IL PERIODICO DELLA COMUNITÀ ITALIANA DI OTTAWA
ANNO XLI N. 1949 Lunedì 20 febbraio 2012
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“AUSTERITY” ANCHE IN ONTARIO Il Rapporto Drummond: pillole amare per l’economia della provincia di Paolo Siraco
L'economista Don Drummond, autore del Rapporto per l’”austerity”
“L’unica cosa che non possiamo fare è.. niente”, così dice Don Drummond, ex-economista del Toronto Dominion Bank, il quale ha reso pubblico mercoledì scorso il molto atteso rapporto su come migliorare il futuro dell’Ontario. Gli fu affidato il compito circa un anno fa dal governo liberale di Dalton McGuinty e il suo verdetto è: se il governo non affronta drasticamente i problemi di amministrazione della spesa pubblica, rischia di far crollare la fragile economia della nostra provincia. Le sue raccomandazioni sono importanti e degne di nota e interessano tutte le agenzie amministrative
del governo provinciale. Nel settore della Sanità Pubblica, Drummond suggerisce il congelamento dei salari ai dottori, che in Ontario sono i più costosi del Canada, dando più potere e responsabilità ai Comitati Locali (Health Integration Network). Un suggerimento riguarda il contributo al costo dei farmaci che dovrebbe essere messo in relazione alla condizione finanziaria della persona e non all’età, quindi la proposta di fare un “means’ test”, cioè un esame dei mezzi economici del soggetto. Altre raccomandazioni sarebbero di spostare il trattamento medico dagli
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ospedali agli ambulatori e all’assistenza a domicilio, creando più programmi per infermieri, utilizzando infermieri professionali e specializzati, i “nurse practitioners”, e permettendo ai farmacisti di fare iniezioni I.M., inalazioni e immunizzazioni. Ancora un’altro suggerimento sarebbe di creare sistemi on-line per ricette ripetute, per i risultati dei test e per gli appuntamenti. Per quanto riguarda il setto-re dell’Educazione le raccomandazioni mirano ad eliminare gli asili nido a tempo pieno, ad aumentare il numero di alunni nelle classi elementari da 20 a 23, nelle medie a 26 da 24.5 e per le scuole superiori portare il numero a 24 [oggi 22]; Sempre nel campo dell’educazione, Drummond raccomanda di eliminare gradualmente, entro il 2017-2018, il 70% degli impiegati, non inseganti, nelle scuole; incoraggiare le scuole con bassa frequenza ad adottare una diversa e più bilanciata suddivisione delle classi; eliminare il 25% dei fondi allocati ai libri di testo e risorse per le classi. A proposito di Giustizia, le raccomandazioni
sono di condividere le spese carcerarie con il governo federale, così che il governo canadese si prenda il carico fiscale per i detenuti nelle carceri dopo 6 mesi, e non dopo 2 anni come è al momento. Altri suggerimenti riguardano la riscossione di multe e l’istaurazione di tickets per i servizi della provincia, come gli stazionamenti al ‘park&ride’. Le raccomandazioni sono ben 362 e sicuramente genereranno molti dibattiti, pubblici e privati. Per circa 7 anni il governo Liberale si è permesso dei lussi come i crediti sulle tasse, le sovvenzioni e i rimborsi a varie categorie. Al momento le spese del governo provinciale sono aumentate del 62% (25% se si considera il fattore inflazione). Sembra quindi che sia arrivato il tempo di cambiare marcia e dare il via ai tagli. Secondo i calcoli di Drummond, il governo si troverà, se non interviene, un deficit fiscale di $30 miliardi con un debito di $411 miliardi entro il 1918 e non l’eliminazione del deficit previsto dal Ministro delle Finanze Dwight Duncan. Si potrebbe dire che i rimedi proposti da Drummond siano logici e ‘sistemici’, non colpiscono direttamente programmi o salari e nel complesso propongono che si eliminino duplicazioni ristrutturando vari dipartimenti e uffici governativi. Rappresentanti del governo hanno già fatto sentire le loro reazioni, non troppo positive, ma per il governo McGuinty sembra non esserci altra scelta che implementare almeno alcune delle raccomandazioni con la conveniente scusa che sono azioni necessarie e venute da un rispettato economista. ©
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GRECIA:
ALTA TENSIONE
Manifestazioni e scontri in piazza ad Atene davanti al Parlamento tra la polizia e i dimostranti, oltre 25mila, arrivati da ogni parte del paese per protestare contro il nuovo pacchetto di misure anticrisi. Ma la crisi greca continua a rimanere appesa a un filo. Mentre ad Atene e in altre città del Paese le tensioni sociali si moltiplicano, le trattative tra la Grecia e i suoi partner per la concessione del nuovo pacchetto di aiuti devono fare i conti con nuovi ostacoli e dubbi. Il governo greco e i suoi cittadini hanno compiuto "sforzi sovraumani" per soddisfare le esigenze di rigore avanzate dall'Eurozona, adesso tocca all'Europa assumersi le sue responsabilità. È con queste parole che il ministro greco degli Interni, Christos Papoutsis, ha reagito alla notizia della cancellazione della riunione straordinaria dei ministri delle Finanze dell'Eurozona sulla crisi greca la scorsa settimana. Dalla Grecia oramai c’è solo diffidenza. Secon-do
il ministro delle Finan-ze greco, Evangelos Venizelos, “c’è molta gente nella zona euro che non ci vuole più dentro”. Secondo una sua lettura della crisi in Grecia i paesi che godono della Tripla A: Germania, Olanda, Finlandia e Lussemburgo vogliono il default della Grecia e la conseguente uscita dall’euro. I ministri delle Finanze dei paesi europei hanno comunque già cominciato a discutere della possibilità di rinviare l’adozione del pacchetto di salvataggio da 130 miliardi alla Grecia a dopo le elezioni anticipate ad aprile, fornendo un prestito ponte per evitare il default il 20 marzo, quando Atene deve rimborsare 14,5 miliardi di debito in scadenza. Nel frattempo, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schaeuble, ha suggerito ad Atene di seguire il modello italiano, rinviando le elezioni e installando un governo di soli tecnici per implementare tagli e riforme. /edr/
Christos Papoutsis e George Papandreou.