Quaderno della ricerca #82

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I Quaderni della Ricerca

Il debate per l’Educazione civica

Percorsi di apprendimento per la competenza globale nella scuola secondaria

Roberta Camarda, Angela Di Bono

I Quaderni della Ricerca 82

Il debate per l’Educazione civica

Percorsi di apprendimento per la competenza globale

nella scuola secondaria

Roberta Camarda, Angela Di Bono

© Loescher Editore - 2025

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Ristampe 6 5 4 3 2 1 N 2031 2030 2029 2028 2027 2026 2025

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8. Debate e teatro

8.1. Il debate impromptu e le tecniche di improvvisazione teatrale . .

9. Appendice

9.1. Diario di bordo

9. 2 . Autobiografia cognitiva

9. 3. Rubrica di valutazione del/della docente

9.4. Il dibattito e la certificazione delle competenze

Nota

Bibliografia, sitografia e filmografia

Sitografia

Presentazione

Il debate è un confronto argomentato e regolamentato tra due o più squadre su un tema controverso e davanti a una giuria. Come riccamente documentato e argomentato in questo volume, è una metodologia didattica trasversale, perché utilizzata a tutti i livelli di istruzione e in tutte le discipline, ed è capace di rispondere alle nuove esigenze e di compensare i limiti dell’attuale sistema scolastico. Infatti, metodologicamente, è una pratica attiva, perché coinvolge le e gli studenti nel loro processo di apprendimento; cooperativa, poiché le e gli studenti devono collaborare per raggiungere gli obiettivi dell’attività, nonostante la sua natura competitiva; centrata sull’apprendimento per problemi, perché le e gli studenti affrontano problemi significativi, complessi e senza una soluzione univoca.

Sebbene il debate venga promosso come una metodologia didattica innovativa, questa qualifica cela una tradizione molto lunga nella cultura occidentale. Infatti, affonda le sue radici nella cultura dell’antica Grecia, almeno negli incontri dialettici codificati da Aristotele nel suo libro Topici, e nel Medioevo fu introdotto nelle istituzioni educative universitarie come una delle metodologie didattiche elettive, la disputa . Dal XVIII secolo, invece, ha trovato ampia diffusione nella società civile e nell’istruzione – a partire dalla pratica universitaria anglosassone fino a estendersi ai sistemi scolastici di tutto il mondo – per promuovere quelle competenze civiche, non cognitive e soft skills delle quali questo quaderno traccia una dettagliata evoluzione normativa e culturale, a livello nazionale.

Vorrei però ora insistere sul passato, perché ciò permette di recuperare alcune delle potenzialità del debate proprio in due dei più ambiziosi aspetti educativi che il presente testo, prima di altri, individua e tematizza, ossia l’impiego del debate per la competenza globale e la metacognizione. È opinione comune che la disputa nel Medioevo fosse impiegata solo per la filosofia o la teologia. Questo preconcetto ha a lungo trattenuto anche in Italia dall’impiego del debate in quegli indirizzi che non prevedevano la filosofia. In realtà, già nel Medioevo la disputa era impiegata, ad esempio, nel diritto,

nella medicina e nelle arti liberali. Ma si pensi anche alla Ratio Studiorum, ossia il curriculum degli studi dei collegi gesuitici, che già nella sua prima versione del 1599 riconosceva la disputa come metodo efficace per promuovere l’apprendimento in tutte le discipline, anche perché favoriva, già allora, quello che oggi denominiamo cooperative learning. In questo clima culturale, la disputa non era solo strumento per comprendere la lezione o sviluppare competenze ma era anche un dispositivo per creare cultura. Infatti, le controversie tra posizioni apparentemente contrastanti di fonti parimenti autorevoli non sempre terminavano con l’adozione dell’una o l’altra posizione, bensì con la produzione di una concezione terza, capace di conciliare i punti di vista apparentemente divergenti.

Ma cosa ha a che vedere ciò con il debate e con le competenze globali e la metacognizione? Il quaderno Il debate per l’Educazione civica non tratta solo del debate agonistico, ossia della dimensione torneale del debate, peraltro educativamente e formativamente molto significativa. Il volume affronta anche la dimensione didattico-curricolare del debate, nella quale il docente ha ampio gioco nel rimodulare regole e tempistiche dell’attività stessa ed è più sensibile al processo rispetto al prodotto. È in questa cornice che il momento del dibattito può essere considerato non l’atto finale di un percorso, ma una tappa verso una riflessione maggiormente critica, libera e dis-identificata dalle posizioni assunte in gioco. Avviene così il superamento della rigida contrapposizione che il debate, per struttura, spesso implica, in direzione di letture più creative e inclusive. Un passaggio quindi da una lettura dell’intercultura, ancora troppo spesso confinata all’idea del dialogo e del confronto, a quella della trans-cultura, ossia della reciproca influenza verso una nuova cultura più inclusiva e rispettosa, dove le differenze vengono integrate nei nuovi quadri concettuali, tensione verso la quale anche la competenza globale si orienta. Per realizzare questo obiettivo, le forme del debate medievale possono offrire ancor’oggi un rinnovato senso della pratica dibattimentale. Ma non solo. Nell’articolo Practices of navigation: does debate teach skills? di Stephen Llano, docente di Comunicazione e dibattito al St. John’s College of Liberal Arts and Sciences, l’aneddoto del capitano James Cook e del suo navigatore tahitiano Tupaia, impegnati nella stesura della mappa delle isole del Pacifico, penetra nel tema della creatività, metacognizione e debate, temi ai quali anche le autrici di Il debate per l’Educazione civica danno voce. Il debate, infatti, soprattutto nella fase di ricerca può non essere concepito esclusivamente nella direzione della vittoria secondo l’adesione a certe norme, regole o sensi stabiliti di ciò che consideriamo come “ragione” o “buona argomentazione”. Così facendo riprodurremmo semplicemente il “reale”, ossia il sistema che ha condotto ai pressanti problemi che stiamo oggi affrontando. Il debate può invece essere concepito come un metodo per esplorare e generare nuovi discorsi, nuovi si-

gnificati, e nuove visioni del mondo e dei nostri modi di relazionarci. Emerge in questa ulteriore opportunità offerta dal debate il senso profondo della metacognizione, al quale le autrici del volume fanno riferimento. Una metacognizione che non prevede solo la pianificazione ed esecuzione di compiti cognitivi, la disposizione di risorse attentive e mnemoniche, il monitoraggio, l’autovalutazione, e la previsione degli esiti del proprio apprendimento come voleva John Hurley Flavell, che ne coniò il termine.

Ma metacognizione è anche capacità di riflettere sul pensiero e sui processi di produzione della conoscenza e dell’azione, capacità di trasferimento di nozioni apprese in uno specifico campo del sapere ad altri campi del sapere, capacità di imparare a imparare e soprattutto di andare al di là dell’informazione data verso una probabile ricostruzione di altri eventi, come ci suggerisce Jerome Bruner.

Un’osservazione che quindi non è semplicemente una scoperta di fatti già presenti, ma piuttosto un’attività che richiede strategie di comprensione e interpretazione dei fenomeni, nonché la consapevolezza che il “dato” non è mai sempre “dato” ma viene sempre costruito e poi interpretato.

Il debate per l’Educazione civica. Percorsi di apprendimento per la competenza globale nella scuola secondaria si configura quindi come una guida attuale, documentata, profonda e capace di guardare oltre la dimensione tecnica e oltre la visione puramente teorica, per creare quel necessario collegamento tra la pratica didattica del debate, la formazione del nuovo cittadino e della nuova cittadina, e il rinnovamento della scuola attraverso la figura del docente.

Manuele De Conti

Responsabile della ricerca della Società Nazionale Debate Italia – APS

Introduzione

Questo lavoro è nato dalla ricerca-azione di docenti esperte di dibattito regolamentato della scuola secondaria, che si sono interrogate su prospettive e criticità della Legge 92/2019, emanata un anno dopo la pubblicazione del documento di riferimento per l’educazione del futuro, PISA 2018 OECD Global Framework Competence, che ha inserito per la prima volta nei test PISA la misurazione delle competenze di cittadinanza globale; l’Italia non ha partecipato alla rilevazione, e la legge italiana non pare recepire questo framework, riproponendo una concezione limitante dell’Educazione civica piuttosto che di Educazione alla cittadinanza globale.

La “competenza globale” non è una nuova competenza, non prevede un ampliamento del curricolo: si tratta di un «costrutto multidimensionale che richiede una combinazione di conoscenze, abilità, atteggiamenti e valori applicati con successo a questioni globali o a situazioni interculturali. Per questioni globali si intende quelle che riguardano tutte le persone e che hanno profonde implicazioni per le generazioni attuali e future. Per situazioni interculturali si intende incontri de visu, virtuali o mediati con persone che vengono percepite come provenienti da un contesto culturale diverso»1: un costrutto multidimensionale dunque entro il quale si configura la società, e quindi la scuola del presente (che diventa rapidissimamente futuro). Nell’odierna società, appunto, globale, che attualmente rischia la messa in discussione di principi e valori considerati imprescindibili, perlomeno nel mondo occidentale, quali la democrazia, i diritti civili e sociali, la pace, l’accoglienza e il dialogo, la competenza globale naturalmente va sviluppata in tutto il percorso di vita, e gli educatori hanno un ruolo centrale, fin dai primissimi anni, nella creazione di ambienti di apprendimento che trasformino in routine la dimensione multiculturale, multilinguistica, accogliente (non sem-

1. Si veda https://www.oecd.org/pisa/innovation/global-competence/.

plicemente tollerante) e aperta alla diversità dei background di ciascuno e ciascuna e dei sistemi valoriali di tutti.

Il testo si rivolge a docenti che non hanno ancora sperimentato il debate e a quelli che già lo utilizzano in classe o come attività extracurricolare, e intende offrire a tutti un contributo concreto alle discrasie che hanno dovuto affrontare con l’introduzione della legge 92/2019: trasversalità, valutazione, monte ore obbligatorio, metodologie; in particolare, la riflessione di chi scrive ha preso avvio da tre questioni, poi diventate le direttrici di studio:

• qual è il senso dell’Educazione civica in un contesto globale, e quale didattica è necessaria per preparare le future generazioni alla Cittadinanza globale?

• può il debate risultare una metodologia efficace all’interno del curricolo, non solo di Educazione civica, ma scolastico tout court?

• il debate facilita lo sviluppo delle non-cognitive skills e quindi anche la funzione orientativa dell’apprendimento?

In primo luogo, parlare di Educazione civica, come nei lontani programmi del 1979, è assolutamente riduttivo: la definizione è ampiamente superata dal Quadro di riferimento delle competenze per la cultura democratica o dalla Strategia Italiana per l’Educazione alla Cittadinanza Globale (entrambi del 2018), solo per citare alcuni riferimenti contemporanei al framework OCSE PISA; nei curricoli di quasi tutti i Paesi europei viene utilizzato il temine cittadinanza. Ma quale cittadinanza? L’educazione alla cittadinanza è finalizzata allo sviluppo di conoscenze, abilità, atteggiamenti e valori necessari per una partecipazione attiva e critica alla vita democratica nella comunità, una comunità che non è solo nazionale ed europea, ma mondiale, come quella che vive nelle nostre scuole. Nel testo viene dimostrato come tutte le strategie e i criteri dell’Educazione alla Cittadinanza Globale siano presenti nel dibattito e, al fine di dare concretezza all’azione didattica, viene proposta una sezione di modelli di dibattito per la secondaria di primo e secondo grado

Se è essenziale ricostruire il curricolo all’insegna della cittadinanza democratica, il debate rappresenta una metodologia validissima, perché è esso stesso dialogo democratico, esercizio di confronto rispettoso basato su conoscenze validate, l’impegno e la responsabilizzazione di ciascuno, lo spirito critico, l’indipendenza di giudizio, il dissenso costruttivo – valori indubbiamente in crisi nell’attuale contesto politico e sociale e che dovrebbero invece costituire la cultura dei nostri studenti. Il dibattito richiede un’organizzazione articolata del pensiero, un’approfondita riflessione del contesto. Pertanto, il dibattito utilizza le discipline per motivare a uno studio problematizzato e per ragionare sulla realtà che è per sua natura controversa. L’apprendimento disciplinare attraverso il debate risulta significativo per tutte e

tutti gli studenti che ricercano, attraverso le conoscenze, soluzioni ponderate e non semplicistiche a problemi complessi.

La recente riforma dell’Orientamento in Italia (DM n.328 del 22 dicembre 2022) ha ribadito, e non poteva essere altrimenti, la necessità di sviluppare, insieme alle hard skills, le soft skills per la cittadinanza attiva, il mondo del lavoro e l’apprendimento permanente, eppure manca ancora nella scuola italiana un quadro organico e intenzionale di strategie per lo sviluppo delle non cognitive skills. La pratica del dibattito, come vedremo, allena le competenze emotive (consapevolezza di sé, gestione delle emozioni, gestione dello stress), le competenze relazionali (empatia, comunicazione efficace, relazioni efficaci), le competenze cognitive (risolvere problemi, prendere decisioni, pensiero critico, pensiero creativo; il disagio che affrontiamo quotidianamente nelle classi, significativamente aumentato negli ultimi anni, non è forse dovuto anche alla mancanza di cura di queste competenze sacrificate al dictat dei programmi?

Robert Litan ha intitolato un suo testo visionario Resolved: debate can revolutionize education and help save our democracy (2020): ci auguriamo che questo contributo possa fornire un paradigma utile per il nostro lavoro di educatori e che aiuti a riflettere sulla democrazia, la quale ha bisogno di pratiche sociali fondate sul dialogo, proprio perché non detiene una verità, ma la costruisce in condivisione con gli altri.

1. Che cos’è il debate

Il termine «debate» (qui usato come sinonimo e in alternanza all’italiano dibattito) si riferisce a una discussione formale, nella quale due squadre (composte ciascuna di due o tre studenti) sostengono e controbattono un’affermazione data, ponendosi in un campo (PRO) o nell’altro (CONTRO).

I dibattiti sono strutturati con regole specifiche, come tempi di parola assegnati e predeterminate, regole di condotta 2 . È prevista inoltre la presenza di un moderatore e di un garante del tempo. Le due figure possono coincidere. Mentre nel mondo anglosassone il debate è inserito nel curricolo scolastico dal secolo scorso, in Italia è nato come metodologia innovativa solo nel 2012 grazie alla rete WeDebate Italia (www.wedebate.org); costituita inizialmente da 6 Istituti superiori della Lombardia, su iniziativa dell’ITE “E. Tosi” di Busto Arsizio.

Dal 2014 il debate è diventato una delle “Idee di innovazione” di Avanguardie educative e numerosissime, in tutta Italia, sono le scuole che diffondono la pratica e la ricerca nel dibattito, a partire dalla Scuola dell’Infanzia.

Dall’a.s. 2016–17 il Ministero dell’istruzione ha costituito una rete nazionale e reti regionali per la formazione e l’implementazione dell’innovazione, e ha indetto le prime Olimpiadi nazionali, tenutesi a Roma nel novembre 2017.

Allo scopo di diffondere il valore formativo del dibattito non solo nelle scuole, ma anche nella società civile, è nata, nel 2019, la Società Nazionale Debate Italia, membro di IDEA (International Debate Education Association).

Esistono diversi protocolli di dibattito, ma i più diffusi, a livello nazionale

2. Per la visione di dibattiti: nella secondaria di 2°: https://www.youtube.com/watch?v=3bbeSxafl2g&t=3441s; per la secondaria di 1°: https://youtube.com/watch?v=ATc0uQ4LczQ; per la primaria: https://www.youtube.com/watch?v=la3g1RVBG5A&t=39s; per l’infanzia: https://www.youtube.com/watch?v=iYlT12kC9oY.

e internazionale, sono il World Schools Debate, fino alla scuola secondaria di secondo grado, e il British Parliamentary, per le competizioni universitarie. La rapida diffusione, anche nel nostro paese, di questa metodologia è dovuta alla comprovata efficacia pedagogica e didattica in termini di:

• garanzia d’inclusione di tutti gli alunni;

• sviluppo delle competenze chiave di cittadinanza;

• sviluppo delle abilità cognitive e non cognitive, in modo da diventare prassi didattica funzionale al processo di orientamento (life long learning);

• esercizio concreto di democrazia, in quanto dialogo democratico e confronto con il pensiero “altro”.

1.1. Il dibattito

Il protocollo World Schools Debate prevede due tipologie: il dibattito preparato, dove la mozione viene assegnata in anticipo, e il dibattito impromptu, dove la mozione viene conosciuta dalle squadre un’ora prima; in questo caso le fonti consultabili sono il dizionario e il Libro dei fatti. Parliamo qui di debate in classe, quindi sarà sufficiente delineare i ruoli e gli elementi del dibattito.

1. 2 . I ruoli nel dibattito

Essi sono:

• protocollo oratori (o speaker);

• cronometrista;

• moderatore, presenta le squadre, enuncia la mozione, dà la parola ai singoli interventi e dichiara concluso il dibattito;

• coach, è il/la docente;

• giuria, a livello iniziale tutta la classe valuta la performance, in seguito la giuria può essere composta dalle e dagli studenti o da docenti e studenti;

• pubblico.

1. 3. Le parole chiave del dibattito

• Il topic è il tema, l’area tematica che la classe o il docente decide di indagare e/o sviluppare.

• Il claim è la mozione, cioè l’affermazione da dibattere assumendo una posizione favorevole o contraria.

• L’argomentazione è il processo logico deduttivo di ciascuna asserzione.

• Le prove o evidenze sono i dati di supporto, gli esempi validi, le tesi degli

esperti necessari a validare l’argomentazione e reperiti nella fase della ricerca documentale.

• L’argomento è l’affermazione, l’asserzione.

• La confutazione è l’obiezione motivata e documentata alle argomentazioni della squadra avversaria.

• La replica è la fase della sintesi finale, dei punti di scontro (point of clash) tra le due posizioni.

• Il POI è il Point of Information, cioè le domande che si possono porre allo speaker della squadra avversaria. Nel protocollo ufficiale ci sono “tempi protetti”, ovvero nel primo e ultimo minuto di intervento dello speaker non possono essere rivolte domande. Si può accettare o meno il POI, ma è preferibile rispondere o rinviare la risposta al successivo intervento (speaker).

Le mozioni da dibattere si distinguono in tre tipi.

• Mozioni di fatto: qualcosa è o non è. Si stabilisce se l’affermazione è vera oppure no (esempio: “i videogiochi sono un male per i bambini”).

• Mozioni di valore: qualcosa è di grande valore. Si discute intorno a un giudizio morale, estetico, politico, riguardo a situazioni, eventi, azioni, persone, oggetti (esempio: “la poesia di Leopardi è la più romantica”).

• Mozioni di policy; qualcosa deve essere fatto (esempio: “i compiti a casa durante le vacanze devono essere vietati”). Dice chiaramente che qualcosa deve essere fatto, a livello individuale, nazionale o internazionale. Bisogna identificare il problema di cui si discute, presentare una soluzione, dimostrare che la propria soluzione risponde al problema o lo riduce.

Attraverso i dibattiti su mozioni di policy, definite anche change debate, ragazze e ragazzi sperimentano le fasi del problem solving e dei processi decisionali che sono cognitivi, ma anche emotivi, strumenti imprescindibili per operare scelte ponderate nella vita quotidiana, scolastica e professionale.

1.4. Il dibattito nel curricolo di scuola

Il dibattito strutturato non è solo un’innovazione metodologica, disciplinare e traversale quindi curricolare; diventa extracurricolare con la creazione di club di debate pomeridiani, finalizzati anche alla competizione; sicuramente consente un processo di continuità metodologica in tutti gli ordini di scuola3; può essere utile osservare come si sviluppa nel curricolo verticale:

3. Per un esempio di sviluppo curricolare del dibattito si veda: icpescara10.edu.it/wp-content/

Infanzia

Il contesto delle mozioni è quotidiano, familiare

Giochi, attività propedeutica, circle time.

Ogni intervento ha la durata di un enunciato

Primaria

Il contesto delle mozioni non è solo quotidiano, ma interdisciplinare, questioni controverse della vita di classe; Educazione civica.

Si avvia il debate base4 con o senza giuria.

Attività propedeutica e public speaking. Si avviano la confutazione e la replica

Giuria di pari con emoticon o altri simboli

Giuria di pari con semplici indicatori.

Secondaria di primo grado

Il contesto delle mozioni è quotidiano, disciplinare, interdisciplinare e di ricerca. Questioni controverse della vita scolastica e sociale; Educazione civica

Si struttura la ricerca documentale: digital literacy.

Si consolidano le abilità di argomentazione, di confutazione e di replica

Giuria composta da alunni e/o docenti.

Secondaria di secondo grado

Il dibattito è disciplinare, interdisciplinare, di ricerca A ronta tutte le questioni di ordine politico, economico e sociale; Educazione civica.

Si perfeziona la ricerca documentale online e o line.

Debate extracurricolare come attività di potenziamento e finalizzato alle competizioni. Debate in inglese.

Giuria composta da alunni e docenti con scheda delle competizioni del WSD.

Naturalmente i tempi degli interventi degli speaker vanno calibrati secondo l’età delle ragazze e dei ragazzi: si comincia da 30 secondi/1 minuto nella scuola primaria, per passare ai 4 minuti/6 minuti nella secondaria di primo grado, fino agli 8 minuti del secondo grado d’istruzione e delle competizioni nazionali e internazionali.

1. 5. Il debate e la valutazione

La questione cruciale della valutazione e del suo valore formativo e orientativo si è arricchita, negli ultimi anni, di contributi e riflessioni che differenziano la valutazione dell ’apprendimento dalla valutazione come apprendimento e dalla valutazione per l’apprendimento o valutazione formante5 . Questo tipo di valutazione è riflessiva e autoregolativa per la/lo studente, uploads/2021/02/Competenza_argomentativa_ultimo.pdf.

4. Per approfondire il debate nella scuola primaria: G. Monaldi, Laboratorio debate nella scuola primaria. Allenare la comunicazione e le abilità di discussione attraverso il dibattito, Erickson, Trento 2022.

5. L. M. Earl, Assessment as Learning. Using Classroom Assessment to Maximize Student Learning, Corwin Press, Thousand Oaks, California 2003.

che è al centro del processo; vediamo come il dispositivo valutativo opera nel dibattito, distinguendo 4 modalità di valutazione in funzione ai diversi “attori”:

giuria (composta da pari e/o da docenti)

docente

singolo studente

gruppo di lavoro6

La restituzione da parte delle o dei giudici alla fine della gara è la lettura del dibattito secondo i punti di forza e di criticità delle due squadre e delle/degli speaker; è proattiva, persegue il miglioramento individuale e del team.

La valutazione da parte della docente riguarda gli aspetti cognitivi e non cognitivi, le conoscenze oggetto dell’attività di ricerca e le modalità della ricerca stessa, le capacità argomentative e confutative

Attraverso l’autovalutazione, tramite autobiografie cognitive e/o diari di bordo, la o lo studente elabora i feed back valutativi/ricevuti, monitora il proprio processo di apprendimento e predispone rimodulazioni con l’aiuto del docente.

Dopo la valutazione del gruppo di lavoro, prodotta dalla singola/ singolo studente, è necessaria una fase di debriefing nella quale emergeranno contrasti o veri e propri conflitti, situazioni di isolamento o di leadership autoritaria, cioè tutte le problematiche socio relazionali che l’apprendimento cooperativo porta alla luce al fine di una possibile soluzione.

Nella pratica valutativa quotidiana prevalgono la valutazione per e dell’apprendimento, mentre nel dibattito risulta centrale la valutazione come apprendimento perché i criteri sono sia standard esterni, abilità e competenze, che obiettivi personali dello studente che matura in progress e secondo i ritmi individuali, quelle abilità e competenze.

1.6. Il valore etico

L’etica del dibattito coincide con la funzione formativa dell’Educazione civica e della scuola in generale, perché si fonda sui principi di:

• rispetto del diritto di parola e di ascolto degli avversari, della propria squadra, delle/dei giudici, del pubblico e della posizione assunta;

• lealtà: non c’è spazio per l’arroganza, ma solo per la persuasione, gli errori logici (fallacie) vengono riconosciuti e stigmatizzati, la critica del pensiero altrui si fonda sul ragionamento e su evidenze validate;

• equità: il dibattito è una sfida con regole condivise riguardo ai tempi, agli oneri delle/degli speaker, alla struttura argomentativa;

• onestà intellettuale: la ricerca delle fonti deve essere attenta e rigorosa,

6. Cfr. le schede di valutazione in Appendice.

questo consente di superare bias cognitivi e i pericoli della disinformazione e della misinformazione;

• resilienza: dibattere è sfidare i propri limiti individuali con il supporto delle altre e degli altri, è accettare la frustrazione della sconfitta per migliorare progressivamente sé stessi.

1.7. Il valore epistemologico

Il dibattito, da Aristotele in poi, non è semplice esercizio dialettico, ma è connaturato negli epistemi delle discipline, non solo di quella filosofica. Basti pensare alla storia, che, dalle sue origini, è discussione aperta, fondata su tre elementi: fonti, teorie storiografiche e dibattito tra gli storici, o alle scienze, la cui evoluzione è stata, ed è possibile, solo attraverso il confronto continuo all’interno della comunità scientifica. Fin dai primissimi anni della scolarizzazione il dibattito promuove la costruzione sociale della conoscenza e ne fornisce, al contempo, i principi epistemologici.

1.8. Il valore inclusivo

Il dibattito costruisce un setting inclusivo, poiché utilizza strategie cooperative e le ICT, sviluppa le competenze prosociali, crea un clima di classe positivo e favorisce i processi metacognitivi; tutte e tutti gli studenti con bisogni educativi speciali, non italofoni, o con problematiche relazionali e affettive partecipano alle attività propedeutiche, alla ricerca, a dibattiti modulati in funzione delle loro capacità.

Va corretta la visione del dibattito come metodologia per le eccellenze, cioè per persone con una capacità argomentativa già elevata: il debate nel curricolo coinvolge tutte e tutti gli studenti, con mediatori didattici adeguati, consentendo loro di esprimersi in modo civile e costruttivo di fronte ai coetanei e agli adulti. Il debate aiuta infatti a risolvere situazioni conflittuali in classe quali competitività, bullismo ecc., non solo proponendo mozioni ad hoc e quindi innescando una riflessione critica collettiva, ma affidando a ciascun ragazzo o ragazza un ruolo nel working group che riesca a destrutturare atteggiamenti negativi e pregiudizi, un esempio concreto: la “bulla” della classe diventerà la mediatrice interna al gruppo e faciliterà la cooperazione tra tutti i membri per un obiettivo comune. Ricordiamo che il debate è uno sport di squadra nel quale sono coinvolte tutte e tutti i ragazzi come ricercatori, speaker, giudici, e come tale crea coesione sociale, senso di appartenenza; è un gioco regolamentato, in cui tutti gli aspetti della comunicazione sono impor-

tanti e quindi orienta alla negoziazione dei significati e alla comunicazione efficace non ostile, probabilmente più degli interventi di docenti ed esperti su questo tema. Il dibattito dà la parola a tutte e a tutti.

PERDEBATEIL82RICERQUAD CIVICAL’EDUCAZIONE

QUESTO VOLUME, SPROVVISTO DI TALLONCINO A FRONTE (O OPPORTUNAMENTE PUNZONATO O ALTRIMENTI CONTRASSEGNATO), È DA CONSIDERARSI COPIA DI SAGGIO - CAMPIONE GRATUITO, FUORI COMMERCIO (VENDITA E ALTRI ATTI DI DISPOSIZIONE VIETATI: ART. 21, L.D.A.). ESCLUSO DA I.V.A. (DPR 26-10-1972, N.633, ART. 2, 3° COMMA, LETT. D.). ESENTE DA DOCUMENTO DI TRASPORTO.

Il debate per l’Educazione civica

In un’epoca di conflitti e di fragilità dei sistemi democratici, la scuola ha il compito di formare cittadine e cittadini competenti, attivi e resilienti. L’educazione alla Cittadinanza globale ha come orizzonte di riferimento il framework OCSE PISA 2018, ispirato a sua volta dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Il framework predispone un paradigma pedagogico per la cittadinanza democratica che va ben oltre i confini dell’Educazione civica così come configurata dalla legge 92/2019. Quali sono, secondo il documento, le strategie didattiche più adeguate a sviluppare la Competenza globale, focus del framework?

Una è sicuramente il dibattito regolamentato o debate, metodologia diffusa da più di un decennio nelle scuole italiane e una delle “Idee innovative” di Avanguardie educative. Utilizzare il dibattito regolamentato è trasformare la classe in un agone democratico, pratica ben più efficace della semplice conoscenza degli articoli della Costituzione: i ragazzi e le ragazze sperimentano l’ascolto attivo, comprendono la visione multiprospettica della realtà, allenano il pensiero critico e verificano le fonti attendibili contro la disinformazione dilagante. Il dibattito può essere disciplinare e interdisciplinare, e inserire la pratica nel curricolo verticale contribuisce gradualmente allo sviluppo di tutte le competenze, cognitive e non cognitive, di tutte e tutti gli studenti, non solo di quelli con solide abilità linguistiche. Il presente Quaderno intende fornire riflessioni teoriche e buone pratiche di Cittadinanza globale e propone modelli di dibattiti replicabili per la scuola secondaria di primo e secondo grado, oltre a rubriche per la valutazione e l’autovalutazione dell’attività di dibattito.

Roberta Camarda è docente di Italiano e latino in un liceo romano. Formatrice, autrice di diversi articoli e di una tesi di dottorato sul debate per il Dipartimento di Psicologia sociale, dello sviluppo e ricerca educativa dell’Università “La Sapienza di Roma”, è Presidente della sezione Lazio della Società Nazionale Debate Italia SNDI APS.

Angela Di Bono, già docente di Lettere nella secondaria di primo grado, è formatrice, giudice e coach di debate e Presidente della sezione Abruzzo della Società Nazionale Debate Italia SNDI APS; è autrice del Quaderno della Ricerca n. 51, Il debate nel primo ciclo d’istruzione, e di diversi articoli e contributi in testi collettanei relativi al dibattito regolamentato.

€ 9,10

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IL DEBATE PER L’EDUCAZIONE CIVICA

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