Unità Sanitaria Locale Regione Autonoma della Valle d’Aosta Unité Sanitaire Locale Région Autonome de la Vallée d’Aoste
Daniele Bellandi
Dalla parte dei randagi
Con il patrocinio dell’Assessorato alla Sanità , Salute e Politiche Sociali 1
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A Rocky...
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Si ringraziano: La Regione Autonoma Valle d’Aosta L’Assessore Regionale alla Sanità, Salute e Politiche Sociali Roberto Vicquéry L’Azienda U.S.L. Il Responsabile del servizio sanità animale dell’Azienda U.S.L. Dott. Mauro Ambrogio Il Dott. Sergio Gal Il Dott. Rhémy Bionaz Il Dott. Claudio Ottavio La Dott.ssa Laurenzia Delpiano La Dott.ssa Francesca Ansaldo e tutti gli amici che collaborato alla realizzazione. Realizzazione e testi di Daniele Bellandi e Alessandra Cerise Fotografie di Filippo Ducly e Giovanni Moccia Un particolare ringraziamento ad Anna Palmisano 4
Indice L’Assessore Regionale R. Vicquéry Presentazione del responsabile Az. U.S.L. Dott. M. Ambrogio Introduzione del veterinario Az. U.S.L. Reg. Dott. S. Gal Nota dell’autore
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L’A.VA.PA. onlus Conoscere è prevenire Gestione sanitaria a cura del Dott. R. Bionaz Esito degli esami parassitologici a cura della Dott.ssa Delpiano Consigli per vivere in armonia con il vostro cane a cura del Dott. Ottavio
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IL CANILE Dal 1990 ad oggi... I cani Brevi cenni di alimentazione Consigli utili Pubertà, gravidanza e parto del cane I cuccioli nelle prime settimane di vita Vaccinazione del cane Pulizia del cane Igiene del cane Cause di malattie Ectoparassiti o parassiti esterni Endoparassiti o parassiti intestinali (interni) Quale farmaco per quale parassita? Un cane per amico (poesia) Da “ La discarica dei 101” 5
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47 57 58 61 64 67 72 75 75 78 80 83 89 90 91
IL GATTILE Dal 1990 ad oggi... Brevi cenni di alimentazione Il vostro gatto Pubertà, gravidanza e parto del gatto Vaccinazione del gatto Pulizia del gatto Igiene del gatto Consigli utili Disturbi digestivi Disturbi respiratori Malattie della pelle Zoonosi Ectoparassiti o parassiti esterni Endoparassiti o parassiti intestinali (interni) Quale farmaco per quale parassita? Le colonie feline
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LE LEGGI Legge 14/08/1991 n° 281 - Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo Legge Regionale 28/4/1994 n° 14 - Norme per la tutela e per il corretto trattamentodegli animali d’affezione DPR 08/02/1954 n° 320 - Regolamento di polizia veterinaria Legge 22/11/1993 n° 473 - Norme contro il maltrattamento degli animali Codice Penale art. 727 Delle contravvenzioni Codice Civile art. 2052 Dei fatti illeciti 6
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L’Assessore Regionale alla Sanità, Salute e Politiche Sociali: L’idea di scrivere questo interessante e utile manuale informativo dedicato agli animali d’affezione, in particolare modo a quelli “meno fortunati”, ricoverati presso il canile a seguito del loro abbandono da parte di proprietari con pochi scrupoli e incapaci di stabilire un corretto rapporto col proprio animale, non può che essere condivisa e appoggiata. Merita indubbiamente un plauso l’attività svolta dal canile-gattile Regionale, struttura all’avanguardia nel panorama nazionale sia per l’approccio nuovo e concreto sia per la stretta sinergia che è stata instaurata tra il sistema pubblico e il volontariato. Infatti le numerose iniziative intraprese, fra le quali meritano una sottolineatura le manifestazioni pubbliche finalizzate a ridurre il “fenomeno randagismo”, hanno sicuramente favorito una presa di coscienza ma anche un riscontro comportamentale da parte di ogni cittadino. Questo breve trattato, che contiene utili informazioni e schematici consigli in merito all’alimentazione, alle vaccinazioni di routine, all’igiene, alle cause di malattie che colpiscono i piccoli amici dell’uomo, costituisce un ulteriore stimolo per migliorare il rapporto uomo-animale. In questo senso, ne sarebbe auspicabile anche la diffusione in ambito scolastico per favorire la crescita culturale e civile delle future generazioni, tesa al rispetto degli animali non più considerati come oggetti, ma esseri viventi dotati di sensibilità e carica affettiva. L’Assessore Regionale alla Sanità, Salute e Politiche Sociali
Roberto Vicquéry
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L’Assesseur Régional à la Santé, du Bien-être et des Politiques Sociales: Comment ne pas comprendre, et soutenir, l’idée de ce manuel pratique, intéressant et utile, consacré aux animaux familiers et, notamment, à ceux qui ont eu “moins de chance que les autres” et ont été recueillis par la fourrière après avoir été abandonnés sans remords par des proprietaires incapables d’établir un véritable lien avec leur animal? Il ne fait aucun doute que l’activité de la fourrière Régionale ne mérite que des éloges et que cette structure se situe véritablement à l’avant-garde sur le plan National, en raison tant de son approche innovante et concrète du problème que de la synergie entre le système public et le bénévolat sur laquelle elle repose. Les nombreuses actions qu’elle a lancée-rappelons, entre autres, les manifestations visant à réduire le phénomène de la divagation-ont d’ailleurs certainement favorisé une prise de conscience et, partant, une modification du comportement des citoyens. Ce petit volume, qui renferme des informations utiles, des conseils généraux en matière d’alimentation, d’hygiène et de vaccinations de routine, explique aussi brièvement les causes des maladies qui peuvent affecter nos à quatre pattes et ne peut que contribuer à améliorer la compréhension entre l’homme et l’animal. C’est pourqu’il mériterait même d’être diffusé dans les millieux scolaires, où il pourrait contribuer à la formation des nouvelles générations du point de vue de la culture et du civisme, en leur apprenant à respecter les animaux et à ne plus les considérer comme des objets mais bien comme des êtres vivants, doués de sensibilité et capables d’affection. L’Assesseur Régional à la Santé, du Bien-être et des Politiques Sociales Roberto Vicquéry 8
Presentazione In qualità di responsabile dell’UB di Sanità animale dell’USL della Valle d’Aosta ho avuto l’onore di poter leggere in anteprima il contenuto di questo completo volumetto destinato a tutti coloro che sono sensibili alle sorti dei cani e dei gatti maggiormente “diseredati”, quelli cioè che non hanno la fortuna di godere delle cure amorevoli di proprietari premurosi. Gli argomenti sono trattati in modo completo e con competenza, a dimostrazione sia della preparazione professionale del Sig. Bellandi che é stato l’ideatore della pubblicazione sia della sua capacità di scegliersi collaboratori validi. Venuto in Valle alcuni anni or sono e richiesto dall’Amministrazione Regionale di dirigere il canile-gattile pubblico, Bellandi si è dedicato a questa attività favorito dalle esperienze precedenti maturate nel campo specifico degli animali d’affezione con piglio manageriale ma, soprattutto con la sensibilità propria dell’animalista evoluto e razionale. La stretta collaborazione tra i Servizi veterinari dell’U.S.L. e l’A.VA.P.A. ha permesso di risolvere, sovente con difficoltà, ma in modo proficuo molti casi di maltrattamenti di animali nel territorio: d’intesa con i veterinari del territorio non ha mai ceduto alla tentazione di attendere supinamente i risultati delle inchieste della Magistratura che hanno di solito tempi lunghi ma si è sempre impegnato in prima persona per sottrarre gli animali coinvolti alle situazioni penose di cui erano fatti oggetto accollandosi spesso in prima persona le responsabilità degli interventi. Il canile-gattile della Regione, sotto la direzione di Bellandi coadiuvato dal suo personale e dai volontari che lo affiancano, opportunamente ristrutturato negli anni dall’Amministrazione pubblica, ben controllato dal punto di vista igienico-sanitario da Veterinari convenzionati e dipendenti U.S.L. ha raggiunto livelli di gestione ottimali: la mortalità è pressoché annullata, il randagismo, grazie anche all’identificazione elettronica dei cani del territorio, si è negli ultimi due anni fortemente ridimensionato, l’adozione degli animali è preceduta da controlli sanitari rigorosi tali da garantire le persone che convivranno con essi da possibili zoonosi, le strutture sono mantenute in buone condizioni di pulizia e di disinfezione. Molte sono state le iniziative intraprese per sensibilizzare la popolazione ai problemi dell’abbando9
no degli animali, con l’organizzazione di manifestazioni pubbliche, con interventi attraverso i mass-media, con incontri nelle scuole con gli studenti: un modo vivo e pratico di gestire i problemi del protezionismo, scevro da atteggiamenti esibizionisti e da critiche strumentali non costruttive che non gioverebbero alla causa degli animali. Si potrebbe in sintesi definire Bellandi come “l’uomo giusto al posto giusto”. Responsabile Servizio Sanità Animale Azienda U.S.L. Dott. Mauro Ambrogio
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Introduzione La tutela degli animali d’affezione, nel contesto di una corretta gestione del rapporto “uomo-animale”, nella società urbanizzata, è uno dei compiti con cui i servizi veterinari devono cimentarsi sempre più frequentemente dal punto di vista sia igienico-sanitario sia sociale. La Legge nazionale n. 281 del 1991 (recepita con Legge Regionale n. 14 del 1994) ha fornito l’impulso giuridico di un cambiamento nel modo di affrontare l’argomento. All’origine di questo mutamento si pone una crescente sensibilità zoofila, arricchitasi, nel progressivo inurbamento, di una valenza sociale. In tale contesto il ruolo dei canili e gattili diventa strategico non solo come luogo di ricovero di animali randagi o “sinantropi” ma anche come osservatorio epidemiologico delle malattie trasmissibili nonché come punto di riferimento privilegiato di studio e gestione del delicato rapporto uomo-animale in relazione alla molteplicità dei problemi a esso connessi. Un prezioso contributo in questo senso è svolto proprio dall’A.VA.PA., a cui è affidata, in convenzione, la gestione non sanitaria del canile e gattile Regionali. In particolare si deve sottolineare il notevole sforzo compiuto nel conciliare le finalità protezioniste perseguite dall’associazione con le esigenze di natura igienico-sanitaria di tali strutture. Compito arduo soprattutto nel gattile, dove il continuo transito di esemplari provenienti dall’esterno è fonte di numerosi rischi sanitari per gli animali ricoverati, per lo stato di salute delle colonie e per la tutela della salute pubblica nel caso di soggetti in transito e poi dati in affidamento. Il contenimento di tali rischi è possibile solo grazie a una corretta conduzione e gestione delle strutture improntate sul rigoroso rispetto di predisposte misure di profilassi sanitaria. L’associazione costituisce, inoltre, un importante supporto nel controllo demografico delle colonie feline, sia con interventi diretti nelle operazioni di cattura dei gatti destinati alla sterilizzazione, a degenza post-operatoria e a reintroduzione sul territorio dopo intervento chirurgico, sia con il censimento delle colonie stesse, finalizzato a raccogliere dati sulla loro entità 11
e sulle conoscenze in merito alla loro dinamica demografica che andranno poi elaborati e da cui si potrà prendere spunto nella scelta degli interventi più appropriati da attuarsi nel tempo. Apprezzate sono le iniziative intraprese dall’associazione: finalizzate ad accrescere la cultura zoofila della tutela degli animali d’affezione, sono imperniate sulla prevenzione del loro abbandono, sull’incoraggiamento all’adozione di animali ricoverati nei canili e a una serena convivenza con gli animali attraverso la divulgazione di pubblicazioni, sugli incontri con la popolazione, sui contatti con i mass-media, sugli interventi nelle scuole svolgendo un ruolo attivo nell’educazione sanitaria riguardante la convivenza “uomo-animale da compagnia”. Veterinario Azienda U.S.L. Canile-Gattile Regionale Dott. Sergio Gal
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Nota dell’autore Come osservatore ambientale e “animalista sensibile”, mi sono spesso soffermato a pensare che l’uomo si è comportato come il padrone della terra. Si è ritenuto il centro attorno al quale tutto si muove e tutto si adatta. Ha rotto l’equilibrio naturale della flora e della fauna, ha deturpato immense aree verdi in nome della civiltà, ha confinato gli animali e deciso la loro sorte. Guardando i cani e i gatti della struttura che dirigo, penso spesso a quanto egoismo si nasconde dietro alla loro segregazione ma, poiché sono cambiati i tempi in cui uomini e animali vivevano insieme, ho deciso di impegnarmi a lavorare in modo razionale in questa direzione. Il legame che ha stretto l’uomo al cane e il cane all’uomo è sempre stato grande, particolare e reciprocamente indispensabile. Pur partendo da questa verità, mi sono reso conto di quanto sia difficile conciliare le esigenze di tutti e cercare di capire senza lasciarsi trasportare dal “fanatismo sentimentale”, molto comune, purtroppo, in molti animalisti e protezionisti.
Daniele Bellandi
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L’A.VA.PA. (onlus)
L’Association Valdôtaine pour la Protection des Animaux (A.VA.PA.) è un’organizzazione di utilità sociale (onlus) e vanta un grande impegno su diversi fronti e molti buoni risultati pratici per il miglioramento delle condizioni degli animali d’affezione. É a carattere volontario, è autonoma, apartitica e lavora per l’esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale. L’associazione si prefigge diversi obiettivi, tra cui la tutela e la valorizzazione della natura e dell’ambiente, la protezione di qualunque specie animale, un’azione di sensibilizzazione e di propaganda sul territorio, la gestione di canili e gattili in proprio e/o per conto terzi, siano essi privati o di enti pubblici. Ha una durata illimitata, salvo scioglimento anticipato deliberato dall’Assemblea straordinaria degli associati, con modalità e maggioranza indicate in specifici articoli dello Statuto in vigore. Nata nel 1987, opera su tutto il territorio della Valle d’Aosta contro il randagismo con un impegno e un successo sempre crescenti: da tre anni la nostra Regione detiene il record nazionale di minor abbandono di animali. Dal 1989 si occupa della gestione del canile e del gattile Regionali. Dal 1990 lavora sotto la presidenza di Daniele Bellandi, anche direttore della struttura, il quale ha scelto con scrupolo il suo gruppo di collaboratori. Per la sua professionalità e conoscenza tecnica del settore ha reso la stuttura Regionale un vanto della penisola italiana. Il personale operante è formato da sei dipendenti a tempo pieno e due dipendenti part-time, più il responsabile. 15
Si propone uno specchietto illustrativo per capire meglio la gerarchia e i servizi offerti dall’A.VA.PA.:
A.VA.PA. onlus CONSIGLIO DIRETTIVO PRESIDENTE 6 (Sei) CONSIGLIERI 3 (Tre) REVISORI DEI CONTI
DIRETTORE responsabile della struttura
VOLONTARIATO sul territorio
GESTIONE CANILE - GATTILE CON SERVIZI ANNESSI reperibilità 24h su 24 h
Controlli di maltrattomento e malgoverno
CANI 5 (cinque) dipendenti
GATTI 3 (tre) dipendenti
Aiuto agli animali delle persone indigenti
Colonie sul territorio
zona A.VA.PA. volontariato
zona A.VA.PA. volontariato
Organizzazione e gestione manifestazioni
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Note del Presidente Daniele Bellandi Oggi, l’A.VA.P.A. è costituita da circa 550 soci ma di questi, è bene sottolinearlo, si impegnano attivamente solo 25 persone, 7 delle quali appartengono al consiglio direttivo. Pochissime, troppo poche, solo il 4%. E poiché ci sono delle priorità di impegni, ciò che è stato trascurato in questi anni è stata una buona, seria, tempestiva e costante informazione del lavoro svolto e delle scelte fatte. Cioè un filo diretto con Voi. Negli anni passati ho scritto un “dossier” per descrivervi in parte il lavoro portato avanti dal consiglio direttivo durante la mia presidenza e anche quali sentimenti mi spingono a dedicarmi a questa attività. Ho anche scritto un accorato appello ai soci affinché dedicassero un po’ del loro tempo agli animali. Ho chiesto che qualcuno si occupasse dell’informazione, che ci aiutasse durante i banchetti, partecipasse attivamente alle iniziative promosse. Ho scritto i nomi e i numeri di telefono di tutte le persone, disponibili sul territorio Regionale, da contattare per avere qualunque tipo di chiarimento: il risultato, però, è stato quasi nullo. Abbiamo preparato e spedito un questionario allegato alla “rassegna stampa”: le risposte sono state due. Le energie e il nostro tempo sono stati completamente impegnati a combattere sul campo e a rendere la voce degli animali, cioè la voce dell’A.VA.PA., sempre più forte all’interno delle istituzioni: l’associazione, come tutti sapete, oltre a un impegno protezionistico sul territorio, ha anche un impegno nei confronti della Regione Autonoma Valle d’Aosta con la gestione del canile e del gattile. Bisogna perdere l’abitudine di delegare ogni cosa agli altri: è ora di prendersi qualche piccola responsabilità. Non oso immaginare cosa potremmo fare se solo il 10% dei soci collaborasse attivamente. Come protezionisti abbiamo raccolto una grande soddisfazione: ci occupiamo ormai da diversi anni della gestione della struttura Regionale, e le metodiche adottate per il miglioramento del benessere degli animali presenti e i servizi istituiti per la collettività sono diventati una condizione 17
indispensabile richiesta dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta per una corretta gestione del suo canile-gattile. L’esserci adeguati alle nuove leggi, la n. 281 del 14 agosto 1991 e quella regionale n. 14 del 28 aprile 1994, ci ha permesso di essere al passo con i tempi. Abbiamo attivato il servizio di “recupero animali”, operativo ventiquattr’ore su ventiquattro per cani e gatti randagi feriti; di reperibilità veterinaria e di centro raccolta di animali morti. Inoltre, disponiamo di lancia-siringhe con anestetico in caso di necessità. Quando la legge fu varata, nel 1991, i suoi principi confermarono le scelte e le realizzazioni già operate a livello locale. Si può affermare, quindi, con soddisfazione, che abbiamo giocato di anticipo e che abbiamo ottenuto, conseguentemente, un riscontro più che favorevole. Da qui in poi è iniziata tutta una serie di operazioni che hanno adottato una metodologia seria e scientifica. Ciò significa che tutte queste migliorie sono divenute una base di partenza per chiunque, un domani, si voglia occupare di randagi. Anche se un giorno l’A.VA.PA. cessa di operare, avrà dato comunque nuovi orizzonti per una condizione ottimale degli animali d’affezione, in generale, e per tutti gli ospiti del canile e del gattile, in particolare. Di questo andiamo molto fieri. Vorrei non trascurare il fatto che le scelte di questo consiglio direttivo sono sempre state quelle di operare al fianco e di comune accordo con le istituzioni: dall’amministrazione Regionale, all’Unità Sanitaria Locale, al Corpo Forestale Valdostano, alle Forze dell’Ordine, in collaborazione con i media. Premesso questo, vorrei brevemente spiegare che cosa significa lavorare su due fronti, come protezionisti e come gestori del canile/gattile. Come protezionisti, cerchiamo di essere presenti sul territorio con attività continue e proposte che aiutino i nostri amici, quali la promozione di corsi scolastici di educazione animale, l’organizzazione del “Randa Festival” e di varie campagne di informazione e sensibilizzazione, la realizzazione di magliette, gadget e cartelloni. Abbiamo collocato sul territorio un rifugio per gatti e uno per cani, abbiamo censito le colonie feline esistenti nella 18
nostra Regione, abbiamo dato sostegno alle persone indigenti e con gravi problemi di famiglia che si prendono cura dei randagi, abbiamo fornito cibo per gatti ai volontari che con noi collaborano. Come gestori di canile e gattile sanitario, invece, siamo sottoposti a leggi e normative severe, che dobbiamo rispettare mediando con il nostro animo protezionista... due aspetti non sempre facilmente conciliabili!
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CONOSCERE È PREVENIRE La maggior parte dei problemi è dovuta alla disinformazione. È un dovere, infatti, conoscere il ruolo che il cane ha avuto e avrà nello sviluppo degli esseri umani, come compagno fedele e aiuto infaticabile nel lavoro dell’uomo, come supporto alle Forze dell’Ordine (unità cinofile di Polizia, Finanza e Carabinieri), alla Protezione Civile e alle Unità di Soccorso, come compagno di gioco di grandi e bambini, come sostegno ed equilibro psicologico per i portatori di handicap e come stimolo al movimento fisico per gli anziani. Sempre più spesso si sente parlare di “Pet Terapy” come un “toccasana” per le persone malate. Ricerche recenti compiute in questo campo confermano che la preziosa influenza della presenza animale sul mantenimento in salute delle persone, se non addirittura sulla guarigione da alcune malattie. Convivere con un animale riduce il rischio di infarto, mantiene un buono stato fisico per i post-infortunati e fa regredire la malattia: giocare e ridere con un animale aumenta le possibilità di difesa e, quindi, di guarigione. Il cane ha seguito l’uomo in città e si è urbanizzato creando un nuovo tipo di convivenza. Le sue funzioni si sono caricate di importanza tanto da affermare che il cittadino ha bisogno del cane, ma hanno creato anche alcuni problemi. Innanzitutto, la costruzione di città non prevedeva che il cane seguisse l’uomo e che aumentasse gradualmente il numero di animali nei centri abitati. La maggior parte degli aspetti negativi, tuttavia, sono dovuti al fatto che i loro proprietari trascurano o ignorano parecchi doveri. Fra le problematiche negative più rilevanti si pongono la fecalizzazione 21
ambientale con conseguenze igieniche e ambientalistiche; l’abbaiamento e il conseguente rumore; gli incidenti automobilistici perché i cani non sono sufficientemente custoditi; l’abbandono di cani e gatti con crescente randagismo e inselvatichimento; la zoonosi. Basterebbe un’adeguata educazione e un po’ di buona volontà per eliminare molti effetti indesiderati, soprattutto di tipo igienico, così temuti ma anche così facilmente contrastabili attenendosi alle più comuni norme in materia. Ed è su questo aspetto che l’attenzione deve essere rivolta maggiormente.
EDUCAZIONE CIVICA ANIMALE Sono assolutamente necessari un’ampia e profonda campagna di sensibilizzazione per poter superare i problemi di “intolleranza animale” e un intervento educativo radicale sul proprietario del cane e del gatto. Tutto questo, però, non può rimanere al di fuori dell’istituzione pubblica. Ritengo utile creare un punto, un ufficio, una commissione, formata da tecnici del settore, che lavorino solo in questo senso. Si potrebbe denominare “Ufficio Affari Animali Domestici” e dovrebbe essere a disposizione del cittadino per chiarimenti, domande e aiuti; dovrebbe stabilire regole (diritti, doveri, responsabilità) e formare educatori che operino sul territorio. In stretto collegamento con l’Unità Sanitaria Locale, dovrebbe assumere il controllo tecnico secondo un adeguato programma che comprenda il censimento della popolazione animale nelle città; la mappatura delle tipologie ambientali e il calcolo della “pressione animale” ottimale per ciascuna esse; il controllo e la vigilanza sul benessere animale della popolazione canina e felina: gli interventi urbanistici, quali la messa in opera di vespasiani, marciapiedi attrezzati per la defecazione, zone di svago e riposo nei giardini e nei parchi pubblici delimitati con “passaggi canadesi” e/o con segnaletica specifica: la creazione di nuove situazioni urbane, favore22
voli alle numerose persone che possiedono un animale domestico. Tutto questo può sembrare il delirio di un animalista, ma in realtà non lo è... L’Italia, purtroppo, è il fanalino di coda in fatto di civiltà animale rispetto ad altre nazioni europee,prime fra tutte l’Inghilterra, la Svizzera e l’Olanda. Al di là di queste considerazioni, si vuole anche far conoscere il lavoro che l’A.VA.PA. e la direzione del canile-gattile Regionali hanno promosso in concordato con il Dirigente dell’U.O. n° 1 del Servizio Veterinario dell’U.S.L. e in collaborazione con uno “staff” fidato di volontari, col Corpo Forestale e con alcuni educatori e professori scolastici. La relazione di tutti i servizi resi e messi in funzione in Valle d’Aosta vuole servire ad approfondire l’argomento “protezionismo e/o animalismo”. Molto si è fatto e molto si può fare ancora nella nostra Regione.
INIZIATIVE A.VA.PA. L’A.VA.PA. ha promosso con successo varie iniziative utili per fornire alla comunità servizi sociali e di pubblica utilità nel settore della zoofilia per gli animali domestici. - Fornisce assistenza ai cani e ai gatti appartenenti a persone indigenti o ricoverate. - Collabora con vari uffici di Assistenza Sociale per gli anziani (Aosta, Saint-Vincent, Châtillon,Verrès ). - Nel 1995 ha iniziato il censimento delle colonie feline presenti sul territorio. - Alimenta i gatti di svariate colonie con la collaborazione dei “responsabili di zona” in molte località, tra le quali Aosta, Châtillon, Sarre, Saint-Pierre, Gignod, Aymavilles, Courmayeur e Saint-Vincent. 23
- Ha istituito un servizio di ambulanza per il recupero di cani e gatti randagi feriti, operante ventiquttr’ore su ventiquattro su tutto il territorio della Valle d’Aosta, con reperibilità veterinaria. (E in questo siamo stati i primi in Italia!) - L’articolo 21, comma f, della Legge Regionale n° 14 del 28.04.1994 recita: “la cremazione di animali morti è assicurata presso il canile Regionale...”. Poiché non siamo ancora dotati di un inceneritore per gli animali morti, se ne propone la costruzione di uno piccolo monoposto, in modo da poter consegnare ai proprietari, che lo desiderano, le ceneri del proprio animale in una cassettina di legno. Dietro adeguato compenso questa semplice operazione, fra l’altro spesso richiesta, permetterebbe di ammortizzare le spese dell’impianto e di gestione. È auspicabile inoltre la stipula di un’apposita convenzione con i Comuni per istituire, con i loro veterinari, un servizio di “raccolta carogne”, come già avviene in altre città italiane, quali Torino e Milano. Fino a quando la Valle d’Aosta non sarà dotata di un proprio inceneritore per i cadaveri dei piccoli animali morti, questi sono momentaneamente raccolti e tenuti in canile in uno speciale frigo e successivamente portati alla “Sardigna” di Torino. - Pur non facendo parte di un Corpo di Stato, ha poi ottenuto il permesso di intervenire con lancia-siringhe anestetizzanti per il recupero di cani vaganti inselvatichiti, interagendo con il Corpo Forestale.
- “Adozione a distanza”. All’iniziativa hanno aderito in tanti con entusiasmo. Molti bambini dedicano parecchio tempo libero ai loro beniamini, offrendo loro svago e amore: si deve ricordare, a tale proposito, quanto siano importanti la funzione educativa e il sostegno psicologico di cui gode il bambino in questo tipo di rapporto. Essa è effettuata con quei cani che più necessitano di avere contatti con l’uomo in modo da instaurare, tra i due, un rapporto di fiducia. Ci sono, innoltre, cani anziani e cuccioli con tanta voglia di giocare. Per i soggetti anziani restare troppo nel box può diventare un problema di deambulazione, mentre per i cuccioli questa costrizione può aumentarne l’esuberanza. Per aderire all’iniziativa “adozione a distanza” è sufficiente 24
diventare soci dell’A.VA.PA. in modo da usufruire, firmando un apposito registro, di una copertura assicurativa in caso di danni causati dall’animale durante l’uscita. Sempre per incentivare l’adozione, abbiamo dimostrato che i randagi, per la loro vivace intelligenza, possono essere addirittura utilizzati per scopi di pubblica utilità. Quattro cani ospiti della struttura, infatti, sono stati affidati alla Scuola Nazionale Francese Cani da Valanga e agli addestratori del Soccorso Alpino Valdostano, i quali hanno realizzato l’iniziativa al Rifugio Torino di Courmayeur. I cani hanno dimostrato notevoli capacità di apprendimento tanto che un istruttore francese ha voluto tenerne uno con sé.
- Campagna di sensibilizzazione. Attraverso i mezzi di informazione, con il supporto di un’adeguata cartellonistica e la realizzazione di T-shirt e gagdet vari, sono state condotte varie campagne contro l’abbandono e di sensibilizzazione al problema del randagismo. È stato organizzato un ciclo di conferenze riguardanti gli animali, il loro benessere, la loro alimentazione e la profilassi, con la collaborazione di medici veterinari nelle zone di Châtillon e Saint-Vincent, mentre è stata attuata una campagna di sensibilizzazione per il problema della fecalizzazione ambientale, rivolta ai comuni della Valle d’Aosta, con l’auspicio di poter sottoscrivere un accordo immediato con i Sindaci,per la distribuzione gratuita di sacchetti per la raccolta delle deiezioni del proprio animale. Nel 1995, invece, nella scuola media St. Roch di Aosta é stata realizzata una campagna di sensibilizzazione “mirata” condotta con il Dottor Rhémy Bionaz, medico veterinario di piccoli animali. Nell’anno scolastico 1995-1996, nella classe II della scuola media St. Roch, grazie alla sensibilità e alla perspicacia di due insegnanti, le Professoresse Maura Martello e Maria Luisa Rinaldi, e del dirigente U.O. n° 1, Dottor Mauro Ambrogio, si è tenuto un “Corso di Educazione Animale ed 25
Ambientale”, che è stato articolato in diverse sezioni dedicate alla morfologia di cani e gatti, alla loro alimentazione e al loro comportamento, alla riproduzione, all’educazione civica con riferimento alla legislazione nazionale e Regionale, al maltrattamento e al malgoverno, all’etica approfondendo le problematiche sull’amore e sul rispetto per gli animali e la natura, sulla tolleranza e sull’intolleranza etnica, sulla vivisezione e sull’eutanasia. Il corso si è concluso con un sondaggio fatto dai ragazzi in città e a scuola utilizzando un questionario da loro redatto su un modulo prestampato. I dati sono stati elaborati e riassunti in un dossier dal titolo “La 2^A ama gli animali”. Con questa iniziativa si sono verificate le conoscenze della popolazione. Le risposte ottenute ci hanno permesso di meglio indirizzarci nell’ottica di nuove campagne informative.
- Attivazione di un servizio di vigilanza non repressiva sul territorio. Su segnalazione dei cittadini o, nei casi più gravi, su segnalazione del Procuratore della Repubblica, con i Veterinari U.S.L., professionalmente attenti e capaci, si controllano le condizioni di vita degli animali sia domestici sia da reddito, comprese le stabulazioni di animali. Si consigliano, inoltre, gli interventi necessari per il ripristino delle condizioni igienicosanitarie e del benessere dell’animale. Solo nel caso in cui queste disposizioni continuano a essere ignorate, si interviene con una richiesta di sanzioni o di chiusura degli impianti. È importante che tutti abbiano una visione chiara e completa degli obiettivi e delle finalità dell’associazione. Questo perché a volte c’è disinformazione. Spesso, infatti, si ricevono richieste per la verifica dello stato di salute dell’animale sul territorio: ciò non rientra nei nostri incarichi, in quanto l’esperto istituzionalmente preposto a questo tipo di interventi è il veterinario competente per zona dell’Azienda U.S.L. veterinaria. Egli ha il compito di vigilare indistintamente sia sugli animali della struttura sia su quelli presenti sul territorio. In realtà, su segnalazione dei cittadini, attuiamo circa una decina di controlli alla settimana per presunti maltrattamenti o malgoverni. La funzione dell’associazione è di filtro per le 26
segnalazioni dei vicini intolleranti o per problemi che non riguardano la pratica veterinaria. Esiste una convenzione con la sezione Valle d’Aosta dell’Associazione Ranger per questo tipo di controlli. Spetta a noi, a questo proposito, il compito di verificare la situazione in loco. Accertata e quantificata la gravità, si interviene proponendo alcuni consigli utili, quali, tra i tanti, modificare la lunghezza della catena, soprattutto quando è troppo corta, e lasciare sempre a disposizione dell’animale una ciotola per l’acqua. Constatato il persistere di una determinata situazione e l’urgenza del caso, avvertiamo l’Azienda U.S.L. veterinaria e il Corpo Forestale e procediamo, quindi, al sequestro per evitare che l’animale in questione possa morire o comunque soffrire inutilmente a causa della situazione in corso. È altresì importante che la segnalazione di presunto maltrattamento e/o malgoverno abbia carattere di serietà. Devono essere dichiarate, infatti, le generalità del segnalante, in quanto le denunce anonime non possono essere prese in considerazione. Oltretutto, in considerazione della Legge n° 676 del 31.12.1997, sulla “privacy”, il nome del dichiarante resta rigorosamente segreto. Oltre all’A.VA.P.A., sono istituzionalmente preposti, operando per lo stesso fine, organismi come il Corpo Forestale Regionale, i Vigili Urbani, i Carabinieri e la Polizia, che a loro volta sono tenuti a ricevere segnalazioni in merito, senza dimenticare che Azienda U.S.L. Veterinaria è ufficialmente proposta alla vigilanza e al benessere degli animali.
- Corso di formazione per operatori zoofili. Sei lezioni formative, a cui hanno preso parte tutti i membri dell’Associazione Ranger d’Italia Sez. Valle d’Aosta, che sono state argomentate come segue: I lezione: lettura delle disposizioni legislative nazionali e Regionali con discussione e analisi dell’applicazione delle norme. II lezione: nozioni teoriche sulla fisiologia del cane e del gatto. Esame delle capacità sensoriali del cane e del gatto. Principi di alimentazione, necessità alimentari, fabbisogni comportamentali. Studio dell’indole e del27
le attitudini nelle razze più diffuse di cani. III lezione: sequenza base del comportamento animale, fase appetitiva, fase lavorativa, fase di appagamento. Quali sono le “sicurezze” indispensabili per il benessere psicofisico del cane: elenco, analisi e ordine gerarchico. Com’è nato e come si è evoluto il rapporto uomo-animale da compagnia (cane, gatto) e quali sono i motivi della reciproca convivenza. IV lezione: analisi e applicazione di un metodo di giudizio. Dalla risultanza dei fatti concreti alla comprensione degli aspetti astratti che si nascondono dietro alle azioni umane. Quali sono le manifestazioni fisiche e comportamentali dello stato di benessere e di malessere del cane e come giudicare il rapporto uomo-animale. Criteri per raggiungere e mantenere uno stato di benessere reciproco. V lezione: sintesi delle varie metodologie di intervento sul territorio. Colloquio finale. Alla fine del corso è stato svolto un test finale per il rilascio degli attestati di partecipazione.
- La “III GIORNATA DELL’ANIMALE”. La prima edizione del “Randa Festival” si è svolta nel 1996. Si tratta di un appuntamento, oramai consueto, per tutti gli amici degli animali: otto ore di cultura, informazione, gioco e spettacolo. Tutto questo per aumentare la consapevolezza che l’animale non è un elemento di svago né tantomeno un “oggetto utile”, a cui dare attenzione solamente in relazione alle esigenze o ai piaceri dell’uomo e di cui sbarazzarsi quando non serve più. Questa manifestazione non vuole che le attrazioni spettacolari siano loro, ma “un grande spettacolo per gli animali dove gli animali non danno spettacolo”. Gli obiettivi di questa iniziativa sono principalmente due: parlare di loro e raccogliere fondi. 1) Parlare di loro. Molti problemi sono dovuti a una totale mancanza di informazione. Un’adeguata educazione, supportata da un pizzico di buona volontà, può 28
eliminarne molti. Una profonda e corretta campagna di sensibilizzazione aiuta a superare i problemi relativi a certe forme di “intolleranza verso l’animale”. Durante tutto il “Festival” sono presenti alcuni centri di informazione dove avvocati, veterinari, liberi professionisti e dell’U.S.L., uomini del Corpo Forestale Valdostano e soci dell’A.VA.PA. forniscono gratuitmente la loro consulenza a chiunque lo richieda per bisogno o semplice curiosità. 2) Raccolta fondi. Saranno utilizzati per la gestione di una struttura sia per cani sia per gatti, a carattere esclusivamente protezionista (l’A.VA.PA. è un ente con finalità protezioniste), dove possono essere destinati tutti quei soggetti “non adottabili”, ossia vecchi, malati e disadattati; inoltre aiuteranno le “gattare” più indigenti che seguono le colonie di felini sul territorio, contribuendo all’acquisto di cibo; in parte, infine, saranno impiegati per comperare piccole cucce da installare dove vivono colonie di gatti di strada in modo da dare loro un tiepido rifugio nelle, non poche, fredde notti della nostra Regione. Fin dalle prime edizioni hanno contribuito a rallegrare la festa tutta una serie di iniziative: - il pet-restaurant - gli assaggi di prodotti tipici valdostani - i video dimostrativi dell’attività svolta dal Corpo Forestale Valdostano - i video del “salvataggio nautico con i cani Terranova” - le fotografie e i video degli ospiti “adottabili” del canile-gattile - tantissimi giochi - i trampolieri, i clown, i mangiafuoco e lo scultore di palloncini - lo spettacolo del “Kaidara Dance Company” Per conservare un ricordo di questa manifestazione, oltre all’occasione di iscriversi all’A.VA.PA. onlus, c’è la disponibilità di vari gadget adesivi e magliette. L’A.VA.PA., con i fondi raccolti, ha realizzato, con autorizzazione della Giunta Regionale e con il parere dei competenti Servizi U.S.L., sul terreno Regionale del canile, una piccola temporanea struttura a carattere esclu29
sivamente protezionista. Qui sono destinati tutti quei cani “non adottabili. La gestione è seguita da volontari. Questa iniziativa risolve un grosso problema morale: è spiacevole occupare posto nel Canile Regionale, altrimenti utilizzabile per cani più giovani e sani, ai quali facilmente si può trovare una nuova e buona collocazione. L’A.VA.PA, come gestore di un canile Regionale sanitario, è tenuto a rispettare leggi e normative vigenti, ma come ente indipendente è vincolato ad altri obblighi statutari e di principio, che talora entrano in conflitto con i regolamenti ufficiali.
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GESTIONE SANITARIA A cura del Dott. Rhémy BIONAZ CONTROLLO MALATTIE INFETTIVE ED INFESTIVE Il controllo delle malattie infettive ed infestive rappresenta l’attività più impegnativa per gli operatori sanitari, a causa dell’elevato numero di animali in transito presso la struttura Regionale e a causa del grande numero di agenti infettivi con i quali dobbiamo confrontarci. La prima tappa di questa attività e rappresentata dalle visite al momento dell’arrivo dell’animale che consente di individuare i cani o i gatti con problemi clinici. Per quanto riguarda i CANI la procedura è relativamente semplice poiché essi, dopo aver trascorso 10 gg. di confinamento nel reparto di isolamento del canile Regionale, sono destinati alla collocazione nei box dove verranno a contatto al massimo con un altro cane. Si capisce quindi che il livello di promiscuità, in questo caso, è ridotto al minimo e di conseguenza la possibilità di generalizzazione dei problemi di tipo infettivo. Al contrario, i GATTI che superano la fase di isolamento vengono poi inseriti in gruppi di 10-20 individui, fatto questo indispensabile per garantire l’equilibrio psicofisico dell’animale; la promiscuità pone però dei problemi nella specie felina, dovuti all’esistenza di numerosi virus che possono, una volta introdotti, causare elevati gradi di malattia e di mortalità. Il personale non sanitario ha un ruolo molto importante, sia nel limitare la diffusione delle malattie infettive ed infestive, sia nell’individuare precocemente eventuali focolai di malattia. A questo riguardo l’operatore deve lavorare osservando scrupolosamente le norme igienico-sanitarie, che consistono per esempio nell’indossare calzari monouso, guanti, lavarsi spesso le mani con soluzioni disinfettanti e nell’evitare di toccare animali confinati in settori diversi, nonché tenere puliti e disinfettati i locali con almeno due passaggi al giorno. E’ da sottolineare però che questo genere di misure è sicuramente con31
cepito per garantire la salute dei “pazienti animali” ma anche fondamentalmente per garantire gli operatori e gli ospiti in visita alla struttura dal punto di vista sanitario. Esistono infatti malattie trasmissibili dagli animali all’uomo, dette zoonosi, che in alcuni casi possono avere conseguenze gravi per la salute umana. Si capisce quindi l’importanza di prevenire qualsiasi occasione del verificarsi di una tale evenienza.
CANI Come già è stato detto in precedenza le procedure per i cani sono più semplici di quelle per i gatti. Quando un cane giunge in canile viene visitato e, se trovato in buone condizioni di salute, è destinato al settore di isolamento dove trascorrerà una quarantena di 10 gg. A 48 ore circa dal suo arrivo presso la struttura viene attuata la profilassi vaccinale. Il cane subisce la prima vaccinazione atta a proteggerlo contro le principali malattie infettive della specie: - cimurro - gastroenterite da parvovirus - epatite infettiva - leptospirosi - bordetella Il vaccino viene poi ripetuto a tre settimane di distanza. Il cane viene inoltre svermato tramite prodotti antielmitici, dati per bocca al momento della somministrazione del cibo. A questo proposito abbiamo sensibilizzato il personale a prestare particolare cautela nella gestione delle feci dei cani in generale, e in modo particolare dei nuovi arrivati sottoposti a sverminazione. E’ noto infatti che, nel caso dell’echinococcosi, i cani portatori al momento della sverminazione possono eliminare grandi quantità di parassiti. Essendo l’echinococcosi una zoonosi molto grave, capace di causare anche mortalità nella specie umana, è comprensibile quanto delicate siano questo tipo di operazioni. Superati i 10 gg. di isolamento i cani vengono destinati al box in attesa dell’adozione. Generalmente in ogni box coabitano un maschio e una femmina. Oltre alla vaccinazione che abbiamo descritto, viene effettuata anche 32
quella antirabbica. Questo tipo di protocollo ci ha consentito di avere in questi anni pochissimi episodi di malattia diffusa all’intero contingente. Ad esempio: L’assai nota “tosse dei canili” quando si e presentata ha coinvolto pochi soggetti ed in modo limitato. In 5 anni si sono verificati 2 focolai di cimurro e 1 focolaio di gastroenterite e in tutti e tre i casi si sono ammalati animali nuovi arrivati e mai residenti, dimostrando la validità del piano vaccinale. Un discorso a parte va fatto per i cuccioli. Mentre fino ad alcuni anni fa si registravano numerose nascite all’interno della struttura stessa, da tre anni, grazie al capillare piano di sterilizzazione delle femmine, le nascite sono cessate. Nonostante ciò, numerosi sono i cuccioli in arrivo dall’esterno. Per essi il periodo di quarantena è più lungo: un mese. Sappiamo infatti che gli animali più giovani sono estremamente ricettivi alle malattie trasmissibili e ciò giustifica un trattamento differenziato. Per quanto riguarda gli ectoparassiti: - pulci - zecche - pidocchi tutti gli animali vengono sottoposti periodicamente a trattamenti che di solito consistono nell’applicazione di spray parassiticidi.
GATTI Quando un gatto di qualsiasi età giunge al gattile Regionale, viene sottoposto ad un’accurata visita di controllo. Se l’animale giunge dal territorio, in quanto qualche cittadino ha segnalato l’esistenza di problemi, questa visita ha lo scopo di verificare quanto indicato. Nel caso che vengano riscontrate delle patologie, L’ammalato verrà indirizzato nel gruppo di isolamento idoneo, curato e, una volta guarito, dimesso per la reintroduzione nel luogo di provenienza. Nel caso invece che (e ciò accade soprattutto per i cuccioli) L’arrivo presso la struttura Regionale sia determinato dall’impossibilità del soggetto di rimanere libero, questo viene visitato e avviato per la quarantena nei locali di isolamento. 33
Le cucciolate non vengono separate per diminuire lo stress psicofisico, ma al contrario destinate alla stessa gabbia. Entro 48 ore i gatti vengono svermati e subiscono la prima vaccinazione, che comprende la protezione contro: - le virosi respiratorie - L’herpes virus e il calicivirus - la gastroenterite da parvovirus - la clamidiosi Trascorsi 15 giorni, se gli animali vengono adottati non subiscono altri accertamenti. Per quelli invece che al momento non sono ancora destinati all’adozione, segue il trasferimento dalla gabbia di isolamento alla stanza dove vengono posti “a terra” e in promiscuità. Prima di questa procedura però viene eseguito un prelievo ematico, a sua volta preceduto, per i soggetti di età inferiore ai 6 mesi, dal test per la leucemia infettiva e, per i soggetti di età superiore ai 6 mesi, anche da quello per l’immunodeficienza felina. Ovviamente per i soggetti che risultano positivi non è possibile la messa “a terra” in promiscuità, in quanto potenziali veicolatori di queste due pericolose malattie dei gatti. Dal punto di vista numerico, la stragrande maggioranza di soggetti in arrivo è costituita da cuccioli. Questo fatto pone tutta una serie di problemi; è da ricordare che i cuccioli sono sensibilissimi alle micosi ed in modo particolare alle dermatofitosi. Molti di essi giungono già colpiti sia clinicamente sia in modo inapparente. Per quelli che giungono sani, è l’ambiente stesso del gattile che agisce da fonte di contagio; infatti, nonostante le periodiche disinfezioni dei locali dove vivono i gatti, rimangono, grazie alla notevole resistenza delle spore fungine, stanze dove avviene questo tipo di contagio. Inoltre tali micosi costituiscono delle potenziali zoonosi (malattie trasmissibili all’uomo) e quindi pongono seri problemi sia per gli operatori che lavorano presso la struttura, sia per i cittadini che intendono adottare gli animali. Per questo motivo da alcuni anni procediamo con un protocollo farmacologico preventivo e terapeutico molto severo, che coinvolge praticamente tutti i cuccioli in transito presso la struttura. Questi vengono infatti sottoposti all’assunzione quotidiana di Ketoconazolo in dose di 10 mg./Kg. 34
per un periodo di 40 giorni. Questo tipo di profilassi ha permesso di controllare in modo soddisfacente tale problema. Non appena, però, si crede che i cuccioli siano indenni dalla malattia e si prova a sospendere il trattamento farmacologico, le micosi appaiono nuovamente, a testimonianza del grado di persistenza delle spore nell’ambiente. Fortunatamente dobbiamo registrare il fatto che con il passare del tempo i cuccioli vengono tutti adottati e quindi la struttura diventa disponibile per ulteriori arrivi. Accanto agli isolamenti del cui uso si è detto sopra, vi sono poi tre locali adibiti al ricovero delle gatte sterilizzate. Dell’attività di sterilizzazione abbiamo già detto; è però importante sottolineare che le misure igienico - sanitarie da adottare sono di profilo particolarmente elevato, in quanto le contiguità di questi locali (presenze nello stesso edificio) genera una serie di problemi: le gatte adulte sottoposte a sterilizzazione possono essere portatrici sane di malattie infettive pericolose per i cuccioli ed è noto che lo stress chirurgico può far emergere malattie presenti allo stato latente ecc. Viceversa, cuccioli colpiti da forme respiratorie di solito di natura virale potrebbero contagiare gatte appena sterilizzate; per questo motivo abbiamo ottenuto, grazie alla collaborazione della Direzione del Canile-Gattile Regionale, di avere a disposizione alcune stanze in un edificio diverso, dove poter ricoverare i gatti presentanti sintomatologie respiratorie. In effetti, da quando abbiamo adottato questa procedura, sono diminuiti in modo importante i problemi post - operatori delle gatte operate. Vi è un’altra temibile malattia di natura infettiva del gatto, conosciuta come peritonite infettiva felina, sostenuta da un coronavirus che pone dei problemi nelle comunità feline. I test sierologici per la sua identificazione non sono nella pratica utilizzabili, in quanto gatti eventualmente positivi potrebbero essere portatori del corona, virus, responsabile della PIF*, ma, anche in alternativa, portatori di un coronavirus enterico non patogeno. Inoltre, come emerge dalla letteratura, pare che la stragrande maggioranza dei gatti abbia in circolo anticorpi responsivi ai test per i coronavirus. E’ quindi impossibile attuare un programma di identificazione preventiva e di allontanamento dei portatori. Questa infezione si trasmette da un gatto all’altro per contatto orofecale; ancora una volta la profilassi igienico - sanitaria ed in particola35
re il controllare il più possibile la promiscuità risulta un punto di vitale importanza nella gestione delle malattie infettive. Infatti per i gatti che si ammalano di PIF* non è possibile alcuna terapia, in quanto i protocolli fino ad oggi segnalati non consentono la guarigione del soggetto. Anche in questo caso è da sottolineare che, da quando sono iniziate le procedure di isolamento e il numero di animali posti “a terra” viene contenuto entro limiti ridotti, sono diminuiti in modo significativo anche i casi di PIF*. Per quanto riguarda gli ectoparassiti (pulci e zecche), tutti gli animali vengono sistematicamente sottoposti all’applicazione di prodotti parassiticidi.
TRAUMATOLOGIE Al Canile-Gattile Regionale della Valle d’Aosta giunge un certo numero di animali feriti soccorsi da privati cittadini o dalle Forze dell’Ordine. Il caso più comune è costituito da animali coinvolti in incidenti automobilistici, dove ovviamente la casistica è la più varia. Si spazia dalle contusioni toraciche, alle fratture di arti e del bacino, ai danni alla colonna vertebrale per citare i casi più comuni. A questi animali viene assicurato il primo soccorso e, nel caso siano animali di proprietà, essi vengono restituiti al proprietario che continuerà le cure necessarie presso il Veterinario di fiducia. Nel caso in cui non si giunga all’identificazione del possessore, le cure vengono continuate presso la struttura Regionale. Vengono effettuate osteosintesi, interventi di ricostruzione dei tessuti molli, fluido - terapia, copertura antibiotica e tutto ciò che è necessario per la stabilizzazione del paziente. E’ da segnalare che molto spesso per quanto riguarda i gatti è difficile arrivare all’identificazione del proprietario; anche in questo caso se il paziente guarisce esso viene reinserito prima possibile nel luogo di provenienza. Ciò naturalmente non può essere fatto per i cani, che una volta ristabiliti sono destinati al box per l’eventuale adozione. * - PIF ( Peritonite Infettiva Felina) 36
SANITARIO IN CIFRE (1998) INTERVENTI
GATTI
CANI
Sterilizzazioni
299 femmine – 22 maschi
41 femmine
Osteosintesi
11
12
RX
27
24
Esami del sangue
193
115
Fiv – Felv
86
37
Esito degli esami parassitologici A cura della Dott.ssa Laurenzia DEL PIANO
É stato fatto l’esame delle feci a tutti i cani presenti (182) con le due tecniche: - a fresco - ad arricchimento e sono stati riscontrati 11 soggetti con uova di ascaridi e 2 soggetti appena arrivati con uova di anchilostomi.
Esito degli esami parassitologici 200
169
150 100 50
11
2
Ascaridi
Ancylostomi
0
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Esiti negativi
CONSIGLI PER VIVERE IN ARMONIA CON IL VOSTRO CANE. A cura del Dott. Claudio OTTAVIO Medico Veterinario specialista in clinica di piccoli animali che si occupa di comportamento e benessere animale del cane e del gatto. Parlare di benessere del cane vuol dire prima di tutto esaminare quali sono le sue necessità di base a questo riguardo. Tralasciamo i suoi fabbisogni alimentari e fisiologici e ci soffermiamo invece sulle sue necessità di interagire con i suoi simili e con il resto del mondo che lo circonda. Prima di iniziare è bene fare una piccola premessa: Il cane, nonostante la sua domesticazione dati ormai da diversi millenni, se lasciato allo stato brado cerca di vivere con i suoi simili, costituendo un branco, organizzato secondo precise regole gerarchiche. Ciò vuol dire che “il miglior amico dell’uomo”, se è libero di scegliere, per realizzare il suo benessere, preferisce la compagnia dei suoi simili alla nostra. Quindi ricordiamoci che, offrendogli le nostre attenzioni, possiamo “compensare” questa sua primaria necessità di relazione, ma non sostituirla del tutto. Sarà importante inoltre di non dimenticare di rapportarci a lui, rispettando quelle regole gerarchiche che ancora sono presenti nel suo bagaglio genetico. Detto questo, esaminando il rapporto tra l’uomo il cane e gli altri animali familiari, riscontriamo che, in questi ultimi anni è sensibilmente cambiato. Molto probabilmente le crescenti difficoltà esistenziali isolano l’uomo dai suoi simili e lo spingono a cercare un’alternativa in quell’universo, da sempre più ricco di disponibilità, che è quello dei suoi cugini a quattro zampe: cani e gatti e c . Questo cambiamento di rotta “affettiva” ha comportato una trasformazione nel modo di rapportarsi con questi animali. Considerati non più, prevalentemente utili per svolgere un qualche lavoro, ma soprattutto desiderati come “compagni di vita”. Per il reale benessere del cane, questa trasformazione non è certo priva di rischi. Trasferirlo in tempi troppo brevi, dall’esterno all’interno delle mura domestiche e metterlo in sempre più stretta relazione con tutto quanto 39
di “umano” costituisce la vita quotidiana, può impoverirgli e quasi annullargli la sua comunicazione “olfattiva”, che spesso è quasi l’unica possibilità rimastagli per rapportarsi con i suoi simili. Il comunicare “olfattivo” del cane si serve dei “feromoni” (sostanze odorose volatili portatrici di informazioni, secrete da ghiandole poste in diverse parti del corpo, come guance, polpastrelli, prepuzio e ano). Si può dire che questi “messaggi volanti” sono per il cane quello che per noi sono le parole scritte e dette. Queste sostanze, finendo mescolati con odori umani e/o artificiali funzionano male; anche perché vengono depositati su materiali che ne alterano o ne impediscono la trasmissione delle informazioni. E’ un po’ quello che succede a noi in discoteca, dove abbiamo grosse difficoltà di capire e farci capire se il rumore di fondo è troppo alto; oppure quando leggiamo fotocopie mal riuscite, dove le parole sono scritte a caratteri scuri su di un foglio grigio. Fortunatamente il cane ha da sempre dimostrato una grande capacità di adattamento. Anzi nel corso dei tempi è l’animale che più si è adeguato all’uomo, con cui fortunatamente, nella maggior parte dei casi, riesce anche a divertirsi! E’ meglio però impegnarsi sempre a non impoverirgli ulteriormente la vita. Quindi, se non vogliamo correre dei seri rischi di alterare irrimediabilmente l’equilibrio psicofisico del nostro cane, dobbiamo non solo volergli bene, dargli una bilanciata razione alimentare, portarlo a visitare e a vaccinare dal medico veterinario, ma anche ricordarci di come funzionano i suoi meccanismi psicofisiologici e salvaguardargli la sua vita di relazione, offrendogli la possibilità di giocare liberamente senza guinzagli in situazioni idonee con altri cani. Chi prende in affidamento un cane al canile sa che questo animale, il più delle volte in passato ha avuto esperienze poco piacevoli. Questo vuol dire che è importante informarsi, quando è possibile, su quali sono stati i suoi trascorsi per saperlo poi aiutare a superare eventuali difficoltà di adattamento con il nuovo ambiente in cui andrà a vivere. Comunque, sia per farsi aiutare a risolvere queste evenienze, sia per avere informazioni su come rapportarsi con il cane ci si potrà rivolgere ad un veterinario competente in comportamento e benessere degli animali familiari. 40
Quindi un operatore laureato e non un addestratore, perché? Proprio perché vi è questa nuova esigenza di considerare il cane, non più come un “animale-mezzo” di lavoro, bensì come un compagno pur sempre e rigorosamente “animale” da rispettare, con il quale si può convivere, lavorare, giocare, senza rischiare di strumentalizzarlo, o di farsi soverchiare. Grazie alle nuove conoscenze dell’etologia, nel campo dell’istruzione cinofila si è passati dall’addestramento all’educazione. Per cui non è più necessario affidarsi alle soluzioni empiriche degli “appassionati cinofili” (diplomati dalle sempre più numerose quanto poco scientifiche scuole di addestramento), poiché da alcuni anni esiste l’educazione cinofila attuata dai medici veterinari che si sono dedicati allo studio delle scienze comportamentali del cane e del suo benessere psicofisico. Si potrà così essere informati su quelle nuove tecniche educative, che partono dal concetto che il cane ha una sua logica comportamentale. Conoscerla e rispettarla permette di passare dalla sua obbedienza alla sua collaborazione. Con queste tecniche si può invitare il cane ad eseguire le “azioni base”, caratterizzate dalle parole: “vieni”, “seduto”, “terra”, “no”, “resta”, “piede”, “fermo”, con cui si può iniziare a costruire un “dialogo” che permetterà al padrone e al cane di affrontare le varie situazioni quotidiane senza seri patemi d’animo. E’ quindi molto importante iniziare sin dai primi giorni, qualunque sia l’età del cane prescelto, a rapportarsi con lui in modo corretto, usando questo abbecedario, fortunatamente molto semplificato, che invita il cane ad eseguire delle azioni servendosi di un premio davvero appagante per lui. Mentre prima, invece, con i metodi addestrativi, veniva indotto ad agire con lo spauracchio sempre incombente di una punizione fisica. Esempio: il cane può imparare a camminare al fianco del suo padrone e non tirare al guinzaglio grazie ad un premio (come qualche cosa di alimentare per lui molto appetibile), senza ricorrere ad un deciso strattone “somministrato” con il collare a strozzo. In parole povere: fai questo perché alla fine avrai un premio; invece che: comportati bene, altrimenti sono botte.
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A questo punto tanti proprietari di solito pongono questa domanda: allora quando il cane fa un’azione sbagliata non lo si punisce? In realtà una “punizione” (tecnicamente chiamata: rinforzo negativo) ci può essere. E’ importante che il padrone sappia che l’attenzione che dedica al suo cane è il miglior premio per lui. Di conseguenza “l’ignorarlo del tutto” può essere una seria ed efficace “punizione”. Quindi non arrabbiarsi guardandolo fisso negli occhi e facendogli una dettagliata ramanzina (assolutamente per lui incomprensibile); perché in quei momenti di fuoco invece di “castigarlo”, come sarebbe nelle nostre intenzioni, gli stiamo invece dedicando una grande attenzione, cioè gli stiamo dando un premio. Si ottiene quindi il risultato contrario: il cane rifarà quell’azione appena possibile. Invece, ignorandolo completamente svuoteremo il suo interesse per quella azione sbagliata. Diversamente invece, se il cane sta per eseguire un comportamento errato potremo inibirlo e bloccarlo del tutto, rivolgendoci a lui con un secco e perentorio “no”, tanto più efficace quanto più è stato tempestivo. E’ molto importante infine dedicarsi a questi momenti di apprendimento in situazioni tranquille e rilassate e con una buona dose di entusiasmo e buonumore. Conclusioni: vivere in armonia con un cane vuol dire costruire il suo benessere senza dimenticarci del nostro. Consiglio quindi di: - conoscere e rispettare i suoi fabbisogni fisici e i suoi meccanismi comportamentali; - imparare “insieme” quel linguaggio verbale e gestuale indispensabile per “accompagnarlo” nella nostra realtà quotidiana, lasciargli sempre aperta la porta del suo mondo “canino”.
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A.VA.PA. (O.N.L.U.S.) gestione canile-gattile Regionale Anno 1996 cani arrivati adottati consegnati al padrone deceduti sterilizzati
447 263 163 18 25
di cui cuccioli
65
gatti arrivati adottati deceduti sterilizzati
274 115 37 303
di cui cuccioli
65
Anno 1997 cani arrivati adottati deceduti sterilizzati
534 269 22 39
di cui cuccioli
109
gatti arrivati adottati deceduti sterilizzati
310 61 52 201
di cui cuccioli
177
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Anno 1998 cani arrivati adottati deceduti sterilizzati restituiti al padrone
482 278 11 41 182
di cui cuccioli
18
gatti arrivati adottati deceduti Sterilizzati: femmine
353 205 59 299
di cui cuccioli
188
maschi
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22
IL CANILE
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dal 1990 ad oggi... È STATO REALIZZATO PER I CANI Nel canile sono state attuate tutte le metodiche possibili per aumentare il benessere degli animali presenti nella struttura: - introduzione di un’appropriata alimentazione portando a un abbassamento dell’incidenza di tumori dell’apparato gastrointestinale e a un aumento delle difese immunitarie generali; - trattamenti periodici per la prevenzione di malattie infettive e infestive; - protocolli profilattici e terapeutici a tutti i cani presenti (ad esempio i cicli vaccinali); - sterilizzazione (ovariectomia-ovarioisterectomia) delle femmine per la limitazione delle nascite; - attenzione per le norme igieniche con primario interesse nella pulizia dei locali; - scelta di uno staff di dipendenti sensibili alle condizioni di vita dell’animale, dotati di quel particolare feeling che rende più sereno il rapporto con gli animali del canile ed è in virtù di tale scelta che qualche volta si è tollerato che venisse meno il ”savoir faire” con il pubblico; - chiusura delle “zone notte” del canile con pannelli fonoassorbenti e coibentati. La struttura serve come ricovero di cani randagi, vaganti e smarriti. Grazie al microchip, installato in sottocute nella regione retroauricolare sinistra del cane, è possibile identificare il legittimo proprietario leggendo, con un apposito apparecchio elettronico, la “carta d’identità dell’animale”. Questo tipo di identificazione è stato scelto in quanto non modificabile, né asportabile. Inoltre è di facile e veloce lettura. Considerando che nella no47
stra Regione la dimensione media dei cani è di taglia rilevante, risulterebbe infatti difficile e pericoloso leggere il numero di identificazione normalmente tatuato all’interno della coscia destra. I cani vaganti e/o randagi recuperati non“microchippati” restano nel canile in attesa di adozione; contemporaneamente si procede, con conoscenze e con il supporto degli organi di informazione, a una ricerca per rintracciare l’eventuale proprietario. RANDAGI: si intendono soggetti privi di proprietario e dimora fissa, oppure che hanno avuto un proprietario ma sono stati successivamente abbandonati. VAGANTI: si intendono soggetti con proprietario e dimora accertati che sono scappati o semplicemente lasciati liberi di vagare. Si precisa che gli animali recuperati non sono soppressi eccettuati i casi in cui, secondo parere veterinario o dell’autorità competente, sono gravemente malati, incurabili o di comprovata pericolosità. Anche prima dell’entrata in vigore della Legge nazionale n° 281 del 14 agosto 1991, durante la gestione A.VA.PA. non sono mai state fatte soppressioni per questioni di numero o di spazio. Questa legge prevede la soppressione eutanasica solo quando i soggetti si trovano nelle condizioni, già citate, di grave malattia, incurabilità o di comprovata pericolosità. Ad esempio, quando si parla di un cane gravemente malato, noi come associazione intendiamo un animale con gravi lesioni alla spina dorsale, oppure affetto da neoplasia allo stadio terminale (cancro). In questi casi specifici si richiede l’eutanasia. La prassi usata, rigorosamente eseguita sempre ed esclusivamente da un veterinario, comporta prima l’anestesia e poi la soppressione con prodotti specifici (TANAX). Mentre in caso di recupero di animali pur feriti o menomati ma, a giudizio del veterinario, non gravi (amputazione di una zampa, mancanza di un occhio, cecità) essi sono tenuti in vita sebbene una loro un’adozione sia quasi impossibile.
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Struttura e organizzazione del Canile Regionale Il canile è materialmente organizzato e suddiviso in due aree utilizzate, rispettivamente, per l’isolamento e la lunga degenza. Nel settore di isolamento, secondo le disposizioni di legge, l’animale deve “soggiornare” per un periodo di 10 giorni, fatte salve specifiche direttive imposte dal sanitario, caso per caso. Durante questo tempo al soggetto è praticata una profilassi specifica consistente in un trattamento antiparassitario interno ed esterno, nella vaccinazione e nell’inserimento del microchip. Trascorso questo tempo e ultimata la profilassi, il cane è trasferito nei locali di lunga degenza. Secondo la legge devono trascorrere 60 giorni prima che l’animale possa essere dato in adozione, in quanto l’effettivo proprietario potrebbe ancora reclamarne il possesso. Si è così cercato di aggirare l’ostacolo con l’aiuto della norma di attuazione espressa nel “Decreto del 14.10.1996 art. 1, comma 4b.- Norme in materia di affidamento dei cani randagi”, così esplicitato: “l’affido di animali può avvenire in forma temporanea, prima che sia decorso il termine di 60 giorni dall’accalappiamento, solo se gli affidatari si impegnano a restituire gli animali ai proprietari che ne facessero richiesta entro il termine di 60 giorni”. Essa si è applicata per evitare di tenere, all’interno della struttura, cuccioli dai 2 o 3 mesi di vita sino ai 5. È giusto, infatti, che la persona interessata all’affido si goda il piccolo nel frattempo che il legittimo proprietario non lo reclama. Qualora ciò non accada, è assolutamente necessario che il cucciolo abbia un nuovo padrone. È da ricordare ancora che tutte le femmine presenti nella struttura sono sottoposte a sterilizzazione. Questo intervento è effettuato dall’U.S.L., con un veterinario all’uopo convenzionato, principalmente per evitare nascite di cuccioli nel canile e secondariamente per limitare le nascite anche nei soggetti dati in adozione. Si evitano così complicazioni per i padroni e non si incorre nel rischio di avere nuovi nascituri, passibili di aumentare un domani la schiera dei randagi. 49
Nel caso che arrivi una femmina già gravida, si rende necessario portare a termine la gravidanza a meno che la vita della futura mamma sia in pericolo. Per la Legge regionale n° 14 del 28 aprile 1994 - Norme per la tutela e per il corretto trattamento degli animali - chiunque abbia effettuato a proprie spese l’intervento di sterilizzazione sulla femmina può consegnare, previo accordo con il responsabile, i cuccioli alla struttura Regionale. Questa norma è basilare per una corretta prevenzione del randagismo, in quanto alcuni “incivili” si sbarazzano dei cuccioli indesiderati, gettandoli nei cassonetti dei rifiuti o affogandoli o uccidendoli, comunque, in modo cruento. L’area di lunga degenza è costituita da 6 settori: due per cani a lunga degenza divisi per età; uno per i cani operati o feriti; un quarto per gli anziani; uno per i soggetti sotto osservazione veterinaria e un settore per i cuccioli. I settori sono definiti con una zona scoperta e una zona coperta. La zona coperta è all’interno di un basso fabbricato ed è suddivisa in box di 3 metri per 4, con cuccia sollevata da terra e coibentata. La zona scoperta che misura 3 x 6 m è perimetralmente divisa da muretti sormontati da una rete metallica. Fra un box e l’altro è presente un divisorio alto 60 cm per evitare liti fra cani. Inoltre i settori di isolamento e quelli destinati ai soggetti giovani sono realizzati sempre con lo stesso modello, ma i materiali da costruzione dei box interni sono fatti con pannelli a “sandwich”, composti da isolante spesso di 7 cm nella parte interiore e di lamierino zincato a caldo in quella esterna. Al personale impegnato nella pulizia e nella cura quotidiana competono settori ben definiti, in modo che la conoscenza diretta dei soggetti sia più approfondita specialmente dal punto di vista caratteriale e comportamentale di ogni singolo cane, senza però ignorare una conoscenza generale della struttura che li ospita. Tutti i cani presenti in struttura sono vaccinati contro le malattie più comuni come a esempio la gastroenterite, il cimurro, l’epatite, la leptospirosi e la rabbia.
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IGIENE IN CANILE Il canile è suddiviso, come già indicato, in 6 settori, per un totale di 105 box, ognuno con una parte “a giorno “ esterna e una parte “a notte” interna, dove trovano posto le cucce coibentate per i rigidi inverni della nostra Regione e alcuni bruciatori ad aria calda che permettono di elevare la temperatura. I cani, per motivi di compagnia oltre che di spazio, sono sistemati in coppia. Le pulizie cominciano alle ore 8.00 del mattino e durano fino a mezzogiorno. Sono complete e fatte rigorosmente a fondo per i box interni mentre sono “più leggere” negli spazi esterni. La metodologia usata è la seguente: si fanno uscire i cani nella zona esterna, si lavano le ciotole e si cambia l’acqua, si pulisce il pavimento degli interni con acqua, detergente e/o disinfettante oppure con acqua e segatura, a seconda delle esigenze e della stagione. In seguito si passa alla pulizia degli esterni. Nel pomeriggio alle ore 14.30 si ricomincia con la pulizia degli esterni fino alle ore 16.30 circa, momento in cui comincia la distribuzione del cibo. Le operazioni terminano verso le ore 18.00. Tre volte alla settimana si effettua una pulizia con l’uso di un disinfettante mentre la disinfestazione è fatta una volta ogni due o tre mesi, a seconda della stagione. Gli interventi per questo tipo di operazione sono fatti, previo accordo, dal personale preposto dall’U.S.L. veterinaria fornito delle attrezzature adeguate e necessarie per i trattamenti del caso. Ai box dei cuccioli si dedica una pulizia particolare: il pavimento è tappezzato con le pagine dei quotidiani su cui ne sono posati altri preparati a striscioline, sotto forma di trucioli, per mantenere il pavimento più asciutto e sono cambiati due volte al giorno. Tutti gli ospiti del canile hanno un nome. Il personale li controlla scrupolosamente e segnala alla direzione eventuali problemi sia igienici sia sanitari. I cani a pelo lungo sono tosati. Il nostro sogno è di poterli dare in adozione dopo aver fatto loro un bel bagno!!
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ALIMENTAZIONE IN CANILE Per quanto riguarda l’alimentazione, è somministrato un mangime di buona qualità e di ottima marca con un valore proteico non superiore al 22%. La nutrizione prescelta è un alimento che deve essere reidratato in una percentuale pari al 40% di acqua. La scelta di questo tipo di alimentazione rispetto alla tradizionale (carne o riso, carne e verdura) è preferita per grossi concentramenti di animali in quanto risulta essere più pratica e più rapida sia nella preparazione sia nello stoccaggio nonché per motivi igienici: si evita, infatti, lo scongelamento della carne e la bollitura dei vari componenti del pastone. Esistono in commercio vari prodotti secchi con apporti proteici superiori, la cui quantità somministrabile dovrebbe essere inferiore, ma creano così un problema di “infelicità” del cane. Ad esempio: gli astronauti mangiano cibo confezionato in capsula, sicuramente ottimo e molto nutriente, ma non appagante né visivamente né gustativamente. Nel nostro caso, invece, al cane si danno 500 grammi di mangime secco (reidratato, circa 1.200 grammi) con l’aggiunta di una piccolissima quantità di carne che soddisfa l’aspetto nutrizionale, gustativo e olfattivo. Le scelte sono concordate con l’U.S.L. veterinaria secondo le vigenti disposizioni che vietano, con grande approvazione da parte nostra, l’uso di avanzi di mense o di altro cibo cucinato impropriamente, atto a provocare gravi disturbi intestinali oltre a favorire patologie di varia natura. Tutto quanto enunciato in precedenza si riferisce ai cani a lunga degenza, mentre per le mamme, i cuccioli e i cani feriti, esiste un altro tipo di alimentazione molto più ricca in vitamine e in proteine. SOMMINISTRAZIONE DEL CIBO. La distribuzione incomincia nel pomeriggio intorno alle ore 16.00 e termina alle ore 18.00. Per motivi di igiene il cibo è servito in ciotole di acciaio inossidabile e, per lo stesso motivo, si usano secchi di alluminio o di acciaio inossidabile come contenitori di acqua da bere. L’ideale sarebbe avere la possibilità di usare l’acqua corrente per l’abbeveraggio, ma questo comporterebbe costi troppo elevati da sostenere. Ci auguriamo, comunque, di arrivare a fornire anche questo servizio. 52
Costruire un canile: tecniche e materiali. Tralasciando le incombenze di carattere burocratico e amministrativo, il primo passo per la costruzione di una buona struttura è la scelta dei materiali e delle tecniche di costruzione. La struttura deve essere realizzata rispettando le norme igieniche previste per i concentramenti di animali, anche per il rilascio delle autorizzazioni necessarie. Nello specifico, la struttura deve avvalersi di box facilmente lavabili e disinfettabili e deve disporre di : - 1 locale di osservazione sanitaria - 1 locale da adibire a cucina o preparazione di cibo - 1 locale per lo stoccaggio del cibo - 1 locale per la raccolta dei materiali e degli strumenti per la disinfezione e la disinfestazione - 1 locale per le visite veterinarie con pareti piastrellate e smaltate fino all’altezza di 2 metri Un materiale da costruzione che si possa considerare adatto a un canile deve essere resistente a tre elementi fondamentali, quali l’usura, la ruggine e il fuoco (usato per alcuni tipi di particolari disinfezioni). Deve essere innocuo per i suoi futuri ospiti (qualora dovessero accidentalmente ingerirlo) e comunque non pericoloso in caso di effetti traumatici diretti sugli animali. Il pavimento in cemento può essere causa di allergie cutanee nei punti di contatto con la pelle degli animali. Per tale ragione è preferibile scegliere il cemento refrattario all’umidità o impermeabilizzare il suolo con apposite resine. La pendenza della pavimentazione deve essere indirizzata verso le canaline di raccolta dei liquami che saranno convogliati nella fossa IMOF, la cui dimensione deve essere studiata in base al numero degli animali presenti. Tale impianto è necessario anche laddove è presente la rete fognaria. I fabbricati e i box che costituiscono il canile devono garantire una temperatura costante che sia bassa in estate alta in inverno. Perché questo sia 53
possibile, è necessario utilizzare materiale isolante ricoperto da materiale impermeabilizzato. La parte esterna deve essere realizzata in rete metallica elettrosaldata, fissata su muretti o lamiere zincate con altezza di almeno 60 centimetri. Si consiglia che tale “cortiletto” disponga di una parte coperta (o tettoia) per riparare il cane dalla pioggia, dalla neve e dal sole. Il pavimento di questa zona, se di piccole dimensioni, deve essere lavabile. Sarebbe auspicabile che davanti a questo “cortiletto” il cane possa disporre di uno spazio di grosse dimensioni.
Consigli per una cuccia Per quanto riguarda la cuccia, l’isolante migliore è il legno, anche se questo purtroppo comporta problemi sia per quanto riguarda la durata nel tempo sia per la sua disinfezione e pulizia quotidiana. Per questo motivo nella nostra struttura, le cucce sono fatte in lamierino zincato verniciato a caldo, in cui è inserito il polieretano espanso, comple54
tamente ribordato, e con l’apertura superiore a compasso affinché la pulizia risulti molto più semplice. Queste norme valgono anche per le persone che devono costruire cucce per il proprio cane: queste devono essere sollevate da terra, orientate sempre nel senso dell’entrata della proprietà, in quanto il cane deve avere la possibilità di vedere sempre l’ingresso di casa, inoltre, devono avere una dimensione pari al doppio della taglia del cane (elemento che deve essere sempre preso in considerazione). Laddove è possibile, sarebbe auspicabile realizzare una piccola tettoia per evitare che il cane abbia come unico rifugio la cuccia. Per il cane che vive in appartamento è sufficiente una brandina in tela, facilmente lavabile.
UN CANILE IDEALE Brevi considerazioni. La Legge Nazionale n° 281, pur essendo ottima, a nostro parere ha solo parzialmente risolto i problemi dei canili senza toccare il vero e proprio problema degli animali ospitati al suo interno. Ha ridisegnato le strutture e l’organizzazione delle stesse, lasciando invariata la logica della “struttura di canile”, cioè una condizione di detenzione in attesa di adozione. Fermo restando che nella struttura valdostana si è cercato di trovare un equilibrio fra il benessere animale (welfare) e le leggi sia nazionali sia regionali, sarebbe fantastico se si potesse ristrutturare o meglio rifare l’attuale canile seguendo parametri esclusivamente orientati al benessere dei cani ospitati. Questa nuova realizzazione dovrebbe tenere in considerazione il benessere sia fisiologico sia ecologico-etologico. Per fisiologico si intende quello legato all’integrità fisica, mentre per ecologico ed etologico si intende la creazione di un habitat adeguato e la possibilità per l’animale di esplicare il proprio codice comportamentale. Conseguentemente, valutando e considerando questi parametri, le aree di ricovero dovrebbero essere di circa 20-25 metri quadrati, con una zona 55
notte di 5 mq, una zona giorno di 15 mq e un’ulteriore area verde per le uscite di gruppo necessarie alla socializzazione e agli incontri con i visitatori. Sarebbe necessario che l’intera struttura fosse attrezzata con ampie aree verdi circondate da alberi, siepi e sentieri provvisti di panchine, per le persone che amano vivere a contatto con la natura e gli animali. Questo tipo di ambiente ridurrebbe lo stress degli ospiti della struttura che, messi in condizioni ottimali, cioè in ricoveri non di cemento, eviterebbero di abbaiare in continuazione provocando numerosi problemi agli abitanti della zona circostante. Il canile dovrebbe essere un ambiente il più naturale possibile e quindi le aree cementificate dovrebbero essere ridotte al minimo per lasciare spazio al verde. Se si riuscirà a realizzare questo sogno, tale luogo potrà divenire un piacevole spazio di confort per gli animali ospitati, nonché un punto di incontro per i cittadini. In questo modo il canile potrà veramente incentivare le adozioni, assolvendo al suo compito primario che è di diventare un punto di transito per i cani senza padrone e un luogo di educazione zooantropologica.
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I CANI Cenni di cinognostica (scienza zoognostica dedicata allo studio del cane) Stabilito che ci sono circa 500 razze tra ufficiali e non, è interessante cercare di catalogarle in gruppi secondo criteri di appartenenza a certe tipologie costituzionali.
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BREVI CENNI DI ALIMENTAZIONE
Premessa La corretta alimentazione costituisce uno dei cardini per la prevenzione delle malattie in ogni specie animale. Lo stato di custodia dei cani ospitati nei canili o lo stress sopportato dai gatti catturati, sottoposti a intervento chirurgico, assistiti per il periodo postoperatorio, sono fattori che rendono ancora più necessaria la pratica di una corretta alimentazione. Tratteremo dei principi basilari di questa pratica in merito ai fabbisogni, al tipo di alimento, alle modalità e alla frequenza di somministrazione.
PRINCIPI GENERALI Alimenti diversi per le diverse specie animali. Ogni sostanza alimentare contiene diversi principi nutritivi. Sulla base dello specifico contenuto essi sono impiegati nell’alimentazione delle diverse specie animali. Non tutti gli alimenti sono indistintamente idonei all’alimentazione di ogni specie animale. È intuitivo, ad esempio, che gli alimenti adatti a un bovino (erba, fieno, farine di cereali e così via) non sono adatti ad altre specie animali, come il cane, l’uomo e il gatto. Questo dipende dal tipo di digestione degli alimenti. L’apparato digerente presenta infatti diversità più o meno marcate a seconda della specie animale considerata. Il cane e il gatto sono definiti “carnivori” perché si cibano in prevalenza di tessuti provenienti dai corpi di prede o carcasse. Non mangiano soltanto i muscoli, ma anche le interiora con il contenuto di origine vegetale in esse 58
presenti, considerato che le prede e le carcasse sono, in genere, appartenenti a specie animali non carnivore. Alimenti diversi a seconda della composizione. Ogni sostanza alimentare, se sottoposta ad analisi chimica, risulta essere composta da diversi principi nutritivi. Basta osservare il cartellino o meglio l’etichetta che descrive il contenuto di un qualsiasi mangime confezionato. Troviamo costantemente le seguenti diciture: Sostanza secca Ceneri Protidi Lipidi Fibra Estrattivi inazotati Integrazioni Queste diverse voci, se opportunamente considerate, ci consentono di valutare l’idoneità di un mangime e il suo valore nutritivo per una determinata specie animale. Sostanza secca: è quello che resta di un alimento una volta fatta evaporare tutta l’acqua in esso contenuta. Questo aspetto deve essere attentamente considerato al momento della valutazione del costo dell’alimento (il valore nutritivo dell’acqua è uguale a 0) e della sua conservabilità. Alimenti ricchi di acqua sono, infatti, più deperibili di alimenti secchi. Ceneri: è quanto rimane dell’alimento dopo averlo sottoposto a carbonizzazione. Un’alta quantità di ceneri deve far supporre una forte componente minerale. I minerali non devono oltrepassare determinati valori in quanto molti di essi, oltre a non avere attività nutrizionale, possono rappresentare rischi per la salute del consumatore. 59
Protidi: sono le proteine, a base di aminoacidi il cui apporto è fondamentale. L’apporto proteico deve essere maggiore nelle fasi di accrescimento, convalescenza, gravidanza e allattamento. Le proteine sono soggette a denaturazione per esposizione a calore e sono facilmente deperibili a contatto con l’acqua. Lipidi: sono le sostanze grasse, di origine animale o vegetale. I grassi hanno la funzione di accumulatori di energia. Sono scorte presenti, ad esempio, nei semi e nei tessuti adiposi. Richiedono meccanismi complessi per la loro assimilazione. Eccessi di grasso producono forme diarroiche. I grassi si deteriorano a contatto con l’aria e in un ambiente umido. Fibra: sono le catene di cellulosa e lignina derivate esclusivamente dal mondo vegetale. Non sono assimilate dai carnivori e sono quindi eliminate con le feci. La fibra ha un ruolo molto importante soprattutto nel cane, fisiologicamente stitico. Migliora il transito delle feci a livello intestinale consentendo, contemporaneamente, un assorbimento di energia più graduale. Estrattivi inazotati: questo valore deve essere considerato come affine a quello degli zuccheri presenti, anche se i due termini non coincidono completamente. Gli zuccheri sono la principale fonte di energia per un qualsiasi organismo. In mancanza di un apporto sufficiente ogni organismo ne produce a partire da grassi o addirittura da proteine. Il lattosio, zucchero del latte, generalmente è facilmente digeribile. Se l’organismo per un periodo lungo non assume questo alimento, può perdere la capacità di digerirlo per mezzo di un enzima chiamato “lattasi”, destinato a trasformare il lattosio in zuccheri semplici. La conseguenza, in una situazione del genere, è che a ogni consumo di latte seguono episodi diarroici di una certa violenza.
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Integrazioni: questa voce indica cosa è stato aggiunto a un mangime per renderlo ancora più rispondente all’uso a cui è destinato (sali minerali o vitamine). Tabella fabbisogno giornaliero di acqua (vita normale) Peso del cane 3 Kg. 6 Kg. 10 Kg. da 25/30 Kg. in poi
Quantità di acqua 1/4 litro 1/2 litro 3/4 litro 65 ml. x Kg.
CONSIGLI UTILI Sarà cura del vostro veterinario di fiducia consigliare la giusta alimentazione in base al tipo di cane, al suo stile di vita, al movimento, all’età, e così via. Occorre comunque tenere a mente alcune nozioni dietetiche: - se è un cucciolo e non è abituato non bisogna mai dare latte - non somministrare cibo in scatola (se non in caso di particolari diete prescritte dal veterinario) - è preferibile un’alimentazione fresca, quando si è in grado di bilanciare gli alimenti, altrimenti è opportuno utilizzare un mangime secco di ottima qualità senza aggiungere niente - non dare cibo fuori pasto - non dare avanzi di cibo - mai dare dolci - mai dare ossa di pollo o frattaglie come cuore, polmoni e milza - mai dare fritti - fondamentale: l’acqua a disposizione deve essere sempre fresca e pulita
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Se possediamo un cane femmina, ricordiamoci che intorno agli 8-10 mesi, avrà il suo 1° ciclo mestruale (calore) che si ripresenterà ogni 6 mesi. Dobbiamo tenere a mente alcune regole importanti se vogliamo evitare la nascita di cuccioli. Occorrerà sorvegliare di continuo la vostra cagnolina per evitare che si allontani in cerca di un compagno. Se doveste trovarla in compagnia di un maschio, in fase di accoppiamento avanzato (attaccati), non provate a staccarli in nessun modo ma, finita tale fase, consultate il vostro veterinario ed esponetegli il problema. È da ricordare comunque che la gravidanza durerà dai 56 ai 64 giorni. Se in concomitanza a perdite ematiche (goccioline di sangue) di colore scuro dalla vagina, notate una eccessiva sete e una mancanza di appetito, consultate immediatamente il vostro veterinario in quanto ci potrebbe essere un’infezione in corso. Se notate che le feci del vostro cucciolo non hanno consistenza (diarrea), non somministrate mai acqua di riso, ottima per problemi analoghi dei bambini, ma dannosa per gli animali. Se il vostro cane, ogni qualvolta sale in macchina ha un eccessiva produzione di saliva (sbava) e soffre l’auto, potete somministrare prodotti uguali a quelli usati per i bambini, ma consultate prima il medico-veterinario. Se affrontate un lungo viaggio nel periodo estivo e la vostra auto non é provvista di climatizzatore, dovete avere l’accortezza di bagnare ripetutamente il capo del vostro cane. Se prendete un cucciolo abituatelo a sporcare sui giornali coprendo con questi i pavimenti delle stanze più frequentate, per poi progressivamente ridurre i giornali fino a identificare uno spazio preciso. Terminata questa fase che può durare circa 10 giorni, ogni qualvolta andate fuori con il vostro cucciolo potete posizionare un foglio di giornale per terra e vedere i risultati. Si deve passeggiare il nostro amico scegliendo con oculatezza gli orari e non aspettare che “non ne possa più”! Cominciate, ovviamente, la mattina, dopo il lungo riposo notturno e ripetete il “rito” preferibilmente qualche minuto dopo i pasti, quando il processo digestivo è appena agli inizi. Per una corretta convivenza non si deve dimenticare di raccogliere con apposi-
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te palette le feci del nostro amico cane. Il mercato ne offre di svariate fogge e qualità, tutte utilissime. Per capire il suo stato di salute è importante abituare il vostro cane a mangiare in un tempo massimo di 10 minuti e non durante l’arco della giornata. Per fare questo, trascorso tale tempo limite, provate a gettare il contenuto della ciotola nella spazzatura, facendovi scorgere da lui. Non dategli più niente sino al pasto successivo. Il motivo di tale drastica imposizione non è per puro sadismo ma per avere un rapido segnale circa il suo stato di salute. La frequenza dei pasti varia a seconda dell’età del soggetto: 3 pasti da 2 a 4 mesi 2 pasti da 4 a 10 mesi 1 pasto dopo i 10/12 mesi Si consiglia di abituare il cane sin da cucciolo a mangiare nella sua ciotola, sollevata da terra a un’altezza pari alla base del collo dell’animale in modo che debba solamente piegare la testa. Questo per due fondamentali motivi: - per una crescita corretta dal punto di vista osseo, evitando atteggiamenti scorretti degli arti sia anteriori sia inferiori; - per un corretto insegnamento riguardo “il rifiuto del cibo”. Un accorgimento utile “può salvare la vita al vostro cane”. Se riuscite ad abituarlo a mangiare solo nella sua ciotola, potete passare alla fase successiva che gli permetterà di rifiutare il cibo offertogli da estranei. Come? Chiedete a un estraneo di gettare per terra una fettina di carne riempita di peperoncino, abbondando nella dose. Attendete che il vostro cane la mangi. Sicuramente avrà dei bruciori in bocca. Trascorsi circa 10/ 15 giorni, ripetete l’operazione. Se l’esito è stato positivo, il vostro amico cane non la mangerà più. A questo punto raccogliete la fettina di carne non buona e senza farvi scorgere da lui, sostituitela con un’altra buona e chiamandolo la depositerete nella sua ciotola. IL GIOCO È FATTO!!
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PUBERTA’, GRAVIDANZA E PARTO DEL CANE I vari “periodi” fisiologici della vita del cane sono regolati da variazioni ormonali. La maturità sessuale, o pubertà, rappresenta il momento in cui un organismo è in grado di accoppiarsi e dare origine ad una nuova vita . Essa viene raggiunta in tempi diversi nei vari animali. Nei cani di piccola taglia il primo calore compare, in genere, intorno al sesto- ottavo mese di età mentre nelle razze più grandi e giganti può verificarsi a dieci-dodici mesi. La comparsa della pubertà è comunque influenzata da fattori genetici, alimentari ed ambientali. Dopo la pubertà la cagna presenta, solitamente, due calori all’anno, distanziati di sei-sette mesi. Il ciclo sessuale della femmina può essere suddiviso teoricamente in tre momenti: periodo di riposo sessuale, proestro (periodo che precede il calore) ed estro ( il calore vero e proprio). Nel cane maschio un vero ciclo sessuale non è riconoscibile. Dopo la pubertà il cane è potenzialmente in grado, in ogni momento, di accoppiarsi ma deve essere stimolato in senso olfattivo e visivo dalla femmina in calore. La conoscenza del ciclo sessuale della femmina è particolarmente importante quando si desidera o non si desidera fare accoppiare il proprio animale poiché l’accoppiamento deve avvenire durante l’estro, vale a dire tra il nono e il tredicesimo giorno del ciclo in media. Nel periodo che precede il calore propriamente detto si osservano nella cagna cambiamenti anatomici e fisiologici. Durante i primi giorni la cagna può mostrarsi irrequieta ed inappetente, urina spesso e tende a fuggire in cerca di maschi; la vulva si ingrossa e si verificano leggere perdite sanguinolente. In questa fase la femmina attira i maschi ma rifiuta ancora l’accoppiamento. Durante l’estro la cagna accetta il maschio, la vulva è ancora gonfia ma le perdite diminuiscono. In sostanza, il periodo fertile della cagna non coincide con il periodo in cui ci sono le perdite ma è limitato ai 3-5 giorni successivi. Se non avvengono accoppiamenti le manifestazioni estrali regrediscono 64
progressivamente. Da 45 a 60 giorni dopo il calore, talvolta, in femmine non gravide si possono osservare anomalie dell’apparato mammario e del comportamento dette pseudo-gravidanza, gravidanza isterica o falsa gravidanza: l’intervento del veterinario risolverà tale situazione. Se si verifica l’accoppiamento ed avviene il concepimento, la gravidanza ha inizio e dura dai 58 ai 63 giorni. Per la diagnosi il proprietario può empiricamente basarsi sull’aumento di volume dell’addome e sui cambiamenti fisici e caratteriali della femmina. Il corretto svolgersi della gravidanza deve essere valutato dal veterinario con esami precisi ed attendibili: - palpazione dell’addome tra il 28° ed il 33° giorno di gestazione - indagine ecografica al 57° giorno di gravidanza per la valutazione della funzionalità cardiaca e la vitalità dei feti. - radiografia al 57° giorno per la valutazione del numero di feti e del diametro del canale del parto rapportato a quello del cranio dei piccoli. A metà della gravidanza, oltre al graduale ingrossamento dell’addome dipendente anche dal numero di feti presenti e dallo stato di nutrizione della madre, si può osservare un leggero aumento di volume delle mammelle. A questo punto della gestazione è opportuno aumentare gradatamente la quantità di cibo somministrata alla cagna ed assicurarsi di nutrirla con una dieta bilanciata soprattutto per quanto riguarda l’apporto di calcio e fosforo, indispensabili per l’allattamento. In prossimità del parto la futura madre è in genere irrequieta , inizia a cercare un luogo tranquillo e confortevole da destinare alla “cuccia” e spesso scava buche, raspa sul pavimento, sul divano, cerca di entrare negli armadi. Il proprietario dovrebbe tenere sotto controllo la cagna senza disturbarla ed allestire un giaciglio ( un cesto, uno scatolone) adatto a contenere madre e cuccioli. Poco prima del parto si osserva la presenza di muco chiaro che fuoriesce dalla vagina, l’ingrossamento delle mammelle e la produzione di colostro, ossia il liquido che si forma prima del latte, ricco di proteine ed anticorpi. La temperatura rettale può abbassarsi di un grado. 65
Prima del travaglio è consigliabile tagliare i peli in eccesso che si sono aggrovigliati intorno alla vulva e ai capezzoli e pulire questi ultimi. La durata del parto è molto variabile: da 30-60 minuti a parecchie ore ed ogni cucciolo può nascere da 10-20 minuti a 4-5 ore di distanza dal precedente. L’inizio del parto si manifesta con contrazioni uterine che, dapprima distanziate , si fanno più frequenti e più dolorose. Dalla vulva appare il primo involucro fetale, una sacca trasparente contenente un liquido verdastro (il liquido amniotico) che si rompe rapidamente. La cagna inghiotte immediatamente il liquido e, se tutto è normale, il primo cucciolo viene espulso dopo poco tempo. Il piccolo si presenta solitamente con la testa ma anche la posizione podalica (con gli arti posteriori) non crea grosse difficoltà nella maggior parte dei casi. E’ importante che dopo “la rottura delle acque” il cucciolo venga alla luce relativamente presto poiché la placenta non assicura più l’ossigenazione e il piccolo rischia di asfissiare. Se dopo un paio d’ore dalla rottura delle acque le contrazioni non sono iniziate occorre chiamare il veterinario. Il neonato viene espulso seguito dalla placenta alla quale è attaccato mediante il cordone ombelicale e frequentemente è ancora circondato dal suo involucro. La madre normalmente si affretta a leccare il piccolo per stimolarlo a respirare, ingerisce l’involucro e taglia con un morso il cordone ombelicale. L’ingestione degli invogli fetali è responsabile delle feci nerastre che la cagna produce per qualche giorno. La vicinanza del proprietario, in molti casi, tranquillizza la neomamma ed è utile nelle situazioni di emergenza. Se il cucciolo sembra avere difficoltà respiratorie è necessario stimolarlo dopo averlo liberato dagli involucri e dal muco che può ostruire le vie respiratorie. Occorre asciugarlo con un panno morbido, tenerlo a testa in giù, massaggiare il suo corpicino con un dito e avvicinarlo ad una mammella della madre per facilitare l’assunzione del colostro. E’ raro che una cagna partorisca un solo cucciolo, salvo nel caso in cui appartenga ad una razza nana o sia al primo parto, per cui si deve attendere l’espulsione di altri cuccioli. Tra un’espulsione e l’altra, la cagna si riposa e recupera le energie per le successive contrazioni. 66
Nella maggior parte dei casi, la cagna partorisce del tutto normalmente e provvede spontaneamente a tutto ciò che serve. Tuttavia, in alcuni casi, possono intervenire difficoltà dovute sia alla madre sia al cucciolo. Riguardano la madre l’insufficiente ampiezza delle vie genitali, la scarsa dilatazione, gli sforzi espulsivi non efficaci. Il cucciolo, invece, può essere troppo grosso o in posizione non corretta. Di fronte a questi problemi occorre contattare il veterinario che potrà decidere di effettuare il taglio cesareo. E’ sempre meglio avvisare il veterinario che il parto è in corso in modo da poterlo rintracciare in caso di bisogno . Sia nei casi dubbi che in situazioni di assoluta tranquillità è utile ricorrere ad una visita veterinaria 2-5 giorni dopo il parto. E’ sempre possibile, infatti, che un cucciolo, una placenta o alcuni batteri siano rimasti nell’utero e provochino delle complicazioni. Il veterinario controllerà anche la cucciolata al fine di individuare eventuali malformazioni ed anomalie che potrebbero ostacolare la vita futura dei piccoli. I CUCCIOLI NELLE PRIME SETTIMANE DI VITA Una femmina sana e ben nutrita provvede all’alimentazione dei cuccioli, almeno fino alla fine della loro quarta settimana di vita. E’ opportuno controllare che i capezzoli siano morbidi e puliti - prima del parto sono stati lavati accuratamente affinché non compaiano ingorghi mammari o mastiti, provvedendo eventualmente a svuotare manualmente le mammelle interessate, solitamente le due posteriori, con un leggero massaggio o spremitura. Inoltre è importante verificare che ogni cucciolo defechi regolarmente: se la cagna non lecca la pancia del cucciolo prima e dopo ogni pasto, è utile provvedere manualmente con un panno ad assicurare una normale evacuazione dell’alvo. E’ infine importante accertare che tutti i cuccioli abbiano la possibilità di assumere il latte dalla madre verificando che tutti siano capaci di afferrare un capezzolo e di succhiare e che crescano gradualmente di peso. E’ importante che ogni cucciolo cresca regolarmente ogni giorno anche se con ritmi di aumento ponderale diversi per ciascun cucciolo. 67
Una femmina di 30 - 35 kg. di peso produce una quantità di latte pari al 2,5% del suo peso nella prima settimana di lattazione. Tale percentuale aumenta nelle successive settimane fino al 4,3% ed oltre della quarta settimana, che coincide con il punto massimo della curva di lattazione. La produzione di latte diminuisce poi fino ad esaurirsi alla settima settimana. Per produrre una così elevata quantità di latte, pari a 800 - 1400 gr. di latte al giorno, il fabbisogno alimentare e nutrizionale della cagna aumenta di duetre volte rispetto a quello normale di mantenimento. Se la dieta normale di mantenimento è ben bilanciata, non c’è motivo di modificarne le proporzioni: è corretto aumentare la quantità somministrata giornalmente, dividendola in due, o in tre pasti. Bisogna tenere presente ancora, che uno stato di disidratazione anche lieve blocca immediatamente la secrezione di latte. Quindi è necessario evitare o curare prontamente qualsiasi forma diarroica e lasciare sempre a disposizione acqua fresca e pulita. PARASSITI DEI CUCCIOLI Alcuni parassiti - Toxocara canis ed altri, possono essere trasmessi attraverso la placenta o il colostro dalla madre asintomatica ai cuccioli, mentre altri parassiti - Ancylostoma caninum ed uncinaria stenocephala, possono essere trasmessi per via galattogena, causando infestazioni prenatali e perinatali molto pericolose che, in ogni caso, compromettono lo stato di salute e di crescita del cucciolo. Per questo motivo è indispensabile procedere sempre molto precocemente a 15 e 30 giorni di vita, ad un adeguato trattamento con un prodotto specifico; consultate il vostro veterinario di fiducia. COME SVEZZARE UN CUCCIOLO Periodo chiave nella vita di un cucciolo, lo svezzamento richiede un’attenzione particolare da parte dell’uomo. Il cambio di regime alimentare infatti deve necessariamente sottostare ad alcuni imperativi che possono garantire la riuscita. 68
Lo svezzamento costituisce per il cucciolo una tappa fondamentale della sua crescita per almeno tre fattori: il processo di socializzazione, la maturazione del sistema immunitario e il cambio di regime alimentare. IL PROCESSO DI SOCIALIZZAZIONE La socializzazione è caratterizzata da un momento, compreso tra la terza e la sesta settimana di vita, durante il quale il cucciolo è attirato dagli individui che lo circondano, e comincia a riconoscerne le caratteristiche. Successivamente, tra la settima e la dodicesima settimana, il timore prevale sulla curiosità, rendendo più difficile l’accetazione di nuovi elementi dell’ambiente. Bisogna dunque approfittare della fase di svezzamento per offrire al cucciolo un ambiente ricco e stimolante e per metterlo in presenza di persone e altri animali affinché si abitui a loro per tutta la vita. EVOLUZIONE DELLA FUNZIONE DIGESTIVA Nel corso dello svezzamento, le capacità digestive del cucciolo evolvono e mutano secondo alcune precise tappe. Innanzitutto l’animale perde progressivamente la sua capacità di digerire il lattosio, lo zucchero contenuto nel latte. Infatti, l’attività della lattasi, enzima deputato alla demolizione di questo zucchero, cade bruscamente a circa un settimo del livello riscontrato nella fase precedente lo svezzamento. Questa insufficienza enzimatica causa fermentazioni intestinali acide nel colon, provocando fenomeni di diarrea osmotica. Nello stesso periodo, la capacità di digestione dell’amido si sviluppa fortemente, grazie alla produzione di enzimi (amilasi) pancreatici e intestinali. Questa capacità di digestione dell’amido, tuttavia, si sviluppa abbastanza lentamente e il rischio di diarree dovute a maldigestione di alimenti ricchi di tale sostanza è costante fino all’età di 3 mesi. I fenomeni di diarrea in questa fase di sviluppo del cane sono sempre da evitare, in quanto possono causare processi di disidratazione violenta e ritardi nella crescita. 69
Per minimizzare il rischio di diarrea durante lo svezzamento, si raccomanda di eliminare progressivamente il latte dalla razione e di scegliere un alimento di alta digeribilità, ma che contenga meno del 30% di amido (% sulla sostanza secca). Anche l’acidità gastrica e duodenale, così come l’attività motoria intestinale, tendono sempre più verso i valori che si riscontrano nell’adulto. CRONOLOGIA DELLO SVEZZAMENTO Normalmente la cagna, quando i suoi cuccioli raggiungono la quarta settimana circa, rigurgita dell’alimento predigerito per iniziare lo svezzamento. Poco più tardi (quinta-sesta settimana) la femmina impedisce ai cuccioli di succhiare il latte, obbligandoli a un cambiamento dell’alimentazione. Da questo momento si rende conveniente separare, durante i pasti, la cagna dai cuccioli, affinché questi possano accedere liberamente al cibo senza che la madre impedisca loro di mangiare, per imporre la sua condizione di femmina dominante. La separazione definitiva della madre dai cuccioli dovrebbe avvenire non prima della settima-ottava settimana. Questo periodo minimo sembra essere il più propizio e causare una minore incidenza di malattie negli animali che si distaccano dalla madre. SCELTA DELL’ALIMENTAZIONE La fase di svezzamento dunque ha il compito di portare progressivamente i giovani a consumare lo stesso tipo di alimento della madre. In ogni caso, le esigenze nutritive sono identiche per la cagna e per i cuccioli: alto tenore in energia, apporto proteico quantitativamente e qualitativamente elevato, aumento degli apporti minerali, in particolare di calcio e di vitamine. Qualunque sia il tipo di alimento impiegato, i pasti devono comunque essere idratati, magari all’inizio con un po’ di latte, poi con acqua, affinché l’alimento presenti una consistenza molle e pastosa. 70
Dell’acqua fresca e pulita deve essere sempre a disposizione e rinnovata più volte nel corso della giornata. Una integrazione minerale e vitaminica deve essere sempre avviata fin dall’inizio dello svezzamento. FREQUENZA DEI PASTI Per non sovraccaricare l’apparato digerente, si raccomanda di alimentare i cuccioli mediante pasti frequenti e leggeri, somministrando tre o quattro volte al giorno una parte della razione quotidiana. Tale frequenza sembra dare i migliori risultati per la crescita dei cuccioli, a condizione che questi dispongano di una ciotola sufficientemente grande a cui tutti possano avere libero accesso, per evitare che qualche soggetto dal carattere dominante impedisca agli altri di alimentarsi. E’ consigliabile inoltre separare la madre durante i pasti o tenerla legata ad una certa distanza. In genere è sconsigliato lasciare l’alimento a libera disposizione dei cuccioli per un periodo illimitato, in quanto tale abitudine può causare una certa tendenza alla sovralimentazione e a un comportamento alimentare anomalo, che il cane può successivamente perdere con difficoltà. E’ perciò preferibile mettere a disposizione l’alimento solo per un tempo limitato (15 - 20 minuti al massimo) e poi levare ciò che resta. Una buona abitudine è anche quella di effettuare la pesata di tutti gli animali in crescita almeno una volta alla settimana, per controllare la regolarità dell’incremento di peso. BISOGNI ENERGETICI Il peso del cucciolo alla nascita evolve molto rapidamente, raddoppiando già dopo 7 - 10 giorni e triplicando dopo 3 settimane. Un cucciolo dunque guadagna quotidianamente dal 5 al 10% del suo peso durante le sue prime settimane di vita. Questa fase di crescita, prima dello svezzamento è associata a una modificazione quali-quantitativa dei tessuti dell’animale. Dal momento che nei cani esiste una grande variabilità legata alle differenze di razza e a fattori individuali, i dati per i bisogni energetici in rappor71
to al peso vivo nel corso delle prime settimane di vita variano considerevolmente. Per alcune razze di piccola taglia lo svezzamento corrisponde già al picco di crescita: in questo periodo, i cuccioli appartenenti a queste razze consumano una razione doppia rispetto a un cane adulto dello stesso peso. Al contrario, la crescita dei cuccioli di razze di taglia grande continua anche dopo lo svezzamento. In tali razze, il cane in crescita consuma 3,5 volte più energia per kg. di peso vivo di un adulto della stessa razza. In tutti i casi comunque, il cane nella fase dello svezzamento ha dei fabbisogni energetici almeno doppi rispetto al cane adulto.
VACCINAZIONE DEL CANE Tutti i cuccioli devono essere vaccinati secondo uno schema stabilito ed individualizzato dal proprio veterinario di fiducia. Se il cucciolo nasce da una madre regolarmente vaccinata e viene allattato in modo naturale, esso riceve gli anticorpi materni che lo proteggono mediamente per le prime sei settimane di vita. Trascorso tale periodo i tassi anticorpali scendono a livelli poco protettivi ed è necessario vaccinare l’animale. La vaccinazione serve a proteggere il cane da malattie batteriche o virali tanto gravi da risultare talora mortali. Sono, inoltre, un’occasione per sottoporre annualmente il proprio animale ad una completa visita di controllo. Il sistema di vaccinazione è variabile in funzione di: - età dell’animale - periodo o stagione - epidemie in atto - disposizioni comunali Le più comuni malattie contro le quali il piccolo amico deve essere vaccinato sono: cimurro, epatite infettiva, parvovirosi e leptospirosi. Normalmente il primo vaccino viene effettuato al secondo mese di vita, ma questo intervento non è sufficiente in alcun modo a proteggere l’anima72
le: dovrà, pertanto, essere ripetuto due o più volte a seconda dello schema adottato dal veterinario curante. Per quanto riguarda la rabbia, tale malattia oggi non è più presente nel nostro territorio. L’esecuzione del vaccino antirabbico ha una utilità prettamente burocratica e risulta indispensabile per l’espatrio, per il trasporto del cane in aereo o in nave nonché per prendere parte a mostre ed esposizioni. Come succede per le vaccinazioni dei bambini può capitare che, dopo la somministrazione del vaccino, il cane risenta di una reazione allergica: in tal caso, notato un gonfiore per lo più localizzato nella regione della testa, il proprietario deve prontamente segnalare il fatto al veterinario. E’ importante sapere che il principio della vaccinazione si basa sull’inoculazione di microbi o frazioni di essi in concentrazione tale da scatenare la reazione del sistema immunitario. Per questo motivo il cane, al momento della vaccinazione, deve essere in condizioni di salute ottimali ed esente da parassiti intestinali cosicché il sistema immunitario possa concentrare la propria attività verso gli agenti responsabili delle malattie sopracitate.
Esempio di schema vaccinale: Cucciolo ( primo intervento al compimento del 2° mese) 4 interventi vaccinali distanti 15 giorni: Cimurro Epatite Leptospirosi
15 gg.
Cimurro Epatite Leptospirosi
Parvovirosi
15 gg.
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15 gg.
Parvovirosi
Anno successivo Due interventi vaccinali distanti 20 giorni: Cimurro Epatite Leptospirosi
Parvovirosi
20 gg.
Dal 3° al 7° anno di vita Vaccinazione tetravalente in dose unica: Cimurro Epatite Leptospirosi Parvovirosi
Dall’8° anno di vita: Due interventi vaccinali distanti 20 giorni: Cimurro Epatite Leptospirosi
Parvovirosi
15 gg.
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PULIZIA DEL CANE A seconda della vita che conduce il vostro cane o del tipo di soggetto, si ricordano alcune norme quali il lavaggio con acqua tiepida (mai calda o gelata). Se il vostro cane è a pelo lungo, si consiglia la spazzolatura prima del lavaggio per evitare che il pelo si comporti come la lana e cioè che si infeltrisca e si debba poi tosare. Si rammenta di mettere del cotone nelle orecchie del cane per evitare l’entrata di acqua che potrebbe provocare un’otite. La frequenza del bagno è diversa a seconda di ogni soggetto e dello stile di vita. Se è un cucciolo, l’operazione deve essere fatta in un ambiente caldo, privo di correnti d’aria. Inoltre, è necessaria un’asciugatura accurata (pensate a un bambino piccolo!). Non si deve mai mettere il borotalco sul pelo del cane, in quanto questo occlude i pori della pelle e può provocare fastidiose allergie.
IGIENE DEL CANE Il cane deve essere tenuto in buone condizioni igieniche. Si deve controllare il pelo e la pelle, provvedendo a spazzolarlo per allontanare polvere o altri materiali inglobati durante le passeggiate. L’aspetto del pelo deve essere folto e lucido, ad eccezione del periodo di cambio o muta e nel caso di una femmina in calore. MANTELLO Possiamo distinguere il pelo in: - raso - lungo - ruvido - liscio mentre il colore del mantello, a seconda delle razze, può essere: - bianco - nero 75
- fulvo - bianco/arancio - bianco/nero - nero/focato - grigio - maculato a varie tonalità - tricolore - tigrato ORECCHIE Per quanto riguarda la pulizia delle orecchie si consiglia una pulizia settimanale da effettuare sia sul padiglione auricolare esterno sia all’interno vero e proprio dell’orecchio da fare preferibilmente con una garza morbida. Si sconsiglia l’uso dei “cotton-fioc”. Questi suggerimenti sono più utili e importanti per i possessori di cani con orecchie a “padella” o pendule, in quanto l’interno di queste riceve meno aria e rimane più umido rispetto all’interno di quelle erette. Inoltre, non si deve tagliare l’eccesso di crescita di pelo all’interno dell’orecchio, ma strapparlo, per evitare che si rafforzi la peluria che, mischiandosi alla normale secrezione di cerume, può provocare fastidiose otiti. Esistono in commercio prodotti per la normale igiene del padiglione auricolare. Se, nonostante questo tipo di attenzioni, il vostro cane sbatte ripetutamente la testa e emana dalle orecchie un odore sgradevole, rivolgetevi immediatamente al vostro veterinario di fiducia, che risolverà l’inconveniente. OCCHI Per mantenere puliti gli occhi del vostro cane, è sufficiente passare quotidianamente uno straccetto umido per rimuovere la formazione di lacrime indurite (cispo). Se il vostro cane ha una lacrimazione eccessiva, consultate il veterinario perché esistono vari problemi sia di natura batterica (congiuntiviti batteriche o virali) sia di natura ereditaria (Entropion = rovesciamento della palpebra verso l’interno - Ectropion = rovesciamento della palpebra verso l’esterno) oltre agli effetti di un semplice colpo di vento. Fra i particolari colori degli occhi si distinguono quelli: 76
- merle (l’iride dello stesso occhio presenta 2 colori) - gazzuoli (l’iride è di colore diverso da un occhio all’altro) DENTI I cani nascono edentuli (privi di denti), sviluppando la prima dentatura (denti da latte) a iniziare dal 1° mese di vita. Dai 4 ai 6 mesi i primi denti saranno sostituiti da quelli definitivi, per cui non spaventatevi se in questa fascia di età essi cadono. L’alimentazione è molto importante ai fini di una corretta igiene orale, onde evitare formazioni di tartaro che possono provocare disturbi alle gengive quali stomatiti, gengiviti e piorrea, che, se trascurata, può portare alla caduta dei denti. Si consiglia di somministrare specifici prodotti, previa consultazione veterinaria, e bisettimanalmente avvolgere della garza attorno a un dito, intingerlo nel bicarbonato e passarlo sui denti come se fosse uno spazzolino. Pur mantenendo il numero dei denti a 42, si differenziano vari tipi di dentature: - a forbice, la più diffusa, in cui la parte superiore (mascella) è leggermente più avanti della parte inferiore (mandibola) - a tenaglia con le due parti che combaciano - enognata, in cui la parte superiore (mascella) è molto più avanti della parte inferiore (mandibola); a volte questo disturbo, se molto accentuato, provoca problemi durante la masticazione; - prognata, quando la parte superiore (mascella) è molto più indietro della parte inferiore (mandibola); anche questo disturbo provoca problemi durante la masticazione. Nel tempo, per normale mutazione evolutiva, ad alcune razze di cani non nascono più i primi premolari P 1, e per una sfrenata vendita di cuccioli e di conseguenza per una irrazionale selezione, stanno aumentando i soggetti con dentature scorrette che in natura non potrebbero sopravvivere. COLPO DI CALORE Si verifica sia all’aperto che in ambienti chiusi per un caldo eccessivo. Mentre l’organismo umano lo combatte con la sudorazione e con la 77
conseguente evaporazione, per il cane questo fattore di termoregolazione viene a mancare e la temperatura del suo corpo sale al punto di fargli perdere conoscenza fino a morire. Il colpo di calore si manifesta maggiormente al chiuso (macchine posteggiate al sole o comunque in giornate calde con il cane chiuso in piccoli spazi per lunghi trasporti). COLPO DI SOLE È dovuto alla radiazione solare diretta sul capo. Si manifesta nei cani obbligati a stare sotto i raggi del sole ( perché a catena e/o in zone senza riparo) e si verifica tanto più facilmente quanto più forte è l’irraggiamento solare. Anche il colpo di sole dà manifestazioni che vanno dalla semplice perdita di conoscenza alla morte. Entrambi si curano bagnando subito il cane con dell’acqua fredda e tenendolo poi tranquillo in ambiente ben ventilato e all’ombra.
CAUSE DI MALATTIE Cause dirette (di malattia) sono quelle senza le quali la malattia non può verificarsi. Non è possibile, infatti, il cimurro senza il virus del cimurro; o l’avvelenamento senza l’intervento di un agente velenoso. Cause indirette (di malattia) Sono quelle che favoriscono l’attecchimento e l’azione nociva della causa diretta. Ad esempio la Leishmania è determinata da un protozoo, trasmesso da un insetto; ma detta malattia si manifesta esclusivamente in alcune zone (causa indiretta di luogo), perche solo in queste esistono le condizioni di vita per l’insetto che la trasmette. Alcune malattie respiratorie sono più frequenti d’inverno perché la stagione fredda (causa indiretta di tempo) la favorisce.
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L’alimentazione può essere causa diretta: - nell’ipoalimentazione, quando la mancanza di cibo è tale da causare direttamente stati patologici (edemi da fame, alterazioni epatiche ecc.) - nell’iperalimentazione quando l’eccesso di cibo favorisce l’obesità e di conseguenza agevola l’insorgenza di malattie cardiocircolatorie. - Nelle diete carenziali quando a causa di mancanza di varietà degli alimenti si instaurano casi particolari di avitaminosi. L’alimentazione può essere causa diretta: - per ipoalimentazione si ha l’indebolimento delle difese organiche con facile attecchimento di malattie infettive. - Per tipo di alimento che può veicolare determinati agenti patogeni (carni e tenie, verdure e verminosi).
ectoparassiti metazoi endoparassiti
Agenti morbigeni viventi
Cause dirette
protozoi Schizomiceti (microbi) Miceti (muffe) Spirochete leptospire Richettsie Virus
Tossine e veleni Carenze, avitaminosi, traumi, radiazioni, ustioni, congelamenti ecc.
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di luogo Ambientali di tempo
guerre alimentazione, miseria alloggiamento ignoranza popolare educazione sanitaria
Sociali
Cause indirette
ricettività refrattarietà Organiche età razza
I Metazoi patogeni si dividono in ectoparassiti ed endo parassiti ECTOPARASSITI O PARASSITI ESTERNI Il cane è portato a ospitare fastidiosi parassiti. I più comuni sono le pulci, le zecche e i pidocchi, che rappresentano in alcuni casi un vero e proprio incubo. Possono arrecare danni attraverso questi meccanismi: - Fastidi e/o arrossamenti cutanei a causa delle loro punture. - Favorire infezioni della pelle (piodermiti, eczemi, ascessi ecc.) perché sulle lesioni prodotte dalla puntura o dal grattamento si impiantano germi che possono recare danno. - Essere vettori di malattie (insetto Phlebotomus papatasi per la Leishmania). - Fungere da veicolo di malattia, se si posano prima su materiale infetto. 80
Le pulci: La comune pulce che parassita il cane è un insetto lungo circa 1 mm e appartiene all’ordine dei sifonatteri (ha un sifone per succhiare il sangue). È privo di ali, ma provvisto di lunghe e forti zampe posteriori. Può saltare in alto fino a 30 cm e in lungo fino a 50 cm.
La femmina produce più di 2.000 uova, che per diventare adulte hanno bisogno di un periodo di 3 settimane. Il problema consiste nella possibilità che fra il 1° stadio di larva e il 2° stadio di ninfa possa trascorrere un anno. Oltre a provocare un considerevole fastidio all’animale, con possibili forme allergiche a carico della cute, le pulci del cane hanno un ruolo di diffusione di altre malattie, la più comune delle quali è la Teniasi da Dipylidium caninum (tenia cucumerina). Le uova delle tenie, che vivono nell’intestino di cani e di altri mammiferi, uomo compreso, sono ingerite dalle larve della pulce, che, a sua volta, è ingerita dal cane attraverso quel caratteristico morsicamento del pelo, ricominciando in questo modo il ciclo. Per questo vi consigliamo di consultare il vostro veterinario per impostare un piano di lotta alle pulci. Le zecche: nome comune con il quale sono indicati gli acari della famiglia degli ixodidi. Sul corpo delle zecche (maschio), si può notare uno scudo dorsale sclerificato, mentre nelle femmine questo è presente solamente nella porzione anteriore. Esistono anche zecche prive di scudo ed appartengono agli argasidi. Le zecche sono ematofaghe (succhiano il sangue), soprattutto le femmine. Pungono con un rostro (pungiglione ricurvo) posizio81
nato sulla parte anteriore della testa. Aggrediscono vari tipi di mammiferi compreso l’uomo, gli animali domestici e varie specie di uccelli. Le femmine, a ogni pasto, ingurgitano sangue per un peso superiore a quello del proprio corpo. Un esemio: la lunghezza normalmente è di 4 mm. Dopo il pasto arrivano a 12 mm. A seconda della specie, alcune si stabiliscono in pianta stabile sull’ospite, altre, dopo il pasto, si ritirano nelle fessure dei muri, dei pavimenti e del terreno. Depongono da 600 a 10.000 uova prima di morire. Si sconsiglia di strappare dalla pelle del vostro animale una zecca, perchè a causa della dentellatura, il rostro può rimanere conficcato nella pelle e aprire così la strada a diverse infezioni.
Zecca
I pidocchi: nome comune con il quale sono indicati soprattutto gli insetti dell’ordine degli anopluri. Sono di piccole dimensioni, dal corpo molto schiacciato, con il capo più stretto del torace e con un apparato boccale pungente e succhiatore. Le zampe terminano con robusti artigli che permettono all’insetto di aggrapparsi ai peli dell’ospite. Hanno un corpo di colore grigio-bluastro con gli occhi piccoli e sporgenti. Sono ematofagi (si cibano di sangue). Si consiglia di trattare periodicamente il vostro animale, cane o gatto, con prodotti specifici per evitare l’infestazione da parte di questi parassiti. Gli acari: gli acari sono microscopici insetti che causano una serie di malattie parassitarie solitamente indicate con il termine “rogna”. Nel cane esistono diversi tipi di rogna che si manifestano con sintomi cutanei in settori differenti del corpo. 82
La rogna sarcoptica, detta anche scabbia, è molto contagiosa ma facilmente curabile. La rogna demodettica o rogna rossa è invece di più difficile guarigione e si rivela ribelle a molti trattamenti. Gli acari responsabili delle diverse forme di rogna si diffondono grazie al contatto diretto tra gli animali o per via indiretta tramite il contatto con l’ambiente contaminato. Il proprietario nota sull’animale arrossamenti della pelle, diradamento del pelo, prurito cronico, crosticine e, talora, sintomi sistemici come dimagrimento e depressione. Sono molto frequenti le lesioni a livello della testa e del tartufo. Un particolare acaro, molto diffuso, è responsabile della rogna dell’orecchio (rogna otodettica) i cui sintomi tipici sono il prurito, lo scuotimento della testa, l’arrossamento dell’orecchio, la produzione di cerume nerastro. La guarigione si ottiene, senza troppe difficoltà, medicando il canale auricolare con appositi antiparassitari. Sull’uomo gli acari possono causare un prurito anche intenso che scompare trattando l’animale. In ogni caso è opportuno effettuare una accurata disinfestazione ambientale.
ENDOPARASSITI O PARASSITI INTESTINALI (interni) Danni alla salute provocata dai parassiti: Azione meccanica: - compressione di alcuni organi. - occlusione di alcuni canali . Azione spogliatrice: - si nutrono alle spalle del soggetto infestato Azione tossica: - alcuni parassiti inoculano un veleno emolitico (anchilostoma) Azione traumatica: - alcuni parassiti producono ferite nell’intestino (tricocefalo anchilostoma) o in altri organi. 83
Azione batterica: - quando nella ferita prodotta dal parassita si impiantano germi presenti nell’intestino (centinaia di milioni per grammo di feci) e si producono infezioni alla parete intestinale (enterite, gastroenterite etc.) Azione irritativa: - come corpi estranei tutti i vermi producono irritazioni . Qualsiasi cane, anche quello più curato, seguito e sottoposto alle visite veterinarie più accurate, avrà a che fare con infestazioni da parassiti intestinali. Queste parassitosi spesso sono associate tra loro e colpiscono l’animale in particolari fasi della sua vita. Per poterle combattere efficacemente è necessario conoscere sia il loro ciclo biologico sia i disturbi che possono provocare negli animali. I parassiti intestinali si suddividono principalmente in due categorie: - vermi piatti - vermi tondi Tra i vermi piatti, le tenie (tenia dipylidium caninum) sono caratterizzate da un corpo lungo a forma di nastro e segmentato (tali segmenti uniti tra loro sono chiamati proglottidi). Hanno una lunghezza che varia da alcuni centimetri a qualche metro. Nel cane possono avere una lunghezza che varia dai 30 ai 70 cm e una larghezza che va dai 3 ai 4 mm. La testa della tenia è munita di uncini che si attaccano all’intestino, mentre le Proglottidi più mature sono piene di uova e sono espulse all’esterno con le feci. Queste uova sono ingerite da un ospite intermedio come a esempio la pulce, che, dopo essere stata nuovamente inghiottita dall’animale, permette al parassita di ricominciare il suo ciclo. Se il vostro cane è affetto da Tenia, manifesterà prurito anale, leccamento e strisciamento della regione perianale sul terreno. Inoltre si possono vedere proglottidi nelle feci o nelle vicinanze dei peli della regione perianale. Tra i vermi tondi si ricordano: - l’anchilostoma - gli ascaridi - i tricuridi 84
Gli anchilostomi sono chiamati anche vermi uncinati, in quanto sono forniti di 3 paia di uncini, che si attaccano alla mucosa intestinale per succhiare il sangue dell’animale. È praticamente impossibile vederli a occhio nudo. Sono molto prolifici e possono produrre, in una giornata, fino a 10.000 uova, le quali, in ambiente favorevole danno origine in pochi giorni a forme larvali molto resistenti. L’infestazione avviene sia per ingestione delle larve sia per via cutanea, attraverso i follicoli piliferi. I parassiti passano quindi nel sangue e nei polmoni. Da qui le larve risalgono nella trachea e sono deglutite per poi diventare adulte nell’intestino. I sintomi spaziano dalla diarrea all’anemia che porta l’animale a un progressivo dimagrimento. La diagnosi è fatta dal veterinario tramite l’esame delle feci. Gli ascaridi sono i parassiti più diffusi, di forma cilindrica, di lunghezza che varia dai 6 ai 12 cm. e con un diametro di circa 3-5 mm. Sono di colore bianco-rosato e colpiscono in particolare i cuccioli, che sono infestati dalla madre attraverso la placenta e con il latte. Gli ascaridi vivono nell’intestino tenue del cane, depositano un notevole numero di uova e si nutrono di chimo (il prodotto della digestione dei succhi gastrici). Sono molto longevi (fino a 4-5 anni). Durante questo periodo possono essere ingeriti da un nuovo ospite e ricominciare così il loro ciclo biologico. Questa straordinaria longevità spiega le continue reinfestazioni che si verificano nei canili, negli allevamenti e in tutti i luoghi che ospitano i cani, se non sono opportunamente disinfestati. I sintomi principali sono un ritardo nello sviluppo dell’animale e l’anemia; nei cuccioli si manifesta con la caratteristica forma addominale a botticella (ventre batraciano). In caso di massive infestazioni, si possono verificare sintomi nervosi, rachitismo, dissenteria e febbre. La prognosi in genere è favorevole, ma nei casi gravi possono esserci complicazioni anche letali. I farmaci in commercio non esercitano alcuna attività contro le forme larvali localizzate nei muscoli. Per questo motivo il trattamento fatto alle mamme non può impedire le infestazioni prenatali. I tricuridi sono vermi molto piccoli ma assai pericolosi per le gravi conseguenze che provocano nell’organismo animale. Sono lunghi 3 o 4 cm e assomigliano ad una frusta. Al microscopio le uova assomigliano a piccolissimi limoni. Tali parassiti albergano nell’intestino cieco e, una volta im85
piantati nello spessore della mucosa intestinale, ne succhiano il sangue. Si consiglia di consultare ciclicamente il vostro veterinario, il quale, a seconda del caso, vi prescriverà il farmaco più adatto. La filariosi: è una malattia parassitaria caratterizzata dalla presenza di filarie (lunghi vermi biancastri) nel cuore e nelle arterie polmonari del cane. Le larve di filaria penetrano nell’organismo tramite la puntura di zanzare molto diffuse in Italia. La zanzara succhia il sangue di un animale infetto, nel quale sono presenti larve circolanti, e con la successiva puntura introduce le filarie in un altro cane. Le larve divengono adulte in circa quattro mesi ( periodo in cui non si nota alcun sintomo della malattia ) e colonizzano il cuore dell’animale causando uno stato di sofferenza variabile. In casi gravi il cane può morire. I sintomi principali della malattia sono correlati alla alterata funzionalità del cuore e ai problemi respiratori: facile stancabilità, riluttanza a correre e giocare, tosse e, nei casi più gravi, svenimenti, crisi respiratorie, morte per collasso cardio-circolatorio. Per ottenere una diagnosi precisa occorre effettuare un prelievo di sangue sul quale vengono eseguiti tests specifici ed esami microscopici. Il modo più razionale per affrontare la malattia è la prevenzione. Esistono farmaci che eliminano le larve di filaria non appena entrano nell’organismo. Se le filarie sono già nel cuore la terapia è più rischiosa e non sempre efficace. Poiché le condizioni climatiche della Valle d’Aosta non sono idonee alla diffusione della zanzara responsabile dell’inoculazione delle larve, la prevenzione della filariosi non è praticata routinariamente . E’ opportuno, però, rivolgersi al veterinario nel caso in cui si debba portare il cane al di fuori della Regione in modo da poter effettuare un’adeguata prevenzione della parassitosi.
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La diffusione della filariosi cardiopolmonare in Italia Progressiva diffusione nel tempo della presenza della Dirofilaria immitis nelle aree del nord e del centro Italia
1960-1970
1998
1988
La leishmaniosi: è una zoonosi contro la quale non è ancora possibile immunizzarsi. E’ una malattia parassitaria che interessa uomo e cane, dovuta ad un protozoo ( un microrganismo formato da una sola cellula) che si insedia in determinate cellule del sangue. Il parassita riesce ad entrare nell’organismo grazie alla puntura di un minuscolo moscerino che, in Italia, si ritrova soprattutto al sud e sulle coste. In Valle d’Aosta la sua presenza non è ancora stata dimostrata ma ci sono stati casi di malattia in cani portati al di fuori del territorio Regionale. La leishmaniosi si presenta in diverse forme: la forma acuta si riscontra maggiormente in cani giovani e si manifesta con febbre, tremori, morte in pochi giorni. La forma cronica interessa gli adulti ed è caratterizzata da sintomi generali (prostrazione, dimagrimento, atrofia muscolare, febbre, anemia), sintomi cutanei, nervosi, articolari. Esistono, infine, cani che non presentano alcun sintomo della malattia pur ospitando il parassita nell’organismo. Sui cani colpiti il proprietario nota perdite di pelo soprattutto sulla testa, sulla parte bassa del torace, sulle estremità degli arti e sulla coda. La pelle può essere ispessita, il naso screpolato e secco. Talvolta le unghie si allungano in modo anomalo ed appaiono ulcere su narici, occhi ed orec87
chie. I linfonodi profondi e superficiali appaiono ingrossati. Quando il veterinario diagnostica questa malattia bisogna tenere presente che il cane si può curare ma non può guarire in quanto rimane un potenziale portatore di parassiti. Nelle zone in cui la leishmaniosi è molto diffusa la prevenzione si basa sulla lotta agli insetti che veicolano il protozoo e la distruzione dell’habitat propizio alla loro riproduzione. I miceti, detti comunemente funghi, sono organismi vegetali che hanno sviluppato la capacità di parassitare un altro organismo per potersi nutrire. Le micosi, quindi, sono malattie parassitarie e possono interessare la pelle o gli organi interni. La forma più frequente nel cane è la micosi cutanea, causata dai dermatofiti cioè da funghi che si nutrono di componenti della pelle e dei peli. La lesione più classica è la formazione di placche circolari prive di pelo; la pelle può essere semplicemente arrossata. La lesione tende ad allargarsi ed al centro ricresce il pelo. Il cane può essere portatore del fungo senza mostrare alcun sintomo ma può “ammalarsi” in ogni momento e contaminare altri animali e l’uomo. La micosi viene identificata grazie all’osservazione microscopica del pelo parassitato o alla coltura dei peli in laboratorio. A questo punto, è necessario effettuare un trattamento adeguato utilizzando antifungini per via locale o sistemica. I funghi, inoltre, possono frequentemente complicare otiti causate da batteri o di altra natura: in questo caso i sintomi tipici sono prurito alle orecchie, produzione di cerume nerastro e odore nauseabondo. QUALE FARMACO PER QUALE PARASSITA?
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Principio attivo
Spettro d’azione
Posologia
Dichlorvos
Ascaridi, anchilostomi, uncinaria, trichuris
30 mg/Kg adulti 11 mg/Kg cuccioli
Fenbendazolo
Ascaridi
50 mg/Kg cagne gravide
Levamisolo
Ascaridi, anchilostomi, uncinaria
Mebendazolo
Ascaridi, anchilostomi, uncinaria, trichuris
10 mg/Kg
40 mg/Kg per 3-5 giorni
Niclosamide
Tenia (non il dipylidium c.)
157 mg/Kg
Oxantel pamoato
Trichuris
20 mg/Kg
Sali di Piperazina
Ascaridi, anchilostomi
110 mg/Kg
Pyrantel pamoato
Ascaridi, anchilostomi, uncinaria
5 mg/Kg
Tutte le tenie
5 mg/Kg
Praziquantel
UN CANE PER AMICO
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I Non prendermi perché hai bisogno di me, prendimi perché io ho bisogno di te. II Non darmi mai ordini che non posso eseguire. Ricorda che sono un cane. III Una carezza della tua mano è il migliore dei premi. Non punirmi mai con la mano. IV Non sognarti di tagliarmi la coda! Adoro scodinzolare... V Se ne combino una (nessuno è perfetto) puniscimi subito o mai più: non capirei. VI Non lasciarmi troppo tempo da solo. La mia fantasia non sa combattere la noia. VII Porto con orgoglio il collare che mi hai conferito; ma ogni tanto controlla che non sia diventato stretto. VIII Abbi pazienza quando mi porti in giro, ho bisogno d’ispirazione per i miei bisogni. IX Lo riconosco, sono goloso per natura: non cedere al mio sguardo appassionato. X Quando sarà tempo per me di avviarmi sull’altro sentiero, aiutami se ne avrò bisogno. Anche questo è amore. P.S. - ...e, naturalmente, non abbandonarmi. Mai. Alcuni alibi per abbandonare un cane, tratti da: 90
“LA DISCARICA DEI 101” ...ma, insomma: dopotutto è solo un cane! Il fatto è che sin da cucciolo era dominante. Non ha mai letto Lorenz? Quando sono dominanti non c’è proprio più niente da fare, pensano di essere loro i padroni... I gatti mi venivano a fare i bisogni nell’orto: prenditi un cagnolino, mi hanno detto. Questo qui, con i gatti ci gioca... Ma lei lo sapeva che quando crescono, i dobermann, il cervello non gli sta più nella scatola cranica? Non é mai stato un bravo cane, a caccia. Non sapeva puntare, non sapeva 91
riportare: solo voglia di giocare aveva - brùta bestia! Con quello che l’ho pagato! Sì, forse avrei dovuto sopprimerlo. Ma non è mica facile... Ti guarda fisso negli occhi e pare che ti dica: puoi fare di me quello che vuoi... Lasciarlo sulla strada, dopotutto, significa dargli ancora una possibilità; è così affettuoso e docile che troverà di sicuro un nuovo padrone. Di sicuro! Quando l’ho preso, da cucciolo, non mi avevano mica detto che sarebbe diventato così grande! Quando l’ho preso, da cucciolo, non mi avevano mica detto che sarebbe rimasto così piccolo! L’ho trovato sulla strada e sulla strada l’ho riportato: pari e patta. Del resto, glielo avevo detto subito, non farti troppe illusioni, amico... ...insomma, a un certo punto ha preso uno straccetto se lo è messo tra le zampe di dietro e ha incominciato a masturbarsi: così, davanti a tutti. Una figura! Il giorno dopo, idem: non ha più smesso... Un cane da guardia che lascia venire i ladri non è un cane da guardia. Io ho provato a portarlo in una pensione: niente da fare, tutto occupato. Avrebbe dovuto prenotare prima, mi hanno detto. Prenotare prima! Stiamo parlando di una pensione per cani... ...la mia invece fuggiva e ogni volta ritornava incinta. Dopo due mesi: paf! Cinque, sei, otto cuccioli! Uno non può mica andare avanti ad annegarli, non è piacevole... Ho letto un articolo scientifico, e ho visto quante malattie possono portare i cani: mi sono spaventato... Il cane me l’aveva portato mia moglie, e quella...se ne è andata con un 92
altro. Ora io domando: un uomo può essere abbandonato e un cane no? Ha morso mio figlio. Non occorre dire altro. E poteva finire peggio, molto peggio. Il mio, invece, morde sempre il postino. A un certo punto mi scaraventava la posta oltre il cancello. Il mio non ha ancora morso nessuno, ma certe volte digrigna i denti...specialmente quando mi avvicino al suo piatto: mi fa paura! Che senso ha tenere un cane in casa se devo averne paura? Non ha senso. Il veterinario dal quale l’ho portato sostiene che quando un cane morde è sempre colpa di chi lo ha educato: comodo! Voleva montare mia moglie... Voleva montare mio marito... Voleva montare il mio bambino... La natura deve avere il suo sfogo, l’ho capito tardi! Abbandonato? L’ho lasciato andare, tutto qua, ed era felice come una Pasqua! Le scopate che si farà, finalmente! Confesso che un po’ lo invidio... Io ho pagato una multa di ottocentomila lire solo perché mi ero dimenticato di fare la vaccinazione antirabbica...La prossima volta che scappi, bello, non ti vengo più a cercare...Così impari... I pastori tedeschi a una certa età cominciano a perdere le gambe: non c’è più niente da fare. Una malattia della razza, se solo lo avessi saputo. Adesso mi sono preso un siberian husky. I siberian husky scappano sempre, è il loro istinto, non c’è recinto che ten-
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ga. Se l’avessi saputo...Adesso mi sono preso un yorkshire. Andavo in giro con questo yorkshire e li vedo ridere. Gli domando: “Bè allora cosa c’è da ridere?”. “Non lo sapevi”, mi dicono, “che solo i culattoni vanno in giro con gli yorkshire?...” Io l’ho messo sul mercatino, lo regalavo, non volevo niente con tutto che l’ho pagato...Ma nessuno s’è fatto avanti, e così... Quando andava in calore, ogni volta tutte quelle gocce di sangue dappertutto: sui tappeti, sul divano... Io ho la pensione minima. Tutto aumenta, ma la pensione resta sempre quella...Ho calcolato che mi costava sessantacinquemila lire al mese: non so se mi spiego. Io ho provato a portarlo in un canile. È troppo grande, mi hanno detto, non
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c’è più posto. Ma allora a cosa servono ‘sti canili? Io l’ho ricevuto in regalo per il mio compleanno. Non l’ho mica chiesto io, un cane. Uno dovrebbe informarsi prima di fare regali del genere. I cani sono anime, non oggetti. Sono anime che distruggono gli oggetti. Mi ha sfasciato metà casa. Uno non ha idea dei danni che può combinare un alano con la sua coda quando scodinzola. È una spada, non è una coda. Io non avrei mai immaginato che i san bernardo fossero così bavosi. Veramente uno me l’aveva detto: vedrai come sbaverà. Ma non ci volevo credere... I cani migliori sono i bastardini. Sono anche più longevi, vivono tanto. Vivono troppo... Se solo si lavassero i denti! I cani vecchi, a volte, mandano un odore! E ti vengono a leccare in faccia... Io dico invece: non prendere mai un cocker! Sempre le spighe nell’orecchio, e ogni volta dal veterinario...Poi, son traditori... Il mio, l’ho saputo dopo, era incompatibile con il mio segno zodiacale. Ho calcolato anche l’ascendente... La verità, è che i cani sono come le persone: anche tra loro ce n’è qualcuno che è veramente stupido. Mi fa, mi dice: “Devi scegliere: o il cane, o me”. “Il cane!”, ho risposto. Ma faceva sul serio, la stronza... Io l’ho abbandonato altre due volte, è sempre tornato indietro. Adesso vo-
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glio proprio vedere chi è il più furbo tra noi due... Facile parlare: abbandonano i cani durante le vacanze. Ma se gli alberghi non li vogliono, uno cosa deve fare, eh? Il problema di questo cane, non ci vorrai credere, è che scorreggia: tu sei lì che parli con qualcuno, e lui - paf - scorreggia. Fai anche brutta figura perché pensano che sei stato tu. L’ho abbandonato, è vero. Ma mi sono pentito e sono andato a confessarmi: due avemaria, Non lo farò più, giuro. Il mio faceva fuori i gatti dei vicini, hanno minacciato di avvelenarmelo. L’ho fatto per il suo bene. Ci vuole del coraggio per abbandonare un cane. E io sono coraggioso. Io ho avuto altri sette cani prima di questo: li ho accuditi fino all’ultimo. Vorrà pure dire qualcosa, no... Mi fa fuori tutti i copriletti: uno della Bassetti, che ci tenevo tanto, l’ho rammendato due volte. Solo quando è in calore, è più forte di lei... Se lo tengo alla catena, abbaia tutta la notte! Se lo lascio libero, appena può, scappa... Da quando è morta mia moglie è cambiata da così a così: appena può, fugge. E non le ho fatto mai mancare niente. Uno, se tiene il cane in giardino, deve rinunciare alle piante. Il mio è diventato vecchio, perde la pipì. Ho anche provato a curarlo. Come si fa a sopprimere qualcuno che è stato con te quindici anni? Questo cane russava. È una malattia incurabile, anche per loro. 96
Io non ho ancora deciso di abbandonare il mio cane, voglio concedergli ancora una possibilità. Non sono mica senza cuore: ancora una possibilità. Io lo avrei soppresso, ma con quello che costa! Non lo sapevo, mi sono informato: ti fanno pagare anche la cremazione... Robe da non credere: una volta mi ha portato una siringa in casa... Ma vi pare possibile che un cane vada a vomitare solo sui tappeti? Io non lo sapevo che i cani possono vomitare a volontà: sarà per questo che lo fanno così spesso. Il mio cane ruttava. Ho preso dal mercatino un barboncino in regalo: dopo sette mesi, pesa novantadue chili! Adesso ho un gattino, vado sul sicuro. Era scappato da un campo di zingari. Tornerà da loro. I cani pisciano per marcare il territorio, lo sanno tutti. Ma questo forse esagera... Ci vuole troppa pazienza per educare bene un cane. Ho cose più importanti da fare. Mi ha fatto cinque cuccioli, tutti con la displasia dell’anca. È un difetto genetico, bisogna scartarli dalla riproduzione. Passavano i mesi, e chiedeva di essere portato a fare il suo giretto sempre prima: altrimenti la mollava. Non sono mica un gallo. Io non me la prendo più che tanto. Non fai come ti dico? Raus... 97
Come accade con le persone. non avevamo più niente da dirci, tutto qui. Se solo non soffrisse il mal d’auto...Io faccio il commesso viaggiatore. Sono venuti quelli dell’Enpa a dirmi che la catena era troppo corta. Ah sì, ho pensato io, ebbene, lo avete voluto voi... Io ho proprio dovuto farlo, per via di papà. “Se non lo fai sparire gli tiro una fucilata”, ha detto. Papà non scherza. Scodinzola ai vucumprà: non è davvero il caso... ...ma, insomma: dopotutto, è solo un cane!
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IL GATTILE
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dal 1990 ad oggi... È STATO REALIZZATO PER I GATTI In gattile sono state attuate tutte le metodiche possibili per aumentare il benessere degli animali presenti nella struttura quali: - introduzione di un’appropriata alimentazione con il risultato che nei gatti sono aumentate le difese immunitarie generali e si sono eliminati molti problemi cutanei e i fastidiosi disturbi alla vescica che nella sola Europa colpiscono 250.000 gatti; - trattamenti periodici per la prevenzione di malattie infettive e infestive; - protocolli profilattici e terapeutici a tutti i gatti presenti (ad esempio, i cicli vaccinali); - sterilizzazione (ovariectomia-ovarioisterectomia) delle femmine del gattile per la limitazione delle nascite; - un programma di sterilizzazione a opera del Servizio Veterinario U.S.L. con un veterinario libero professionista, appositamente convenzionato, per le colonie di gatti randagi presenti sul territorio Regionale; - controlli sierologici previsti per i gatti (FIV-Felv) prima di acconsentire all’adozione: FIV= Feline Immunodeficiency Virus, Felv= Feline Leucaemia Virus; - attenzione per le norme igieniche (a partire dalla pulizia delle stanze di ricovero); - scelta di uno “staff” di dipendenti sensibili alla “condizione animale”, dotato di quel particolare feeling che rende più sereno il rapporto con gli animali del gattile e permette di maneggiare con più facilità i gatti selvatici e semiselvatici nelle loro gabbie; è proprio per questa scelta, infatti, che qualche volta si è tollerata la mancanza di “savoir faire” con il pubblico; 101
- realizzazione del 1° gattile sanitario Regionale; - una particolare collaborazione con volontari esperti (gattare); - nell’anno 1995 abbiamo avviato un censimento delle colonie di felini sul territorio che ha come finalità l’individuazione della consistenza numerica, l’habitat, il comportamento, le condizioni di salute e nutrizionali, gli interventi di controllo delle nascite dei gatti urbani e il loro impatto sull’ambiente.
Si cerca con le offerte dell’A.VA.PA. di aiutare le “gattare” più indigenti, fornendo loro il cibo per i gatti della colonia che seguono. Con l’U.S.L. Veterinaria effettuiamo le cure e le sterilizzazioni per evitare il diffondersi di malattie infettive e un aumento spropositato del numero dei gatti. Si deve ricordare che la presenza dei gatti nelle città determina una serie di aspetti positivi, quali: - l’azione predatoria e di deterrenza nei confronti di topi e ratti; - la funzione sociale, in modo particolare per persone anziane e sole, per le quali avere una colonia di gatti da seguire può rappresentare un motivo di nuovi incontri sociali e uno scopo nella vita; - l’arredo urbano vivente, dove il gatto contribuisce a rendere caratteristica l’immagine di alcune zone della città e dintorni. È stato concordato, in collaborazione con l’A.S.L. veterinaria, un programma per il controllo delle nascite. L’istituzione di responsabili di zona ha permesso di provvedere meglio alla cattura delle femmine da sottoporre a intervento chirurgico e di segnalare, per tempo, eventuali anomalie e maltrattamenti. L’attività è svolta interamente da volontari, soci dell’A.VA.P.A.. 102
Gabbia trappola per la cattura dei gatti
Questo tipo di collaborazione si è dimostrata indispensabile per individuare le condizioni di salute dei gatti e per capire meglio tutta una serie di problemi legati alla convivenza uomo-animale. Sono state create delle “oasi felici” per i gatti di strada, controllate e salvaguardate. Inoltre, sono state create le mappe delle colonie, ossia gli elenchi divisi per zone delle colonie più numerose presenti sul territorio. Ciò favorisce la possibilità di effettuare un programma di monitoraggio sullo stato sanitario della popolazione felina, con particolare riferimento alla presenza e/o diffusione delle malattie trasmissibili all’uomo. I gatti, che vivono in gruppo, sono gli unici felini che, insieme ai leoni, presentano un’organizzazione sociale. Un’unità sociale di base è rappresentata dalle femmine che cooperano fra loro per l’allevamento dei cuccioli. Tra i maschi adulti esiste una gerarchia che è determinata da combattimenti, che creano soggetti di alto e di basso rango. Questi gruppi sono definiti colonie e sono composti da un numero variabile di soggetti maschi e di femmine. 103
In età adulta e nel periodo dell’accoppiamento, i soggetti maschi si spostano e cercano di inserirsi in altre colonie, mentre le femmine rimangono nella loro colonia. Le fonti alimentari sono fornite dall’uomo; questo determina orari precisi per l’assunzione del cibo e un contatto sempre maggiore con l’uomo. Sicuramente il gatto domestico (Felix Catus) è l’animale che nell’ambiente urbano è riuscito ad adattarsi e a creare un luogo favorevole al suo insediamento. La presenza dei gatti nelle nostre città crea problemi di natura igienico-sanitaria e di rapporto uomo-animale, perchè la riproduzione avviene in maniera incontrollata. Fatta questa premessa diventa indispensabile attuare tutte le metodologie possibili per prevenire il rischio del diffondersi di zoonosi (malattie trasmissibili all’uomo) e per tutelare il benessere dei gatti liberi. GATTO RANDAGIO: Un randagio è per definizione un soggetto privo di proprietario e di dimora fissa, non è quindi corretto parlare di randagismo riferendosi ai gatti perché anche se essi non hanno un proprietario, hanno sempre un preciso riferimento territoriale . A. Gatti esclusivamente di casa 1. Gatti sinantropici B. Gatti urbani randagi C. Categoria intermedia A e B
Gatti domestici 2. Gatti rurali 3. Gatti inselvatichiti
Gatti selvatici Tabella 1 - Tipologia dei gatti su base etologica (elaborato da: Linea Guida Gatti OMS/ FAO Centro di Collaborazione per la Ricerca e la Formazione in Sanità Pubblica Veterinaria, Roma, in corso di pubblicazione). 104
Gatti domestici: gatti appartenenti alla sottospecie Felis silvestris catusche è stata sottoposta al processo di domesticazione; da distinguere dai gatti appartenenti alle altre due sottospecie Felis silvestris silvestris (gatto selvatico europea), e Felis silvestris libyca, var. sarda (gatto selvatico africano, var. sarda), tutt’ora felini selvatici. Le tre sottospecie insieme costituiscono la specie Felis silvestris. I gatti “domestici” a loro volta si dividono in: 1. Gatti sinantropici: gatti domestici, appartenenti alla sottospecie Felis silvestris catus, che condividono l’ambiente di vita con gli esseri umani . l.A Gatti esclusivamente di casa: gatti che vivono entro le mura domestiche, che dipendono da un punto di vista alimentare da un “padrone”, e che non hanno contatti con l’esterno. L’attività predatoria è nulla, per cui possono essere definiti “gatti dipendenti dagli esseri umani” per quanto riguarda le risorse trofiche. 1.B Gatti urbani: gatti che vivono liberi per le strade urbane e che non dipendono strettamente da un “padrone”; alla loro alimentazione provvedono generalmente persone amanti degli animali che distribuiscono il cibo nei luoghi colonizzati dai gatti; altre fonti di approvvigionamento del cibo sono rappresentate dai rifiuti trovati nei depositi di immondizia, mentre molto saltuaria è l’alimentazione tramite predazione. Anch’essi possono essere definiti “gatti dipendenti dagli esseri umani” per quanto riguarda le risorse trofiche. I gatti appartenenti a questa categoria vengono spesso chiamati “randagi”. 1.C Categoria intermedia tra A e B, ovvero gatti che vivono fra le mura domestiche ma che hanno accesso all’esterno: gatti che vivono all’interno di una casa, che dipendono da un punto di vista, alimentare da un “padrone”, ma che hanno la possibilità di frequentare l’ambiente esterno (giardino di casa, strade urbane, ecc.). Possono quindi avere contatti con i gatti urbani (cat. A.l.B.), ed alimentarsi saltuariamente con il cibo reperito nei luoghi dove vivono questi ultimi o nei depositi di immondizie o, anche se 105
raramente, con piccole prede catturate nel territorio. Possono essere definiti comunque “gatti dipendenti dagli esseri umani” per quanto riguarda le risorse trofiche. Sarebbe utile diffondere ulteriormente l’abitudine di munire tali gatti di un collarino per facilitarne il riconoscimento. 2. Gatti rurali: gatti domestici (quindi appartenenti alla sottospecie Felis silvestris catus) che vivono liberi nell’ambiente rurale nei dintorni delle fattorie. Da un punto di vista alimentare i gatti rurali dipendono in parte dal cibo fornito dagli esseri umani che vivono nelle fattorie, e in parte dai proventi dell’attività predatoria. Per questo possono essere definiti “gatti semidipendenti dagli esseri umani” per quanto riguarda le risorse trofiche. 3. Gatti inselvatichiti: gatti domestici, appartenenti alla sottospecie Felis silvestris catus, che vivono liberi nell’ambiente rurale, tornati allo stato selvatico e che quindi hanno perso qualunque tipo di rapporto di dipendenza o convivenza con l’uomo. Si alimentano esclusivamente delle prede cacciate da loro stessi, e possono essere definiti “gatti indipendenti dagli esseri umani” per quanto riguarda le risorse trofiche.
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Gatti selvatici: gatti appartenenti ad una delle due sottospecie Felis silvestris silvestris o Felis silvestris libyca, var. sarda. Essi vivono liberi nell’ambiente montano o più in generale silvestre (sono stati avvistati anche in zone marine come la Maremma toscana o la pineta di Castel Porziano nel Lazio) e sono indipendenti dagli esseri umani per quanto riguarda le risorse trofiche. Passiamo dunque ad una più accurata descrizione del “gatto urbano” dato questo che maggiormente interessa il nostro lavoro e che le eventuali soluzioni al problema del “randagismo felino” in città, dovranno ovviamente scaturire da una più profonda conoscenza etologica di questi animali. L’OMS dà una definizione lievemente diversa di animale sinantropico: “... animale appartenente a specie di origine selvatica che ha trovato nelle abitazioni e nelle loro dipendenze, negli ambienti di stoccaggio degli alimenti, nei fabbricati rurali e negli altri insediamenti umani, le condizioni ambientali favorevoli ad assicurare loro la vita, la riproduzione e lo sviluppo ...”; per i suddetti animali l’OMS ha anche adottato la classificazione di Zanetti che li divide in: (I) animali sinantropici accettati dall’uomo; (2) animali sinantropici indifferenti; (3) animali sinantropici non accettati dall’uomo (WHO/~VSAVA Guidelines to reduce human health risks associated with animals in urban areas).
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Struttura e Organizzazione del Gattile Regionale. Per cercare di arginare il proliferare dei gatti nelle aree urbane e limitare il diffondersi di malattie, è stata realizzata una struttura nella quale sono assicurati: - il ricovero e la custodia temporanea dei gatti nei casi previsti dagli artt. 86 e 87 del d.p.r. 320/1954 e successive modificazioni (Osservazioni in caso di morsicatura per la prevenzione della rabbia); - il ricovero e la custodia temporanea dei gatti che vivono in libertà, catturati per il tempo necessario alle operazioni di sterilizzazione da parte dei medici veterinari dipendenti dell’Unità Sanitaria Locale della Valle d’Aosta ovvero da parte di medici veterinari liberi professionisti convenzionati con l’U.S.L.; 108
- il ricovero e la custodia dei gatti per i quali non sussistono le condizioni né per la loro restituzione ai proprietari o detentori ovvero l’affidamento a eventuali richiedenti né per la loro rimessa in libertà, tantomeno per la loro soppressione. Lo spazio dedicato a questa struttura è di circa 300 mq, escluse le zone esterne (aree aperte), ed è così suddiviso: - locale di arrivo dove i gatti sono visitati per poi essere smistati ai successivi siti. I gatti rimangono in osservazione per un periodo, previsto per legge, non inferiore ai 10 giorni, fatte salve specifiche prescrizioni imposte dal sanitario; durante questo tempo sono praticati i trattamenti antiparassitari interni e esterni, le vaccinazioni e i test necessari a stabilire la buona salute del soggetto; - tre locali per il transito delle gatte sterilizzate; - due piccoli locali, isolati rispetto alla struttura, uno per le malattie respiratorie (rinotracheite) e l’altro per le patologie dell’apparato gastrointestinale; - due grossi locali di osservazione per i cuccioli; - un ampio locale di isolamento per le malattie della pelle; - tre locali, con vasta zona esterna per i gatti vaccinati, testati, sterilizzati e in attesa di adozione; - un locale, sempre con ampie zone esterne, per i “non adottabili”, interamente gestito con i fondi ricavati dalle offerte raccolte dall’A.VA.P.A.
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Per quanto riguarda la vita dei gatti nei locali a lunga degenza con zona esterna (area aperta), si è cercato di ricreare un ambiente domestico e confacente alle loro esigenze. Le porte delle stanze, infatti, sono orientate verso l’esterno e sono provviste di gattaiole che permettono l’ingresso e l’uscita degli ospiti in maniera autonoma. Le zone esterne sono per la metà coperte da tettoia e il loro pavimento è realizzato con autobloccanti dove sono stati ricavati piccoli giardini seminati con “erba gatta”.
IGIENE IN GATTILE Per questioni igieniche a ogni locale è stato attribuito un colore diverso onde evitare gli inconvenienti di scambio di ciotoline e lettiere tra i diversi locali. Ogni locale ha il suo bidone porta rifiuti, il suo straccio e la sua scopa con paletta annessa; inoltre, è stato predisposto un sistema di abbeveramento ad acqua corrente, per evitare che i gatti, bevendo nella medesima ciotola, rischino il contagio di malattie infettive o altro. Fatta eccezione per i locali con zona esterna (area aperta) e del locale “protezionista”, negli altri, i gatti sono tenuti in gabbie di acciaio inox, sollevate da terra, di dimensioni diverse a seconda del periodo di ricovero del soggetto. Ad esempio, nel “transito sterilizzate”, il tempo medio di ricovero è di 9 giorni (se consideriamo che d’estate è di 8 e d’inverno di 10 giorni). Per la brevità del ricovero e trattandosi nella maggior parte dei casi di soggetti poco socievoli e poco abituati al rapporto con l’uomo, si usano gabbie di piccole dimensioni. Nei locali di osservazione destinati ai cuccioli, la dimensione delle gabbie è di circa 1 mq, lo spazio è ritenuto appropriato per i soggetti che le occupano e consente loro di trascorrervi periodi più lunghi. Lo stesso tipo di gabbia è usato anche nei locali di isolamento dove soggiornano i gatti affetti dalle malattie elencate in precedenza. Anche in questo caso le gabbie sono di acciaio inox, sollevate da terra con la parte anteriore a bacchette elettrosaldate. La scelta di questo tipo di materiale è legata alla necessità di raggiungere il massimo dell’igiene possibile nei confronti dei nostri gatti. 110
La pavimentazione e i rivestimenti murali della struttura del gattile sono stati costruiti con apposito materiale, facilmente lavabile e disinfettabile, resistente all’usura e privo di fessure. Il sistema di riscaldamento, la cui temperatura varia da 15 a 18 gradi, è ad aria calda. Le bocchette di uscita dell’aria sono sistemate in modo che il gatto non vi possa accedere e non le possa deteriorare con le sue urine. Per una corretta igiene dei locali, le pulizie sono praticate da personale esperto, che si attiene a precise disposizioni igieniche, per evitare il diffondersi di malattie contagiose, per la nettezza delle gabbie si utilizza una soluzione di acqua e candeggina mentre, per quella delle lettiere, si interviene con due distinte operazioni effettuate due volte al giorno: - pulizia e disinfestazione della vaschetta, - sostituzione della sabbia sporca con altra pulita. Anche i pavimenti della struttura sono puliti regolarmente con una soluzione di acqua e disinfettante. Nei locali destinati ai cuccioli e in quelli di isolamento sono osservate norme di prevenzione molto rigide (si indossano camici, calzari soprascarpe e guanti monouso). Questa particolare attenzione dei locali è determinata da un forte senso di responsabilità degli operatori che puliscono tali ambienti come se fossero i loro appartamenti. ALIMENTAZIONE IN GATTILE In gattile si somministra mangime di altissima qualità (approvato da medici veterinari SCIVAC). L’alimentazione è studiata appositamente a seconda delle esigenze e della tipologia del soggetto. Si adottano alimenti diversi: per i gatti che transitano, in attesa del reinserimento sul territorio, si tende a non modificare la loro abituale alimentazione utilizzando così il mangime umido (scatolette di ottima marca), per cuccioli e gatti post-operati è dato un mangime specifico. In gattile il cibo è somministrato due volte al giorno nell’arco della giornata: al mattino presto e nel primo pomeriggio. Nei locali a lunga degenza sono semplicemente “rabboccate” le ciotoline che contengono il cibo per arrivare al giusto dosaggio giornaliero di ogni animale. Nei locali di isolamento si somministra, al mattino, l’alimento secco e, 111
al pomeriggio, uno specifico alimento umido a seconda delle patologie presenti. Alle gatte randagie sterilizzate si somministra solo mangime umido. Come detto in precedenza queste saranno reinserite sul territorio di appartenenza, dove abitualmente mangiano, grazie alle “gattare”, cibo in scatola. Sono state create alcune oasi “felici” per i gatti di strada, controllate e salvaguardate così come sono le “mappe delle colonie. Si tratta degli elenchi, divisi per zone, di tutte le colonie più numerose di gatti urbani presenti sul territorio. Questo favorisce la possibilità di effettuare un programma di monitoraggio sullo stato sanitario della popolazione felina, con particolare riferimento alla presenza e al rischio di diffusione delle malattie trasmissibili all’uomo.
BREVI CENNI DI ALIMENTAZIONE Un’alimentazione e una cura appropriate sono la base per una crescita e uno sviluppo ottimali, una lunga vita e una buona salute. Si considerano, per scegliere una corretta alimentazione, alcuni fattori basati principalmente sull’età, sull’ambiente di vita e sulla temperatura ambientale. Per meglio comprendere le necessità alimentari del gatto occorre ricostruire la dieta che segue in natura, cercando di avvicinarvisi il più possibile. Il gatto si ciba di piccole prede, quali roditori, uccellini, piccoli rettili e insetti, consumati interi, da cui ricava le proteine, i sali minerali e i carboidrati di cui il suo organismo ha bisogno. Qui nasce la prima difficoltà legata al fatto che, per tempo e comodità, normalmente somministriamo prodotti già confezionati umidi, semi-umidi (scatolette) o secchi (croccantini). In commercio si possono trovare tre differenti tipi di prodotti: - alimento umido - alimento semi-umido - alimento secco 112
L’alimento umido possiede un valore proteico che varia dall’8 al 12% e un livello minimo di umidità del 70%; risulta il più appetibile, il costo è relativamente alto e dopo l’apertura della scatola, il cibo deve essere conservato in frigorifero. L’alimento semi-umido possiede un valore proteico che oscilla dal 16 al 24% e un livello minimo di umidità tra il 25 e il 35%, inclusi i conservanti che prevengono lo sviluppo di funghi e batteri. Sicuramente vantaggiosa la sua appetibilità ma a discapito del costo molto elevato. Dopo l’apertura della scatola, il cibo, se esposto all’aria per un periodo di tempo anche breve, tende a seccare. L’alimento secco possiede un valore proteico che varia dal 14 al 30% e un livello minimo di umidità tra l’8 e il 10%. Ne consegue che gli alimenti secchi hanno generalmente una maggiore concentrazione di proteine, grassi, vitamine e minerali per ogni Kg, rispetto agli altri due tipi di alimenti.
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IL VOSTRO GATTO Uno dei primi problemi che si presentano appena il gatto giunge a casa è la sua alimentazione. Spetterà al vostro veterinario di fiducia consigliare la giusta alimentazione in base al tipo di gatto, allo stile di vita, al movimento, ai fabbisogni nutritivi, all’età e così via. Occorre comunque tenere a mente alcune nozioni dietetiche: - se è un cucciolo e non è abituato: mai dare latte; - non somministrare cibo in scatola (fatte salve particolari diete prescritte dal veterinario); - è preferibile un’alimentazione fresca quando si è in grado di bilanciare gli alimenti, altrimenti è opportuno utilizzare un mangime secco di ottima qualità senza aggiungere niente; - non dare avanzi di cibo; - mai dare dolci; - mai dare ossa di pollo o frattaglie; come cuore, polmoni e milza; - mai dare fritti; - fondamentale: l’acqua a disposizione deve essere sempre fresca e pulita. Questi consigli vengono dati per la categoria di gatti “europei” e cioè non di razza. Si sconsiglia l’uso di scatolette perché contengono arrichitori di sapori, tanta acqua e pochissima sostanza. Inoltre, provocano una leggera assuefazione nel gatto. L’alimento più adatto, dunque, è quello secco, che però deve avere determinate caratteristiche. In commercio esistono alimenti specifici per il gatto adulto e il cucciolo. Per il soggetto adulto devono essere a basso contenuto di magnesio con un valore intorno allo 0,07% che aiuta ad acidificare il PH dell’urina, dato fondamentale per ridurre il rischio di calcolosi alle vie urinarie (sindrome urologica felina FUS). Si consiglia di osservare attentamente la presenza di vitamina A e di taurina, fattori che assicurano un corretto apporto di aminoacidi essenziali. La scelta dell’alimento secco è consigliata anche perché i gatti, ai quali è lasciato a disposizione il cibo, mangiano dalle 14 alle 15 volte durante l’arco della giornata. Un gatto adulto, con un peso 114
medio di circa 3 o 4 Kg e una normale vita domestica, necessita di 70 calorie per ogni Kg di peso. Un gatto cucciolo deve avere un apporto maggiore di calcio, taurina, vitamine in genere e proteine grezze, che sono alimenti indispensabili per una crescita più equilibrata. Un gattino appena svezzato (di due o tre mesi di vita) dovrà assumere quattro pasti al giorno, che diventeranno tre pasti ai sei mesi e due nell’età adulta. Inoltre, se viene usata un’ottima alimentazione, non è necessario un cambio di alimenti o un’aggiunta di vitamine o di altro tipo di cibo. In gattile, a seconda dei problemi dei soggetti ricoverati, si somministrano alimentazioni specifiche su prescrizione medica per cercare di risolvere le disfunzioni che insorgono nei gatti randagi, dovute a una scorretta alimentazione. La gatta va in calore per la prima volta fra i 6 e i 9 mesi. Il primo calore può passare inosservato perché spesso non si manifesta in tutta la sua prepotenza come avverrà invece nei i calori successivi. Il comportamento della gatta durante il calore é caratteristico perché ricerca insistentemente le carezze, si struscia contro le gambe del padrone, emette miagolii struggenti e si pone nella caratteristica posizione con la coda deviata lateralmente, pronta per l’accoppiamento. Il periodo dell’estro dura da un minimo di 4 a un massimo di 18 giorni e si ripete con cadenza regolare che può avvenire fino a un massimo di 4 volte all’anno. In questo periodo la gatta emette un odore che il maschio avverte anche a distanze piuttosto considerevoli.
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PUBERTA’, GRAVIDANZA E PARTO DEL GATTO Nel gatto la pubertà è raggiunta al compimento del 6°-10° mese di vita. La gatta manifesta un “calore stagionale” più volte all’anno ma soprattutto a gennaio-febbraio e giugno-agosto. Si possono comunque verificare calori in ogni mese dell’anno a causa dei cambiamenti di vita ed alimentari .In ciascun periodo del calore si osservano alternate fasi di agitazione, richiami del partner e periodi di riposo della durata di 4-7 giorni. La gatta diventa inquieta, mangia di meno, si rotola sulla schiena, arcua il dorso sollevando il posteriore e la coda, emette miagolii insistenti. Trascorsi 4-5 giorni si tranquillizza per poi ricominciare dopo 4-7 giorni... e così continua anche per parecchi mesi! Il tutto si interrompe se avviene l’accoppiamento: il rapporto con il maschio fa avvenire l’ovulazione. E’ bene ricordarsi che nella gatta non si verificano perdite ematiche simili a quelle della cagna. Se si nota un qualsiasi scolo dalla vulva è necessario chiamare il veterinario. Il gatto maschio è attratto dalle femmine in calore e si mostra irrequieto per tutta la stagione. Miagola, cerca di scappare o, se è solito uscire di casa, vi ritorna solo per mangiare o dormire qualche ora; marca il territorio urinando su muri e mobili. Molti gatti casalinghi possono non essere affatto attratti dalle femmine in calore: possibili cause sono la mancanza di esperienza o un ambiente poco favorevole. La durata della gravidanza è simile a quella della cagna, 58-62 giorni. Il veterinario, con opportuni esami (palpazione addominale, ecografia e radiografia), può tenere sotto controllo l’animale ed accertarsi del corretto procedere della gravidanza. Come per la cagna, nella seconda metà della gestazione sarebbe necessario aumentare la dose di cibo somministrata alla gatta in modo da soddisfare le maggiori richieste energetiche materne. La gatta, soprattutto se poco casalinga, tende a nascondersi per partorire e spesso, quando il proprietario la trova, il parto è già avvenuto con o senza complicazioni. 116
In caso di necessità è opportuno chiamare il veterinario che si prenderà cura della neo mamma e dei gattini.
VACCINAZIONE DEL GATTO Tutti i gattini devono essere vaccinati secondo uno schema stabilito ed individualizzato dal proprio veterinario di fiducia. Il sistema di vaccinazione è variabile in funzione di: - età dell’animale - periodo o stagione - epidemie in atto - disposizioni comunali La vaccinazione serve a proteggere il gatto da malattie batteriche o virali tanto gravi da risultare talora mortali. Sono, inoltre, un’occasione per sottoporre annualmente il proprio animale ad una completa visita di controllo. Le più comuni malattie contro le quali il piccolo amico deve essere vaccinato sono : herpesvirosi (rinotracheite infettiva), calicivirosi (affezioni respiratorie), panleucopenia felina, leucemia felina. Normalmente il primo vaccino viene effettuato al secondo mese di vita, ma questo intervento non è sufficiente in alcun modo a proteggere l’animale: dovrà, pertanto, essere ripetuto una o più volte a seconda dello schema adottato dal veterinario curante. 117
Se la vita del gatto non si svolge esclusivamente tra le mure domestiche è opportuno provvedere alla vaccinazione contro la leucemia virale felina . Per quanto riguarda la rabbia,tale malattia oggi non è più presente nel nostro territorio . L’esecuzione del vaccino antirabbico, anche per il gatto, ha una utilità prettamente burocratica e risulta indispensabile per l’espatrio, per il trasporto del gatto in aereo o in nave nonché per prendere parte a mostre ed esposizioni. Come succede per le vaccinazioni dei bambini può capitare che, dopo la somministrazione del vaccino, il cane risenta di una reazione allergica : in tal caso, notato un gonfiore per lo più localizzato nella regione della testa, il proprietario deve prontamente segnalare il fatto al veterinario. E’ importante sapere che il principio della vaccinazione si basa sull’inoculazione di microbi o frazioni di essi in concentrazione tale da scatenare la reazione del sistema immunitario. Per questo motivo il gatto, al momento della vaccinazione, deve essere in condizioni di salute ottimali ed esente da parassiti intestinali cosicché il sistema immunitario possa concentrare la propria attività verso gli agenti responsabili delle malattie sopracitate.
Esempio di schema vaccinale: Gattino destinato a vivere esclusivamente tra le mura domestiche (primo intervento al compimento del 2° mese) 2 interventi vaccinali distanti 15 giorni: Herpesvirosi Calicivirosi Panleucopenia
Herpesvirosi Calicivirosi Panleucopenia
15 gg.
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Anni successivi Un intervento trivalente in dose unica: Herpesvirosi Calicivirosi Panleucopenia
Gattino che può avere contatti e lottare con altri gatti ( primo intervento al compimento del 2° mese) 3 interventi vaccinali distanti 15 giorni: Herpesvirosi Calicivirosi Panleucopenia
15 gg.
Herpesvirosi Calicivirosi Panleucopenia Leucemia
Leucemia
15gg.
Anni successivi Un intervento tetravalente in dose unica : Herpesvirosi Calicivirosi Panleucopenia Leucemia Curiosità Per identificare il sesso di un cucciolo con un’età che varia da uno a tre mesi, bisogna sollevare la coda e guardarlo nella parte posteriore. Se c’é molta distanza fra l’orifizio anale e i genitali è un maschio, viceversa è una femmina.
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PULIZIA DEL GATTO Il lavaggio và fatto con acqua tiepida (mai calda o gelata); se il vostro gatto è a pelo lungo, si consiglia la spazzolatura prima del lavaggio per evitare che il pelo si comporti come la lana e cioè che si infeltrisca e si debba successivamente tosare. Durante il bagno bisogna mettere un po’ di cotone nelle orecchie del gatto per evitare l’entrata di acqua che potrebbe provocare un’otite. La frequenza del bagno è diversa a seconda di ogni soggetto e della vita che conduce, se è un cucciolo bisogna farlo in un ambiente caldo, privo di correnti d’aria ed è necessiaria un’asciugatura accurata (pensate a un bambino piccolo!). Non si deve mai mettere il borotalco sul pelo, perché occlude i pori della pelle e può provocare fastidiose allergie. IGIENE DEL GATTO Il gatto deve essere tenuto in buone condizioni igieniche. Si deve controllare il pelo e la pelle, provvedendo a spazzolarlo per allontanare polvere o altri materiali inglobati durante le uscite. MANTELLO Possiamo distinguere il pelo in: - raso - lungo mentre il colore del mantello può essere a seconda delle razze: - bianco - nero - bianco/nero - rosso - maculato - tartarugato - grigio - tricolore - tigrato. 120
Una curiosità? Il gatto a tre colori è sempre femmina. ORECCHIE Si consiglia una pulizia delle orecchie settimanale, da effettuare sia sul padiglione auricolare esterno sia all’interno dell’orecchio. É preferibile usare una garza morbida, e si sconsiglia l’uso dei “cotton fioc”. OCCHI Per mantenere puliti gli occhi del vostro gatto è sufficiente passare quotidianamente uno straccetto umido per rimuovere la formazione di lacrime indurite (cispo). Costituiscono un’eccezione le razze che normalmente hanno una lacrimazione abbondante (vedi persiano) per le quali si consiglia questa operazione più volte al giorno. Se il vostro gatto ha una lacrimazione eccessiva consultate il vostro veterinario, perché può essere il sintomo di svariate malattie, correlato ad altre patologie. DENTI E BOCCA Per quanto alla nascita i gatti siano edentuli (privi di denti), la dentatura si sviluppa successivamente, a iniziare dal 1° mese di vita, con denti da latte. Dai 4 ai 6 mesi questi saranno sostituiti dai denti definitivi (non spaventatevi se in questo periodo i primi denti cadono). L’alimentazione è molto importante ai fini di una corretta igiene orale onde evitare formazioni di tartaro che possono provocare disturbi alle gengive, quali stomatiti, gengiviti e piorrea, che, se trascurate, possono portare alla caduta dei denti.
CONSIGLI UTILI Disturbi alla bocca e ai denti Questi disturbi possono provocare al gatto seri problemi nell’assunzione del cibo e nella pulizia quotidiana. La sintomatologia è riconoscibile a seconda dei casi, da arrossamento della mucosa e delle gengive, ascessi, perdita di denti e alito maleodorante. 121
Gengive La loro infiammazione è spesso associata alla presenza di tartaro, riconoscibile da una linea rossa scura, estesa lungo il bordo gengivale. Se trascurata crea fastidiose ulcerazioni, alito pesante, perdita di saliva e difficoltà ad assumere il cibo. Si consiglia di consultare il veterinario, che sarà in grado di diagnosticare la causa e di prescrivere la cura adatta. Infezioni alla bocca In medicina è comunemente chiamata stomatite. Questo disturbo si manifesta con un forte arrossamento dell’interno della bocca. Svariate possono essere le cause di questo malessere, da disturbi ai denti a malattie di tipo virale. Anche in questo caso l’aiuto del veterinario sarà determinante. Problemi dentali Molto comuni, questi problemi colpiscono in prevalenza gatti anziani, sui cui denti vi è sempre un forte accumulo di tartaro che provoca il ristagno di piccole quantità di cibo. Insorgono facilmente in questi casi infiammazioni che possono estendersi sino alla cavità dentale provocando ascessi e perdita dei denti infettati. Vi sono poi altre conseguenze, come l’alito maleodorante e la difficoltà nella masticazione, sempre legate all’accumulo di tartaro. Il veterinario potrà intervenire per l’ablazione del tartaro, generalmente rimosso dagli ultrasuoni, previa una leggera anestesia. Ranula Questa manifestazione patologica è dovuta al blocco del condotto salivale a sua volta provocato dal rigonfiamento di uno o di entrambi i lati della lingua. L’affezione provoca nel gatto l’impossibilità di alimentarsi. Sarà compito del veterinario drenare la ghiandola e ripristinare in questo modo la funzione alimentare del gatto. Ulcerazioni alla bocca Generalmente questi fastidiosi disturbi colpiscono sia la bocca sia le gengive. La causa può essere costituita da infezioni respiratorie oppure da altri tipi di patologie. 122
Ulcera del roditore Questo tipo di ulcera, che non ha niente a che fare con i topi, è una piaga che si manifesta sul labbro superiore e che tende ad allargarsi e a gonfiarsi progressivamente. Non si conoscono le cause precise e la teoria più credibile è che essa sia dovuta ai troppi leccamenti sul pelo. I problemi più ricorrenti dei nostri amici felini si possono dividere in tre grandi categorie: - disturbi digestivi - disturbi respiratori - malattie della pelle DISTURBI DIGESTIVI. Perdita di appetito, vomito, tracce di sangue nelle feci e stitichezza sono sintomi dell’apparato gastro-intestinale. Solo il vostro veterinario potrà chiarirne le cause e indicarne le cure. Attenzione alle allergie alimentari. In particolare i gatti di razze orientali o incrociati con questi sono allergici allo zucchero presente nel latte, che provoca vomito e diarrea. Possono essere ancora allergici a uova e pesce. Diabete. Anche il nostro gatto è soggetto a queste patologie, che, come in campo umano, derivano dalla scarsa produzione di insulina, la sostanza che regola il consumo degli zuccheri. I sintomi sono: - minzione (stimolo a urinare) frequente - sete eccessiva - aumento dell’appetito - diminuzione di peso
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Diarrea. Può manifestarsi a seguito di indigestione di cibo avariato, di un colpo di freddo o di un repentino cambio alimentare. Se persiste per più di ventiquattr’ore ed è accompagnata da vomito o tracce di sangue nelle feci, è il segnale di un problema più grave. Vomito. Può essere provocato dall’ingestione di cibo troppo grasso o dall’accumulo di pelo ingerito durante le pulizie che, come sappiamo, nel gatto sono molto frequenti e meticolose. Se il vomito è accompagnato da dolori addominali, da sete eccessiva o da presenza di salivazione abbondante, la causa potrebbe essere l’ingestione di sostanze tossiche. Stitichezza. Un gatto sano elimina le proprie feci una volta al giorno. I gatti anziani e i gatti cuccioli invece soffrono di stitichezza. Basta somministrare un mezzo cucchiaino di olio di paraffina per ovviare a questo inconveniente. DISTURBI RESPIRATORI Tosse, starnuti insistenti, secrezione dal naso e dagli occhi e respirazione difficoltosa sono tutti sintomi di disturbi respiratori dovuti a batteri o a virus, che, se trascurati, possono portare a patologie più serie che solo il veterinario potrà diagnosticare. Asma. Esiste una particolare sensibilità allergica che può provocare veri e propri attacchi d’asma, con difficoltà respiratorie. Consultate immediatamente il vostro veterinario. Bronchite. Il primo sintomo è una tosse persistente che generalmente accompagna altre malattie respiratorie. 124
Polmonite. I principali sintomi sono: - febbre - tosse - secrezione nasale, normale conseguenza di altre malattie respiratorie. Pleurite. I sintomi indicano una grave difficoltà respiratoria, perché i polmoni sono compressi dalla formazione di un liquido lattiginoso e a volte purulento, nella cavità toracica. Clamidia. E’ un’infezione causata da batteri, è una malattia respiratoria i cui sintomi sono una congiuntivite che compare prima in un occhio e dopo cinque–sette giorni nell’altro accompagnata da scolo nasale. Come prevenzione, si può sottoporre il gatto ad apposita vaccinazione. Tra i vari virus che colpiscono l’apparato respiratorio i due più noti sono: - la rinotracheite virale - il calice virus felino La prima è la più pericolosa. I sintomi sono una lacrimazione eccessiva e una secrezione nasale che diventa giorno dopo giorno più abbondante, con formazione di ulcere sulla lingua e nella bocca. La seconda è molto simile alla prima. L’unica prevenzione è la vaccinazione che può praticare solo il vostro veterinario. Esistono due malattie di origine virale molto pericolose: - Gastroenterite infettiva - PIF peritonite infettiva felina La prima, chiamata Panleucopenia Felina, è una malattia virale molto grave, contagiosa anche per forma indiretta. È talmente grave e virulenta che può portare un gattino alla morte ancora prima di essere diagnosticata. 125
Il virus attacca l’intestino e i globuli bianchi, provocando inappetenza, vomito e diarrea. Solo una diagnosi precoce può salvare il malcapitato. L’unica protezione è la vaccinazione preventiva. La seconda è causata da un virus e colpisce i gatti al di sotto dei 3 anni di vita. Oltre questa età i gatti sono immuni per acquisizione naturale. Colpisce la cavità addominale, di rado il fegato, i reni e il cervello. I sintomi sono febbre, esagerato gonfiore dell’addome e calo di appetito. In linea di massima non è curabile. MALATTIE DELLA PELLE. Rogna È una malattia parassitaria contagiosa determinata da acari (sarcoptes scabiei). La rogna può essere: - sarcoptica:
- auricolare:
SINTOMI prurito intenso depilazione croste inizia dalla testa e prosegue su tutto il corpo
SINTOMI orecchie sporche capo inclinato orecchio abbassato scuotimento del capo
Contagio. Può essere diretto o indiretto attraverso gli oggetti contaminati dalle croste prodotte dalla malattia. Si consiglia un’igiene scrupolosa e l’uso di guanti monouso nel praticare le eventuali medicazioni consigliate dal veterinario.
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ZOONOSI Le zoonosi sono le malattie che possono essere trasmesse dall’animale all’uomo. I gatti partecipano alla trasmissione soprattutto di una malattia: - la toxoplasmosi Questa malattia è sostenuta da un protozoo (coccidio) di cui il gatto è l’ospite definitivo. L’uomo può contrarre questa malattia dal gatto attraverso la contaminazione fecale degli alimenti, oppure, come avviene più spesso, attraverso l’ingestione di carni e verdure crude o malcotte. La malattia è spesso asintomatica sia nell’uomo sia nel gatto. L’interesse di questa malattia è dovuta alle lesioni che può determinare nel feto se contratta nei primi mesi di gravidanza. - la micosi Il gatto viene frequentemente colpito da patologie cutanee dovute allo sviluppo di funghi dermatofiti, cioè miceti che si nutrono di componenti della pelle e del pelo. Sono interessati soprattutto i gattini appena svezzati, deboli, che vivono in un ambiente poco igienico o sovraffollato. Si possono distinguere tre forme differenti: - localizzata con segni clinici - diffusa con segni clinici - asintomatica (animale portatore sano) La forma localizzata è la più frequente. Il gatto colpito presenta, soprattutto a livello della testa, della parte esterna delle orecchie, delle estremità degli arti, aree circolari prive di pelo. Talvolta si può notare una leggera desquamazione della pelle che si fa più pronunciata nelle micosi diffusi. Queste ultime sono comuni nei gatti Persiani giovani, dove si osserva la presenza di forfora in piccole chiazze situate soprattutto sul dorso . I gatti portatori sani rivestono una importanza particolare poiché anche se non presentano alcuna lesione possono trasmettere la micosi sia ad altri gatti sia ai cani e all’uomo ( soprattutto ai bambini). Il veterinario riesce a riconoscere un portatore sano allestendo una coltura apposita e individuan127
do il fungo al microscopio. E’ quindi consigliabile fare visitare il proprio gattino non appena entra a fare parte della famiglia.
ECTOPARASSITI O PARASSITI ESTERNI Il gatto è soggetto a essere infestato da fastidiosi parassiti. I più comuni sono le pulci, le zecche e i pidocchi, che rappresentano in alcuni casi un vero e proprio incubo. Le pulci La comune pulce che parassita il gatto è un insetto lungo circa 1 mm e appartiene all’ordine dei sifonatteri (ha un sifone che succhia il sangue). È privo di ali ma provvisto di lunghe e forti zampe posteriori. Può saltare in alto fino a 30 cm e in lungo fino a 50 cm.
La femmina produce più di 2.000 uova, che, per diventare adulte, hanno bisogno di un tempo di 3 settimane. Il problema consiste nella possibilità che fra il 1° stadio (larva) e il 2° stadio (ninfa), possa trascorrere un anno. Oltre a provocare un considerevole fastidio nell’animale, con possibili forme allergiche a carico della cute, le pulci del gatto hanno un ruolo di diffusori di altre malattie, la più comune è la Teniasi da Dipylidium caninum (tenia cucumerina). Le uova delle tenie che vivono nell’intestino di gatti e di altri mammiferi, uomo compreso, sono ingerite dalle larve della pulce, 128
che, a sua volta, è ingerita dal gatto attraverso quel caratteristico morsicamento del pelo, ricominciando in questo modo il ciclo. Per questo vi consigliamo di consultare il vostro veterinario per impostare un piano di lotta alle pulci. Le zecche. Nome comune con il quale sono indicati gli acari della famiglia degli ixodidi. Sul corpo delle zecche (maschio), si può notare uno scudo dorsale sclerificato, mentre nelle femmine questo è presente solamente nella porzione anteriore. Esistono anche zecche prive di scudo ed appartengono agli argasidi. Le zecche sono ematofaghe (succhiano il sangue), soprattutto le femmine. Pungono con un rostro (pungiglione ricurvo) posizionato sulla parte anteriore della testa. Aggrediscono vari tipi di mammiferi compreso l’uomo, gli animali domestici e varie specie di uccelli. Le femmine, a ogni pasto, ingurgitano sangue per un peso superiore a quello del proprio corpo. Un esempio: la lunghezza normalmente è di 4 mm. Dopo il pasto arrivano a 12 mm. A seconda della specie, alcune si stabiliscono in pianta stabile sull’ospite, altre, dopo il pasto, si ritirano nelle fessure dei muri, dei pavimenti e del terreno. Depongono da 600 a 10.000 uova prima di morire. Si sconsiglia di strappare dalla pelle del vostro animale una zecca, perchè a causa della dentellatura, il rostro può rimanere conficcato nella pelle e aprire così la strada a diverse infezioni.
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I pidocchi Nome comune con il quale sono indicati soprattutto gli insetti dell’ordine degli anopluri. Sono insetti di piccole dimensioni dal corpo molto schiacciato, il capo più stretto del torace e con un apparato boccale pungente e succhiatore. Le zampe terminano con robusti artigli che permettono all’insetto di aggrapparsi ai peli dell’ospite. Hanno un corpo di colore grigiobluastro con gli occhi piccoli e sporgenti e sono ematofagi (si cibano di sangue). Si consiglia di trattare periodicamente il vostro animale, cane o gatto, con prodotti specifici, per evitare l’infestazione da parte di questi parassiti. Per una corretta convivenza non si deve dimenticare di lavare bene le mani e di raccogliere con apposite palette le feci del nostro amico gatto. Gli acari La scabbia del gatto è causata da un acaro scavatore chiamato Notoedres cati. La malattia è molto contagiosa tra i gatti e viene spesso osservata in cucciolate tenute in cattive condizioni igieniche. Possono comunque essere colpiti animali di tutte le età. La rogna notoedrica inizia con piccole lesioni molto pruriginose sui margini dell’orecchio. Tali lesioni si diffondono poi a tutta la testa, al collo, agli arti. Il veterinario diagnostica la parassitosi con un raschiato cutaneo e indica il trattamento adeguato che, se effettuato correttamente, risolve il problema. Un altro tipo di rogna del gatto è quella dell’orecchio: essa si trasmette per contatto diretto tra gli animali. Il gatto infestato scuote la testa e si gratta causandosi lesioni che aggravano l’otite. All’interno dell’orecchio si nota una grande quantità di cerume nerastro e guardando al microscopio un campione di tale materiale si individuano i caratteristici acari e le loro uova. La cura è facile da eseguire ma è importante trattare tutti i gatti a contatto con quello colpito dalla parassitosi per evitarne la diffusione 130
ENDOPARASSITI O PARASSITI INTESTINALI (interni) Qualsiasi gatto, anche quello più curato, seguito e sottoposto a visite veterinarie più accurate, avrà a che fare con infestazioni da parassiti intestinali. Queste parassitosi spesso sono associate tra loro e colpiscono l’animale in particolari fasi della sua vita. Per poterle combattere efficacemente è necessario conoscere sia il loro ciclo biologico sia i disturbi che possono provocare. I parassiti intestinali si suddividono principalmente in due categorie: - vermi piatti - vermi tondi Tra i vermi piatti, le tenie (tenia dipylidium caninum) sono caratterizzate da un corpo lungo a forma di nastro e segmentato (tali segmenti uniti tra loro sono chiamati proglottidi). La testa della tenia è munita di uncini che si attaccano all’intestino, mentre le Proglottidi più mature sono piene di uova e sono espulse all’esterno con le feci. Le uova sono ingerite da un ospite intermedio come a esempio la pulce che, dopo essere stata nuovamente inghiottita dall’animale, permette al parassita di ricominciare il ciclo. Se il vostro gatto è affetto da Tenia, manifesterà prurito anale, leccamento e strisciamento della regione perianale sul terreno. Inoltre, si possono vedere le proglottidi nelle feci o nelle vicinanze dei peli della regione perianale. Tra i vermi tondi si ricorda : - l’anchilostoma - gli ascaridi - i tricuridi Gli anchilostomi sono chiamati anche vermi uncinati in quanto sono forniti di 3 paia di uncini, che si attaccano alla mucosa intestinale per succhiare il sangue dell’animale. È praticamente impossibile vederli a occhio nudo, sono molto prolifici e possono produrre, in una giornata, fino a 10.000 uova, le quali, in ambiente favorevole, danno origine in pochi giorni a forme larvali molto resistenti. L’infestazione avviene sia per ingestione delle 131
larve sia per via cutanea, attraverso i follicoli piliferi, per cui i parassiti passano nel sangue e nei polmoni. Da qui le larve risalgono nella trachea e sono quindi deglutite per poi diventare adulte nell’intestino. I sintomi spaziano dalla diarrea all’anemia che porta all’animale un progressivo dimagrimento. La diagnosi è fatta dal veterinario tramite esame delle feci. Gli ascaridi sono i parassiti più diffusi, di forma cilindrica, di lunghezza che varia dai 6 ai 12 cm e con un diametro di circa 3-5 mm. Sono di colore bianco-rosato e colpiscono in particolare i cuccioli che soono infestati dalla madre attraverso la placenta e con il latte. Gli ascaridi vivono nell’intestino tenue del gatto, depositano un notevole numero di uova e si nutrono di chimo (è il prodotto della digestione dei succhi gastrici).Sono molto longevi (anche 4 o 5 anni). Durante questo periodo possono essere ingeriti da un nuovo ospite e ricominciare così il loro ciclo biologico. Questa straordinaria longevità spiega le continue reinfestazioni che si verificano nei gattili, negli allevamenti e in tutti i luoghi che ospitano i gatti se non sono opportunamente disinfestati. I sintomi principali sono il ritardo nello sviluppo dell’animale e l’anemia, e nei cuccioli si manifesta con la caratteristica forma addominale a botticella (ventre batraciano). In caso di massive infestazioni, si possono verificare sintomi nervosi, rachitismo, dissenteria e febbre. La prognosi in genere è favorevole, ma nei casi gravi possono esserci delle complicazioni anche letali. I farmaci in commercio non esercitano alcuna attività contro le forme larvali localizzate nei muscoli. Per questo motivo il trattamento fatto alle mamme non può impedire le infestazioni prenatali. I tricuridi sono vermi molto piccoli ma assai pericolosi per le gravi conseguenze che provocano nell’organismo animale. Sono lunghi 3 o 4 cm e assomigliano ad una frusta. Al microscopio le uova assomigliano a piccolissimi limoni. Questi parassiti albergano nell’intestino cieco e una volta impiantati nello spessore della mucosa intestinale ne succhiano il sangue. La filariosi cardiopolmonare nel gatto è meno frequente che nel cane. E’ dovuta alla migrazione ed allo sviluppo nelle arterie polmonari e nel 132
cuore destro di larve di Filaria inoculate tramite la puntura di una zanzara. Nei casi più gravi, cioè quando molti parassiti raggiungono il cuore ed i polmoni, il gatto si presenta meno vivace, depresso; ha difficoltà respiratorie e tosse. La terapia è simile a quella adottata per il cane ma il mezzo più sicuro per evitare questa malattia è la prevenzione! Si consiglia di consultare ciclicamente il vostro veterinario il quale, a seconda dei casi, vi prescriverà il farmaco più adatto.
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QUALE FARMACO PER QUALE PARASSITA?
Principio attivo
Spettro d’azione
Posologia
Dichlorvos
Ascaridi, anchilostomi uncinaria, trichuris Ascaridi
30 mg/Kg per adulti 11 mg/Kg ai cuccioli 50 mg/Kg alle gatte gravide
Fenbendazolo Levamisolo Mebendazolo Niclosamide Oxantel pamoato Sali di Piperazina Pyrantel pamoato Praziquantel
Ascaridi, anchilostomi uncinaria Ascaridi, anchilostomi uncinaria, trichuris Tenia (non il dipylidium c.) Trichuris Ascaridi, anchilostomi Ascaridi, anchilostomi, uncinaria Tutte le tenie
10 mg/Kg 40 mg/Kg per 3-5 giorni 157 mg/Kg 20 mg/Kg 110 mg/Kg 5 mg/Kg 5 mg/Kg
A secondo del tipo di vermifugo consigliato dal veterinario, la somministrazione può essere fatta o nascondendo il prodotto in un boccone di cibo oppure spalmandolo sulla punta delle zampe. Questo provocherà nel gatto un senso di sporco che provvederà immediatamente a rimuovere abbondantemente
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LE COLONIE FELINE Nell’anno 1995 come A.VA.PA., abbiamo iniziato a studiare il problema della realizzazione di un censimento delle colonie feline presenti sul territorio regionale. La sua finalità è di individuare la consistenza numerica, l’habitat, il comportamento, la condizione di salute e di nutrizione, di pianificare gli interventi di controllo delle nascite sui gatti, di chiarire i problemi legati all’impatto ambientale, definre i problemi di rapporto fra animali e cittadini e gli aspetti sociali e comportamentali delle persone che seguono le colonie. Tenendo in considerazione l’iniziale conoscenza delle colonie feline e la conformazione geografica della nostra Regione, abbiamo pensato di iniziare soprattutto ad analizzare i gatti urbani della città di Aosta, con l’intendimento di occuparci in seguito dei gatti rurali e delle colonie di altri importanti centri abitati presenti sul territorio. Speriamo che questo lavoro ci possa aiutare ad affrontare e a risolvere il problema “gatti”. La popolazione di gatti randagi ha acquisito precise caratteristiche che possono essere riassunte in: - territorio - organizzazione sociale - fonti alimentari - rapporti con l’uomo Per quanto riguarda il territorio, il gatto lo sceglie tenendo conto di due principali caratteristiche: - la presenza di una fonte alimentare, - la possibilità di potersi riposare e, per le femmine, di allevare la prole in sicurezza. Questa pubblicazione oltre a fornire informazioni alla cittadinanza e alle singole amministrazioni, possa rendere la lettura delle leggi più chiara e portare alla conoscenza di alcuni articoli che, se osservati, potrebbero seriamente diminuire se non addirittura risolvere il problema dell’abbandono dei gatti. 135
Per la Legge regionale n° 14 del 28 aprile 1994 - Norme per la tutela e per il corretto trattamento di animali d’affezione - “chiunque abbia effettuato a proprie spese l’intervento di sterilizzazione sulla femmina può consegnare, previo accordo con il responsabile, i cuccioli alla struttura regionale”. Seguendo in modo corretto questo articolo e continuando a intervenire sulla limitazione delle nascite dei gatti urbani e rurali, si potrà diminuire lentamente la pressione dei gatti sul territorio. Il primo passo è stato quello di coordinare: il lavoro dei volontari dell’associazione “Mondo Gatto”, (entrata a far parte dell’A.VA.PA.), le richieste del Servizio Veterinario e le richieste di aiuto di tutte quelle persone che dedicano il loro tempo ai gatti sul territorio per disporre di tutti i dati necessari abbiamo pensato di coinvolgere le uniche persone in grado di aiutarci: “Le/I Gattare/i” cioè quelli che alimentano e seguono abitualmente i gatti sul territorio e che possono avvicinarli ( i gatti delle colonie sono molto diffidenti). Abbiamo fornito loro un’assistenza sia in cibo sia sanitaria. La persona che controlla le colonie è definito “responsabile di zona” e gli competono diversi compiti: - catturare e consegnare le gatte da sterilizzare (ovarioisterectomia) alla struttura di gattile ufficialmente preposta alla limitazione delle nascite. (L’ovarioisterectomia è praticata da un veterinario libero professionista all’uopo convenzionato con l’ U.S.L.). - compilare un questionario appositamente realizzato che chiede: - il numero dei gatti presenti nella colonia - il sesso - la durata media della vita - la variazione numerica, in caso avvenga, e a che cosa è dovuta - se i gatti si lasciano toccare da estranei - come vengono alimentati e in quale orario - cosa mangiano - dove vivono - a quali pericoli sono esposti Vi sono domande le cui risposte sono di competenza dell’U.S.L. veteri136
naria, che ha la responsabilità della sorveglianza epidemiologica, della tutela della salute pubblica attraverso il controllo e la prevenzione delle zoonosi e della verifica di eventuali inconvenienti igienico-sanitari. (Nei casi di colonie numerose un addetto A.VA.PA. incaricato svolge un’azione di controllo, per verificare l’attendibilità dei dati dichiarati). - assicurare la cura della salute e le condizioni di sopravvivenza della colonia stessa. - segnalare all’A.VA.PA. tutti i problemi igienico sanitari che possono verificarsi all’interno della colonia di competenza. All’associazione spetta informare l’U.S.L. competente per il territorio; fornire aiuto, come già detto, in cibo e in cure e offrire assistenza nella risoluzione dei problemi di intolleranza. L’A.VA.PA. ha inoltre attuato una campagna denominata “delle oasi protette” fornendo e posizionando alcune casette rifugio nelle colonie, per poter dare un sicuro riparo ai gatti durante i nostri rigidi inverni ed un punto fisso per la somministrazione del cibo.
Casetta rifugio per colonie feline (oasi protette) 137
Non si deve dimenticare però che le persone volontarie, che seguono e alimentano le colonie di gatti, non amano nessuna forma di pubblicità e soprattutto la divulgazione dei luoghi dove vivono i “loro gatti”. Tutta questa documentazione ha permesso a noi di capire quali problemi e quanti pericoli potevano minacciare la vita delle colonie e all’U.S.L. e di quantificare l’effettiva resa a distanza di tempo della sterilizzazione dei gatti. È evidente che un lavoro di questo genere è soggetto a continuo aggiornamento ed è in continua elaborazione. Di seguito riportiamo i dati numerici e i grafici elaborati per capire meglio la quantità di lavoro svolto e i risultati ottenuti in questi due anni di censimento. Per maggiore praticità questi dati sono stati raggruppati e suddivisi secondo l’ordine seguente: 1 - aspetti sociali 2 - aspetti demografici regionali 3 - territorio 4 - alimentazione 5 - stato di salute 6 - controllo delle nascite 1 - aspetti sociali Intervistando come campione un numero di 500 persone che si occupano di gatti sul territorio, abbiamo potuto riscontrare che il 60% di queste sono di sesso femminile mentre il rimanente 40% é di sesso maschile. La fascia di età interessata è compresa fra i 40 e i 60 anni con alcune eccezioni al di sotto dei 40 anni. Ne consegue che la categoria professionale maggiormente coinvolta è quella dei pensionati. Per questi è importante valutare oltre alla necessità di sentirsi utili e socialmente necessari anche la spinta amorevole che li porta verso una scelta volontaria, quella di seguire una colonia di gatti. La proposta dell’associazione in questo senso è rivolta alle amministrazioni comunali per la diffusione di una campagna di sensibilizzazione rivolta ai pensionati per lo sviluppo di una “Pet-Terapy” in ambito urbano.
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Sesso degli intervistati 100% 80%
77%
60% 40%
23%
20% 0% Femminile
Maschile
Professione degli intervistati 100%
97%
80% 60% 40% 20%
3%
0% Pensionati
Altro
2 - aspetti demografici Regionali La maggior parte delle colonie feline è presente nelle zone piÚ densamente abitate. Se prendiamo a esempio la città di Aosta, possiamo notare un numero di colonie decisamente elevato, soprattutto nel centro storico come: via Torre Bramafan via S. Anselmo via Monte Vodice via Trottechien via Jean de la Pierre via Maillet via S. Giocondo via Zimmermann 139
via Festaz via Torre del Lebbroso via Antica zecca via Torino zona Rifugio Père Laurent viale F. Chabod rue de Conseil des Commis piazza Plouve piazza Roncas Al di fuori del centro storico, rimanendo però sempre in città, troviamo colonie feline nelle seguenti zone: viale Gran San Bernardo viale Europa via delle Betulle via Grand Eyvia via Parigi regione Busseyaz corso Ivrea zona cimitero di Aosta zona ex maternità zona stabilimento Cogne zona Tzambarlet regione Roppoz
Comune di Aosta 100% 80%
65%
60%
35%
40% 20% 0% Centro storico
Altro 140
3 - territorio Come appare evidente dal grafico successivo n° 4, le colonie feline presenti sembrano scartare le zone dove l’uomo è poco presente. Infatti, alla voce “ruderi in campagna”, é stata rilevata solamente una presenza pari al 2% mentre alla voce “ruderi in città” si sale al 16% arrivando fino al 28% dei giardini condominiali. È appurato, quindi, che la presenza umana è garanzia di sopravvivenza per le colonie stesse. Questa garanzia influisce però paradossalmente in modo negativo sulla loro sopravvivenza in quanto i gatti, con le loro vocalizzazioni e il marcamento del territorio, sono oggetto di gravi atti di intolleranza nei loro confronti. Comune di Aosta 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% Strada Giardino privato Ruderi
Strada
Giardino condominiale
Giardino privato
RuderiCampagna
Ruderi città
Campagna
4 - alimentazione Per poter raccogliere i dati necessari alla realizzazione del censimento delle colonie feline presenti, abbiamo identificato un elemento importante: il punto di alimentazione. Come abbiamo già visto in precedenza, questo luogo è uno dei luoghi fondamentali della vita dei gatti. Da un’attenta analisi e da un’osservazione eseguita in loco dei gatti, emergono interessanti considerazioni che non sono solamente legate alle abitudini alimentari ma anche alla mentalità delle persone che somministrano il cibo. Come A.VA.PA. siamo propensi ad aiu141
tare queste persone fornendo alimenti preconfezionati secchi (croccantini), mentre i “volontari” somministrano un’incredibile varietà di scatolette (alimento umido) e quasi mai danno avanzi di cucina. Possiamo quindi dedurre che prevale su qualsiasi tipo di alimento il “Pet-Food”, anche se spesso ha un costo insostenibile per le persone pensionate che se ne occupano, come nei casi da noi osservati. Per quanto riguarda la possibilità di abbeverarsi, dalle risposte raccolte e dalle conferme con visite in loco, emerge che tutte le colonie presenti sono regolarmente provviste di acqua o per la vicinanza di fontane o altro oppure perché i “volontari” provvedono all’ approvvigionamento.
Alimentazione 100% 80%
65%
60%
35%
40% 20% 0% PET FOOD
Cibo casalingo
5 - stato di salute Proprio per il fatto che le colonie sono seguite da persone volonterose, scrupolose e particolarmente interessate, lo stato di salute delle nostre colonie risulta essere decisamente buono. Questo è il risultato di un’ottima comunicazione fra il responsabile di zona (colonia), l’ A.VA.PA. e l’U.S.L. La maggior parte degli interventi richiestici come associazione e che il veterinario incaricato deve risolvere sono di origine respiratoria per il 40% e di origine cutanea per il 30%. La percentuale di animali avvelenati è circa del 10% mentre i decessi per traumi ammontano al 10% e il rimanente 10% comprende gatti con patologie infettive (FIV - FELV). 142
Interventi 100%
85%
80% 60% 40%
15%
20% 0% Associazioni-A.USL
Privati
Patologie 100% 80% 60%
40% 30%
40% 20%
10%
10%
10%
Avvelenamenti
Traumi
Patologie infettive
0% Origine respiratoria
Origine cutanea
6 - controllo delle nascite Un corretto programma di controllo delle nascite può essere attuato solo se lo stato di salute delle colonie è sufficientemente buono poiché solo così i gatti possono sopportare l’intervento chirurgico. L’obiettivo è la limitazione, per quanto possibile, della nascita di cuccioli perché è noto che il benessere della colonia è condizionato dal numero dei componenti. Il fenomeno di sovrappopolamento in natura porta a scissioni e separazioni che in cattività causa eccessi di aggressività fino ad arrivare al cannibalismo come conseguenza della mancanza di spazio vitale. Volendo rapportare tale fenomeno alla situazione urbana, è inevitabile 143
predisporre tutti gli interventi necessari a contenere il numero di felini presenti nelle colonie. Come Associazione A.VA.PA. incontriamo grosse difficoltà nel reperire persone disposte a catturare i gatti all’interno delle colonie. I motivi di tale ostacolo sono dovuti a una mancanza di informazioni e, a volte, a un eccesso di amore nei confronti dei gatti. È importante poter “chiudere” le colonie (sterilizzare tutte le femmine) per i motivi citati in precedenza. Possiamo concludere affermando che, laddove siamo intervenuti massivamente nella sterilizzazione dei gatti, l’anno successivo è decisamente diminuito il numero di interventi e questo sicuramente facilita il rapporto di convivenza tra uomo e animale. Inoltre, tutto questo dimostra alle istituzioni la validità delle operazioni di controllo demografico nel territorio Regionale.
Numero di interventi sui gatti Distinzione per sesso 100% 80% 60% 40% 20% 0%
60% 40%
Femmine
144
Maschi
Interventi di sterilizzazione anni 1996-1967-1998 (comuni con piĂš di 10 interventi) 80 '96 '97 '98
70 60 50 40 30 20 10 0
Ripartizione di interventi su gatti di colonie Distinzione tra privati e A. USL
Controlli veterinari richiesti su colonie di gatti Distinzione tra privati e A. USL 100% 80% 60% 40% 20% 0%
98%
81%
19%
A. USL
Privati
100% 80% 60% 40% 20% 0%
2% A. USL
145
Privati
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147
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LE LEGGI
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Legge 14/08/1991 Num. 281 Legge 14 agosto 1991, n. 281 (in Gazz. Uff., 30 agosto, n. 203). — Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo. Preambolo La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato; Il Presidente della Repubblica: Promulga la seguente legge:
Art. 1. Princìpi generali. 1. Lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l’ambiente. Art. 2. Trattamento dei cani e di altri animali di affezione. 1. Il controllo della popolazione dei cani e dei gatti mediante la limitazione delle nascite viene effettuato, tenuto conto del progresso scientifico, presso i servizi veterinari delle unità sanitarie locali. I proprietari o i detentori possono ricorrere a proprie spese agli ambulatori veterinari autorizzati delle società cinofile, delle società protettrici degli animali e di privati. 2. I cani vaganti ritrovati, catturati o comunque ricoverati presso le strutture di cui al comma 1 dell’art. 4, non possono essere soppressi. 3. I cani catturati o comunque provenienti dalle strutture di cui al comma 1 dell’art. 4, non possono essere destinati alla sperimentazione. 4. I cani vaganti catturati, regolarmente tatuati, sono restituiti al proprietario o al detentore. 5. I cani vaganti non tatuati catturati, nonchè i cani ospitati presso le strutture di cui al comma 1 dell’art. 4, devono essere tatuati; se non reclamati entro il termine di sessanta giorni possono essere ceduti a privati che diano garanzie di buon trattamento o ad associazioni protezioniste, previo trattamento profilattico contro la rabbia, l’echinococcosi e altre malattie trasmissibili. 6. I cani ricoverati nelle strutture di cui al comma 1 dell’art. 4, fatto salvo quanto previsto dagli articoli 86, 87 e 91 del regolamento di polizia veterinaria approvato con decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954, n. 320 e successive modificazioni, possono essere soppressi, in modo esclusivamente eutanasico, ad opera di medici veterinari, soltanto se gravemente malati, incurabili o di comprovata pericolosità. 7. É vietato a chiunque maltrattare i gatti che vivono in libertà. 8. I gatti che vivono in libertà sono sterilizzati dall’autorità sanitaria competente per territorio e riammessi nel loro gruppo. 9. I gatti in libertà possono essere soppressi soltanto se gravemente malati o incurabili. 10. Gli enti e le associazioni protezioniste possono, d’intesa con le unità sanitarie locali, avere in gestione le colonie di gatti che vivono in libertà, assicurandone la cura della salute e le condizioni di sopravvivenza. 11.
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Gli enti e le associazioni protezioniste possono gestire le strutture di cui al comma 1 dell’art. 4, sotto il controllo sanitario dei servizi veterinari dell’unità sanitaria locale. 12. Le strutture di cui al comma 1 dell’art. 4 possono tenere in custodia a pagamento cani di proprietà e garantiscono il servizio di pronto soccorso. Art. 3. Competenze delle regioni. 1. Le regioni disciplinano con propria legge, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, l’istituzione dell’anagrafe canina presso i comuni o le unità sanitarie locali, nonchè le modalità per l’iscrizione a tale anagrafe e per il rilascio al proprietario o al detentore della sigla di riconoscimento del cane, da imprimersi mediante tatuaggio indolore. 2. Le regioni provvedono a determinare, con propria legge, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, i criteri per il risanamento dei canili comunali e la costruzione dei rifugi per i cani. Tali strutture devono garantire buone condizioni di vita per i cani e il rispetto delle norme igienico-sanitarie e sono sottoposte al controllo sanitario dei servizi veterinari delle unità sanitarie locali. La legge regionale determina altresì i criteri e le modalità per il riparto tra i comuni dei contributi per la realizzazione degli interventi di loro competenza. 3. Le regioni adottano, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sentite le associazioni animaliste, protezioniste e venatorie, che operano in ambito regionale, un programma di prevenzione del randagismo. 4. Il programma di cui al comma 3 prevede interventi riguardanti: a) iniziative di informazione da svolgere anche in ambito scolastico al fine di conseguire un corretto rapporto di rispetto della vita animale e la difesa del suo habitat; b) corsi di aggiornamento o formazione per il personale delle regioni, degli enti locali e delle unità sanitarie locali addetto ai servizi di cui alla presente legge nonchè per le guardie zoofile volontarie che collaborano con le unità sanitarie locali e con gli enti locali. 5. Al fine di tutelare il patrimonio zootecnico le regioni indennizzano gli imprenditori agricoli per le perdite di capi di bestiame causate da cani randagi o inselvatichiti, accertate dal servizio veterinario dell’unità sanitaria locale. 6. Per la realizzazione degli interventi di competenza regionale, le regioni possono destinare una somma non superiore al 25 per cento dei fondi assegnati alla regione del decreto ministeriale di cui all’art. 8, comma 2. La rimanente somma è assegnata dalla regione agli enti locali a titolo di contributo per la realizzazione degli interventi di loro competenza. 7. Le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano adeguano la propria legislazione ai princìpi contenuti nella presente legge e adottano un programma regionale per la prevenzione del randagismo, nel rispetto dei criteri di cui al presente articolo. Art. 4. Competenze dei comuni. 1. I comuni, singoli o associati, e le comunità montane provvedono al risanamento dei canili comunali esistenti e costruiscono rifugi per i cani, nel rispetto dei criteri stabiliti con legge regionale e avvalendosi dei contributi destinati a tale finalità dalla regione. 2. I 152
servizi comunali e i servizi veterinari delle unità sanitarie locali si attengono, nel trattamento degli animali, alle disposizioni di cui all’art. 2. Art. 5. Sanzioni. 1. Chiunque abbandona cani, gatti o qualsiasi altro animale custodito nella propria abitazione, è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da lire trecentomila a lire unmilione. 2. Chiunque omette di iscrivere il proprio cane all’anagrafe di cui al comma 1 dell’art. 3, è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma di lire centocinquantamila. 3. Chiunque, avendo iscritto il cane all’anagrafe di cui al comma 1 dell’art. 3, omette di sottoporlo al tatuaggio, è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma di lire centomila. 4. Chiunque fa commercio di cani o gatti al fine di sperimentazione, in violazione delle leggi vigenti, è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da lire cinquemilioni a lire diecimilioni. 5. L’ammenda comminata per la contravvenzione di cui al primo comma dell’art. 727 del codice penale è elevata nel minimo a lire cinquecentomila e nel massimo a lire tremilioni. 6. Le entrate derivanti dalle sanzioni amministrative di cui ai commi 1, 2, 3 e 4 confluiscono nel fondo per l’attuazione della presente legge previsto dall’art. 8. Art. 6. Imposte. 1. Tutti i possessori di cani sono tenuti al pagamento di un’imposta comunale annuale di lire venticinquemila. 2. L’acquisto di un cane già assoggettato all’imposta non dà luogo a nuove imposizioni. 3. Sono esenti dall’imposta: a) i cani esclusivamente adibiti alla guida dei ciechi e alla custodia degli edifici rurali e del gregge; b) i cani appartenenti ad individui di passaggio nel comune, la cui permanenza non si protragga oltre i due mesi o che paghino già l’imposta in altri comuni; c) i cani lattanti per il periodo di tempo strettamente necessario all’allattamento e non mai superiore ai due mesi; d) i cani adibiti ai servizi dell’Esercito ed a quelli di pubblica sicurezza; e) i cani ricoverati in strutture gestite da enti o associazioni protezioniste senza fini di lucro; f) i cani appartenenti a categorie sociali eventualmente individuate dai comuni. Art. 7. Abrogazione di norme. 1. Sono abrogati gli articoli 130, 131, 132, 133, 134 e 135 del testo unico per la finanza locale approvato con regio decreto 14 settembre 1931, n. 1175 e successive modificazioni, e ogni disposizione incompatibile o in contrasto con la presente legge. Art. 8. Istituzione del fondo per l’attuazione della legge. 1. A partire dall’esercizio finanziario 1991 è istituito presso il Ministero della sanità un fondo per l’attuazione della presente legge, la cui dotazione è determinata in lire 1 miliardo per il 1991 e in lire 2 miliardi a decorrere dal 1992. 2. Il Ministro della sanità, con proprio decreto, ripartisce annualmente tra le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano le disponibilità del fondo di cui al comma 1. I criteri per la ripartizione sono 153
determinati con decreto del Ministro della sanità adottato di concerto con il Ministro del tesoro, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, di cui all’art. 12 della legge 23 agosto 1988, n. 400. Art. 9. Copertura finanziaria. 1. All’onere derivante dalla presente legge, pari a lire 1 miliardo per il 1991, lire 2 miliardi per il 1992 e lire 2 miliardi per il 1993, si fa fronte mediante utilizzo dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 1991-1993, al capitolo 6856 dello stato di previsione del Ministero del tesoro per l’anno 1991 all’uopo utilizzando l’accantonamento <<Prevenzione del randagismo>>. 2. Il Ministro del tesoro è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
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REGIONE VALLE D’AOSTA Legge regionale 28 aprile 1994, n. 14 (in Bollo. Uff. della Valle d’Aosta, 10 maggio, n. 21).— Norme per la tutela e per il corretto trattamento degli animali di affezione.
Capo I PRINCIPI GENERALI Art. 1. Finalità della legge.—1. La presente legge si propone di: a) favorire la corretta convivenza tra l’uomo e gli animali di affezione; b) tutelare gli animali di affezione attraverso la repressione degli atti di crudeltà contro di essi; c) tutelare la salute pubblica e l’ambiente attraverso il corretto trattamento degli animali da affezione. Art. 2. Oggetto della legge: animali di affezione domestici ed urbani.—1. Ai sensi della presente legge si intendono per: a) animali di affezione domestici: gli animali che, stabilmente o occasionalmente, convivono con l’uomo nella o presso la sua abitazione, appartenenti a specie mantenute per compagnia o per diporto a cui si possono anche far svolgere attività utili all’uomo senza però avere fini produttivi o alimentari; b) animali di affezione urbani: gli animali appartenenti alle specie di cui alla lettera a) che abitualmente vivono allo stato libero nei centri urbani. Capo II TUTELA DEGLI ANIMALI DI AFFEZIONE DOMESTICI Art. 3. Detenzione degli animali limitazioni—1. É proibito detenere animali selvatici che, per caratteristiche innate e permanenti, non si possono adattare alla cattività o, comunque, alla vita domestica. 2. É proibito detenere animali di affezione domestici in numero o condizioni tali da pregiudicare la loro salute e il loro benessere o, comunque, da nuocere all’igiene, alla salute, alla quiete o all’incolumità dell’uomo o dell’ambiente. Art 4 Cura degli animali.—1. Chiunque possegga o detenga animali di affezione domestici è responsabile della loro custodia, delle loro azioni, della loro salute e del loro benessere e, in particolare, deve provvedere, in conformità alle esigenze di ogni singola specie, a: a) fornire loro adeguate quantità di acqua pulita e di nutrimento adatto; b) assicurare
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loro la possibilità di espletare le proprie funzioni organiche, fisiologiche e comportamentali nel rispetto delle vigenti norme di igiene e sanità pubblica; c) assicurare loro, nel caso si rendessero necessarie limitazioni della libertà di movimento per esigenze di igiene e sanità pubblica o per la sicurezza degli animali medesimi, dell’uomo o di altri animali, una sistemazione che garantisca sia protezione sia possibilità di adeguato esercizio fisico; d) occuparsi della loro riproduzione nonché della custodia, della salute e del benessere della prole; e) garantire loro le cure sanitarie di cui necessitano; f) garantire la loro incolumità e, nello stesso tempo, garantire l’incolumità delle persone e degli altri animali con cui possono venire a contatto. Art. 5. Trasporto degli animali.—1. Il trasporto degli animali, da chiunque sia effettuato e per qualunque motivo, deve avvenire in modo adeguato alla specie, in condizioni tali da non pregiudicare la loro salute e da non causare loro pena o sofferenza, nel rispetto delle norme di igiene e sanità pubblica. 2.1 mezzi di trasporto e gli imballaggi devono essere strutturati in maniera tale da: a) garantire che al loro interno vi sia una ventilazione, una cubatura d’aria, uno spazio minimo vitale e di movimento adeguati alle condizioni di trasporto ed alle specie animali trasportate; b) proteggere gli animali trasportati dalle intemperie e dalla possibilità di procurarsi eventuali ferimenti; c) consentire l’ispezione e la cura degli animali trasportati. Art. 6. Divieto di sfruttamento degli animali.—1. É vietato sfruttare gli animali di affezione domestici. 2. Gli animali possono essere impiegati dall’uomo per lavoro o per altre attività nel rispetto delle norme di cui alla presente legge. Art. 7. Divieto di abbandono degli animali.—1. É vietato abbandonare gli animali di affezione domestici. 2. Chiunque possegga o detenga animali di affezione domestici, in caso di sopravvenuta impossibilità al mantenimento, deve provvedere, a proprie spese, affinché la loro soppressione avvenga in modo esclusivamente eutanasico tramite l’intervento di medici veterinari, ovvero deve segnalare l’evenienza, indicando i motivi che ne impediscono la detenzione, al Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta per essere autorizzato, a proprie spese, a consegnare gli animali ad apposite strutture pubbliche o private atte ad accoglierli. Art. 8. Divieto di maltrattamento, ferimento e soppressione degli animali di affezione domestici.—1. É vietato maltrattare, ferire o uccidere gli animali di affezione domestici se non per immediata e necessaria difesa della propria o di altrui persona. 2. Chiunque possegga o detenga animali di affezione domestici, divenuti gravemente malati, incurabili o di comprovata pericolosità, deve segnalarlo al Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta o a veterinari liberi professionisti i quali, se lo ritengono necessario, provvedono alla soppressione in modo esclusivamente eutanasico. 3. Il Servizio ed i veterinari di cui al comma 2 devono rilasciare ai proprietari o detentori
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degli animali soppressi una dichiarazione dell’avvenuto abbattimento dalla quale risultino: a) generalità ed indirizzo del proprietario o detentore; b) specie e descrizione dell’animale soppresso; c) eventuale marca di identificazione dell’animale soppresso; d) causa della soppressione; e) luogo, data, timbro e firma del veterinario esecutore. 4. Qualora la soppressione sia attuata da veterinari liberi professionisti, questi devono trasmettere copia della dichiarazione di cui al comma 3 al Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta. Art. 9. Divieto di sperimentazione e vivisezione sugli animali.—1. É vietato, in ogni caso, sperimentare su animali di affezione vivi o effettuare pratiche di vivisezione. 2. Chiunque possegga o detenga animali di affezione domestici in Valle d’Aosta non può cederli, in nessun caso, a istituti o laboratori che effettuano esperimenti su animali vivi o che praticano la vivisezione, anche se situati fuori del territorio della regione. 3. É consentito lo studio degli animali e dei loro comportamenti secondo quanto disposto dal decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 116 (Attuazione della direttiva n. 86/ 609/CEE in materia di protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici), in base ai protocolli di ricerca internazionali e a condizione che, conformemente all’esperienza acquisita ed alle conoscenze scientifiche, questo non implichi nei loro confronti, maltrattamenti che generino pena o sofferenza. Art 10. Allevamenti centri di vendita, centri di addestramento e pensioni per gli animali di affezione domestici.—1. Chiunque intenda procedere all’allestimento, a fini commerciali, di allevamenti, centri di vendita, centri di addestramento o pensioni per gli animali di affezione domestici deve, nel rispetto delle vigenti norme per l’esercizio del commercio, farne preventiva richiesta scritta all’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta. 2.1 competenti servizi dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta, valutata la conformità degli ambienti, delle strutture e delle attrezzature dell’attività in corso di allestimento alle vigenti norme in materia di igiene, sanità pubblica, allevamento di animali ed alle norme della presente legge, formulano un parere scritto per il rilascio agli interessati, da parte dell’autorità comunale competente, dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività in questione. 3. I titolari degli esercizi commerciali e delle attività di cui al comma I devono tenere un registro di carico e scarico degli animali. Capo III TUTELA DEGLI ANIMALI DI AFFEZIONE URBANI Art. 11. Divieto di maltrattamento, ferimento e soppressione degli animali di affezione urbani. É vietato maltrattare, ferire o uccidere gli animali di affezione urbani se non per immediata e necessaria difesa della propria o di altrui persona.
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Art. 12. Controllo delle popolazioni di specie di animali.—1. Qualora vi siano specie di animali urbani la cui eccessiva proliferazione, conformemente all’esperienza acquisita ed alle conoscenze scientifiche, costituisca pericolo per l’uomo, per altri animali, per l’ambiente, per l’igiene o per la sanità pubblica, la Giunta regionale, sentito il Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta, può disporre iniziative per il controllo delle popolazioni di quelle specie di animali avvalendosi anche della collaborazione di enti ed associazioni zoofile, animaliste e protezioniste. 2. Il controllo demografico si effettua mediante la limitazione incruenta delle nascite da attuarsi, quando possibile, attraverso la sterilizzazione degli animali a cura del Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta ovvero, nel caso che la gravità della situazione lo richieda, di medici veterinari liberi professionisti con essa convenzionati. 3. Nel caso che, tra le iniziative disposte dalla Giunta regionale, sia prevista anche la cattura degli animali, questa deve essere effettuata con metodologie e mezzi, quali cartucce anestetizzanti, gabbie, reti e simili, tali da infliggere la minor sofferenza possibile agli animali che ne sono oggetto, e deve essere messa in pratica esclusivamente da soggetti pubblici, ovvero privati convenzionati, competenti, chiaramente individuati dalla Giunta regionale. 4. La soppressione degli animali può essere autorizzata soltanto per quelli di comprovata pericolosità per i quali non è possibile procedere alla cattura e può essere messa in pratica esclusivamente da soggetti puBBlici, ovvero privati convenzionati, competenti, individuati dalla Giunta regionale. 5. I soggetti preposti alla cattura ovvero all’abbattimento di animali devono essere dotati di specifiche tessere di riconoscimento mentre esercitano le funzioni loro attribuite. Capo IV TRATTAMENTO DEI CANI E DEI GATTI Art. 13. Istituzione dell’anagrafe regionale canina.— 1. Presso l’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta è istituita l’anagrafe regionale dei cani consistente nel registro della popolazione canina presente sul territorio della regione. 2. L’anagrafe regionale canina è uno strumento utile per il controllo sanitario e numerico della popolazione dei cani, per la prevenzione delle zoonosi, per la prevenzione ed il controllo del randagismo, per la repressione dell’abbandono dei cani e per la restituzione dei cani smarriti ai proprietari o detentori. 3. L’anagrafe regionale canina è gestita dal Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta in collaborazione con i comuni della regione.
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4. Per l’istituzione dell’anagrafe regionale canina la Regione provvede all’acquisto delle attrezzature necessarie per l’allestimento di un apposito sistema informatico ed all’acquisto dei microprocessori occorrenti per il tatuaggio elettronico indolore da applicare ai cani, come previsto dall’art. 17, comma 1. Art. 14. Iscrizione all’anagrafe regionale canina.—1. I proprietari o detentori, a qualsiasi titolo, di un cane, residenti nella regione ovvero ivi dimoranti per un periodo di tempo superiore a novanta giorni, devono provvedere alla sua iscrizione all’anagrafe regionale canina entro novanta giorni dalla nascita o, comunque, per i cani di età superiore, entro sessanta giorni dall’acquisizione del possesso dell’animale. 2. L’iscrizione si effettua, gratuitamente, presso il comune di residenza o di abituale dimora dei proprietari o detentori del cane. 3. I proprietari o detentori di cagne devono, altresì, segnalare al comune di residenza o di abituale dimora l’eventuale nascita di cuccioli entro quindici giorni dall’evento e non possono arbitrariamente liberarsene o sopprimerli; i cuccioli indesiderati, terminato il normale periodo di allattamento e svezzamento, possono essere ceduti, a condizione che i proprietari o detentori medesimi abbiano, nel frattempo, provveduto a far sterilizzare le proprie cagne, con le modalità previste all’art. 7, comma 2, al canile regionale, di cui all’art. 21, che provvederà alla loro successiva sistemazione. 4. I medici veterinari liberi professionisti che, nell’esercizio della loro attività, vengano a conoscenza dell’esistenza di cani non iscritti all’anagrafe regionale canina ovvero della nascita di cuccioli, devono segnalare la circostanza al Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta. Art. 15. Codice di identificazione del cane.—1. Ad ogni cane iscritto all’anagrafe regionale canina è assegnato un codice di identificazione alfanumerico che contraddistingue in modo specifico e senza possibilità di duplicazione ciascun cane. Art. 16. Modalità di gestione dell’anagrafe regionale canina.—1. L’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta predispone e stampa i certificati di iscrizione all’anagrafe regionale canina, redatti in tre copie e recanti i campi necessari per l’acquisizione dei seguenti dati: a) generalità ed indirizzo del proprietario o detentore del cane; b) nome, data di nascita, sesso, razza e caratteristiche somatiche del cane; c) codice di identificazione, prestampato, da assegnare al cane; d) luogo, data, timbro del comune e firma dell’addetto comunale al rilascio dei certificati; e) luogo, data, timbro e firma del veterinario che ha eseguito l’operazione di tatuaggio sul cane in conformità a quanto previsto dall’art. 17. 2. L’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta rifornisce periodicamente i comuni della regione del numero necessario di certificati di iscrizione all’anagrafe regionale canina.
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3. I comuni attivano le operazioni di iscrizione dei cani presenti sul proprio territorio alI’anagrafe regionale canina provvedendo a: a) richiedere, periodicamente, all’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta il numero necessario di certificati di iscrizione di cui al comma 1; b) compilare, secondo le indicazioni fornite dai proprietari o detentori di cani presentatisi per iscrivere all’anagrafe il proprio cane ai sensi dell’art. 14, i certificati di iscrizione in triplice copia, rispettando l’ordine progressivo dei codici di identificazione prestampati; c) rilasciare una copia del certificato di iscrizione, che deve sempre seguire il cane nei trasferimenti di proprietà o di detenzione, al proprietario o detentore del cane; d) trattenere una copia del certificato di iscrizione e farne pervenire una, entro due mesi dalla data del rilascio, al Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta; e) segnalare al Servizio di cui alla lettera d) eventuali casi di randagismo o di cani vaganti che costituiscano pericolo per l’uomo, per le sue colture, per altri animali o, comunque, per l’igiene e la salute pubblica. 4. Il Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta, oltre alle normali funzioni in materia di profilassi e polizia veterinaria, gestisce l’anagrafe regionale canina provvedendo a: a) allestire, nell’ambito dei propri uffici, con il supporto di un apposito sistema informatico, il :registro della popolazione canina presente nel territorio della regione; b) curare il continuo aggiornamento del registro inserendo ed elaborando di volta in volta i dati che pervengono dai comuni della regione e dai veterinari incaricati di eseguire le operazioni di tatuaggio di cui all’art. 17; c) trasmettere al Servizio della sanità dell’Assessorato della sanità ed assistenza sociale ed ai comuni della regione, ogni anno, una copia aggiornata dell’anagrafe regionale canina; d) comunicare, semestralmente, i dati concernenti i cani iscritti all’anagrafe ad enti ed associazioni zoofile, animaliste e protezioniste che ne facciano richiesta; e) predisporre gli interventi per contrassegnare, mediante il tatuaggio elettronico indolore di cui all’art. 17, ogni cane iscritto all’anagrafe regionale canina. Art. 17. Operazione di tatuaggio dei cani iscritti all’anagrafe regionale canina.—1. Il Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta, entro novanta giorni dal ricevimento della comunicazione da parte di un comune dell’avvenuta iscrizione di un cane all’anagrafe regionale canina, provvede a contrassegnare il cane mediante l’applicazione di un tatuaggio elettronico indolore con microprocessore da impiantare, di norma, nel collo dell’animale. 2. L’operazione di tatuaggio va compiuta, preferibilmente, tra il sesto ed il nono mese di vita del cane ed è praticata esclusivamente da medici veterinari dipendenti dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta, ovvero da medici veterinari liberi professionisti allo scopo convenzionati con l’Unità sanitaria locale o dalla stessa autorizzati. 3. L’operazione di tatuaggio è eseguita presso gli ambulatori predisposti sul territorio
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della regione dal Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta ovvero presso gli ambulatori dei medici veterinari liberi professionisti convenzionati o autorizzati ovvero presso locali adeguati ed igienicamente idonei messi a disposizione dal comune. 4. I comuni, su indicazione del Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta, rendono noti il calendario, gli orari ed il luogo in cui i proprietari o detentori di cani che hanno provveduto ad iscrivere il proprio animale alI’anagrafe regionale canina devono presentarsi per sottoporre il proprio cane all’operazione di tatuaggio. 5. L’operazione di tatuaggio è gratuita soltanto per i proprietari o detentori di cani che hanno provveduto all’iscrizione del proprio cane all’anagrafe regionale canina nei modi e nei tempi stabiliti dalla presente legge; qualora, per poter eseguire le operazioni di tatuaggio su di un cane si rendano necessari interventi di sedazione o contenimento, le relative spese sono a carico dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta. 6. Il medico veterinario che ha compiuto l’operazione di tatuaggio su di un cane deve indicare l’avvenuto contrassegno segnando luogo, data, e i propri timbro e firma sulla copia del certificato di iscrizione all’anagrafe regionale canina in possesso del proprietario o detentore; il medico veterinario deve, altresì, trasmettere un certificato di avvenuta marcatura, riportante il codice di identificazione del cane, al comune presso cui lo stesso era stato iscritto ed al Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta che provvede ad allegarlo al certificato di iscrizione precedentemente ricevuto dal comune e ad aggiornare il registro della popolazione canina. Art. 18. Iscrizione all’anagrafe di cani provenienti da fuori della regione o già tatuati.—1. L’obbligo di iscrizione dei cani all’anagrafe regionale canina e di applicazione del relativo tatuaggio sussiste sia per i cani provenienti da fuori della regione che rientrino nelle condizioni di cui all’art. 14, comma 1, anche se già tatuati ai sensi di disposizioni normative diverse dalla presente legge, sia per i cani già tatuati a seguito di iniziative di enti cinofili, di associazioni di allevatori di cani o per l’iscrizione a libri genealogici di razza. Art. 19. Cani esentati dall’obbligo di iscrizione all’anagrafe regionale canina.—1. Sono esentati dall’obbligo di iscrizione all’anagrafe regionale canina e di applicazione del relativo tatuaggio: a) i cani al seguito di proprietari o detentori di passaggio o in soggiorno temporaneo nella regione, la cui permanenza non si protragga oltre i novanta giorni; b) i cani di età inferiore a sei mesi allevati o detenuti a scopo di commercio in impianti e strutture specificamente autorizzati ai sensi dell’art 10. 2.I introduzione nella regione di cani da parte di proprietari o detentori, per una permanenza superiore a trenta giorni, deve, comunque, essere segnalata al Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta
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mediante una scheda, predisposta dal Servizio medesimo, che viene messa a disposizione di turisti e visitatori tramite i comuni e le aziende di promozione turistica. 3. Gli allevatori o detentori di cani a scopo di commercio hanno, comunque, l’obbligo di tenere un apposito registro di carico e scarico degli animali. Art. 20. Trasferimento, cessione, smarrimento, sottrazione, ferimento e morte dei cani.— l. I proprietari o detentori di cani, entro cinque giorni dall’evento, devono denunziare al comune, di residenza o di abituale dimora, presso il quale avevano iscritto il proprio cane all’anagrafe regionale canina ai sensi dell’art. 14, i seguenti avvenimenti: a) il trasferimento della propria residenza o abituale dimora per periodi superiori a novanta giorni; b) la cessione definitiva della proprietà o della detenzione, a qualsiasi titolo, del cane; c) lo smarrimento o la sottrazione del cane; d) la morte del cane. 2.1 comuni provvedono a segnalare gli avvenimenti di cui al comma 1 al Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta entro dieci giorni dal ricevimento della denunzia da parte dei proprietari o detentori dello stesso. 3. Chiunque provochi, accidentalmente, il ferimento o la morte di un cane è tenuto a segnalare la circostanza al canile regionale, di cui all’art. 21, per gli opportuni provvedimenti. 4. I proprietari o detentori di cani, nel caso di morte del proprio animale, non possono arbitrariamente sbarazzarsi del corpo inanimato, ma devono contattare il canile regionale, di cui all’art. 21, presso il quale si provvederà alla cremazione in strutture appositamente adibite allo scopo. Art 21. Canile regionale.—1In considerazione delle caratteristiche del territorio e della consistenza della popolazione canina presente nella regione, è istituito in Valle d’Aosta un unico canile, di proprietà regionale, presso cui sono assicurati: a) il ricovero e la custodia temporanea dei cani nei casi previsti dagli articoli 86 e 87 del decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954, n. 320 (Regolamento di polizia veterinaria) e successive modificazioni; b) il ricovero e la custodia temporanea dei cani catturati, per il tempo necessario alla loro restituzione ai proprietari o detentori ovvero l’affidamento ad eventuali richiedenti; c) il ricovero e la custodia dei cani per i quali non è possibile la loro restituzione ai proprietari o detentori ovvero l’affidamento ad eventuali richiedenti; d) il soccorso e le prime cure ad animali vaganti feriti; e) il trattamento profilattico e vaccinale degli animali contro le malattie più comuni; f) la cremazione dei corpi di animali morti. 2. Il canile regionale deve essere convenientemente isolato fisicamente ed acusticamente da altri edifici, in particolar modo se adibiti a civile abitazione, e la sua ubicazione deve essere approvata dai competenti servizi dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta
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che ne valutano anche l’idoneità rispetto alle vigenti norme di igiene e sanità pubblica previste per i concentramenti e la stabulazione di animali. 3. Il canile deve essere dotato di un reparto adibito ai cani in custodia temporanea, per un periodo non superiore a sessanta giorni, di un reparto per il ricovero permanente o, comunque, oltre i termini previsti per la custodia temporanea e di un reparto di isolamento ed osservazione sanitaria per i casi previsti dagli articoli 86 e 87 del D.P.R. n. 320/1954 e successive modificazioni canile deve, altresì, essere dotato, per i cani ivi ricoverati o ospitati presso i rifugi comunali di cui all’art. 23 e per i gatti ospitati presso l’apposito ricovero regionale, di seguito denominato gattile regionale, di cui all’art. 25, di un ambulatorio veterinario, fornito delle attrezzature e del materiale necessari per il trattamento profilattico e vaccinale dei cani, per prelievi di laboratorio, per accertamenti diagnostici, per interventi chirurgici o terapeutici, per l’eventuale soppressione eutanasica di animali gravemente malati, incurabili o di comprovata pericolosità, per operazioni di tatuaggio dei cani, per interventi di sterilizzazione di cani e gatti, per il soccorso e per le prime cure ad animali vaganti feriti, il canile deve, infine, essere dotato di un crematorio per la cremazione dei corpi di animali morti. 4. La gestione non sanitaria del canile, ivi compresi il servizio di cattura dei cani vaganti randagi o inselvatichiti ed il servizio di trasporto dei corpi di animali morti, può essere affidata ad enti ed associazioni zoofile animaliste e protezioniste sulla base di apposite convenzioni, da stipulare con la regione ed approvate dalla Giunta regionale, nelle quali devono essere previsti dei programmi di attività concordati con il Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta; l’attività svolta, nell’ambito delle convenzioni, da enti ed associazioni e dal personale da essi impiegato, può dar luogo soltanto al rimborso delle spese sostenute per la gestione non sanitaria del canile, sulla base dei programmi concordati. 5. Le spese per la costruzione, la ristrutturazione, l’ammodernamento, l’acquisto di arredi ed attrezzature non sanitarie e per la gestione non sanitaria del canile sono a carico della regione. 6. La gestione dell’ambulatorio veterinario e del reparto di isolamento ed osservazione sanitaria è affidata al Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta, cui competono anche la vigilanza ed il controllo igienico-sanitario dell’intero canile; le spese relative alla gestione sanitaria del canile e per l’acquisto delle attrezzature e del materiale sanitari occorrenti per l’ambulatorio veterinario e per il reparto di isolamento ed osservazione sanitaria sono a carico dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta. Art. 22. Ricovero e trattamento dei cani nel canile regionale.—1. Le autorità di pubblica sicurezza, il corpo forestale regionale, gli agenti di polizia urbana e comunale, i servizi sanitari, le guardie zoofile volontarie, le associazioni venatorie, gli enti e le associazioni zoofile, animaliste e protezioniste devono segnalare la presenza di cani vaganti, randagi o inselvatichiti al servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria del-
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l’Unità Sanitaria locale della Valle d’Aosta il quale, qualora sussista pericolo per l’uomo, per le sue colture, per altri animali o comunque, per l’igiene e la salute pubblica, predispone interventi necessari per la loro cattura ovvero, se questa non è possibile, per il loro abbattimento in collaborazione con i comuni e le comunità montane nel cui territorio è avvenuta la segnalazione. 2. La cattura dei cani vaganti, randagi o inselvatichiti, ovvero il !oro abbattimento, nei casi di comprovata pericolosità per l’uomo, per la fauna selvatica e per il patrimonio zootecnico devono essere attuati con metodologie e mezzi tali da infliggere la minor sofferenza possibile agli animali che ne sono oggetto e possono essere messi in pratica esclusivamente da soggetti pubblici, ovvero privati, competenti, convenzionati con i comuni e le comunità montane interessati, individuati dalla Giunta regionale su indicazioni fornite dal Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta e dai comuni e comunità montane stessi. 3. I soggetti preposti alla cattura ovvero all’abbattimento di animali devono essere dotati di specifiche tessere di riconoscimento mentre esercitano le funzioni loro attribuite. 4. In caso di cattura o di ritrovamento di cani vaganti, randagi o inselvatichiti, si deve immediatamente provvedere al loro trasferimento presso il canile regionale dove gli stessi sono sottoposti a visita veterinaria da parte di medici veterinari del Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta. 5. I cani catturati o ritrovati sono custoditi presso il canile regionale per il tempo necessario alla loro riconsegna ai proprietari o detentori ovvero alla loro cessione ad eventuali richiedenti; i cani sono tenuti in custodia temporanea per un periodo massimo di sessanta giorni; trascorso tale periodo, i cani devono essere trasferiti nel reparto adibito al ricovero permanente. 6. Qualora sia stato catturato o ritrovato un cane regolarmente tatuato e, quindi, iscritto all’anagrafe regionale canina, il Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta provvede all’individuazione del proprietario o detentore per la restituzione dell’animale. 7. Qualora sia stato ritrovato un cane non tatuato e non iscritto all’anagrafe regionale canina, di presumibile età superiore a novanta giorni, reclamato dal proprietario o detentore, il Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta, prima di procedere alla restituzione, deve tatuarlo a spese del proprietario o detentore medesimo, dopo essersi assicurato che lo stesso abbia provveduto all’iscrizione del cane all’anagrafe regionale canina. 8. Le spese per la cattura, la custodia, il mantenimento, le cure e gli eventuali trattamenti sanitari di un cane di cui sia stato individuato il proprietario o detentore, sono, in ogni caso, a carico del proprietario o detentore medesimo sulla base di tariffe determinate dalla Giunta regionale su indicazioni fornite dal Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta. 9. I cani catturati o ritrovati sprovvisti di tatuaggio e ricoverati presso il canile regio-
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nale devono essere iscritti all’anagrafe regionale canina e tatuati dai medici veterinari del Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta; se questi cani non sono reclamati entro il termine di sessanta giorni, possono essere ceduti a privati che diano garanzie di buon trattamento o ad enti ed associazioni zoofile, animaliste e protezioniste, previo trattamento profilattico contro la rabbia, l’echinococcosi ed altre malattie trasmissibili. 10.1 cani catturati o ritrovati e ricoverati presso il canile regionale non possono, in nessun caso, essere destinati alla sperimentazione ed alla vivisezione e, di norma, non possono essere soppressi; essi, fatto salvo quanto previsto dagli articoli 86, 87 e 91 del D.P.R. n. 320/1954 e successive modificazioni, possono essere soppressi, in modo esclusivamente eutanasico, ad opera di medici veterinari del Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta, soltanto se gravemente malati, incurabili o di comprovata pericolosità. 11. Presso il canile regionale devono essere tenuti registri di carico e scarico degli animali ricoverati Art. 23. Rifugi comunali per cani.—1. I comuni, singoli o associati, e le comunità montane possono realizzare o, comunque, garantire la presenza sul proprio territorio di rifugi per il ricovero temporaneo, per un periodo non superiore a sessanta giorni, dei cani. 2. I rifugi comunali per cani garantiscono il ricovero degli animali catturati o ritrovati per il tempo necessario alla loro riconsegna ai proprietari o detentori ovvero al loro trasferimento al canile regionale per il ricovero permanente. L’ubicazione dei rifugi comunali per cani deve essere approvata dalla Giunta regionale, sentiti i competenti servizi dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta che ne valutano la necessità e l’idoneità rispetto alle vigenti norme di igiene e sanità pubblica previste per i concentramenti e la stabulazione di animali. 4. Per la realizzazione dei rifugi comunali per cani la Regione contribuisce nelle spese per la costruzione, la ristrutturazione, I’ammodernamento e l’acquisto di attrezzature nella misura massima del settanta per cento dell’ammontare delle spese stesse e, comunque, nei limiti degli stanziamenti previsti annualmente, per questo tipo di interventi nel bilancio di previsione della regione; la restante parte è a carico dei comuni e delle comunità montane così come le spese per la gestione e la conduzione. 5.1 comuni e le comunità montane che intendono avvalersi del contributo regionale per la realizzazione di rifugi comunali per cani devono presentare domanda, corredata da dettagliato preventivo di spesa, al Servizio della sanità dell’Assessorato della sanità ed assistenza sociale entro il 30 giugno di ogni anno per ottenere l’assegnazione del contributo per l’anno successivo. 6. Il dirigente del Servizio della sanità dell’Assessorato della sanità ed assistenza sociale, responsabile del procedimento, istruisce la pratica nei duecentosettanta giorni successivi al ricevimento dell’istanza, i contributi sono concessi con deliberazione della Giunta regionale entro trecentosessantacinque giorni dalla presentazione dell’istanza.
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7. La vigilanza ed il controllo igienico-sanitario dei rifugi comunali per cani sono affidati al Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta. Art. 24. Trattamento dei gatti—1. Le norme di cui al presente capo, fatta eccezione per quanto previsto in materia di anagrafe canina, sono estese ai gatti; in particolare sussistono anche per i proprietari o detentori di gatte, gli obblighi di cui all’art. 14, comma 3. 2. É vietato a chiunque maltrattare i gatti che vivono in libertà o spostarli dal loro habitat. 3. Il Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta, in collaborazione con gli enti e le associazioni zoofile, animaliste e protezioniste, con i comuni e le comunità montane interessati, al fine di controllare la popolazione dei gatti mediante la limitazione delle nascite, predispone gli interventi necessari per la cattura dei gatti che vivono in libertà, per la loro sterilizzazione e la loro riammissione nel gruppo di appartenenza. 4. Gli enti e le associazioni zoofile, animaliste e protezioniste possono, di intesa con il Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta, con i comuni e con le comunità montane interessati, avere in gestione le colonie di gatti che vivono in libertà, assicurandone la cura della salute e le condizioni di sopravvivenza. Art. 25. Gattile regionale.—1. In considerazione delle caratteristiche del territorio e della consistenza della popolazione felina presente nella regione, è istituito in Valle d’Aosta un unico gattile, di proprietà regionale, previsto come sezione, annessa o distaccata, del canile regionale di cui all’art. 21. 2. Per l’ubicazione, la gestione e la costruzione del gattile regionale vale quanto previsto per il canile regionale all’art. 21, commi 2, 4 e 5. 3. Presso il gattile regionale sono assicurati: a) il ricovero e la custodia temporanea dei gatti nei casi previsti dagli articoli 86 e 87 del D.P.R. n. 3ZO/1954 e successive modificazioni; b) il ricovero e la custodia temporanea dei gatti che vivono in libertà, catturati, per il tempo necessario alle operazioni di sterilizzazione degli stessi da parte dei medici veterinari dipendenti dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta ovvero da parte di medici veterinari liberi professionisti allo scopo convenzionati con l’Unità sanitaria locale stessa; c) il ricovero e la custodia dei gatti per i quali non sussistano le condizioni né per la loro restituzione ai proprietari o detentori ovvero l’affidamento ad eventuali richiedenti, né per la loro rimessa in libertà, né per la loro soppressione. 4. Le spese per la cattura, la custodia, il mantenimento, le cure e gli eventuali trattamenti sanitari di gatti reclamati dai proprietari o detentori sono, in ogni caso, a carico dei proprietari o detentori medesimi sulla base di tariffe determinate dalla Giunta regionale su indicazioni fornite dal Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta.
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Art. 26.Prevenzione del randagismo di cani e gatti.—1. Il controllo della popolazione dei cani e dei gatti si attua anche mediante la limitazione delle nascite e, di norma, la sterilizzazione di cani e gatti si effettua su proposta o con n consenso dei proprietari o detentori; se i cani ed i gatti catturati o ritrovati e ricoverati presso il canile ed il gattile regionali non sono reclamati entro i termini, rispettivamente di sessanta e di quindici giorni, devono essere sterilizzati da medici veterinari del Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta ovvero da medici veterinari liberi professionisti allo scopo convenzionati con l’Unità sanitaria locale stessa. 2. Per la corretta applicazione delle norme di cui alla presente legge, che si pongono come strumento fondamentale per la prevenzione del randagismo di cani e gatti, la Giunta regionale, sentito il Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta ed avvalendosi anche della collaborazione di enti ed associazioni zoofile animaliste e protezioniste, definisce programmi di azione ed interventi volti a conseguire le finalità della presente legge. 3. In particolare, i programmi di cui al comma 2 possono prevedere: a) iniziative, da svolgere anche in ambito scolastico, dirette a sensibilizzare, ad informare e ad educare i giovani e i cittadini sul tema di un corretto rapporto di convivenza tra l’uomo e gli animali con l’intento di fare acquisire una nuova coscienza volta alla tutela ed al rispetto degli animali ed alla difesa del loro habitat; b) attività culturali di studio e di ricerca scientifica volte a favorire la conoscenza degli animali, dei loro comportamenti e delle loro abitudini di vita; c) iniziative di coordinamento delle attività in materia di tutela degli animali svolte dalla regione, dai comuni, dalle comunità montane, dal Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta, da enti ed associazioni zoofile, animaliste e protezioniste; d) corsi di formazione ed aggiornamento per le guardie zoofile volontarie e per il personale della regione, dei comuni, delle comunità montane, del Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta, di enti ed associazioni zoofile, animaliste e protezioniste, addetto ai servizi di cui alla presente legge; e) ogni altra iniziativa utile alla realizzazione delle finalità della presente legge. 4. Ai comuni, alle comunità montane, agli enti ed associazioni zoofile, animaliste e protezioniste operanti nella regione, riconosciuti come persone giuridiche di diritto privato ed aventi come fine statutario principale la tutela degli animali, la Regione concede contributi per iniziative volte all’incentivazione della protezione degli animali ed alla prevenzione del randagismo, nella misura massima del settanta per cento della spesa ritenuta ammissibile e, comunque, nei limiti degli stanziamenti previsti annualmente per questo tipo di interventi nel bilancio di previsione della regione. 5.1 contributi di cui al comma 4 sono concessi su domanda da presentarsi al Servizio della sanità dell’Assessorato regionale della sanità ed assistenza sociale almeno sei mesi
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prima della data prevista per l’avvio delle iniziative, corredata da un programma delle attività da realizzare e da un dettagliato preventivo di spesa. 6. Il dirigente del Servizio della sanità dell’Assessorato della sanità ed assistenza sociale, responsabile del procedimento, istruisce la pratica nei trenta giorni successivi al ricevimento dell’istanza. 7. I contributi di cui al comma 4 sono concessi con deliberazione della Giunta regionale entro novanta giorni dalla presentazione dell’istanza e possono essere erogati in via anticipata nella misura massima del cinquanta per cento dell’ammontare dei contributi stessi; all’erogazione del saldo si provvede previa presentazione al Servizio della sanità dell’Assessorato regionale della sanità ed assistenza sociale della documentazione attestante gli oneri effettivamente sostenuti per la completa e corretta realizzazione del programma di attività ammesso a contribuzione. Art. 27. Contributi regionali per la tutela del patrimonio zootecnico.—1. Al fine di tutelare il patrimonio zootecnico, la Regione concede contributi alle imprese agricole e zootecniche a titolo di risarcimento per le perdite di animali causate da cani randagi, vaganti o inselvatichiti comprovate e accertate dal Servizio di igiene, sanità pubblica ed assistenza veterinaria dell’Unità sanitaria locale della Valle d’Aosta, ferme restando le responsabilità di eventuali proprietari o detentori dei cani, secondo quanto stabilito dall’art. 2052 del codice civile. 2. I contributi sono erogati dalla Giunta regionale nella misura del settanta per cento del valore dell’animale in vita, determinato dal Servizio di cui al comma 1, con modalità definite con provvedimento della Giunta regionale, da emanarsi entro sei mesi dell’entrata in vigore della presente legge.
Capo V SANZIONI ED IMPOSTE Art. 28. Sanzioni.—1. Fermo restando quanto stabilito in materia di maltrattamento di animali dall’art. 727 del codice penale, per l’inosservanza delle disposizioni di cui alla presente legge si applicano le sanzioni amministrative del pagamento delle seguenti somme: a) da lire cinque milioni a lire dieci milioni per chiunque contravvenga alle norme di cui all’art. 9, comma 2 b) da lire un milione a lire tre milioni per chiunque contravvenga alle norme di cui all’art. 8, comma 1, all’art. 9, comma 1 e all’art. 11; c) da lire trecentomila a lire un milione per chiunque contravvenga alle norme di cui agli articoli 3, 4 e 5, comma 1, e all’art. 6 e per chiunque abbandoni cani, gatti o qualsiasi altro animale custodito nella o presso la propria abitazione, ivi compresi eventuali cuccioli; d) lire centocinquantamila 168
per chiunque ometta di iscrivere il proprio cane all’anagrafe regionale canina secondo quanto previsto dall’art. 14, comma 1, e per chiunque ometta di segnalare l’eventuale nascita di cuccioli di cani e gatti secondo quanto stabilito dall’art. 14, comma 3, e dall’art. 24, comma 1; e) lire centomila per chiunque, avendo iscritto il proprio cane all’anagrafe regionale canina, ometta di sottoporlo all’operazione di tatuaggio elettronico indolore con microprocessore, come previsto dall’art. 17, e per chiunque ometta di segnalare gli avvenimenti di cui all’art. 20, commi 1, 3 e 4. 2. Le sanzioni amministrative di cui al comma 1 si intendono automaticamente triplicate in caso di recidiva. 3. La Giunta regionale, entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge, individua i soggetti autorizzati ad applicare le sanzioni amministrative di cui ai commi I e 2. 4. Le entrate derivanti dalle sanzioni amministrative di cui ai commi 1 e 2 confluiscono nel bilancio della regione. Art. 29. Imposte: esenzioni.—1. Fermo restando quanto stabilito dalla normativa statale, sono, comunque, esenti da ogni imposta nel territorio della regione: a) i cani adibiti alla guida dei ciechi e degli handicappati; b) i cani adibiti alla ricerca di persone sepolte da valanghe, frane, slavine, crolli di edifici o altre calamità; c) ogni altro cane di accertata e comprovata utilità sociale e vitale per l’uomo.
Capo VI DISPOSIZIONI TRANSITORIE E FINALI Art. 30. Norme transitorie.—1. L’anagrafe regionale canina, di cui all’art. 13, dovrà essere attivata entro sei mesi dalla data di approvazione dello standard unico europeo che uniformerà i sistemi di identificazione elettronica degli animali di affezione mediante applicazione di un tatuaggio indolore con microprocessore. 2. Coloro che, alla data di attivazione dell’anagrafe regionale canina, siano proprietari o detentori di cani devono procedere agli adempimenti previsti dall’art. 14, comma 1, entro i successivi dodici mesi. A t. 31. Abrogazioni.—1. La L.R. 7 luglio 1987, n. 53 (Istituzione dell’anagrafe dei cani e norme per la loro tutela) è abrogata. 2. La L.R. 27 luglio 1989, n. 43 (Concessione di un contributo annuo ad una Associazione protezionistica legalmente riconosciuta, per la sua attività statutaria e per la gestione del Canile regionale) è abrogata con decorrenza 1° gennaio 1995.
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Capo VII DISPOSIZIONI FINANZIARIE REGIONE VALLE D’AOSTA Legge regionale 4 maggio 1994, n. 15 (in Bollo. Uff. della Valle d’Aosta, 17 maggio, n. 22). –“Norme di attuazione della legge 31 gennaio 1992, n. 59 (Nuove norme in materia di società cooperative”. Art. 1. Finalità.—1. La Regione Valle d’Aosta, con la presente legge, dà attuazione al!a legge 31 gennaio 1992, n. 59 (Nuove norme in materia di società cooperative). 2. Al fine di cui al comma 1 la Regione: a) istituisce l’elenco regionale delle società di revisione per la certificazione dei bilanci delle società cooperative e dei loro consorzi e l’elenco regionale dei revisori di società cooperative; b) approva nuove norme in materia di vigilanza sulle società cooperative e loro consorzi; c) istituisce i fondi mutualistici e il fondo regionale per la promozione e lo sviluppo della cooperazione. Art. 2.Elenco regionale delle società di revisione per la certificazione dei bilanci.—1. Ai fini dell’applicazione dell’art. 15, comma 2, della legge n. 59/1992, l’Assessorato regionale dell’industria, commercio e artigianato provvede, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del,a presente legge, alla formazione dell’elenco regionale delle società di revisione, nel quale sono iscritte le società di revisione autorizzate dal Ministero dell’industria, del commercio e dell’artigianato, ai sensi della legge 23 novembre 1939, n. 1966 (Disciplina delle società fiduciarie e di revisione) e le società iscritte all’albo speciale di cui all’art. 8 del decreto del Presidente della Repubblica 31 marzo 1975, n. 136 [Attuazione della delega di cui all’art. 2, lettera a), della legge 7 giugno 1974, n. 216, concernente il controllo contabile e la certificazione dei bilanci delle società per azioni quotate in borsa]. 2. L’iscrizione nell’elenco di cui al comma 1 avviene su domanda delle società interessate, indirizzata all’Assessorato regionale dell’industria, commercio e artigianato. La domanda deve essere corredata della certificazione attestante l’autorizzazione ministeriale o l’iscrizione all’albo speciale di cui all’art. 8 del D.P.R. n. 136/1975. 3. Le società di revisione iscritte nell’elenco regionale devono dimostrare, entro il mese di marzo di ogni anno, la permanenza del possesso dei requisiti di iscrizione nell’elenco medesimo alla data del 31 dicembre dell’anno precedente. Al venir meno di tali requisiti, si procede d’ufficio alla cancellazione dall’elenco regionale delle società di revisione. Art. 3. Certificazione dei bilanci.—1. Le società cooperative e i loro consorzi, tenute
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alla certificazione dei bilanci ai sensi dell’art. 15, comma 2, della legge n. 59/1992, vi provvedono avvalendosi delle società di revisione iscritte nell’elenco regionale di cui all’art. 2, comma 1.
DPR 08/02/1954 Num. 320 : Regolamento di polizia veterinaria Decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954, n. 320 (in Suppl. ordin. alla Gazz. Uff., 24 giugno, n. 142). — Regolamento di polizia veterinaria. Art. 86. — I cani ed i gatti che hanno morsicato persone o animali, ogni qual volta sia possibile catturarli, devono essere isolati e tenuti in osservazione per 10 giorni nei canili comunali. L’osservazione a domicilio può essere autorizzata su richiesta del possessore soltanto se non risultano circostanze epizoologicamente rilevanti ed in tale caso l’interessato deve dichiarare di assumersi la responsabilità della custodia dell’animale e l’onere per la vigilanza da parte del veterinario comunale. Alla predetta osservazione ed all’isolamento devono essere sottoposti i cani ed i gatti che, pure non avendo morsicato, presentano manifestazioni riferibili all’infezione rabica nonché, in sede opportuna, gli altri mammiferi che presentano analoghe manifestazioni. Ai fini della diagnosi anche questi animali non devono essere uccisi se il loro mantenimento in vita può essere assicurato senza pericolo. Durante il predetto periodo di osservazione gli animali non devono essere sottoposti a trattamenti immunizzanti. Nei casi di rabbia conclamata il sindaco ordina lo immediato abbattimento degli animali. Qualora, durante il periodo di osservazione, l’animale muoia o venga ucciso prima che il veterinario abbia potuto formulare la diagnosi, si procede agli accertamenti diagnostici di laboratorio. é vietato lo scuoiamento degli animali morti per rabbia, i quali devono essere distrutti ai sensi dell’art. 10, lettera e), del presente regolamento. Il luogo dove è stato isolato l’animale deve essere disinfettato. Art. 87. — I cani ed i gatti morsicati da altro animale riconosciuto rabido o fuggito o rimasto ignoto devono, di regola, essere subito soppressi con provvedimento del sindaco sempreché non debbano prima sottostare al periodo di osservazione di 10 giorni per avere, a loro volta, morsicato persone o animali. Tuttavia su richiesta del possessore, l’animale, anziché essere abbattuto, può essere mantenuto sotto sequestro, a spese del possessore stesso, nel canile municipale o in altro locale stabilito dall’autorità comunale dove non possa nuocere, per un periodo di mesi 6 sotto vigilanza sanitaria. Allo stesso periodo di osservazione devono sottostare i cani ed i gatti contaminati o sospetti di essere stati contaminati da altro animale riconosciuto rabido. I cani ed i gatti morsicati da animali sospetti di rabbia sono sottoposti a sequestro per soli 10 giorni se durante questo periodo l’animale morsicatore si è mantenuto sano. Nel caso che l’animale venga sottoposto a vaccinazione antirabbica post-contagio da iniziarsi non oltre 5 giorni per ferite alla testa e non oltre 7 giorni negli altri casi dal sofferto contagio, il predetto periodo di osservazione può essere ridotto a mesi 3 o anche a mesi 2 se l’animale si trova nel periodo di protezione antirabbica 171
vaccinale precontagio. Durante il periodo del trattamento antirabbico post-contagio l’animale deve essere ricoverato nel canile municipale o presso Istituti universitari o zooprofilattici. I cani ed i gatti morsicati possono essere spostati, con le norme degli articoli 14 e 15 del presente regolamento, durante il periodo di osservazione, soltanto entro 7 giorni dalla sofferta morsicatura. Qualora durante il periodo di osservazione il cane o il gatto morsicato muoia o venga ucciso, si procede in conformità di quanto previsto dai commi 5º, 6º e 7º del precedente articolo.
L 27/12/1977 Num. 968 : Principi generali e disposizioni per la protezione e la tutela della fauna e la disciplina della caccia. Legge 27 dicembre 1977, n. 968 (in Gazz. Uff., 4 gennaio, n. 3). — Principi generali e disposizioni per la protezione e la tutela della fauna e la disciplina della caccia. Art. 1. Fauna selvatica. La fauna selvatica italiana costituisce patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale. Art. 2. Oggetto della tutela. Fanno parte della fauna selvatica, oggetto della tutela della presente legge, i mammiferi e gli uccelli dei quali esistono popolazioni viventi, stabilmente o temporaneamente, in stato di naturale libertà, nel territorio nazionale. Sono particolarmente protette le seguenti specie: aquile, vulturidi, gufi reali, cicogne, gru, fenicotteri, cigni, lupi, orsi, foche monache, stambecchi, camosci d’Abruzzo e altri ungulati di cui le regioni ai sensi del successivo art. 12 vietino l’abbattimento. La tutela non si estende alle talpe, ai ratti, ai topi propriamente detti e alle arvicole.
L 22/11/1993 Num. 473 : Nuove norme contro il maltrattamento degli ani-
mali. Legge 22 novembre 1993, n. 473 (in Gazz. Uff., 26 novembre, n. 278). — Nuove norme contro il maltrattamento degli animali. Preambolo La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato; Il Presidente della Repubblica: Promulga la seguente legge: Art. 1. L’art. 727 del codice penale è sostituito dal seguente: <<Art. 727 (Maltrattamento di animali). — Chiunque incrudelisce verso animali senza necessità o li sottopone a strazio o sevizie o a comportamenti e fatiche insopportabili per le loro caratteristiche,
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ovvero li adopera in giuochi, spettacoli o lavori insostenibili per la loro natura, valutata secondo le loro caratteristiche anche etologiche, o li detiene in condizioni incompatibili con la loro natura o abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’ammenda da lire due milioni a lire dieci milioni. La pena è aumentata se il fatto è commesso con mezzi particolarmente dolorosi, quale modalità del traffico, del commercio, del trasporto, dell’allevamento, della mattazione o di uno spettacolo di animali, o se causa la morte dell’animale: in questi casi la condanna comporta la pubblicazione della sentenza e la confisca degli animali oggetto del maltrattamento, salvo che appartengano a persone estranee al reato. Nel caso di recidiva la condanna comporta l’interdizione dall’esercizio dell’attività di commercio, di trasporto, di allevamento, di mattazione o di spettacolo. Chiunque organizza o partecipa a spettacoli o manifestazioni che comportino strazio o sevizie per gli animali è punito con l’ammenda da lire due milioni a lire dieci milioni. La condanna comporta la sospensione per almeno tre mesi della licenza inerente l’attività commerciale o di servizio e, in caso di morte degli animali o di recidiva, l’interdizione dall’esercizio dell’attività svolta. Qualora i fatti di cui ai commi precedenti siano commessi in relazione all’esercizio di scommesse clandestine la pena è aumentata della metà e la condanna comporta la sospensione della licenza di attività commerciale, di trasporto o di allevamento per almeno dodici mesi>>.
Codice Penale LIBRO TERZO Delle contravvenzioni in particolare TITOLO I Delle contravvenzioni di polizia. CAPO II Delle contravvenzioni concernenti la polizia amministrativa sociale. Sezione I Delle contravvenzioni concernenti la polizia dei costumi. Art. 727 (1) Maltrattamento di animali. [I]. Chiunque incrudelisce verso animali senza necessita’ o li sottopone a strazio o sevizie o a comportamenti e fatiche insopportabili per le loro caratteristiche, ovvero li adopera in giuochi, spettacoli o lavori insostenibili per la loro natura, valutata secondo le loro caratteristiche anche etologiche, o li detiene in condizioni incompatibili con la loro natura o abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattivita’ e’ punito con l’ammenda da lire due milioni a lire dieci milioni. [II]. La pena e’ aumentata [64] se il fatto e’ commesso con mezzi particolarmente dolorosi, quale modalita’ del traffico, del commercio, del trasporto, dell’allevamento, della mattazione o di uno spettacolo di animali, o se causa la morte dell’animale: in questi casi la condanna comporta la pubblicazione della sentenza [36] e la confisca [240] degli animali oggetto del maltrattamento, salvo che appartengano a persone estranee al reato. [III]. Nel caso di recidiva [99] la condanna comporta l’interdizione dall’esercizio dell’attivita’ di commercio, di trasporto, di allevamento, di mattazione o di spettacolo [30]. [IV]. Chiunque organizza o partecipa a
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spettacoli o manifestazioni che comportino strazio o sevizie per gli animali e’ punito con l’ammenda da lire due milioni a lire dieci milioni, la condanna comporta la sospensione [35] per almeno tre mesi della licenza inerente l’attivita’ commerciale o di servizio e, in caso di morte degli animali o di recidiva, l’interdizione [30] dall’esercizio dell’attivita’ svolta. [V]. Qualora i fatti di cui ai commi precedenti siano commessi in relazione all’esercizio di scommesse clandestine la pena e’ aumentata della meta’ e la condanna comporta la sospensione [35] della licenza di attivita’ commerciale, di trasporto o di allevamento per almeno dodici mesi. (1) Articolo cosi’ sostituito dall’art. 1 L. 22 novembre 1993, n. 473. Il testo anteriormente vigente era il seguente: <<(Maltrattamento di animali). Chiunque incrudelisce verso animali o senza necessita’ li sottopone a eccessive fatiche o a torture, ovvero li adopera in lavori ai quali non siano adatti per malattia o per eta’, e’ punito con l’ammenda da lire cinquecentomila a tre milioni. Alla stessa pena soggiace chi, anche per solo fine scientifico o didattico, in un luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico, sottopone animali vivi a esperimenti tali da destare ribrezzo. La pena e’ aumentata, se gli animali sono adoperati in giuochi o spettacoli pubblici, i quali importino strazio o sevizie. Nel caso preveduto dalla prima parte di questo articolo, se il colpevole e’ un conducente di animali, la condanna importa la sospensione dall’esercizio del mestiere, quando si tratta di un contravventore abituale o professionale>>. L’ammenda prevista nel primo comma era stata cosi’ aumentata dall’art. 5 comma 5 l. 14 agosto 1991, n. 281.
Codice Civile (1942) LIBRO QUARTO Delle obbligazioni. TITOLO IX Dei fatti illeciti. Art. 2052 Danno cagionato da animali. [I]. Il proprietario di un animale o chi se ne serve per il tempo in cui lo ha in uso, e’ responsabile dei danni [2056 ss.] cagionati dall’animale, sia che fosse sotto la sua custodia, sia che fosse smarrito o fuggito [672 c.p.], salvo che provi il caso fortuito [1218, 1256 comma 1].
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Bibliografia - Alimentazione e cura del cane e del gatto,Ralsto 1990, Purina Company - Canile moderno, Dolma S.p.a. - Cinologia, rivista tecnica di allevamento, Edizioni SCIVAC, Anno IX n° 3-4/1980 - Edizioni SCIVAC, Palazzo Trecchi Cremona 1996-1997 - Dallaparte del randagio, A.VA.PA. 1995, 1a edizione - I gatti di venezia, Editrice Arsenale, San Polo 1789 Venezia - Il piccolo diario del mio amico a quattro zampe, Ass. Sanità e Ass. Sociale della Regione Valle d’Aosta, Servizio Veterinario Regionale, Tipografia Valdostana 1998 - La 2a A ama gli animali, A.VA.PA. 1996 - Manuale informativo, Dott. G. Bucciarelli, Servizio Veterinario Regione Abruzzo - La discarica dei 101, 101 alibi per abbandonare un cane, Alessandro Paronuzzi, Millelire - Pubblicazione quindicinale, anno V, n° 11 del 01/06/1997
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Finito di stampare nel mese di luglio presso la Tipografia Tipo Lito Maurizio di Châtillon - Valle dâ&#x20AC;&#x2122;Aosta
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