Il Grande Sport n. 210 del 7 giugno 2015

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il grande Sport pagine di pura passione

(anno XI n. 6) diffusione gratuita periodico 7 giugno 2015

n. 210

leggi anche il magazine web

HIP HOP E NON SOLO

Sabrina e Da Beat, danza e sport con i comici di Colorado

www.ilgrandesport.it

CICLISMO PISTA

Ha 50 anni la palestra dei rally

Capitan Diabolik mette a segno il nuovo record

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CALCIO

Il Bassano sogna a un passo dalla serie cadetta |||| a pagina 6

BASKET DONNE

Silvia Favento, la mula eclettica della Fila Lupe

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Trent’anni fa La strage nello stadio belga, due vittime bassanesi, i ricordi

50°

Heysel, un omicidio al centro

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E’ stato scritto di tutto e di più su quella strage epocale, per una partita di calcio. Nel trentennale, tutti hanno ricordato. Il Grande Sport sottolinea un particolare spesso bypassato: l’omicidio di Mario Ronchi, una delle due vittime bassanesi nello stadio maledetto. Dalla sua sorte gli inquirenti presero lo spunto per le accuse più pesanti.

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il grande Sport

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sportivamente

R

mondo unning di Enrico Vivian, 35° alla New York Marathon 2010

Haile Gebrelassie, l’ultimo imperatore Forse gli organizzatori riusciranno ancora ad averli davanti nella Great North Run, una mezza maratona che scende da Newcastle al mare e raccoglie più di 50.000 concorrenti insieme a grandi campioni. Cade giusta a inizio settembre, poco dopo i campionati del mondo in pista e poco prima delle maratone autunnali, e nel 2013 salirono sul podio i dominatori del mezzofondo prolungato degli ultimi 20 anni: Kenenisa Bekele, Mo Farah e Haile Gebrselassie, quest’ultimo già over 40 ma ancora battagliero, almeno nei propositi, perché il meglio nei crono era sicuramente andato. Le sue ultime cartucce buone erano state sparate per colpire la 5. Olimpiade, fuori dalla squadra etiope nonostante 27’20” sui 10.000 metri a maggio e 2h 08’17” in maratona a febbraio del 2012. Poi a Londra ci fu lo stesso per la promozione del fedele sponsor tecnico, quello che l’ha portato anche all’expo della maratona di Milano due mesi fa, e Gebre mancò ai giovani connazionali senza guida e a tutti i tifosi senza riferimento. Difficilmente avrebbe ancora vinto, anche solo una medaglia (oro ad Atlanta 1996 e Sidney 2000), ma la sua presenza avrebbe influenzato l’andamento delle gare e catalizzato l’attenzione dei media, come ad Atene 2004 e Pechino 2008 (sempre sui

10’000m). Un mese fa ha detto basta, basta all’agonismo e alla preparazione specifica perché si è reso conto che gli sta regalando più infortuni che soddisfazioni, come quello che l’ha rallentato sulla via della Great Manchester Run, una 10 km in terra d’albio-

al meglio. Ebbe un grande tonfo alla maratona di New York 2010, quando un ginocchio malconcio per una caduta in allenamento lo costrinse a fermarsi all’ingresso della First Avenue. In conferenza stampa annunciò, gelando tutti, “mi ritiro, non voglio più trovare scuse, mai più”.

ne che l’ha visto oltre 2’ dietro al quasi coetaneo Bernard Lagat, record master con 27’48”. Qualcuno voleva fargli allungare fra gli over 40 la lista di record assoluti, quasi 30 fra indoor-outdoor-strada: rimangono al top quelli dell’ora in pista con 21,285 km e passaggio di 56’26” ai 20.000 metri 8 anni fa, sulla via dei più famosi 2h04’26” (2007) e 2’03’59” (2008) in maratona a Berlino. Poi ha cominciato a perdere colpi, dopo 15 anni sempre al massimo e infortuni recuperati

Il manager e la rinnovata salute lo convinsero a tornare sui suoi passi e alle sue corse, ma non era più lui, non quello dei record, mentre brillava sempre più l’icona running a livello globale. Così lo vedremo sorridere ancora a lungo sulle strade del mondo, perché i mille impegni lavorativi con mille collaboratori fra attività commerciali, industriali e agricole in Etiopia non gli toglieranno il tempo di allenarsi ogni giorno “non posso smettere di correre, è la mia vita”. info@scuoladicorsa.it

di Mirko Chemello, 7° classificato alla 100 km of Namib Desert 2010

Ormai è diventata una questione di selfie Ormai viviamo in un mondo in cui ogni cosa che facciamo è sotto l’occhio di tutti. Siamo ricoperti di parole quasi incomprensibili, come social network, selfie, facebook, instagram, whatsapp e il popolo dei podisti non si sottrae a questo fenomeno. Non è possibile fare un’uscita di corsa, una sessione di allenamento, se poi non lo si fa sapere a tutti gli amici. E su facebook qualcuno ha migliaia di amici. Ma come fa una persona ad avere così tanti amici! Bisogna dirlo a tutti i costi, istantaneamente bisogna pubblicarlo su facebook, dove ci si trova, chilometri percorsi e la media al chilometro. Probabilmente alla maggior parte non interessa niente di quello che stai facendo ma è importante averlo pubblicato, così come dei bambini si attende i “mi piace” oppure i vari commenti “sei stato bravo, complimenti” e se questi non arrivano c’è una sorta di depressione e si pensa il perchè nessuno commenta, forse ho sbagliato qualche cosa. A volte si leggono cose assurde, ad esempio: “Oggi sono triste, sono andato a correre per rimanere da solo con i miei pensieri”. Però il primo pensiero è stato quello di dirlo a tutti e meglio ancora con un selfie faccio vedere

dove sono andato. Il podista deve pubblicare principalmente il luogo dove si trova con la sua faccia altrimenti gli amici non ci credono, poi la foto del gps che conferma la distanza percorsa sennò sarebbe troppo facile dire ho fatto 30 km ma è nient’altro che la tua parola.

Poi ci sono i gruppi di whatsapp composti da decine di persone. Si organizzano e si condividono le gare e gli allenamenti, quindi dopo cento messaggi e un sacco di confusione, una buona parte degli atleti non ha capito niente di ciò che dovrebbe o potrebbe fare. I runner più convinti

non possono partire da casa se non hanno cellulare, orologio gps, alcuni anche la “Go-pro” e se prima non hanno avvisato tutto il mondo di quello che hanno intenzione di fare. La corsa è diventata non più una cosa personale ma le tue emozioni vanno per forza condivise. Quando ho iniziato a correre non esistevano i cellulari e i primi gps sembravano un’oggetto da fantascienza. Sembra passata un’eternità ma pensandoci non sono poi così tanti anni. L’orologio era l’unica cosa tecnologica che possedevo e i km che facevo erano sempre approssimativi. Potevo dire di aver corso un paio d’ore, ma non dovevo confermare a nessuno la mia performance. Non so se questo progresso ci ha rubato un po’ di semplicità e di tranquillità del nostro quotidiano, di certo è che si continua ad andare avanti e se non ci facciamo un selfie potremmo rimanere indietro. emmerunning.weebly.com/blog

MARCE E CORSE

si trovano sul web: da ilgrandesport.it si accede ai calendari veneti e nazionali sui siti: calendariopodismo.it calendariopodismoveneto.blogspot.it

Cronometro sui pedali Ferronato, 62 anni, allenato da Chemello, ha stracciato il record dell’ora sulla pista di Montichiari

Record dell’ora per capitan Diabolik

Graziano Ferronato ce l’ha fatta. Il 62enne di Bassano ha battuto il record dell’ora sulla pista di Montichiari nella categoria M7, chiudendo la sua performance con uno strepitoso 41,405 kmh di media che vale il titolo italiano. Dopo il tentativo fallito lo scorso anno Capitan Diabolik (così lo chiamano i suoi tanti tifosi) si è affidato alle sapienti mani del campione Cipriano Chemello che l’ha preso sotto la sua ala allenandolo come si deve. “Graziano sulle gambe ha un grande motore – ha commentato Chemello – e ha la fortuna di assorbire velocemente la fatica. Dopo i primi test ho capito che si poteva lavorare e che il record dell’ora era alla portata. Così ci siamo concentrati su allenamenti mirati, perché correre in pista non è come correre su strada. Ed è stato bravo ad ascoltarmi e ad applicarsi, anche se qualche giorno prima del tentativo di record ha avuto un calo psicologico che ha messo un po’ a rischio la prova”. “Ho raggiunto l’ultimo obiettivo che mi ero prefissato – ha commentato euforico Ferronato – e dopo aver vinto la cronometro sulla Rosina e il titolo italiano Confcommercio alla Gf Liotto ecco la terza ciliegina sulla torta. È stata dura, anche perché arriva-

vo da un periodo molto intenso a livello sia lavorativo che di allenamento, ma alla fine sono riuscito a superare ogni ostacolo. E adesso questo tempo me lo tatuo sul polpaccio”. Record battuto con qualche curiosità, come la speciale collana che l’ha accompagnato nel corso della gara. “Durante la prova non si può bere – ha spiegato Chemello – e così gli ho consigliato di tenere un limone al collo, per succhiarlo nei momenti di maggior sete. Un piccolo trucco che gli ha permesso di non calare mai l’andatura”. Capitan Diabolik è molto conosciuto nel mondo degli amatori. Di solito guida un gruppo di una ventina di appassionati, detta i tempi, e non teme concorrenza, nemmeno con chi ha quarant’anni meno di lui. Ferronato fa parte anche dei Veterani dello Sport di Bassano e non potevano mancare i complimenti del presidente Rino Piccoli dopo l’impresa.

Qui lato la partenza nella pista di Montichiari e la soddisfazione del maturo atleta dopo la prova. Sotto, da sinistra, Rino Piccoli, Graziano Ferronato e Cipriano Chemello

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registrazione tribunale di Bassano del Grappa n. 8/2004 del 24.09.2004

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Via Verona 40, 36022 Cassola (Vi) TELEFONO E FAX 0424 833717

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Direttore responsabile MICHELE ZARPELLON Consulenza editoriale CLAUDIO STRATI Collaboratori: Stefano Cirillo, Michelangelo Cecchetto, Rino Piotto, Vincenzo Pittureri, Gabriele Zanchin Editrice Littera srl Officina Editoriale Stampa Centro Servizi Editoriali Grisignano di Zocco (Vi)

Il Grande Sport è free ed è diffuso in oltre 900 punti a:

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HEYSEL

La strage, l’omicidio IL LIBRO

Memoria testimoni dolore

Per non dimenticare, c’è ora un altro libro sulla tragedia dell’Heysel. Ed è stato presentato a Bassano esattamente 30 anni dopo, nel tardo pomeriggio del 29 maggio, praticamente nelle stesse ore in cui si consumò la pagina di odio e morte. I giornalisti del Gazzettino Domenico Lazzarotto e Luca Pozza, assieme a Luigi Agnolin, ex arbitro internazionale, hanno voluto dare il loro contributo realizzando il volume “1985 Heysel - 2015 Per non dimenticare”, edito da Rumor Industrie Grafiche, corredato da una quarantina di immagini e foto, per buona parte inedite e mai pubblicate. La prefazione è di Sergio Campana, fondatore e presidente onorario dell’Associazione Italiana Calciatori. Il libro riscostruisce i fatti dalle testimonianze di diversi vicentini che parteciparono alla tragica trasferta di Bruxelles. Nel racconto dei sopravvissuti riemergono i momenti di terrore e paura, di smarrimento ma anche di sollievo, tutti “flashback” ancora lucidi nonostante sia trascorso così tanto tempo. Toccanti anche le testimonianze e i profili dei congiunti e degli amici di Ronchi e Spolaore, con ricostruzioni in parte mai svelate prima di adesso. Significative anche le “interviste-verità” ai protagonisti diretti di quella serata, a partire dal telecronista Rai Bruno Pizzul. Il volume è nelle principali librerie vicentine. Può essere richiesto alla Rumor, scrivendo a nicola@rumor.it . Una parte cospicua dei proventi relativi alla vendita del volume - si legge in una nota dell’editore - saranno devoluti in beneficenza.

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le nostre big

I trent’anni dall’olocausto dello stadio Heysel di Bruxelles (29 maggio 1985, Juve Liverpool a Bruxelles per la finale di Coppa campioni) sono stati ricordati in molti modi: libri, articoli, grandi pagine piene di fotografie, una overdose di servizi televisivi di ogni genere. La vicenda ha rivestito e riveste, per la città di Bassano, un momento epocale, un tasto dolente che è sempre problematico andare a toccare, per i due morti che choccarono tutti, il dentista Amedeo Spolaore e l’imprenditore Mario Ronchi. I cari delle vittime non amano molto ricordare, farebbero volentieri a meno di commentare e riportare a galla il dolore. Vogliamo qui spendere poche righe per sottolineare una cosa che ci ha colpito e che spesso viene bypassata nei resoconti, che parlano soprattutto di uno stadio fatiscente, di morti nella calca, per lo più soffocati e schiacciati, sotto la “pressione” degli scalmanati e disgraziati hooligan inglesi, di strutture che cedettero, di polizia e servizio d’ordine inesistenti. Tutto vero, ovviamente, e furono 39 i morti, un numero enorme, e solo per una partita di calcio. Da una nemmeno tanto approfondita analisi nella rete, tra articoli datati e video e filmati, c’è un particolare che emerge, anche se mai con troppa evidenza. Si tratta della vicenda di Ronchi. Infatti l’imprenditore, probabilmente, rappresenta un caso diverso. Fu tra i primi a cadere, ma proprio per l’attacco assassino dei pazzi tifosi britannici. Che lo uccisero. Mario Ronchi, un signore tranquillo, tifoso interista tra l’altro come scrive un sito di appassionati juventini, era andato a Bruxelles per fare compagnia agli amici. Sulle tribune vestiva un maglioncino a scacchi elegante, facilmente riconoscibile. Sia nelle riprese della polizia, sia nella mente dei testimo-

Foto, dall’alto: l’Heysel e la strage con i cadaveri ammonticchiati; i “reds animals” in tribuna; il gruppo bassanese prima del match, al centro accosciati Spolaore e Ronchi; fotogramma da uno dei filmati usati dalla polizia per i riconoscimenti (tra i tifosi violenti si vede un nonno impaurito che stringe a sè una bimba), tratto da un servizio tv tedesco

ni, quell’uomo era ben presente. E fu possibile sottoporre a indagine un gruppo di tifosi identificati e accusati proprio dell’omicidio di Mario Ronchi. L’estradizione venne concessa dalle autorità britanniche per l’omicidio preterintenzionale di Ronchi dopo che i giudici inglesi avevano esaminato il filmato girato dalla polizia belga in cui si vedevano i tifosi del Liverpool lanciarsi all’assalto della tribuna dove sedeva l’italiano. Esaminando articoli dell’epoca, di un paio di anni dopo quando le indagini si stavano concretizzando, si legge di un altro tifoso italiano colpito da una mazzata in testa che fu gravissimo e salvato per puro miracolo. Quindi sfugge quel “preterintenzionale”, perchè ci furono persone che attaccarono ferocemente con la conseguenza, forse con la volontà, di uccidere. Particolari che rendono il ricordo dell’Heysel, per chi non ha approfondito a suo tempo, come noi, ancora più odioso e incomprensibile. Tanto più che poi le pene furono lievi. Approfondimenti sul magazine online www.ilgrandesport.it

A ROSA’ LA FESTA-SPETTACOLO DEL 5° ANNO

Da Beat, quando la danza si fa sport

Danza & sport, e non solo. Da Beat School compie cinque anni di attività e si festeggia con una grande serata. Fondata da Sabrina Basso, ballerina professionista e coreografa, con all’attivo esperienze in America insieme ai ballerini del “giro” di Michael Jackson, rappresenta un punto d’incontro per giovanissimi e non solo per danza, canto e attività sportive. Nel grande laboratorio di Da Beat, a Rosà si fa hip hop (dai tre anni!) Michael Jackson style, breakdance e danza del ventre; si impara a cantare rock, pop e musiche per bambini; e si fanno attività agonistiche di rebounding (evoluzioni su tappetone elastico), cheerleading e anche, da un po’, ginnastica acrobatica di base. Ora, in occasione del quinto anno di attività, Da Beat ha deciso di fare del suo saggio di fine anno un vero e proprio evento di rilievo. Lo show avrà luogo il 6 giugno alle 21 all’arena Athena di Rosà e durerà circa due ore, con seguito di after show con dj set e buffet. Lo spettacolo sarà una sintesi delle attività di Da Beat e spazierà da performance di hip hop e breaking, a esecuzioni di canto individuale, allo spazio cinema e recitazione. A condurre la serata due caba-

rettisti di fama come i comici Didi Mazzilli e Enzo Polidoro (da Colorado di Italia 1). “Come special guest avremo anche il miglior esecutore di Beat Box d’Italia” anticipa Sabrina Basso, che ha dato il via alla scuola, che dirige, nel 2010. “Da Beat è un luogo in cui si balla, si canta, si recita e ci si tiene in forma con corsi fitness adatti a tutte le età, ma soprattutto si imparano tutte le discipline per l’ intrattenimento e ci si prepara a presentare uno spettacolo a 360 gradi come quello che faremo” spiega Sabrina. Lo show sarà diretto proprio da lei. Sabrina (nella foto) vanta numerose collaborazioni nazionali e internazionali con artisti di fama mondiale per alcuni videoclip. Ha inoltre collaborato con Chris Grant, ballerino di Michael Jackson. Ha ottenuto il riconoscimento con i suoi ragazzi di “corpo di ballo ufficiale per Disney Italia” partecipando al Trofeo Topolino. Insomam un un mix di vitalità e carisma, di tecnica e spettacolarità che catturano l’attenzione degli spettatori e degli allievi. Interessante il suo team di insegnanti. Per saperne di più vedere l’approfondimento sul magazine online www.ilgrandesport.it

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sportivamente

B

mondo enessere di Raffaella Toniolo, coaching e psicologia del lavoro e dello sport

Limiti e risorse, tra la paura e il coraggio Negli ultimi tempi sembra esserci una richiesta sempre maggiore di identità, di ritrovarsi, di riconoscersi in un mondo che disorienta, che spaventa, che cambia troppo velocemente, una continua ricerca di adattamento, appartenenza e completezza con ciò che ci circonda. Alcune persone hanno bisogno di sperimentare e assaporare questa sensazione di unità e libertà attraverso la pratica dei cosiddetti sport estremi. Sono definiti estremi quegli sport che implicano una difficoltà tale che pone l’atleta ai limiti delle leggi fisiche e della sopportazione del corpo umano. Quando si leggono o si vedono video di queste imprese si è portati spesso a pensare “ma questi sono folli!”. Forse lo sono se consideriamo il mezzo che utilizzano per poterla sperimentare ma se consideriamo che si concedono la possibilità di vivere appagamento e realizzazione di sé lo sono davvero? Chi pratica sport estremi, al contrario del pensare comune, ha una spiccata consapevolezza dei propri limiti e conosce bene la paura, ma si mette alla prova e avvia un dialogo costruttivo con lei per poterla gestire al meglio. Questi sportivi la conoscono, la riconoscono, la usano consapevolmente e si preparano alle imprese estreme nel modo più adeguato possibile per poterle compiere con lo scopo di tornare e raccontarle. “Spesso le montagne da spostare sono dentro di noi” afferma Reinhold Messner che spiega, attraverso il racconto delle sue imprese, come attingere alla nostra energia creativa per affrontare e vincere le sfide della vita. Con strategia, pianificazione, tenacia, gioco di squadra, ma anche con intuito, coraggio, flessibilità e capacità di improvvisazione. Nei suoi racconti Messner delinea un parallelo tra la sua esperienza nell’alpinismo estremo e la vita di ogni giorno, dove la vetta viene ridisegnata come successo, la cordata come team, la tecnica come metodologia di lavoro e prosegue illustrando gli elementi essenziali che gli hanno permesso di compiere le sue spedizioni, come l’allenamento e l’atteggiamento mentale, la capacità di scoprire e sviluppare le proprie risorse, la saggezza di capire che non esiste coraggio senza paura, il fallimento considerato come punto di partenza per nuove conquiste, l’importanza della motivazione per superare i propri limiti, la forza dell’entusiasmo per raggiungere la meta affrontando le difficoltà e la capacità di fermarsi e dire no quando il prezzo da pagare per procedere e raggiungere l’obiettivo stabilito è troppo alto. Quello che accomuna le storie di uomini e donne dell’estremo si rifà spesso al rispetto della

vita, a un senso di realizzazione di sé, alla libertà di potersi esprimere pienamente ma allo stesso tempo alla consapevolezza chiara e forte delle proprie paure, alla necessità di una preparazione e di un allenamento minuzioso e

progressivo per affrontarle, alla scoperta e conoscenza in continuo divenire dei propri limiti e al superamento degli stessi, non solo fisici ma anche psicologici. Il corpo conosce il suo limite e se ti lasci andare a ciò che senti,

eco della tua saggezza più profonda, sgorga l’energia, emerge ciò che sei, ciò che sai fare, ciò che puoi fare e la paura si inchina, toglie la maschera e diventa coraggio. Il coraggio non è altro che l’altra faccia della paura. Non è negazione del pericolo, che sarebbe pura e semplice incoscienza, ma valutazione dello stesso. Quando agisci, coraggio e fiducia fiorisco e crescono insieme e scopri, passo dopo passo, che non puoi liberarti dei tuoi timori evitandoli ma soltanto attraversandoli. Si tratta dunque di avere il coraggio di dare voce a sé, di avere il coraggio di essere completi attraversando luci e ombre, sogni e paure. Quelle luci e quelle ombre che accompagnano la vita di ognuno di noi e che se accolte ci portano ad essere uomini e donne liberi o, viceversa schiavi e schiave delle stesse. www.raffaellatoniolo.it

di Cosimo Gasparri, nutrizionista e docente di Dietologia/Alimentazione

Tè verde, una bevanda dalle proprietà salutari Il tè verde è una pianta (Camelia Sinensis) che appartiene alla famiglia delle Theaceae, dalle cui foglie e germogli si ricava una bevanda ricca di sostanze antiossidanti polifenolici (flavonoidi, acido clorogenico, caffeico, tannini...), utile per contrastare la formazione di radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento cellulare, e grazie ai flavonoidi (in particolare le catechine) contribuisce a regolare le funzioni cardiache, a ridurre i livelli di colesterolo LDL e di trigliceridi, esercitando un’azione protettiva sulle patologie cardiovascolari e aterosclerosclerotiche. Inoltre contrasta anche gli effetti negativi del fumo. L’insieme dei principi attivi protegge le cellule cerebrali dai danni che causano patologie neurodegenerative, previene l’insorgenza del morbo di Parkinson, della sindrome di Alzheimer e la demenza senile.

Contiene anche l’epigallocatechina-3-gallato (EGCG) molecola con proprietà antimutagenica e antitumorale, rallenta la cancerogenesi, e la crescita e proliferazione delle cellule tumorali: (tumori di pelle, pol-

mone, esofago, stomaco, fegato, piccolo intestino, pancreas, colon, vescica, prostata e glande, fibroma uterino). L’EGCG migliora anche l’utilizzo dell’insulina da parte del corpo, e previene il diabete alimentare. Il tè verde è ricco anche di acido gallico, e di metilxantine (caffeina e teina, teofillina e teobromina) che aumentano il metabolismo, svolgono un’azione ipoglicemizzante, favoriscono l’eliminazione di lipidi e glucidi e conferisce una maggiore capacità dell’organismo di mobilitazione dei grassi localizzati nel tessuto adiposo e di ridurne l’assorbimento, molto utile nel sovrappeso e nell’ obesità. Svolge un’azione detossinante attraverso la diuresi, limita ritenzione idrica, la cellulite e le infezioni del-

le vie urinarie come la cistite. Aumenta la densità ossea nelle donne in menopausa grazie a un’azione remineralizzante e l’alta percentuale di fluoro permette la mineralizzazione dello scheletro e dello smalto dei denti (anti carie). Contrasta l’azione di uno dei batteri presenti nel cavo orale, lo Streptococco mutans, e dei batteri che possono causare problemi dentali, protegge la nostra pelle dagli effetti dannosi dei raggi UV grazie alle catechine. Storicamente è stato usato per migliorare malattie quali allergie, arteriosclerosi, asma, colera, raffreddore, congestioni, tosse, depressione, diarrea, infezioni digestive, dissenteria, fatica, mal di testa, epatiti, e tifo. Tuttavia un uso eccessivo può causare irritabilità, aggravare l’ulcera e l’insonnia notturna, e aumentare l’ipertensione arteriosa. In questi casi dovrebbe essere consumato sotto controllo medico. In conclusione questa bevanda possiede numerose caratteristiche apprezzabili, tuttavia si raccomanda di seguire uno stile di vita salutare, di svolgere regolare attività fisica aerobica e di seguire una dieta che contempli un’ampia varietà di alimenti per non dimenticare tutti gli altri preziosi alimenti antiossidanti che la natura ci offre (agrumi, frutti di bosco, pomodori e in generale tutta la frutta e la verdura fresca). Studio di Dietologia & Nutrizione Umana dietologianutrizione@libero.it dietologia1.jimdo.com

VOLLEY GIOVANILE

La Brunopremi sale sul tetto del Veneto

Brunopremi.com Bassano, straordinario trionfo in regione per l’Under 18. La squadra di Malinov vince anche il titolo regionale Under 18 confermandosi campione in carica della categoria e lo fa con un gruppo di ragazze che in gran parte sono le stesse che hanno trionfato in Under 16. L’Union Volley Jesolo si arrende in 4 set dopo essere stato avanti 24-20 nel 3°, poi

la rimonta pazzesca delle leonesse e fino all’urlo per una vittoria indimenticabile. Dayana Kosareva non si ferma più: con 31 punti trascina la squadra e porta a casa il secondo titolo di mvp della stagione dopo quello vinto con l’Under. Per il Brunopremi.com questo è il terzo titolo under 18 in quattro stagioni di vita, il secondo di fila dopo quello del 2014.



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calcio

Lega Pro Fra i giallorossi di Tonino Asta e la serie B ora c’è solo il Como

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“Ma se io avessi previsto tutto questo…”. Alzi la mano chi, l’estate scorsa, ha pronosticato per il Bassano Virtus la disputa di una storica finale playoff per l’approdo in serie B. Invece la truppa di Asta ha ancora una volta stupito tutti, riuscendo prima a sconfiggere ai rigori l’agguerritissima Juve Stabia e poi a eliminare la nobile decaduta Reggiana, anche in questo caso dopo i tiri dal dischetto, ma poco importa. In un “Mercante” stracolmo in ogni ordine di posti, Iocolano e compagni hanno avuto il merito di non mollare mai, nemmeno quando tutto sembrava girare storto, tra espulsioni affrettate decretate dall’arbitro Francesco Guccini e infortuni di troppo. Ma tant’è. Nella finalissima per l’accesso alla serie B i giallorossi se la dovranno vedere con il Como, giunto un po’ a sorpresa a questo epilogo, dopo che per tutto il campionato non ha certo frequentato le primissime posizioni della graduatoria. Ma ora sono in molti a dare per favorita la formazione lariana, che può contare su una tradizione che l’ha vista protagonista per molti anni anche nella massima divisione. “Possono anche essere favoriti, ma noi siamo sempre carichi e ce la giocheremo fino alla fine – ha dichiarato senza mezzi ter-

mini Antonino Asta, il condottiero giallorosso – mai faremo le barricate o ci accontenteremo, dico mai. Insomma, proveremo a vincere, sempre”. Pronostici ko anche per chi considerava il girone C il più competitivo della Lega Pro: alla finale sono giunte due formazioni del girone A, Bassano e Como, che ovviamente si sono incontrate già due volte in questa stagione. Nel posticipo della quattordicesima giornata, giocata il 24 novembre dello scorso anno, il Bassano si è imposto per uno a zero grazie a un rigore trasformato da Nolè. Quel match fu caratterizzato da un certo nervosismo, e a farne le spese furono gli espulsi Pietribiasi (rosso diretto), Cristofari e Marchi (doppia ammonizione). Vittoria giallorossa anche in quel di Como, il 2 aprile scorso, per due a uno, con reti di Cattaneo e Iocolano su rigore per il Bassano, e di Le Noci per i lariani, anche in questo caso su rigore. Purtroppo però i precedenti servono solo alla statistica, perché nei playoff si riparte da zero, e tutto può accadere. Comunque andrà, resterà sempre una stagione da incorniciare, quella giocata dai giallorossi, che mai nella loro storia si sono spinti così in alto, verso traguardi impensabili solo pochi mesi fa. Stefano Cirillo

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L’immagine del tecnico Ferronato disteso sul terreno di gioco dopo che il Cartigliano ha fallito l’occasione d’oro per avvicinarsi alla promozione in Eccellenza la dice lunga sulle potenzialità della squadra. I play off sono stati amari per la compagine di Cortese e compagni che contro il Cornuda Crocetta ha sprecato l’occasionissima di andare in una categoria che molto probabilmente le compete maggiormente di quella attuale. E il tecnico Ferronato ci ha creduto fino alla fine, fino a quando all’ultimo minuto

del secondo tempo supplementare la sua squadra è andata vicina come non mai al gol vittoria. E invece la sorte ha voluto che ad andare avanti siano stati proprio i trevigiani. In Eccellenza dunque rimane ancora una volta solo la Marosticense per quanto riguarda le rappresentative nostrane, mentre la Promozione si arricchisce di una nuova realtà, quella del Rosà, che ha centrato con merito il salto di categoria al termine di una cavalcata vincente, costruita con senno e grande sagacia tattica e tecnica.

Tonino Asta soffre dalla tribuna dopo essere stato espulso. In basso l’esultanza dei giallorossi dopo aver conquistato la finale playoff ai calci di rigore (foto Cirillo)

RETROCESSIONI

Cittadella in Pro Foscarini se ne va

Il Cittadella il 22 maggio 2015 è retrocesso dalla serie B alla Lega Pro e si è concluso dopo dieci anni il ciclo di Claudio Foscarini alla guida tecnica della prima squadra (più due nella Primavera). Per spiegare perché la squadra granata è retrocessa si potrebbero scrivere fiumi di cause interne ed esterne, ma il risultato non cambia. Se sarà ripescato quale modello di buona gestione, additato spesso in Italia da più fonti, lo si vedrà più avanti; ammesso che le Coppe Disciplina e i Trofei Fair Play vinti in questi ultimi anni abbiano un “peso” superiore al modesto bacino d’utenza (spettatori e abbonati Sky) che lo caratterizza. Un sintetico giudizio su questo campionato evidenzia una retrocessione “strana” con la società che, andando controcorrente rispetto al suo stile, sbandierava ad inizio campionato una salvezza tranquilla sulla colonnina di sinistra del televideo, avendo una rosa con maggiore “qualità” rispetto agli ultimi campionati. Invece il girone di andata ha visto il Cittadella finire all’ultimo posto, mentre nel ritorno è risalito sopra alla zona play out per poi scivolare, negli ultimi mesi, al terzultimo posto con una disarmante incapacità di fare gol, nonostante le occasioni create siano state di norma più di quelle dell’avversario di turno. La vittoria a Catania (32) alla penultima giornata lasciava intravvedere un ennesimo “miracolo”, a condi-

zione di battere nell’ultimo turno il Perugia e contando sulla sconfitta di una fra le tre concorrenti (Entella, Modena e Crotone). Invece il Cittadella ha perso (2-0) con il Perugia e le tre concorrenti hanno tutte pareggiato. Destino già scritto? Evidentemente sì, con riferimento ai tanti punti lasciati per strada nel corso del torneo in partite dominate e … perse. “Quest’anno –ha detto Foscarini - non abbiamo centrato quelle partite che dovevamo vincere e che negli anni scorsi avevamo vinto”. L’elenco è lungo: Entella, Pro Vercelli, Latina, Ternana… “Dopo dieci anni avrei lasciato comunque Cittadella – ha dichiarato il tecnico di Riese dopo l’ultima sconfitta - e avrei voluto farlo con la salvezza raggiunta. Mi dispiace. La squadra mi ha seguito, anche se alcuni giocatori hanno vissuto malissimo i momenti delicati. Se mi fossi accorto che lo spogliatoio non era unito, avrei lasciato immediatamente”. Foscarini, quindi, cade in piedi affondando assieme agli uomini con i quali ha condiviso il progetto. Anche se c’è sempre chi critica: perché non ha fatto giocare di più baby Bizzotto, perché qua, perché là… “Ciacole” da bar di chi non si ricorda che Foscarini ha salvato “miracolosamente” più volte il Cittadella. E non è stato fatto santo a dispetto di San Calogero da Cannicattì “che di miracoli ne fece uno e se ne pentì”. Rino Piotto


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61- 2015 Alberto CECCHIN

60 - 2014 Michele GAZZARA 59 - 2013 Damien HOWSON 58 - 2012 Enrico BARBIN 57 - 2011 Matteo TRENTIN 56 - 2010 Sonny COLBRELLI 55 - 2009 Pavel KOCHETKOV 54 - 2008 Jaroslaw MARYCZ 53 - (02.06.2007) Jacopo GUARNIERI 52 - (02.06.2006) Matthew LLOYD 51 - (08.05.2005) Devid GARBELLI 50 - (02.05.2004) Daniele COLLI 49 - (04.05.2003) Emanuele SELLA 48 - 2002 Andrea SANVIDO 47 - 2001 Mario PAFUNDI 46 - (07.05.2000) Dmitri GAYNITDINOV 45 - (09.05.1999) Volodymir GUSTOV 44 - (10.05.1998) Devis MIORIN 43 - 1997 Mauro ZINETTI

42 - (19.05.1996) Michele BEDIN 41 - (14.05.1995) Paolo SAVOLDELLI 40 - (22.05.1994) Flavio MILAN 39 - (23.05.1993) Marco FOLIGNO 38 - (03.05.1992) Davide REBELLIN 37 - (05.05.1991) Gilberto SIMONI 36 - (06.05.1990) Mirko GUALDI 35 - (07.05.1989) Franco ROSSATO 34 - (22.05.1988) Luigi BIELLI 33 - (24.05.1987) Helmut WECHSELBERGER 32 - (11.05.1986) Moravio PIANEGONDA 31 - (19.05.1985) Primoz CERIN 30 - (20.05.1984) Domenico CAVALLO 29 - 1983 Walter MAGNAGO 28 - 1982 Giovanni VIERO 27 - 1981 Antonio LEALI 26 - 1980 Walter MAGNAGO 25 - 1979 Guy NULENS 24 - 1978 Giorgio ZANOTTI 23 - 1977 Claudio CORTI 22 - 1976 Gabriele LANDONI

21 - 1975 Pierluigi FABBRI 20 - 1974 Glauco SANTONI 19 - 1973 Giampaolo FLAMINI 18 - 1972 Giancarlo FORESTI 17 - 1971 Giovanni VARINI 16 - 1970 Ermenegildo DA RE 15 - 1969 Vittorio CUMINO 14 - 1968 Flavio MARTINI 13 - 1967 Romano TUMELLERO 12 - 1966 Davide BOIFAVA 11 - 1965 Giacomino DENTI 10 - 1964 Aldo BALASSO 9 - 1963 Lauro GRAZIOLI 8 - 1962 Silvano CONSOLATI 7 - 1961 Enzo MOSER 6 - 1960 Luigi ZANCHETTA 5 - 1959 Rino LUISE 4 - 1958 Avis MOLINARI 3 - 1957 Nunzio PELLICCIARI 2 - 1956 Marcello ZAMPREDI 1 - 1955 Marino FONTANA

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il grande Sport basket Il personaggio L’atleta del Fila San Martino si distingue per ecletticità e per il suo tiro da tre

7 giugno 2015 - 9

Silvia, la “mula” che ammalia

CIRCOL O

inventiva e creatività. Ogni sua giocata suscita infatti una meravigliosa estasi sportiva, gioia, visibilio, ed entusiasma per imprevedibilità e voli acrobatici alla “Spider-Man” nelle sue magiche sospensioni aeree, grazie anche allo speciale fascino dei suoi occhi neri-marroni in smagliante contrasto con la sua incantevole frangia bionda e la divisa giallo-nera e per le molteplici con variegati lunghi polsini di spugna, Città“mise” di che fannodeldiGrappa Silvia Favento l’affascinate “miss” e “stella Bassano del basket”... come quelle ormai celebri che spesso disegna e ricama nella sua pettinatura. Tanto esuberante per immagine e appeal agonistico, si distingue nei suoi modi eleganti per sobria riservatezza e profondi valori etico-morali, sempre con ampia disponibilità nelle varie iniziative territoriali. Pierluigi Basso

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Il Fila San Martino di Lupari-Lupe Basket sta programmando il prossimo terzo campionato consecutivo in Serie A1 2015/2016, dopo la brillante salvezza all’esordio e quest’anno lo straordinario terzo posto e le Final Four di Coppa Italia. Confermati in panchina l’allenatore friulano Gianluca “Larry” Abignente (assistant-coach azzurro del ct Roberto Ricchini agli Europei in Romania-Ungheria) e il blocco del nucleo italiano, oltre al nuovo trio di straniere col primo colpo di Jori Davis, 26nne proveniente dal torneo svizzero, guardia di 177 cm dal notevole curriculum. “Dopo la grande stagione era la cosa più giusta - spiega il presidente Vittorio Giuriati - siamo molto contenti per il tecnico e per le atlete, meravigliose ragazze in campo e fuori, che hanno manifestato la volontà di restare a San Martino, rinunciando ad altre offerte e facendo sacrifici pur di vestire ancora la maglia Fila, a conferma che la chimica nello spogliatoio con l’ambiente è stato il nostro segreto”. Nello scacchiere giallo-nero spicca la figura di Silvia Favento, splendida “mula triestina” di luminoso biondo platino, ala di 182 cm, classe 85, nata a Trieste e residente da 15 anni a Muggia, protagonista di una superlativa annata (30’ di media e alto score realizzativo) dopo una prestigiosa carriera lungo la penisola, iniziando nella massima serie a Schio (2002/2004) giocando in Eurolega e poi a Chieti, Alghero, Ribera, Pozzuoli, Priolo, Spezia, San Martino. Protagonista in azzurro bruciando le tappe giovanili con le Nazionali di tutte le fasce, anche “over-età” per la sua bravura, ad esempio partendo con le Propaganda per poi passare alle Cadette, Juniores e Under 20, tutto in una estate, ha partecipato a tre Campionati Europei giovanili e quindi dal 2009 nel giro della Nazionale maggiore con raduni e convocazioni. Con la propria annata ha vinto il premio di MVP e miglior realizzatrice al Challenge Round in Portogallo nel 2000, esordendo in serie B con la gloriosa Società Ginnastica Triestina a 15 anni, giocando già da protagonista e raggiungendo la promozione in A2 2000/01 e nel 2001/02 le semifinali playoff. Nel 2002/03 il passaggio in A1 al Famila Schio dove parte la sua scalata tra le fuoriclasse del basket femminile: doti estremamente eclettiche, forte versatilità di gioco e duttilità tattica, vibrante fisicità e temperamento, ha nel tiro da tre il suo punto di forza. Di immediato impatto e charme per le sgargianti acconciature multicolori e i tagli a effetto della capigliatura, Silvia ha un gioco effervescente e pirotecnico, squisitamente caratteristico dei veri fuoriclasse atipici e funambolici tutto estro e fantasia, che si esaltano per la geniale

Città di Bassano del Grappa

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Pesavento, titolo italiano acquathlon

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Ancora una soddisfazione e un titolo da mettere in bacheca per il Centro Nuoto Rosà che gioisce per l’impresa messa a segno dal suo atleta Franco Pesavento nel campionato italiano aquathlon. Il 17enne originario di di Asiago, atleta del Centro Nuoto Rosà fino dalla categoria esordienti per quanto concerne il nuoto, ha infatti vinto niente meno che il titolo italiano. Subito un distacco di 5 secondi dal migliore nella

frazione del nuoto, a causa anche di un inconveniente tecnico con la cuffia mal riposta, nella prova di corsa al primo giro del percorso riesce a ricucire, mentre nella seconda tornata con due strappi violenti stacca gli avversari, dei quali solamente uno gli resiste, Avezzano, il quale è costretto a cedere al forcing nell’ultimo giro all’ennesimo allungo del giovane campione dell’Altopiano che si candida vera promessa per il futuro.

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7 giugno 2015 -10 il grande Sport altri sport La classica La corsa arriva nel paese governato dalla Martini. Il feltrino “svizzero” Cecchin vince di autorità

De Gasperi, buona la prima a Rossano

Il feltrino Alberto Cecchin, alfiere della squadra svizzera Roth Skoda, ha vinto la 61. edizione del Trofeo Alcide De Gasperi, gara ciclistica internazionale per dilettanti Under 23 ed Elite scattata da Trento e giunta a Rossano Veneto dopo 175 chilometri. Buona la prima volte del De Gasperi a Rossano, in una gara vivacizzata per lo spettacolo da tre giri sulla salita della Rosina e dal circuito finale in paese di tre chilometri da ripetersi tre volte. Cecchin ha conquistato il titolo allo sprint battendo sotto il traguardo Lorenzo Rota dell’Unieuro Wilier Trevigiani, mentre a una quindicina di secondi è giunto Davide Ballerini (anche lui Trevigiani) che è salito sul terzo gradino del podio. A un minuto tutto il gruppo. La gara scatta alle 13 in punto da Povo, appena sopra Trento, con 185 atleti, un vero record per la manifestazione organizzata dall’Us Angarano di Bassano e dall’Us Aurora di Trento. Dopo appena 6 km, all’altezza di Pergine, un gruppetto di circa 20 atleti prova già l’allungo raggiungendo un vantaggio di una decina di secondi, ma il gruppo inseguitore non molla e riassorbe i fuggitivi. Alla salita di Sella di Vignola iniziano i primi abbandoni e al 15. chilometro la Trevigiani inizia a imporre l’andatura, con un quartetto di testa composto da Agostini, Ballerini, Pedretti e Tomio. I magnifici quattro vanno d’amore e d’accordo e iniziano ad accumulare un discreto vantaggio sul gruppone che dopo una cinquan-

La volata di Cecchin a Rossano Sul podio, con gli atleti la sindaco Morena Martini e il presidente dell’Us Angarano Giuseppe Parolin

tina di km sale a 2’15” e a Primolano supera i tre minuti. Ma gli inseguitori non mollano e a Carpanè assottigliano lo svantaggio, con Zanon (Vc Breganze) che al km 75 tenta l’allungo. A Solagna escono dal gruppo anche Scerbo della Gavardo, Gandin della Marchiol e Miquel dell’Amical che si aggiungono a Zanon all’inseguimento del quartetto di testa. Sulla salita della Rosina la corsa si ricompatta e altri dodici corridori tentano l’allungo sfruttando sulle colline di Marostica. Da lì in poi la corsa viene presa in mano da Rota che tenta di sorprendere Cecchin prendendogli una ventina di secondi di vantaggio e il gruppo si sgrana. Nei giri

in centro a Rossano i due si danno battaglia e alla fine lo “svizzero” ha più benzina e taglia per primo il traguardo. Per Cecchin si tratta della terza vittoria quest’anno (le prime due in Svizzera), ma questa è di sicuro di gran lunga la più importante. Passista veloce con spiccate doti atletiche, Alberto Cecchin è entrato quest’anno nella formazione elvetica guidata dall’ex professionista Mauro Gianetti. Dopo l’esperienza italo-giapponese al Team Nippo nel 2013 e quella tutta italiana al Team Marchiol in questa stagione corre per una squadra Continental ben attrezzata: il Team Roth è una sorta di vivaio della Lampre Merida.

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L’Alta Padovana tour incorona la Zalf Euromobil

La Zalf Euromobil Désirée Fior ha dominato l’Alta Padovana Tour con Marco Zaggia 1°, Nicola De Rossi 3°, Gianluca Vecchio 4°, con 110 iscritti dei principali team élite-under 23 sulla “Indianapolis ciclistica”. La campionessa e capitano del “Fila San Martino di Lupari-Lupe Basket” Maria Luisa “Mary” Sbrissa è stata la splendida ospite d’onore. In trasferimento attraverso il centro storico si è giunti alla partenzaufficiale di Villa Rina davanti alla Cinta Murata, con Mary Sbrissa “starter d’eccezione” col sindaco Giuseppe Pan e quindi seguendo l’appassionante corsa nella fiammante ammiraglia del direttore di corsa Pierluigi Basso. Spettacolare il finale di gara col traguardo al centrale Municipio di Tombolo posizionati proprio dietro alla trepidante volata e Mary Sbrissa che ha gioito per il trionfo del forte team euromondiale “Zalf Fior” della sua città Castelfranco Veneto, di cui è tifosa e amica di Fabio Fior, figlio dello storico patron Egidio. Un altro momento speciale è stato al cerimoniale dopo-gara nelle vesti di miss al palco-premiazioni, con tanta gente a complimentarsi per il suo fascino e i brillanti successi agonistici, a suggello di una giornata di intensi valori e sentimenti nei veri ideali e sinergie dello sport. Dopo la 1^ prova a Longa di Schiavon, con questa prestazione la “Zalf Fior” è volata in testa alla classifica del 14° Trofeo Internazionale Grand Prix Città Murata con 23 punti davanti alla Colpack a 17 lanciandosi all’ennesimo suc-

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cesso nel challenge (già vinto nove volte in 13 anni) con le prossime prove internazionali “Giro del Medio Brenta” 12 luglio (novità dell’arrivo a Gallio) e “GP Poggiana-Riese Pio X” 9 agosto e conclusivo “Trofeo Bianchin” a Paderno di Ponzano Veneto il 20 settembre. «È stata una giornata di grande ciclismo - commenta il presidente del Vc Tombolo Amedeo Pilotto - con una bella partecipazione di pubblico. Un plauso all’organizzazione, responsabili, direttore Cipriano Chemello, oltre a forze dell’ordine e i volontari».

AUTO STORICHE

Mitiche sport, già 90 vetture iscritte

La 21. edizione de “Le Mitiche Sport a Bassano” ha già segnato un record con 90 autovetture da tutto il mondo – tutte Sport Competizione costruite fino al 1959 - che dal 19 al 21 giugno 2015 si daranno battaglia nella gara di regolarità “Trofeo Danilo e Renato Calmonte”, il tutto organizzato dal Circolo Veneto Automoto d’Epoca “Giannino Marzotto”.Saranno ben 24 le marche automobilistiche rappresentate, con la Bentley a far la parte del leone: la casa inglese schiera infatti 12 vetture, tutte anteguerra, dalle 4.5 Litre Blower sino alla gigantesca 8 Litre Open Tourer del 1931. A partire con il numero 1 sarà la rarissima Alfa Romeo RL Targa Florio del 1924, una delle sole quattro costruite e che giunse seconda assoluta alla Targa Florio di quell’anno, pilotata da Giulio Masetti. Cinque le Maserati presenti, capitanate da una strepitosa 300 S del 1955, unanimemente ritenuta la più bella “barchetta” mai costruita, autovettura ufficiale con un palmares quasi tutto a stelle e strisce del tedesco D. Roschmann. Ben otto le Jaguar partecipanti, tra cui va segnalata la Biondetti Special costruita nel 1950 dal forte pilota toscano che la condusse nelle Mille Miglia del 1951/52/53. Tre le C Type, tra cui quella che partecipò alla Mille Miglia del 1953, ma sarà presente anche la D Type del 1955 del presidente del Royal

Automobil Club inglese Ben Cussons. E ovviamente non possono mancare le Ferrari. Da segnalare la 340 MM del 1953, che giunse terza con M. Hawthorn al G.P. di Montecarlo del 1953, e la Ferrari 750 Monza del 1955 appartenuta al marchese Alfonso de Portago, morto assieme al copilota Nelson nel tragico incidente avvenuto durante la Mille Miglia del 1957 a Cavriana, vicino a Mantova, dove perirono 11 persone. Questo tremendo incidente decretò la fine non solo della Mille Miglia, ma di tutte le corse su strada del mondo. Dopo le verifiche tecnico-sportive del 18 giugno, la corsa scatterà il 19 giugno da Ca’ Cornaro a Romano d’Ezzelino. La prima tappa affronterà il Passo Manghen e il Passo Lavazzè, per giungere a Bolzano verso le 17, dove le auto e i piloti sosteranno per la notte. Il giorno dopo le Mitiche affronteranno un vero e proprio tour de force: in successione Passo Mendola, Passo delle Palade, il mitico Stelvio, il Passo Gavia e il Passo Tonale. L’arrivo della seconda tappa sarà a Trento verso le 17,30. Gran finale il 21 giugno. Da Trento le vetture saliranno al Passo Vezzena, saranno protagoniste di una passerella ad Asiago e dall’altopiano scenderanno prima a Bassano e poi a Marostica, per le premiazioni e la grande festa di arrivederci al Castello Superiore.


7 giugno 2015 - 11 il grande Sport altri sport Motori La gara di regolarità per storiche e moderne è organizzata dalla Bassano Rally Racing il prossimo 4 luglio

A Valstagna la Coppa Bassano La Bassano Rally Racing organizza per sabato 4 luglio la 6. Coppa Città di Bassano, gara di regolarità turistica, sia per auto moderne che per auto storiche. Si tratta di una manifestazione a sè, organizzata in collaborazione con le Amministrazioni di Valstagna e di San Nazario, per celebrare il cinquantesimo anniversario della prova speciale di Valstagna. Proprio lì nacque infatti il Rally di San Martino e il comitato organizzatore, che per l’occasione sarà presieduto dal valstagnese Sergio Polato, si attende almeno un centinaio di vetture al via, con tanti ospiti illustri che hanno reso grande una prova speciale che nel tempo si è guadagnata l’appellativo di palestra del rally e università del rally. Inoltre la kermesse va in abbinata con la prova di regolarità della Coppa Pedavena e la somma dei migliori tempi assegnerà un premio speciale al vincitore.

Sarà possibile iscriversi dal 15 al 29 giugno mentre la partenza e l’arrivo della manifestazione sono previsti in piazza San Marco a Valstagna. Il percorso di gara avrà una lunghez-

Due immagini storiche della prova di Valstagna quando ancora la strada era sterrata

za complessiva di 226,65 chilometri e sono previste quindici prove cronometrate con sette controlli orari e due controlli a timbro. La gara si svolgerà su strade aperte al traffico con velocità medie non superiori ai quaranta chilometri all’ora.

L’impresa Al via nella Amber Trophy

Da Vicenza a Riga col maggiolino Da Vicenza a Riga, in Lettonia, al volante di un “maggiolino” o di una mitica Fiat 1100. È il famoso “Amber Trophy” che quest’anno vedrà al via anche una coppia castellana e cioè Leopoldo Fogale, presidente dell’Uc Giorgione Aliseo di ciclismo, e la moglie Luigina Costa. La partenza della manifestazione è prevista per il 21 giugno da Vicenza e l’arrivo a Riga dopo 2200 chilometri divisi in sei tappe. Il ritorno sarà in aereo e le auto con la bisarca. “Andiamo anche in rappresentanza dell’associazione di auto moto storiche Club Le Torri di Castelfranco Veneto del quale sono socio - spiega Leopoldo Fogale, da sempre grande appassionato di auto storiche -. Spero di poter partecipare con la mia Fiat 1100/102 del 1953. In alternativa potrò partecipare con un VW Maggiolino del 1969”.

Si tratta di una manifestazione molto seguita in Europa e anche molto ambita tra gli amanti delle auto storiche come appunto Fogale che con la partecipazione a questo avvenimento, corona un sogno. “La manifestazione - spiega- è supportata dal console Lettone in Italia e si propone anche di festeggiare la conclusione del semestre europeo affidato alla Lettonia”. Per quanto concerne poi il nome della traversata, questa la spiegazione: “La denominazione della manifestazione si rifà alla via dell’ambra che un tempo collegava i paesi baltici a quelli mediterranei per il trasporto del prezioso materiale”. E preziosa e unica sarà anche questa esperienza attraverso l’Europa. Gabriele Zanchin

TENNIS

Il Tc Riese vince la Veneto Cup Uisp

(G.Z.) Il Tc Riese vince la Veneto Cup Uisp di tennis battendo in finale i cugini del Tc Vallà e ora si prepara per la finale nazionale a Cesenatico. La fase finale del torneo si è svolta sui campi del Tc Riese che ha visto la partecipazione di diverse squadre iscritte al torneo e di tanti appassionati locali della racchetta. La finale è stato un vero derby trevisano, tra il Tc Riese e il Tc Vallà, ma alla fine ad alzare in alto il prestigioso trofeo (dopo partite combattute fino all’ultima palla) della Veneto Cup 2015 è stato il Tc Riese con i suoi bravissimi giocatori.Tra i giovanissimi da segnalare Davis Pravato (12 anni), allenato da Marco Carpigiani, per le prove disputate di buonissimo livello tecnico, dando un prezioso contributo alla squadra del Tc Vallà per il raggiungimento della finale. “Un particolare ringraziamento va alle organizzatrici, Vania Mazzarolo

e Anna Bitonti - spiegano dalla Uisp - che con il loro lavoro hanno saputo raggiungere l’obiettivo di realizzare materialmente questo importante evento. Al Tc Riese e al suo presidente Paolo Salvalaggio, per aver ospitato la manifestazione e per aver offerto i trofei a tutti i partecipanti, sia dell’edizione femminile che maschile. E infine al presidente Lega Tennis Veneto, Marco Carpigiani (nella foto), ideatore della manifestazione, che ha coordinato l’evento sportivo”.


Via Salute, 48 ROSSANO V.TO (VI) Tel. 0424 84.80.92

www.magazzinibizzotto.it


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