della Ricerca
Formarsi al debate
Ricadute organizzative, didattiche e sulle competenze degli studenti
a cura di Elena Mosa e Silvia Panzavolta
I Quaderni della Ricerca 77
Formarsi al debate
Ricadute organizzative, didattiche e sulle competenze degli studenti
a cura di Elena Mosa e Silvia Panzavolta
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Ristampe 6 5 4 3 2 1 N
2030 2029 2028 2027 2026 2025 2024
ISBN 9788820139261
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Coordinamento editoriale: Alessandra Nesti
Realizzazione editoriale e tecnica: PhP - Grosseto
Impaginazione: Silvia Filoni
Copertina: Visualgrafika – Torino
Progetto grafico interni: Fregi e Majuscole – Torino
Progetto grafico copertina: Leftloft – Milano/New York
Stampa: Tipografia Gravinese snc – Via Lombardore, 276/F, 10040 Leinì (TO)
Indice
Prefazione
Cristina Grieco1Questo lavoro rappresenta un tassello cruciale nella comprensione di quanto possano essere trasformative le proposte di innovazione di Indire (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa). In questo Quaderno, dedicato alla ricerca didattica, viene presentato un approfondimento dettagliato su una metodologia didattica di fondamentale importanza: il debate.
Il debate è una delle metodologie promosse nell’ambito di “Avanguardie educative”, Movimento che Indire ha fondato nel 2014 e che accoglie oltre 1500 scuole di ogni ordine e grado sul territorio nazionale (il dato si riferisce al mese di novembre 2023).
Il debate rappresenta una delle forme più efficaci di apprendimento attivo e partecipativo, stimolando lo sviluppo di abilità critiche, comunicative e argomentative. In un momento storico in cui la formazione di cittadini consapevoli e capaci di esprimere e difendere le proprie idee è di cruciale importanza, il debate si configura come uno strumento pedagogico di grande rilevanza. Le caratteristiche del debate, così come vengono presentate in questo lavoro, mettono in rilievo i tratti di una metodologia che ben si presta a promuovere le competenze disciplinari e quelle trasversali, fornendo anche un valido supporto metodologico all’introduzione dell’educazione civica.
Nel contesto educativo italiano, la pratica del debate assume un significato particolare, contribuendo non solo a formare individui capaci di pensiero critico, ma anche a consolidare una cultura del dialogo e del confronto costruttivo. Attraverso il coinvolgimento attivo degli studenti in dibattiti su temi di attualità, si promuove la consapevolezza sociale e la comprensione delle diverse prospettive presenti nella società.
In questo Quaderno viene descritta un’attività di formazione, a cui i ricercatori Indire hanno partecipato sia come formatori che come attenti e ri-
gorosi osservatori dei processi in atto, fornendo quindi una sponda scientifica imprescindibile per rispondere alla seguente domanda: cosa significa per docenti, dirigenti e studenti poter praticare il debate? Quali cambiamenti si possono registrare, quali atteggiamenti emergono nei vari stakeholder ? Come cambia la comunità educante, quando si confronta con processi trasformativi nelle pratiche di apprendimento/insegnamento?
Questo volume si propone di fornire a insegnanti, dirigenti scolastici e operatori del settore uno sguardo approfondito sull’impatto che la metodologia del debate può avere su tutti i portatori di interesse. In un momento in cui la comunicazione è sempre più rapida e complessa, educare al debate significa investire nel futuro, formando cittadini consapevoli, empatici e pronti a contribuire attivamente alla società, così come comunità scolastiche nelle quali possano emergere i valori della collaborazione, della solidarietà, dell’inclusione e della negoziazione.
Sono certa che questo volume diventerà un riferimento prezioso per chiunque sia coinvolto nell’ambito educativo e abbia a cuore la crescita integrale degli studenti.
Buona lettura e buon dibattito!
Introduzione
Ezia Palmeri, Marzia Calvano2Luglio 2020. Sono appena trascorsi quattro mesi dal primo DPCM con il quale si stabiliva la sospensione delle attività didattiche su tutto il territorio nazionale. Non era mai accaduto prima. Un virus sconosciuto, denominato Covid19, a febbraio 2020 minacciava gravemente la salute degli italiani, “entrava” con prepotenza nella vita quotidiana di ognuno, modificava rapidamente qualsiasi forma di relazione sociale e umana obbligando i nostri studenti a rimanere a casa.
In pochissimo tempo l’istituzione formativa per antonomasia si ritrovava priva dei suoi luoghi e dei suoi tempi. Il personale scolastico si vedeva costretto a reinventare il proprio modo di lavorare. Da lì a qualche giorno la scuola italiana avrebbe dato grande prova della propria capacità di resilienza, sviluppando con intelligenza adattiva soluzioni per supplire alla didattica in presenza con modalità da remoto, mettendo in atto un processo irreversibile di cambiamento e innovazione digitale che avrebbe per sempre cambiato la scuola italiana.
Parafrasando il libro La scuola non si ferma, la scuola italiana non si è fermata,
è andata avanti, ha saputo rimettersi in gioco, rigenerarsi In quei mesi difficili ha cominciato, a volte quasi inconsapevolmente, a mettere a terra il proprio futuro, scardinando modi di fare ormai desueti e cominciando a intraprendere, con decisione, il cammino dell’innovazione (Migliozzi, 2021, p 8)
Non è stato semplice mantenere una “relazione educativa” con i propri studenti, ma i docenti, tutti, hanno dato prova che era possibile.
2. Palmieri è dirigente Ufficio VI “Innovazione didattica e digitale”, Direzione generale per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica; Calvano è dirigente scolastica in comando presso l’Ufficio VI “Innovazione didattica e digitale”, Direzione generale per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica.
L’emergenza Covid-19 ha agito come un vero e proprio acceleratore di un processo di rinnovamento che era latente, ha rappresentato il terreno della possibilità, seppure
i docenti si sono sentiti in molti casi impreparati ad affrontare l’emergenza attraverso il ricorso alla didattica supportata dalle tecnologie, evidenziando una mancanza di competenze che rimanda al tema della formazione Le carenze non hanno riguardato le tecnologie tout court, ma la capacità di riprogettare la didattica adattandola al mutato setting formativo (r anieri, 2020, p 73)
È proprio in questa cornice sociale, pedagogica e didattica post-pandemica che la Direzione generale per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica a luglio 2020 ha emanato un Avviso pubblico 3 per promuovere la costituzione e il potenziamento delle reti di scuole per favorire su tutto il territorio nazionale la diffusione di metodologie didattiche innovative. Le scuole proponenti ammesse al finanziamento erano 40. L’istituto Superiore Istruzione Sandro Pertini di Lucca, con la propria manifestazione di interesse, nell’ambito di intervento del public speaking e debate, totalizza 86 punti, classificandosi al terzo posto. Il progetto “La forza del dialogo” si caratterizza per la sperimentazione della metodologia del debate con studenti dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado e docenti che non hanno mai seguito una formazione su tale metodologia.
Come scrive Balzano in un articolo sulla rivista «Studi sulla Formazione», la tecnologia, il digitale, da soli, non rappresentano una nuova idea di scuola Non sono sufficienti solo lo spazio e la tecnologia per creare un ambiente innovativo, ma sono fondamentali la formazione, l’organizzazione del tempo e le metodologie didattiche (Balzano, 2022, pp 87-92)
Il progetto “La forza del dialogo” ha lavorato su tutte e tre queste dimensioni: formazione dei docenti sulla metodologia del debate inquadrata nel più ampio panorama internazionale; riorganizzazione dei tempi per la realizzazione delle attività previste dal progetto; sperimentazione di metodologie didattiche innovative.
A supporto della tesi di Balzano ricordiamo, oltre all’esperienza raccontata in questo libro, anche il progetto del Liceo Scientifico annesso al Convitto Nazionale “Mario Pagano” di Campobasso e il Liceo “Dettori” di Tempio Pau-
3. Avviso pubblico per la raccolta di manifestazioni di interesse per la promozione di reti nazionali di scuole per la diffusione delle metodologie didattiche innovative con l’utilizzo delle tecnologie digitali nell’ambito del piano nazionale per la scuola digitale, prot. n. 26034 del 23 luglio 2020.
sania, che hanno dato vita a un accordo di rete il cui compito è stato quello di promuovere azioni mirate per favorire la diffusione di metodologie didattiche innovative attraverso la realizzazione delle seguenti attività integrate:
1. sperimentazione di azioni pilota di didattica con metodologie innovative di insegnamento e apprendimento, trasversali alle discipline, con l’utilizzo di risorse digitali integrate;
2. progettazione e messa a disposizione di risorse educative aperte per le scuole della rete e per tutte le istituzioni scolastiche interessate;
3. supporto, accompagnamento, mutual learning fra i docenti per l’adozione di metodologie didattiche innovative e il loro inserimento nel curricolo;
4. scambio di pratiche e di metodologie fra docenti;
5. diffusione e documentazione delle azioni;
6. coordinamento con il sistema di accompagnamento delle azioni del Piano Nazionale Scuola Digitale.
Secondo l’OCSE, le scuole possono essere considerate “crocevia dell’innovazione”, dei veri e propri hub innovativi, in cui i e le docenti, quali changemaker, ricercano modalità innovative per i processi di apprendimento e di insegnamento, promuovono metodi di apprendimento adattivi e trasformativi, trasversali alle discipline in ambienti e spazi innovativi.
Il dibattito intorno alle nuove modalità di insegnamento è fondamentale per la scuola del futuro. I bisogni educativi e formativi delle e dei nostri studenti sono sempre maggiori, le specificità sono aumentate, determinando così la necessità di metodologie didattiche realmente innovative, che possano adattarsi ai singoli casi e incoraggino i nostri ragazzi e ragazze al pieno sviluppo delle loro competenze e attitudini.
Metodologie come la flipped classroom, il jigsaw e il debate pongono lo studente al centro del processo di apprendimento, stimolandone la motivazione e il coinvolgimento attraverso attività concrete, simulazioni e giochi didattici. Integrare queste metodologie nei curricoli può rivelarsi utile per una didattica realmente collaborativa e inclusiva guidando lo studente attraverso processi di ricerca e acquisizione di conoscenze e competenze.
Dall’emanazione dell’Avviso a oggi sono trascorsi quattro anni. Anni in cui la scuola è stata interessata da tante novità – pensiamo ad esempio all’intelligenza artificiale – ma se questi strumenti non vengono integrati in un progetto didattico che tenga conto delle caratteristiche del contesto dell’agire educativo e dei bisogni delle e degli allievi, la metodologia didattica digitale, per quanto innovativa, non potrà mai determinare un sistemico processo di innovazione digitale.
Si tratta di avere una visione didattico-pedagogica che ispiri i processi di cambiamento. È necessario saper progettare una didattica olistica, che inglobi in modo fluido e trasversale il digitale per strutturare processi di inse-
gnamento-apprendimento funzionali a governare la complessità e a cogliere le opportunità che l’ecosistema digitale offre.
Dal 2020 a oggi, anche a livello europeo, sono stati pubblicati diversi documenti che ci invitano a costruire un ecosistema di istruzione digitale caratterizzato dal miglioramento delle competenze e delle abilità digitali quale condizione necessaria per garantire un’autentica e sistemica transizione digitale.
Il Rapporto del Comitato Tecnico Scientifico4 sottolinea come il PNSD abbia assicurato in questi anni una dotazione minima di infrastrutture e attrezzature a tutte le istituzioni scolastiche italiane e improntato un percorso finalizzato a rafforzare le competenze digitali di studentesse, studenti e docenti. Nello stesso tempo, però, la pandemia ha evidenziato le significative opportunità offerte dal digitale e l’importanza di una integrazione sistemica tra hardware, software, competenze e modelli di lavoro e di insegnamento. Nel futuro educativo prossimo si dovrà tener conto del valore delle azioni già intraprese e dare ascolto alle esigenze e alle idee di chi lavora all’interno della scuola tutti i giorni, affinché l’innovazione diventi prassi quotidiana; si dovranno sapientemente rimuovere le barriere comportamentali che limitano l’innovazione digitale, facilitando la pervasività dei nuovi modelli di insegnamento e di apprendimento e creando contaminazioni tra scuole. Nel praticare l’innovazione digitale la scuola non dovrà più utilizzare le tecnologie in spazi e tempi definiti, ma in ambienti di apprendimento ibridi, caratterizzati dall’integrazione degli ambienti fisici con quelli digitali, nella dimensione coniata da Floridi, onlife (2014).
4. Verso il nuovo Piano nazionale Scuola Digitale: principi ispiratori e proposte a cura del Comitato tecnico scientifico istituito ai sensi del Decreto Dipartimentale prot. n. 2227 del 22/09/2022.
Parte prima
Il progetto “La forza del dialogo”
1
Dal Movimento delle “avanguardie educative”… alla rete in movimento
Elena Mosa, Silvia Panzavolta1“Avanguardie educative” (AE) è un Movimento per l’innovazione educativa fondato da Indire nel 2014 assieme a 22 scuole italiane, particolarmente interessate a trasformare il modello educativo della scuola.
Il Movimento si è dotato di un documento di “visione”, il Manifesto delle “Avanguardie educative”2 , che delinea i principi pedagogici che animano la comunità, e sette orizzonti di senso che indicano, da un lato, la cornice culturale e teorica dei costrutti di innovazione e trasformazione della scuola e, dall’altro, operativizza alcuni elementi distintivi con i quali raccogliere e trasferire le proposte di cambiamento del modello organizzativo e didattico che provengono dal basso (direzione bottom-up) o che vengono immesse dall’alto (direzione top-down).
Il Movimento conta a oggi oltre 1500 scuole aderenti che entrano a far parte di una community of practice basata sulle logiche della peer education (Wenger, 2006) tra istituti. Infatti, la comunità di AE si compone di vari attori: da una parte ci sono le cosiddette «scuole capofila», scuole esperte che affiancano le «scuole adottanti» nel loro percorso di introduzione, adozione e implementazione/adattamento di una o più «Idee» tra le 18 proposte nella «Galleria delle Idee per l’Innovazione» (presente sul sito di progetto); dall’altra, le cosiddette «scuole Polo», una sorta di hub regionali di raccordo sul territorio per tutte le scuole della regione che vogliano essere non solo indirizzate sul cammino dell’innovazione ma formate e accolte (anche con dei visiting in presenza) in contesti già ripensati a livello organizzativo e metodologico. A livello di coordinamento e supporto per la ricerca, invece, Indire fornisce l’infrastruttura operativa e scientifica che garantisce un approccio di ricerca di tipo di collaborativo (Laneve, 2005) dove i docenti, i dirigenti scolastici e i ricercatori di Indire collaborano in gruppi misti di indagine sul campo.
1. Prime ricercatrici di Indire.
2. Consultabile all’indirizzo http://innovazione.indire.it/avanguardieeducative/il-manifesto.
«Adottare un’Idea» significa, nel lessico di AE, sia farsi assistere, in presenza e online, dai docenti e dai dirigenti delle scuole capofila e delle scuole Polo regionali sia, però, avviare un processo riflessivo interno alla scuola rispetto alle routine professionali (organizzative e metodologico-didattiche) in essere e che si intende trasformare.
Gli ambiti sui quali fa leva il Movimento delle AE per supportare il ripensamento del modello educativo intervengono sia sulla coordinata metodologica che su quella organizzativa. L’adozione di metodologie didattiche attive finalizzate a rendere centrale lo studente nel proprio percorso di apprendimento (quali, ad esempio, la flipped classroom, il debate, MLTV - Rendere visibili il pensiero e l’apprendimento, l’apprendimento intervallato, la didattica per scenari, l’apprendimento autonomo e tutoring…) ben si sposano con interventi di natura strutturale che vanno a impattare sulla revisione degli ambienti di apprendimento (Tosi, 2019) e dei tempi del fare scuola (Chipa et al. 2018). Una didattica per competenze richiede spazi flessibili che consentono una certa agilità di movimento, composizione e scomposizione di setting diversificati per supportare una pluralità di approcci didattici (parte espositiva, lavoro individuale e/o in piccolo gruppo, restituzione a tutta la classe…). Su questa coordinata insistono idee quali “Spazio flessibile”, “Aule laboratorio disciplinari”, “TEAL”.
Analogamente, la didattica per competenze chiama in gioco la necessità di disporre di più tempo consecutivo per lavorare in profondità su artefatti o compiti di realtà (idea “Uso flessibile del tempo”, già “Compattazione dell’orario scolastico”), come pure di un framework pedagogico-organizzativo che favorisca il superamento degli steccati disciplinari (idea “Oltre le discipline”). Le scuole capofila aiutano le scuole adottanti nel delicato processo di adozione di una o più di queste idee, della loro armonizzazione in un contesto diverso da quello nel quale sono state ideate.
Gli strumenti utilizzati nel processo di assistenza-coaching sono frutto di uno sforzo congiunto tra Scuole capofila, scuole Polo e ricercatori Indire che hanno messo a punto, in maniera sinergica e collaborativa, le «linee guida per l’implementazione delle singole idee», dei materiali di documentazione, anche audiovisiva, delle pratiche innovative e, sul versante più formativo, appuntamenti di approfondimento sincroni (come i webinar dedicati) e i workshop immersivi in presenza, garantiti in vari appuntamenti seminariali su tutto il territorio nazionale.
Quello che accomuna le scuole che hanno spontaneamente aderito al Movimento delle “Avanguardie educative” è la voglia di mettersi in gioco, di scrivere la propria, ordinaria, storia di innovazione.
L’esperienza di Indire, istituto impegnato da oltre novant’anni nel supportare la scuola nel complesso percorso di ricerca, dimostra che la scuola
è ricca di casi di innovazione e soluzioni eccellenti che risentono di una sola pecca: quella di essere disperse e poco valorizzate, conosciute e poco “scalate” a livello di sistema-Italia.
L’intento di un’iniziativa quale quella di “Avanguardie educative” è proprio quella di mettere a fattor comune questo immenso capitale, renderlo trasferibile e accessibile a tutti, secondo le logiche della diffusione per contagio (certamente un contagio che può contare su un supporto costante e organizzato). E questo è precisamente quanto viene evocato nel settimo orizzonte del Manifesto: «Promuovere l’innovazione perché sia sostenibile e trasferibile: obiettivo delle scuole d’avanguardia è individuare l’innovazione, connotarla e declinarla affinché sia concretamente praticabile, sostenibile e trasferibile ad altre realtà che ne abbiano i presupposti».
Il progetto “La forza del dialogo” di seguito descritto è un’iniziativa coordinata da una delle scuole fondatrici di “Avanguardie educative” e ruota attorno a una delle sue idee più popolari: il debate3.
3. Link alla pagina del debate in Avanguardie Educative: https://innovazione.indire.it/avanguardieeducative/debate - Link alla guida per l’implementazione dell’idea: https://pheegaro. indire.it/uploads/attachments/3146.pdf.
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QUESTO VOLUME, SPROVVISTO DI TALLONCINO A FRONTE (O OPPORTUNAMENTE PUNZONATO O ALTRIMENTI CONTRASSEGNATO), È DA CONSIDERARSI COPIA DI SAGGIO - CAMPIONE GRATUITO, FUORI COMMERCIO (VENDITA E ALTRI ATTI DI DISPOSIZIONE VIETATI: ART. 21, L.D.A.). ESCLUSO DA I.V.A. (DPR 26-10-1972, N.633, ART. 2, 3° COMMA, LETT. D.). ESENTE DA DOCUMENTO DI TRASPORTO.
Formarsi al debate
Il debate, come metodologia didattica e strumento di arricchimento personale, gioca un ruolo cruciale nello sviluppo di competenze trasversali indispensabili nel mondo contemporaneo. Attraverso la pratica del debate, gli studenti imparano a esporre i propri punti di vista in maniera coerente e persuasiva, affinando così le capacità di comunicazione e argomentazione. Questa metodologia incoraggia la ricerca in profondità e lo sviluppo del pensiero critico, permettendo ai partecipanti di valutare diverse prospettive e di costruire argomentazioni basate su fatti ed evidenze. Inoltre, il dibattito stimola lo sviluppo di competenze sociali come l’ascolto attivo e il rispetto delle opinioni altrui. Imparare a gestire e reagire in modo costruttivo alle critiche è un’altra abilità preziosa che deriva dalla pratica del debate, preparando gli studenti a fronteggiare contesti sociali e professionali complessi. La capacità di lavorare in squadra è altresì rafforzata, poiché il debate richiede la collaborazione e coordinamento tra i membri di un team per sviluppare e presentare argomentazioni convincenti.
Dal punto di vista educativo, l’adozione del debate come strumento pedagogico promuove l’apprendimento attivo e partecipativo. Gli studenti diventano protagonisti del proprio percorso formativo, impegnandosi direttamente nella costruzione del sapere. Questo non solo migliora la comprensione dei contenuti, ma stimola anche una maggiore curiosità intellettuale e una disposizione positiva verso l’apprendimento continuo.
Infine, la pratica del dibattito contribuisce allo sviluppo dell’autostima e della fiducia in sé, aspetti fondamentali per l’affermazione personale in ogni ambito della vita. Avere la capacità di esprimere le proprie idee con chiarezza e sicurezza è un valore aggiunto non solo nel contesto scolastico, ma anche in quello sociale e personale. Il presente Quaderno presenta i risultati di un percorso di ricerca che ha coinvolto dirigenti, docenti, studenti e formatori del progetto “La forza del dialogo”, restituendo un quadro completo e multiprospettico dell’efficacia della metodologia del debate.
Elena Mosa è prima ricercatrice INDIRE. Si occupa di innovazione scolastica e di alcune metodologie didattiche attive in relazione alla configurazione dell’ambiente di apprendimento e all’adozione di forme di flessibilità oraria.
Silvia Panzavolta è prima ricercatrice di INDIRE, presso cui lavora dal 1998. È psicologa-psicoterapeuta e mediatrice linguistica. Attualmente si occupa di innovazione didattica, educativa e organizzativa operando nei progetti di ricerca di “Avanguardie educative” e “Architetture scolastiche”.
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