IL PERIODICO DELLA COMUNITÀ ITALIANA DI OTTAWA
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ANNO XL N. 1899 Lunedì 31 gennaio 2011
Egitto ad alta tensione
Un gruppo di giovani manifestanti per le strade del Cairo
IL CAIRO - Almeno mille persone sono state arrestate da martedì scorso, quando sono iniziate le manifestazioni in Egitto contro il regime del presidente Hosni Mubarak. Lo ha detto un responsabile della sicurezza egiziana. Nonostante il governo egiziano abbia adottato la linea della "tolleranza zero", i manifestanti antiMubarak intendono proseguire le proteste. Intanto mercoledì sera ci sono stati nuovi scontri al Cairo, nel corso dei quali sono morti un manifestante e un agente di polizia. L’emittente satellitare "al-Jazeera" ha spiegato
che la folla che protesta contro il governo del presidente Hosni Mubarak ha deciso di sfidare la stretta delle autorità. Le proteste hanno raggiunto un vero e proprio picco giovedì scorso, quando l’ex presidente dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) e punto di riferimento dell’opposizione, Mohamed ElBaradei, sono rientrati in Egitto. «Sono tornato al Cairo e andato in strada, perchè non c’è alcuna alternativa - ha detto da Vienna ElBaradei al sito Usa "The Daily Beast" - A guardare questo numero impressionante di gente in piazza si spera che le
cose non degenerino, ma al momento sembra che il regime non abbia recepito il messaggio». Il fratello di ElBaradei, Ali, ha confermato ad "al-Jazeera" che l’ex presidente dell’Aiea è arrivato al Cairo e che intendeva partecipare alle proteste in programma per venerdì, dopo la preghiera. A poche ore dalla sua pubblicazione su Facebook, la convocazione della manifestazione di venerdì ha già raccolto oltre 24mila adesioni, nonostante le restrizioni imposte dalle autorità all’accesso alla rete. Dopo il blocco a blog e social network, spiega "al-Jazeera", è possibile accedere a Twitter dall’Egitto. Alcuni osservatori parlano di un blocco a Facebook, ma i gestori del sito assicurano che non si registra alcun calo del traffico dal Paese. Intanto anche a Sanaa , nello Yemen, migliaia di persone hanno manifestato per chiedere che il presidente Ali Abdallah Saleh se ne vada dopo 32 anni al potere. ❐
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15 febbraio 2011
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TRAFFICO DI DROGA: COLPO GROSSO DELLA POLIZIA DI OTTAWA Servizio di Elio Coppola Ottawa – Già dall’ agosto 2010 l’ Ottawa Police Service Drug Unit aveva identificato un gruppo ben organizzato, composto di quattro persone, coinvolte nella distribuzione ai rivenditori al dettaglio, di grandi quantità do cocaina e cannabis marijuana nella capitale. L’iniziativa della squadra della polizia di Ottawa rivolta al traffico di droga, in collaborazione con l’OPP (la polizia provinciale), definita “Progetto Upsilon”, si è conclusa , nella fase preliminare, lo scorso 21 gennaio con il blocco di un veicolo sulla Queensway nei pressi di Boundary Road, nel cui interno sono stati trovati due dei sospettati, Larry Labelle e Meagan Malone, e una certa quantità di droga rivolta alla distribuzione. A ciò è seguita, nei giorni successivi, la perquisizione in tre località: al The Brig, popolare pub del ByWard Market, e in due abitazioni, una al 2104 di Benjamin Ave. e una seconda su Churchill Ave. In totale sono stati sequestrati 3,5 chilogrammi di cocaina, 9,5 chilogrammi di marijuana, 60 compresse di OxyContin, sostanza stupefacente, e circa $ 88mila in contanti. Gli arrestati sono quattro, tutti con precedenti penali che risalgono al 1997: Yianni Papadolias e Merith White, ambedue di 36 anni, residenti a Ottawa e Larry Labelle di 34 anni e Meagan Malone di 25 anni, ambedue di Cornwall. Il bar The Brig, situato su York St. nella zona del ByWard Market, corre il rischio di perdere il permesso, se tale sarà la
decisione dell’ AGCO (Alcohol and Gaming Commission of Ontario). The Brig è di proprieta’ di Elias Papadolias, il fratello di Yianni che vi svolgeva il ruolo di manager. I capi di accusa nei confronti di Yianni sono 12, tutti in relazione al traffico di cocaina e altri crimini ad esso abbinati. I due fratelli sono proprietari di vari beni immobili, incluso l’edificio a 4 piani ai 21 York St., dove appunto è situato The Brig. Il funzionario della polizia di Ottawa, Pete Gauthier ha dichiarato che la figura di Yianni Papadolias “era molto conosciuta e si è parlato di lui da sempre”. “Abbiamo ricevuto – ha proseguito Gauthier - molte telefonate di congratulazioni e di ringraziamento per il nostro operato”. Gauthier ha voluto poi sottolineare che la conclusione del “Progetto Upsilon” non significa che vi sarà un calo nello spaccio di stupefacenti a Ottawa, dove purtroppo il fenomeno sussiste e l’eliminazione delle operazioni dei quattro è solo una pedina in meno di una scacchiera attiva e in ottima salute. ❈❈❈ Yianni Papadolias abitava sulla mia strada, Benjamin Ave., aveva l’età’ di mio figlio Stephen e ha frequentato la sua stessa scuola. Per quanto ribelle (cosa del resto molto comune nei giovani nel periodo in cui prevale l’inquietudine, la ricerca di un’identità’, la voglia di crescere più in fretta), nulla avrebbe fatto
pensare che un giorno, e non molto lontano Yianni sarebbe diventato un delinquente. E già perché il traffico di cocaina non è cosa da poco. La cocaina, come tante altre droghe stupefacenti, a parte la dipendenza, che è come un mostro insaziabile che va nutrito quotidianamente, con spese non indifferenti, rappresenta un veleno con cui prima o poi bisognerà fare i conti. È bene far notare, inoltre, che per morire con la cocaina non vi è bisogno di overdose. Può essere infatti fatale indipendentemente dalla quantità assunta. Perché può provocare improvvisi infarti, ictus, arresti cardiaci, edemi polmonari (per non parlare poi di trombosi, ascessi, HIV e epatite C, e altre complicazioni). Ora un conto è farne uso e un conto è esserne spacciatore. Nel primo caso si sceglie di autodistruggersi (anche se non sempre è una scelta, anzi più spesso è un gioco che finisce tragicamente o una voglia di “provare”), mentre nel secondo caso, cioè quando si passa a distribuirla, a venderla, allora si commette un vero crimine, di diventa indifferente alle catastrofiche conseguenze. Cioè si perde ogni rispetto per la vita degli altri, contribuendo all’allargarsi a macchia d’olio di un flagello dell’umanità’ che purtroppo è fuori controllo in tutto il mondo. Penso ai familiari di questo 36enne, il cui futuro molto probabilmente non sarà mai normale. Cosa può fare un padre, una madre davanti a queste tragedie?
SEGUE A PAG. 12 ...TRAFFICO