Libera Chiesa-libero Stato

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Q U E S T I O N I

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C O N T A N O

Libera Chiesa-libero Stato L’attualità della Lettera sulla tolleranza, scritta da John Locke nel 1690.

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K Angela Attolini K Nina Bianchini K Sofia Delprato K Greta Manfredi Classe IV M, Liceo Scientifico Statale Guglielmo Marconi, Parma.

DIOGENE N. 28 Settembre 2012

o Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, “indipendenti e sovrani”, così nell’articolo 7 della Costituzione italiana viene affermata la laicità dello Stato, che dovrebbe quindi operare in una sfera di completa autonomia, emancipato dall’autorità della Chiesa. Ancora oggi questa separazione è considerata dalla maggior parte dei Paesi occidentali un principio cardine sul quale ogni stato moderno si deve basare; tale principio ha radici profonde, fu infatti teorizzato nella seconda metà del XVII secolo dal filosofo inglese John Locke. In una delle sue opere più importanti, l’Epistola sulla tolleranza, egli distingue chiaramente i campi di influenza dello Stato e della Chiesa. In primo luogo definisce il concetto di Stato: “Lo Stato è, a mio modo di vedere, una società umana costituita unicamente al fine della conservazione e promozione dei beni civili. Chiamo beni civili la vita, la libertà, l’integrità fisica e l’assenza di dolore e la proprietà di oggetti esterni come terre, denaro, mobili ecc”. Lo Stato, di conseguenza, ha come compiti principali l’amministrazione della giustizia e l’emanazione di leggi, la sua sovranità, quindi, è legata esclusivamente alla dimensione terrena. È la Chiesa, invece, a doversi occupare dell’aspetto spirituale: “La Chiesa è una libera società di uomini che si uniscono volontariamente per adorare pubblicamente Dio nel modo che credono gradito alla divinità al fine della salvezza delle anime”. Affermando questo, Locke ribadisce ancora una volta la totale estraneità della Chiesa alla materia civile e, utilizzando il termine “volontariamente”, ha l’opportunità di trattare un altro punto fondamentale della sua riflessione: la tolleranza. Sostiene, infatti, che ogni cittadino è libero di professare la fede in cui crede senza essere

discriminato o addirittura perseguitato a causa di questa scelta personale; nessuno ha il diritto di imporre il proprio credo religioso ad altri in quanto tutti i culti sono ritenuti leciti a meno che non entrino in contrasto con le leggi, ossia con lo Stato, minacciando la sicurezza e la pace di un Paese. Bisogna riconoscere che il filosofo inglese, riprendendo e approfondendo argomenti già trattati da Spinoza e Bayle nello stesso periodo storico, ha dato un solido fondamento etico e politico alla questione, definendo con chiarezza le carateristiche e i diversi campi di applicazione delle due istituzioni, lo Stato e la Chiesa. Ciò implica anche la distinzione tra legge morale e legge civile, tra valori etico-religiosi propri di certe confessioni (e validi solo per essi) e princìpi stabiliti dalla legge dello Stato, che devono valere per tutti i cittadini. È così fondato anche il valore del pluralismo, che è alla base delle concezioni liberali e democratiche, che si sono progressivamente diffuse nell’età moderna e contemporanea. La cattolica Italia Dal punto di vista teorico, quindi, la questione sembra risolta. Ma qual è la realtà effettiva dell’Italia di oggi? Dobbiamo purtoppo constatare che tutti i cittadini italiani (che siano cattolici, fedeli di altre religioni, agnostici o atei) devono necessariamente confrontarsi con la realtà di un Paese in cui le interferenze della Chiesa cattolica si manifestano in molteplici aspetti della vita quotidiana. Uno dei motivi principali di questa costante influenza è la stretta vicinanza con lo Stato del Vaticano (la Santa Sede per eccellenza), enclave nel territorio della Repubblica. Esso, infatti, costituisce parte del tessuto urbano della capitale, alla quale è profondamente connesso da un’identificazione lunga secoli tra Roma e la sede papale. Pro91


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