LORENZO MAFFEI
Lorenzo Maffei
Disegnare l’altro L’alterità culturale nel cinema di animazione
Š Lebowski Editore - Gennaio 2020 Semiotica del progetto
Scuola del Design, Politecnico di Milano Lorenzo Maffei - m. 941977 Composizione tipografica:
Open Sans, progettato da Steve Matteson (titoli)
Caslon Pro, progettato da Carol Twombly (testo)
Indice 1. Introduzione 1.1 I film di animazione come strumento educativo 1.2 I film d’animazione come progetto tra l’esistente e il possibile
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2. Favorire occasioni di dialogo con l’alterità
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3. I film di animazione come strumento per comprendere e stimolare l’apertura verso l’altro 3.1 Un mezzo per trasmettere idee e ideologie 3.2 Uno stato confortevole per affrontare l’alterità
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4. Costruire l’identità di una cultura e di un personaggio 4.1 Particolarità vs molteplicità 4.2 Un difficile equilibrio
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5. Comprendere l’altro dal suo interno 5.1 Assimilare e rievocare una cultura 5.2 Immedesimarsi nel personaggio
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6. Pocahontas e Mononoke
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7. Aprire alle possibilità
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8. Possibili sviluppi ulteriori
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Bibliografia Sitografia Filmografia Indice dei nomi
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Disegnare l’altro L’alterità culturale nel cinema di animazione
1. Introduzione «As animators, we’re supposed to be great observers of life. Those of us who grew up in small towns with homogenous populations recognize that the world has moved on. The more we’re able to key into that reality, the more our work will resonate with audiences.» (Pete Docter, regista e animatore, in Solomon 2015) 1.1 I film d’animazione come strumento educativo
Il cinema di animazione è, ad oggi, una parte importante della cultura popolare globale. I film di animazione Disney (come anche le produzioni dello Studio Ghibli) comunicano ormai a tutto il mondo e contribuiscono a plasmare l’immaginario e gli atteggiamenti di giovani, giovanissimi e adulti. Il cinema in generale, in virtù del contatto che stabilisce fra ciò che è raccolto nella pellicola e chi assiste alla proiezione, si pone come un forte strumento comunicativo, in grado di far riflettere gli spettatori e dunque di educarli. I film di animazione, da questo punto di vista, risultano ancora più interessanti perché, sebbene possano sembrare prodotti di puro intrattenimento per i più piccoli, sono in realtà complessi progetti comunicativi che nascondono ideologie e insegnamenti morali e dimostrano un’intrinseca capacità di suggerire e stimolare determinati comportamenti sociali. 5
DISEGNARE L’ALTRO
1.2 I film d’animazione come progetto tra l’esistente e il possibile
In quanto prodotto di un’attività progettuale, i film di animazione si trovano al centro di una doppia interpretazione: l’interpretazione del senso esistente (come le cose sono, ciò che c’è) e l’interpretazione del senso possibile (come le cose potrebbero essere) (cfr. Zingale 2019: 1.28). In quest’ottica cercheremo di comprendere come una cultura esistente, caratterizzata da tutte le sue peculiarità e differenze, possa venire rappresentata utilizzando un nuovo scenario possibile: il mondo del cartone animato. In aggiunta, i film di animazione prendono vita direttamente nella mente dei loro disegnatori. Non esistono, come nel cinema tradizionale, dei set già presenti in natura: sta agli autori creare luoghi, oggetti e personaggi presenti nella storia. Questa caratteristica amplifica il potere dello strumento comunicativo: la visione dei creatori, frutto del loro modo di rappresentare la realtà, si riflette con maggior forza sul pubblico che, al cinema, in tv o su qualsiasi altra piattaforma di streaming, fruisce, assimila e interpreta i contenuti. L’intento di questa ricerca è quello di offrire chiavi per osservare criticamente la rappresentazione dell’alterità culturale nei film di animazione contemporanei, esplorandone la funzione comunicativa e le possibilità di utilizzo, al fine di formare un pubblico più cosciente e interessato ad un contesto socio-culturale diverso dal proprio. 2. Favorire occasioni di dialogo con l’alterità Nel mondo che si sta delineando in questo periodo storico l’incontro con l’altro è all’ordine del giorno. I flussi migratori e la forte globalizzazione spingono ognuno di noi a fare i conti con l’alterità, 6
FAVORIRE OCCASIONI DI DIALOGO CON L’ALTERITÀ
con popoli e culture diverse dalle nostre. L’altro si trova accanto a noi e il modo migliore di rapportarsi con lui è attraverso il dialogo. Le pellicole cinematografiche possono essere una particolare occasione di dialogare con una cultura “altra” e uno dei modi per farlo fin dall’infanzia, attraverso la possibilità di conoscere più storie, creare e rappresentare alternative alla nostra cultura (cfr. Remotti [1996] 2001). É necessario ricordare e citare sempre gli altri, come afferma Kapuściński (2006), così come è doveroso riconoscere il ruolo formativo dell’alterità, ritagliandole più di uno spazio nei processi e nelle occasioni che contribuiscono a formare l’identità di ogni individuo. La crescente paura dell’altro va perciò affrontata precocemente al fine di sostituirla con la curiosità ed il desiderio di conoscenza. L’altro è sì portatore di caratteristiche somatiche e culturali diverse, ma è allo stesso tempo un uomo uguale a noi «con le sue gioie e i suoi dolori, i suoi giorni fasti e nefasti» (Kapuściński [2006] 2018: 10 tr. it.). Il cinema, affrontando bisogni e paure che condividiamo, può raccontare storie che ci avvicinano all’altro e allo stesso tempo ce ne fanno apprezzare le differenze, ponendoci costantemente in relazione e in dialogo con un’altra cultura. Tutto sta nel modo in cui questa alterità viene rappresentata sullo schermo. 3. I film di animazione come strumento per comprendere e stimolare l’apertura verso l’altro 3.1 Un mezzo per trasmettere idee e ideologie
«Animation […] is a powerful medium for conveying ideas and ideologies, which articulate Self and national identities, especially for child audiences» (Yoshida 2011). I film, in quanto rappresentazione di un determinato fenomeno o realtà sociale, sono sem7
DISEGNARE L’ALTRO
pre “altro” rispetto al fenomeno stesso. A questo proposito si parla di alterità cognitiva, la quale costringe sempre l’interpretazione a prendere un bivio: o «verso stereotipi che oggettivizzano ciò che è “altro da me”» (Zingale 2019: 14.55), oppure «verso contenuti inventivi che scoprono nuove alterità» (ibidem). Il cinema di animazione si trova spesso in bilico tra queste due strade e, pur trovandosi in un terreno accidentato dove è facile ricadere in stereotipi culturali, deve essere capace di sviluppare un contenuto che sia rispettoso dell’alterità e ne riconosca tutta la sua complessità. 3.2 Uno stato confortevole per affrontare l’alterità
Noi «distogliamo lo sguardo e il cuore da “l’altro accanto a noi”, nella paura che il diverso cessi di restarci estraneo e inizi a inquietare la falsa sicurezza che regna tra i “simili”» (Bianchi 2010: 5). I film di animazione possono essere un modo di favorire l’incontro con l’alterità in un ambiente protetto, attraverso un mezzo comunicativo che, proprio perché progettato principalmente per intrattenere, consente allo spettatore di rimanere in una condizione di sicurezza e assenza di paura. In questa condizione, venire in contatto con l’alterità culturale può contribuire a sviluppare in ognuno di noi un interesse spontaneo a porsi in dialogo con l’altro, il diverso, «quando questi appare all’orizzonte della mia esistenza conferendomi senso e stabilendo il mio ruolo» (Kapuściński [2006] 2018: 55 tr. it.). 4. Costruire l’identità di una cultura e di un personaggio Il contesto creato in un film d’animazione ed i personaggi che ruotano attorno a questo contesto sono una rappresentazione, 8
COSTRUIRE L’IDENTITÀ DI UNA CULTURA E DI UN PERSONAGGIO
un segno di “qualcos’altro” diverso da sé e quindi anche una possibile via di accesso alla conoscenza di quell’ “altro” (cfr. Zingale 2019: 9.4). 4.1 Particolarità vs molteplicità
Riguardo alla costruzione dell’identità, Remotti afferma che «soprattutto le forme stabili sono utilizzate o inventate per dare l’idea di qualcosa, per fornirne una rappresentazione adeguata» (Remotti [1996] 2001: 3), ma, citando Fabietti, sostiene anche che «tutte le culture sono il prodotto di interazioni, di scambi, di influssi provenienti da altrove» (Fabietti 1995: 21). In animazione, nel processo di creazione di un personaggio (ma anche dell’ambientazione), le tecniche più utilizzate sono la caricatura e l’esagerazione delle differenze. Le differenze accentuate tra un individuo e l’altro aiutano infatti a definire meglio il personaggio, a renderlo facilmente riconoscibile. Queste tecniche implicano tuttavia «un’accettazione della particolarità» (ed anche una rinuncia alla molteplicità) (Remotti [1996] 2001: 19). Quando l’intento è quello di riportare una storia che ha origini in una cultura diversa da quella degli autori del film, questo processo di creazione si complica notevolmente. La costruzione dell’identità di un film che si propone di rappresentare una cultura altra dovrà infatti fare i conti con la complessità di valori e significati che quella stessa cultura si porta appresso, per fare in modo di restituirne una visione consapevole del dinamismo e della molteplicità interni alla cultura stessa. La semplificazione dei contesti culturali attuata dalla Disney in alcuni dei suoi classici rivela invece un’inadeguatezza rappresentativa che sfrutta simboli ed elementi esotici appartenenti ad un repertorio fisso e stereotipato. Nel film Mulan, così come in altri classici, gli autori hanno rielaborato a loro modo le storie 9
DISEGNARE L’ALTRO
originali alterandone i valori culturali al fine di farli risultare più adeguati alle ideologie occidentali ed evitare delle possibili critiche (cfr. Yin 2014). Elementi come il fiore di loto o la Grande Muraglia (fig. 1) definiscono facilmente il contesto culturale del film, ma allo stesso tempo ne implicano una rappresentazione cristallizzata che nega le dinamiche interne all’alterità culturale (cfr. Di Giovanni 2003).
Fig. 1, Walt Disney Animation Studios, La Grande Muraglia durante la scena di apertura del film “Mulan”, frame dal film “Mulan”
4.2 Un difficile equilibrio
Le case di produzione devono quindi lavorare utilizzando un metodo che riesca a riportare sullo schermo sia ciò per cui gli umani si somigliano (cfr. Kapuściński [2006] 2018: 19 tr. it.) sia ciò che definisce l’altro nella sua essenza: le sue singolarità e le sue differenze. In questo senso deve esserci un deciso relativismo culturale 10
COSTRUIRE L’IDENTITÀ DI UNA CULTURA E DI UN PERSONAGGIO
che permetta di «imparare la cultura degli altri senza misurarla sulla propria» (Bianchi 2010: 11). Nel più recente film Disney Oceania (Moana, nella versione originale), gli autori hanno raccontato una storia di fantasia ambientata in Polinesia, cercando di dare prova della sensibilità sviluppata negli anni riguardo l’alterità culturale riadattata per un pubblico globale, riuscendoci solo in parte (cfr. Anjirbag 2018). Il film ha ricevuto sia critiche positive che critiche negative, alcune delle quali relative alla scelta della Disney di fondere assieme tutte le culture presenti in Oceania (dove non è presente solo la Polinesia ma anche la Melanesia e la Micronesia). Tina Ngata, un’educatrice neozelandese, si è rivolta direttamente allo sceneggiatore del film Taika Waititi affermando che il popolo della Polinesia ha già una sua ricca cultura, e non è minimizzandola o riposizionandola rispetto a degli standard occidentali che viene comunicata efficacemente. Essa è complessa e in continuo sviluppo (cfr. Ngata 2014).
Fig. 2, Herb Kane, Hokule’a II (canoa da viaggio polinesiana), herbkanehawaii.com 11
DISEGNARE L’ALTRO
Fig. 3, Walt Disney Animation Studios, Rappresentazione della canoa polinesiana in un manifesto del film “Moana”, collider.com
Creare un’identità è dunque un processo molto complicato, perché essa deve nascere dal rapporto con diverse alterità. In un certo senso il personaggio fittizio che viene introdotto nei film di animazione deve essere un individuo che comprende in sé sia l’altro (inteso come la cultura straniera che intende rappresentare), sia le diverse alterità e molteplicità sociali presenti in quella stessa cultura. In più deve essere in grado di dialogare con un’audience che non ne conosce le abitudini e le caratteristiche culturali, ma che deve essere invogliata a comprenderle, a farle proprie. I film di animazione che affrontano apertamente il tema dell’altro devono quindi riuscire a porsi in equilibrio tra novità e familiarità (cfr. Di Giovanni 2003), tra alterità, contaminazione e uguaglianza. 12
COMPRENDERE L’ALTRO DAL SUO INTERNO
5. Comprendere l’altro dal suo interno 5.1 Assimilare e rievocare una cultura
Un’attenta esplorazione e comprensione del contesto culturale che si intende rappresentare è d’obbligo per coloro che prendono parte alla creazione di un film di animazione. Guardare e osservare sono premesse dell’inventiva (Zingale 2019: 7.33) e, nel contesto comunicativo preso in esame, è necessario che chi si prefigge lo scopo di rappresentare l’alterità agli occhi di un pubblico si immerga prima in una sua profonda esplorazione. Deve stabilirsi un dialogo tra le due parti in gioco, che funga da processo di conoscenza/strumento progettuale per lo studio di animazione e, successivamente, si trasformi in un’impostazione dialogica che viene comunicata al pubblico attraverso il film, al fine di farla diventare una predisposizione sociale. Parlare al posto di un “altro” in modo adeguato implica interpretare l’alterità culturale attraverso le immagini e le parole usate dalla cultura narrata (cfr. Di Giovanni 2003). 5.2 Immedesimarsi nel personaggio
Un individuo che comprenda in sé anche l’altro dà vita ad un nuovo genere di persona (cfr. Skarga in Zingale 2019: 16.43). Questa affermazione può avere un senso duplice nel nostro caso: l’individuo inteso come il personaggio immaginario (protagonista del film animato) che comprende in sé l’altro in quanto nato con lo scopo di raccontare “dell’altro”, oppure lo spettatore che, immedesimandosi nella storia raccontata, abbraccia la rappresentazione dell’altro dentro se stesso e ne condivide il percorso narrativo. Nel primo caso il lavoro è principalmente traduttivo: il personaggio nasce dalla mano dei disegnatori ma la sua identità deve lasciar trasparire la complessità intrinseca all’alterità culturale presa come 13
DISEGNARE L’ALTRO
riferimento. Nel secondo caso l’individuo deve far breccia nell’animo del pubblico. Il cinema ha una grande forza espressiva e permette, per come è strutturato come mezzo narrativo, di instaurare un forte legame tra il personaggio e lo spettatore, di stimolare la nostra «capacità di metterci al posto dell’altro, di comprenderlo dal suo interno» (Bianchi 2010: 13): la forza dell’immedesimazione. Spesso viene chiesto agli spettatori di sospendere il proprio giudizio, così da permettere loro di entrare completamente dentro la narrazione e lasciarsi trasportare: in questo modo si stabilisce un dialogo. Il film diventa uno strumento per guardare all’altro con «sym-pátheia» (“sentire con lui”) (ibidem). Il film di animazione, operando scelte attuate seguendo un determinato punto di vista, non potrà mai presentare in modo esaustivo l’alterità. È chiara però la sua potenzialità nell’instaurare una relazione dell’altro «con me» (Zingale 2019: 16.22), in quanto io spettatore vivo con lui la storia raccontata, e dell’altro «in me» (ibidem), perché, attraverso i punti di contatto e le differenze che percepisco e comprendo tra me (spettatore) e personaggio, conosco meglio me stesso. 6. Pocahontas e Mononoke Due casi studio che rappresentano in modo esaustivo le problematiche relative alla rappresentazione dell’alterità sono i film Pocahontas (Disney) e Principessa Mononoke (Studio Ghibli). Questi sono stati analizzati nel dettaglio in un saggio scritto nel 2011 da Kaori Yoshida, professore della Ritsumeikan Asia Pacific University. Secondo Yoshida il film di Pocahontas (1995) (fig. 4), che racconta la vicenda reale di un’indigena powhatan della Virginia che nel 1607 salvò la vita al colono John Smith di Jamestown, non è stato 14
POCAHONTAS E MONONOKE
Fig. 4, Walt Disney Animation Studios, Il personaggio di Pocahontas spiega la visione panteistica del mondo, propria della religione nativa americana, Frame dal film “Pocahontas”
un progetto accurato nel rappresentare l’alterità culturale indigena. Nel tessuto del film e nella caratterizzazione fisica e comportamentale dei personaggi è presente una stereotipizzazione che porta la rappresentazione dello straniero a rimanere «frozen as a specimen» (congelata come un campione da laboratorio) (Yoshida 2011). In questo senso anche l’esperienza che uno spettatore bianco vive vedendo il film lo porta a identificare se stesso come un “io privilegiato” in relazione all’altro, allo straniero nativo di quella terra (ibidem). Ambientato verso la fine del ‘500, il film Principessa Mononoke (1997) (fig. 5) tratta il tema dello scontro tra l’uomo e la natura e riesce ad affrontare molto più efficacemente il rapporto identità-alterità. Mononoke si dimostra capace nel sottolineare l’esistenza di un tessuto sociale dinamico e variegato nella società giapponese, mettendo in luce l’importanza che rivestono le altre nazioni asiatiche integrate nell’identità nazionale nipponica. In 15
DISEGNARE L’ALTRO
Fig. 5, Studio Ghibli, La principessa Mononoke dopo aver curato la ferita della lupa estraendo il veleno con la bocca, Frame dal film “Principessa Mononoke”
questo senso lo Studio Ghibli, conosciuto e acclamato dalla critica occidentale al pari di quella giapponese, è stato capace di creare un personaggio che nasce dall’anima del Giappone, ma al tempo stesso la critica, offrendo allo spettatore uno spazio dove l’alterità emerge con forza mettendo in discussione il pensiero dominante (ibidem). 7. Aprire alle possibilità La creazione di un film di animazione determina un processo traduttivo che, in quanto tale, produrrà sempre uno scarto tra ciò che è la realtà dell’altro e la sua rappresentazione attraverso il disegno animato. In un certo senso il lavoro degli animatori si pone proprio a metà tra le due culture, in uno spazio ibrido che diventa una forma di comunicazione interculturale, «a site in which different cultures confront each other» (Di Giovanni 2003: 216). Una co16
POSSIBILI SVILUPPI ULTERIORI
municazione che avviene nel “tra-le-lingue”, perché ogni storia, anche la più culturalmente cosciente, necessita di un adattamento dei significati provenienti dal contesto originario, al fine di poterli presentare in un paese che parla una lingua differente: un prodotto cinematografico che riesca a trovare un suo equilibrio impressionando positivamente il pubblico «per la sua aria di verità e novità insieme» (Füssli in Zingale 2019: 7.44). I film di animazione devono concentrarsi su una visione esplorativa del fenomeno dell’alterità. Lo scarto va interpretato non come un ostacolo ma come una possibilità, un modo di allargare lo sguardo a ciò che è “altro da noi”. Gli autori non devono perciò andare ricercando un’interpretazione fissa di quella “alterità”, ma rievocare la trama intricata di significati da cui quella cultura scaturisce e si trasforma nel tempo. Mai come adesso è giusto affermare l’importanza di un approccio interdisciplinare che dia forma a una comunicazione che, attraverso il film, faccia emergere una “fecondità” dell’alterità culturale, che può essere una possibilità di conoscere il mondo, superare la paura del diverso e trasformare la distanza che ci separa dallo straniero in un ponte e non in un baratro (cfr. Bianchi 2010). 8. Possibili sviluppi ulteriori Una volta tracciate le problematiche fondamentali, una possibile evoluzione del progetto consisterebbe nell’analisi dei singoli casi filmici. Sarebbe necessario procedere affrontando principalmente l’ambito del linguaggio (la caratterizzazione linguistica dei personaggi, il modo in cui determinate parole/espressioni usate dalla cultura di riferimento possano essere tradotte efficacemente nella lingua di un altro paese) e lo studio della figura e dei lineamenti scelti per ognuno dei personaggi. 17
DISEGNARE L’ALTRO
Un ulteriore approfondimento esaminerebbe le differenti tecniche di animazione e come queste influiscono sulla rappresentazione (una precisa scelta stilistica può fornire completezza e autenticità alla raffigurazione dell’altro oppure agire in senso contrario, risultando ridondante o fuori luogo rispetto al linguaggio figurativo della cultura straniera) e la caratterizzazione musicale del film: la colonna sonora come ulteriore elemento comunicativo in grado di modificare considerevolmente la percezione del pubblico.
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BIBLIOGRAFIA
Bibliografia Anjirbag, M. (2018). Mulan and Moana: Embedded Coloniality and the Search for Authenticity in Disney Animated Film. Social Sciences, 7, 230. doi: 10.3390/socsci7110230 (consultato Dic. 2019) Bianchi, E. (2010). L’altro siamo noi. Torino: Einaudi Champoux, J. (2001). Animated Films as a Teaching Resource. Journal of Management Education, 25(1), 79-100. doi: 10.1177/105256290102500108 (consultato Dic. 2019) Di Giovanni, E. (2003). Cultural Otherness and Global Communication in Walt Disney Films at the Turn of the Century. The Translator, 9(2), 207-223. doi: 10.1080/13556509.2003.10799154 (consultato Dic. 2019) Fabietti, U. (1995). L’identità etnica. Storia e critica di un concetto equivoco. Roma: La Nuova Italia Scientifica Kapuściński, R. (2006). L’altro. Milano: Feltrinelli (edizione del 2018) Remotti, F. (1996). Contro l’identità. Bari: Laterza (edizione del 2001) Yin, J. (2014). Popular Culture and Public Imaginary: Disney vs. Chinese Stories of Mulan. The Global Intercultural Communication Reader, 285-304 Zingale, S. (2012) Interpretazione e progetto. Semiotica dell’inventiva. Milano: FrancoAngeli Zingale, Salvatore, La semiotica e il design, 1.28 , Materiali del corso, Scuola del Design, Politecnico di Milano, 2019 Zingale, Salvatore, Come interpretiamo: le abduzioni, 7.33, Materiali 19
DISEGNARE L’ALTRO
del corso, Scuola del Design, Politecnico di Milano, 2019 Zingale, Salvatore, Come interpretiamo: le abduzioni, 7.44, Materiali del corso, Scuola del Design, Politecnico di Milano, 2019 Zingale, Salvatore, Abduzione, inventiva, progettualità, 9.4, Materiali del corso, Scuola del Design, Politecnico di Milano, 2019 Zingale, Salvatore, Ambiti dell’alterità, 14.55, Materiali del corso, Scuola del Design, Politecnico di Milano, 2019 Zingale, Salvatore, L’altro, l’estraneo, 16.22, Materiali del corso, Scuola del Design, Politecnico di Milano, 2019 Zingale, Salvatore, L’altro, l’estraneo, 16.43, Materiali del corso, Scuola del Design, Politecnico di Milano, 2019 Sitografia Dolinh, A. (2018). The Reflections Between Disney and Studio Ghibli. Film School Rejects. Disponibile da: https:// filmschoolrejects.com/reflections-between-disney-and-studioghibli/ (consultato Dic. 2019) Gilio-Whitaker, D. (2016). Disney Refines Its Cultural Competence in Moana, But Bigger Questions Remain. Indian Country Today. Disponibile da: https://newsmaven.io/indiancountrytoday/ archive/disney-refines-its-cultural-competence-in-moana-butbigger-questions-remain-dLhndMhNSUavUGgRCtTE2g (consultato Dic. 2019) Herman, D. (2016). How the Story of “Moana” and Maui Holds Up Against Cultural Truths. Smithsonian Magazine. Disponibile da: https://www.smithsonianmag.com/smithsonian-institution/ how-story-moana-and-maui-holds-against-cultural20
FILMOGRAFIA
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DISEGNARE L’ALTRO
Indice dei nomi Anjirbag, Michelle Anya (11, 19) Bianchi, Enzo (8, 11, 14, 17, 19) Di Giovanni, Elena (10, 12, 13, 16, 19) Docter, Pete (5) Fabietti, Ugo (9, 19) Füssli, Johann Heinrich (17) Kapuściński, Ryszard (7, 8, 10, 19) Ngata, Tina (11, 20) Remotti, Francesco (7, 9, 19) Skarga, Barbara (13) Solomon, Charles (5, 20) Yin, Jing (10, 19) Zingale, Salvatore (6, 8, 9, 13, 14, 17, 19)
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Come si costruisce l’identità di un personaggio appartenente ad una cultura differente dalla propria? Cosa succede nel tradurre visivamente una storia che proviene da un contesto sociale diverso da quello del pubblico finale? Che tipo di “scarto” si crea quando ci si appropria di una cultura altra con l’intento di restituirla attraverso un film? I film di animazione spesso si ripromettono di raffigurare e comunicare l’alterità culturale nel modo migliore possibile, ma il processo di traduzione che li vede coinvolti dà vita ad un equilibrio instabile tra accuratezza culturale e stereotipi. L’intento del saggio è quello di offrire chiavi per osservare criticamente la rappresentazione dell’alterità culturale nei film di animazione contemporanei, esplorandone la funzione comunicativa e le possibilità di utilizzo, al fine di formare un pubblico più cosciente e interessato ad un contesto socio-culturale diverso dal proprio. Lorenzo Maffei nasce nel 1997 da un’antica famiglia di pescatori viareggini. Formatosi al Politecnico di Milano studiando Design della Comunicazione, ha partecipato a numerosi corsi di Graphic Design for Filmmaking ed è, ad oggi, uno dei più seguiti critici di cinema contemporaneo. La sua passione lo ha portato a scrivere numerosi volumi sul tema. Tra questi ricordiamo: Coen Brothers. Uscendo di strada (2019), un testo di analisi del linguaggio cinematografico dei registi Joel ed Ethan Coen, Tipografia Pixar (2018), uno studio tipografico dei caratteri utilizzati nei lungometraggi prodotti dalla Pixar Animation Studios e il bestseller Totò Semiotico.
ISBN 977-87-06-24160-5
Euro 17,00 8 780201 379625