I Quaderni della Ricerca
Per correr miglior acque Un esperimento dantesco
a cura di Giuseppe Noto, Attilio Cicchella, Emmanuele Riu
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ISBN 9788820139049
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Coordinamento editoriale: Alessandra Nesti
Realizzazione editoriale e tecnica: PhP - Grosseto
Impaginazione: Silvia Filoni
Copertina: Visualgrafika – Torino
Progetto grafico interni: Fregi e Majuscole – Torino
Progetto grafico copertina: Leftloft – Milano/New York
Stampa: Tipografia Gravinese snc – Via Lombardore, 276/F, 10040 Leinì (TO)
Nel mio primo corso di Filologia italiana all’Università di Torino (novembredicembre 2012) decisi di affrontare il problema del testo della Divina Commedia .
L’insegnamento era destinato a studenti e studentesse del corso di studi magistrale in Letteratura, Filologia e Linguistica italiana. Il programma era ambizioso e impiegai per la preparazione l’estate precedente. Partendo dalle questioni cronologiche e dalla prima modalità di diffusione della Commedia intendevo ripercorrere la storia delle principali edizioni del poema fino alle più recenti proposte, alcune delle quali allora ancora in fieri ma già annunciate alla comunità scientifica in studi preparatorii. Nel programma si intrecciavano, dunque, aspetti codicologici, paleografici, storico-linguistici, ecdotici, e si potevano presentare storici metodi filologici ormai disusati –ma che hanno comunque avuto fortuna per decenni generando un testo di riferimento – e poi recenti e recentissimi tentativi di avvicinarsi alla scientificità filologica postlachmanniana in un ambito specifico, tuttavia, in cui il metodo stemmatico va ripensato in soluzioni non pienamente conformi al paradigma, ma comunque criticamente efficaci. Del resto, come ha scritto uno dei maestri più autorevoli della filologia italiana e dantesca, Michele Barbi, «tutti sentono che il puro metodo lachmanniano è insufficiente e in certi casi inapplicabile», e che esso deve essere «adattato variamente ai diversi casi», come aveva appreso fin da giovane alla scuola di Pio Rajna, dove aveva maturato la consapevolezza che «ogni testo ha il suo problema critico, ogni problema la sua soluzione […] e le edizioni non si fanno su modello e, per così dire, a macchina»2 . Nelle ultime lezioni proponevo una lettura di alcuni canti dell’Inferno soffermandomi in particolare su alcune cruces filologiche e interpretative.
L’esito mi sorprese non solo per la costante presenza degli studenti e delle
Per correr m I gl I or acque studentesse e per i loro interventi intelligenti durante le lezioni, ma soprattutto per i risultati degli esami. Ricordo di aver assegnato molti 30 e molti 30 e lode, con piena approvazione della commissione esaminatrice. Una volta fu presente pure un ispettore ministeriale, mio amico, che in qualità di uditore voleva rendersi conto di persona del sistema di verifica e di valutazione di un corso magistrale. Ne riportò un giudizio ampiamente positivo – merito ovviamente dei candidati e delle candidate – che in un certo senso giovò anche all’immagine dell’Università di Torino.
La sorpresa più grande venne, però, poco dopo. Alcuni studenti e alcune studentesse di quel mio primo corso mi chiesero di tenere altre letture dantesche. Non chiedevano crediti formativi universitari, non volevano valutazioni, ma solo il piacere di leggere e ascoltare Dante. Accettai volentieri e proseguii a leggere alcuni canti molto noti dell’Inferno. A questi incontri si aggiunsero anche persone che non avevano seguito il corso. Erano letture interattive con frequenti interventi dei partecipanti. Ne uscii gratificato.
Al termine nacque l’idea di affrontare l’anno successivo il Purgatorio, sempre in modo disinteressato, affidando però le letture a esperti di varie sedi universitarie, italiane e straniere. Il progetto era affascinante, tanto più che Torino non è sede storica di letture dantesche. Con l’entusiasmo e la volontà che animano i giovani si organizzarono in gruppo che chiamarono Per correr miglior acque e si preoccuparono con cura di tutti gli aspetti, da quello della selezione dei relatori a quello logistico, da quello economico a quello dell’ospitalità.
Ricordo il pomeriggio del 15 ottobre 2013 in cui era programmata la prima lettura affidata a Gian Luigi Beccaria. C’eravamo ritrovati nel mio studio al quinto piano di Palazzo Nuovo. C’era attesa e preoccupazione perché ci avevano affidato un’aula molto capiente, da 160 posti, e il rischio era quello di avere pochi partecipanti. Il grande spazio vuoto avrebbe ingigantito l’insuccesso. Fummo presto smentiti, perché già prima delle 18 (ora dell’inizio della lettura) l’aula era stracolma e la logistica ci affidò un’aula più grande da 240 posti. Nemmeno questa bastava perché molti partecipanti erano seduti sui gradini e altri in piedi ammassati nei corridoi laterali e nello spazio posteriore. Beccaria, come sempre, incantò il pubblico e alla fine scrosciò un lungo e meritato applauso.
Il successo proseguì anche nelle letture successive, tanto che l’iniziativa ebbe un’insperata risonanza mediatica. Più volte intervenne anche l’allora magnifico rettore Gianmaria Ajani, che ha sempre guardato con attenzione a questo progetto, voluto, nato e realizzato per iniziativa di studenti e studentesse dell’ateneo.
Come scrisse il poeta, «poca favilla gran fiamma seconda» (Par., i 34). Ai protagonisti e alle protagoniste di questo fuoco il compito di raccontare in questo libro la luce e il calore di una fiamma che ancora perdura.
In questo volume viene presentata un’esperienza che è – a un tempo – esperimento didattico e tentativo di far interagire e collaborare tra loro alcuni mondi che raramente si parlano e, quando si parlano, raramente si comprendono: il mondo delle/degli studenti e quello delle/dei docenti; il mondo della Scuola e quello dell’Università; il mondo della ricerca e quello della prassi didattica; il mondo dei “contenuti” e quello delle “competenze”. E lo si farà attenendosi il più possibile al piano descrittivo, con l’avvertenza che, grazie a un bando del CIRDA (Centro Interdipartimentale per la Ricerca Didattica e l’Aggiornamento degli Insegnanti) dell’Università degli Studi di Torino, e al conseguente lavoro di Emmanuele Riu (si veda qui il suo intervento su Dall’Università alle classi della Scuola: un progetto per Dante nella scuola secondaria di secondo grado), siamo ora in grado di avvalerci di una base scientifica di dati su cui discutere: abbiamo cominciato a farlo nel corso di un seminario (‘Non fa scienza, sanza lo ritener, l’avere inteso’, Par. 5, 41-42. Riflessioni sulla didattica dantesca e su progetto DanteS.C.O.), che si è svolto presso l’Università di Torino il 15 marzo 2022, nel pieno della pandemia e nel contesto delle iniziative di Dante SettecenTO, colle quali l’Ateno torinese ha voluto celebrare il settecentenario dantesco appena trascorso; e continueremo a farlo, mettendo a confronto tutte e tutti coloro che hanno partecipato a vario titolo alla sperimentazione, per trarne elementi utili a renderla meno estemporanea e più centrata sui bisogni formativi ed educativi reali 2 .
Il responsabile scientifico e coordinatore didattico delle varie iniziative e del progetto generale che presenterò in questa introduzione è chi scrive, ma in realtà hanno fatto quasi tutto le/gli studenti, insieme alle/ai docenti delle scuole coinvolte: di mio c’è solo una supervisione generale, il sostegno
1. Docente di Filologia e linguistica romanza, Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino.
2. Riprendo qui (con qualche modifica) l’intervento già pubblicato col titolo ‘Per correr miglior acque’ (a scuola e in ospedale e anche in carcere) su «La ricerca» 20, maggio 2021, pp. 64-68.
Per correr m I gl I or acque scientifico e didattico e il continuo invito a riflettere su come proporre oggi Dante nelle scuole. Alle/agli studenti del mio dipartimento protagoniste/i di quel che sto per raccontare va tutta la mia ammirazione; e davvero di cuore li «ringrazio per avermi stupito».
Tutto inizia nell’anno accademico 2013-2014, quando, come s’è visto nella Prefazione di Donato Pirovano, nel Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino si costituisce il gruppo studentesco Per Correr Miglior Acque: undici studenti accomunate/i dalla passione per la Commedia e supportate/i da uno dei loro docenti, il filologo e dantista Donato Pirovano, decidono prima di tenere incontri danteschi autogestiti e poi di organizzare un ciclo di lecturae, invitando studiosi di vari Atenei. Tale esperienza dantesca viene raccontata da Emmanuele Riu, Aurora Scarola e Bruna Lorenzin nell’intervento a sei mani su A 10 anni dalla nascita di ‘Per correr miglior acque’: storia di un Comitato studentesco.
Quest’iniziativa riscuote sin da subito un notevole successo, soprattutto tra i/le docenti della scuola secondaria di secondo grado e tra le/gli studenti sia dell’università sia della scuola: e proprio pensando a questo (per molti versi inaspettato) successo, ebbi l’idea di chiedere alle/agli studenti di Per correr miglior acque di diventare anche Per correr miglior acque - Scuola e provare a immaginare insieme a me una serie di lezioni e laboratori danteschi da proporre a studenti delle scuole secondarie di secondo grado, cercando di sperimentare soluzioni didattiche innovative applicate all’opera di Dante. L’iniziativa ebbe il patrocinio del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino e della sezione scuola della Società Italiana di Filologia Romanza (Sifr-Scuola); e fu così che cominciammo a discutere di come proporre in tre classi di un triennio di liceo delle scienze umane (una terza, una quarta e una quinta), la cui docente (la professoressa Stefania Gerbaudi) si era detta disponibile a lavorare con noi, argomenti danteschi proposti in forme capaci di coniugare rigore scientifico, forme di didattica prevalentemente non frontali e il più possibile interattive e multimediali («Sono vietate le conferenze dantesche!», ci dicevamo spesso) e la carica di novità derivante dal fatto che le/gli studenti dell’Università coinvolte/i avevano pochi anni in più rispetto alle/agli studenti delle scuole secondarie cui si rivolgevano; e permettendo nel contempo alle/agli studenti dell’Università di misurarsi per la prima volta con i problemi della didattica nella scuola secondaria e con le dinamiche tipiche della Scuola e della relazione con un gruppo-classe. In quell’occasione si proposero interventi di due ore ciascuno sui seguenti personaggi danteschi (la scelta nacque dalla discussione tra me e le ragazze e i ragazzi del gruppo Per correr miglior acque): Ulisse (Inf. 26); Catone (Purg. 1); Traiano (Pd. 20). Le/gli studenti dell’Università che condussero le tre lezioni (scaglionate tra il marzo e il maggio 2015) provenivano dal Corso di laurea Magistrale in Letteratura, Fi-
lologia e Linguistica Italiana del dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino; e mi piace qui ricordarne i nomi, poiché si tratta di tre vere/i pioniere/i: Giacomo Vignale, Giorgia Pratesi e Carlotta Scarnera. Io seguii direttamente la preparazione degli interventi in classe e assistetti poi ai medesimi, interloquendo o intervenendo solo per lo stretto necessario.
I risultati dell’iniziativa furono assolutamente incoraggianti: l’idea che fossero delle/dei giovani dell’Università a presentare Dante a delle/dei giovani delle scuole secondarie aveva funzionato3: si decise dunque di riproporre l’esperimento, questa volta rivolgendosi a tutte le scuole secondarie di secondo grado del Piemonte (e poi, episodicamente, anche a istituti lombardi e liguri), attraverso un bando pubblicato nel gennaio 2016 sia attraverso i principali social network sia attraverso canali istituzionali (sito USR Piemonte, varie mailing list) sia (ancora) attraverso il comitato torinese della Società Dante Alighieri, che patrocinò l’iniziativa. Poiché era necessario tenere conto delle disponibilità delle/degli studenti dell’Università (impegnate/i con lezioni universitarie ed esami), si decise una serie di criteri di selezione relativamente alle adesioni da parte delle scuole; e si proposero questa volta alcune attività laboratoriali su tre nuclei tematici («Eroine dantesche: Inf. 5, Purg. 5, Pd. 3»; «Dante incontra i poeti»: Inf. 1; Purg. 22; Pd. 9»; «Dante e la Provvidenza: Inf. 2, Purg. 30-31; Pd. 15») e su alcuni temi di critica del testo legati alla Commedia 4 .
3. Riporto qui alcune delle osservazioni espresse nei questionari di verifica che si chiese di compilare: secondo una docente, «il punto di forza dell’iniziativa è stata l’idea di far intervenire giovani relatori appassionati alla materia: la freschezza e la spontaneità del loro linguaggio ha infatti affascinato gli studenti liceali. Ho apprezzato molto la parte dedicata al dialogo, resa particolarmente viva anche dalla presenza dei docenti universitari che hanno preparato i relatori»; questi sono invece alcuni dei commenti delle/degli studenti liceali: «I ragazzi, essendo molto giovani, hanno catturato maggiormente la nostra attenzione anche perché hanno usato un linguaggio vario: termini specifici per l’analisi del testo e termini più semplici per farci capire meglio»; «A me è piaciuto il fatto che dei ragazzi giovani esponessero un argomento complicato cercando il più possibile di renderlo alla nostra portata, utilizzando anche paragoni con film o mostrando immagini»; «È stato molto bello quando c’è stato il momento della discussione perché abbiamo potuto confrontare le notizie che avevamo»; «Ritengo un punto di forza il fatto che siano venuti dei ragazzi a spiegare il canto e non solo degli adulti. Questo, secondo me, aiuta anche a far capire che Dante può appassionare anche i giovani».
4. Mi sembra interessante riportare qui le parole con le quali le/gli studenti dell’Università presentavano nel bando l’intervento sulla filologia dantesca: con esso ci si proponeva di «arricchire dal punto di vista filologico lo studio letterario del poema di Dante previsto nelle scuole secondarie di secondo grado. Essendo rivolta a studenti che non hanno mai avuto a che fare con la materia, sarà necessaria una rapida introduzione per spiegare che cos’è la filologia. La lezione vera e propria incomincerà con la presentazione del grande problema della filologia dantesca: la perdita del manoscritto autografo dell’Alighieri; tale punto di partenza sarà utile per spiegare succintamente come venivano pubblicati e divulgati i testi prima dell’invenzione della stampa a caratteri mobili. In un secondo momento alcuni minuti saranno dedicati a una riflessione sul testo che leggiamo oggi nei libri di scuola, frutto di una ricostruzione elaborata da Giorgio Petrocchi (a tal proposito risulterà efficace visionare lo stemma codicum dello studioso). Seguirà la proiezione di alcune immagini dei manoscritti più autorevoli della Commedia. Non mancherà successivamente l’esposizione di alcuni
Non è il caso che io ora mi dilunghi: per quattro anni scolastici (dal 2015-16 al 2018-19) le attività così organizzate e offerte alle scuole del territorio (ovviamente variando ogni anno i temi e le proposte didattiche) hanno finito per assumere dimensioni (e a mio parere anche qualità) di un notevole rilievo: stiamo parlando (complessivamente) di un esperimento che ha coinvolto (presento qui i soli dati quantitativi in forma aggregata, rimandando per ogni altro aspetto ai successivi interventi presenti in questo volume): 43 tra studenti e neolaureate/i del dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino; 42 istituti scolastici, sparsi tra le province di Torino, Asti, Biella, Verbano-Cusio-Ossola, Novara, Cuneo, Milano, Imperia; 232 classi (con una certa prevalenza di licei, ma non sono mancati gli istituti tecnici; quasi nulla invece la presenza di istituti professionali); circa 4500 studenti della scuola secondaria di secondo grado (per gli tre ultimi dati quantitativi qui indicati si tenga conto che istituti, classi e studenti possono aver partecipato più volte in anni scolastici differenti). Il numero totale di ore di lavoro svolto nelle classi e con le classi è stimabile in circa 420. Il lavoro si è svolto sempre e comunque con il coordinamento scientifico e didattico mio e con la supervisione e la presenza del/della docente di Lettere della classe; e soprattutto cercando, ove possibile, di mettere uno/a studente dell’Università in relazione con un solo gruppo-classe.
Aggiungo che nei due anni scolastici 2018-19 e 2019-20, su proposta delle/ degli studenti dell’Università, si organizzarono alcune attività anche presso l’ospedale infantile Regina Margherita di Torino, in collaborazione con i/le docenti di Lettere (il professor Angelo Manganello e la professoressa Margherita Perosino) che insegnavano nel reparto e nel day hospital dell’ospedale (Oncologia e Neuropsichiatria infantile: sezione distaccata dell’Istituto «Gobetti Marchesini Casale Arduino» di Torino). Questa attività («Dante in reparto»), sospesa nel febbraio 2020 a causa dell’emergenza pandemica5, viene raccontata nel cap. 4 di questo Quaderno da Aurora Scarola nel suo intervento su La ‘Divina Commedia’ in contesti speciali: l’esperienza presso l’ospedale Regina Margherita di Torino
In ultimo, si decise (sempre su proposta delle/degli studenti dell’Univer-
aspetti della cronologia dell’opera, che permettano anche di capire in che modo è avvenuta la pubblicazione delle tre cantiche. In conclusione si menzionerà il problema del titolo del poema».
5. Scrivono le studentesse dell’Università che vi hanno preso parte nella presentazione dell’iniziativa: «Il fine del progetto è promuovere lo studio della letteratura come strumento per comprendere meglio noi stessi e il mondo in cui viviamo. Attraverso la spiegazione di alcune terzine tratte dal Purgatorio in cui il Dante agens mostra le sue paure e difficoltà, si riflette su come la letteratura possa parlare ad ognuno di noi, mettendo in scena gli ostacoli che tutti possiamo trovare nella nostra esistenza, ma anche come proprio questi versi che parlano di difficoltà abbiano aiutato concretamente qualcuno – emblematico il caso di Primo Levi – a salvarsi da situazioni alienanti».
sità) di proporre Dante anche dentro le case circondariali: e tra il settembre 2019 e il gennaio 2020, grazie alla collaborazione e alla disponibilità del polo carcerario dell’Università di Torino (e del suo responsabile, il professor Franco Prina), un gruppo formato da sei studenti (o neolaureate/i) e (per i soli incontri iniziale e finale) da chi scrive ha coordinato all’interno della casa circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino un laboratorio (sette incontri il sabato mattina) rivolto agli studenti del polo carcerario dell’Università e dedicato a Inf. 5 e in particolare al caso giuridico rappresentato dal triangolo Paolo/Francesca/Gianciotto, soprattutto dal punto di vista della storia e dell’evoluzione del diritto. A tale proposito, voglio sottolineare che, in preparazione dell’attività all’interno della casa circondariale, le/gli studenti dell’Università e io abbiamo frequentato alcune lezioni appositamente pensate e organizzate per noi dai docenti e dalla tutor degli studenti del polo carcerario dell’Università di Torino. Tale laboratorio all’interno di una casa circondariale viene qui descritto nel cap. 5 di questo Quaderno da Paolo Cerutti, Dario Giolito, Margherita Martinengo ed Elisa Tasso nel loro saggio intitolato Dante ristretto: riflessioni a partire da un’esperienza di didattica dantesca in carcere.
Se dunque nei primi anni del progetto ci si era concentrati in particolare su come far avvicinare Dante e le/gli studenti delle scuole e su come mettere le/gli studenti dell’Università a contatto con la realtà della Scuola e del gruppo-classe (andando, per così dire, “in estensione”, ovvero cercando di coinvolgere il maggior numero possibile di giovani: sia dell’Università sia della Scuola), proprio la particolarità dei due contesti rappresentati dall’ospedale e dalla casa circondariale obbligò me e le/i giovani del gruppo Per correr miglior acque – Scuola a riconsiderare ab imis le nostre iniziative e a riflettere sulla necessità di cambiare strada: innanzi tutto migliorando (e rendendo più strutturata) la formazione delle/degli studenti dell’Università coinvolte/i in veste di esperte/i, puntando in particolare (e dando per scontata la preparazione sui contenuti più propriamente disciplinari) sugli aspetti più direttamente pedagogici e didattici e su quelli legati alle dinamiche relazionali (col gruppo-classe, coi/colle docenti delle scuole, col contesto istituzionale ecc.).
Fu così che si decise di interrompere per un anno l’attività “in estensione”, per tentare di muoverci, per così dire, “in profondità”: in sostanza, si individuarono quattro docenti della scuola che negli anni si erano dimostrate particolarmente attente alle nostre proposte, e con loro si programmarono e pianificarono (in un serrato confronto anche con chi scrive, in veste di coordinatore del progetto) sperimentazioni sempre meno legate alla didattica frontale e sempre più vicine (perlomeno negli intenti) alla sensibilità e a processi cognitivi degli studenti della secondaria di secondo grado. Nel contempo, si stabilì di continuare le attività laboratoriali sia nella sezione scolastica dell’ospedale
Regina
Margheritasia cogli studenti del polo carcerario dell’Università. Mu-
Per correr m I gl I or acque tando almeno in parte prospettiva, il progetto mutò anche nome, diventando «DanteS.C.O. (Dante Scuole Case circondariali Ospedali)».
In realtà (ed è storia recentissima) la pandemia ha impedito lo svolgimento di quasi tutte le attività che avevamo previsto di avviare a partire dal marzo 2020; e tuttavia due hanno avuto modo di svolgersi e mi paiono entrambe degne di interesse da parecchi punti di vista, poiché dimostrano ampiamente, a mio parere, come sia stato possibile volgere in positivo (far diventare un’opportunità) sul piano dell’innovazione (e della relazione) didattica le difficoltà oggettive legate alla pandemia e alla didattica a distanza: sto parlando di dante_social, ovvero di un esperimento di didattica dantesca attraverso l’uso di Instagram condotto in una classe terza del Liceo Scientifico «Galileo Galilei» di Nizza Monferrato nella primavera del 2020, grazie alla collaborazione della docente di Lettere, la professoressa Gaetana Teri (si veda al riguardo al cap. 6 di questo Quaderno l’intervento di Paolo Cerutti, Dario Giolito, Margherita Martinengo, Elisa Tasso, Un esperimento di didattica dantesca attraverso Instagram: dante_social ); e di In viaggio con Dante - una catabasi moderna (si veda il cap. 7 di questo Quaderno), progetto che si è svolto tra il gennaio e il marzo 2021 e che ha visto l’adesione di circa 80 studenti dei licei classici “Vincenzo Gioberti” e “Vittorio Alfieri” di Torino che, guidate/i da un gruppo di ragazze di DanteS.C.O., hanno elaborato una serie di prodotti culturali multimediali mediante ausilio delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, fruibili poi attraverso il web (l’attività si è avvalsa del coordinamento di due docenti di Lettere del Liceo “Gioberti”: le professoresse Marzia Freni ed Emilia De Maria, autrici del su citato cap. 7).
Proprio riflettendo su tutto ciò, sono giunto alla conclusione che molto probabilmente sono maturi i tempi per un ulteriore salto di qualità: sto cioè progettando di attivare per i corsi di laurea magistrale della classe LM-14 (Filologia moderna) del mio dipartimento un laboratorio (da non meno di 6 CFU) nel quale le/gli studenti dell’Università possano usufruire di un’almeno iniziale preparazione sulla didattica della letteratura (in particolare del DueTrecento) e sulle principali dinamiche pedagogiche e relazionali legate all’insegnamento; e, nel contempo, sperimentare pratiche didattiche innovative nelle scuole secondarie di secondo grado (e, se possibile, anche nelle sezioni ospedaliere delle scuole e nel polo carcerario universitario), con la supervisione generale del docente universitario responsabile del laboratorio e con il tutoraggio delle/dei docenti di Lettere delle classi coinvolte. Contestualmente, si potrebbe anche aprire alla possibilità di costruire iniziative legate ai Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO) per le/gli studenti delle scuole coinvolte.
L’insegnamento maggiore che mi è giunto da questi anni di lavoro con Per correr miglior acque - Scuola e DanteS.C.O. è che è necessario affermare con
fermezza la necessità di andare finalmente al di là delle stucchevoli contrapposizioni tra “metodi” e “contenuti”, tra “disciplinaristi” e “trasversalisti”, tra “scuola dei contenuti” e “scuola delle competenze”. E al riguardo mi piace ricordare in particolare, per concludere, un episodio che avvenne nel corso dell’ultimo incontro del laboratorio dantesco per gli studenti del polo universitario carcerario (nel gennaio 2020, proprio poco prima che, con il COVID-19, tutto cambiasse): discutendo tutti insieme se e, se sì, come lavorare eventualmente in consimili iniziative future, quello che pareva una sorta di leader informale tra gli studenti del polo mi fece una domanda che spesso, quando lavoro e massimamente quando mi occupo di scuola, mi risuona nella mente: «Ma quando uscirò di qui, a che mi servirà Dante?». Proprio perché amiamo Dante, bisognerà pur cercare di dare una risposta a quello studente: non fosse altro che perché ebbe la forza e la capacità di immaginarsi e proiettarsi fuori di lì
Una prima riflessione sui progetti Per correr miglior acque-Scuola e DanteS.C.O., e in generale sulla didattica dantesca, si svolse (come si è accennato sopra) durante il seminario di studi Non fa scienza, sanza lo ritener, l’avere inteso (Par. V, 41-42), tenutosi a Torino il 15 marzo 2022, nell’ambito delle iniziative organizzate dall’Università di Torino per il Settecentenario dantesco (Dante SettecenTO). Nel corso di quel seminario parteciparono alla discussione anche Maria Giuliana Bocchetti (neolaureata dell’Università di Napoli Federico II), Simone Giusti (Università di Siena) e Natascia Tonelli (Università di Siena), che qui ripropongono alcune loro considerazioni e che ringrazio di cuore per il loro contributo: allora e ora.
QUESTO VOLUME, SPROVVISTO DI TALLONCINO A FRONTE (O OPPORTUNAMENTE PUNZONATO O ALTRIMENTI CONTRASSEGNATO), È DA CONSIDERARSI COPIA DI SAGGIO - CAMPIONE GRATUITO, FUORI COMMERCIO (VENDITA E ALTRI ATTI DI DISPOSIZIONE VIETATI: ART.
Il volume presenta un esperimento di didattica dantesca (chiamato DanteS.C.O., ovvero Dante nelle Scuole, nelle Case circondariali e negli Ospedali) che negli ultimi dieci anni ha visto una stretta interazione tra scuola e università, coinvolgendo in prima persona studenti e docenti del Dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Torino, delle scuole secondarie di secondo grado del Piemonte, del reparto e del day hospital di Oncologia e Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale “Regina Margherita” di Torino, del polo universitario della casa circondariale “Lorusso e Cutugno” della medesima città.
Giuseppe Noto è professore ordinario di Filologia e linguistica romanza presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino; Attilio Cicchella è ricercatore di Filologia della letteratura italiana presso il medesimo Dipartimento; Emmanuele Riu, dottore di ricerca presso l’Università di Genova, è docente di italiano e latino nelle scuole secondarie di secondo grado.
€ 7,30
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PER CORRER MIGLIOR ACQUE UN ESPERIMENTO DANTESCO