Napoli - La Città, La Squadra, Gli Eventi - numero 8 del 31 marzo 2019

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La Città - La Squadra – Gli Eventi

STORIE DI CALCIO

CIRO FERRARA GIGI CAGNI PIOTR ZIELINSKI

Foto MOSCA

Isa Danieli ed Enrico Ianniello ‘‘Giacomino e Mammà’’

numero 8 del 31 marzo 2019



L’ EDITORIALE

Il primo momento della verità per il Napoli di Carlo Ancelotti di Giovanni Gaudiano ed affascinante al tempo stesso.

anno, il Napoli veleggia nelle

Si potrebbero accampare scuse e

parti alte della classifica

dire che il Napoli di Ancelotti

stabilmente, gioca in Champions

non ci arriverà benissimo.

confrontandosi con i grandi club

Infermeria piena, la sosta per le

europei e spesso li batte, possiede

nazionali che tende a spezzare il

una rosa ricca di giocatori che,

ritmo e poi le squalifiche che di

volendo, potrebbero essere

fatto dettano la formazione in

ceduti in un attimo. Eppure lo

alcune zone nevralgiche del

stadio malinconicamente

campo. I n questo numero di

presenta dei vuoti e solo

“Napoli” il maestro Carratelli ci

raramente fa registrare il tutto

spinge ad una riflessione che

esaurito.

ritengo importante. Nel suo

Cosa è successo?

aranno 19 giorni con

servizio intitolato “Quando a

Se c'è una responsabilità, dove

dentro 6 par tite: il

Roma andavano in

andarla a ricercare? Nell'offerta

secondo posto da

quarantamila” non c'è solo una

delle pay tv, nel costo dei

consolidare partendo da Roma,

carrellata di ricordi ed emozioni

biglietti, nell'inadeguatezza

poi ad Empoli, al San Paolo con il

condita dall'abituale capacità

della struttura o nella

Genoa ed infine a Verona con il

narrativa, ma anche un

demotivazione creata da

Chievo ed in mezzo il doppio

messaggio che non può essere

un'antagonista che gioca al

confronto dei quarti di finale con

ricacciato nell'angolino. Erano

rialzo tutti gli anni, mettendo in

i gunners di Unai Emery, il

anni nei quali, come riportato, il

campo tutta la forza che

tecnico che sembrò vicino alla

grande giornalista napoletano

possiede, anche quella non

panchina del Napoli quando

Michele Mottola lanciò lo

prettamente agonistica che, sola,

Benitez lasciò gli azzurri per le

slogan: “Una vittoria che vale

ci si aspetterebbe? Forse la

merengues di Madrid. Sarà un

un campionato”.

r i s p o s t a a d u n s o n d agg i o

inizio di primavera impegnativo

Oggi, anzi meglio da qualche

potrebbe essere un combinato di

S

3


tutto questo ma c'è un'altra

gli impegni della

possibilità che va considerata,

squadra e poi lo spazio

rappresentata dalla voglia di

dedicato alla città, agli

sentirsi affrancati proprio dallo

eventi è arricchito da

slogan di Mottola: non basta più

alcuni servizi che

una partita che vale un

ritengo possano essere

campionato. È lecito, è umano,

di grande interesse.

per certi versi è doveroso

L'intervista congiunta

puntare al bersaglio grosso

a Isa Danieli ed Enrico

prima in campionato e poi in

Ianniello prossimi di

Europa o viceversa perché

scena al Sannazaro, la

l'obiettivo è cambiato e con esso

serie di servizi dedicati

anche la corsa al botteghino, le

al Castel dell'Ovo e una prima

ora di fila per entrare, l'attesa

presentazione di VitignoItalia,

Dallo stadio al litorale, da

sugli spalti. Il numero di questo

una manifestazione che cresce

Posillipo al Vesuvio sino alla

mese di ‘‘Napoli’’ racchiude un

anno dopo anno, le parole di

vicina Caserta: a questo punto ci

lavoro intenso volto a presentare

Carlo Postiglione che con il suo

si aspetta che con Carlo

Premio Megaris si avvicina al

Ancelotti il Napoli faccia l'ultimo

trentennale e l'approfondimento

sforzo, colmi l'ultimo gap,

su chi fa della pizza il simbolo

entrando sempre di più tra i

della nostra terra con Salvatore

primi club europei. Nel ranking

Lioniello e tanto altro ancora

la società è molto vicina al

sono la testimonianza di una

d e c i m o p o s t o, i n s o m m a è

terra viva, di una città dai tanti

arrivato il momento di arricchire

spunti, dalle tante bellezze, che

la bacheca per poter dire: “È una

non intende addormentarsi.

stagione da ricordare”.

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‘‘Napoli’’ La città, la squadra e gli eventi Aut. Tribunale di Napoli n. 50 del 8/11/2018 Mensile a distribuzione Gratuita Numero 8 del 31 marzo 2019

Direttore Responsabile: Giovanni Gaudiano Coordinatore Editoriale: Lorenzo Gaudiano Direzione Editoriale della Soc. Editoriale Napoli Srls Sede Via F. Cilea, 129 Napoli - P.IVA 09045371219 giovanni.gaudiano@magazinenapoli.it - redazione@magazinenapoli.it Sito Web: www.magazinenapoli.it

Salvatore Lioniello

CONTINUAMENTE AGGIORNATO

Consulenza Amministrativa: Francesco Marchionibus Stampa, Grafica e Pubblicità: Sport and Marketing Srl pubblicità@magazinenapoli.it Direzione Creativa: Daniela Altruda Redazione: Marco Boscia, Bruno Marchionibus Sede: Viale V. Lamberti - Trav. Spinelli Area Ex S. Gobain 81100 Caserta - Tel. +39 0823 1490340 Collaboratori: Paola Parisi, Marina Topa Con interventi di: Pier Paolo Cattozzi Fotografie: Foto Agenzia Mosca Illustrazioni: Giancarlo Covino

“NAPOLI” SARÀ NUOVAMENTE IN EDICOLA CON IL QUOTIDIANO “ROMA” DOMENICA 28 APRILE 2019

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IN QUESTO NUMERO

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IL DERBY DEL SOLE Quando a Roma andavamo in quarantamila Roma vs Napoli – Ranieri contro Ancelotti La Sfida: Malcuit contro Perotti Nela: la sua partita tra Roma e Napoli

IL PERSONAGGIO E L’OPINIONE 20 Ciro Ferrara: da Napoli a testa alta nel mondo 26 Cagni: Ancelotti e De Laurentiis per vincere VERSO EMPOLI – NAPOLI 33 Profili: Piotr Zielinski e la sua voglia di calcio 36 La partita del Castellani EUROPA LEAGUE 39 Da Buckingham Palace all'Emirates 42 Arsenal vs Napoli: a Londra senza paura 44 Ranking Uefa: la scalata del Napoli CASA NAPOLI 46 Gianluca Gaetano e quella maglia numero 10

LA CITTÀ E GLI EVENTI 48

56

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64

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LA COPERTINA

LE STORIE

LA CITTÀ

TRADIZIONI/LEGGENDE

L’EVENTO

Isa Danieli ed Enrico Ianniello al Sannazaro

Lioniello e la ‘‘diversamente napoletana’’

Castel dell’Ovo la fortezza fra la terra ed il mare

La sirena Partenope e Cola Pesce

VitignoItalia il vino, i produttori

71

74

78

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IL PREMIO

LA MOSTRA

LA SOCIETÀ

Megaris Ehi, tutto bene? 28 anni con al Pan Carlo Postiglione dal 02 aprile

I docenti e il ribaltamento delle alleanze

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IL MONDO DEL LAVORO SCAFFALE PARTENOPEO

L’alternanza del futuro per i giovani

L’automobilismo nella Napoli del primo ‘900



TESTIMONE DEL TEMPO di Mimmo Carratelli

Quando a Roma andavamo in quarantamila La vittoria con Braca e Sivori e il Napoli dei centomila cuori. Il gol memorabile di Maradona. La riscossa all'Olimpico negli ultimi due anni con il duo Mertens e Insigne. Riecco Claudio Ranieri che allenò il Napoli di Ferlaino per un campionato e nove partite negli anni Novanta

A

i tempi belli 'e 'na vota, s'andava a Roma in quarantamila. Il tifo azzurro era passione, tutta passione. Stride il confronto con i giorni d'oggi. Tifo selezionato, competente, esigente e il San Paolo con ampi spazi vuoti. Trasferte per pochi sostenitori. Una volta, le maglie azzurre erano un sogno. Nella buona e nella cattiva sorte. Prima ancora di Maradona. Il Vomero strapieno e turbolento. Il San Paolo sino a 90mila spettatori. Il ciuccio, bardato d'azzurro, faceva il giro della pista. Gloria e baldoria. Sogni e delusioni. Arrivò Roberto Fiore, tifo e fantasia, Altafini e Sivori a Napoli, i centomila cuori, l'indimenticabile Petisso. I magnifici anni Sessanta. Due retrocessioni e uno storico secondo posto. 2 ottobre 1966, Roma-Napoli, eravamo in quarantamila all'Olimpico. Il Napoli (2-0) avrebbe potuto vincere di goleada. Sivori colpì due traverse. Quattro almeno le altre occasioni per fare centro. Fu il pomeriggio di gloria di Paolino Br aca, 22 anni, abr uzzese di Giulianova, che giocava all'ala sinistra. Portò in vantaggio il Napoli col suo primo e unico gol in serie A, una rete spettacolare dopo appena cinque minuti di gioco. Sul cross di Totonno Juliano, stoppò di sinistro e scaraventò il

Braca, Miceli ed Altafini

Antonio Juliano

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TESTIMONE DEL TEMPO

Roberto Fiore e Bruno Pesaola

pallone, al volo di destro, nella porta di Pizzaballa. Il raddoppio lo segnò Sivori con un diabolico pallonetto all'incrocio dei pali dopo un'ubriacante azione Juliano-Sivori-Orlando. Omar sul punto di cadere in area scodellò quasi da terra la sua magia tra due difensori. Le partite con la Roma hanno avuto sempre un sapore particolare. Michele Mottola, grande giornalista napoletano che fu per quarant'anni redattore capo al “Corriere della Sera”, quand'era ancora al “Mezzogiorno Sportivo”, settimanale illustrato che a Napoli si stampava dal 1923 e aveva i balconi della redazione che affacciavano su Piazza Trieste e Trento, inventò un titolo rimasto famoso: “Una vittoria che vale un campionato” riferendosi proprio a un successo sulla Roma. Ventimila all'Olimpico col Napoli di Maradona. Memorabile l'1-0 di Diego nell'anno del primo scudetto. Era il 26 ottobre 1986: Maradona in dubbio fino all'ultimo per problemi muscolari, poi gioca, quasi da fermo, ma dispensa colpi geniali. Di fronte la Roma di Eriksson. La partita segnò il debutto di Francesco Romano, napoletano di Saviano,

“Tota” come lo chiamò il pibe perché, riccioli neri e faccia da bravo ragazzo, somigliava a un giocatore argentino con quel nome. Fu la

Francesco Romano

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Ottavio Bianchi e Diego Maradona

trovata di Ottavio Bianchi che escluse Carnevale. Il Napoli di Diego aveva finalmente quel regista di centrocampo che gli mancava, scovato da Pierpaolo Marino che lo prese dalla Triestina per due miliardi. Fu un assist geniale di Giordano a mandare in gol Maradona che realizzò con due tocchi magistrali davanti a Tancredi. Era la “magica Roma” che giocava per lo scudetto, ma finì a metà classifica. Gli anni Settanta sono stati i più propizi agli azzurri sul campo della Roma (due vittorie e sette pareggi dal 1973 al 1982). Una buona serie anche all'inizio degli anni Novanta: sei anni di imbattibilità (una vittoria e cinque pareggi dal 1989 al 1995). Con De Laurentiis, tre vittorie, tre pareggi, sei sconfitte. Il pirotecnico 4-4 del 2007, appena tornati in serie A. In gol Lavezzi, Hamsik, Gargano, Zalayeta. Negli ultimi due anni, le vittorie con Sarri, 2-1 con doppietta di Mertens; 1-0 col gol di Insigne, dopo una serie di cinque sconfitte e tre pareggi intervallati dall'unica vittoria con la doppietta di Cavani. Fuori Di Francesco, ritroveremo Claudio Ranieri dal bel profilo di Giulio Cesare, romano del Testaccio, che con la Roma sfiorò lo scudetto nel 2009-10 perdendolo per due punti contro l'Inter di Mourinho. Fatale fu la sconfitta interna dei giallorossi contro la Sampdoria. Per

due campionati, Ranieri ha allenato il Napoli (1991-92 e 1992-93) prendendo la squadra del dopo-Maradona. C'erano Careca, Zola, De Napoli, Ciro Ferrara, Francini. Allenava i giocatori in una “gabbia” di 35 metri per 20 per esaltarne la reattività e il gioco negli spazi stretti. Conquistò subito il quarto posto e la partecipazione alla Coppa Uefa. Nella seconda stagione, ebbe Fonseca e Thern. I tifosi si aspettavano una stagione da scudetto, ma l'inizio del secondo Napoli di Ranieri fu disastroso. La batosta al San Paolo rimediata contro il Milan di Capello (1-5), che avrebbe vinto il campionato, ne segnò la fine dell'esperienza napoletana. Eravamo alla nona giornata. Ferlaino lo esonerò e richiamò Bianchi.

Mertens dopo il gol a Roma nel 2017

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IL DERBY acquisti è la rosa giallorossa, distante quattro punti dal quarto posto e invischiata persino nella lotta per un posto in Europa League. Da due giornate la squadra è passata dalle mani di Di Francesco a quelle di Claudio Ranieri, altro romano verace, ma la musica al momento non pare cambiata più di tanto.

Roma – Napoli

Ranieri contro Ancelotti di Lorenzo Gaudiano

U

Due 4-4-2 a confronto Contro la “sua” Roma Ancelotti dovrà fare a meno di Zielinski squalificato. Al suo posto uno tra Verdi, Ounas e Younes. Come nel Napoli, anche nella Roma sembra che abbia preso piede come

na domenica alle tre

Un piazzamento Champions

sistema di gioco il 4-4-2, che

del pomeriggio, un

da blindare

garantisce sicuramente più

piccolo sole

Napoli e Roma sono divise in

copertura ed equilibrio rispetto

splendente in un immenso cielo

classifica da tredici punti. Gli

al passato. Ciò nonostante,

azzurro, la capitale che si

azzurri hanno l'occasione di

qualcosa nello spogliatoio

infiamma per l'arrivo di una delle

allontanare ancora di più il

continua a non girare per il verso

sue più acerrime rivali. Questo è

quinto posto e blindare il

giusto e proprio per questo la

lo scenario del derby del Sole, il

piazzamento nella prossima

sfida dell'Olimpico dovrà essere

consueto appuntamento nel

C h a m p i o n s. M a n t e n e r e l a

affrontata dal Napoli con la

nostro campionato tra Roma e

seconda posizione

giusta deter minazione per

Napoli. Due tifoserie calde, un

rappresenterebbe soltanto una

mantenere lontane tutte le rivali

tempo gemellate, che sugli spalti

questione di blasone, per lo più di

in campionato e concentrarsi

vivevano un simile evento

vendetta verso le previsioni

meglio sull'Europa League.

all'insegna della sportività e

estive portate avanti dalla massa

Gol fantasma, doppiette ed

della convivialità. Quell'amicizia

sul ridimensionamento post

una Coppa Italia

oggi non c'è più, la rivalità però è

sarriano. Chi ha risentito invece

L'anno scorso il Napoli

rimasta e si è fatta nel corso degli

dei presunti piazzamenti valutati

conquistò in terra romana la sua

anni sempre più incandescente.

sulla base della campagna

ottava vittoria consecutiva in

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‘29/'30, primo campionato con la

che anni dopo indossò proprio la

formula del girone unico, i

casacca giallorossa. Degni di

partenopei guidati da Garbutt

nota anche altri successi

uscirono dall'Olimpico con un

partenopei a partire dal 3 a 1

pareggio per 2 a 2 grazie ad una

firmato da Vitali e una doppietta

doppietta di Vojak. Curioso fu

di Vinicio nel '56, dopo un

l'episodio del 35' in cui un tiro

digiuno di vittorie durato 22

dell'azzurro Fenilli bucò la rete

anni, e poi l'1 a 0 siglato da

della porta difesa dal giallorosso

Corelli in occasione dei quarti di

Ballanti. L'arbitro Dani,

finale della Coppa Italia del '62,

convinto che la palla fosse uscita,

vinta poi dal Napoli di Pesaola

Il tecnico della Roma Claudio Ranieri

comandò la rimessa dal fondo. Il

che giocava in serie B. Tanti bei

campionato con una rete di

ds della Roma Biancone poi

ricordi, quindi, in una sfida

Insigne. Andando indietro nel

confessò che il pallone invece era

sempre molto accesa ed

tempo, nel covo della Lupa di

entrato e che il buco fu fatto

entusiasmante, dove la vittoria

risultati positivi per gli azzurri ce

ricucire nella confusione da un

ha un sapore particolare rispetto

ne sono eccome. Nella stagione

ragazzino, di nome Lombardi,

a tutte le altre gare.

ROMA - NAPOLI CAMPIONATO - SERIE A GIRONE DI RITORNO 10^ GIORNATA

ROMA ALLENATORE RANIERI MARIO RUI VERDI KOULIBALY

MERET

FABIAN RUIZ

MILIK

MAKSIMOVIC ALLAN

ZANIOLO

MALCUIT

SCHICK CALLEJON

ST AD

DZEKO

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NAPOLI ALLENATORE ANCELOTTI

NZONZI

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PEROTTI

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KARSDORP

CRISTANTE

MERTENS

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FAZIO

JUAN JESUS

OLSEN

2

4-

A

KOLAROV

4-

M

RO

STADIO OLIMPICO - 31 MARZO 2019 - ORE 15.00 13


LA SFIDA

Malcuit

Duello sulla fascia fra MALCUIT: IL TERZINO DA CLAUDIO RANIERI

N

SCARTATO

asce calcisticamente con l'RC

Parigi cominciando da esterno

d'attacco. Appena ventenne

pensa già di lasciare il calcio: approdato difatti al Monaco, dove colleziona solo 3 presenze, Claudio Ranieri non lo ritiene indispensabile. Dopo aver rotto con il club francese, scende di categoria e viene tesserato dal Frejus St. Raphael. Il nuovo allenatore Michel Estevan lo arretra facendolo diventare un ottimo terzino. Esperienze importanti, in cui si consolida nel nuovo ruolo, con Niort, Saint-Étienne e Lilla prima di approdare al Napoli la scorsa estate. Dopo mesi di ambientamento ha conquistato la fiducia di Ancelotti, con cui sta crescendo tanto anche dal punto di vista difensivo, pur continuando a prediligere la fase offensiva: ama arrivare sul fondo ed effettuare insidiosi cross per i compagni di squadra. Viene monitorato da Didier Deschamps, ct della nazionale francese, ed in passato ha rifiutato la chiamata del Marocco, proprio per coltivare la speranza di essere convocato dai Blues.

Kevin Malcuit: nato a Châtenay-Malabry, età 27, altezza 178 cm, peso 77 kg

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Perotti

di Marco Boscia

tenacia, tecnica e velocità P E RO T T I :

L ' A RG E N T I N O C H E PORTA IL NOME DEL PIÙ GRANDE DI TUTTI

P

apà Hugo (El Mono) gioca a calcio

nel Boca Junior s. Qui nella

stagione '81-'82 ha come

compagno di squadra Maradona. Facile dunque intuire chi abbia ispirato i genitori nel nome da attribuire al figlio. Diego Perotti diventa anch'egli calciatore: parte dai pulcini del Boca mostrando sin da piccolo agilità e tecnica. Con i gialloblù le cose non vanno come sperato e riparte nel 2003 dal Deportivo Mòron. È qui che esplode e viene soprannominato 'El Monito' (la scimmietta). Il Siviglia lo porta in Europa facendolo esordire in prima squadra nel 2009 ed arriva la chiamata della Selecciòn proprio del c.t. Maradona. Nel momento più alto della sua carriera iniziano dei problemi fisici che lo costringono spesso ai box; tutto sembra perso ma poi nel 2014 a soli 26 anni si rimette in discussione con il Genoa. Il suo gioco offensivo partendo dall'esterno per poi accentrarsi e tentare di calciare verso la porta e la capacità di sfornare assist insidiosi per i compagni gli valgono la chiamata della Roma nel gennaio del 2016.

Diego Perotti: nato a Moreno, età 30, altezza 179 cm, peso 70 kg

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L'INTERVISTA

Nela: “Spero in un bel derby’’

L'ex difensore vede il Napoli dell'amico Ancelotti in finale a Baku e si augura che la sua Roma possa conquistare un posto nella prossima Champions di Salvatore Caiazza

U

e quindi si doveva dare di più. Dopo essersi ritirato nel 1996 dopo l'esperienza con il Civitavecchia, è entrato nel mondo dei salotti t e l ev i s i v i e h a p a r t e c i p at o a d a l c u n e trasmissioni anche a Napoli. Ha visto, quindi, tutto il cammino dei partenopei verso il fallimento e poi la rinascita con De Laurentiis. Non ha mai risparmiato critiche, è sempre stato uno diretto ma sicuramente dal 2004 la società azzurra sta facendo grandi cose. Con Ancelotti, poi, è stato compagno di squadra proprio alla Roma. E quindi lo ha conosciuto bene da calciatore ma ne ha apprezzato le doti e i

ndici anni alla Roma, due al Napoli. Che il derby del sole sia una partita particolare per Sebino Nela è indubbio. L'ex difensore nato a Rapallo ha sempre vissuto queste sfide con uno spirito diverso. Anche in virtù dell'amore che ha avuto per la formazione capitolina nel miglior periodo della sua carriera calcistica. Sbarcò in azzurro nel 1992, praticamente la stagione successiva all'addio di Maradona. 34 le presenze rispetto alle 281 in maglia giallorossa. Ma quei due campionati furono molto intensi perché cominciava un po' la discesa del club partenopeo

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L'INTERVISTA successi da allenatore. Oggi Carletto guida il Napoli e dopo aver perso di vista la Juventus in campionato ha come obiettivo l'Europa League. L'urna non è stata troppo a favore per i quarti di finale. Ci sarà l'Arsenal sulla strada della semifinale ma non è detto che si debba uscire per forza. Intanto bisogna pensare al campionato e quindi alla partita con la Roma. «Sono sempre state partite molto combattute – spiega Nela – vista anche la distanza minima tra le due città. Si vivevano derby del sole intensi e non c'era mai un pronostico ben preciso. Di sicuro questa partita sarà bella anche in virtù del fatto che alla Roma servono i punti per non perdere di vista il carro che porta in Champions League». Si aspettava un giorno di vedere Ancelotti sulla panchina del Napoli? «No. Ma non perché il Napoli non sia una big ma per il fatto che l'ho sempre visto lontano dall'Italia. Poi, a quanto pare, ha trovato le premesse giuste per accettare l'offerta di De Laurentiis dopo l'addio di Sarri. E secondo me ha fatto bene». Cosa intende? «Beh conosciamo tutti che cosa significa giocare o allenare il Napoli. Ti tuffi in una piazza dove si vive di calcio. E anche a certi livelli. Gli azzurri hanno avuto la sfortuna di avere sempre una grande Juventus davanti, altrimenti avrebbero già vinto qualche scudetto». Con Ancelotti si può? «Io credo che programmando bene si possa ambire a qualcosa di importante. Certo se la Juve compra Ronaldo, che vince le partite di qualificazione da solo, c'è sempre un gap troppo grande tra le due formazioni. Ma Carletto sa il fatto suo. Non dimentichiamo che è arrivato a luglio scorso, ha trovato una squadra che aveva un credo calcistico integralista e ha dovuto prima adattarsi e poi cambiare in corso d'opera. Si sono persi dei punti per strada ma è sempre secondo come l'anno scorso e non è poco». Poi potrebbe anche alzare un trofeo ... «Esatto. È in piena corsa per l'Europa League dove con la sua esperienza può fare davvero molto bene. L'Arsenal è un cliente duro ma ricordate quando ci fu il sorteggio di Champions? Nessuno pensava che si potesse essere all'altezza di

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Liverpool e Paris Saint Germain ed invece le due corazzate sono state messe sotto». Quindi si può arrivare a Baku? «Certo. Serve giocare come in Champions, cercando di evitare certi errori che contro campioni come quelli dell'Arsenal non ti puoi permettere». Torniamo al campionato. Che partita sarà con la Roma? «Spero bella. La Roma ha cambiato allenatore, è passata dal giovane Di Francesco all'esperto Ranieri. Eusebio ha pagato l'uscita dalla Champions anche un po' sfortunata. Col Porto al ritorno c'erano le premesse per poter passare il turno. Sarà un grande scontro in panchina tra due signori del calcio. Che sanno come stimolare la piazza. Ranieri poi ha già allenato i giallorossi. Ancelotti ci ha giocato vincendo uno scudetto. Quindi meglio di così davvero non si può». Come si può migliorare questo Napoli? «La differenza la fanno i campioni. Anche se poi vai a vedere il Paris Saint Germain e ti rendi conto che possono non bastare. La cosa fondamentale è non vendere i pezzi chiave. E mi riferisco a Koulibaly ed Allan. Se si vuole arrivare sempre più su, non si può cedere uno dei migliori tre difensori al mondo e un centrocampista valutato tanto a gennaio. In più serve qualcosa di importante in attacco. Soprattutto per essere letale quando giochi bene, crei tanto e non segni». Concludendo, cosa vorrebbe in questa stagione per due squadre a lei molto care? «È semplice. Che il Napoli vinca l'Europa League e la Roma arrivi almeno quarta per giocare in Champions…».

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IL PERSONAGGIO PROFILI di Bruno Marchionibus

Ciro Ferrara: da Napoli a testa alta nel mondo A trent'anni dallo storico successo di Stoccarda l'ex difensore pensa che il Napoli possa ripetersi ed invita il pubblico a sostenere il nuovo capitano azzurro Ciro Ferrara, 322 presenze in azzurro condite

riuscito ad affermarsi indossando i colori della

da due Scudetti, una Coppa Uefa, una Coppa

squadra della propria città, contribuendo anche

Italia ed una Supercoppa Italiana, palmarés in

con una storica rete a Stoccarda al trionfo

seguito più che raddoppiato negli anni alla Juve.

europeo del 1989.

Po i l e a v ve n t u r e i n

Partiamo dall'Europa League. Una volta gli ho detto che era il

Anche alla luce della prossima

Juventus, l'Under 21, la

miglior difensore del mondo. Non so se era

sfida ai quarti con l'Arsenal,

Samp ed il Wuhan Zall e,

vero, ma io la sentivo così. Gli voglio

quante possibilità hanno i

infine, l'attuale esperienza

talmente bene... Il miglior amico che mi

ragazzi di Ancelotti di

da opinionista TV. L’ex

abbia lasciato il Napoli”

ripetere l'impresa che voi

panchina con la stessa

difensore è un uomo di

Diego Armando Maradona

calcio a tutto tondo, tra i più

realizzaste vincendo la Coppa Uefa nell'89?

vincenti nella storia del football italiano,

«Credo che il Napoli sia attrezzato per

nonché uno dei napoletani che più di tutti è

arrivare fino in fondo alla competizione. Il

20


sorteggio in vista dei quarti è stato duro per

grandissima affluenza di pubblico, cosa che

entrambe le compagini, dato che sono state

spero possa avvenire ugualmente a Londra,

messe di fronte due tra le squadre

anche considerando i tanti napoletani che

maggiormente accreditate alla vittoria finale;

abitano nella capitale inglese. L'EL è una

da tifoso, naturalmente, mi

competizione prestigiosa alla Il difensore più forte che ho

portata del Napoli, e

passo siano i londinesi.

affrontato resta Ciro Ferrara: duro, sempre

sicuramente i tifosi faranno la

Detto questo, sarà senza

concentrato al massimo, ti si appiccicava

loro parte. Certo, per poter

dubbio motivo di

come il Vinavil”

arrivare in fondo in Coppa c'è

auguro che a lasciare il

Zbigniew Boniek

soddisfazione confrontarsi con una delle migliori

bisogno che anche in campionato le prestazioni della

realtà della Premier, il campionato più

squadra rimangano di alto livello».

competitivo del momento. Il Napoli ha in ogni

A q u e s t o p ro p o s i t o, d a a l l e n at o re ,

caso la possibilità di andare avanti, lo ha

mettendosi nei panni di Ancelotti in che

dimostr ato con buoni

modo è possibile non far venir

r i s u l t at i e c o l g i o c o,

meno gli stimoli ai calciatori

tenendo presente che i

anche in campionato,

Gunners hanno un grande

nonostante l'attenzione sia

potenziale offensivo ma

quasi totalmente rivolta

lasciano discreti spazi

all'Europa?

d i e t r o, e q u i n d i s a r à

«Attraverso l'intensità degli

fondamentale cercare di

allenamenti e attraverso una

trovare la via del gol nella

mentalità che sicuramente Carlo

gara di andata in

trasmette ai ragazzi grazie alla

programma a Londra».

sua grandissima esperienza; non bisogna

Nel corso della Coppa Uefa 1988/89 il

arrivare a due giorni dall'evento per caricare la

pubblico del San Paolo vi diede una grande mano nelle sfide interne. Quanto sarà importante per gli azzurri ritrovare

Un uomo di campo, diverso da tutti

gli altri allenatori che oggi vendono solo fumo. Ferrara è incisivo, fa le cose per bene e non parla a sproposito. È uno scugnizzo di

ad ogni partita di Serie A, mantenere alta la tensione in modo da giungere nel migliore dei modi al match europeo. È

grande intelligenza”

uno stadio pieno?

squadra, ma quotidianamente, e

Corrado Ferlaino

chiaro che quella con l'Arsenal è una sfida affascinante di per sé e

«Sono certo che, data l'importanza della competizione e della partita,

qualsiasi calciatore pagherebbe di tasca propria

il San Paolo risponderà presente con una

per poterla disputare, perché ci si può

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IL PERSONAGGIO

Carlo Ancelotti è un grande. L'ho avuto come compagno in Nazionale e come allenatore alla Juve. È una garanzia dentro e fuori del campo … Sta trasmettendo al gruppo le sue idee che gli hanno consentito di diventare l'allenatore più vincente del mondo. Ed è sbagliato continuare a fare i paragoni con Sarri

Nessun calciatore fino ad oggi ha avuto la storia che ho avuto io con il Napoli. La mia storia con il Napoli è quella di un ragazzo della città, uno scugnizzo, cresciuto nel settore giovanile, la storia in una squadra che è durata per dieci anni, storia anche di capitano, quando andò via Diego. Io avevo un contratto in scadenza nel '94. La mia decisione di andare alla Juventus è stata presa perché dopo aver giocato in un Napoli vincente credevo che la Juventus fosse la squadra che mi poteva permettere di restare a certi livelli, qui in Italia

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confrontare con un calcio diverso e si ha la possibilità di rappresentare la città in Europa, e questo è certamente motivo di g rande orgoglio». Tornando alla storica Coppa Uefa vinta da Lei e dal suo Napoli, il gol del 2 a 1 nella finale di ritorno a Stoccarda, a livello personale, è il ricordo più bello che ha dei suoi anni in maglia azzurra? «Beh, indubbiamente è un gol che sancì un risultato per noi storico, dato che nel momento

della propria città con la fascia di capitano.

in cui io andai in rete capimmo che eravamo

Cosa si prova e, secondo Lei, Insigne è

ormai ad un passo dall'aggiudicarci la Coppa.

pronto per tale responsabilità?

Quella per me fu un'emozione indescrivibile ed

«La responsabilità è grande, perché ci si trova

ancora oggi nel rivedere le immagini di quella

a rappresentare non solo una squadra ma

serata mi vengono i brividi. Avevo solo 22 anni e

un'intera città che, in quanto napoletano, da te si

per tanti di noi quello era il primo successo a

attende il massimo. Spesso, nei momenti di

livello internazionale; per me, tra l'altro,

difficoltà, è come se dai giocatori napoletani ci si

essendo un figlio di Napoli fu ancora più

aspettasse sempre qualcosa in più; questo sta

incredibile rendermi conto che quel trionfo

capitando a Lorenzo ma è un qualcosa che ho

stava passando da quel mio

provato anche io sulla mia

tiro al volo, e credo che la mia

pelle, ricevendo in alcuni

faccia nell'esultanza testimoni

frangenti anche critiche, in

a pieno la mia incredulità di

particolare nel primo anno da

quegli attimi. Quella della

capitano. Personalmente non

Coppa Uefa fu una fantastica

condivido le critiche per un

cavalcata segnata da partite

rigore sbagliato, anche se

divenute storiche, non solo la

questo fa parte del gioco; in

finalissima con lo Stoccarda

ogni caso Lorenzo è un

ma anche, in precedenza, le

grande professionista che in

vittorie sul Bayern e sulla Juve,

questo Napoli più di chiunque

quando a Napoli riuscimmo a

sente fortemente la maglia

ribaltare il risultato

azzurra e sente anche di

sfavorevole dell'andata».

essere in grado di indossare la

Rappresentare la squadra

fascia di capitano; io credo che

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IL PERSONAGGIO debba solo restare concentrato, continuare a fare in campo quello che sa fare e le critiche passeranno con le buone prestazioni. Quel che è certo è che non debba mai essere messa in dubbio la napoletanità e l'attaccamento ai colori azzurri di questo ragazzo». Lei ha allenato, dal 2010 al 2012, l'Under 21 italiana, che tra qualche mese affronterà l'Europeo di categoria in casa. Ritiene che, grazie ai tanti giovani emergenti, il nostro calcio sia sulla strada giusta per poter

senza dubbio tante soddisfazioni. Tornassi

tornare a dire la sua anche a livello di

indietro non cancellerei nulla neanche dei

Nazionale maggiore?

momenti meno positivi, perché è anche attraverso momenti così che poi si passa a

«Generalmente sono sempre abbastanza

conquistare dei successi».

moderato nei giudizi, però posso tranquillamente dire che è in atto un cambiamento in positivo. Abbiamo dei giovani di grandissimo valore, alcuni dei quali sono già stabilmente nel giro della Nazionale maggiore e che stanno facendo grande esperienza in campionato e nelle Coppe. Barella, Zaniolo, Sensi, Chiesa, Donnarumma, Romagnoli, solo per fare alcuni nomi, sono grandissimi talenti che stanno crescendo in maniera esponenziale». Parlando di Nazionale, tra le tante gioie della sua carriera, se dovesse invece individuare un rimpianto, potrebbe essere quello legato ad Italia '90, in particolare al fatto di non aver giocato la semifinale contro l'Argentina al San Paolo? «Sicuramente mi sarebbe piaciuto. Però le più grandi vittorie passano anche attraverso delusioni, ed in campo sportivo ritengo di non avere rimpianti; forse ho ottenuto qualcosa in meno a livello di Nazionale, ma mi sono tolto

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L'OPINIONE

De Laurentiis - Ancelotti Un’accoppiata vincente Il Professional Coach Luigi (Gigi) Cagni pensa che non sia più rinviabile l'obiettivo terzo Scudetto. Il calcio primaverile favorisce gol e spettacolo. Il Napoli non deve sottovalutare l’Empoli, c'è di mezzo la salvezza di Pier Paolo Cattozzi - Inviato speciale “90° minuto”

C

confessa in partenza: “… al di là di

vita. Non “secondo”, ma “Assistant Coach”. - I miei,

tutto, anche delle passioni più esaltanti, io del

scusami, verrebbe da dire … però è

calcio sono appassionato … da sempre!”.

opportuno approfondire. -- Dappertutto dove

Attenzione, però, per parlarne con Lui di

sono andato, mi hanno sempre chiamato. Anche in

“calcio” occorre essere non solo appassionati (in

questo caso l'amico Walter, per la prima volta alla

fondo lo sono tutti i tifosi …), ma competenti e

guida di un grande club, mi chiese di affiancarlo con

non banali. A 69 anni il prossimo 14 giugno,

la mia esperienza. La presi come una bella occasione

Mister Cagni vive a Zoagli, sul mar Ligure, a

arrivata al momento giusto per mettere in pratica

una tirata di schioppo da Genova dove vent'anni

un'idea che avevo da tempo: fare il tecnico per la

fa arrivò una prima volta per allenare il Genoa,

strategia difensiva della squadra. Una figura

una seconda volta per allenare la Sampdoria e,

professionale che avevo avuto modo di approfondire

udite udite, una terza volta nel 2015 per, ricorda

seguendo il football americano. Nessuno può negare

Lui, “dare una mano ad un amico che conosco da

che da una buona difesa arriva la strategia del gioco

trentacinque anni!”, come ci teneva a ribadire a

d'attacco e il migliore impiego delle punte secondo le

chi lo intervistava. A questo punto diventa una

caratteristiche dei singoli. - Ipotesi e tesi chiare,

sorta di obbligo “tecnico” partire proprio da qui

oso dire pitagoriche. Poi, le puntate

per portare a casa una sua intervista per la

successive… -- Te le risparmio: più che come

nostra rivista NAPOLI. - Così, dopo una

innovatore, mi sentivo come una sorta di “ombrello

carriera da allenatore protagonista, uno

di salvataggio”. Le mie idee erano chiare e le ritengo

accetta di fare il secondo, sia pure dietro ad

ancora attuali. Anche perché di Assistant Coach in

un monumento come Walter Zenga. -- Non

giro non ne vedo. - … e da un paio d'anni il

on LUIGI CAGNI, detto Gigi, non si

proprio così. Anche in questo caso, a quarantacinque

può non parlare di calcio. Lui lo

anni, fu una vera e propria scelta tecnica e anche di

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Mister commenta e scrive ma, dico io, non disdegnerebbe una chiamata da chi ha bisogno, magari per la fase difensiva. -Magari non reputano che possa essere un allenatore all'altezza, ma da quel che vedo in giro, non credo. Però voglio essere sincero: se oggi non hai il procuratore non vai da nessuna parte. Oserei dire nemmeno in TV. I presidenti e chi per loro, vanno nel panico e, non essendo degli esperti in materia, si affidano ai protagonisti del calcio di oggi: i procuratori, che si permettono di fare il bello e cattivo tempo. Sbandierano curricula da star e, più dei loro, fanno gli affari dei procuratori. - Inevitabile ricordare i “ricchi scemi” di breriana memoria. Oggi come allora ... -- Oggi passa la teoria del prendere l'allenatore giovane, che costa anche meno, poi chiamo l'esperto per rimediare. Non va sempre così. - Mi pare che il discorso abbia

intendeva raggiungere. Oggi addirittura si vanno a

una sua logica e in tempo di vacche magre …

cercare gli allenatori delle squadre Primavera. -

-- Perché un imprenditore di successo, quando si

Chiaro che non ti riferisci alla Juventus che,

tratta della propria azienda, mette collaboratori

forse anche per quel che tu sottolinei, uccide

esperti e navigati. Quando si tratta invece della sua

il campionato con un'imbattibilità già

squadra di calcio, si affida a sedicenti competenti

diventata storica. -- Dieci anni fa anche la Juve

conosciuti per sentito dire. Una volta si seguiva il

brancolava, improvvisando e pensando di vivere di

lavoro di un tecnico prima di ingaggiarlo e lo si

ricordi. Poi si è messa al passo delle altre grandi

assumeva in funzione degli obiettivi che la società

d'Europa. Ha messo fine alle sperimentazioni e ha puntato su professionalità certe. Quando è arrivato alla Juve Conte aveva già fatto vedere di che pasta era. Ma non basta l'allenatore, vedi l'Inter. Tutti devono essere all'altezza dei compiti, nello spogliatoio come nei quadri dirigenziali. - Anche se si tratta di cinesi? -- Certo. Voglio dire che i soldi non bastano. Se arrivano soldi come quelli che arrivarono al Milan, meglio verificare prima di accettarli. Penso che qualcuno, non solo i padroni

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L'OPINIONE

delle società di calcio, dovrebbe controllare chi e che

sbagliata. - Anche in Nazionale problemi

cosa garantiscono gli investitori stranieri nei nostri

risolti con il ringiovanimento di Mancini? --

campionati. Non solo in Serie A. Non si può

Secondo me Mancini fa bene: si rivolge ai giovani

accettare che un campionato venga messo in

per mandare segnali. D'altronde è inevitabile

difficoltà per i sempre più numerosi fallimenti delle

ripartire dai giovani come fece la Germania.

società. Anche quelle storiche. - Oggigiorno, si sa,

Rinnovando nel contempo strutture, scuole calcio e

va forte la rottamazione addirittura dei

mentalità per poi arrivare ad avere calciatori di

“vecchi”. Anche nel mondo del pallone? -- Io

esperienza, spolverando il fior fiore dei giovani e

parlerei di meritocrazia. Un principio di scelta che

meno giovani fino ad arrivare a rivincere i

non farebbe certo male al calcio. Vale per la

Mondiali. La Nazionale ha bisogno di tutti. -

Federazione come per i tecnici del settore giovanile. -

Anche di Balotelli? -- Parliamo di un grande

Vale a dire? -- Guardiamo in casa d'altri:

talento. Al quale, però, mi sono stancato di dare

Germania. Spagna, Inghilterra, Francia. Hanno

fiducia. Ha fatto bene Mancini a lasciarlo fuori. - Al

tutti settori giovanili importanti e allenatori molto

posto di De Laurentiis, lo prenderebbe al

bravi perché li pagano. Penso anche bene! I ragazzi

Napoli? -- Sinceramente no. A 28 anni potrebbe

crescono imparando ad allenarsi sia mentalmente che

rimettersi in riga, ma non credo abbia la voglia di

fisicamente. Sento invece che i nostri settori

farlo. Non ha mai dimostrato di poter garantire

giovanili, al contrario, puntano solo e soprattutto al

continuità di rendimento. Se penso alle punte del

risultato. Un errore di mentalità e impostazione

Napoli, non vedo proprio una possibilità di

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convivenza. - A proposito: Napoli destinato ad

Decisamente non ho mai capito da dove venisse

arrivare sempre secondo? -- Con Sarri ha avuto

questa discendenza sacchiana che ritengo non mi sia

due occasioni: la prima era quattro punti avanti e la

mai appartenuta. - Non sacchiano, ma da molti

seconda un punto dietro. Non andò bene. Quest'anno

ritenuto un allenatore coraggioso. Così si

impresa impossibile. Primo, perché la Juve si è

diceva anche ad Empoli, dove Cagni ha

garantita il valore aggiunto di Ronaldo (e dico

ottenuto addirittura la qualificazione per la

poco!). Secondo: è arrivato un allenatore nuovo fra i

Coppa Uefa. -- Questo è vero, ma è anche vero che

migliori al mondo, anche Lui ha bisogno di tempo.

poi fummo eliminati al primo turno dei preliminari

Dalla C alla Serie A col Piacenza LUIGI CAGNI (Gigi) – Brescia 14 maggio 1950. Dalle giovanili del Brescia al debutto in Serie A il 25 gennaio del 1970 contro il Cagliari di Gigi Riva. Resta al Brescia fino all'età di 28 anni, sempre da titolare come terzino sinistro, disputando campionati di Serie A, B e C con 262 presenze (3 gol). Nella stagione 1978/79 passa alla Sambenedettese dove contribuisce alla salvezza della squadra allenata da Nedo Sonetti, che lo rilancia nel ruolo di libero e gli passa la fascia da Capitano. Memorabile un suo gol realizzato da oltre 35 metri a Marassi contro la Sampdoria. Nel 1987 lascia la Sambenedettese e conclude la carriera un anno dopo nell'Ospitaletto in C1. Detiene tuttora il titolo di recordman della Serie B con 483 presenze in partite ufficiali. Nel 1988 intraprende la carriera di allenatore partendo proprio dalla Primavera del Brescia. Tra i professionisti ha allenato 12 squadre: Brescia (due volte), Centese, Piacenza, Verona, Genoa, Salernitana, Sampdoria (due volte), Catanzaro, Empoli, Parma, Vicenza, Spezia. Chiude (al momento!) a Brescia nel 2017. Da sottolineare il suo primo periodo al Piacenza del Presidente Garilli: dal 1990 al 1996, quando portò la squadra dalla Serie C alla Serie A. De Laurentiis lo sa e saprà concederglielo. - A

e, la stagione successiva, fui esonerato a favore di

proposito di allenatori, tu sei considerato un

Malesani solo dopo poche settimane. - L'Empoli a

“sacchiano” come Ancelotti che fu il suo vice

breve affronterà il Napoli. -- Empoli o un'altra

ai Mondiali americani. -- Ancelotti forse, io no.

squadra, ormai il Napoli deve concentrarsi

Erano tempi in cui tutti si dicevano più o meno

soprattutto sull'Europa League. Credo che i giochi

sacchiani. Io no! Mettevo in campo il 4-3-3, ma mi

siano molto chiari: dopo la remuntada contro

rifacevo quanto a schemi semmai a Marchioro e

l'Atletico, la Juventus, perdendo la sua prima partita

Zeman piuttosto che a Sacchi. Sacchi sul piano

a Genova, ha fatto chiaramente vedere che il

tattico era meno rinnovatore, lo era invece sul piano

campionato non la coinvolge più di tanto. La stessa

della gestione degli allenamenti, dei singoli giocatori

cosa si può dire per il Napoli quasi certo del secondo

e ovviamente del gruppo e della società intera.

posto e decisamente orientato a vincere in Europa.

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L'OPINIONE Vista la posizione in classifica, l'Empoli per contro non potrà che giocare tutte le partite con la forza quasi della disperazione. Il Napoli non può sottovalutare i toscani … ma poi si sa che in primavera, con lo scudetto già in cassaforte all'andata e un Chievo già condannato alla retrocessione, vista la caterva di gol messi insieme in queste ultime partite. Diciamo che tutto fa spettacolo. - Quindi anche a Fuorigrotta va di scena una sorta di corsa alla fine e si pensa già all'anno prossimo. -- Già prima dell'inizio di stagione, intervenendo ripetutamente attraverso le Radio che seguono da vicino la squadra di De Laurentiis, non ho mai smesso di criticare Sarri. Non mi piaceva come faceva correre la squadra e come si comportava. Nel contempo ho affermato che nel giro di due anni Ancelotti avrebbe potuto raggiungere obiettivi importanti, Scudetto compreso. Sono e resto dello stesso parere. - Quindi il bello deve ancora venire. -- Penso proprio di sì. Questa è una squadra di giovani sui quali si può fare affidamento per altri cinque anni buoni. - Ricordo però che Hamsik non c'è più e Mertens, ad esempio, è sul

desiderio. Prima mossa azzeccata, ora deve

piede di partenza. Cosa chiederesti tu a De

proseguire sulla stessa linea. - Pensi che De

Laurentiis se fossi al posto di Ancelotti. --

Laurentiis abbia fiato lungo per proseguire

Credo proprio che di questo non dobbiamo

la corsa? -- A fronte di certe sparate e altrettanti

preoccuparci. Dico anche ai tifosi di non

atteggiamenti, in un primo tempo non mi aveva fatto

preoccuparsi. Siamo di fronte ad un allenatore che ha

una grande impressione. Strada facendo, ha

vinto ovunque: in Italia e all'estero. Saprà

dimostrato di tenere molto alla sua nuova impresa e

sicuramente scegliere per il meglio. Una cosa però

ha fatto cose egregie per la Società e per i suoi tifosi. -

voglio ribadirla, come già detto rispondendo alle

Come il presidente Garilli con il quale

prime domande: la Società di calcio seria si pone

portasti il Piacenza dalla C alla A? --

degli obiettivi e su questi costruisce la squadra. Il

Decisamente personalità e carattere non proprio

Presidente ha scelto Ancelotti come a dichiarare che

uguali. Anche nel produttore cinematografico vedo

lo Scudetto e non solo rientra fra i suoi oggetti del

però quella concretezza e quell'umanità che fecero

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all'Inter di Milano. Poi Bianchi vinse ben quattro partite consecutive derby compreso e la stagione successiva presero Hodgson. Quando a Piacenza rividi Moratti, mi disse che l'avevano convinto a scegliere uno straniero ma si era subito pentito di non avere scelto me. - Ricordo che quella forzata rinuncia non fu del tutto indolore e facile da digerire. -- Dici bene: non fu facile. Ero e resto, comunque, un appassionato del calcio e del mio mestiere. - Quindi l'attacco parte dalla difesa, anche se Ancelotti preferisce infoltire il centrocampo … ma non voglio entrare in polemica. -- Non scherziamo. Se fai diventare forti i difensori nell'uno contro uno guadagni di conseguenza nella fase offensiva. Prima o poi lo capiranno. - Come a dire che Mister Cagni è sempre in gioco e se non tifa, stima e segue con calore sia Ancelotti che il suo Napoli. -Ho allenato a Salerno e seguo sempre anche gli azzurri. Non posso che complimentarmi con quello che stanno facendo. Se non si è capito, la prossima stagione li aspetto in alto e auguro a Ancelotti e al grandi e indimenticabili personaggi del passato

suo Presidente un campionato da primi della classe

come Rozzi, Anconetani, Garrone e … - …

per la soddisfazione dei loro grandi tifosi.

Massimo Moratti … -- Capisco dove vuoi

Appassionati di calcio quasi come me.

arrivare. Allora ti dico che con me fu un gran signore.

Grazie Mister Gigi Cagni. Arrivederci e

Quasi tre ore di colloquio da signore tifoso e

auguri al Professional Coach.

c o m p e t e n t e. C i l a s c i a m m o s t i m a n d o c i reciprocamente come abbiamo sempre ripetuto, tutti e due. Mi salutò confermandomi che mi dovevo sentire il futuro allenatore dell'Inter al 99%. Uscendo incontrai il Ds Sandro Mazzola che, mentre mi accompagnava all'autostrada dove avevo lasciato la mia auto, mi confermò che il Presidente era stato sincero e dovevo prepararmi per la prossima stagione

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Via Gian Lorenzo Bernini, 68, 80129 Napoli NA Tel. 081 558 1970 Aperto dal lunedĂŹ al sabato dalle 09.00 alle 22.00


PROFILI

Zielinski: la madre, la valigia e il gol

Il centrocampista di qualità venuto dall'Est che De Laurentiis ha soffiato ai grandi club. La stima di Guidolin e Ancelotti ed una madre all'antica che lo segue continuamente di Lorenzo Gaudiano

Il centrocampista ha da avere istintivo o

quasi il senso geometrico del gioco. Senza

quello è votato al fallimento perché il

centrocampo è un mare nel quale facilmente si affoga…”. Inconfondibili lo stile e l'originalità di Gianni Brera, un pioniere nel giornalismo sportivo per aver creato con i suoi neologismi italiani una lingua che si contrapponesse al l e s s i c o s p o r t i vo i n g l e s e . S ì , p r o p r i o quell'Inghilterra che con il Liverpool nel 2016 stava per strappare al campionato italiano

allo Zaglebie Lubin, sempre nella bassa Slesia.

l'estro calcistico di Piotr Zielinski. Il Napoli ha

L'occhio attento ed esperto degli osservatori

impedito questo furto, un simile talento non

dell'Udinese individua subito il talento del

poteva sfuggire ad un panorama già povero,

giocatore polacco. Valigia pronta, si parte per

poco affascinante, dove la qualità tecnica

l'Italia, dove nel 2011 inizia la sua scalata verso

scarseggia. Il centrocampista polacco incarna

l e ve t r i n e p i ù i m p o r t a n t i d e l c a l c i o

perfettamente quella definizione data anni fa dal

internazionale. Guidolin, che a quei tempi

Grangiuàn. C'è ancora qualcosa da migliorare

allenava la prima squadra friulana, rimane

ma la giovane età (25 a maggio) è dalla sua

incantato dal suo talento e con convinzione non

parte.

esita a far respirare al giovane Piotr l'aria della

La madre, il pallone e l'Italia

massima serie. Già nel 2013 Zielinski, all'età di

Zabkowice Slaskie, città di 25mila abitanti del

19 anni, con l'approdo in Nazionale maggiore

voivodato della bassa Slesia, è dove il piccolo

completa la trafila delle nazionali polacche.

Piotr muove i primi passi con alla destra la

Infine il prestito all'Empoli, dove il confronto

mano premurosa della mamma e alla sinistra un

con cultori della materia come Sarri e

pallone. I primi calci, i primi spintoni e i primi

Giampaolo plasma un futuro campione, già

fondamentali all'Orzel Zabkovice Slaskie, poi

goloso bocconcino per club di grande prestigio.

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PROFILI

Il numero 10 dell'Est Al Liverpool nel 2016 il polacco sfugge per un pelo. L'astuzia di De Laurentiis e il benestare proprio di Sarri sulla panchina azzurra lo trascinano al Napoli, dove ancora oggi la sua maturazione sta continuando a compiersi. La sua capacità di giostrare a proprio piacimento il pallone con entrambi i piedi, la sua velocità, la potenza e precisione di tiro ne fanno un indiscusso campione sul piano tecnico. La sua graduale applicazione alla marcatura e all'interdizione migliorano con il passare degli anni e questo probabilmente, insieme alla sua ancora debole freddezza sotto porta, rappresenta l'ultimo step per diventare un centrocampista completo. Il “numero 10 dell'Est”, soprannome nato ai tempi dell'Udinese, oggi è una pedina fondamentale nello scacchiere di Carlo Ancelotti, un elemento imprescindibile al momento nel suo 4-4-2 volto a garantire equilibrio alla squadra e ad esaltare il talento dei suoi calciatori, in particolare proprio quello di Piotr. Un ragazzo con un futuro tutto da scrivere Zielinski non ama i tatuaggi, o quanto meno si preoccupa della reazione che potrebbe avere la sua mamma. Vive a Posillipo con Laura, la sua futura moglie, e Mia, il suo bellissimo cane. Un ragazzo tranquillo, di primo acchito abbastanza silenzioso, che in campo fa parlare moltissimo i suoi piedi. Il piccolo Piotr, che ha sempre avuto in Zidane il suo idolo, oggi è diventato grande, il suo talento infatti è noto a tutti. Il suo futuro naturalmente è ancora tutto da scrivere ma, ripercorrendo la sua storia e vedendo la sua applicazione sul terreno di gioco, sarà sicuramente radioso.

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Dicono di lui

I pensieri di Zielinski

Ancelotti: “Zielinski è un ottimo giocatore tra le linee, per arrivare a De Bruyne deve ancora crescere. Ha un livello medio qualitativo alto”

A Napoli sto benissimo, ci resterei per altri 5 anni perché q u i m i t r ov o b e n e. U n tatuaggio per la vittoria dell'Europa League? Non credo, dovrei chiedere a mia madre che da piccolo mi ha insegnato a non farli, si arrabbierebbe! Mi ha sempre detto che se torno a casa con un tatuaggio mi caccia...

Guidolin: “Lo conosco bene, da ragazzo è arrivato in Friuli dalla Polonia con la madre, quando aveva sedici anni. Già allora, capii una cosa: che poteva fare il mestiere del calciatore. Sono contento per lui, s t a ra c c o g l i e n d o l e g i u s t e soddisfazioni. Piotr vede e sente la porta, è un centrocampista offensivo di ottime qualità che può crescere ancora” Boniek: “Io ho un debole per lui. Ha un orientamento delle giocate come raramente si vede, padronanza del corpo e del palleggio e della finta con lo stop che ti lascia senza fiato. Io non ne ricordo altri così, non c o n t e m p o ra n e i , p e r ò n o n diciamoglielo. Anzi, sì: è talmente un bravo ragazzo, che finirà per non prendermi sul serio”

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Devo migliorare ancora sulla condizione sotto la porta, nelle scelte. A volte manca anche un p o ' d i fo r t u n a m a c e rc o d i migliorarmi giorno dopo giorno e spero di arrivare ad esprimere il mio potenziale al massimo

Nella mia casa un barbecue in cortile, un cane che corre, il sole splende. Cosa posso volere di più? Nel cortile crescono i limoni, sono così buoni che a volte io e Laura li mandiamo alle nostre famiglie in Polonia


LA PRESENTAZIONE

Ad Empoli una trasferta insidiosa Al Castellani il Napoli giocherà contro una tradizione sfavorevole con Zielinski al rientro dopo la squalifica. Andreazzoli spera in una sua personale rivincita di Bruno Marchionibus Per l'Empoli un 5 a 1 da cancellare Per l'ultimo turno infrasettimanale di questa stagione il Napoli di Carlo Ancelotti sarà di scena in casa dell'Empoli di Aurelio Andreazzoli, compagine in piena lotta salvezza ma tutt'altro che semplice da affrontare. Proprio per il tecnico romano, richiamato da poche settimane sulla panchina dei toscani dopo la parentesi Iachini, la sfida ai partenopei avrà un sapore particolare, dal momento che, nel girone d'andata, fu il pesante 5 a 1 subito al San Paolo a causare il suo esonero. E tutta la squadra, senza dubbio, sarà ben motivata a cancellare il rotondo passivo subito lo scorso novembre, forte anche del fatto che a gennaio, inoltre, la società empolese ha rinforzato l'organico con l'ingaggio di elementi quali il portiere Dragowski ed il fantasista Farias, oltre ai giovani Dell'Orco ed Oberlin. Tanti duelli in mezzo al campo Andreazzoli, che l'anno scorso condusse Caputo e compagni alla promozione in massima serie dopo un campionato cadetto dominato grazie ad un gioco offensivo e spettacolare, nei primi mesi di questa stagione ha dimostrato di voler applicare tale filosofia di gioco anche in Serie A. Importanti nello scacchiere toscano sono i due esterni, generalmente il promettente Di Lorenzo a destra e l'esperto Manuel Pasqual a sinistra, i quali saranno senza dubbio protagonisti di interessanti duelli con i laterali napoletani, così come interessante

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risulterà il confronto tra il giovane centrocampo toscano e la tanto fisica quanto tecnica mediana campana. L'uomo in più dei padroni di casa nel corso di questa annata, ad ogni modo, fin qui è stato senza dubbio Ciccio Caputo, bomber classe '87 che dopo tanta gavetta in Serie B sta dimostrando tutto il suo valore anche nel massimo campionato, trascinando i suoi a suon di gol. Intrigante, dunque, appare anche il faccia a faccia a distanza tra il numero 11 degli azzurri toscani e gli attaccanti partenopei, soprattutto qualora Ancelotti dovesse puntare dall'inizio su Arek Milik, anche lui tra i principali goleador del campionato. L'ultima volta fu Insigne-Mertens show Nell'ultimo precedente al Castellani tra le due squadre, disputato due stagioni or sono, i partenopei di Sarri si imposero sui padroni di casa per 3 a 2 grazie ad una doppietta di Lorenzo Insigne e ad un eurogol di Mertens, a segno su calcio di punizione dalla lunga distanza, che permisero agli azzurri di dilagare prima che El Kaddouri e Maccarone accorciassero le distanze nella ripresa. In totale Empoli e Napoli si sono sfidate per undici volte in Toscana tra Serie A e cadetteria, e quella sopra citata è l'unica vittoria campana; per il resto il bilancio è di sei successi empolesi, tra i quali il 4 a 2 con cui nel 2015 lo stesso Sarri ebbe la meglio su Benitez, e quattro pareggi.

EMPOLI - NAPOLI EMPOLI ALLENATORE ANDREAZZOLI GHOULAM ZIELINSKI

KOULIBALY

MERET

FABIAN RUIZ MAKSIMOVIC

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DI LORENZO

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NAPOLI ALLENATORE ANCELOTTI

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EM

CAMPIONATO SERIE A GIRONE DI RITORNO 11^ GIORNATA

STADIO CARLO CASTELLANI - 03 APRILE 2019 - ORE 19.00 37



LA STRADA PER BAKU

Da Buckingham Palace all'Emirates di Lorenzo Gaudiano

Trafalgar Square, Tower Bridge e il palazzo di Westminster. La patria del calcio moderno pronta con la sua capitale ad accogliere i tifosi partenopei Il cammino verso Baku prosegue. Con Zurigo e

è prassi in altri scenari della nostra cara Europa.

Salisburgo alle spalle, la prossima tappa è a

Sugli spalti di stadi moderni ed al passo con i

Londra. Metropoli affascinante, bella e ricca di

tempi infatti si respira un'atmosfera di

monumenti, la capitale britannica è pronta ad

sportività senza eguali, si percepisce un

accogliere il Napoli con tutto il suo gruppo di

interesse verso l'evento sportivo che prescinde

supporters, per dirla nella lingua dei padroni di

dal risultato finale in favore dello spettacolo e

casa. Tra le sue squadre, 17 nelle categorie

delle emozioni. Questo è il clima che vivranno

professionistiche, toccherà all'Arsenal

società, squadra e tifoseria azzurra all'Emirates

affrontare i partenopei e contendere loro

Stadium, struttura imponente che mette i

l'approdo alle semifinali in un doppio confronto

brividi già all'esterno con le statue dedicate ad

che sembra quasi una finale anticipata.

uomini che hanno fatto la storia dell'Arsenal

La patria del calcio

come l'inventore del sistema Herbert Chapman,

Il calcio è nato in Inghilterra. Da quelle parti

il dirigente Ben Friar e i giocatori Adams,

vincere non è l'unica cosa che conta, come ormai

Bergkamp ed Henry.

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LA STRADA PER BAKU

Un patrimonio turistico immenso Al di là di questo punto di interesse meramente sportivo, a Londra c'è molto da ammirare. Da Trafalgar Square, intitolata all'omonima battaglia in cui l'ammiraglio Nelson sconfisse le flotte spagnole e francesi durante le guerre napoleoniche, a Buckingham Palace, la residenza della monarchia inglese, passando per il palazzo di Westminster, la sede neogotica delle due camere del Parlamento, che con le sue tor ri, Victoria Tower e Clock Tower (erroneamente nota come Big Ben, in realtà nome della campana che batte le ore), domina il fiume Tamigi creando al calar del sole uno spettacolo magnifico da ammirare con le sue luci riflesse nell'acqua. D'obbligo inoltre una visita al British Museum, noto per la stele di Rosetta, per una sezione dedicata ai marmi del Partenone ateniese e per la collezione egizia seconda soltanto al museo del Cairo, e una

1 Tower-Bridge 2 Trafalgar Square 3 L'Emirates Stadium e la statua di Chapman

passeggiata a Tower Bridge, il ponte levatoio che conduce alla torre di Londra, un complesso di torri, edifici e cortili circondato da alti

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bastioni risalente al 1078 e oggi patrimonio dell'Umanità. E poi Covent Garden, uno dei tanti quartieri londinesi dove un tempo si trovava il giardino di un convento da cui deriva il suo attuale nome, che ora offre ai turisti copiose occasioni di svago. Una città immensa quindi, dove le attrazioni di certo non mancano.

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1 Un'occasione di crescita Dopo avversari più deboli sulla carta, il sorteggio di Nyon ha riservato al Napoli una delle squadre candidate alla vittoria finale. L'Arsenal rappresenta con il fascino della sua città e i suoi “cannoni” un banco di prova importante per la squadra di Ancelotti, un'altra occasione di crescita a livello internazionale. Non sarà per nulla agevole superare il turno, ma gli azzurri hanno già dimostrato nel girone di Champions di poter rendere la vita difficile a tutte le squadre. Sarà importante credere nei propri mezzi, lottare su ogni pallone con tutta la determinazione possibile per provare a lasciare la bellissima ed affascinante Londra con un risultato favorevole.

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IL NAPOLI IN EUROPA

Arsenal – Napoli: a Londra senza paura Un doppio confronto difficile ma affascinante. Gli azzurri a caccia di una piccola rivincita di Marco Boscia

Un confronto che vale una stagione

L’Arsenal oggi

Arsenal e Napoli di nuovo di fronte dopo la sfida

Dopo aver perso la finale di Coppa Uefa nel 2000

Champions del 2013. Fra i tifosi partenopei è ancora

contro il Galatasaray, oggi l'Arsenal sembra una

viva la delusione per l'epilogo di quel girone, che

squadra meno energica e spumeggiante rispetto al

vide il Napoli abbandonare la competizione a pari

passato ma ancora con enormi valori. Ha salutato la

punti proprio con l'Arsenal e con il Borussia

scorsa estate, dopo ben 22 stagioni, lo storico

Dortmund. Gli azzurri hanno ora l'opportunità di

allenatore Arsene Wenger, ma ha continuato il suo

vendicarsi in quella che sembra essere una finale

percorso di crescita con il nuovo tecnico Unai

anticipata. Incontrare una squadra come quella

Emery, specialista dell'Europa League (ne ha vinte 3

biancorossa già ai quarti può però essere un bene:

ARSENAL

passare il turno è complicato, ma riuscirci significherebbe acquisire forza psicologica e consapevolezza nei propri mezzi. Per farlo il Napoli si affida ad un uomo d'esperienza internazionale

EUROPA LEAGUE QUARTI DI FINALE GARA D’ANDATA

come Ancelotti. Gli azzurri hanno inoltre il MARIO RUI

vantaggio di potersi giocare la qualificazione in casa MERET

KOULIBALY

al ritorno, ma sarebbe importante uscire indenni

ZIELINSKI

FABIAN RUIZ

MAKSIMOVIC

MILIK

dall'Emirates Stadium, affrontando la gara con sfrontatezza e senza temere gli avversari.

ALLAN

HYSAJ

LACA INSIGNE

EM

IRA TE

AUBAME

S

NAPOLI ALLENATORE ANCELOTTI

ST

AD

IUM

EMIRATES STADIUM - 11 A 42


consecutive con il Siviglia tra il 2014 ed il 2016). In lotta per un piazzamento fra le prime quattro in campionato, i “gunners” sono soliti schierarsi con un 4-2-3-1 aggressivo con interpreti variabili in base alle caratteristiche necessarie. Il punto di forza è il duo d'attacco formato da Lacazette ed Aubameyang. In porta Emery si affida in Europa al veterano Cech, mentre in Premier il titolare è

AL

Leno. In mezzo al campo Torreira e Xhaka

- NAPOLIA

garantiscono affidabilità e sulla trequarti si

RSENAL ALLENATORE EMERY

alternano giocatori del calibro di Ozil, Mkhitaryan e Ramsey. Il punto debole sembra essere invece la difesa: negli ultimi anni Koscielny è stato limitato dagli infortuni ed il sicuro assente, dopo la rottura del legamento crociato, sarà il terzino Béllerin.

NSKI

I cannonieri ed una tifosa speciale

MILIK

L'Arsenal è uno dei 17 club di Londra e gioca le IWOBI LACAZETTE

partite interne all'Emirates Stadium dal 2006. Lo

TORREIRA

BAMEYANG

stemma del club è stato modificato varie volte nel

MUSTAFI

OZIL

KOSCIELNY XHAKA PAPASTATHOPOULOS

1 3-

2-

CECH

AL

4-

N

KOLASINAC

E RS

A

1 APRILE 2019 - ORE 21.00

corso degli anni ma è sempre stato presente almeno un cannone, motivo per il quale i calciatori ed i tifosi vengono riconosciuti come “gunners” (in italiano cannonieri). Il club vanta una tifoseria molto nutrita tra cui la stessa regina d'Inghilterra Elisabetta II che, in un ricevimento con la squadra tenutosi qualche anno fa a Buckingham Palace, ha dichiarato la sua fede calcistica per l'Arsenal.

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L’APPROFONDIMENTO di Francesco Marchionibus

Ranking UEFA: la scalata del Napoli Il Napoli di De Laurentiis in dieci anni dal 116° al 14° posto. E se si arrivasse in finale di EL...

L

'approdo ai quarti di finale di Europa League e la prospettiva di affrontare l'Arsenal in un'affascinante sfida per accedere alle semifinali del torneo certificano la grande e costante crescita registrata dalla società azzurra anche a livello internazionale. In proposito è significativo l'esame del Ranking UEFA, e cioè della classifica dei club europei, che si basa sui risultati ottenuti dalle squadre partecipanti alla Champions League e all'Europa League nella stagione in corso e nelle quattro stagioni precedenti. Il posizionamento nel ranking è di fondamentale importanza, oltre che per il prestigio del club, anche e soprattutto perché determina la fascia di appartenenza di ciascuna squadra nei sorteggi delle competizioni UEFA. Il Napoli, nonostante la sconfitta nel ritorno con il Salisburgo, con il passaggio del turno ha già accumulato in questa stagione 18 punti, installandosi al 14° posto della classifica con 80 punti complessivi (calcolati come detto sugli ultimi cinque anni) e garantendosi la seconda fascia nel prossimo sorteggio Champions.

Ranking Uefa attuale (pos. da 1 a 20) 01 - Real Madrid 146 11 - Borussia Dortmund 85 02 - Barcellona 131 12 - Liverpool 81 03 - Bayern 128 13 - Roma 81 04 - Atletico 127 14 - Napoli 80 05 - Juventus 123 15 - Shakhtar 80 06 - Man. City 104 16 - Man. United 78 07 - Siviglia 104 17 - Chelsea 77 08 - Psg 103 18 - Tottenham 72 09 - Porto 93 19 - Zenit 72 10 - Arsenal 91 20 - Villarreal 68

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Il Presidente dell'Uefa Aleksander Čeferin

Il portoghese Carvalho sorteggia il Napoli per l'Arsenal

Il dato è molto positivo, visto che la società azzurra nella prossima stagione dovrà scartare i 22 punti ottenuti nel 2014/2015 (l'anno della semifinale con il Dnipro). A guardare la classifica ci si accorge poi con soddisfazione che il Napoli è davanti a grandi club di tradizione consolidata e con rose di grande valore, come Manchester United, Chelsea e Tottenham, e ha nel mirino per un ulteriore miglioramento nel ranking la Roma ed altri colossi europei come Liverpool e Borussia Dortmund. In definitiva, se le cose dovessero andare come si augurano tifosi, società e squadra, il Napoli si potrebbe trovare a fine stagione a ridosso della top ten dei club


I TITOLI DEI GIORNALI INGLESI DOPO IL SORTEGGIO DEL NAPOLI PER L’ARSENAL Daily Telegraph: “Sorteggio da incubo per l'Arsenal, che pesca il Napoli” Daily Mirror: “L'Arsenal di fronte alla difficile sfida al Napoli” Guardian: “Europa League: l'Arsenal alla prova Napoli” Daily Mail: “Sorteggio duro per l'Arsenal: ai quarti c'è il Napoli” The Sun: “Sorteggio horror: l'Arsenal affronta il Napoli” Sistema punti UEFA Champions League europei. Ma se il ranking di questa stagione è sin qui motivo di orgoglio, lo è ancora di più la valutazione delle classifiche europee degli ultimi dieci anni. La società partenopea, che partecipa alle competizioni UEFA ininterrottamente ormai da nove anni, è passata dalla 116^ posizione della stagione 2009/2010 all'attuale 14^. In questo periodo gli azzurri hanno avuto occasione di incontrare la maggior parte dei top club europei, dal Real al City, dal Chelsea al Bayern, dal Borussia Dortmund al PSG, dal Liverpool allo stesso Arsenal, disputando quasi sempre ottime partite ed acquisendo un prestigio internazionale via via sempre maggiore. In definitiva, se in passato gli avversari europei consideravano la squadra azzurra come un avversario abbordabile (questo ovviamente tranne che negli anni di Maradona), attualmente e già da qualche anno anche i club europei di prima fascia co n s i d e r an o i l N ap o l i co m e u n avversario pericoloso che si augurano di evitare. La doppia sfida dei quarti di finale con i Gunners dovrà quindi essere affrontata con la consapevolezza di avere tutte le carte in regola per giocarsi la qualificazione e per compiere un ulteriore passo in avanti verso il sogno europeo.

Bonus partecipazione alla fase a gironi – 4 punti Vittoria nella fase a gironi – 2 punti Pareggio nella fase a gironi – 1 punto Bonus partecipazione agli ottavi – 4 punti Ai club viene assegnato un ulteriore punto se raggiungono ottavi, quarti, semifinali o finale. Agli ottavi di finale si ottengono 3 punti per la vittoria e 2 per un pareggio; nei quarti 4 e 3 punti; nelle semifinali 5 e 4 punti, in finale 6 e 5 punti. Non vengono assegnati punti per le eliminazioni nei turni preliminari o spareggi, in quanto quei club si trasferiscono alla UEFA Europa League e ottengono punti dalla partecipazione a quella competizione. Sistema punti UEFA Europa League Eliminazione turno preliminare – 0,5 punti Eliminazione primo turno di qualificazione – 1 punto Eliminazione secondo turno di qualificazione – 1,5 punti Eliminazione terzo turno di qualificazione – 2 punti Eliminazione spareggi – 2,5 punti Vittoria nella fase a gironi – 2 punti Pareggio nella fase a gironi – 1 punto Ai club è garantito anche un minimo di tre punti se raggiungono la fase a gironi e si vedono assegnare un ulteriore punto se raggiungono quarti, semifinali e finale. Ai sedicesimi e ottavi di finale ogni vittoria vale 2 punti e ogni pareggio 1 punto, nei quarti di finale si ottengono 3 punti per la vittoria e 2 per il pareggio, in semifinale 4 e 3, in finale 5 e 4 Le sfide che si decidono ai rigori non hanno effetto sul sistema di calcolo.

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LA PROMESSA

Gianluca Gaetano e quella maglia numero 10 Da Cimitile al San Paolo il giovane trequartista piace a Jurgen Klopp per il suo Liverpool di Gianluca Mosca

I

n questo mondo contemporaneo seguire i propri sogni è sempre più difficile, soprattutto nel mondo del calcio, dove la competizione è serrata sin dalla categoria dei pulcini. In questo orizzonte di sogni infranti e false aspettative spicca la storia di Gianluca Gaetano. Nato il 5 maggio 2000 a Cimitile, paesino in provincia di Nola, Gianluca, come tutti i ragazzi partenopei, vive il calcio a 360 gradi, nel suo caso a maggior ragione considerando la carriera del fratello maggiore Felice: cresciuto nel settore giovanile azzurro prima di approdare in Lega Pro e Serie D. A Cimitile Gianluca dà una mano nella pizzeria di famiglia ed inizia il suo percorso nella scuola calcio ASD Future Boys, per poi passare alle giovanili del Napoli nel 2011. Fino all'Under 17

viene seguito da Massimo Carnevale, poi viene chiamato da Saurini che lo inserisce nella rosa della squadra Primavera con due anni d'anticipo. Le sue qualità non sono passate inosservate a mister Ancelotti (che ha avuto modo di seguirlo da vicino ed apprezzarlo durante il ritiro a Dimaro) che ha “premiato” gli

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sforzi ed il duro lavoro con la presenza in prima squadra contro il Sassuolo nel match di Coppa Italia del 13 gennaio. Questa opportunità ha fatto di Gaetano il primo “millennial” ad esordire in maglia azzurra. Il giovane centrocampista è seguito con attenzione anche da Federico Guidi, selezionatore della nazionale Under 19, che lo ha convocato per un raduno collegiale. Sul piano tecnico Gaetano ha iniziato come centrocampista con buoni risultati nelle categorie giovanili, sebbene il meglio di sé lo stia dando come trequartista. Il giovane campano è agile, bravo nel saltare l'uomo e nel servire gli assist e soprattutto è capace di prendersi sulle spalle la squadra. Inoltre, all'occorrenza può essere impiegato anche più avanti ed essere lui a finalizzare l'azione. Come dirà di lui Saurini, suo mister: “Già all'epoca della Primavera si notava che avevamo a che fare con un giocatore di grossa prospettiva. È stato bravo a confermarsi e a fare un percorso di

crescita notevole; ha grossa personalità. Quando lo vedi muoversi e giocare, ti dà gioia”. Il suo talento non è passato inosservato a club del calibro di Bayer Leverkusen e Liverpool, ma il Napoli ha blindato il ragazzo con un contratto fino al 2023, prevedendo per lui un futuro in prima squadra e facendo così continuare la sua favola. D'altronde, quando si vede il numero 10 sulla maglia azzurra non può che essere una favola.

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LA COPERTINA

Isa Danieli ‘‘Un giorno Enrico mi spiegherà perché ha scelto me’’

di Giovanni Gaudiano

“Giacomino e Mammà” al Teatro Sannazaro

Un testo catalano di Jordi Galceran napoletanizzato da Enrico Ianniello che ha voluto al suo fianco Isa Danieli. Angelo Curti lavora per portarlo in televisione nel 2020

Sono poche parole tratte da una

“Giacomino e Mammà”.

delle famose lezioni sul teatro del

Si tratta di una traduzione con

“Nella drammaturgia si può mettere

grande Eduardo De Filippo e

rilettura nella nostra città di un

il punto e virgola, il punto non lo

sono lo spunto per presentare un

testo, messo in scena in Spagna

mette nessuno. Non lo ha messo

lavoro prodotto da Angelo Curti

da Jordi Galceran, da parte di

Pirandello, non l'ho messo io, si

con Teatri Uniti che andrà in

Enrico Ianniello. Le parole di

andrà sempre avanti finché esisterà

s c e n a i n p r i m a a l Te at r o

Eduardo trovano una conferma

un filo d'erba sulla terra”.

Sannazaro dal 12 al 14 aprile:

nel lavoro di Ianniello, che

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Enrico Ianniello ‘‘Napoli ha quello che manca a Barcellona e viceversa’’

dimostra come il teatro abbia

relazione tra Napoli e Barcellona

Perché penso che Napoli ha quello

intrinseca una sua dinamicità e

perché questo è il terzo testo che

che manca a Barcellona e la città

come tale caratteristica consenta

mettiamo in scena tra quelli che ho

spagnola ha quello che manca a

di rielaborare un testo non solo

tradotto dal catalano e come per gli

Napoli. In teatro possiamo farle

adattandolo ma modificandolo,

altri due anche in questo caso l'ho

stare insieme».

completandolo, diversificandolo

riambientato a Napoli. Questa cosa

“Giacomino e Mammà” quindi

sino a renderlo nuovo.

ha garantito a questi testi non solo di

segue una scia, un percorso che in

È lecito chiedere a Enrico

rivivere in Italia ma di vivere con

questo caso ha dato vita anche ad

Ianniello a questo punto quale

più successo anche in Spagna.

un felice incontro, quello di

sia la ragione di queste sue

Quando abbiamo fatto “Chiòve” in

Enrico Ianniello con Isa Danieli,

continue incursioni su alcuni

Italia, dopo in Spagna hanno voluto

un'attrice per la quale i soliti

testi del teatro spagnolo.

il regista napoletano e non quello

aggettivi non bastano. Il suo

spagnolo per rimetterlo in scena.

personaggio non ha un nome, è

«Ho molto approfondito la

49


LA COPERTINA solo Mammà, ma di sicuro la Danieli offrirà al pubblico un'interpretazione tale che nessuno si accorgerà di tale mancanza. Eduardo, Nino Taranto, Roberto De Simone, Durrenmatt, Brecht ed ancora tanti altri. Tanti generi, tante magistrali interpretazioni, che percorso è stato quello di Isa Danieli? «La diversità dei generi è stata scelta da me perché io ho voluto fare cose sempre diverse. Ho cominciato da bambina facendo la sceneggiata, dopo sono entrata nel sacro teatro con Eduardo e lì ho capito nonostante il grande livello che avrei dovuto fare anche altre cose e che sarebbe stato giusto non fermarmi ed allora ho fatto l'avanspettacolo. Poi è arrivato anche il cinema, che io non ho mai cercato perché non mi procurava un particolare interesse. Sono stata, p e r ò , f o r t u n a t a p e rc h é h o i n c o n t ra t o g ra n d i r e g i s t i altrimenti forse non avrei mai accettato di farlo». Come si inserisce in questo contesto Giacomino e Mammà? «Ho accettato perché voglio fare cose nuove. Direi che questo è uno dei motivi primari ma poi c'è anche la voglia di lavorare con persone nuove, con attori nuovi, poi ovviamente mi è arrivato il testo, l'ho letto e mi è piaciuto moltissimo. Abbiamo quindi fatto una piccola mise en espace, giusto per vedere cosa ne veniva fuori, stavamo seduti di fronte e leggevamo il copione e devo dire che ha avuto un successo straordinario. Un giorno Enrico mi spiegherà perché mi ha scelto». La risposta al quesito di Isa Danieli arriva immediatamente ed è ovviamente lo stesso Ianniello a fornirla …

50


«Siccome io ho sempre apprezzato di Isa proprio questa capacità di saper scegliere cose diverse, che evidentemente sottolinea come sia dotata di un enorme intuito teatrale, proprio gigantesco, perché partire da Eduardo per arrivare a Brecht passando per Enzo Moscato dà una precisa idea della sua capacità, allora ho pensato che, se lei è così brava nel suo intuito quando sceglie le cose, se sceglie Giacomino e Mammà vuole dire che va bene, che lo spettacolo potrà funzionare». Dal teatro al cinema che passo è stato per Isa Danieli? «Anche le mie scelte cinematografiche sono state sempre molto pensate. Non avrei mai accettato di fare filmetti. Mi hanno offerto diversi lavori ai quali ho rinunziato. Ho iniziato con Lina Wertmuller perché la mia agente sapeva che la regista cercava diverse ragazze per “Film d'amore e d'anarchia”, non c'era una vera e propria parte e bisognava mandare delle foto. Lina mi aveva già visto con Eduardo a Roma, a quei tempi all'Eliseo restavamo un mese e quindi mi scelse. La stessa cosa è avvenuta con “Teresa la Ladra” dove è stata Monica Vitti a scegliermi, non il regista, dopo avermi visto in teatro. Quando addirittura mi hanno offerto una parte in un film con Marcello Mastroianni e Jack Lemmon (“Maccheroni” di Ettore Scola, ndr) ho risposto che non avrei voluto neanche una lira, dissi alla mia agente di guardarsi bene dal parlare di soldi, accettando qualsiasi sarebbe stata la decisione della produzione. Volevo fare quel film e tutto il resto non importava». E poi c'è stata la stagione televisiva con il grande successo di “Capri” e del personaggio di Reginella, quanto le somiglia? «Non moltissimo per la verità. Nelle mie interpretazioni do al personaggio quello che mi chiede il

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LA COPERTINA regista prima di tutto. Se sono stata scelta, ritengo che ci si aspetti che io faccia quella parte come l'ha in mente il regista e quindi, quando mi vengono date delle indicazioni, le seguo inesorabilmente. Per giunta Enrico Oldoini, che io già conoscevo, quando ha preparato Capri e mi ha chiamato sapeva che io non amavo fare la televisione perché mi portava troppo tempo lontano dal teatro. Ha insistito, mi ha inviato il copione delle prime puntate, ho saputo anche che la Rai voleva un'altra attrice per quel ruolo ma che lui era convinto che quel personaggio fosse adatto a me ed allora ho accettato». Quindi Isa non è Reginella? «No, Isa è anche Reginella come è anche il personaggio di “Giacomino e Mammà” ed è anche tutte le altre cose che ho fatto perché l'attore, oggi dopo quasi settanta anni di carriera penso di poterlo dire, deve sempre diventare quell'altra cosa. Poi quando il sipario si chiude può ritornare se stesso». Tornando a “Giacomino e Mammà” dove nasce l'amore per la Spagna di Enrico Ianniello? «Intanto dal fatto che vivo da quindici anni vicino Barcellona, che ho avuto un figlio da una catalana ed anche oggi che vivo con un'italiana da cui ho avuto un altro figlio risiedo in Spagna in modo che i due fratelli possano stare insieme. Poi vivendo in quella zona è nato l'amore per il teatro catalano, sono entrato in contatto con tutti gli scrittori ed i registi della zona tra cui Pau Mirò e Jordi Galceran, ho tradotto le loro opere ed avevo costruito un'operazione molto grossa che era “Questi fantasmi” in coproduzione tra Barcellona e Madrid, avevo fatto la traduzione del testo ed io recitavo nel ruolo portato in scena da Eduardo, ma dopo una settimana Oldoini mi chiamò per fare “Un passo dal cielo” ed io scelsi di mantenere un forte punto di contatto con l'Italia ed accettai». Anche in questo particolare, lo stesso regista di Capri, si può dire ci sia un punto di contatto con Isa. Veniamo alla storia di “Giacomino e Mammà”, è attuale? «Si tratta di un figlio che non va mai a mangiare dalla mamma e per una volta si presenta improvvisamente. La madre comprende che Giacomino deve chiederle qualcosa. Si tratta sostanzialmente di una questione economica. Quella è la scusa, l'occasione per costruire una situazione, infatti da quel momento in poi madre e figlio si diranno tante cose che non si sono mai

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riusciti a dire prima. La cosa bella che dice lo scrittore Galceran è che chi ha la fortuna di recitare questo testo e lo può fare dopo la rappresentazione esce e telefona alla propria madre». Il pensiero di Galceran vale anche per te? «Abbiamo tutti una mamma, io non ho fatto aggiunte autobiografiche perché ho solo tradotto il testo, certo in quel ‘‘solo’’ che sembra una cosa piccola in realtà c'è tutto perché io spesso guardo Isa e vedo che dice le cose nella stessa maniera che avrebbe utilizzato mia madre». Da “Giacomino” al commissario Nappi di “Un passo dal cielo” un grande impegno ma anche una diffusa popolarità. Come la gestisci? «Si parte dal tempo. Una serie ti impegna per sette mesi di riprese tutti i giorni se sei il protagonista e questo significa restare fuori una stagione perché p u o i fa re a l t re piccole cose ma non più di quello. Va però valutato anche il rapporto naturale che si instaura con il pubblico. La gente mi ferma per strada con grande simpatia come se fossi quasi un suo familiare e questo è un aspetto da non sottovalutare. Inoltre va detto che oggi il teatro è cambiato, non ci sono più quelle lunghe tournée o meglio sono molto rare. L'attore di teatro senza la televisione oggi avrebbe difficoltà a vivere svolgendo solo quest'attività». Che caratterizzazione hai voluto dare del napoletano Nappi che lavora in Trentino? «Ne ho parlato sin dall'inizio con Oldoini, ci tenevo particolarmente che il personaggio avesse la tipica umanità del napoletano senza essere un fesso e che fosse lui a sollecitare l'impegno sul lavoro da parte di tutti. In effetti noi siamo fatti così anche se molti non lo sanno e possediamo il naturale vantaggio di saper dare al rapporto umano il giusto peso». Per concludere non possiamo non parlare di Enrico Ianniello scrittore. Hai ricevuto tanti premi ma quello intitolato a John Fante mi sembra particolarmente

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LA COPERTINA importante. «Intanto qualche anno fa ho lavorato ad uno spettacolo, “Santa Maria d'America”, che parlava della storia degli italiani in America, con Francesco Durante che è il curatore di tutti i lavori di John Fante in Italia e quindi parlavamo di continuo proprio dello scrittore italo-americano. Ed è stato per me un ascendente fondamentale, soprattutto nel momento in cui ti racconta la famiglia perché riesce a fare alta letteratura dei fenomeni molto quotidiani e quindi in qualche modo è vicino al tema di Giacomino e Mammà. Quando sono andato a ritirare il premio, c'era anche una delle figlie di John Fante, mi è sembrato che stessi ricevendo un premio come se mi trovassi in famiglia». L'incontro si chiude non prima di aver sentito dalla

Servizio fotografico a cura di Pietro Mosca

viva voce di Angelo Curti, produttore e direttore di Teatri Uniti, lanciare un'idea alla quale di sicuro sta già alacremente lavorando. «Ci saranno altre occasioni per rivedere all'opera Isa Danieli con noi ma nell'immediato la cosa bella sarebbe fare “Giacomino e Mammà” in televisione in occasione della festa della mamma del 2020. Lancerò nei prossimi giorni l'idea, ne parlerò e speriamo si possa realizzare sempre che sia Enrico che Isa potranno liberarsi dai propri impegni».

Enrico Ianniello, lo scrittore Due libri, due racconti, tanti premi e riconoscimenti. Con la “Vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin” e “La Compagnia delle Illusioni” editi entrambi da Feltrinelli, Ianniello ha voluto mostrare a se stesso e agli altri che oltre a tradurre i testi dei suoi amici catalani, a riscrivere magari a 4 mani con l'amico Pau Mirò testi classici, poteva scriverne di propri. Due libri da leggere non per i premi ricevuti ma per la ricerca di storie insolite ma accattivanti.

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LE STORIE di Lorenzo Gaudiano

Salvatore Lioniello Il cappello, la “diversamente napoletana” e l'amore per il papà

gradimento. Dopo le dovute presentazioni lascio la parola a lui, Salvatore Lioniello, che con grande disponibilità ci racconta la sua storia. Una storia fatta di sacrifici, di successi, ma anche di qualche momento di tristezza.

N

cappello, camicia e

u n q u a d r o i m i e i o c c h i e padre, non contento che mi

pettina mi incuriosisce. Il suo

all'assaggio delizia il mio palato spezzassi la schiena dalla mattina

covo è a Succivo, comune distante

con il suo sapore. Mi guardo alla sera all'intemperie, mi affidò

27 km da Napoli. Ci vado. Una

intorno provando a non farmi una pizzeria a Frattamaggiore

volta entrato in pizzeria, il mio

notare ma il pizzaiolo se ne che chiuse i battenti dopo un

sguardo va ai due forni, a forma

accorge e mi raggiunge al tavolo. anno e mezzo. Quindi tornai al

di cappello, alla cucina in chiara

Senza indugi, mi chiede se il mio vecchio lavoro, che svolgevo

trasparenza e al design “asiatico”

p r o d o t t o s i a s t at o d i m i o con passione perché amavo

«La storia è cominciata 12 anni

e parlano in tanti. Il

del locale. Mi siedo, ordino una

pizzaiolo con il

pizza che subito affascina come fa. Ero posatore di porfido e mio

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spostarmi di continuo. A quei tempi odiavo lavorare in pizzeria». Qual è stata la scintilla che ha innescato il cambiamento? «Nel 2012 mio padre scoprì di avere la leucemia. Ero a Foggia per lavoro e quindi tornai da lì per sostituirlo nella sua pizzeria. Era sempre stato il suo desiderio che io lavorassi dietro al banco come lui. Mi misi davvero con il cuore, nonostante questo lavoro non mi piacesse assolutamente, con l'obiettivo di renderlo felice e fiero di me. Nel 2014 mi iscrissi al mondiale di Parma. Un mese prima papà ci lascio ed io non sapevo se prendervi parte o meno. Alla fine decisi comunque di partecipare con la “My Dad”, che esaltava il suo piatto preferito della domenica, le melanzane alla parmigiana fatte da mia nonna, con salsiccia e provola affumicata. Il successo capovolse la mia vita professionale». Da lì è cambiato tutto poi. «Tornai da Parma con degli obiettivi ben precisi. Cambiai il nome della pizzeria da “Paradise” a “Da Lioniello”, identificando me stesso e la mia famiglia. La mia pizza è in continua evoluzione perché non bisogna mai sentirsi arrivati». Fa parte del marchio e lo porti sul Salvatore con il fratello Michele

capo anche quando lavori. Il cappello ormai fa parte di te.

«Amo la pesca. Mentre tornavo da una battuta di pesca, mia madre mi riferì che un food blogger si era presentato in pizzeria. Non avendo il tempo di tornare a casa per cambiarmi, andai direttamente al locale e quindi indossai una camicia ed il cappello per una questione di igiene. Rimase colpito dal mio abbigliamento al punto che in un articolo mi definì come un pizzaiolo un po' jazz. È così che nacque questa caratterizzazione particolare, che mi spinse a creare un marchio proprio intorno a questo simbolo». Un locale nuovo, inaugurato ad agosto 2018, con un design dallo stile asiatico. «La sede storica si trovava ad Orta di Atella. Sono stato costretto ad investire tanti soldi per aggiustare una tettoia abusiva. Nonostante questo, per motivi burocratici mi sono dovuto spostare a Succivo con un nuovo locale, che dispone di 140 posti a sedere. Cucina e pizzeria insieme, uno

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LE STORIE

La ‘‘Don C

ar m in e’’

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Non solo un pizzaiolo manager

Amarante la “Don Carmine”:

possibile gustare i raffinati e

quindi, ma anche un istruttore.

crema di patate viola con cicoria,

prelibati dolci in pizzeria, ndr) mi

«Con l'Accademia Pizza Doc

fior di latte e all'uscita pecorino

stimolano a crescere sempre di

totalizzo circa 300 corsisti, di cui

carmasciano, alici di Cetara e

più».

sono l'istruttore. Quest'anno

chips di olive nere. La “Un

La storia della famiglia Lioniello

inoltre è partito il tour di

giorno a Londra” che ripropone

si conclude qui, ring r azio

Lioniello in Italia ed in Europa,

il tipico fish and chips su un letto

Salvatore per il tempo che mi ha

che sta riscuotendo grandi

di vellutata di piselli con fonduta

concesso. Una stretta di mano e

consensi. Le nuove leve mi

d i P r ovo l o n e d e l M o n a c o

via. Lascio il locale e alle mie

vedono come fonte di

all'uscita e oltre a queste tante

spalle il pizzaiolo torna al lavoro

ispirazione. Ripeto sempre che

altre. Le collaborazioni con

con il suo cappello, la sua

non è importante soltanto fare

personalità di spessore nel

“diversamente napoletana” e il

un buon impasto ma anche

campo gastronomico, oltre a

pensiero a suo padre,

appassionare il cliente e

quelli già nominati, come Lino

sicuramente fiero di tutto quello

spingerlo a tornare di nuovo in

Scarallo, Agostino Malapena e

che il figlio è riuscito a costruire

pizzeria. L'importante in questo

Gianluca Ranieri (di cui è

in questi anni. Con Gianluca Ranieri

mestiere, come in tutti, è essere sempre umili, dimostrare molta positività. Parlo per esperienza, non sapevo nemmeno cosa fosse la farina. Grazie a tutte le persone che ho incontrato e al mio desiderio di apprendere sono diventato quello che sono». La primavera porta con sé un nuovo menu. «Si chiama “Evergreen” e valorizza prodotti come fave, piselli e asparagi. C’è una pizza con il nome del menu, realizzata in collaborazione con lo chef Iavarone: crema di asparagi con asparagi, fave e piselli saltati, burrata affumicata e confettura di limone con menta. Con lo chef

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CENNAMO A R R E D A M E N T I

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LA CITTÀ

Castel dell'Ovo La fortezza incastonata fra la terra ed il mare Villa, monastero, prigione, sede reale e forte zza: dal mare presenta subito l'immagine della Napoli poliedrica, bellissima e piena di vita fino a notte fonda di Domenico Sepe Fotografie di Claudio Morabito

V

sta nel nome: perché l'uovo? Il nome deriva da una leggenda nata nel Medioevo, collegata alle doti di mago ed alchimista attribuite a Virgilio, secondo cui egli avrebbe lasciato nelle profondità del castello un uovo contenuto in una caraffa per mantenere in piedi la fortezza e

olgendo lo sguardo

il Castel dell'Ovo, adagiato

la cui rottura avrebbe provocato

sul Golfo di Napoli, si

sull'isolotto di Megaride, che ha

catastrofi alla città. La storia

può notare un braccio

attraversato tutte le epoche della

inizia con il primo nucleo abitato

teso della città al mare che la

città in tante forme diverse e con

della città di Napoli nell'VIII

divide in due in maniera visibile:

diversi scopi. La prima domanda

secolo a.C., Parthenope, fondata

61


LA CITTÀ

Il vero mare di Napoli è quello esigue e domestico di Santa Lucia, di Coroglio e di Posillipo. Consuma Castel dell'Ovo e il Palazzo Donn'Anna, bruca il muschio delle vecchie pietre, sente d'alga e di sale come nessun altro mare Giuseppe Marotta

Il paradiso in terra! Ma pensate, ad esempio, al Castello dell'Ovo, a questo bellissimo maniero medioevale, ricco di enormi sale, di piccole viuzze interne e di suggestive botteghe Luciano De Crescenzo

da Cuma e da cui deriva la Neapolis greca. In epoca romana il luogo subì dei cambiamenti. Infatti Lucullo, intorno al I secolo a.C., edificò qui una splendida villa con una grande biblioteca, il Castrum Lucullanum, ove erano tenute le

Romolo Augustolo.

luculliani. Il castello, com'è oggi

proverbiali cene. Con le

Successivamente vi si

visibile, inizia ad essere edificato

invasioni barbariche, a metà del

insediarono i monaci basiliani

dai Normanni che ne fecero sede

V s e c o l o d . C. , i l C a s t r u m

intitolando il convento a San

reale poco dopo la loro conquista

Lucullanum venne fortificato e

Salvatore e, nel VII secolo,

di Napoli nel 1137, mentre nel

divenne un luogo di prigionia in

crearono un importante

periodo svevo Federico II ne fece

cui vi fu rinchiuso, tra gli altri,

scriptorium utilizzando i testi

sede del tesoro reale e prigione

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ma non fu attuato e rimase al demanio ed in cima fu sistemata una batteria antiaerea durante la Seconda Guerra Mondiale per poi lasciarlo in abbandono fino al restauro nel 1975. I l Castel dell'Ovo è stato città, villa, monastero, sede reale e fortezza mentre oggi è liberamente ove fu rinchiuso Corradino di

Aragonesi nella forma odierna,

visitabile e vi si tengono mostre

Svevia. Carlo d'Angiò continuò

poi con il Vicereame spagnolo ed

e convegni nel suggestivo

l'opera ed è in questo periodo che

i Borbone diventerà un

panorama che offrono Napoli ed

inizia ad essere chiamato castrum

avamposto soltanto militare.

il Golfo. Si può dire che esso sia la

Ovi incantati. Tuttavia, dopo

Durante il Risanamento vi fu il

vera memoria storica della città,

l'assedio del 1503, il Castel

progetto di demolire il castello

presente da sempre nel

dell'Ovo fu ricostruito dagli

per far posto ad un nuovo rione

panorama partenopeo.

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TRADIZIONI E LEGGENDE di Paola Parisi

La sirena Partenope dallo scoglio di Megaride alla ction in tv

L

simbolo, le è stata dedicata anche una Fontana a Piazza Sannazaro. Il mito lo ritroviamo anche nei luoghi circostanti alla città, Capri è infatti considerata la terra delle sirene. Osservandola dal Golfo, possiamo notare i tratti di un corpo femminile con il capo corrispondente al monte Tiberio e i fianchi in prossimità di monte Solaro. Un viaggio attraverso la storia, i miti e le leggende di Napoli quello raccontato da “Sirene”, la fiction televisiva. Sin dal primo episodio ha subito conquistato il pubblico napoletano e non. Una commedia italiana mista al genere fantasy, girata nel Golfo di Napoli e in tutti quei luoghi che forse neanche i napoletani conoscono fino in fondo. Il regista ci invita a guardare la nostra città da un'angolazione differente da quella delle serie che accendono i riflettori solo su argomentazioni criminali. Con estremo sollievo, le sirene in questione non appartengono a pattuglie di polizia o ambulanze ma sono qualcosa di bello a vedersi vivaddio!

'origine della fondazione di Napoli è legata a miti e racconti molto antichi. Neapolis, fondata dai greci nel IV secolo a.C. e perla indiscussa del Mediterraneo, è legata alla leggenda della Sirena Partenope, narrata da Omero nel XII canto dell'Odissea. Ulisse, noto per la sua curiosità, volle ascoltare a tutti i costi il canto delle sirene, le quali attraevano i navigatori con le loro voci angeliche e melodiose, per poi ucciderli. Avvisato dalla maga Circe, l'uomo prese delle precauzioni: ordinò ai suoi uomini di mettere tappi di cera all'orecchio e si legò all'albero maestro della sua nave vietando ai suoi uomini di slegarlo. L'idea sortì i suoi effetti, Ulisse non cadde preda delle dolci creature marine. Esse ci rimasero molto male e per la delusione si suicidarono, schiantandosi sugli scogli. La sirena Partenope quindi fu portata dalle correnti marine proprio tra gli scogli di Megaride (dove oggi sorge Castel dell'Ovo). Lì fu trovata da dei pescatori che la venerarono come una dea. Una volta approdato sull'isolotto, il corpo della sirena si dissolse trasformandosi nella morfologia del paesaggio partenopeo, il cui capo è appoggiato, ad oriente, sull'altura di Capodimonte ed il piede, ad occidente, verso il promontorio di Posillipo. Così divenne la protettrice del luogo e diede il nome a quel piccolo villaggio. Da allora la città, pur a distanza di secoli, continua ad essere chiamata “città partenopea” e la bella Sirena ne è il

Fontana di piazza Sannazaro dedicata alla sirena

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Attraverso la mitologia si sonda la realtà dei luoghi fisici più belli di Napoli: il risultato è un magico e incantato ritratto della città. Protagoniste di questo tour sono quattro sirene, che dagli abissi del mare approdano sulle coste napoletane che secondo la leggenda accolsero secoli fa Partenope, la sirena fondatrice della città. Le quattro creature mitologiche giungono a Napoli per salvare la propria specie e incantare gli uomini con il loro potere ammaliatore. Ma, alla fine, saranno i maschi napoletani a conquistarle con la loro passionalità e umanità. Valentina Bellè nella fiction ‘‘Sirene’’

Colapesce, per i napoletani è sempre: ‘O PESCE NICOLÒ

I

l mito che ha da sempre appassionato

esplicativa sulla facciata di una casa all'inizio di

l'uomo è la tendenza ad immaginare

via Mezzocannone. Tale scultura rappresenta

uomini con virtù soprannaturali: uomini-

un uomo coperto da quello che sembra un vello

pesci, uomini-uccelli, sirene, arpie e così via. Ma

con un coltello in mano. Detto “Cola Pesce” o

ad affascinare è anche l'ignoto che nasconde il

pesce “Nicolò”, nome del protagonista di una

mare, il mistero dell'ambiente marino dove si

leggenda che parla di un ragazzo maledetto

immagina una vita pari a quella terrena. La

dalla madre. A furia di rifugiarsi nel mare, il

leggenda del pesce Nicolò o Colapesce, nota da

ragazzo finì per prendere caratteristiche di vero

sempre ai napoletani fino ai primi anni di questo

e proprio pesce usando, per lunghi spostamenti,

secolo, rischia di cadere in quell'oblio che ha già

il corpo di grossi pesci, dai quali si faceva

assorbito gran parte delle antiche leggende

inghiottire per uscirne all'arrivo, tagliando il

metropolitane che sempre nascondono una

ventre del malcapitato trasportatore. Fin qui la

realtà di grosso interesse celata sotto una narrazione edulcorata per darne lustro e conoscenza ma nello stesso tempo per custodirne il segreto. Citata anche da Benedetto Croce, Storie e leggende napoletane si riferisce ad u n b as s or i l i evo d i e p oca cl as s i ca, rappresentante Orione, venuto alla luce durante gli scavi per le fondazioni del Sedile di Porto e murato nel Settecento, con una lapide

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TRADIZIONI E LEGGENDE leggenda, ma una ben più interessante e

all'uomo col

plausibile verità si è celata per secoli nella

colapesce!

memoria del pesce Nicolò, ovvero l'incredibile

Divertente

confraternita di sommozzatori che venivano

analogia tra Cola

iniziati ad un culto marino sotterraneo del dio

Pesce, derivato

delle acque Poseidone: “'e figli 'e Nettuno”. Di

dal Nicola Pesce,

origine tardo-pagana, questo culto, divenuto

e l'attrezzo della

poi di esclusivo appannaggio partenopeo, aveva

c u c i n a

come scopo il possesso delle ricchezze marine

napoletana,

esistenti nelle grotte più profonde del golfo.

detto scolapesce

Essi conoscevano il segreto per resistere in

o colapesce

apnea per tempi giudicati impossibili dalla

perché usato per

scienza ufficiale. Alcune alghe, particolarmente

quella necessaria esigenza. In quegli anni

trattate, rallentavano il ritmo respiratorio come

ragazzini si tuffavano nudi a raccogliere con la

gli esercizi di volontà di alcuni gruppi indiani.

bocca la moneta gettata a mare da forestieri

Lo stato di rallentata respirazione non incideva

ammirati, estasiati ma altrettanto preoccupati

comunque sulla coscienza di questi uomini-

per la lunga apnea di quei guizzanti corpicini,

pesce, che potevano operare tranquillamente i

sempre abbronzati d'estate e d'inver no,

recuperi e dedicare segreti rituali alla sirena

“testimoniati” da Vincenzo Gemito. Forse

Partenope. A questi “iniziati marini” era dato il

proprio tra quei ragazzini, già adusi ad una

nome in codice di ‘‘pesci Nicolò’’ e con quel

realtà più marina che terrena, venivano scelti gli

nome, e in assoluto segreto, pare che l'ultimo di

adepti del culto segreto dei “figli 'e Nettuno”, i

questa ricreata specie sia stato usato dai servizi

futuri “pesce Nicolò” ai quali l'esimio poeta

segreti alleati per ricerche sul fondo del golfo di

Salvatore Di Giacomo, nel 1963, dedicò dei

Napoli nel corso dell'ultima guerra e

versi: “Guaglione d'a pelle abbrunzata, ca sfile

dell'immediato dopoguerra. Le notturne

natanno p'o mare d'o puorto ...”

sparizioni di alcuni natanti del porto di Napoli, in quel periodo, ed il possesso da parte di alcuni collezionisti stranieri, presenti a Napoli nel dopoguerra, di gioielli greco-romani fece riaffiorare la memoria dei ‘‘pesci Nicolò’’, perché ad alcuni di loro fu sentito dire, e documentato in una corrispondenza del tempo, con aria complice e segreta che bisognava rivolgersi in una precisa grotta marina del litorale, verso

Benedetto Croce

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La s iscia di CenzĂŹ


L’EVENTO

VitignoItalia 2019 Il vino, i produttori e la location di Giovanni Gaudiano

Maurizio Teti, direttore della manifestazione, ci parla dell'edizione di quest'anno e delle tante novità in programma

Q

uest’anno sarà la quindicesima edizione. Si

tratta di un ulteriore traguardo per una

manifestazione contraddistinta da una

continua crescita, da un successo riconosciuto: questo è VitignoItalia. La location resta la stessa, il meraviglioso scorcio del Castel dell'Ovo, la lunga mano di Napoli al centro del suo golfo. Non è la classica struttura fieristica ma un maniero del 300 con sale interne circondate dal tufo, una pietra naturale che ben si sposa con i sapori tanto diversi dei vini che i produttori di tutta Italia presenteranno nelle tre giornate previste per l'evento. Si inizierà il 19 maggio e già ora l'attesa è grande. «Abbiamo iniziato quindici anni fa – spiega Maurizio Teti, direttore di VitignoItalia – sembra ieri, anche se il lavoro è stato tanto al punto da assorbire tutto il mio tempo, prima mi occupavo di altro. In quel periodo si pensava ad un corso di enologia a livello nazionale in Campania. Poi capimmo che in realtà c'era un vuoto istituzionale al sud con l'assenza di un salone di riferimento nonostante i grandi produttori del mezzogiorno d'Italia e pensammo di costruire una manifestazione che avesse una sua posizione in ambito nazionale e non soltanto regionale. Napoli rappresentava e rappresenta un fondamentale baricentro geografico e commerciale per il settore ed allora nacque VitignoItalia, frutto della passione, dell'audacia e della lungimiranza». 250 cantine, più di 2000 etichette, 30 buyers internazionali, sono i numeri di quest'anno. In percentuale cosa ha determinato questo successo: l'idea, l'organizzazione, la location, la città, la

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passione degli italiani per il vino? «Credo si possa parlare di una sintesi di tutti questi ingredienti. Ritengo però che il fattore principale che ci abbia aiutato a raggiungere il successo sia stato organizzare un evento al sud con una mentalità europea. Le aziende del Trentino che arrivavano e constatavano la perfetta organizzazione, la risposta di un pubblico curioso e appassionato, professionale, venuto a degustare e non a bere vino, e poi tutti gli aspetti positivi dovuti alla location ed alla capacità turistica tipica di Napoli hanno prodotto una positiva cassa di risonanza che ha scalfito quel pregiudizio automatico che troppo spesso esiste nei confronti del sud». La sommelier Mariella Caputo de La Taverna del Capitano ambasciatrice di VitignoItalia, il progetto Vitigno Italia Academy con un dream-team di esperti, perché? «Sentivamo esigenza di avere ambasciatori, persone che girano il mondo e portano all'estero tutte quelle che sono le peculiarità del territorio e le bellezze dello stesso in campo enogastronomico. Mariella è stata la prima perché ha raccolto da subito con entusiasmo la nostra proposta. Vorremmo inoltre nominare ogni anno un ambasciatore nuovo che non sia legato necessariamente al settore. In questo modo si potrebbe nel tempo creare un'academy che favorisca un confronto dal quale sviluppare idee e sinergie importanti perché in questo settore è di fondamentale importanza un continuo rinnovamento». Quali sono i mercati dove il prodotto italiano potrà allargare la sua presenza nei prossimi anni e quanti visitatori vi aspettate per quest'edizione? «Le nostre aziende si fanno largo in tutti i mercati. Sono approdate per esempio in Giappone e Libano con ritorni commerciali importanti. In particolare i vini campani sono cresciuti tantissimo. Hanno suscitato in questi anni un grande interesse perché il nostro patrimonio ampelografico ci consente di presentare vini con caratteristiche molto diverse ma di grande qualità. Quest'anno poi avremo un focus sul Montenegro che sta mostrando grande interesse per i vini campani. Mi aspetto un aumento soprattutto di persone competenti. Quello che noto è un buon fermento che ci arriva da altre regioni come Abruzzo, Puglia, basso Lazio che vogliono acquistare i biglietti. Credo che supereremo l'importante totale di 15 mila presenze nella tre giorni di domenica, lunedì e martedì».

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IL PREMIO

Megaris: 28 anni con Carlo Postiglione di Ciro Biondi

Instancabile, determinato e poliedrico, l'ideatore e organizzatore già lavora alla prossima edizione che come ogni anno premierà chi avrà dato lustro nel mondo della cultura alla nostra città Premio Megaris

I

l 2019 è la volta della XXVIII edizione del Premio

Megaris, tra i più prestigiosi riconoscimenti

del Circolo Nautico Posillipo. Il

attribuiti a chi ha dato lustro a Napoli attraverso

Premio Megaris si apre con un

l'arte, lo sport, la medicina, l'imprenditorialità, il sociale,

bando di concorso aperto diviso in

il giornalismo e le istituzioni. Il Premio Megaris,

sezioni: poesia in lingua italiana e

proposto dall'omonima associazione, è tra le

napoletana, racconti inediti ed editi

manifestazioni culturali più longeve della Campania.

(con un grande coinvolgimento

Tantissime le personalità che nel corso degli anni sono

delle più importanti case editrici

state premiate. Il premio non si limita alla giornata di

napoletane e italiane) e pittura.

consegna dei riconoscimenti che, tradizionalmente,

Nell'ambito della manifestazione

avviene tra novembre e dicembre nella prestigiosa sede

finale, un'apposita commissione premia i napoletani che si sono distinti in vari campi: arte, sport, medicina, gior nalismo, imprenditoria. Ideatore ed organizzatore del premio è Carlo Postiglione, artista poliedrico e tra i più attivi operatori culturali della città. «Abbiamo voluto pensare ad un Premio per Napoli partendo dalle sue origini – spiega Postiglione – ecco perché abbiamo voluto richiamare

Carlo Postiglione

l'isolotto di Megaride, luogo in cui

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IL PREMIO approdarono i coloni greci ma anche uno dei luoghi che attraverso i secoli è diventato ed è uno dei simboli della città. È un legame antico e profondo con la nostra storia, con il presente e con il futuro che rappresentano i nostri premiati. Noi teniamo molto a conferire i riconoscimenti ai giovani. Il futuro appartiene a loro e alle giovani generazioni affidiamo la nostra amata città». Postiglione è noto come pittore, scultore e scenografo teatrale e televisivo. «Non sono solo scenografo – precisa – ma anche scenotecnico e macchinista. Il teatro l'ho conosciuto da dentro. Tanti sacrifici, tanti attori importanti, per lo più napoletani che hanno calcato i teatri di

Con i suoi quadri ha allestito la “Storia

tutta Italia. E io insieme a loro. Conosco le tecniche

di Napoli”, una mostra che ha fatto il

dell'organizzazione degli spettacoli. Ho pubblicato anche un

giro d'Europa ed è stata proposta in

libro destinato a chi vuole avvicinarsi a questo lavoro. Ho

molte altre città italiane. Postiglione è

organizzato oltre quattrocento spettacoli per quarantacinque

anche il fondatore dell'InterCral

compagnie. Ho collaborato con Gianni Crosio, l'ultimo

Campania, una rete di quarantacinque

Pulcinella dell'autentica tradizione napoletana. Ma anche

associazioni diffusa su tutto il territorio

con Carlo Croccolo, Mario Merola e Mario Da Vinci. Solo

regionale che conta oltre 90mila iscritti.

per citarne alcuni». Come pittore, Postiglione è stato

Un'associazione, nata negli anni '80 nel

allievo di Striccoli e Verdecchia, ha esposto in tutto il

solco della tradizione del dopolavoro

mondo ed ha rilanciato la tecnica del fumo di candela.

per dipendenti pubblici (lo stesso Postiglione è un ex dipendente Inail), che oggi è invece un'importante realtà del Terzo Settore ascoltata dai

Ministeri e dagli enti locali. «Tra i momenti più importanti della storia dell'InterCral che mi piace – racconta – c'è il coinvolgimento del ministero dell'Agricoltura allora presieduto dal ministro Catania. Fu grazie al nostro interessamento che il fondo destinato agli acquisti degli alimenti per la popolazione indigente fu rifinanziato. Da allora stiamo seguendo la questione delle nuove povertà che sta riscuotendo interesse tra i nostri associati». Ogni anno l'InterCral pubblica una guida ai servizi stampata in oltre 30mila copie grazie alla collaborazione con l'Automobile Club di Napoli. Fanno parte del direttivo presieduto da Postiglione: Paolo Lanza (Poste Porto), Renato Porcaro (Reportur Italia), Fernando Verruto (AssIntesa), Bruno D'Ambrosio (AssoFamily), Gennaro Mantile (Mondoscuola) e Raffaele Affinito (Terra Mia).

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LA MOSTRA

“Ehi, tutto bene?” di Marina Topa

Una mostra di pittura di Claudio Rinaldi dal 2 aprile al Pan, Palazzo delle Arti di Napoli, curata dalla professoressa Manuela Torre

Q

uesta mostra sarà inaugurata il 2

“Ehi, tutto bene?” che, oltre a rendere merito

aprile, Giornata Mondiale

alle sue doti pittoriche, offre l'occasione per

dell'Autismo, per la sensibilizzazione

comprendere come anche l'arte sia

circa un disturbo che riguarda una percentuale

un'importante possibilità di espressione,

crescente della popolazione. Non è un caso

comunicazione e interpretazione di sé e del

perché l'artista che espone si chiama Claudio

mondo circostante pure per il soggetto

Rinaldi; è un ragazzo di 19 anni affetto da un

autistico.

disturbo dello spettro autistico, un disturbo che

Professoressa Torre, ci esplicita il

fa avvertire il mondo della mente più reale di

significato del titolo della mostra?

quello reale. Claudio possiede consapevolezza e

«Devo specificare che oltre ad essere critica e

maturità pittoriche di artisti d'esperienza …

curatrice d'arte, sono docente di sostegno; professione

un'innata predisposizione alla comunicazione

che mi permette di crescere umanamente e di

attraverso la pittura che si manifestò durante un

migliorare il modo di rapportarmi all'arte. Lo scorso

laboratorio artistico, seguito l'anno scorso al

anno ho avuto tra i miei alunni Claudio e tra le

liceo “Elio Vittorini” che frequenta ancora.

espressioni che spesso, con dolcissimi sorrisi, mi

Tutti gli elaborati del corso diedero vita ad

destinava, soprattutto appena mi vedeva, c'era un

un'esposizione permanente nei locali del liceo,

"Ehi, tutto bene?"».

intitolata “Il nostro mondo a colori”. Il suo

Ci sono stati momenti difficili nel percorso

successo ha spinto la professoressa Manuela

di costruzione di questa mostra?

Torre a coinvolgere il ragazzo in una serie di

«Ritorno con il cuore al percorso artistico e di

incontri di pittura che, grazie alle sue innate

realizzazione delle opere che ho svolto con Claudio.

capacità, hanno portato alla mostra di pittura,

Il concetto di difficoltà, coincide perfettamente con

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LA MOSTRA figli abbiano diritto alle stesse opportunità. Con l'associazione ci stiamo impegnando per la creazione di ateliers artistici, sportivi, ecc. dove ogni ragazzo autistico, secondo le proprie inclinazioni, possa esprimersi nel modo a lui più congeniale creando un ponte comunicativo con il mondo esterno. Sono contenta perché sta aumentando la sensibilità delle istituzioni; nel quartiere Vomero/Arenella si è creata un'ottima sinergia con l'asl, il comune, la municipalità, le scuole, la parrocchia di quello di straordinarietà; Claudio ha un talento

Don Aldo che ha inv ogliato al

artistico spontaneo ed entusiasmante che ci ha

volontariato tanti ragazzi. Il nostro

permesso di trovare gradualmente un codice

sogno è che queste iniziative si estendano

comunicativo (essenziale, talvolta ridotto ad uno

ad altri quartieri e, perché no, anche in

sguardo)».

altre città».

Cosa pensa del binomio arte-autismo? «Credo che sia un binomio solido, profondo. Se per autismo intendiamo una condizione in cui il potere della mente e quello dell'immaginazione prevalgono sul concreto ideando una realtà-altra, ritroviamo quanto accade nell'arte: l'artista, mediante l'azione creativa, produce un concreto-altro espressione di immaginazione, sensibilità e ideale personali». Cristina Gargiulo, ci spiega cosa rappresenta per lei questa mostra sia come madre di Claudio che di presidente dell'Associazione ‘‘La Città Adattabile?’’ «Come madre ho provato le stesse emozioni di quando si è laureato mio figlio maggiore, la gioia di aver accompagnato un figlio ad un traguardo importante … e di ciò sono molto grata ai suoi insegnanti. Come presidente voglio che tutti i nostri

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LA SOCIETÀ

I docenti, il ribaltamento delle alleanze e il “mestiere impossibile” dei genitori di Ciro Chiaro

L

e recenti sortite del Ministro Bussetti sulla carenza di impegno degli operatori scolastici del Sud hanno riacceso i riflettori sulle problematiche della scuola. Si sono sentiti particolarmente colpiti i docenti, soprattutto quelli che operano in territori a rischio e che si trovano ad affermare ogni giorno i valori di un vivere civile in zone che si presentano a volte del tutto abbandonate dallo Stato. Alcuni di questi insegnanti dovrebbero essere considerati degli eroi dei nostri tempi, invece si sentono sempre più confusi e disorientati. Oltretutto spesso in ambito sociale non si gode della stessa considerazione che si ha per altre professioni, per non parlare poi dell'aspetto Ministro dell’istruzione Marco Bussetti r e m u n e r at i vo. S u l l a stampa hanno avuto un certo rilievo episodi riguardanti genitori che hanno picchiato dei docenti, rei di aver messo un brutto voto al figlio o avergli comminato un provvedimento punitivo. Quindi cosa sta succedendo nella nostra scuola? Oltre alle situazioni ormai strutturali, edifici fatiscenti, carenze di organico, mancanza di fondi etc. va detto come uno dei problemi della scuola di oggi sia da contemplare in un ribaltamento di alleanze. Una volta sulla strada dell'apprendimento era molto forte il rapporto docenti/genitori, oggi il tutto appare completamente ribaltato in favore della nuova alleanza genitori/figli. E i docenti? Sempre più soli nel portare avanti la loro missione. Spesso presi tra due fuochi, ragazzi poco collaborativi e genitori che li tacciano di scarsa preparazione. Ai genitori è sempre stata assegnata la competenza dell'educazione mentre ai docenti spettava l'istruzione, l'accrescimento culturale. La sinergia tra questi due gruppi (famiglia/scuola) contribuiva alla formazione del ragazzo in vista del suo ingresso nell'età adulta. E come se i genitori non avessero più fiducia nel corpo docente a cui hanno affidato i

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loro figli e di conseguenza viene passato continuamente al vaglio quello che è il loro impegno didattico. Ma siamo sicuri che poi la famiglia e l’interpretazione dei ruoli nel loro ambito possano essere dei validi sostitutivi ideologici della funzione scolastica? È ovvio che non vadano difesi a spada tratta tutti i docenti. Quello che va salvaguardato a tutti i costi è il valore del sapere non solo ai fini della sua utilità ma anche sotto il profilo del piacere che dovrebbe portare l'apprendimento. Il sapere come piacere è la vera sfida. Allora siamo sicuri che questa nuova “amicizia” genitori/figli, senza alcuna differenziazione di ruoli sia funzionale alla crescita e alla formazione dei ragazzi? E che dire delle famiglie problematiche che manifestano disagi, di genitori “distratti” che non si prendono adeguata cura dei loro figli? Un'amica dirigente scolastica mi ha segnalato che sono in aumento tra i ragazzi i casi di autolesionismo, in pratica si fanno del male per simboleggiare una sofferenza e attirare l'attenzione su di sé. E anche dei casi di autismo selettivo, rifiuto della relazione, della cooperazione limitando la propria sfera esistenziale a scarse attività e a rapporti instaurati con pochissimi soggetti. Sì certo la scuola si accorge delle situazioni anomale, scava nel background familiare per trovare l'origine disfunzionale, tramite gli sportelli di ascolto, può disporre degli interventi, per esempio il rinvio a una mediazione familiare e, se la problematica permane, il tutto viene assegnato ai servizi sociali. Freud definiva la genitorialità come il “mestiere impossibile”. In effetti alcuni genitori non si sentono all'altezza di portare avanti questo compito. Il modello famiglia ha subito grossi mutamenti in anni recenti, siamo dalla famiglia allargata alla famiglia nucleare, alla famiglia aperta a quella ricostituita per effetto di separazioni e divorzi. Mi ricordo un vecchio detto: per crescere un bambino ci vuole un villaggio. E c c o r i c r e i a m o q u e s t o v i l l ag g i o, ripartendo dalla cooperazione tra docenti e genitori, ognuno nei propri ambiti e ruoli. Ripristinare il concetto di formazione per rendere più forti i nostri ragazzi per affrontare il futuro. Valorizzare le relazioni, il mondo non si esaurisce sullo schermo di uno smartphone. Abbiamo delle g rosse responsabilità quindi cerchiamo di fare del nostro meglio.

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IL MONDO DEL LAVORO

L'alternanza del futuro? di Giorgio Punzo

I ragazzi del Liceo Scientifico “Filippo Silvestri” di Portici impegnati in quattro progetti per creare altrettante Start-up aziendali in quattro settori differenti

L

'alternanza Scuola – Lavoro è spesso vista come un programma di semplice riduzione di orario scolastico che non porta ad un'effettiva ricaduta culturale professionale per lo studente. Si tratta di una visione non confacente alla realtà ed alle attività che coinvolgono gli studenti delle scuole superiori. Quest'anno, per il programma di alternanza scuola-lavoro, gli studenti della classe 4^ C del Liceo scientifico "Filippo Silvestri" di Portici, cittadina che si affaccia sul golfo di Napoli, divisi in quattro gruppi hanno voluto stravolgere questa idea dimostrando la validità del sistema formativo e lavorando alla creazione di 4 Start-up aziendali come prevede il programma selfiemployment di INVITALIA, coadiuvati dal Dottor Vincenzo Palumbo e dal Dottor Giorgio Punzo. Il tema proposto dalla CO.IN.S., azienda nella quale lavorano i succitati tutor, verteva sulla ricerca di una serie di attività da sviluppare in ogni loro aspetto e ambito. Il primo gruppo ha progettato nella città di San Giorgio a Cremano, una palestra in cui si svolgeranno molteplici attività per la salute del corpo, sia per gli adulti che per i bambini. I ragazzi hanno creato anche il marchio: "body&soul". Un altro gruppo ha ideato una t-shirt con l'utilizzo di pec in velcro e con il marchio aziendale R.A.D.A.R. Il terzo gruppo ha lavorato al progetto di una pochette in pelle, commissionata dal conte Paternò di Montecupo con l'obiettivo di valorizzare il made in Italy, creando un brand per un target esclusivo. L'ultimo gruppo ha progettato una bakery, situata nella cittadina di San Giorgio a Cremano, in stile factory-vintage, Sweet S t r e at . Q u e s t a b a ke r y r a p p r e s e n t e r à l'innovazione nel campo della ristorazione e il punto forte sarà un “cuoppo” contenente soli dolci tipici napoletani. Questi progetti, ideati da ragazzi liceali nel loro percorso d'alternanza scuola-lavoro, rappresentano l'inizio della loro strada per il futuro, che sembra non essere più così lontano.

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SCAFFALE PARTENOPEO di Bruno Marchionibus

L'avvento dei motori L'automobilismo nella Napoli del primo Novecento Luigi Casaretta ed il suo libro edito da Rogiosi che racconta di quando Napoli lanciò la sua sfida alle g randi case automobilistiche

A

ndare alla riscoperta non solamente di artisti e letterati della millenaria cultura partenopea, ma anche di veri e propri spaccati meno conosciuti della storia di Napoli, per ridare il giusto peso e regalare il giusto risalto a momenti significativi ed ingiustamente dimenticati vissuti dalla città del Vesuvio; è questo lo scopo de “Il Merito di Napoli”, l'iniziativa editoriale della Rogiosi Editore di cui ci stiamo occupando da qualche numero, ed è questa l'opportunità che regala splendidamente al lettore “L'avvento dei motori. L'automobilismo nella Napoli del Primo Novecento” di Luigi Casaretta. Non tutti sanno che tra le città italiane ed europee che, all'inizio del secolo scorso, si cimentarono nella allora pionieristica sfida della produzione automobilistica, Napoli ebbe un posto di rilievo. Come riportato da Casaretta nella sua opera, infatti, l'interesse verso quel nuovo e futuristico mezzo di trasporto che ai primi del Novecento era l'auto, colse tanto la borghesia che l'imprenditoria napoletana, le quali si lanciarono nella sfida agli altri principali poli industriali del momento con la produzione delle p r i m e a u t ove t t u r e “ m a d e i n N a p l e s ” .

Quest'esperienza, che rispetto ad altre realtà terminerà purtroppo presto, passerà tuttavia attraverso sperimentazioni di assoluto rilievo, come quello della Darracq Italia, che darà in seguito vita alla ben più famosa Alfa Romeo. Riscoprire una Napoli centro industriale di importanza primaria può sembrare un qualcosa di lontano nel tempo ancora più di quel che è, ma dà anche la misura di quello che il capoluogo campano, anche dal punto di vista economico, è stato e potrebbe ancora essere, ed è senz'altro questo uno dei molteplici meriti che vanno ascritti al testo di Casaretta, e per il quale tale lavoro merita di essere letto ed approfondito.

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