L'ora#1969

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IL PERIODICO DELLA COMUNITÀ ITALIANA DI OTTAWA

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ANNO XLI N. 1969 Lunedì 23 luglio 2012

$1.00 tasse incluse

Aumenta la violenza nella capitale

Sparatorie a Ottawa

Siamo solo a metà 2012 e già la polizia s’è dovuta occupare e indagare quasi 30 casi di violenza con uso di arma da fuoco a Ottawa. Un numero che ha superato di quattro casi il totale delle sparatorie registrate nella capitale nell’intero anno 2011. Solo nell’ultima settimana se ne sono avute due, a distanza di un giorno e mezzo: una nella zona di Carleton Hights e l’altra alla periferia di AltaVista, dietro al Children Hospital. Entrambe le sparatorie sembrano essere legate a conflitti tra bande come ha detto il serg. Patterson della polizia di Ottawa, reparto 'Guns & Gangs', l'aumento è dovuto in parte all'incremento del numero di armi nelle strade, oltre ad una maggiore aggressività delle bande. Presentemente, spiega Patterson, oltre il 50% dei casi di quest’anno sono correlati a guerre tra gang

e la maggior parte delle armi nelle strade di Ottawa sono pistole - metà rubate ai legittimi proprietari che le avevano registrate, e metà importate clandestinamente dagli Stati Uniti. Questo ‘picco’ negli episodi di violenza con arma da fuoco preoccupa la polizia, perchè questa manifesta spavalderia e arroganza con le armi rischia di creare vittime nel pubblico e tra passanti innocenti, come sarebbe potuto accadere per esempio nella sparatoria di martedì scorso su via Blair, dove colpi da sparo venivano, in pieno pomeriggio, da due macchine in corsa in cui si trovavano due gruppi di uomini che avevano deciso di continuare una lite a colpi di pistola. La settimana scorsa anche a Toronto un episodio di violenza ha scioccato la popolazione, quando una festa con barbecue

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all'aperto si è trasformata in una strage: due giovani, uno di 20 anni e una bambina di 12 anni, sono morti e almeno altre 23 sono rimaste ferite durante una sparatoria nella zona di Scarborough. Nella maggior parte dei casi, però, testimoni e vittime non cooperare con la polizia, come il caso che racconta Patterson: " ... non troppo tempo fa abbiamo avuto una vittima, ferito in faccia, che uscì dall'ospedale e non volle fare nè denunce nè dichiarazioni, dicendo che ci avrebbe pensato da solo .... Per noi, significa che ci saranno vendette, rappresaglie e ritorsioni". E questo mette in pericolo tutti. Per questo la polizia di Ottawa ha chiesto la collaborazione dei cittadini: chi ha informazioni può chiamare il 613-2361222 interno 5050. ©

Avviso

ai nostri lettori:

Durante il mese il giornale sarà pubblicato per le seguenti date:

AGOSTO: Lunedì 13 e 27 Si nota anche che il nostro ufficio sarà chiuso dal 23 luglio al 6 agosto

"Finalmente è finita,

vorrei tornare a lavorare" Libera Rossella Urru

SOPRA: Rossella Urru al tempo della cattura SOTTO: All'arrrivo in Italia dopo la liberazione Roma - "Finalmente è finita, grazie a tutti“. Sono le prime parole, emozionate, di Rossella Urru, piazzata davanti a un microfono subito dopo l'atterraggio all'aeroporto militare di Ciampino. Giusto il tempo di un grande abbraccio collettivo alla sua famiglia, che era in attesa di rivederla dopo quasi nove mesi di patimenti, e la cooperante italiana rapita e ora rilasciata è stata salutata dal premier Mario Monti, il quale si è presentato all'aeroporto per accoglierla non appena arrivata. "Le siamo stati tutti vicini, i familiari hanno avuto una forza straordinaria”, ha detto il premier Mario Monti a Rossella Urru, .Il premier l'ha accolto con un caloroso "Bentornata", poi ha aggiunto che "l’Italia ha manifestato tanto affetto per lei, come tutti gli organi dello Stato che voglio ringraziare per essersi prodigati per una persona che ha dedicato la vita al mondo della cooperazione. Anche la comunità di Sant’Egidio è stata di grande aiuto" “Ringrazio lo Stato italiano, il ministero degli Affari Esteri e l’Unità di crisi (il capo Claudio Taffuri era con lei sull’aereo) per il lavoro che c’è stato dietro” il rilascio. La Urru ha voluto ringraziare anche “tutti coloro che hanno sostenuto la mia famiglia e la mia liberazione”. “Sto bene”, ha continuato, “e spero di poter continuare a lavorare nella cooperazione. È un lavoro rischioso, il rischio l’ho vissuto in prima persona. Sono stata trattata bene, sto

bene, sono in forze, finalmente è finito”. All’aeroporto militare erano presenti anche il ministro degli Esteri Giulio Terzi, il ministro per l’Integrazione e Cooperazione internazionale Andrea Riccardi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai Servizi, Gianni De Gennaro. I familiari della cooperante che hanno atteso il suo arrivo in una saletta riservata della palazzina del 31/mo Stormo dell’Aeronautica Militare. Il rapimento di Rossella Urru, rappresentante del Comitato Italiano Sviluppo dei Popoli (CISP), avvenne il 23 ottobre scorso. Si trovava nel campo di rifugiati saharaoui di Rabuni, in Algeria. Oltre a lei furono portati via anche altri due cooperanti spagnoli: l’identità degli altri due ragazzi rapiti e (Ainhoa Fernandez de Rincon, membro della “Asociaciòn de Amigos del Pueblo Saharaui de Extremadura” e Enric Gonyalons, membro dell’organizzazione spagnola Mundobat). Responsbile della rapina fu una cellula di Al Quaeda, quella degli “ex Salafiti per la Preghiera ed il Combattimento”, nel Maghreb islamico. La Urru, 29 anni, di origine sarda, lavorava da due anni nel campo profughi che accoglie 150mila profughi saharawi, per la ong Cisp (Comitato italiano sviluppo dei popoli), attiva sul posto dal 1984 ed è l’unica italiana che lavorava

SEGUE A PAG. 2..

URRU


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