L'ITALIANO

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L ITALIANO

SABATO 3 LUGLIO 2010 - Anno IV - Numero 128 (956 dall’inizio) QUOTIDIANO DELL’ITALIA NEL MONDO www.litaliano.it Italia 0,50 euro - Argentina 1 peso

Alle 16 al Green Point Stadium di Città del Capo, si giocherà il quarto più atteso, quello tra Argentina e Germania. Messi e compagni cercano una rivincita storica, nel 2006 furono eliminati sempre dai tedeschi ai rigori, dopo una gara in cui le due squadre se le diedero di santa ragione. Per Maradona la posta in palio è ancora più alta, c’è una finale da rivendicare, quella di Italia 90. Il pibe de oro era in campo e perse quel mondiale per un rigore molto dubbio concesso a pochi minuti dalla fine segnato da Brehme ALLA PAG. 4

ARGENTINA: IL GIORNO DELLA VERITA’ QuiItalia

ItalianinelMondo

Controcopertina

Italia-Slovenia, il nuovo coordinatore Ctim Menia: rivedere confine? Intanto ci restituiscano paese rubato

Azzurri: scopriamo i segreti di Cesare Prandelli, il nuovo ct dell’Italia che va pazzo per i baby

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Ancora tensioni su quelli che il Presidente della Repubblica ha definito i "punti critici" della nuova normativa sulle intercettazioni pag. 2

QuiItalia Quasi un giovane su tre in Italia è senza lavoro ma nel mese di giugno sono calate le richieste di cassa integrazione pag. 3

QuiMondo Il presidente Obama ha apposto la sua firma alle sanzioni contro l'Iran approvate la settimana scorsa dal Congresso a pag. 6


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POLITICA ITALIANA

Intercettazioni GHEDINI REPLICA A NAPOLITANO: “SE VUOLE DARE GIUDIZI TECNICI, SI FACCIA ELEGGERE”. BERSANI: “POCO RISPETTO”. SCHIFANI: “IL COLLE NON SI COMMENTA”

Ancora tensioni su quelli che il Presidente della Repubblica ha definito i "punti critici" della nuova normativa sulle intercettazioni. All'attacco di Napolitano va Niccolò Ghedini (Pdl): "C'è un Parlamento e spetta a quest'ultimo decidere. La valutazione del Capo dello Stato non è su problemi di natura tecnica, altrimenti dovrebbe farsi eleggere. La valutazione è sulla costituzionalità. Le ‘criticità tecniche’ esulano dalla sua competenza". Pieno rispetto istituzionale per il Quirinale da parte del presidente del Senato, Renato Schifani, che però prende le distanze dal suo collega di Montecitorio, Gianfranco Fini: il Presidente della Repubblica "non si commenta, si ascolta", afferma la seconda carica dello Stato e aggiunge: "Mi auguro sempre che ogni tensione si allenti, facendo in modo che ci siano tempi e spazi adeguati per il dibattito su ogni provvedimento". Poi, rispetto alle osservazioni di Fini: "Non ritengo rientri nei compiti del presidente del Senato entrare nel merito di un provvedimento all'esame di una delle due Camere". Resta forte il dissenso dell'opposizione: "Il governo non riesce a mettere la testa sulla manovra per correggerla come necessario e non riesce a prendere atto che questa legge

UNIONE EUROPEA

E’ tensione sui “punti critici”

NICCOLÒ GHEDINI

così com'è non va, non può andare". Così diamo un colpo alla legalità", dice Bersani, che poi ha stigmatizzato le parole di Ghedini: "Il nervosismo del centrodestra si sta scaricando in affermazio-

ni poco eleganti, nessuno può rivolgersi in questo modo al Presidente della Repubblica, tantomeno uno che è avvocato e che dice di capire qualcosa di politica". Anche per il portavoce dell'Italia dei valo-

ri, Leoluca Orlando: "L'avvocato Ghedini straparla, ignorando le norme della Costituzione, così come ha dimostrato con leggi aberranti da lui elaborate e dichiarate sistematicamente incostituzionali".

Tremonti: “Scandalosa gestione dei fondi al Sud” Le regioni del Sud hanno posto in essere "uno scandaloso percorso" nella gestione dei fondi comunitari. È quanto ha sottolineato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, nel corso dell'assemblea di Coldiretti. "C'è stato uno stanziamento di fondi comunitari sul programma 2007-2013 pari a 44 miliardi. Questi signori ne hanno spesi solo 3,6 miliardi mentre cresceva la protesta contro i tagli subiti, aumentavano i capitali non usati - ha evidenziato il ministro -. Più il Sud declinava, più i fondi salivano. Questa cosa è di una gravità inaccettabile". Secondo il ministro "la colpa non è dell'Ue né dei governi nazionali di destra o sinistra. La colpa è della cialtroneria di chi rende i soldi e non li usa". La crisi "continua in una logica di relativa incertezza" ha detto poi il ministro dell'Economia. "Tempo fa avevo paragonato la crisi a un videogame - ha proseguito -, c'è un mostro, lo vinci e subito dopo ne arriva uno più grande. Ora il videogame continua in forma diversa e noi speriamo in forme meno drammatiche". Tre-

GIULIO TREMONTI

monti ha evidenziato che il volume dei derivati è "tornato ai livelli precedenti la crisi". Oggi in un mondo globalizzato, ha aggiunto, "ci sono due forze: quella del lavoro contro quella della finanza, l'economia fisica contro l'economia di carta". "L'agricoltura è la vera origine della ricchezza" ha concluso Tremonti. "Senza l'agricoltura - ha proseguito - non ci sarebbero il commercio e l'industria. Non si speri di trovare risorse dal credito e dai finanzieri". Secondo il ministro, il settore agricolo "ha sofferto durante la crisi ma ha retto meglio di altri".

Tolto lo stop al requisito dei 40 anni di contributi

La misura avrà effetto sull’acconto di novembre 2010

Manovra, si accelera sull’adeguamento dell’età pensionabile

Lazio, Campania, Molise e Calabria: Irap e Irpef su dalla fine dell’anno

Colpo d'acceleratore sull'agganciamento dei requisiti di pensionamento all'aumento dell'aspettativa di vita. Una nuova versione dell'emendamento del relatore alla manovra prevede infatti che la riforma (secondo cui l'aggiornamento dei requisiti alla speranza di vita deve esserci ogni tre anni) parta il primo gennaio del 2015. La novità della proposta di modifica è che il secondo adeguamento scatterà già dal primo gennaio 2016, e non 3 anni dopo, come previsto originariamente. È stato invece tolto lo stop al requisito dei 40 anni di contributi per l'accesso alla pensione, che

Scatterà alla fine dell'anno la maggiorazione Irap per Lazio, Campania, Molise e Calabria, le regioni con deficit sanitario: la misura, informa l'Agenzia delle Entrate, avrà infatti effetto sull'acconto dell'Irap da effettuare a novembre 2010. Pertanto, per l'anno d'imposta 2010, in queste regioni si applicano le maggiorazioni dell'aliquota dell'imposta ragionale sulle attività produttive nella misura di 0,15 punti percentuali e dell'addizionale regionale all'Irpef nella misura di 0,30 punti percentuali, rispetto al livello delle aliquote attuali. L'acconto Irap dovrà essere applica-

aveva sollevato un vespaio di polemiche. Nella relazione tecnica all'emendamento si precisa che "al fine di uniformare la periodicità temporale dell'adeguamento dei requisiti a quella prevista" dalla legge Dini (335/1995), "il secondo adeguamento è effettuato, derogando alla periodicità triennale, con decorrenza primo gennaio 2016 e a tal fine l'Istat rende disponibile entro il 30 giugno dell'anno 2014 il dato relativo alla variazione nell'anno precedente della speranza di vita all'età corrispondente a 65 anni in riferimento alla media della popolazione residente in Italia". L'ade-

guamento era infatti stato previsto alla legge Dini ma poi non era stato attivato. L'aumento dei requisiti dal primo gennaio 2015, si legge ancora nella relazione, "è stimato pari a 3 mesi" e per i successivi adeguamenti triennali dal 2019 la stima £è pari a 4 mesi per gli adeguamenti fino a circa il 2030, con successivi adeguamenti inferiori e attorno ai 3 mesi fino al 2050 circa. Ciò comporta un adeguamento cumulato , ad esempio nel 2050, pari a circa 3,5 anni". Naturalmente si precisa che gli adeguamenti effettivamente applicati risulteranno quelli accreditati dall'Istat a consuntivo".

to con il metodo storico, assumendo quale imposta del periodo precedente, quella che si sarebbe determinata applicando l'aliquota d'imposta maggiorata di 0,15 punti percentuali; oppure con il metodo previsionale, assumendo come imposta di riferimento quella determinata applicando al volume della produzione previsto l'aliquota d'imposta maggiorata di 0,15 punti percentuali. Dall'importo dovuto su base annuale, calcolato con queste modalità, andrà sottratto quanto versato in occasione del primo acconto sul quale la maggiorazione non era applicabile. Per quanto riguarda

l'incremento di 0,30 punti percentuali dell'addizionale regionale Irpef, l'Agenzia delle Entrate precisa che lo stesso produce effetti a regime a partire dal 2011. Per questo motivo, nel 2010 sono interessati dall'aumento solo i lavoratori dipendenti che cessano il rapporto di lavoro in corso d'anno. In relazione a questi ultimi, i datori di lavoro trattengono in sede di conguaglio l'importo dell'addizionale regionale 2010, applicando l'aliquota maggiorata dell'1,70, e quello delle rate residue dell'addizionale regionale 2009, alle quali si applica la previgente aliquota dell'1,40%.


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ATTUALITA’

Lavoro, è pieno allarme giovani A maggio il tasso di disoccupazione si conferma stabile per il terzo mese consecutivo all’8,7 per cento, mentre l’aumento rispetto a maggio 2009 è di 1,2 punti percentuali: lo rileva l’Istat, pubblicando le stime provvisorie su occupati e disoccupati relative al mese di maggio. Il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 29,2 per cento, con un aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,7 punti percentuali rispetto a maggio 2009: si tratta del dato più elevato dal 2004, inizio delle serie storiche. Sulla base delle informazioni finora disponibili, l’Istat comunica inoltre che a maggio il numero di occupati (dati destagionalizzati) risulta in diminuzione dello 0,2 per cento rispetto ad aprile (quando era aumentato dello 0,2 per cento) e dell’1,1 per cento rispetto a maggio 2009. Il tasso di occupazione è pari al 56,9 per cento, in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto ad aprile e di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il numero delle persone in cerca di occupazione diminuisce dello 0,1 per cento rispetto ad aprile, segnando un aumento del 15,5 per cento rispetto a maggio 2009. Il numero di inattivi di età compresa

IL TEMPO

I dati Istat IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE SI CONFERMA STABILE ALLʼ8.7% PER IL TERZO MESE, MA È UN DRAMMA PER LE NUOVE GENERAZIONI: A CASA IL 29.2% Arriva la grande afa, allarme in tante città

ALLARME CALDO IN ITALIA

SALE LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE

tra 15 e 64 anni aumenta, a maggio 2010, dello 0,4 per cento rispetto ad aprile e dello 0,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2009. Il tasso di inattività è pari al 37,7 per cento, con un aumento di 0,2 punti percentuali rispetto sia al mese precedente sia a maggio 2009. A maggio - rileva sempre l’Istat - l’occupazione maschile risulta invariata rispetto al mese precedente e in riduzione dell’1,1 per cento rispetto al corrispondente mese dell’anno precedente. L’occupazione femminile diminuisce dello 0,4 per cento rispetto ad aprile e dell’1,2 per cento nei confronti di maggio 2009. Il

tasso di occupazione maschile risulta pari al 67,9 per cento, invariato nell’ultimo mese e in calo di 0,8 punti percentuali negli ultimi dodici mesi. Il tasso di occupazione femminile a maggio è pari al 46 per cento, con una riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto ad aprile e di 0,8 punti percentuali rispetto a maggio 2009. La disoccupazione maschile risulta in diminuzione dello 0,6 per cento rispetto al mese precedente, ma in aumento del 16,8 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Il numero di donne disoccupate aumenta invece dello 0,3 per cento rispetto ad apri-

le e del 14 per cento rispetto a maggio 2009. Il tasso di disoccupazione maschile è uguale al 7,7 per cento, stabile rispetto ad aprile e in aumento rispetto a maggio 2009 (1,1 punti percentuali). Il tasso di disoccupazione femminile è pari al 10,1 per cento, in aumento rispetto ad aprile (0,1 punti percentuali) e rispetto al mese di maggio 2009 (+1,2 punti percentuali). Gli uomini inattivi sono in aumento dello 0,4 per cento tra aprile e maggio e dello 0,7 per cento su base annua, mentre le donne inattive presentano aumenti rispettivamente pari allo 0,5 per cento e all’1 per cento.

E alla fine è arrivato: il caldo, quello vero, che sfiora i 40 gradi, da ieri e per tutto il fine settimana stringerà in una morsa il nostro Paese, determinando in alcune città condizioni di rischio e di allerta soprattutto per le persone più deboli. Il sistema di prevenzione delle ondate di calore della Protezione Civile - che monitora la situazione in 27 città italiane dal 15 maggio al 15 settembre - segnala che oggi in sette città (Torino, Trieste, Venezia, Milano, Bolzano, Bologna e Brescia ) l'allerta sarà al livello 2, quello in cui si prevedono temperature elevate che possono avere effetti negativi sulla popolazione. Oggi, poi, passano al livello 2 anche Roma e Perugia, men-

tre Torino e Venezia "guadagnano" il livello 3 di allerta, il massimo. Che vuol dire "condizioni meteorologiche di rischio che persistono per tre o più giorni consecutivi" nei quali "è necessario adottare interventi di prevenzione mirati alla popolazione a rischio". La Protezione civile invita dunque a evitare prolungate esposizioni al sole e a dotarsi di scorte d'acqua prima di mettersi in viaggio. Domenica, infine, saliranno al livello 2 Firenze, Genova, Rieti e Verona, Roma e Perugia restano al livello 2 di allerta, mentre Bolzano, Bologna, Brescia, Milano e Trieste saliranno al livello 3. Bisognerà aspettare lunedì o martedì per tornare a temperature sui livelli medi stagionali.

Lo scrittore sessantenne vince il testa a testa con Silvia Avallone con “Canale Mussolini”: per il quarto anno trionfa Mondadori

Il Premio Strega a Pennacchi con polemica Finale al cardiopalma per la 64/ma edizione del Premio Strega, vinta da Antonio Pennacchi con il suo 'Canale Mussolini’ (Mondadori) che ha avuto 133 voti, quattro in più di Silvia Avallone, autrice di 'Acciaiò (Rizzoli) che ne ha ottenuti 129. Durante tutto lo spoglio l'esordiente Avallone e Pennacchi sono stati a pari merito o si sono superati in un continuo testa a testa di un voto. Con la vittoria di Pennacchi, 60 anni di Latina, per il quarto anno consecutivo il gruppo Mondadori si aggiudica lo Strega, dopo quello a Niccolò Ammaniti nel 2007, Paolo Giordano nel 2008 e Tiziano Scarpa nel 2009. Si confermano così le previsioni della vigilia in cui si facevano sempre più insi-

stenti le voci che continuavano a dire che invece di 'Strega’ il più importante premio letterario italiano si potrebbe chiamare 'Mondadori’. Un a vittoria insomma destinata a far crescere le polemiche e che fino all'ultimo voto il grande gruppo di sostenitori della Avallone ha sperato potesse andare alla Rizzoli. Paolo Sorrentino, come volevano i pronostici, con 'Hanno tutti regione’ (Feltrinelli) si è fermato a 59 voti, Matteo Nucci con 'Sono comuni le cose degli amici’ (Ponte alle Grazie) a 39 e Lorenzo Pavolini con ‘Accanto alla tigre’ (Fandango) a 32. C'è anche chi ha sperato che i 30 voti introdotti quest'anno dei Lettori forti scelti dalle librerie italiane di tutta Italia potessero cambiare i pro-

ANTONIO PENNACCHI

nostici. Al di là delle polemiche, Pennacchi si è goduto la sua vittoria salendo sul palco della giuria, presieduta da Tiziano Scar-

pa, vincitore della precedente edizione dello Strega, e ha dedicato il premio a suo “fratello Gianni”, giornalista morto recentemen-

te a cui è dedicato il libro e alla sua “nipotina che sta per arrivare”. Pennacchi ha poi parlato avvicinandosi alla bottiglia dello

Strega dei testi degli altri finalisti in cinquina definendoli “quattro bei libri. E in bocca al lupo ai più giovani”. L'esordiente Silvia Avallone, 25 anni, che con ‘Acciaio’ ha già venduto 100.000 copie, ha seguito serena tutta la serata mano nella mano con il suo fidanzato, con cui si sta per sposare. La serata, calda e affollatissima, ha raggiunto il massimo della tensione nel momento dello spoglio degli ultimi 30 voti arrivati per fax e telegrammi accompagnati da boati e applausi che hanno visto superarsi quasi fino all'ultimo Pennacchi e Avallone. I votanti sono stati 396 sui circa 400 Amici della Domenica che compongono la giuria del premio ai quali vanno aggiunti i 30 Lettori forti.


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QUI ARGENTINA

Un paese intero con la testa...nel pallone BAIRES - L'evoluzione dei costumi di due Repubbliche Federali, parlamentare e presidenziale, rappresentate entrambe all'apice della piramide del potere dal gentil sesso: Argentina-Germania vale il terzo quarto di finale del G8 pallonaro tra la tradizione teutonica e l'estro argentino di Angela Merkel e Cristina Elisabet Fernández de Kirchner. Un "Superclasico" mondiale da due finali e un quarto, quello di quattro anni fa vinto ai rigori dai tedeschi e che ancora oggi brucia agli argentini. Inchiodati da allora al 30 giugno 2006: Messi in panchina per tutta la gara e i bigliettini con le soffiate dei penalty nei parastinchi di Lehman tornano in mente nella vigilia infuocata. Pura "strategia della tensione". Beckenbauer: “L’Argentina non è mai partita in vantaggio contro la Germania”. Schweinsteiger: “Fanno la sceneggiata, bisognerà stare calmi e non cadere nella trappola”. Maradona: “Un pochino nervosetto, il ragazzo”. Il capitano Lahm: “La verità è che non sanno perdere e tutt’oggi devono smaltire quella sconfitta. Ci hanno sottovalutato allora e lo rifaranno adesso”. Ancora Maradona, in versione sfottò ai tedeschi e stima smisurata al Mourinho che del BayernGermania ha fatto un sol boccone in finale di Champions: “Ho il suo numero per i consigli dell’ultimo minuto”. Persino una spia tedesca agli allenamenti e il “rapporto Siegenthaler”: - Imitare l’Inter di Mourinho con il Barcellona, bloccare Messi fermando chi deve fargli arrivare i palloni -. Già, come parlassimo di Iaquinta, Pepe e Gilardino… Imparagonabili i redditi: la quarta potenza mondiale, oltre che di quello calcistico fà parte pure del G8 dei "grandi". Che tradotto in palmares fanno 44mila dollari di PIL procapite, la prima economia europea, e nell'arte pedatoria tre titoli mondiali e tre continentali. Quando il gioco si fa duro, i tedeschi ci sono sempre: dodici volte su tredici ai quarti di finale (il Brasile dieci), i ragazzi di Loew, presi forse sottogamba da molti, cominciano a far paura. Se uno degli indici di progresso all'interno d'un Paese è un'armoniosa globalizzazione delle culture, il meltin-pot di turchi, polacchi, africani e tedeschi della rosa di Loew è il futuro d'una Germania in "polposition" (Paul il cefalopode docet). Specie dopo la fase a gironi e la sonora batosta agli inglesi. Less esthetics - more

ethics i tedeschi, more esthetics - less ethics la Selecciòn. Dici Diego e godi: l'anagramma del Pibe è l'urlo d'un popolo che aspetta da ventiquattro anni di risalire sul tetto del mondo. Invano i vari

Caniggia, Batistuta, Chamot, Sensini, Simeone, Ortega, Saviola, Riquelme, Zanetti hanno cullato il sogno. Altri ventitré ci sono adesso, lì, agli ordini del più grande di sempre. "Ventitré belve" pronte ad

attaccare, zingari del calcio, canaglie furbe, marpioni navigati ed esperti. E lo spettacolo in panchina di uno ch'è già morto da vivo. “Il calcio è un gioco molto semplice: ventidue

uomini rincorrono un pallone per novanta minuti e alla fine vincono i tedeschi”. Gary Lineker segnò lui l’inutile 2-1 contro l’Argentina a Messico 86’, Maradona le prime due reti, una di mano, l’altra

scartando come birilli da centrocampo tutta la difesa inglese. Diego e godi, e fu puro godimento, in finale contro la Germania. Non sempre alla fine vincono i tedeschi, e da quel giorno la Coppa aspetta di tornare a Buenos Aires. MARADONA VUOLE LA RIVINCITA - Per Germania e Argentina, oggi è il giorno della grande sfida sudafricana. A Berlino e Buenos Aires, i tifosi si preparano a sostenere a distanza i loro giocatori. Nella capitale tedesca 450.000 persone si sono date appuntamento per guardare insieme il match: “La Germania vince – dice una tifosa, di sicuro”. “3 a 2 per noi ai supplementari” – aggiunge un tifoso. In Germania fa caldo, un caldo torrido. Si suda, e alcuni tifosi argentini che vivono a Berlino si rinfrescano con un po’ d’acqua. Stasera, ce ne vorrà tanta… “Un gol di Messi e un gol di Teves. Mi dispiace, Germania, ma vinceremo noi, è la nostra rivincita”. A Buenos Aires, invece, è inverno. Nella memoria è ancora scolpita la Coppa del Mondo del 2006, con i biancocelesti bloccati dalla Germania ai rigori, sempre ai quarti. Questa partita vuole avere il sapore della rivincita: “Sarà dura, ma quasi sicuramente vinceremo. Previsione: 2-1 o 1-0”. “Vinceremo 1-0. Se facciamo più gol è fantastico, ma l’Argentina vincerà”.

DALLA COMUNITA’ ITALIANA DI BUENOS AIRES - L’EDITORIALE DI PINO RUSSO

VA AVANTI L'INIZIATIVA DELLA FONDAZIONE

BAIRES - Ad un interesse serio, vivo e qualificato verso la proposta della “fondazione”, testimoniata con chiamate e messaggi mail, si è levata qualche “solita voce” del solito bastian contrario. La proposta avanzata dalle pagine de L'Italiano, è chiara e non soggetta ad interpretazione da parte di nessuno: la fondazione avrà una trasparenza totale, nei fatti, verificabile da chiunque via Internet e sarà costituita nei suoi organismi dirigenti da persone altrettanto trasparenti. L'obiettivo di coinvolgere tutti, proprio tutti, ne è la testimonianza più vera, Quanto diciamo tutti ci

riferiamo alle associazioni, ai circoli, alle società, ai politici ed ai cittadini qualsiasi, basta che abbiano a cuore le sorti del patrimonio lasciato dai nostri predecessori. Già questo è e sarà uno dei temi più scottanti da far digerire agli attuali dirigenti delle associazioni più a rischio. Nessuno vuole spodestare o ridimensionare i ruoli di nessuno. Per carità, però i dirigenti devono però essere consapevoli della situazione in cui versano le proprie associazioni e del baratro a cui vanno incontro se non si interviene energicamente e autorevolmente subito. D'altronde loro tutti sono amministratori pro tempore di un ingente patrimonio lasciato da altri italiani che a loro volta lo hanno ereditato da chi ha costruito tutto questo. Devono intendere che chi ha avuto l'ardire, il coraggio e la forza di costruire le varie associazioni, non lo ha fatto certo con l'intento che un giorno tutto sparisse.

Le difficoltà sono enormi, lo abbiamo sottolineato tantissime volte, cosi come dobbiamo sottolineare senza remore che altrettanti errori di gestione, in taluni casi, sono stati fatti e se ne pagano le conseguenze. È di moda nelle associazioni attribuire le colpe dei disastri gestionali sempre “ad altri”, raramente si è avuta la capacità ed il coraggio di farsi da parte lasciando il passo a chi avesse voglia e capacità, più la seconda che la prima. È difficile poter partecipare ad una associazione e far intendere che bisogna cambiare modo di gestire a chi è da sempre, cioè dalla prima volta che è stato eletto, dirigente della collettività. A questo va aggiunto che non vi è quasi più stato un ricambio generazionale nelle associazioni negli ultimi anni perchè i figli dei nostri emigranti, nati qui, si sentono poco italiani ed hanno poca voglia di associarsi. Sempre si chiedono cosa ottengono di beneficio associandosi. Prima si poteva offrire al

socio nuovo o vecchio, un pacchetto tutto incluso: dalla sede all' assistenza sanitaria, questo fino a che l'Ospedale Italiano ha ritenuto di praticare a queste associazioni, le più vecchie, condizioni di favore e prezzi bassissimi. Oggi tutto questo non è più possibile, memorabile è la battaglia condotta dal sottoscritto con l'Ospedale Italiano per lasciare ancora i soci della Unione e Benevolenza come propri assistiti ed a prezzi “politici”. L'Ospedale Italiano oggi è una azienda privata che offre un servizio, l'assistenza sanitaria, qui chiamata “prepaga” (cioè prima paghi e dopo hai il servizio), non ha più la possibilità di fare assistenza agli italiani e loro discendenti. Lo Stato Italiano da anni non da più contributi seri allo stesso ospédale, cosa che faceva in passato generosamente, i quali contributi permettevano di praticare prezzi di favore ai soci delle più vecchie associazioni. Oggi le persone

meno abbienti assistite dal Consolato Generale sono curate sia dall'Ospedale Italiano che da altre strutture, a prezzi certamente più bassi di quelli di mercato ma molto più alti di quelli che pagavano i soci delle associazioni italiane. Questo è stato anche uno dei principali motivi di abbandono di molti soci, forse il principale motivo, che ha avuto un effetto domino con le associazioni: meno soci uguale meno entrate e, di conseguenza, impossibilità a fare manutenzione e riparazioni agli edifici. Un discorso a parte merita l'edificio Della “Unione Operai”, dell'Arch. Virgilio Colombo, uno dei massimi del suo tempo, di proprietà dell'Unione e Benevolenza per incorporazione della prima, che sta crollando e su cui ha messo ormsi da tempo gli occhi la municipalità di Buenos Aires. Su questo argomento specifico tornerò a breve perché merita un capitolo tutto suo. PINO RUSSO


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ITALIANI NEL MONDO

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Italia-Slovenia, Menia: rivedere confine? Intanto ci restituiscano paese rubato Il neo nominato Coordinatore generale del CTIM accusa: Dopo ok a convenzione, nel giro di una notte la Jugoslavia ci prese Crevatinì ROMA - «Potrei dire, con una battuta, che mi piacerebbe sapere se attraverso il ricorso alle moderne tecnologie satellitari ci verrà restituito il villaggio di Crevatini, che sta su un colle di fronte a Muggia, e che ci fu rubato nel giro di una notte dall'allora Jugoslavia». Lo dice all'ADNKRONOS l’On. Roberto Menia (Pdl), sottosegretario all'Ambiente, a proposito dell'iter del ddl di ratifica della convenzione tra Italia e Slovenia per la manutenzione del confine di Stato, che ieri ha avuto il parere favorevole all'unanimità espresso dalla commissione Difesa alla commissione Esteri competente per l'accordo firmato a Roma il 7 marzo 2007. Nella relazione del provvedimento, si ricorda che Lubiana ha espresso il legittimo desiderio di voler essere titolare, al posto della ex

Jugoslavia, di una nuova convenzione. E così, a partire dal 1998, le circostanze hanno indotto «i due Stati disporre una nuova misurazione generale dell'intero confine di Stato con metodologia satellitare e a predisporre una nuova convenzione per la manutenzione

del confine di Stato». Su questo, l'esponente del Pdl che ha promosso la legge sul Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle Foibe, ricorda che «quel villaggio era Italia a tutti gli effetti e in una notte si svuotò perchè i miliziani jugoslavi avevano spostato unilate-

ralmente il confine, incidendo sulla linea di demarcazione tra la Zona A, al cui interno era ricompresa Trieste, e la Zona B». La memoria delle vicende relative al confine orientale italiano dopo la II Guerra mondiale resta un punto controverso nei rapporti tra i due Paesi, peraltro impegnati a guardare al futuro anche nell'ambito della comune appartenenza all'Unione europea. Eppure, è ancora Menia a sottolineare che molta strada resta da fare, anche alla luce di un episodio in apparenza marginale. Il 13 luglio prossimo, a Trieste, dovrebbe tenersi un concerto in Piazza dell'Unità d'Italia, diretto da Riccardo Muti: un grande concerto-evento intitolato «Le vie dell'amicizia». Gli organizzatori sperano dell’evento quindi nella presen-

za illustre del nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano assieme ai Presidenti di Slovenia e Croazia, Turk e Josipovic. Il problema, è che quella data ricorda l'incendio nel 1920 dell'Hotel Balkan, che gli sloveni considerano il primo atto di ostilità del movimento fascista nei loro confronti. Ebbene, scrive Menia sul sito 'Area nazionalè, proprio qui, prima del concerto, dovrebbero andare in pellegrinaggio i tre presidenti d'Italia, Slovenia e Croazia, «identificando quello come luogo simbolo della violenza da esecrare e della volontà di ricostruire amicizia e fratellanza». Menia ricorda che la storia fu più complessa, che c'era stato l'attacco alla torpediniera italiana «Puglia» nelle acque di Spalato in cui morirono il comandante e il motorista. Insomma, un gesto come la visita all'Hotel Balkan sarebbe «solo un atto unilaterale di sudditanza culturale e politica, inammissibile per noi. Vogliamo -scrive Meniarivedere che accadde per davvero e rifletterci?». A quanto si è appreso, pare che anche da parte italiana, ai massimi livelli, ci siano dubbi sulla praticabilità di un programma del genere.

E se tifassimo per il Paraguay?

Il mio ricordo di Pietro Taricone

E’ allenato da un italiano nel mondo

ROMA - E’ morto Pietro Taricone, un ragazzo famoso per aver partecipato al primo Grande Fratello. Gli è stato fatale un lancio col paracaduto malriuscito. Per certi ‘democratici compagni’ le presunte simpatie di Taricone per la Destra (pare che frequentasse il Circolo ‘Casa Pound’) sono risultate così gravi da indurli a gioire addirittura per la sua tragica morte. “Un fascista di meno” è lo slogan che compare su una pagina di Facebook, con tanto di foto di Taricone. Su Indymedia è la stessa storia: “Uno di meno”. Avv. Vittorio Giorgi, Caserta. - Ho letto lo slogan su Pietro Taricone pubblicato da un gruppo estremista rosso sul proprio sito internet. Sono davvero indignato e amareggiato. Io conoscevo molto bene Pietro. Dal lontano 1986. Ci siamo conosciuti sul tatami. Quando iniziammo a praticare Karate col Maestro Vincenzo Di Ieso. Io allora avevo 18 anni, lui, invece appena 11. Era un ragazzo molto educato, socievole e di gran cuore. Con un profondo senso dell'amicizia e del rispetto. Era molto dotato fisicamente e tecnicamente. Nel 1988, a Livorno, vinse i campionati italiani di Karate. Ha poi proseguito con successo il sentiero delle arti marziali. Conoscevo bene anche il fratello Maurizio e la sorella Lella. Una famiglia onesta e per bene. Pietro frequentò la Facoltà di Giurisprudenza di Santa Maria Capua Vetere. E sostenne l’esame di diritto internazionale proprio con un mio collega. Ricordo che questi mi disse: “Taricone è molto preparato; è uno dei pochi studenti a cui ho dato trenta e lode!” A Caserta Pietro si è sempre fatto ben volere. L'ultima volta l'ho visto mentre stava andando a Roma per partecipare al Grande Fratello. Ho sempre portato nel cuore questo ragazzo, spontaneo ed esuberante. Divo ed antidivo al tempo stesso. Non si è mai fatto corrompere dallo star sistem. In questo è stato bravo. La sua scomparsa mi ha rattristato profondamente. Sembrava quasi un immortale, tanta era la sua vitalità e la gioia di spirito. Non so quali fossero le sue simpatie politiche, ammesso che ne avesse una. Ma che importanza ha. Soprattutto ora che non è più tra noi. Quello slogan degli estremisti rossi è vergognoso. Chi lo ha scritto è cresciuto nell'odio e semina odio. La politica e l'ideologia non c'entrano nulla. E' solo questione di cattiveria pura. Verso chi non c'è più. Questi estremisti rossi non sanno che viviamo nel 2010. Loro sono sempre in guerra. Una guerra violenta che hanno nell'anima. Pietro è stato un ragazzo intelligente, dignitoso e pieno di amore per la vita. Il ricordo che ha lasciato, in chi come me lo ha conosciuto personalmente, è troppo luminoso per poter essere offuscato da un vergognoso slogan. Viva Pietro Taricone! Ci tenevo a scrivere questa verità. In fede, avv. Vittorio Giorgi

ASUNCION Fuori l’Italia dai mondiali, molti hanno tifato per l’Inghilterra allenata da Fabio Capello. Ora che anche questa squadra è stata eliminata, c’è rimasto un po’ d’italiano in Sudafrica. La nazionale del Paraguay è guidata da Gerardo Martino, un lucano di terza generazione. I suoi nonni emigrarono a Rosario in Argentina da lla località di Ripacandida in provincia di Potenza. Gerardo Martino (bel nome italiano) è commissario tecnico del “guaranì” dal febbraio 2007, anno in cui è stato eletto allenatore sudamericano dell’anno. Da giocatore – ruolo centrocampista – ha vestito le maglie di Newell’s Old Boys (dal 1980 al 1990, dal 1991 al 1994 e nel 1995, vincendo i campionati 1987/88 e 1991/92), Tenerife (nel 1990/91), Lanus (1994/95), Barcelona SC (1996) e O’Higgins (1996). Per due volte ha anche vestito la maglia della nazionale maggiore del proprio Paese. Intrapresa la carriera tecnica, ha guidato Club Almirante Brown, Platense, Instituto, Libertad, Cerro Porteno, Colon di Santa Fè. Il Paraguay in Italia viene generalmente snobbato anche se è da molti anni una squadra di tutto rispetto. Dal 1998, cioè da quando al Campionato mondiale partecipano 32 squadre, il Paraguay si è sempre qualificato: 1998 in Francia e nel 2002 in Giappone è arrivato agli ottavi di finale, nel 2006 in Germania al primo turno ed ora in Sudafrica è qualificato per i quarti di finale. Gerardo Martino non è il primo C.T. con sangue italiano nelle vene, nel 2001 Cesare Maldini fu chiamato ad allenare la nazionale sudamericana in vista dei Mondiali del 2002.

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F.U.S.I.E.


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ESTERI

Stati Uniti IL PRESIDENTE HA FIRMATO LA LEGGE DEL CONGRESSO CONTRO IL SETTORE ENERGETICO E BANCARIO DI TEHERAN: “COSÌ NON ARRIVERÀ ALLʼARMA NUCLEARE”

Obama, ecco le sanzioni all’Iran

BARACK OBAMA

Sanzioni per “colpire al cuore la capacità dell'Iran di arrivare ad un arma nucleare”: con queste parole il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha firmato la legge del Congresso che impone nuove sanzioni unilaterali Usa contro il settore energetico e bancario dell'Iran. Le nuove sanzioni vanno ad aggiungersi a quelle già decise dall'Onu, e alle altre misure annunciate da Unione Europea, Australia, Canada. La firma di Obama è arrivata a poche ore da una lettera che il ministro degli Esteri ira-

niano, Manouchehr Mottaki, aveva scritto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu e ai ministri degli Esteri dell'Ue per protestare contro l'annuncio delle sanzioni. Le nuove misure - è scritto - non impediranno all'Iran di proseguire con “programma nucleare pacifico. Anzi, le sanzioni rafforzeranno la nostra volontà” nel raggiungerlo. Di fronte a questa posizione, la risposta di Obama è stata esplicita: “oggi gli Usa varano le più dure sanzioni mai adottate nei confronti dell'Iran” ha detto. Si tratta di misure destinate a

“colpire al cuore la capacità del governo dell'Iran di finanziare e sviluppare i suoi programmi nucleari”. Il testo era stato votato la settimana scorsa dal Congresso e contempla una serie di misure che avranno effetto non solo su Teheran, ma anche su quelle società estere che hanno rapporti economicofinanziari con la Repubblica islamica, in particolare nei settori dell'energia. Alle società straniere che vendono prodotti ottenuti da petrolio raffinato iraniano, o sostengono raffinerie in Iran, verrà vietato l'in-

gresso nel sistema finanziario americano. “In questo modo mostriamo al governo iraniano che le sue azioni hanno conseguenze - ha detto Obama -. E se continuerà nel suo atteggiamento, la pressione continuerà ad aumentare. Vorrei essere chiaro, affinché non ci siano dubbi ha concluso -: gli Stati Uniti e la comunità internazionale sono determinati a impedire che l'Iran si doti di armi nucleari”. Il presidente americano ha comunque ribadito che la porta della diplomazia è ancora aperta. Ma l'Iran

Molte donne e bambini tra le vittime

Pakistan, 43 i morti nell’attacco di Lahore È di 43 morti, tra cui molte donne e bambini, l'ultimo bilancio dell'attacco suicida di giovedì sera a una tomba di un santo musulmano sufi nella città di Lahore, la capitale culturale del Pakistan. Nell'attacco, avvenuto durante l'ora di massima affluenza al mausoleo, sono rimasti feriti oltre 170 fedeli. Solo 28 corpi sono stati finora identificati, secondo quanto riportato da Geo News. Il gruppo talebano Tehrike-Taleban Pakistan (Ttp), che ha le sue roccaforti nel nord ovest, ha smentito ogni coinvolgimento nella strage. In una telefonata da una località sconosciuta un portavoce ha affermato che i “talebani non attaccano luoghi pubblici” e ha condannato

il massacro. Secondo una prima ricostruzione, accreditata anche dalle immagini riprese dal circuito televisivo interno, un kamikaze imbottito di circa 20 chili di tritolo si è fatti saltare in un seminterrato. Pochi minuti dopo un altro attentatore è esploso vicino all'ingresso. Il mausoleo, dedicato al santo persiano Data Gunj Bakhsh, è una meta popolare dei musulmani sufi, corrente moderata dell'Islam considerata eretica dagli estremisti. Dopo la carneficina è scattato lo stato di massima allerta in tutti i luoghi di culto, in particolare nelle città di Karachi, Quetta, Peshawar, affollati oggi per la preghiera del venerdì.

ATTENTATO SUICIDA A LAHORE

deve assumersi la responsabilità del mancato rispetto dei suoi obblighi internazionali. La firma di Obama è arrivata dopo che il Wall Street Journal in una corrispondenza da Gerusalemme, aveva rivelato questo retroscena: la spedizione in Siria da parte di Teheran di un sofisticato sistema radar che impedirebbe ad Israele di organizzare attacchi sorpresa per distruggere le installazioni nucleare iraniane. Secondo il Wall Street Journal, il radar in questione permetterebbe alle autorità di Damasco di

avvertire i suoi alleati in caso di movimenti militari aerei israeliani. Le strutture radar sarebbero state fornite nella seconda metà dell'anno scorso e il trasferimento sarebbe stato confermato da due fonti ufficiali israeliane, due fonti ufficiali americane e una fonte di intelligence occidentale. Iran e Siria hanno invece ambedue negato l'operazione, che sarebbe in violazione di una risoluzione del 2007 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, che proibisce all'Iran di fornire materiale militare.


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SPORT

Novità a Vinovo PRESENTATE LE NUOVE MAGLIE BIANCONERE: SARANNO ECOCOMPATIBILI, MA IL TECNICO E MAROTTA SPERANO “CHE CI PORTINO BENE”. PRESO LʼESTERNO MOTTA

Del Neri vuole una Juve bella e vincente

DEL NERI CON LA NUOVA MAGLIA

cosa che in questo momento nessuna squadra è in grado di garantire perché è un mercato abbastanza fermo. Parlare di grande colpo significa sfruttare le opportunità che questo mercato offrirà sia in termini di entrata che di uscita". Magari aspettando il 31 agosto, data di chiusura delle trattative: "Il mercato presenta di ora in ora uno scenario diverso. L’obiettivo è quello di cogliere l’occasione in sintonia con i nostri programmi". Intanto la Juve ha già messo a segno una serie di colpi che però non hanno convinto gli scettici: "La risposta la darà il campo. Un atteggiamento prudente è un buon viatico. Questa squadra l’ab-

biamo definita un cantiere ancora aperto. E poi gli scettici fanno parte di questo mondo". Ai tifosi però Marotta ha lanciato un messaggio chiaro: "La Juventus vuole vincere e lo spirito che ci porta oggi a lavorare è vincente. Dobbiamo acquisire un nuovo modello: abbassare l’età della squadra e contenere i costi del lavoro. Questo è un impianto di gioco che va rispettato: bisognerà avere sicurezza nei propri mezzi e nelle proprie capacità e attraverso il lavoro si potrà migliorare in tutto". Marotta e la società hanno lavorato finora sul mercato italiano prendendo solo ed esclusivamente giocatori dalla Serie A: "Italianizza-

re non significa chiudere le porte a giocatori internazionali - ha aggiunto il dg . Abbiamo cercato di creare un modello con la valorizzazione delle nostre risorse interne. Inserire nella rosa giocatori italiani è derivato dal fatto che è più facile fare operazioni in Italia. Ci tengo a sottolineare l’alto valore sempre espresso negli anni dal nostro calcio". E a proposito di italiani, l’ultimo colpo è Marco Motta, terzino destro prelevato dall’Udinese. E se Marotta sta lavorando fuori dal campo, da oggi sul rettangolo verde toccherà a Gigi Del Neri, che inizierà con una squadra che potrebbe gradualmente cambiare con arrivi e cessioni: "Di fatto entro 15 giorni me li ritroverò tutti. Alleno una squadra che è la Juventus, del mercato ci interessiamo relativamente, io tratterò tutti alla stessa maniera. Per me sono tutti giocatori della Juventus, poi nel calcio uno può andar via e uno può arrivare. Il mercato è aperto a lungo termine apposta. Da parte mia c’è un rispetto profondo per tutti quelli che sono chiacchierati e per tutti quelli che sono confermati. Ripeto, io li reputo tutti giocatori della Juventus. io darò rispetto ai miei giocatori ma chi viene in ritiro avrà un compito ben preciso: rispettare me e lavorare sul campo” E sui ritardi di Diego, Amauri e Martinez, il tecnico non ha fatto polemica: "Può

succedere. È importante che loro sappiano che quando torneranno dovranno salutare i compagni, ringraziare la società per il permesso ottenuto e lavorare al meglio". Tornando al mercato, Del Neri non vuole stravolgere totalmente l’assetto della squadra: "L’attacco? Non penso sia un settore dove dobbia-

mo attingere in questo momento. Abbiamo lavorato sulla difesa, sugli esterni. A centrocampo siamo numericamente belli tosti. Centrocampo e attacco sono numericamente e qualitativamente buoni. La Juve non deve variare troppo quello di buon ha fatto l’anno scorso. Non penso sia stato tutto negativo".

FA

Sarà una Juventus nuova, vincente ma anche ecocompatibile quella che scenderà in campo quest’anno nella stagione del riscatto dopo l’amaro settimo posto del campionato scorso. Ecocompatibile come le sue maglie. Alla presentazione era presente anche l’allenatore Gigi Del Neri che ha auspicato: "La maglia è bella ma spero che sia soprattutto vincente. La Juve dovrà essere vincente in tutti i settori e questo dev’essere il messaggio che dà questa maglia". E sulla nuova divisa ha espresso un parere anche il direttore generale dell’area sportiva, Beppe Marotta: "Questa maglia fa da apripista nel rafforzare il concetto di italianità di questa Juventus (chiaro riferimento ai molti acquisti italiani)". Marotta e Del Neri, successivamente, hanno preso parte anche alla prima conferenza stampa della stagione 2010-2011, parlando di mercato e di giocatori. Proprio il dg ha fatto il punto della situazione sullo stato attuale delle trattative: "I tempi sono quelli previsti e un canovaccio di squadra è già stato creato. L’obiettivo era far coincidere la partenza di oggi con una rosa omogenea. La squadra verrà rinforzata rispettando le linee guida della società e gli obiettivi sportivi. Io il miglior acquisto per Andrea Agnelli? Le parole del presidente mi hanno lusingato. Il grande colpo è una

L’Inghilterra conferma Capello alla guida della Nazionale

FABIO CAPELLO

Fabio Capello resta sulla panchina inglese. Lo ha annunciato la Football Association. La Football Association, si legge in un comunicato, "conferma oggi che Fabio Capello continuerà a guidare l’Inghilterra". "Siamo ancora estremamente delusi dal nostro Mondiale abbiamo ritenuto importante prenderci un pò

di tempo per riflettere su tutto. Dopo una discussione a tutto campo restiamo convinti che Capello è l’uomo migliore per questo lavoro", ha detto il presidente della FA, Sir Dave Richards. "Sono più determinato che mai a vincere con la squadra inglese", è stato il commento di Capello.

Mancini sull’ex del Barcellona: “Acquisto importante” Anche il ct della Germania carica la vigilia del match

City, preso anche Tourè Loew: “Gli argentini “E’ un gran giocatore” giocano molto sporco” Il Manchester City di Roberto Mancini ha ingaggiato l’ivoriano Yaya Tourè dal Barcellona. Il centrocapista è da poco rientrato dal Mondiale sudafricano, dove la nazionale allenata da Sven Goran Eriksson è stata eliminata al primo turno. Lo ha reso noto lo stesso City con una nota sul proprio sito internet. Tourè ha completato le visite mediche con la nuova squadra in Spagna ed ha definito i dettagli del contratto di cinque anni firmato con la società inglese. L’ingaggio di Tourè arriva a distanza di due giorni dall’ufficialità dell’ingaggio dello spa-

YAYA TOURÈ

gnolo David Silva. "Questo è un altro importante acquisto per il City -ha dichiarato Mancini-, sono contento che un giocatore come Tourè sia venuto da noi, è un giocatore importante. Tutti sanno che Yaya è un giocatore che abbiamo ammirato per molto tempo e vorremmo dargli il benvenuto al Manchester City. Ha giocato ad altissimo livello con il Barcellona e sono sicuro che la sua esperienza e abilità sarà molto importante per noi". Tourè usufruirà di tre settimane di vacanze prima di unirsi ai suoi nuovi compagni.

Le dichiarazioni dei giorni scorsi di Schweinsteiger e di Lahm sul gioco “provocatorio” degli argentini, “non sono una mancanza di rispetto per il nostro avversario”. Lo ha precisato Joachim Loew, che durante la conferenza stampa della vigilia di Germania-Arrentina ha precisato come nello spogliatoio ci sia “libertà di parola” e che tutti i giocatori siano autorizzati ad esprimere valutazioni personali. “L’Argentina è una grandissima squadra - ha detto Loew - basti vedere il valore dei giocatori che stanno in panchina. Non potremo commettere nessun errore. L’Argentina gioca un calcio molto fisico ai limiti del consentito. I sudamericani sono gente adorabile, di grande cuore, ospitale, e nel campo giocano un calcio molto aggressivo, giocano con tutto il corpo, questo fa parte della loro mentalità ed è uno dei loro punti di forza. Dicendo questo non stiamo assolutamente mancando loro di rispetto”.

JOACHIM LOEW


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CONTROCOPERTINA - DOSSIER LA JUVE In bianconero una parentesi importante cominciata nel 1979 e finita sei anni dopo. Lì l’attuale ct azzurro è diventato «uomo»

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FIRENZE Anni indimenticabili alla corte dei fratelli Della Valle. Prima di una rottura che nessuno aveva osato mettere in conto

Ecco Cesare l’ottimista che va pazzo per i baby

Da Cremona a Firenza, una lunga storia di calcio e vita l Giovane, positivo, ottimista. Fin dalle prime parole pronunciate come ct dell’Italia. Cesare Prandelli è il volto nuovo del calcio azzurro che vuole e deve ripartire dopo il flop al Mondiale sudafricano. La scelta del tecnico di Orzinuovi è anche il segnale di un movimento che vuole svecchiarsi, abbandonando i cliché di tensioni solo in apparenza inevitabili. Del resto, la parabola di Prandelli è quanto di più calcisticamente corretto si possa immaginare. Gran faticatore di centrocampo e plurivittorioso con la Juve, poi allenatore di talenti nel settore giovanile dell’Atalanta e di progetti pieni di idee, da Parma a Firenze, passando per la breve esperienza romana, la sua è una lezione di vita più che di calcio. Perch‚ dalla Capitale che lo aveva accolto con un «Ave Cesare» se ne andò per star vicino alla moglie gravemente malata. In molti, poi, furono felici del rientro da quella rinuncia. Fino al coronamento azzurro, raggiunto con l’accordo con la Federazione per il quadriennio 2010-2014. Probabilmente, quando a 18 anni calcava i campi della C1 con la maglia della Cremonese, Claudio Cesare Prandelli non pensava che un giorno sarebbe potuto diventare il commissario tecnico della nazionale. Invece già la sua carriera da calciatore è stata scandita da numerosi trionfi, e poi quella da allenatore costruita con una scalata costante che, se non ha portato a

trionfi, gli è però valsa l’apprezzamento di tutti. E così, forte della stima dell’intero mondo del calcio tricolore, è arrivata la panchina della nazionale. Nato il 19 agosto del 1957 ad Orzinuovi (Brescia), Prandelli cresce calcisticamente nella Cremonese, ma debutta in serie A nel 1978, a 21 anni, con la maglia dell’Atalanta. È un mediano di fatica, ed è proprio per crescere all’ombra di Furino che la Juventus lo tessera nell’estate del 1979: in sei stagioni in bianconero Prandelli vincerà tutto (3 scudetti, 1 Coppa Italia, 1 Coppa dei Campioni, 1 Coppa delle Coppe ed 1 Supercoppa europea) anche se non riuscirà mai a giocare con continuità. Forse è per questo che nel 1985 decide di tornare all’Atalanta, dove chiude la carriera nel 1990. Proprio a Bergamo comincia la sua carriera da allenatore: si forma nel settore giovanile atalantino, gestito dal grande Mino Favini, e dopo aver vinto uno scudetto primavera e un torneo di Viareggio nel 1993, compie la sua prima esperienza da professionista, accettando di subentrare a quello che poi diventerà il suo grande rivale, Guidolin, proprio sulla panchina dell’Atalanta, nella stagione 1993/94. Nel 1997/98 arriva al Lecce, sempre in serie A, dove si dimette a metà stagione, poi in due anni a Verona ottiene una promozione in A e una salvezza. A Venezia, dove ottiene un’altra promozione in A, arriva il suo primo e finora unico

I COMMENTI IL PRESIDENTE DEL CONI E L’EX CENTROCAMPISTA DELLA JUVE, ATTUALE ALLENATORE DEL SIENA

Petrucci e Conte d’accordo «Dopo Lippi, l’uomo giusto» l «Quella di Prandelli mi sembra di poter dire sia la scelta migliore non solo dal punto di vista tecnico ma anche da quello umano». Queste le parole del vice presidente della Figc, Demetrio Albertini. «È un allenatore di esperienza - ha aggiunto Albertini - anche se è innegabile che, almeno all’inizio della sua avventura, Lippi ne avesse di più». Secondo l’ex centrocampista del Milan e della nazionale la prima cosa che dovrà fare Prandelli sarà quella di lavorare sul morale dei giocatori. «Più che ai moduli ha ammesso - Prandelli penserà a tirare su il morale degli azzurri. Restiamo pur sempre un movimento di altissimo livello». Di certo, secondo Albertini, non tutto è da buttare e non si deve parlare di rivoluzione. «I giovani devono crescere - ha concluso - ma nel gruppo di Lippi ci sono giovani e “vecchi” che restano senz’altro a disposizione di Prandelli». «Prandelli è la persona giusta per succedere a Lippi. Questa l’opinione di Antonio Conte, neo allenatore del Siena ed ex juventino, sul nuovo ct della Nazionale. Conte è tornato poi sulla ventilata possibilità di sostituire proprio Prandelli sulla panchina della Fiorentina, che

SI PRESENTA Cesare Prandelli durante la conferenza stampa poi ha scelto Mihajlovic: «A Firenze, visti i miei trascorsi alla Juventus, ci sono sempre un pò di problemi. Ti vedono sempre come un ex juventino - ha spiegato - e anche da allenatore può diventare un problema. Spero che alla lunga questa cosa cambi». L’in bocca al lupo all’uomo «che ha il compito pi— difficile in Italia, allenare la nazionale di calcio»: è il messaggio che Gianni Petrucci ha consegnato

a Cesare Prandelli. Il ct porta con sè in azzurro il suo vice Gabriele Pin, il preparatore Giambattista Venturati, Renzo Casellato come collaboratore tecnico e il preparatore dei portieri Vincenzo Di Palma. Lo staff medico, dal professor Enrico Castellacci ai fisioterapisti, è invece confermato. Da definire invece il ruolo di Angelo Peruzzi, vice-allenatore con Lippi. Gigi Riva, team manager, avrà a breve un incontro

con il presidente Abete per definire il futuro. Prandelli incontrerà invece la prossima settimana Marcello Lippi, ora in vacanza in barca, per un simbolico passaggio di consegne. Il nuovo ct lavorerà da via Allegri, per una presenza nel nuovo ufficio «simbolica», come ha sottolineato Abete senza voler però «condannare» l’autonomia di gestione del predecessore Lippi. Il primo impegno della nuova Italia sarà il 10 agosto a Londra contro la Costa d’Avorio di Drogba, possibile raduno il 7 agosto sera a Coverciano. Prandelli stilerà la prima lista di azzurri, e sarà un misto di veterani e giovani, con aperture a Cassano e forse a Balotelli: a settembre cominciano gli impegni ufficiali, prima in Estonia poi in casa con le Far Oer, poi a ottobre la trasferta in Irlanda del Nord e la Serbia in casa. Per le prime due partite, ha fatto notare il ct, ci sarà da valutare gli impegni dell’Under 21, chiamata all’impresa della qualificazione europea il 3 settembre con la Bosnia, il 7 col Galles. «Dovremo riflettere bene», ha detto Prandelli, lasciando intuire che per settembre Balotelli e Santon saranno lasciati a Casiraghi.

esonero. A Parma entra nelle mire delle grandi squadre conquistando due quinti posti e lanciando o rilanciando giocatori come Mutu, Gilardino e Adriano. Nell’estate del 2004, grazie a questi risultati, viene ingaggiato dalla Roma, ma è costretto a dimettersi prima del via del campionato per i problemi di salute della moglie Manuela. Proprio per questo motivo si prende un anno di pausa, prima di accettare, nell’estate 2005, l’offerta dei Della Valle: a Firenze arriva la consacrazione, grazie a quattro piazzamenti di fila fra le prime quattro (anche se i primi due verranno vanificati dalle penalizzazioni di Calciopoli) oltre al raggiungimento della semifinale di Coppa Uefa nel 2008 e degli ottavi di Champions nella stagione appena conclusa. Una stagione, quella fiorentina, in cui l’amore con la gente è stato quasi un marchio di fabbrica: così come il fair play che il tecnico ha consacrando portando, in sintonia con la linea societaria, sul campo di calcio il terzo tempo. Durante l'avventura fiorentina, però, scompare la moglie. Un evento che cementa ancora di più il rapporto con la tifoseria gigliata. Il resto è storia di questi giorni. S'incrina il rapporto con Diego Della Valle che va ad inserirsi in una situazione non idilliaca da sempre con il ds Pantaleo Corvino. La nazionale lo attende ed è la giusta via d’uscita per tutti.

I commissari azzurri dal 1930 1/12/1929 - 5/8/1948 27/2/1949 - 2/7/1950 8/4/1951 - 25/11/1951 24/2/1952 - 17/5/1953 13/11/1953 - 23/6/1954 5/12/1954 - 9/12/1956 25/4/1957 - 23/3/1958

Vittorio Pozzo Novo, Bardelli, Copernico e Biancone Beretta, Busini e Combi Beretta, G.Meazza Czeizler, Schiavio, Piola Marmo, Pasquale, Tentorio, Schiavio, Foni Foni, Pasquale, Schiavio, Tentorio, Marmo, Biancone 9/11/1958 Mocchetti, Biancone, Viani 13/12/1958 - 29/11/1959 Ferrari, Mocchetti, Biancone 6/1/1960 - 13/3/1960 Viani 10/12/1960 - 4/11/1961 G. Ferrari 5/5/1962 - 7/6/1962 Ferrari e Mazza 11/11/1962 - 19/7/1966 E. Fabbri 1/11/1966 - 27/3/1967 Helenio Herrera e Valcareggi 25/6/1967 - 23/6/1974 Valcareggi 28/9/1974 - 8/6/1975 Bernardini 27/9/1975 - /8/6/1977 Bernardini e Bearzot 8/10/1977 - 17/6/1986 Bearzot 8/10/1986 - 12/10/1991 Vicini 13/11/1991 - 6/11/1996 Sacchi 22/1/1997 - 31/7/1998 C. Maldini 1/8/1998 - 4/7/2000 Zoff 6/7/2000 - 15/7/2004 Trapattoni 16/7/2004 - 12/7/2006 Lippi 13/7/2006 - 26/6/2008 Donadoni 1/7/2008 - 30/6/2010 Lippi 1/7/2010 PRANDELLI ANSA-CENTIMETRI

Il team manager azzurro Riva: «È partito col piede giusto» «Prandelli è partito con il piede giusto: ha dimostrato grande entusiasmo e responsabilità. Il nuovo ct sa che non siamo così brutti come ci ha visto in Sudafrica dalla televisione, sono convinto che farà molto bene». Queste le parole di Gigi Riva, team manager della nazionale italiana. Parole di ringraziamento per l’ex tecnico, Marcello Lippi, «Vorrei dirgli grazie per il Mondiale che ci ha regalato».


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