricostruzione di quegli sfortunati paesi'', La Russa ha poi sottolineato l'importanza del voto alla Camera sul rifinanziamento delle missioni, che ha visto tutte le forze politiche votare a favore. ''E' stato emozionante guardare quel tabellone alla Camera - ha detto - e vedere che sul voto di rifinanziamento alle missioni internazionali, c'era scritto 'contrari zero'. Un voto che fa onore alle Forze Armate e dà voce al sentimento degli italiani''. Attualmente sono circa 8.500 i militari impegnati all'estero in 29 missioni in 21 Paesi. ''Sentiamo di fare la cosa giusta per l'Italia e per il mondo - ha detto il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini rivolto a Napolitano - e sappiamo di avere da lei e dall'Italia sostegno pieno e senza riserve''.
PARTITO DEMOCRATICO
“Bene l’Aula unita sulle missioni” Bersani: “Confronto? Sì, ma in Parlamento” Non c'è bisogno di alcun vertice con Berlusconi per parlare di riforme, perché la sede naturale per parlarne è il Parlamento, dove nelle commissioni ''è già maturato qualcosa''. Lo ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani nel corso di una conferenza stampa dedicata alla green economy. Bersani ha anche auspicato che oltre che alle riforme istituzionali si possa ''discutere insieme'' anche di alcune riforme sociali, come il mercato del lavoro e il sistema pensionistico per i giovani. ''A me la parola dialogo non piace - ha spiegato Bersani - e tanto meno la parola inciucio. Io preferisco parlare di confronto, di accordo o disaccordo nella chiarezza delle posizioni. E il posto giusto per il confronto è il Parlamento''. ''A Natale - ha proseguito - si sparge lo zucchero, ma se alla Befana il Parlamento fosse invaso di leggi ad personam diventerebbe difficile discutere di riforme. Noi siamo contrari a leggi fatte per una persona sola, mentre siamo interessati alle riforme per tutto il Paese. Se poi oltre a quelle istituzionali potessimo discutere di quelle sociali sarebbe ancora meglio. Sarebbe un bellissimo segnale di apertura se potessimo discutere insieme sul mercato del lavoro dei giovani, che così non va, o sarebbe interessantissimo discutere sul sistema pensionistico per le nuove generazioni''. Rispondendo a una domanda dei cronisti, Bersani ha escluso un proprio incontro con Berlusconi: ''Non è in previsione al vertice politico. Il Parlamento è la sede giusta della discussione, in una civiltà di rapporti. Noi siamo pronti a garantire questa civiltà, abbiamo le nostre idee, i nostri paletti li abbiamo messi. Quindi non c'è bisogno di diplomazie particolari; si deve ragionare alla luce del sole, anche perché c'è in giro troppo sospettismo''. Bersani non vede l'utilità neanche di una nuova bicamerale: ''Abbiamo già gli strumenti per il confronto - ha osservato - lasciamo maturare le commissioni parlamentari, dove c'è già qualcosa di maturo; io partirei di lì''.
Gianfranco Fini elogia il made in Italy vincente
La lettera aperta dopo un omicidio in Calabria
“La politica affianchi le imprese nella sfida dello sviluppo”
I commercialisti chiedono a Maroni un osservatorio sulle intimidazioni
"E' dovere della politica non solo partecipare a occasioni come quella di Campofranco o dire semplicemente 'siete stati bravi'. La politica e le istituzioni devono fare di più per essere al fianco delle imprese per vincere la sfida dello sviluppo". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini, a Campofranco (Caltanissetta) per l'inaugurazione della più grande fabbrica italiana di pannelli fotovoltaici realizzata dal Gruppo Moncada. In altri passaggi del suo intervento Fini ha spiegato l'importanza della "collaborazione tra istituzioni e cittadini", individuando "tre responsabilità che attengono alla politica": "Rompere la contiguità tra poli-
tica e criminalità organizzata", migliorare la qualità dei servizi in questa parte della Sicilia, soprattutto sul fronte dei collegamenti e delle infrastrutture, "per superare un livello delle strade e delle ferrovie rimasto a prima della guerra", e investire sui giovani, sul sapere e sulla formazione per attrezzare le nuove generazioni e non solo alla sfida della competizione e della globalizzazione. L'inaugurazione del mega impianto di Campofranco è “la riprova che è possibile tradurre in realtà un sogno, facendo per davvero l'interesse della comunità. Unico artefice di questa sfida ha aggiunto- è Salvatore Moncada, un self made man, che tradotto significa
GIANFRANCO FINI
che 'non teneva i piccioli', che si è costruito da solo, credendoci davvero". Da qui l'invito ai giovani "di crederci anche loro e di scalare la montagna". Infine, ha spiegato Fini che quella di Moncada è la storia di un imprenditore che "pur nell'epoca della globalizzazione non ha scelto di investire nel Mediterraneo e nel mondo, ma ha deciso di restare qui, perché è un siciliano che ama la propria terra, che è orgoglioso di essere siciliano e che ha privilegiato anche l'interesse della sua regione".
Una lettera aperta al Ministro dell'Interno per richiamare l'attenzione delle istituzioni sui rischi cui vanno incontro i professionisti nello svolgimento degli incarichi ricevuti per contro dei Tribunali, specie in aree del Paese nelle quali la presenza dello Stato è meno forte. Dopo l'omicidio di Liberato Passarelli, il commercialista presidente dell'Ordine della categoria di Castrovillari ucciso nello svolgimento delle sue funzioni di curatore fallimentare, avvenuto il 12 dicembre, Claudio Siciliotti, presidente dei commercialisti, si rivolge direttamente a Maroni, al quale formula tre richieste: la collaborazione del ministero nella sensibilizzazione del-
la pubblica opinione circa l'importante ruolo che i commercialisti svolgono per il Paese, con ruoli di supporto tecnico all'azione investigativa ed esecutiva di magistrati e delle forze dell'ordine, con particolare riguardo alle procedure e ai reati di matrice economica e finanziaria; l'adesione alla campagna di sensibilizzazione, già avviata da alcuni parlamentari dopo l'omicidio Passarelli, finalizzata a prevedere l'applicazione delle disposizioni normative sulle "morti bianche" anche a favore dei liberi professionisti (e delle loro famiglie) che perdono la vita in dipendenza di fatti direttamente connessi alle funzioni da essi svolte nello svolgimento di in-
ROBERTO MARONI
carichi per conto dello Stato e di sue articolazioni; l'istituzione di un osservatorio congiunto, tra il ministero dell'Interno e il Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, volto a monitorare e recepire tutte le segnalazioni di episodi di intimidazione nei confronti di liberi professionisti che svolgono incarichi per conto dei tribunali italiani, al precipuo fine di studiare anche adeguati meccanismi di tutela dei medesimi.
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Neve e freddo paralizzano il Paese Eʼ EMERGENZA TRASPORTI, CON I TRENI NEL CAOS BERTOLASO RASSICURA: “ALLʼESTERO Eʼ PEGGIO” DISAGI IN TUTTA EUROPA, IN POLONIA 42 MORTI
L’Italia nella morsa del gelo Neve, gelo, termometro in picchiata ma, soprattutto, trasporti nel caos. E’ questo il bilancio del week end nero del maltempo che ha creato disagi in tutta Italia e che continua a creare tuttora problemi, dato che le temperature non accennano a risollevarsi. In queste ore sono anzi previsti peggioramenti delle condizioni meteo con nevicate sul Piemonte, la Liguria, Lombardia, l'Emilia Romagna, la Toscana, l'Abruzzo e la Lombardia. Sono soprattutto i treni a risentire della situazione. Nel Nord-Est, in particolare, si sono registrati gravi ritardi e cancellazioni (solo in Friuli Venezia Giulia sono stati soppressi 22 treni su 59). Particolarmente colpite anche tutte le tratte che portano a Milano, con ritardi di cinque ore per l'Intercity da Bari, di quattro ore per l'Intercity da Crotone e di quattro ore e mezza per l'espresso da Lecce. Michele Elia, amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana, ha annunciato che contro il gelo, verranno potenziate “le scaldiglie agli scambi. Abbiamo scoperto dei punti critici e li copriremo, ma sono pochi. Sulle direttrici fondamentali, queste scaldiglie,
BENEDETTO XVI
ATTUALITA’
“I cattolici non cedano alla tentazione della politica”
E’ EMERGENZA MALTEMPO IN ITALIA
che servono ad evitare il ghiaccio sugli scambi, ci sono già. Nelle emergenze, però, si individuano ulteriori punti critici, non rilevati precedentemente”. Disagi anche sulle autostrade, in particolare in Emilia Romagna e Toscana. Il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, ha tuttavia invitato a non drammatizzare: “La situazione è critica – ha detto in conferenza stampa – ma il Paese non è nel caos. Dieci o quindici anni fa, in un momento come questo, il Paese si sarebbe bloccato invece oggi
non è così. Parigi o Londra sono completamente paralizzate. In Italia, malgrado i ritardi, ogni grande città è raggiungibile”. Il capo della Protezione Civile ha poi illustrato la grande mobilitazione intervenuta per far fronte all’emergenza: “Questa notte ho chiamato personalmente l'amministratore delle ferrovie dello Stato Moretti, almeno tre o quattro volte; abbiamo buttato giù dal letto tutti i prefetti, da Sondrio ad Agrigento, avvertendoli di come stavano le cose”. Ma il caos dovuto all’on-
data di freddo non coinvolge solo l’Italia. A Parigi cancellati il 20 per cento dei voli dall'aeroporto Charles de Gaulle. Continuano ad essere sospesi, inoltre, i treni dell'Eurostar fra Francia e Gran Bretagna. A Francoforte sono invece 100 i voli annullati, con otto persone (tra cui due clochard) che hanno perso la vita a causa del freddo in tutta la Germania. Nulla in confronto ai 42 morti nella sola Polonia, per lo più di senzatetto o di persone che hanno abusato di alcol.
PAPA BENEDETTO XVI
In un mondo frantumato e ferito, la Chiesa è chiamata a annunciare che "la pace può realizzarsi soltanto se si giunge ad una riconciliazione interiore". E deve farlo con una testimonianza mite (senza cioè "cedere alla tentazione di prendere personalmente in mano la politica") e rivolta a tutti ("anche le persone che si ritengono agnostiche o atee devono stare a cuore a noi come credenti"). Lo ha chiesto Benedetto XVI nel di-
scorso ai cardinali e vescovi della Curia Romana, riunita come ogni anno nella Sala Clementina per gli auguri natalizi. "Uno sguardo sulle sofferenze e pene della storia recente dell'Africa, ma anche in molte altre parti della Terra, mostra - ha osservato - che contrasti non risolti e profondamente radicati possono portare, in certe situazioni, ad esplosioni di violenza in cui ogni senso di umanità sembra smarrito".
Secondo il rapporto Censis la crisi economica spinge gli italiani a ricorrere più che nel passato alle strutture statali
Sanità: è boom di prestazioni pubbliche Nell'ultimo anno il 35% degli italiani si è rivolto alle strutture sanitarie pubbliche, accettando liste di attesa più lunghe, per ottenere prestazioni (analisi, visite mediche, cure) che in altri tempi avrebbero acquistato direttamente da strutture private, pagando di tasca propria. La percentuale sale al 40% tra gli anziani, al 41% tra i residenti nelle regioni del Centro, ad oltre il 47% tra i soggetti meno istruiti, senza titolo di studio o con la sola licenza elementare. Gli effetti della crisi economica sul rapporto degli italiani con la spesa per la salute si sono dunque manifestati nella tendenza a ricorrere più che nel passato alla sanità pubblica, accettando maggiori disagi e tempi più lunghi, per contenere la spesa privata. E si è accentuato anche il ricorso a una strategia
del rinvio delle prestazioni sanitarie meno urgenti. Secondo l'indagine del Forum per la Ricerca Biomedica e del Censis, nell'anno della crisi quasi il 18% degli italiani ha rinunciato a una o più prestazioni sanitarie (visite specialistiche, cure odontoiatriche, ecc.) per motivi economici. Il dato sale a circa il 21% tra i residenti nelle regioni del Centro, al 23,5% nel Sud, al 24,2% tra i 45-64enni, al 27,2% nelle grandi città, al 31% tra i possessori di titoli di studio più bassi. Dal rapporto del Censis si legge, peraltro, che la domanda di prestazioni sanitarie pubbliche dovrebbe aumentare anche nell’anno nuovo. Ecco, quindi, che la priorità ineludibile per il 2010 – come indica Sergio Dompè, presidente della Farmaindustria, commentando il bilancio di fine
SEMPRE PIU’ ITALIANI SI RIVOLGONO ALLA SANITA’ PUBBLICA
anno presentato oggi dall’istituto – consiste nel rendere più efficiente la sanità pubblica attraverso i tagli di sprechi e sovrapposizioni, considerando anche che per molte regioni troppo alto è il rischio
di non riuscire più a finanziare la spesa per la sanità. Dompè ha anche aggiunto che “la federazione delle aziende farmaceutiche chiede da tempo meno leggi e più controlli perché i risparmi ge-
nerati possono essere utilizzati per un migliore accesso alle cure, un incremento della qualità dell’assistenza sul territorio e una politica di prevenzione più incisiva”. Una simile decisione “può consoli-
dare i risultati sinora ottenuti in termini di allungamento della vita media in Italia dal 1951 in poi, con un mese di vita guadagnato ogni quattro. Risultato che per il 40% può essere attribuito ai frutti della ricerca farmaceutica'', queste le parole con cui il presidente conclude il proprio commento. Altro dato allarmante sta in quel 37% di intervistati che ritiene aumentato negli ultimi tempi il ricorso alle “conoscenze” per ottenere raccomandazioni e accelerare l’accesso alle strutture sanitarie pubbliche; infine, più del 25% pensa che sia sempre più diffuso il malcostume di fare regali alle «persone giuste» per avere accesso a corsie preferenziali per accedere più velocemente alle prestazioni sanitarie, a causa dell’affollamento delle strutture pubbliche.
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QUI ARGENTINA
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Il giudice federale Norberto Oyarbide ha disposto oggi il non luogo a procedere in merito alle accuse nei confronti della presidente Cristina Fernandez e di suo marito, l’ex capo di Stato Nestor Kirchner per presunta corruzione
Archiviata accusa di corruzione contro i coniugi Kirchner. Il giudice: nessun arricchimento illecito In bicicletta dalla Bolivia all’Argentina per beneficenza
BAIRES - Il giudice federale Norberto Oyarbide ha disposto oggi il non luogo a procedere in merito alle accuse nei confronti della presidente argentina Cristina Fernandez e di suo marito, l’ex capo di Stato Nestor Kirchner, per presunta corruzione. Il quotidiano ‘Clarin’ precisa in merito che i
Kirchner erano stati accusati di arricchimento illecito perchè, secondo la loro dichiarazione dei redditi del 2008, il loro patrimonio era aumentato del 158% in un solo anno. Il giudice, che ha preso visione in tal senso di una perizia effettuata da un organismo della Corte Suprema, ha stabilito
che non ci sono prove in merito. L’agenzia Dyn sottolinea che questa è la terza volta che una causa per presunto arricchimento illecito dei Kirchner viene chiusa con il non luogo a procedere. È la prima però in cui è stata coinvolta anche la presidente. Ciò nonostante la deputata Lilita Carriò, leader del partito di
opposizione Coalicion Civica, ha sostenuto che la decisione del magistrato «mostra la sua chiara parzialità, nonchè il grave sospetto che sia lui stesso un corrotto». La deputata ha anche anticipato che, nei prossimi giorni, il suo blocco parlamentare chiederà «l’impeachment» di Oyarbide.
BAIRES - E’ partito da Sasso Marconi in provincia di Bologna alla fine di novembre Mauro Talini, il giovane ciclista diabetico che affronterà 9.000 km per raccogliere fondi a favore della costruzione di un centro sociale in Brasile a Riacho Grande, San Paolo. Talini, arrivato all’aeroporto Marconi di Bologna direttamente in sella alla sua bicicletta, è stato accompagnato dai ciclisti delle Società sportive ciclistiche La Ceretolese di Casalecchio di Reno, dal gruppo ciclistico Over 70 di Giancarlo Maini, dalle Missionarie, dai soci e dai volontari dell’Associazione Internazionale Padre Kolbe, e da tutti coloro che hanno voluto manifestare il loro affetto e la stima che nutrono nei confronti di questo ragazzo diabetico insulinodipendente che si accinge a compiere un’impresa unica. Sarà possibile seguire quotidianamente gli spostamenti di Mauro sul sito www.maurotalini.it al link “scopri dove si trova Mauro GPS WEB”: un sistema di localizzazione GPS posizionato sulla sua bicicletta consentirà di conoscere la sua posizione in ogni tratta del suo viaggio, dalla Bolivia attraverso il Brasile, fino all’Argentina. Il viaggio, con partenza da La Paz (Bolivia), prevede sei soste principali nei centri in cui l’Associazione Internazionale Padre Kolbe è presente con progetti di cooperazione e sviluppo. Attraverso l’iniziativa “una bici, mille speranze” l’Associazione desidera sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere fondi per la costruzione del centro sociale“La Città della Speranza”, un progetto di solidarietà e di formazione alla vita che l’Associazione Internazionale Padre Kolbe sta portando avanti insieme alle Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe a Riacho Grande – San Paolo – Brasile. L’intera struttura sarà l’unico Centro per gli abitanti di Riacho Grande, ma non solo, dove poter realizzare corsi intensivi e continuati, corsi di studio, convegni culturali, sociali e spirituali; seminari finalizzati alla prevenzione delle malattie, corsi pratici per promuovere l’ecologia del riutilizzo dei residui e riciclaggio. Nei mesi in cui Mauro Talini affronterà la sua sfida di 9.000 km, l’Associazione Internazionale Padre Kolbe sarà impegnata in una raccolta fondi attraverso eventi e manifestazioni in diverse città d’Italia.
Il futuro incerto del Paraguay preoccupa anche l’Argentina ASUNCION - Il futuro incerto del Paraguay preoccupa il segretario generale dell’Osa (Organizzazione degli Stati americani) José Miguel Insulza. Lo riferisce la testata brasiliana Estado de Sao Paulo citando la testimonianza di uno dei collaboratori del segretario generale. La preoccupazione, che da qualche settimana affiora nelle analisi di alcuni osservatori locali, è che il crescente distacco tra la presidenza di Fernando Lugo - che per estrazione e aspirazioni viene accostata alle correnti della regione - bolivariane, e le istituzioni, nonché segmenti della politica e della società civile possano portare a uno scenario paragonabile a quello che si è verificato in Honduras. L’opposizione al governo Lugo è sempre più serrata e Asunción ha difficoltà crescenti anche nel disimpegno delle attività politiche di base: basti pensare che il Senato, dove il governo è in minoranza, non sdogana la nomina di ambasciatori importanti come quelli destinati in Brasile, Argentina, Uruguay e Bolivia. Secondo la fonte rilanciata dalla testata brasiliana, la fotografia scattata dai piani alti dell’Osa è la seguente: “Nessuno pensa che in Paraguay ci sarà un golpe, ma tutti ne parlano”. Lo stesso Lugo ha mandato segnali di preoccupazione: non tanto quando rivela ipotesi di complotto portate avanti da “settori che hanno dominato il paese per anni”, quanto nei ripetuti interventi di azzeramento dei vetrici militari compiuti nelle scorse settimane. Molto delicato è anche il ruolo che in tutto ciò gioca il ruolo del Paraguay nel Mercosur, l’area di libero scambio che comprende anche Argentina, Brasile e Uruguay. Nella scorsa settimana progressisti paraguaiani si sono riuniti a Buenos Aires per chiedere ai paesi membri di vigilare sulla tenuta dell’unità istituzionale ad Asunción. Senza dimenticare che il parlamento paraguayano ottenuto il via libera dal Brasile - è l’ultimo a dover ratificare l’ingresso del Venezuela nel Mercosur: una legge che non entra in calendario proprio per le resistenze dell’opposizione a dare nuovi spazi di manovra commerciali a Hugo Chávez. La popolarità del “Vescovo rosso” Lugo è passata dal 93 per cento dell’agosto 2008 al 25 per cento di novembre di quest’anno. La sua azione è contestata sia da parte del suo elettorato che giudica insufficienti le sue politiche sociali, sia dall’ala moderata della sua coalizione (Alianza Patriótica para el Cambio) per i rapporti troppo stretti con l’asse “bolivariano” guidato dal presidente venezuelano Chavez. Alla testa di questi ultimi c’è il vicepresidente del governo e leader del Partido liberal Federico Franco.
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Estradizione di nuovo lontana, Lula spiazza tutti: «Su Battisti decido io» BRASILIA - Sull'eventuale estradizione di Cesare Battisti, il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, che finora aveva preferito non esprimere un parere preciso dicendosi in attesa di ricevere il testo integrale delle decisioni della Corte, ha invece le idee piuttosto chiare: «Decido io», ha infatti dichiarato ieri sottolineando inoltre che non gli importa nulla di quanto deciso dal Supremo Tribunal Federal. Tale affermazione arriva di fatto poco più di una settimana dopo che la Corte suprema brasiliana aveva vincolato con l'ultima sentenza la decisione di Lula sull'estradizione in Italia dell'ex terrorista rosso (nonché apprezzato scrittore soprattutto in Francia) al rispetto delle norme del trattato di estradizione del 1989 in vigore tra i due Paesi. In sostanza ciò significa che, pur spettando la decisione finale al capo dello Stato, allo stesso tempo non lascerebbe molto margine di manovra al presidente brasiliano per giustificare l'eventuale asilo politico. «Adesso la palla è sul mio campo e sono io a decidere come calciare, con tre dita o come fa Marta (la brasiliana 3 volte campionessa del titolo di miglior giocatrice di calcio del mondo, Ndr)», ha detto nuovamente Lula usando una metafora calcistica per ribadire, qualora ce ne fosse bisogno, che l'ultima parola sul caso Battisti spetta soltanto a lui. Lula ha comunque assicurato che qualunque decisione prenderà, sarà fatta nel pieno rispetto del trattato fra Brasile e Italia in merito all'estradizione. Il presidente brasiliano potrebbe quindi accogliere l'indicazione di estradare l'ex militante dei Proletari armati per il comunismo in Italia, dove deve scontare l'ergastolo per una serie di omicidi commessi negli anni '70, oppure confermare l'asilo politico concessogli dal suo ministro della Giustizia, Tarso Genro, insistendo nella tesi che si tratti di un perseguitato politico. Nel caso in cui dovesse però confermare tale ipotesi e quindi bloccare l'estradizione, potrebbe essere lui stesso costretto ad affrontare un processo davanti al parlamento brasiliano o a qualche organismo internazionale. L’ALTA CORTE BRASILIANA: LULA RISPETTI IL TRATTATO CON L’ITALIA - l presidente brasiliano Inacio Lula da Silva ha l'ultima parola sul tema dell'eventuale estradizione in Italia di Cesare Battisti, ma la sua decisione deve rispettare quanto stabilito dal trattato d'estradizione che Brasile e Italia hanno firmato nel 1989: lo hanno precisato i giudici del Supremo Tribunal Federal (Stf) di Brasilia, che ieri hanno riesaminato il caso dell'ex terrorista rosso, afferma il sito web Folha. Lo scorso 18 novembre, l'Alta Corte votò a favore dell'estradizione in Italia dell'ex terrorista, decidendo allo stesso tempo che l'ultima parola sul caso spettava al capo dello Stato. Da quel gior-
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ITALIANI NEL MONDO
no, il tema dell'eventuale via libera dell' estradizione, o della conferma dell'asilo politico, di Battisti è rimasta nelle mani del presidente Lula. L'Alta Corte ha ieri esaminato una questione sollevata dal governo italiano «in merito al voto espresso da uno dei magistrati, Eros Grau» durante l'udienza di novembre. Nel suo intervento, Grau mise in chiaro che la decisione di Lula «non è discrezionale», poichè il presidente deve limitarsi ai termini stabiliti dal trattato ItaliaBrasile del 1989. Prima o poi, il presidente Lula dovrà consegnare Cesare Battisti all'Italia: ha detto l'avvocato Antonio Nabor Bulhoes, che rappresenta il governo di Roma nella vicenda giudiziaria riguardante l'ex terrorista rosso. «L'Italia è fiduciosa sul fatto che il presidente rispetterà il trattato d'estradizione che i due Paesi hanno firmato» ha sottolineato il legale, precisando che il capo dello Stato prima o poi dovrà dare via libera alla richiesta del governo italiano. Nel caso in cui Lula dovesse bloccare l'estradizione, confermando pertanto l'asilo politico in Brasile a Battisti, lo stesso capo dello Stato potrebbe dover affrontare un processo nel parlamento brasiliano o davanti a qualche organismo internazionale, ha aggiunto l'avvocato, rilevando che il trattato sull'estradizione Italia-Brasile firmato nel 1989 è stato ratificato nel 1993 dallo stesso congresso brasiliano. Per confermare l'asilo politico concesso a Battisti dal ministro della Giustizia Tarso Genro, Lula dovrà insistere con la tesi che l'ex terrorista in Italia sarebbe un perseguitato politico o che in un carcere italiano rischia la vita o gravi violazioni dei diritti umani. A questo si appella anche la famiglia di Battisti. Il
fratello maggiore Vincenzo, infatti, sostiene che Cesare «teme di fare una brutta fine in carcere» e che in Italia «si sente aria di fascismo». Vincenzo Battisti è convinto dell'innocenza del fratello e ricorda che in Brasile c'è anche qualche terrorista di destra italiano: «Se esiste la giustizia deve esserci per tutti». PARLA LA FAMIGLIA DI BATTISTI - Viene colto di sorpresa Vincenzo Battisti - fratello maggiore dell'ex terrorista Cesare alla notizia di una possibile estradizione. Da Latina, dove vive gran parte della famiglia, arriva tutta la preoccupazione per le sorti della primula rossa degli allora proletari armati per il comunismo, della cui innocenza tutti i fratelli sono convinti. INGIUSTIZIE SU CESARE Pare che l'estradizione sia più vicina. «Me lo state dicendo voi confida a Corriere.it - anche se qualcosa avevo capito. Mi sento decisamente amareggiato, e non solo per le sue condizioni di salute, per la paura che ha espresso nel ritornare in Italia. Sono anni che cercano di estradarlo - prosegue Vincenzo - e sono anni che si cerca di far ricadere tutte le colpe su di lui. Mi pare che per gli altri (il riferimento è ai famigerati Pac, ndr) le cose siano andate diversamente. E poi - sottolinea - mi pare che in Brasile ci sia almeno un terrorista di destra. E l'estradizione in quel caso? Se esiste la giustizia, deve esserci per tutti». Le paure di suo fratello in questo momento? «Cesare teme di fare una brutta fine in carcere e sinceramente sono d'accordo con il ministro di giustizia brasiliano: tempo fa ha detto che in Italia si sente aria di fascismo». SUCCESSO ED ESILIO Battisti ha conosciuto tante vite, dalle bande armate alla notorietà della letteratura che lo ha
consacrato in Francia, voi come avete affrontato il 'peso' di una presenza così forte, di una storia così estrema nella vostra famiglia? «Abbiamo continuato come sempre. Cesare è andato via nel 1980, e da quel momento non è più tornato in Italia. Non ha potuto salutare un fratello morto d'incidente, neppure il padre e la madre per i funerali. Sinceramente - dice Vincenzo - non cambierei la mia con la sua vita, con le sue sofferenze. Non è uno stinco si santo, ma non ha ucciso nessuno, me lo ha sempre detto». OMBRE SULLA FRANCIA Cesare Battisti conferma di essere stato aiutato dagli agenti dei servizi segreti transalpini per fuggire dalla Francia. Sarebbero stati questi - scrive oggi il quotidiano Le Monde - a consegnargli un passaporto falso che gli consenti' di entrare in Brasile nel settembre del 2004. Ieri l'ex terrorista dei Pac, in attesa della decisione del presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva sulla sua estradizione in Italia, e' comparso in un tribunale di Rio de Janeiro per la prima udienza del processo che lo vede imputato per il reato di falsificazione di passaporto. Battisti ha detto inoltre che avrebbe dovuto chiedere asilo politico appena giunto in Brasile, spiegando che non lo fece perche' mal consigliato. Lo scorso 18 novembre il Tribunale supremo federale del Brasile con una sofferta decisione si e' espresso a favore dell'estradizione dell'ex terrorista, lasciando pero' al presidente Lula l'ultima parola in merito. Al momento non si hanno indicazioni sulle intenzioni del presidente brasiliano, ma secondo alcuni analisti Lula starebbe temporeggiando per poter concedere l'asilo politico a Battisti senza troppo clamore.
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Iran: tensione alle esequie dellʼayatollah riformista CENTINAIA DI MIGLIAIA DI PRESENTI HANNO SALUTATO IL LEADER SPIRITUALE, GUIDA DELLE PROTESTE MOLTI GLI ARRESTI IN SEGUITO AI DISORDINI
L’ITALIANO MARTEDI’ 22 DICEMBRE 2009
Funerali di Montazeri: nuovi scontri L'opposizione iraniana è tornata in piazza per dare l'addio ad Hossein Ali Montazeri, l'ayatollah morto nella notte tra sabato e domenica dopo una lunga malattia, vera guida spirituale delle proteste che da giugno scuotono la repubblica islamica. Un funerale, quello nella città santa di Qom, a sud di Teheran, segnato da nuovi scontri con la polizia. Raccogliendo l'appello dei leader riformisti, decine, forse centinaia di migliaia di persone radunate l'ultimo saluto all'ayatollah che era stato una delle figure chiavi della Rivoluzione Islamica del 1979 e prima di diventare un simbolo della corrente riformista. Le informazioni sul funerale sono arrivate in Occidente dai sitiweb dell'opposizione, perché alla stampa straniera è stata vietato di assistere alla cerimonia. Un sito ha parlato di centinaia di migliaia di presenti, tra cui Mir Hossein Moussavi e l'ex presidente del Parlamento, Mehdi Karroubi; denunciati anche scontri, prima e dopo la tumulazione; e vari arresti dopo le violenze, di cui non è chiara l'entità. I primi tafferugli sono avvenuti durante la cerimonia: secondo il sito ewb Rahesabz.net, le milizie di Ansar Hezbollah (i seguaci di Dio), un'organizzazione paramilitare e vicina alla teocrazia islamica, si sono infiltrate nella folla che partecipava ai funerali e hanno tentato di "interrompere la cerimonia": "Se ne sono andati dopo
TENSIONE AI FUNERALI DI HOSSEIN ALI MONTAZERI
tafferugli con alcuni presenti". La salma è stata poi tumulata nel mausoleo di Harratze Massoume, un'altra figura di spicco dell'Islam sciita. Ma terminata la cerimonia, secondo la pagina web Kaleme, che fa capo ai rifor-
misti iraniani, le forze della sicurezza si sono avvicinate alla residenza dell'ayatollah morto e si sono scontrate con le persone riunite dinanzi all'edificio, che hanno reagito lanciando pietre e altri oggetti contro gli agenti.
Tensione alle stelle anche perché nei pressi si erano raccolti anche centinaia di uomini delle milizie Basij, fedelissimi del regime, che scandinavo slogan di appoggio a Mahomoud Ahmadinejad. Le autorità avevano cominciato a im-
porre restrizioni sin dalla serata di domenica, quando avevano arrestato vari passeggeri di un pullman che portava a Qom familiari di dissidenti in carcere e attivisti a favore dei diritti umani. Ma il giro di vita del regime, ancora
L’insegna scovata in un'abitazione vicino la città di Torun
Ritrovata la scritta di Auschwitz-Birkenau ma i gruppi neonazisti pare non c’entrino La polizia polacca ha recuperato la placca che pendeva all'ingresso del campo di concentramento nazista di Auschwitz, rubata tre giorni fa, e ha arrestato i cinque autori del furto. Gli arrestati, secondo gli inquirenti, non hanno alcun collegamento con gruppi neonazisti. L'insegna con su scritto “Arbeit macht frei”, “il lavoro rende liberi”, che con macabro cinismo salutava l'ingresso dei detenuti nel campo, è stata ritrovata in un'abitazione nelle vici-
nanze della città di Torun. I cinque, cittadini polacchi con precedenti penali e di età compresa tra i 20 e i 39 anni, si trovano adesso nel commissariato centrale di Cracovia. "Possiamo dire che nessuno dei cinque è membro di un qualche gruppo neonazista", ha detto nel corso di una conferenza stampa Andrzej Rokita, capo del distretto di polizia nella città di Cracovia. Rokita ha spiegato che nelle prossime ore gli inquirenti saranno in grado di dire se
il furto sia stato commissionato o se i cinque abbiano agito di propria iniziativa. La Radio TFM FM ha detto che tra i committenti potrebbe esserci qualche ricco collezionista di cimeli nazisti; mentre il portavoce del governo polacco, Pawel Gras, non ha escluso che il furto nasconda il tentativo di screditare l'esecutivo alla vigilia delle celebrazioni dei 65 anni dalla liberazione del campo di concentramento nazista, il prossimo 27 gennaio.
IL CANCELLO DI ENTRATA AD AUSCHWITZ
una volta, non ha intimorito l'onda verde, che ha organizzato manifestazioni in ricordo di Montazeri anche a Teheran, nella pizza Mohseni, dove la polizia ha impedito la circolazione dei veicoli ed ha disperso i dimostranti.
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I due partenopei in visita allʼospedale Monaldi di Napoli LʼALLENATORE NON TORNA SUL BRUTTO FINALE DI 2009: “CI SARAʼ TEMPO PER PARLARNE” IL CAPITANO: “NON SIAMO DIVENTATI SCARSI”
SPORT
“Ho analizzato tutto ieri (domenica, ndr). Ora sono a Napoli per motivi molto importanti. E quindi adesso preferisco parlare solo di questo. Per il resto ci sarà tempo e modo di parlarne”. Queste le dichiarazioni di Ciro Ferrara, tecnico della Juventus, in visita all’azienda ospedaliera Monaldi di Napoli. L’allenatore bianconero insieme al capitano azzurro Fabio Cannavaro ha dato vita alla fondazione “Ferrara – Cannavaro”, che segue i progetti “Il Dottor Sorriso” e “Di onda in onda” presso la struttura napoletana. Il coach juventino si è mostrato sereno nonostante il periodo difficile attraversato dalla squadra. Ferrara ha poi sottolineato come non sia il caso di drammatizzare sulle situazioni calcistiche, perché i problemi della vita sono ben altri: “Quando uno viene in una struttura ospedaliera come questa si vede che i problemi sono questi. Il mio lavoro è importante, molto importante, ma nella vita ci sono problemi più grandi”. Realista, ma meno pessimista il difensore della nazionale Fabio Cannavaro, anche lui in visita presso la struttura ospedaliera Monaldi. “Bisognerà recuperare gli infortunati e avere un pizzico di sfortuna in meno perché alla prima occasione subiamo un rigore o un gol. L'anno nuovo, speriamo ci porterà risultati diversi”. Il centrale juventino ha poi indicato la via per uscire dalla crisi di risul-
L’EX DG BIANCONERO
Ferrara e Cannavaro: la Juve si difende
CIRO FERRARA
tati, senza soffermarsi sul momento negativo di alcune individualità: “Come uscirne? Con l'aiuto di tutti. In questo momento, in difficoltà, ci sono tutti, non solo Felipe o Diego. Non c'è uno che va ad altissimi livelli. Ora la cosa importante è ritrovare la squadra e ritrovarsi forti come prima. I momenti di difficoltà arrivano per tutti ma bisogna superarli”. Il difensore partenopeo si è anche dimostrato comprensivo verso
i tifosi, invitandoli a essere vicini alla squadra: “Come sempre cerco di dare sempre il massimo. La cosa importante è avere la coscienza a posto. Ai tifosi dico che c’é grande amarezza. Noi siamo i primi a sapere che non possiamo avere questo rendimento”. A chi indicava Alex Del Piero come l’uomo della salvezza, Cannavaro ha risposto così: “Tutti non solo Ale. La Juve è una società costruita bene e per risultati
Il sindaco: “Mancano solo alcuni passaggi formali”
importanti”. Il difensore bianconero ha infine concluso il suo intervento, analizzando con lucidità i motivi della flessione in campionato e Champions: “I risultati nell'ultimo mese sono stati pochi. Bisogna lavorare ancora di più e cercare di dare qualcosa in più. Non siamo diventati scarsi all'improvviso”. Gli addetti ai lavori non nascondono il momento di tensione che sta attraversando tutto l’ambiente juventino.
Luciano Moggi accusa: “La dirigenza sbaglia tutto” “È forse un reato dare consiglio a coloro che continuano a chiamarmi?”: questo l’interrogativo che si pone l’ex dirigente juventino Luciano Moggi. L’ex dirigente ha commentato le recenti richieste di consulenze, avute con importanti club di serie A: “Il Parma, nonostante la sconfitta contro la Roma, sta disputando un ottimo campionato perché è stata costruita molto bene. Se c'entro qualcosa io? Beh il presidente del Parma è mio amico e mi ha chiesto tanti consigli che io ovviamente gli ho dato”. Moggi ha poi proseguito: “I consigli li ho dati anche a Zamparini, a Spinelli, al presidente del Siena, del Bologna e tanti altri”. L’ex membro della triade non si è poi lasciato sfuggire l’occasione per rivolgere un duro attacco alla sua ex società e alla dirigenza juventina: “Chi di certo non mi ha chiesto consigli è la Juventus e i risultati si vedono. La squadra ormai è al minimo di autostima, ma io Ferrara non lo esonererei anche perché dubito che prendendo la squadra in corsa Hiddink o Gentile farebbero meglio”. Moggi ha continuato indirizzando le proprie critiche all’atteggiamento passivo che sta tenendo la dirigenza bianconera: “È la dirigenza che non va.
LUCIANO MOGGI
Dopo una sconfitta come quella contro il Catania noi avremmo battuto i pugni sul tavolo e ci saremmo incazzati con tutti. Invece ho visto Blanc andare addirittura in conferenza con il sorriso sulla bocca. Ma come si può?”. L’ex dirigente della Juve, ha poi analizzato i motivi del momento di crisi, individuando la causa principale nel mercato estivo: “La squadra è stata costruita male, con attaccanti forti di testa ma nessuna ala. Avete visto poi Felipe Melo, ormai è un palo piantato in campo! Quando quest'estate io criticavo fortemente questo acquisto ‘sbagliatissimo’ molti pensavano che il mio giudizio fosse dettato dal rancore. E che dire poi di Diego? Ormai è in crisi di identità ed è un peso per il gioco della Juve. Comunque è un buon giocatore e niente più”.
Il sottosegretario: “La corsa resti a Monza, che ha le strutture”
Gp di Roma, Alemanno: La stoccata di Mantica: “Passo non conclusivo” “A Roma non serve la F1” Quello firmato domenica per il Gran Premio di Formula 1 a Roma “è il primo passo concreto, importante ma non conclusivo. Mancano alcuni passaggi formali che verranno messi a punto nei prossimi mesi”. Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno interpellato a margine della cerimonia di consegna delle armi ai vigili urbani di Roma. Sulla querelle sollevata per il
presunto 'scippo' del Gran premio a Monza Alemanno ha ribadito
GIANNI ALEMANNO
che “le polemiche che vengono dal Nord sono infondate, si deve invece fare promozione comune tra Roma e Monza”. Anche perché si tratta, ha aggiunto, di ''due Gran Premi diversi, quello di Monza è su circuito quello di Roma è speciale perché all'interno della città, non c'è quindi alcuna sovrapposizione ma una promozione comune che rafforzerà Monza''.
“Sorprende che una città come Roma e un sindaco come Alemanno abbiano bisogno di Bernie Ecclestone e dei capitali della Formula 1 per rilanciare l'immagine di una città che è stata anche casualmente capitale di un impero”. Lo ha detto il sottosegretario agli Affari Esteri, Alfredo Mantica, a margine di una visita ufficiale in Montenegro a proposito di ospitare a Roma un Gran Pre-
mio di Formula 1. “Il Gran Premio in una città non è più accettato nemmeno negli Emirati - ha aggiunto il senatore - per la complessità dei problemi che implica. Siamo curiosi di vedere Roma Eur bloccata per tre settimane per allestire il circuito”. “Il Gran Premio italiano - ha detto ancora Mantica - è storicamente a Monza che ha le strutture destinate e la possibilità ricettiva senza bloc-
care né la città né la provincia né Milano”. “Ci auguriamo che - ha concluso il sottosegretario eletto senatore a Monza - il consiglio comunale di Roma sappia valutare attentamente questa proposta. Per quanto ci riguarda ci batteremo fino alla fine perché Monza resti sede del Gran Premio e Roma sia solo sede di un grande parco divertimenti per autoscontri”.
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CONTROCOPERTINA - SPORT
L’ITALIANO MARTEDI’ 22 DICEMBRE 2009
LA BATOSTA
Ostinazione bianconera: perdere e non cambiare Quinta sconfitta su sei partite. I tifosi furibondi contestano Blanc: «Squadra e tecnico non si toccano. E niente mercato» DALLA REDAZIONE Comunque vada,saràuninsuccesso.PosatacomeunapietratombalesullastagionedellaJuve,èarrivatalasconfitta del Buon Natale. Roba da lasciare tuttidighiaccio.Salvononavereunafaccia di bronzo. Qualcuno penserà: non ci poteva essere niente di meglio per svegliare dirigentiinermieunpo’superficiali.Perdereincasacontrol’ultimodellaclassifica, raggranellare un passo da record (5 sconfittein6partite),riportarelastoriaa 46 anni fa (7 aprile 1963, ultima sconfitta,1-0,controilCataniaincasa),dareun addiopiùconcretoesignificativoaogni ideascudetto,ritrovarsialottareneifluttipernonfarsirisucchiareametàclassifica,conconseguenteeliminazionedalla zona Champions. Cosa chiedere di più per uscire dal torpore, e da scuse che nonhannoragionediessere,edareuna scossaveraaunambientegiàturbolento? SonotremesichelaJuveregalabrutti
FERRARA «Mi piace andar per mare e quando c’è tempesta non abbandono la nave». E l’ombra di Lippi... segnali.ParliamodiJuveenondiFerraraodiCannavaro,diDiegooFelipeMelo.UsiamoilterminecomeJeanClaude Blanc,presidente-tennistaeunpo’artistanelridisegnareisuoipensieri.Ieriha spiegato:«Noi,epernoiintendotuttala Juve, dovremo lavorare di più, impegnarci, analizzeremo la situazione». E questopotevadirglieloancheMassimo
Mauro,conilqualenonsempresitrova in identità di vedute. Poi ha soggiunto: «La squadra non si tocca e non si cambierà nulla nel mercato di gennaio. Lavoreremotuttiuniti,Ferraracompreso. Lasostaarrivaalmomentogiusto».Ora è vero che, nel nostro calcio, si critica sempre l’eccessiva fretta dei presidenti nel liquidare allenatori e cambiare le squadre, ma qui la Juve corre il rischio dell’eccesso opposto: giocarsi una stagione per un allenatore inesperto (non si parla di bravura) e di un presidente troppoostinatonelgestireunasquadra come una azienda di successo. Ieri la contestazione dei tifosi è stata pesantee allimite dellarotturatotale.È difficilepensareaunaJuvecosìmalmenata dalla sua gente. Uova al pullman e insulti,quelvoltarelespallea«giocatori senzapalle»,aggiungiamoicorirazzisti come ennesimo sgarbo alla dirigenza che ora pagherà con multe e squalifica delcampo(elaprimaincasa-laseradel 10gennaio -è controil Milan), sonosegnalidameaculpainterno.Chiha fatto intendere i problemi di spogliatoio per distogliere l’attenzione da altro? Chi ha lasciato trapelare i problemi di Ferrara conibrasiliani,ledivisioniinclaninterni, che sono il classico di ogni crisi? La società non ha fatto muro prima e vuol farloadesso?IeriRanierihagiustamente ricordato che lui sarebbe stato fatto fuori per molto meno. E molto prima. LaJuveoggidifendeFerrara,probabilmente per qualche senso di colpa. Giocatori con ambizioni da prime donne, gentechegiocainnazionalenonpuònascondersi dietro la traballante panca di un tecnico. Ferrara ha sbagliato tanto, i giocatorialmenoquantolui.Ladirigenzadipiù,perchènonhacapitointempo
che la nave, per dirla col tecnico, stava infilandosiinunatempesta.Inutilequel levare di petto di Ciro: «La Juve è in una tempesta ma io non abbandono la nave. Mi piace andare per mare». Bene, maancheperandarepermarebisogna avere i piedi per terra. E in questo caso sarebbe stato ideale un passo indietro, anzichè nuotare contro corrente.
LA PROTESTA Striscioni e cori: in arrivo probabili multa e squalifica del campo. Oggi il cda decide su Bettega Forse i tifosi avranno esagerato, ma nonhannotuttiitorti.RichiamareBettega (oggi il cda dovrebbe ratificarlo) è unapresaingiroaloroeallastoriarecentedellasocietà.Sarebbemeglioprovare un approccio con Hiddink, e non è escluso che non succeda se è vero, comediceBlanc,chenonesistonoproblemieconomici.C’eraMancini...Qualcunononhaancoracapitocheiconsiglidi Lippi portano a Cannavaro, cioè a un campionesfinito(chefaassonanzacon finito),portanoaMeloenonaunleader delcentrocampo,portanoanoncapirci più niente su gioco e giocatori, portano a fidarsi di un centravanti, Amauri, che il ct vuole in nazionale e c’è da pensar male sulla ragione. Perso Nedved, invecchiati Camoranesi, Del Piero e Trezeguet, c’era il rischio di indebolirsi. E tanto dicono i risultati.QuestasaràlaJuvechefaquadrato.Maperoraquadranosologlierrori.E una certa permalosità nel non ammetterli.
Il fenomeno Guardiola
Pep, il piacere di vincere e giocar bene Sabato sera, quelle lacrime, improvviseeirrefrenabili,percerti versi inspiegabili, ci hanno donato una cornice di tenerezza assoluta distesa intorno al magnifico quadro dell’impresa realizzata dal Barcellona. Sei tituli, come direbbe Josè Mourinho, spalmati indodicimesihannoresoleggendaria oltre che irripetibile la striscia del Barcellona. Nessuno riusciràafaremeglio:almassimopotranno solo avvicinarsi a questo gigantesco record. Le lacrime di Pep Guardiola, 39 anni, un ragazzo di sani sentimenti cresciuto dentro le viscere del club catalano,nella «cantera»,settore giovanile, hanno raccontato al resto delmondo che si può ancora passare dalla condizione di apprendistaaquelladiallenatorevincente senza mai conoscere la via di mezzo, senza cedimenti improvvisi, senza concessioni alla stanchezzaeall’abbuffata dititoliprecedenti, la liga e la Champions. PepGuardiolahavinto, stravin-
to e rivinto, utilizzando due strumenti semplici semplici: il gioco e la riforma del suo gruppo attraverso un sano utilizzo del calcio-
«SEI TITULI» Spalmati in dodici mesi hanno reso leggendaria e irripetibile la striscia del Barcellona mercato. Esordì lasciando partire Ronaldinho e Zambrotta, si è ripetuto qualche mese dirottan-
do a Milano Eto’o per accogliere a braccia aperte Ibrahimovic. Era la sua lacuna dichiarata: ridotta fisicità del suo attacco, e l’ha colmata con lo svedesone che all’Inter ha portato in dono qualche scudettomanessunsigillodecisivo nelle sfide internazionali. Dopo il mercato, il gioco. Guardare il Barcellona è come sedersi in un salonedelPrado,ammirandoicapolavorichesonoespostinelmitico museo di Madrid. I suoi schemi si alimentano con la corsa, il pressing e la generosità di tutto il
INNOVATORE Pep Guardiola, 39 anni, ha vinto utilizzando due strumenti: il gioco e la riforma del suo gruppo attraverso il calcio-mercato
gruppo che può schierare anche improbabili titolari, come Pedro, per ritrovare, al momento opportuno, la strada maestra. «Arrigo, cercoun difensore che sappia cominciare l’azione, hai un consigliodadarmi?».Conquesta frase, Pep Guardiola, qualche mese fa, chiamòaltelefonoilprofetadiFusignanodimostrandounafedeinfinita più che negli uomini e nel loro talento. Spiega la sua filosofiaoltrechelastrategiadelBarcellona a lui affidato. Certo, ha avuto anche un pizzico di «suerte». Perchè vincere col do di petto di Messi, la pulce, che èpiccolino,esièrimpicciolitoancora più, per centrare la palla trasformandola nella stoccata del successo. Gli dei spesso aiutano coloro che giocano un calcio piacevoleesiribellanoall’idea,praticata dagli argentini, di menar le mani.
Sci Blardone vince In Alta Badia è podio azzurro Più che Coppa del mondo, dopo la primamancheil gigante della Gran Risa pareva un torneo italiano con primo, secondo e terzo a podio. Alla fine, Blardone primo, Simoncelli secondo.