COPIA GRATUITA IN EDICOLA CON IL ROMA
La Città – La Squadra – Gli Eventi
numero 9 del 30 aprile 2019
LE STORIE
Massimiliano Pacifico Pastificio Leonessa
S I R I PA R T E DA L O R O
Eraldo Pecci
Foto MOSCA
L’ EDITORIALE di Giovanni Gaudiano
possibile. Potrebbe costare qualche sacrificio ma non sarà necessaria una vera e propria rifondazione. L'uscita
Ancelotti
del Napoli dalla Champions prima e dall'Europa League dopo e quella di tutte le altre squadre italiane a partire
e la rosa del Napoli
da chi ha fatto importanti investimenti dimostra che il calcio italiano è molto indietro. In giugno l'Europeo Under 21 ci dirà se la nazionale ha un
L
poi per tutti i giocatori
movimento la caratteristica più
inizieranno le vacanze. Il calcio
importante per imporsi in campo
italiano cancellato dalle competizioni
internazionale: un gioco moderno e
europee ai quarti dovrà riflettere su
credibile. Non quello che il Napoli ha
questa debolezza, sull'incapacità di
messo in mostra negli scorsi anni,
avere un ruolo credibile in coppa. Per il
tanto acclamato da quelli che cercano
Napoli è stata comunque una stagione
di vendere fumo e che ha dimostrato da
da valutare in senso positivo. Lo pensa
solo di non essere capace di imporsi a
anche Ancelotti, che ha avuto modo di
nessun livello. Parlo, invece, del vero
saggiare il valore dell'intera rosa a sua
gioco del calcio, magari quello
a stagione volge al termine.
serbatoio dal quale potrà attingere per
Quattro giornate ancora e
il futuro. Manca, per il momento, al
disposizione e questo gli tornerà utile nella costruzione della sua prima vera squadra qui a Napoli. Ora tocca alla società, al presidente De Laurentiis, a Cristiano Giuntoli mettergli a disposizione la miglior rosa possibile, la più funzionale per lottare su tutti i fronti sin dal prossimo agosto. Non sarà semplice ma potrà essere
3
questo discorso è ancora valido, e ritengo lo sia, il Napoli almeno due giocatori che hanno le caratteristiche richieste li ha già in rosa: Meret e Koulibaly. La buona stagione di Milik potrebbe far pensare che forse anche il terzo vertice, quello in attacco, è coperto. Manca la pedina giusta a centrocampo. Se la società riuscirà a trovarla, si può star certi che Ancelotti saprà gestirla al meglio. all'italiana rivisitato, quello capace di
L ’ a p p u n t a m e n t o è a D i m a r o.
coniugare qualità tecniche a quelle
L'augurio è quello di vedere sulle
tattiche, dove anche l'azione di
Dolomiti, in Val di Sole, la squadra già
contropiede e la sana capacità difensiva
al completo e pronta a prepararsi per
riacquistano il loro vero valore. Una
una stagione che bisognerà far
volta si diceva che per costruire una
diventare ricordevole.
grande squadra fosse necessaria la dorsale centrale di qualità: un portiere di garanzia, un difensore centrale (all'epoca il libero) di grande qualità, un centrocampista dai piedi buoni dotato di una importante visione di gioco ed un attaccante in grado di assicurare un buon bottino di reti. Se
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‘‘Napoli’’ La Città - La Squadra - Gli Eventi Aut. Tribunale di Napoli n. 50 del 8/11/2018 Mensile a distribuzione Gratuita Numero 9 del 30 aprile 2019
Direttore Responsabile: Giovanni Gaudiano Coordinatore Editoriale: Lorenzo Gaudiano Direzione Editoriale della Soc. Editoriale Napoli Srls Sede Via F. Cilea, 129 Napoli - P.IVA 09045371219 giovanni.gaudiano@magazinenapoli.it - redazione@magazinenapoli.it Sito Web: www.magazinenapoli.it
CONTINUAMENTE AGGIORNATO
Consulenza Amministrativa: Francesco Marchionibus Stampa, Grafica e Pubblicità: Sport and Marketing Srl pubblicità@magazinenapoli.it Direzione Creativa: Daniela Altruda Redazione: Marco Boscia, Bruno Marchionibus Sede: Viale V. Lamberti - Trav. Spinelli Area Ex S. Gobain 81100 Caserta - Tel. +39 0823 1490340 Collaboratori: Paola Parisi, Marina Topa Con interventi di: Pier Paolo Cattozzi Fotografie: Foto Agenzia Mosca Illustrazioni: Giancarlo Covino
“NAPOLI” SARÀ NUOVAMENTE IN EDICOLA CON IL QUOTIDIANO “ROMA” DOMENICA 26 MAGGIO 2019
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dooa.it
IN QUESTO NUMERO COPIA GRATUITA IN EDICOLA CON IL ROMA
La Città - La Squadra – Gli Eventi
numero 9 del 30 aprile 2019
LE STORIE
Massimiliano Pacifico Leonessa
S I R I PA R T E D A L O R O
Eraldo Pecci
Foto MOSCA
Napoli numero 9 In copertina: M e r e t e K o u l i b a l y. Ancelotti ripartirà da loro per costruire il nuovo Napoli della prossima stagione
La famiglia Leonessa dell’omonimo pastificio pag. 57
LA SQUADRA
LE OPINIONI
LA CITTÀ
GLI EVENTI
29 La parola ad Eraldo Pecci di Pier Paolo Cattozzi 35 “L'Energia Azzurra” di Canale 8 di Lorenzo Gaudiano 41 La ristrutturazione del San Paolo di F.sco Marchionibus 44 Ciro Palmieri: il gol nel dna di Gianluca Mosca
46 Max Pacifico il regista "invisibile" di Giovanni Gaudiano 52 A cena da Taverna Raphael di Lorenzo Gaudiano 63Il parco del Pausilypon e la Grotta di Seiano di Domenico Sepe 66 Vedio Pollione Mecenate o Aguzzino? di Lorenzo Gaudiano 69 La leggenda di Posillipo e Nisida di Paola Parisi
72 Cittadinanza Attiva Umanitaria di Marina Topa 74 Napoli Città Libro Il Salone dell'Editoria di Bruno Marchionibus 78La lettura che ti trasforma la vita di Ciro Chiaro 81L'arte di Caravaggio di Alessandra Trifari di Marco Boscia
Vs 09 Quando il Napoli tentò di prendere Riva di Mimmo Carratelli 14 Iezzo: Dal Sant'Elia al San Paolo di Salvatore Caiazza 18 La Sfida: Maksimovic contro Pavoletti di Marco Boscia 20 Profili – Nicolò Barella: Il predestinato di Lorenzo Gaudiano 24 La presentazione di Napoli – Cagliari di Bruno Marchionibus 26 Amarcord - La rivalità tra Napoli e Cagliari di Rodrigo Rodriguez
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TESTIMONE DEL TEMPO di Mimmo Carratelli
Quando il Napoli tentò di prendere Gigi Riva
I
l Cagliari è per sempre Gigi Riva, tredici campionati con la squadra sarda, 208 gol, 377 par tite, uno scudetto. Un fedelissimo dell'isola dove il lombardo di Leggiuno continua a vivere, a 75 anni, resistendo, in carriera, a un forte richiamo della Juventus e a un tentativo del Napoli. Un gladiatore, un Ercole Farnese, un sinistro micidiale, un grande coraggio. Gigi Riva, alto “solo” un metro e 80, non un gigante, diventava gigante in campo. L'acrobazia delle rovesciate, gli spettacolari tuffi per colpire il pallone di testa rischiando l'incolumità. Gol fantastici, prepotenti, geniali. In anticipo di quasi cinquant'anni sulla famosa
rovesciata di Cristiano Ronaldo a Torino, Gigi Riva eseguì l'acrobazia non in piena libertà, ma pressato da due difensori. Accadde il 18 gennaio 1970 a Vicenza dove il Cagliari vinse 2-1 e la seconda rete cagliaritana fu la spettacolare prodezza di Gigi. Il suo gol più bello e difficile, la rovesciata ad una altezza impossibile, naturalmente di sinistro perché il destro gli serviva “come una stampella” scrivevano i giornali, “per salire sul tram” diceva Manlio Scopigno. Fu Andrea Arrica, l'indimenticabile dirigente del Cagliari, a portare Riva nella squadra rossoblù. Era il 1963 e il Cagliari pagò 37 milioni al Legnano dove Riva giocava. Gioacchino Lauro, nella sua breve presidenza azzurra, stava per prenderlo, ma ci fu l'opposizione di Angelo Moratti, presidente dell'Inter e petroliere con interessi in Sardegna. Moratti foraggiava il Cagliari con la condizione che, se mai il club avesse voluto cedere Riva, il giocatore doveva andare all'Inter. Inutilmente la
La famosa rovesciata
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TESTIMONE DEL TEMPO Juve offrì un miliardo di lire negli anni Settanta per averlo in bianconero. Il Cagliari, per trattenere il giocatore, fece alla Juve una proposta indecente: in cambio di Riva chiese Bettega, Capello, Gentile e altri tre calciatori che giocavano in squadre diverse. I compagni del Cagliari definivano Riva “Hud il selvaggio”. Spesso Gigi li piantava, mentre mangiavano al ristorante “Corallo”, il ritrovo della squadra cagliaritana, per correre in auto come un forsennato. Con i soldi del primo contratto aveva comprato un'Alfa Romeo Giulia 1600. Diciotto volte affrontò il Napoli cominciando da quel primo confronto in serie B (1963-64). Dieci volte andò a segno (due volte su rigore). Furono Emoli, Adorni, Nardin, M o n t i c o l o, Pe r e go, Ripari e Bruscolotti i terzini azzurri che l'affrontarono. Più di tutti Stelio Nardin (sei volte subendo due gol), quattro volte Bruscolotti (un gol). È stato Claudio Bandoni a non prendere gol da Riva (in tre confronti). Zoff l'affrontò nove volte subendo sette reti (due su rigore). Gli altri portieri azzurri che incontrarono Riva furono Pontel e Carmignani. Del calcio dei suoi tempi ha lasciato detto: “Certi difensori tiravano una riga vicino all'area di rigore e poi dicevano: se la passi, ti spacco”. E poi: “Per avere un rigore a Milano o a Torino non
Il tecnico Manlio Scopigno
Il Cagliari 1969-70
Il dirigente del Cagliari Andrea Arrica
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bastava un certificato medico di quindici giorni”. I l suo impeto, la generosità agonistica, giocate acrobatiche anche a costo di infortunarsi costarono a Gigi Riva due gravi incidenti, entrambi con la nazionale italiana. Il 27 marzo 1967, all'Olimpico di Roma, durante ItaliaPortogallo, Riva riportò la f r at t u r a d e l l a ga m b a sinistra in uno scontro col portiere portoghese Américo. Il 31 ottobre 1970, al Prater di Vienna, durante Austria-Italia, l'infortunio fu ancora più grave. Il mediano austriaco Norbert Hof gli prese a forbice la gamba destra: f r attu r a d el peron e e distacco dei legamenti della caviglia. Il cinema, più del calcio, gli offrì una cifra spropositata. Fu quando Franco Zeffirelli lo invitò a interpretare la parte di San Francesco nel film “Fratello sole, sorella luna”. Era il 1971. Il regista gli offrì 400 milioni. Riva disse di no.
Riva con la nazionale Campione d'Europa nel 1968
Riva riceve dal CONI il collare d'oro al merito sportivo
Al mondiale di Messico '70
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TESTIMONE DEL TEMPO
Riva e il suo amore per la Sardegna "Partimmo la mattina da Milano con un turboelica che fece scalo a Genova e poi ad Alghero. Arrivammo a Cagliari di sera e quando vidi le luci nel golfo mi lasciai scappare: 'Quella è l'Africa'. Lupi si arrabbiò e mi diede un calcio nel sedere. Il giorno dopo andai al campo, l'Amsicora, che non aveva un filo d'erba e pensai: 'Dove sono capitato?' Però i ragazzi mi fecero festa e l'argentino Longo, una bella persona, mi prese subito sotto la sua protezione. Era il 1963. Sono passati oltre 50 anni e non me ne sono ancora andato dalla Sardegna "A Cagliari avevo alcuni amici fuori dal calcio: soprattutto pescatori, a cominciare da Martino. Mi voleva bene come un figlio, fu uno dei primi a invitarmi a casa sua, dove mi insegnò a mangiare il pesce con le mani, lasciando soltanto le lische "Ho capito di amare la Sardegna andando nelle case dei pastori e negli ovili. Una volta mi portarono in un paesino, a Seui, in provincia di Nuoro mi pare, e sulla credenza di un'anziana, notai anche una mia foto, tra i santini dei suoi genitori. L'amico che mi accompagnava chiese perché c'era la mia foto e la donna, senza riconoscermi, rispose: 'Quello è buono' «Sarebbe stata una vigliaccata andare via da Cagliari, malgrado tutti i soldi della Juve. Dopo ogni partita spuntava Italo Allodi che mi diceva: 'Dai, telefoniamo a Boniperti' "La Sardegna mi ha dato affetto e continua a darmene. La gente mi è vicina come se ancora andassi in campo a fare gol. E questa per me è una cosa che non ha prezzo
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In elevazione contro il Brasile sotto gli occhi di Pelé
www.mtaeronautica.com
L'INTERVISTA
Iezzo: dal Sant'Elia al San Paolo
Il portiere nato a Castellammare, venuto dalla Sardegna per riportare il Napoli in serie A, parla delle promozioni con il Cagliari ed in azzurro con Reja e pronostica un futuro importante per la squadra di Ancelotti di Salvatore Caiazza
U
sirena partenopea fu più forte di tutto e lo stabiese si gettò nella mischia senza alcuna remora. Era il 2005. L'anno precedente il Napoli era ripartito dopo il fallimento e di certo non era quello che oggi gioca in pianta stabile in campo internazionale. Non c'era un campo di a l l e n a m e n t o, m a n c a v a n o i p a l l o n i e l'abbigliamento sportivo. Ma al cuore non si comanda e Iezzo, assieme a tutti gli altri, ritrovando Edy Reja, ha contribuito non poco alla crescita del club azzurro conquistando le due storiche e consecutive promozioni. Allora Iezzo ci spiega come un calciatore
n quarto di cuore cagliaritano, tre quarti napoletano. Napoli-Cagliari è sempre una sfida particolare per Gennaro Iezzo. L'ex portiere di Castellammare di Stabia ha vissuto due esperienze bellissime in Sardegna e in riva al Golfo. Con gli isolani ha vinto un campionato dalla B alla A (con Reja allenatore) e ha conquistato una salvezza senza troppi problemi l'anno dopo. Poi, però, arrivò la chiamata dalla sua squadra del cuore e non ci pensò su due volte prima di salutare tutti per sposare il progetto di De Laurentiis ripartendo dalla serie C. Non tutti lo avrebbero fatto ma la
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può lasciare la serie A per scendere in serie C? «Beh è facile, basta essere tifoso del Napoli. Se ami i colori azzurri e ti mettono di fronte ad una scelta del genere fai fatica a pensare a tutte le altre proposte. Il cuore chiamava e non c'è stato verso di farmi cambiare idea e ho avuto la fortuna di realizzare il sogno di una vita». Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel Napoli … «Era l'inizio, siamo stati la base di tutti i successi attuali. Parlo anche per gli altri calciatori di quel periodo, siamo orgogliosi per aver cominciato. Abbiamo fatto tanti sacrifici con amore, questa città ha la forza di trasferire entusiasmo anche a chi non è napoletano». Quando si sfidano Napoli e Cagliari per lei non è mai una partita qualsiasi … «Per me è sempre una emozione particolare perché ho esordito col Cagliari in serie A. Sarò sempre riconoscente a quella società perché sono arrivato nel calcio che conta a 31 anni. Succede poche volte. Un anno abbiamo vinto il campionato con Reja e poi siamo riusciti a salvarci. Sono state g r andi emozioni». Ci spiega perché ci sono calciatori del Cagliari che non vogliono vestire la maglia azzurra? «Non penso che un calciatore possa pensare a quello che pensa la piazza per le sue scelte future. Se uno ha voglia di andare, il problema non c'è. Quando non si fa male a nessuno si va avanti per la propria strada, a prescindere da cosa pensano i tifosi». Beh Napoli è sempre stata tutta un'altra storia … «Sicuramente. Quando indossi la maglia azzurra cambia automaticamente. Entri in un'altra realtà. Diventi calciatore vero. Ed è bello poter ricevere il calore delle persone. Ancora oggi io vengo ricordato e mi chiedono foto e autografi». Intanto il Napoli ha trovato in Meret il portiere del futuro ... «È uno dei portieri più forti in Italia. Ha perso mezza stagione ma oggi sta facendo la differenza. Lo ha dimostrato anche in campo internazionale. E deve ancora maturare. Diventerà uno dei portieri più forti al mondo in breve tempo».
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L'INTERVISTA Sarà una bella sfida tra i pali tra Meret e Cragno ... «Sono molto reattivi, tra i pali sono formidabili, fanno cose molto importanti. Spero che anche per Cragno si apriranno le porte della Nazionale, perché lo merita». Che significa per un giocatore avere Ancelotti come allenatore? «Chi ha la fortuna di lavorare con personaggi del genere può solo migliorare e diventare ancora più forte. Non ha vinto per caso e chi dice che è venuto al Napoli solo per soldi si sbaglia di grosso. Non era facile ripartire dopo Sarri e lui lo ha fatto con delle certezze. Il primo anno è sempre di transizione, dalla prossima stagione vedremo».
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LA SFIDA
MAKSIMOVIC
Il difensore centrale ed il MAKSIMOVIC: IL
GIGANTE CHE È
RIPARTITO DA ZERO
D
ifensore centr ale che pur essendo dotato di una discreta rapidità, vista l'altezza, predilige
il gioco aereo. Dopo gli inizi nel 2002 in patria nelle file del Kosmos, passa nel 2004 allo Sloga. Dopo due stagioni viene acquistato dallo Sloboda, con cui realizza il suo primo gol da professionista. Nella stagione 2012-2013 gioca con la Stella Rossa prima di arrivare a Torino, sponda granata. Conquista rapidamente la fiducia di Ventura venendo schierato prima da difensore centrale e poi da ester no destro di centrocampo. A Napoli arriva il 31 agosto 2016 per 26 milioni: non sembra però essere preso in considerazione da Sarri. Dopo un anno e mezzo ai margini della rosa, nel gennaio 2018 passa in prestito allo Spartak Mosca per cercare di conquistare la convocazione in nazionale per il mondiale in Russia (obiettivo poi fallito). Fa quindi ritorno a Napoli: quest'anno il serbo è ripartito da zero e con Ancelotti in panchina è stato schierato spesso titolare, disputando buone prestazioni.
Nikola Maksimovic: nato a Bajina Bašta, età 27, altezza 193 cm, peso 82 kg
18 14
PAVOLETTI
di Marco Boscia
bomber abili nel gioco aereo PAVOLETTI: IL
BOMBER D ' AREA
CHE SI ESALTA IN PROVINCIA
C
lassico attaccante d'area di rigore,
decisivo negli ultimi 11 metri e con un'innata predisposizione per il
gioco aereo. Si fa apprezzare per le sue doti soprattutto in provincia: dopo gli inizi con il gruppo sportivo C.N.F.O. (Cantiere Navale Fr ate l l i O r l an d o) , a 1 4 an n i p as s a all'Armando Picchi. Cambia poi diverse squadre: con Viareggio, Pavia, Juve Stabia, Casale e Virtus Lanciano si fa notare per le sue doti realizzative. Nel 2012 è il Sassuolo a portarlo in B e con i neroverdi conquista la prima storica promozione del club in A. Passa quindi al Varese con cui segna 24 gol, prima di tornare al Sassuolo e debuttare in Serie A. Si consacra definitivamente al Genoa tra il 2015 ed il 2017. La grande occasione della carriera si chiama Napoli, ma nei sei mesi trascorsi in azzurro due stagioni or sono colleziona solo 10 presenze senza riuscire mai a trovare il gol. Non si abbatte e riparte dal Cagliari, con cui lo scorso anno ha siglato 11 reti, 9 delle quali di testa (record europeo).
Leonardo Pavoletti: nato a Livorno, etĂ 30, altezza 188 cm, peso 78 kg
15 19 35
PROFILI
Nicolò Barella: il predestinato Si sente mezzala ma il centrocampo è casa sua. In campo è un mastino ma nella vita è un buono. Ha voglia di Champions. Matteoli, Zola e Festa hanno creduto in lui ed oggi anche … Ancelotti! di Lorenzo Gaudiano
A
centrocampo è impossibile non
avvertire la sua presenza. Un muro
difficile da scavalcare per gli
avversari, un pericolo per le retroguardie difensive, un robusto sostegno per i compagni di squadra. A 22 anni Nicolò Barella già si muove con personalità e disinvoltura nella zona nevralgica del campo, “morde” quando necessario le caviglie di chi prova a superarlo come un vero mastino di razza (dall'aspetto però mansueto e simpatico), costruisce e tenta la finalizzazione dell'azione con un talento che madre natura non ha avuto problemi a donargli,
Impossibile ignorarlo. Un carattere tenace
sicura che un gior no sarebbe maturato
come il suo difficilmente si sarebbe lasciato
attirando l'attenzione e la meraviglia di tutti. Il
convincere a fare qualcosa di diverso da quello
giovane sardo oggi è “uno dei più brillanti
che il destino gli avrebbe di lì a poco riservato.
prospetti del calcio italiano”, come dichiarò
Alla scuola calcio “Gigi Riva” prima, nelle
qualche tempo fa il The Guardian, e il Napoli da
giovanili del Cagliari poi Barella ha proseguito
qualche mese gli ha messo gli occhi addosso,
il suo percorso senza guardarsi mai indietro e
sperando di riuscire a soffiarlo alla concorrenza
con i primi sguardi di tecnici e tifosi che
e renderlo un “mastino napoletano”.
vedevano in lui un futuro campione. Come oggi
“Sono un buono ma ho le mie sfuriate,
in campo, da bambino la sua vivacità era
come in campo”
incontenibile. La mamma, commessa in un
In una famiglia di giocatori di basket, al piccolo
negozio di scarpe, lasciò il lavoro per seguirlo,
Nicolò non piaceva per niente giocare il pallone
oggi tocca a sua moglie Federica più grande
con le mani. Il richiamo dei piedi già a tre anni e
d'età confrontarsi con lui, con il suo carattere
mezzo si faceva sentire con insistenza.
buono ma forte, mansueto ma caparbio.
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“Mi sento più mezzala. Da trequartista sono libero di muovermi, ma sono meno utile nella riconquista del pallone. Schierato davanti alla difesa, faccio più filtro ma vedo meno la porta avversaria. Il ruolo di mezzala mi permette di difendere e attaccare” L'esordio in Coppa Italia nel 2015 con la prima squadra del Cagliari di Zola, il prestito al Como nel 2016, il posto da titolare con la fascia di capitano nella squadra della sua città e le prime presenze in Nazionale con Mancini sono le tappe del percorso di crescita di Barella, che con determinazione non ha mai smesso di credere nei propri sogni, nemmeno nei momenti di grande difficoltà. Oggi Nicolò rappresenta la speranza della rinascita del calcio italiano, un talento in un panorama in questi anni povero e certamente inferiore rispetto alle altre nazionali calcistiche. La sua aggressività a
Eppure non c'è soltanto il calcio tra gli interessi
centrocampo, che gli costa ancora qualche
del centrocampista sardo. Tra una ricca
cartellino di troppo, la sua visione di gioco e la
collezione di vini e le partite di NBA di momenti
sua capacità di tirare rigori e punizioni ne fanno
per staccare con il panorama calcistico se ne
una mezzala di grande prospettiva su cui
presentano sicuramente. Il suo cane porta il
provare assolutamente a mettere le mani,
nome di un fuoriclasse del basket come il
prezzo permettendo. La sua è una storia simile a
gigante Le Bron James. È difficile stabilire se la
quella di Nainggolan, cresciuto nel Cagliari e
grandezza del cestista americano possa essere
diventato grande alla Roma, anche se il suo
eguagliata da Barella nel mondo del calcio.
idolo da bambino è sempre stato Dejan
Nicolò con la sua tenacia continuerà a
Stankovic.
percorrere il sentiero che il destino ha tracciato per lui, non esiterà sicuramente a provarci
‘‘Ho tante persone a cui dire grazie. Matteoli mi ha portato a Cagliari, Zola mi ha fatto esordire in prima squadra, Festa in campionato… La mia è una storia di sardi”
perché è il suo carattere a guidarlo nella sua ricerca di essere migliore, come uomo e come calciatore. La giovane età, ormai è uno slogan dirlo, è dalla sua parte.
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PROFILI
I pensieri di Nicolò I complimenti di Ancelotti? Uno stimolo a fare meglio, aiutare la squadra e dare quello che posso
“ “
Il mio sogno è diventare un sardo importante nel mondo, proprio come Gianfranco Zola, Fabio Aru, Gigi Datome. Ad Aru ruberei la caparbietà, a Zola tecnica e visione di gioco. A Datome … i centimetri!
“
Ringrazio Rastelli perché mi ha fatto capire, anche a muso duro, che stavo sbagliando. Grazie a lui ho cambiato mentalità 22
Dicono di lui Riva:“Barella è nato nella scuola calcio che porta il mio nome. Fin da bambino mostrava qualità e tecnica superiori alla media. Sì, aveva anche furbizia e voglia di emergere. Voleva sempre vincere e non tollerava che potesse perdere un contrasto o sbagliare un passaggio. Ricordo di averlo seguito, anche di nascosto, da bordo campo. Mi aveva colpito anche per come calciava. Adesso è pronto per volare” Stankovic: “Io idolo di Barella? Mi fa piacere. Io a 18 anni ero capitano della Stella Rossa, in Italia quasi mai un giovane riesce ad imporsi. Lui invece ce l'ha fatta, è già un leader” Mancini: “Questo campionato finora, oltre che di Cristiano Ronaldo, è stato anche di Nicolò Barella. Per essere un giovane, ha una padronanza del ruolo molto importante” Ancelotti: “È più forte di Ancelotti giovane. È la verità, è più dinamico, molto bravo. È da grande squadra, da Napoli” Matteoli: “Ha sempre avuto una forte personalità al di là delle doti tecniche e di quello che gli ha dato madre natura. Era precoce, aveva una straordinaria testa: quando la palla andava fuori campo non aspettava che gliene passassero un'altra, lui saltava la rete e la riprendeva” Festa: “È un predestinato. Già da piccolo aveva la testa sulle spalle, è arrogante in senso buono, per meglio dire spregiudicato, dotato di quella sicurezza che non ti fa mai avere paura”
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LA PRESENTAZIONE
Al San Paolo arriva il Cagliari La squadra di Maran proverà a conquistare un risultato di prestigio lontano dalla Sardegna. Per il Napoli di Ancelotti ancora esperimenti per la prossima stagione di Bruno Marchionibus Il fattore campo sorride agli azzurri Domenica 5 maggio, a Fuorigrotta, arriva il Cagliari dell'ex Pavoletti, compagine insidiosa da affrontare in quanto dotata di buone individualità e ben organizzata dal punto di vista tattico grazie al lavoro del tecnico Maran. Il Napoli, dalla sua, avrà senza dubbio il vantaggio del fattore campo, con il San Paolo che anche in questa stagione, pur raggiungendo solamente in poche occasioni il tutto esaurito, si è rivelato elemento fondamentale per gli uomini di Ancelotti nel mantenere un elevato rendimento casalingo. I sardi, dal canto loro, hanno costruito la propria classifica, riuscendo a tenersi stabilmente sopra la zona retrocessione, principalmente tra le mura amiche della Sardegna Arena; tutt'altro discorso, invece, lontano dall'isola, dove i cagliaritani hanno mostrato difficoltà a trovare una continuità di risultati e di prestazioni. Milik vs Pavoletti, sfida a suon di gol Le armi in più di Napoli e Cagliari nel corso di quest'annata si sono rivelate essere, rispettivamente, Milik e Pavoletti. Arek, dopo i brutti infortuni degli ultimi due anni, ha finalmente trovato una condizione fisica tale da dimostrare tutto il suo valore, rivelandosi un centravanti più che valido anche dal punto di vista tecnico. La punta toscana, a Napoli per sei mesi nel 2017, è invece tornata ai livelli dei tempi d'oro di Genova, andando in doppia cifra con mesi di anticipo rispetto alla fine del torneo. Sarà proprio Pavoletti, assieme a Barella, principino sardo potenziale obiettivo del Napoli per il prossimo mercato estivo, l'uomo da tener maggiormente d'occhio per la retroguardia napoletana, che dovrà prestare molta attenzione sui
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calci piazzati, data la grande abilità nel gioco aereo dei ragazzi di Maran. La rapidità e l'abilità negli scambi palla a terra degli uomini di fantasia azzurri potrebbe essere, d'altro canto, la chiave utilizzata da Insigne e compagni per scardinare la difesa rossoblù, con il 4-42 di Ancelotti che sicuramente proverà ad avere la meglio sul 4-3-1-2 del tecnico ex Chievo anche creando superiorità sugli esterni. Nelle ultime stagioni goleade partenopee Nelle scorse annate le sfide al Cagliari sono state, per il Napoli, sinonimo di gol e grande spettacolo. Due anni or sono i ragazzi di Sarri si imposero prima per 5 a 0 in Sardegna grazie ad un Dries Mertens formato deluxe per poi avere la meglio sui sardi anche in casa col punteggio di 3 a 1, mentre nel campionato passato la squadra partenopea all'andata superò in scioltezza i cagliaritani per tre reti a zero (Hamsik, Mertens e Koulibaly), per poi dilagare nuovamente al ritorno (5 a 0) con le reti firmate da Callejon, Mertens, Hamsik, Insigne e Mario Rui. Vittoria napoletana nel capoluogo isolano anche lo scorso dicembre, con l'1 a 0 siglato nel finale da una meravigliosa punizione di Arkadiusz Milik.
NAPOLI - CAGLIARI CAMPIONATO SERIE A GIRONE DI RITORNO 16^ GIORNATA
NAPOLI ALLENATORE ANCELOTTI
CAGLIARI ALLENATORE MARAN
GHOULAM ZIELINSKI
KOULIBALY
MERET
FABIAN RUIZ MAKSIMOVIC
INSIGNE JOAO PEDRO
ALLAN
MALCUIT
PAVOLETTI
MILIK
ST AD
BARELLA
FARAGÒ
CIGARINI
IO
SA
IONITA
NP AO
ROMAGNA
SRNA
CEPPITELLI
RI
PELLEGRINI
LO
-2
-1
CRAGNO
3 4-
A LI
G
CA
STADIO SAN PAOLO - 05 MAGGIO 2019 - ORE 20.30 25
AMARCORD
Napoli – Cagliari Una rivalità che nasce da lontano di Rodrigo Rodriguez dito. Il tecnico dei romagnoli era Mutti, che poi avrebbe allenato gli azzurri, quello dei sardi Carletto Mazzone, un altro ex. Ed ecco un altro episodio che fece scattare un odio viscerale tra le due tifoserie. A far scoppiare il putiferio fu Daniel Fonseca (alias “Testa di animale”): il Cagliari lo valorizza nel 1990 e dopo due anni lo cede ai partenopei. Ma è core 'ngrato: segna due gol a Cagliari e, anziché “scusarsi” – o quantomeno non esultare – si reca sotto la curva rossoblù e fa il gesto dell'ombrello. Nemmeno Zola, una volta riportato il Cagliari nella massima serie, riesce a “pacificare” le due tifoserie. L'animosità va avanti per anni. Una gara
U
no spareggio salvezza. Una gara all'“ultimo” sangue per restare in serie A. È il 15 giugno 1997. Cagliari – Piacenza o, se si preferisce Piacenza – Cagliari: si cerca il campo neutro, si ragiona in termini di chilometri, di equidistanza geografica, in modo che possano confluire allo stadio tifosi di entrambe le squadre. Il Cagliari – in ogni caso – sarebbe rimasto penalizzato, se non altro, per il costo del viaggio dei suoi supporter. Il “caso” appare però benevolo: la scelta cade su Napoli, città del Sud come quella sarda. Fischio d'inizio al San Paolo: a sorpresa, quei pochi ma rumorosi tifosi azzurri che decisero di vedere la partita, si schierarono con il Piacenza. I buuu di oggi erano i “pecorai” di allora, un'offesa a un popolo che viveva prevalentemente di pastorizia. Il Cagliari perse (3-1) e da quel giorno se la legò al
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“esemplare”: il Napoli sta vincendo 1-0 (fine gennaio 2008) con un gol di Hamsik. Arriva il pareggio di Matri e il sorpasso di Daniele Conti: il Cagliari riesce a non retrocedere. Proprio Conti diventerà l'alfiere di attacchi a testa bassa ogni volta che incontra il Napoli, una sorta di toro infuriato. Il top dell'incazzatura tra gli ultrà delle due compagini arriva con il vulcanico Massimo Cellino. Il presidente del Cagliari si lascia andare dicendo “bastardi napoletani”. Ma veniamo ai “giorni belli”. Sono quelli targati Gigi Riva – lui sì sempre r i s p e t t at o e a p p l a u d i t o a Fuorigrotta – e Totonno Iuliano, bandiere delle rispettive squadre. Rombo di tuono strappa applausi interminabili quando gioca con l'Italia: stadio San Paolo di Napoli, 22 novembre 1969, Italia contro Germania Est. La partita decisiva per andare ai Mondiali e affrontare il Brasile di Pelè. Gigi Riva segnò il 3 a 0 di testa, rete spettacolare e decisiva per Messico 70. Fu ribattezzato il gol “a pesce”. Napoli - Cagliari è anche la sfida tra Zoff e Albertosi. Freddo e
introver so, tacitur no e misurato, il primo; guascone, estroverso se non sregolato, amante della vita bella (fumo, cavalli e scommesse) il secondo. Tra i due una rivalità eterna tra i pali, per parare in Nazionale. La canzoncina di Beppe Savoldi “Albertosi era amico di Zoff ” è un simpatico falso. Davvero la “favola del pallone”. Ed oggi? Oggi, come ieri, è sempre stata una partita testa-coda. Questa volta i punti ser virebbero ai rossoblù per tirarsi fuori dal pantano e allontanare lo spettro della serie B. Per il Napoli il match potrebbe rappresentare un sostenuto “allenamento” per fornire ad Ancelotti valide indicazioni per la prossima stagione.
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L'OPINIONE di Pier Paolo Cattozzi
Eraldo dixit Quando a Napoli ci piaceva giocare a calcio Eraldo, ma chi era costui? Perito in tribunale, editorialista, scrittore ed opinionista e poi la "divina punizione" Eraldo Pecci è un ex calciatore che non ha un profilo Facebook, ma il 12 aprile ultimo scorso, il giorno del suo sessantaquattresimo compleanno, ha intasato la rete di post augurali. Da Torino a Napoli passando per Bologna e Firenze dove ha seminato ricordi pallonari (... e non!) sono proliferati nel tempo gruppi e singoli profili di appassionati che, sulle corde della memoria, con post augurali, filmati e gran spolvero di carrellate YouTube gli hanno attribuito d'ufficio (o meglio: per forza di web) il ruolo di "influencer" del pallone. Non come CR7 ma, leggere per credere, dilagante visibilità pop! Inarrivabili gli aneddoti e le battute che, insieme ai lanci lunghi e calibrati, lo resero famoso negli anni dell'Italia Campione del Mondo nel gioco del calcio. Sia in sala stampa che in TV. Ridotti pertanto a striminzite formalità i saluti, ho attaccato con un bel: ma tu sai chi era Eraldo? - Sinceramente sono fermo ad Erasmo da Rotterdam. Te lo chiedo perché ricordo una tra le tue mille gag durante la quale vestivi il saio da frate. Eraldo fu Vescovo di Moriana nel 1125 e poi Beato e Santo tanto che il calendario lo festeggia ben due volte: l'8 gennaio e 25 giugno (grazie Wikipedia?). (Attimi di silenzio) - Sapevo di Eraldo Monzeglio calciatore e allenatore ... ... ma ci furono anche altri calciatori e sportivi e si ricorda un Eraldo Soncini vittima a Piazzale Loreto. - Finalmente festeggerò anche gli onomastici, visto che sono due. Ti ringrazio.
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L'OPINIONE
Pecci al Torino con Radice
Ho fatto le mie ricerche perché nel paradiso del Dio pallone sei da tempo beatificato tanto che, sempre su Wikipedia, oltre che ex calciatore ti qualificano come "commentatore TV", "editorialista", "perito di tribunale" e "scrittore". - Se vuoi, parliamone. Quando una Società di calcio falliva, per un certo periodo mi chiamavano a valutare il patrimonio a bilancio. Era il periodo in cui quando mi vedevano allo stadio, in tribuna si toccavano i "maroni" (gli attributi romagnoli ndr). Ricordo fra le altre, il Rimini, il Ravenna, il Bologna e il grande Parma. Per questo non ti chiamano più. - No. Oggi è tutto cambiato. Allora c'erano parametri precisi: c'era il parco giocatori e i parametri partivano dall'età per arrivare all'ingaggio. Oggi anche i fallimenti hanno aggiunto parametri che arrivano a contaminare anche i bilanci non propriamente calcistici. Ti voglio comunque mettere alla prova: mi sapresti dare una valutazione commerciale del Napoli di oggi? - Quella del Napoli la considero una buona rosa. Sia chiaro, però, che non è paragonabile a quella della Juve. Sono anni che la società sta facendo un ottimo lavoro e di questo va dato atto al suo presidente, a Sarri, a tutta la squadra dirigenziale. In questo momento in rosa ci sono giocatori di chiaro valore in tutti i sensi mentre quando erano arrivati erano considerati solo dei punti interrogativi: uno su tutti Koulibaly. Passiamo ad Ancelotti: quantifichiamo il suo lavoro al momento. - Penso siano tutti d'accordo nel riconoscere che Ancelotti ha preso una squadra che non poteva fare di più di quello che Sarri era riuscito a farle fare. Ha accettato un genere di sfida che solo lui poteva accettare. Quello che aveva fatto Sarri era irripetibile. Merito di Ancelotti aver mantenuto il rendimento ai livelli di Sarri e oggi si può dire che il Napoli è stabile fra le cosiddette grandi. Ovviamente la prima fra quelle dietro alla Juve. Chiaro. Come è altrettanto chiaro che la tua stima nei confronti di Sarri è granitica. Allora ti chiedo di valutare l'accoppiata De Laurentiis-Ancelotti. - Sinceramente non seguo l'operato dei presidenti al di là di quel che si può sentire in giro. Diciamo che l'operazione "consolidamento" del dopo Sarri dipende dai risultati. Mi sembra ovvio. Se alla fine hai fatto meno punti dello scorso anno e non vinci la Coppa UEFA, l'operazione si può considerare fallita. Quindi si dovrà ripartire da zero. - No, non dico questo. La società ha conquistato in maniera stabile il secondo posto davanti alle grandi che, comunque, si chiamano Inter, Milan, Roma
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Fiorentina ... Tutto questo grazie al lavoro di un presidente al quale vanno riconosciuti meriti indiscutibili. Pensando allo scudetto cosa consiglieresti di fare al Napoli del dopo Sarri. - Inutile negare che in fatto di risorse economiche la forbice tra le grandi in Europa, Juve compresa, e le altre società italiane si va sempre più allargando, diventa difficile solo pensare che un presidente arrivi a spendere ottocento milioni o addirittura un miliardo abbondante per mettersi alla pari della Juve. C'è da dire che questo Napoli ha una buona rosa, collaudata e ben gestita: resta solo da sperare che a questi possa aggiungersi qualche giovane pronto ad esplodere ... Vuoi dire un Maradona? - Ripeto: sarebbe un bel colpo beccare un giovane di grande avvenire, anche se non va dimenticato che in giro alla caccia di talenti ci sono tanti altri e anche i concorrenti più ricchi. Il Napoli ha già fatto non bene, ma benissimo. Dopo otto scudetti la Juve si ripropone per correre da sola e alla fine, guardando dietro, non farà altro che chiedere chi è arrivato secondo. Difficile competere quando uno riesce a comprare sempre il migliore: se il più bravo è Higuain, compro Higuain, se il più continuo è Pjanic, compro Pjanic, se il migliore è il Pallone d'oro, compro anche quello. Come a dire: ancora niente di nuovo sotto il sole. Allora torniamo a Maradona. - Ancora: ho giocato più di 350 partite in serie A e tutti si ricordano solo il passaggio per la "divina punizione" del Pibe de oro. .. e dici poco! Però ti capisco, ma ricordo anche che da Pecci ho ascoltato le parole più belle su Maradona compagno ed amico e non solo l'indiscusso fuoriclasse del secolo scorso. - ... e anche del secolo in corso. Un anno a fianco di Maradona è come aver studiato alla scuola di Leonardo o anche, come dicevamo in apertura, di Erasmo da Rotterdam. Chi ha conosciuto Diego non può parlare male di lui. Non mi riferisco solo a chi giocava in squadra con lui, ma anche ai suoi avversari. Uomo di una generosità unica: in campo e fuori. Avrà fatto i suoi errori, ma certo per una sorta di mancanza "culturale" nel sopportare il peso del successo planetario che ha dovuto affrontare e gestire. Consiglio a chi può farlo, di rivedersi la "divina punizione" su You Tube, magari col commento proprio di Pecci. A Eraldo voglio chiedere ancora conto della sua qualifica ufficiale di Editorialista. - Diciamo che a varie riprese ho scritto per Il Giorno, l'Unità, La Repubblica. Mi pare comunque molto generoso da parte tua chiamarmi Editorialista. Parliamo allora del Pecci Scrittore: due libri per i tipi della Rizzoli. Entrambi di rimarchevole successo. Il primo "Il Toro non può perdere" emozionante epopea dei suoi anni al Torino. Il
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L'OPINIONE secondo, "Ci piaceva giocare a pallone". - I lettori non sono mancati e non sono mancati riconoscimenti non solo da parte degli amici e colleghi. Ho scritto la storia di un bambino che amava il gioco del calcio facendo riferimento alle mie esperienze, ma non scrivendo la mia biografia. È andata bene come quando ho scritto del Torino e della emozione di giocare sul campo del mitico Stadio Filadelfia, un vero monumento al gioco del pallone. Calciatore, perito, editorialista, scrittore e anche dirigente di società di calcio, o sbaglio? - Non sbagli, anche se si è trattato di una esperienza di solo pochi mesi. Mi fu dato l'incarico di Direttore Sportivo nel Bologna rinato dopo il fallimento. Fui io a imporre Zaccheroni giovane allenatore emergente e, quando lo licenziarono, ritenni doveroso dimettermi anch'io e mi ritirai a vita privata, come si dice. Perché.... - Perché, perché... Non sapevo mediare. Avevo le mie idee frutto delle mie esperienze, ma in Società devi saper mediare. Anche accettare. Io non sono capace. Anche se ritengo comprensibile e giusto che un Presidente, che paga e si prende le sue responsabilità, abbia tutti i diritti per poter fare le sue scelte senza subire imposizioni da altri. Non sapevo mediare e, non a caso, quando hanno mandato via il mio allenatore me ne sono andato via anch'io. Oggi come vedi le Spa di calcio. - Sinceramente non me ne frega un c...o. A me interessa il calcio giocato. I bilanci, le grandi manovre e tutto ciò che coinvolge finanza e impresa non mi attirano. Anche perché ai miei tempi i Presidenti erano tifosi e appassionati a 360 gradi. Ricordo Pianelli, Dall ‘Ara, Ferlaino veri mecenati che non si stipendiavano come fanno i Presidenti di oggi. È cambiato tutto: io ti posso parlare dei giocatori che vanno in campo, dove continua a farsi valere chi sa giocare la palla in accordo con i propri compagni. Arriviamo a Pecci commentatore TV addirittura RAI-TV? - In questo caso ho avuto la fortuna di lavorare con Bruno Pizzul che è un professionista eccezionale. Ho sempre avuto la fortuna di avere compagni eccezionali anche quando giocavo. Quando arrivavo in un posto grazie alla cultura di Bruno, alla sua bella voce e alla sua simpatia, mi trovavo sempre come a casa mia. Mi sono divertito molto e ho avuto grandi soddisfazioni, posso dire, sia in tribuna che in campo. D'altronde, come mi ricordavi tu, si chiama Federazione del gioco del calcio e per me, come ho scritto nel mio libro, si è sempre trattato di un gioco. Parliamo del gioco dei tuoi tempi. - Si partiva da bambini per strada e si arrivava ad avere una tecnica superiore. Del pallone si conosceva tutto. Oso dire più di quanto lo si conosca oggi. Parlano di gioco più veloce rispetto ai nostri tempi. Non lo credo proprio: basta ricordare che oggi si passa palla prevalentemente in senso orizzontale e, ad esempio, i due liberi giocavano a distanza di ottanta metri l'uno dall'altro. Oggi i liberi giocano a distanza di trenta metri e in quei trenta metri corrono venti
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giocatori. Direi che regna più la confusione che l'invenzione, il caos più che la ragione. Ma era diverso anche il modo di vivere il calcio. Si andava in trasferta in treno dormendo negli scompartimenti e alla domenica non ti stancavi di correre. Ricordo atleti formidabili che non avevano niente da invidiare allo stesso Cristiano Ronaldo, certo anche lui atleta formidabile. A questo punto l'Eraldo è un fiume in piena: tutto materiale per le prossime puntate sempre possibili viste le poliedriche vocazioni dell'ex centrocampista. Ricordando che nel Napoli si fermò per una sola stagione ricusando, per ragioni di famiglia, la riconferma invocata sia dalla Società che da Maradona in persona, non resta che chiedergli come ha vissuto quella specie di fuga. - Chiaro che non fu facile. Lasciavo una squadra formidabile e non a caso l'anno successivo vinse anche lo Scudetto. Ma non solo perché c'era Maradona, ma perché era piena di campioni veri da Bruscolotti a Bagni. Tutti per uno, uno per tutti. Il calcio come gioco che ti diverte e fa divertire chi ti guarda. Una alchimia di valori non solo tecnici. Davvero difficile anche lasciare una città come Napoli della quale si è detto tutto e di tutto, ma che considero fantastica, favolosa, generosa e accogliente con il calcio come valore aggiunto. Un cicalino mi avverte che ho finito lo spazio. Chiudo non senza lucrare una prossima conversazione, magari, a tema e non senza raccomandare a chi ci ha fin qui seguiti la lettura dei due libri citati. Ringrazio Pecci per averli scritti pensando a noi che abbiamo sempre ritenuto il calcio un gioco da praticare fin quando possibile e da seguire sempre, ma sempre senza dimenticare che trattasi sempre di un gioco. - Saluto tutti, ma ci tengo a ricordare che dal collo in su, io e te siamo tutta testa! Sempre forza Napoli.
L'Eraldo in cifre ERALDO PECCI è nato a San Giovanni in Marignano (Rimini) il 12 aprile 1955. Superga 63 di Cattolica è dove inizia a giocare prima di arrivare alle giovanili del Bologna. Nel 1972 è promosso in prima squadra e due anni dopo contribuisce alla conquista della Coppa Italia, realizzando l'ultimo e decisivo rigore nella finale contro il Palermo. Coi rossoblù dal 1973 al 1975 gioca 34 partite mettendo a segno 2 gol. In seguito passa al Torino (10 gol e 154 partite). Dal 1981 è alla Fiorentina (138 partite 13 gol). Nella stagione 1985/86 è fra i titolari del Napoli di Maradona per una sola stagione con 24 partite e 1 gol. Per ragioni famigliari la stagione successiva torna al Bologna dove giocherà 101 partite (3 i gol) e concluderà la sua carriera di calciatore nel 1989. Senza storia il suo passaggio al Lanerossi Vicenza, dove collabora per una stagione con l'amico e allenatore Romano Fogli senza mai scendere in campo. In carriera ha vinto una Coppa.
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Via Gian Lorenzo Bernini, 68, 80129 Napoli NA Tel. 081 558 1970 Aperto dal lunedĂŹ al sabato dalle 09.00 alle 22.00
IL NAPOLI IN TV di Lorenzo Gaudiano Il prog ramma diretto da Salvatore Calise con Marta Krevsun, prodotto da Saverio Panico, con il “capitano” opinionista Francesco Montervino” e le battute sempre pronte di Salvatore Turco
“L'Energia Azzurra” di Canale 8 alcuni tesserati o componenti della dirigenza nel pre e post partita. Senza un abbonamento ad una pay tv è possibile tutto questo? “Energia Azzurra”, in onda su Canale 8, rappresenta la risposta. Un prog ramma di u n ' e m i t t e n t e t e l e v i s i va campana che offre a tutti i t i fo s i ch e n o n h a n n o l a possibilità di assistere alla p a rt i t a l ' o p p o rt u n i t à d i seguire la propria squadra del cuore. Grazie alla simpatia del
L
a sacralità della
seguire le vicende della squadra
conduttore Salvatore Calise,
domenica per un tifoso
partenopea. Con l'avvento delle
al fascino di Marta Krevsun,
appassionato del
pay tv questa sacralità si è estesa
alla competenza calcistica di
Napoli è sempre stata cosa nota.
all'intero fine settimana, persino
capitan Francesco
Recarsi sugli spalti dello stadio
al venerdì ed al lunedì, offrendo
Montervino, ai contributi dei
S a n Pa o l o, a c c e n d e r e l a
agli utenti la possibilità di
vari ospiti in studio e agli
televisione comodamente seduto
seguire con una serie di
interventi da casa dei tifosi
in poltrona oppure sintonizzare
immagini le squadre negli
stessi la trasmissione si pone
la radio sulla giusta frequenza
spogliatoi e durante il
come uno strumento utile per
rappresentano da sempre le
riscaldamento sul terreno di
seguire la partita del Napoli
operazioni canoniche per
gioco e di ascoltare persino
prima del fischio d'inizio,
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IL NAPOLI IN TV modo pacato e competente grazie al contributo del fior fiore dei giornalisti locali e nazionali. Mancava al nostro palinsesto un programma che andasse in onda la domenica, che per me costituisce una ciliegina sulla torta. Permettere a tanti tifosi che non hanno a disposizione una pay tv di poter seguire g razie alla bravura di Montervino e Calise e degli ospiti che intervengono in studio la partita del Napoli, sentendo anche la voce dei tifosi durante la trasmissione, ha fatto in modo che venisse fuori un format di successo».
Salvatore Calise
Un importante investimento da parte della proprietà di Canale 8, per garantire ai propri utenti qualcosa che al momento soltanto le pay tv riescono ad offrire in tempo reale allo svolgimento della partita. «Con un grande sacrificio Canale 8 ha fatto in modo che gli
Saverio Panico intervistato a Dimaro da Alberto Caccia
durante i 90' e al termine della
anni portiamo avanti a Canale 8.
highlights in tempo reale, le
gara.
È già da 5 anni circa che
interviste prima e dopo la
«“Energia Azzurra”
p r o p o n i a m o t a l k s h ow d i
par tita, le immagini degli
rappresenta – commenta il
successo sia in termini di ascolto
spogliatoi e del riscaldamento
direttore di produzioni di Canale
che di gradimento. Nei nostri
delle squadre diventassero free
8 Saverio Panico – soltanto una
programmi abbiamo sempre
per tutti. Abbiamo raggiunto
parte di un processo che da tanti
cercato di parlare di calcio in
numeri degni dei programmi del
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Lunedì, che naturalmente sono determinati dall'andamento della squadra. Non mi riferisco ai risultati, ma all'interesse che s u s c i t a i l c a m p i o n at o. L a d o m e n i c a è s e m p r e s t at a indipendente perché Napoli è una piazza che ama e segue il Napoli con grande passione». “Energia Azzurra” sta per concludere la sua prima s t a g i o n e , re s t e r à a f a re compagnia ai precedenti Energia Azzurra e Napoli
successi di Canale 8? «Abitualmente – conclude Saverio – le programmazioni si fanno a giugno ma mi sento di dire che continuerà anche l'anno prossimo». Una trasmissione che ha riscosso grandi apprezzamenti da parte del pubblico grazie alla conduzione di Salvatore Calise, un giornalista sia radiofonico che televisivo con un volto Salvatore Turco
Marta Krevsun
sempre avuto la fortuna di poter
del Napoli. Sono stato il primo in
«La radio – inizia Salvatore –
fare ciò che mi piaceva. E sono
Rai ad aprire un programma
storicamente mi è più intima.
ormai 41 anni che pratico questo
radiofonico dicendo:
Anche in televisione mi trovo
mestiere».
“Buongiorno, buona domenica e
molto bene, l'unico problema è
Grande esperienza
forza Napoli”. Il mio programma
che in radio non ho mai condotto
accumulata nel tempo e tanti
creava un'occasione di
un programma con la cravatta,
ricordi da condividere.
condivisione tra tutte le tifoserie
sempre sorridente, che sprigiona simpatia da tutti i pori.
mentre in televisione qualche
«Ho avuto la fortuna di
e spesso ha battuto negli ascolti
volta ci vuole (ride ndr). Ho
commentare in Rai gli scudetti
il grandissimo “Tutto il calcio
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IL NAPOLI IN TV minuto per minuto”».
“Pensav ca murev e stu juorn
relativa al Napoli è iniziata circa
Quindi non solo tv, anche la
nun o vedev”. Sono convinto che
10 anni fa con la trasmissione
radio, nello specifico “Notte
in un arco di tempo ragionevole
“Number Two” in onda su
Azzurra” su Radio Marte, a cui
Ancelotti possa permettere a noi
Canale 34. Dopo alcuni anni in
C a l i s e
cui mi sono
attualmente
allontanata da
partecipa.
quest'ambito
«Ai tempi in cui
lavorativo, la
ero direttore di
mia rinascita è
Radio Marte, c'era
avvenuta
l'idea di far
nell'estate del
intervenire i tifosi
2018, quando
in un programma
ho seguito il
che fu affidato a
ritiro della
G
o
s q u a d r a
Palliggiano,
azzurra a
dotato di una
Dimaro per
grande capacità di
Canale 8».
coinvolgimento
Un ambiente,
oltre che di
q u e l l o
simpatia ed
calcistico,
autoironia. Radio
caratterizzat
Marte è sempre
o da una forte
stata una radio di
presenza
grande contatto
maschile dove
u
i
d
con la gente».
insieme ad
Marta Krevsun
altre donne
Tante stagioni, tanti campionati del Napoli
signori di una certa età di
Marta è riuscita a ritagliarsi il
commentati da Salvatore nel
festeggiarlo nuovamente».
suo spazio.
corso della sua carriera. Un
Ad assistere Salvatore Calise
«La presenza femminile
giudizio sul lavoro di
nella conduzione del
competente sta crescendo nel
Ancelotti naturalmente non
programma è Marta Krevsun,
corso del tempo. Qui mi trovo
può mancare.
appassionata di sport e tifosa
assolutamente a mio agio, non
della maglia azzurra.
mi sento per nulla estranea al
«Dopo il primo scudetto sui muri di Napoli fu scritto:
«La mia esperienza lavorativa
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contesto, anzi ne rappresento
una parte integrante, diversa. Sono un'appassionata di sport, soprattutto di tennis ma amo molto la maglia azzurra». Un amore che non si limita soltanto alla squadra, ma anche alla città che l'ha accolta. «Di origine ucraina, sono a Napoli da quando ho 16 anni. Questa città dispone di grandi ricchezze e una di queste è la squadra del cuore. Mi piace ve d e r e l ' e n t u s i a s m o d e l l a tifoseria azzurra, il modo in cui crede nella squadra, il modo in cui si sacrifica per seguirla all'inter no dei confini sia nazionali che internazionali. I napoletani sono gli unici ad avere la peculiarità di tifare in maniera così allegra e colorata, in grado di coinvolgere anche gli altri».
Francesco Montervino
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L'APPROFONDIMENTO
La ristrutturazione del San Paolo Un'opportunità sportiva ed economica
L
di Francesco Marchionibus
a costante
ascesa del
Napoli verso i
vertici del calcio nazionale ed europeo ha por tato nelle ultime s t ag i o n i l a s q u a d r a azzurra a diventare la seconda realtà calcistica italiana ed a fare il suo ingresso nella top 15 del
Il progetto dell'arch. Grassi
ranking continentale. Per alzare ulteriormente
tratti di costruire un impianto nuovo o di
l'asticella, per compiere un ulteriore passo in avanti e
ristrutturare il San Paolo dopo averlo
cercare di competere stabilmente non solo per i primi
acquistato oppure ottenuto in
posti ma anche per la vittoria finale, nel calcio di oggi
concessione a lungo termine da parte del
in cui il peso dei fatturati incide sempre più sui
Comune. La costruzione di un nuovo
risultati sportivi è necessario sviluppare le attività
impianto avrebbe sicuramente un impatto
della società in tutti i settori possibili, così da
molto elevato sui costi della società
massimizzare gli introiti. Ed è in questa ottica che
partenopea, ma se effettuata attraverso un
assume grande importanza la questione dello stadio e
valido e realistico progetto di fattibilità
della sua gestione diretta da parte del Napoli, che si
tecnica ed economica, potrebbe consentire di incrementare i ricavi futuri in maniera tale da rendere l'investimento molto conveniente, e dunque potrebbe rappresentare la soluzione ideale. Si deve considerare infatti che oramai gli stadi di nuova costruzione vengono concepiti come dei veri e propri centri commerciali
Lo stadio San Paolo come è oggi
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con spazi vivibili, mostre, musei,
L'APPROFONDIMENTO ristoranti, store della società proprietaria, negozi e molteplici altre attività, e che dunque i ricavi assicurati dalla gestione di un impianto moderno vanno molto oltre gli incassi degli eventi sportivi, che peraltro con lo stadio di proprietà spettano interamente alla società. Un'ulteriore impor tante fonte di guadagno può inoltre essere rappresentata dalla cessione ad aziende
stadi di proprietà, e le cifre ottenute dalle società più
sponsor dei diritti sul nome dello stadio, il
importanti sono molto rilevanti: basti pensare
cosiddetto naming rights (diritti di
all'accordo da 20 milioni di sterline all'anno tra il
denominazione). In Italia ci sono
Manchester City e la compagnia aerea Etihad o a
pochissimi esempi di naming rights: il
quello da oltre 10 milioni di sterline annue tra
Mapei Stadium del Sassuolo, la Dacia
l'Arsenal e la Emirates Airlines. È chiaro che il Napoli
Arena dell'Udinese e l'Allianz Stadium
non ha la possibilità di arrivare ai livelli del City, ma è
della Juventus. Per i primi due, gli introiti
altrettanto vero che la società azzurra ha ormai
non sono elevati vista la caratura delle
acquisito un rilievo anche internazionale che potrebbe
società proprietarie, mentre il club
farla avvicinare agli introiti dell'Arsenal o di altre
bianconero (il cui stadio ha avuto un costo
società dello stesso livello e consentirle di recuperare
di 155 milioni di euro) ha concluso un
così in parte i costi di costruzione dello stadio. La
accordo direttamente con la società di
convenienza di giocare in uno stadio di proprietà è
sport marketing francese Sportfive che le
sintetizzata dai dati relativi al ricavo medio ottenuto
ha assicurato 75 milioni di euro per il
per singolo spettatore. La differenza è evidente se
periodo 2011 – 2023, riservandosi però
confrontiamo i dati dell'ultima stagione relativi a
gli introiti dagli sponsor reperiti. Il
incassi, spettatori e resa per spettatore del Napoli e
naming rights è molto più diffuso in
della Juventus, che rappresenta l'obiettivo da
Europa, dove c'è un maggior numero di
raggiungere o quantomeno da avvicinare da parte degli azzurri. Nel campionato 2017/2018 il Napoli ha registrato una media di 42.587 spettatori a partita con un ricavo medio per spettatore presente inferiore ai 20 euro, ottenendo ricavi complessivi da stadio per circa 15,5 milioni di euro; la società bianconera ha avuto una media spettatori inferiore, 39.103 a partita, ma ha realizzato un ricavo medio per spettatore presente di
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53,4 euro ottenendo ricavi da stadio complessivi
LA PROPOSTA DI RISTRUTTURAZIONE DELL'ARCHITETTO DIEGO GRASSI
per oltre 56 milioni di euro. Questo vuol dire che se la società azzurra avesse disputato le proprie gare in un impianto di proprietà, simile come
I
l concept del progetto è la riqualificazione a prezzi contenuti di tutto l'impianto sportivo napoletano. Il progetto consiste nella demolizione completa del primo anello e delle curve, le quali verrebbero ricostruite ex novo in 2 o 3 anelli più vicini al terreno di gioco. Realizzazione di una zona skybox e di 2 torri di servizio nell'attuale tribuna Posillipo. Smantellamento e sostituzione della copertura esistente. Rifacimento di tutta l'area esterna allo stadio, zona vip, botteghini, etc.. Costruzione di un centro commerciale con ipotetica sala cinematografica o museo del club nella zona che si creerebbe tra la struttura di sostegno della copertura e le nuove cur ve. Ade guamento urbanistico dell'area circostante con creazione di un parco per l'accesso allo stadio. La soluzione si presta anche ad essere realizzata in fasi distinte senza dover abbandonare l'impianto per la messa in opera dei lavori.
caratteristiche a quello dei rivali, avrebbe presumibilmente potuto conseguire maggiori ricavi per circa 30/35 milioni di euro. La soluzione ottimale appare dunque quella di costruire un nuovo impianto multifunzionale al passo con i tempi, ma se l'opzione stadio nuovo fosse fuori dalla por tata della società partenopea per gli elevati costi iniziali, allora anche ristrutturare il San Paolo secondo criteri innovativi potrebbe condurre ad un notevole incremento di ricavi rispetto alla situazione attuale. Chiaramente in questa seconda ipotesi la società azzurra dovrebbe valutare insieme al Comune la soluzione più conveniente per entrambe le parti, tra acquisto dell'impianto e concessione in utilizzo a lungo termine. Il discorso è sicuramente molto complesso e articolato e le scelte da compiere difficili, ma proprio la crescita avuta dalla società azzurra e dalla città di Napoli negli ultimi anni potrebbero facilitarle: il prestigio raggiunto dalla squadra grazie ai risultati ottenuti e l'appeal ritrovato dalla città che, nonostante tutti i suoi problemi, per attrattive naturali, culturali ed artistiche rappresenta ormai un punto di riferimento per il turismo nazionale ed internazionale, possono rendere il progetto stadio appetibile per sponsor di primo livello, che contribuiscano in parte ad ammortizzare i costi degli investimenti necessari, rendendone fattibile la realizzazione.
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I CAMPIONI DEL DOMANI
Ciro Palmieri: il gol nel dna Gli inizi alla Mariano Keller, il mancato approdo al Chelsea. È una punta moderna, veloce, dotata di buon tiro che si è messa in mostra con la squadra Primavera del Napoli
di Gianluca Mosca
N
Mariano Keller. Rispetto agli altri
il trasferimento salta. Il club del magnate russo
bambini mostra sin da subito un passo
e la Keller per imprecisati motivi non trovano
totalmente differente. Nel 2013 partecipa alla
l'accordo. Però basta tornare all'ombra del
quinta edizione della Gazzetta Cup, vincendo –
Vesuvio e schiarire il blu scuro dei Blues in
oltre al trofeo con la squadra – la nomination
azzurro per farlo continuare a sognare. Infatti
come miglior giocatore del torneo. Nello stesso
nel 2014 entra a far parte della società
anno le sue qualità attirano le attenzioni del
partenopea Nelle prime tre stagioni fa molto
Chelsea di Abramovich, che lo ha invitato a
bene, raggiungendo il suo apice con 10 reti in 26
partecipare ad uno stage al Cobham Training
presenze nella fruttuosa annata 2016/2017. Le
Centre. Il giovane di Capodimonte si mette in
sue prestazioni incentivano il Napoli a farlo
luce positivamente durante il provino, al punto
crescere in casa, invece di mandarlo in prestito
che i londinesi sono pronti ad offrirgli la maglia
per l'Italia, inserendolo quindi nella rosa della
ato a Capodimonte nel 2000, Ciro
numero 9. Tutto sembra pronto al suo
Palmieri cresce nella scuola calcio
passaggio alla squadra della capitale inglese, ma
44
Primavera. Nonostante l'andamento della squadra di Saurini sia abbastanza deludente Palmieri non perde l'abitudine al gol, realizzando una doppietta al Genoa ed una rete all'Udinese, subentrando dalla panchina in entrambi i casi. Con l'arrivo di mister Beoni Palmieri conquista un posto da titolare. Infatti nella scorsa stagione con la Primavera totalizza 9 reti in campionato ed 1 in Youth League. Centravanti che tende a svariare su tutto il fronte d'attacco visto che spesso viene impiegato anche come ala sinistra. Il suo repertorio tecnico è molto ampio: buona tecnica, capacità di inserimento, tiro preciso e potente e una grande finalizzazione dalla distanza. Le sue doti gli hanno spianato la strada per il rinnovo con il club partenopeo, al quale resterà legato per i prossimi tre anni, confidando nelle sue capacità e nel duro lavoro per ritagliarsi, in futuro, un posto in prima squadra.
45
IINN PPRIMO RIMO P PIANO IANO Toni Servillo
“
Il lavoro di Massimiliano Pacifico si chiama “Il Teatro al Lavoro” perché non intende mostrare il dietro le quinte, non intende parlare noiosamente del lavoro del teatro, ma invece vuole mostrare la potenza del teatro al lavoro nel senso di quanto il teatro può lavorare nelle nostre coscienze
M
assimiliano Paci co
Il regista “invisibile” 46
di Giovanni Gaudiano
Il successo del film “Il Teatro al Lavoro” ed un impegno professionale costante f a t t o d i l a vo r i d i grande qualità
IN PRIMO PIANO
“
Non ero interessato alla gloria, ma a fare
Massimiliano Pacifico, Max per amici e per
film. Non volevo esibire la macchina da
brevità, appartiene di diritto a questi anche
presa, il regista, lo sceneggiatore. Volevo
se “solo” per il momento non ha ancora vinto
il pubblico coinvolto nella storia”. Sono poche
un Oscar.
parole di Frank Capra, emigrato in America
«Ho iniziato molto presto. Già quando
dalla provincia di Palermo, capace negli anni
frequentavo le superiori avevo una passione molto
trenta del secolo scorso di aggiudicarsi ben tre
accesa per quello che era la cinematografia sia
Oscar per la miglior regia. Oggi però ci sono
nazionale che internazionale, che mi spinse a cercare
registi giovani e meno giovani, una folta
di capirne di più. Non avevo in quel momento le idee
pattuglia proveniente dalla nostra città, che
chiarissime di cosa mi sarebbe piaciuto fare ma
consapevolmente o forse anche inconsciamente
grazie al professor Antonio Pizzo, docente
hanno seguito la strada aperta da Capra tanti
all'Università di Torino di arti multimediali che mi
anni fa.
raccontò e spiegò i meccanismi che si celano dietro
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IN PRIMO PIANO alla realizzazione di un film, fui da subito
miei film e di conseguenza la passione è cresciuta
introdotto nel mondo della produzione. In seguito
dentro di me di pari passo con la professionalità».
incontrai Rosario Rinaldo, un produttore che ha
Quando hai pensato di tornare in Italia?
realizzato importanti film e fiction televisive con il
«Dopo tre anni passati a Londra decisi di
quale paradossalmente poi non ho mai lavorato, che
rientrare in Italia per un breve periodo ma iniziai a
definisco come il mio mentore».
lavorare subito, era il 2001, e non sono più riuscito a
Quando si può dire sia partita di fatto la tua
tornare in Inghilterra neanche per un master. Per un
avventura in questo mondo, che dall'esterno
lungo periodo ho lavorato nel reparto della
sembra tanto speciale?
produzione facendo tante cose, a partire dall'autista.
«Non ricordo quando sia scattata la voglia della
Poi incontrai Angelo Curti che mi fece lavorare in
macchina da presa, di sicuro di base c'è stata da
molti film con molti registi bravi come Pippo Del
sempre la passione per il cinema, la voglia di raccontare con una modalità ben precisa una storia, cogliendone tutte le sfumature e confrontandole con le tue idee. Poi è inutile negarlo,
Bono, Paolo Sorrentino sempre nell'ambito della
Frank Capra
p r o d u z i o n e .
“
Non ho mai pensato alla parola arte. Il cinema ha a che fare con troppe cose e con troppa gente
Contemporaneamente nel 2006 realizzai il mio primo documentario, prodotto da Te a t r i U n i t i , c h e s i
tutti prendiamo qualcosa da
chiamava Cricket Cup, che
chi ci ha preceduti, parlo del
nacque da una mia
metodo di lavoro non delle idee, passando poi nella
osservazione. Per strada vedevo molti cingalesi e
fase finale della realizzazione alla
pensai di capire come si erano integrati a Napoli,
personalizzazione».
sviluppai quindi un documentario che poi ha fatto un
Sì capisco, ma poi sei andato a studiare in
lungo percorso festivaliero».
Inghilterra, forse perché il mondo della
Mi risulta che tu sia un grande tifoso del
celluloide parla molto l'inglese?
Napoli e del calcio, come mai hai posato il
«Ad un certo punto la carenza, in quell'epoca, di
tuo sguardo sul cricket?
scuole specializzate in Italia mi ha convinto ad
«Hai ragione, io tifo per il Napoli ed i cingalesi
andare a studiare a Londra. Conoscevo già la lingua
non amano il calcio ma sono appassionati del gioco
e grazie a questo particolare ho tentato di essere
del cricket. Qui da noi organizzano un vero e proprio
ammesso in una delle università inglesi. Ci sono
torneo nel bosco di Capodimonte. Il documentario
riuscito ed ho frequentato un corso che mi ha
racconta la storia di un ragazzo appassionato di
consentito di realizzare due cortometraggi ed un
cricket che fa le pulizie nelle case ma è un piccolo
documentario. A Londra, comunque, ho potuto
campione e nel film lo si vede vincere un torneo
cimentarmi sia nella regia che nel montaggio dei
nazionale riservato agli immigrati srilankesi. È
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pubblicato da Feltrinelli nella prestigiosa collana “Real Cinema”, che raccoglie opere di grandi maestri, ma passiamo al pezzo forte: “Il Teatro al Lavoro” del 2018. «394 sembra paradossalmente uno ste p successivo rispetto all'ultimo impegno ma “Il Teatro al Lavoro” che non è un making of o un backstage, prodotti peraltro nobilissimi, da cui è totalmente distante, è stato un lavoro che mi ha dato una particolare soddisfazione. Cerco sempre di raccontare il soggetto senza essere invasivo, senza interviste. Provo a diventare invisibile cercando di proporre allo spettatore la realtà, è chiaro che poi la mia presenza si senta nel montaggio. Per la una comunità molto bene insediata, mi appassionai
realizzazione de “Il Teatro al Lavoro” eravamo in
alla loro storia, ne studiai le origini cercando di
tre a riprendere continuamente. La nostra capacità
capire perché avevano scelto l'Italia per lavorare
di sparire mi fa pensare che dopo un certo numero di
lontano dal loro paese. Seppi quindi che c'entrava un
ore i soggetti ripresi si siano dimenticati della nostra
missionario napoletano che gli aveva parlato del
presenza e tutto è diventato abbastanza autentico, ha
nostro paese. Il documentario va a fondo su aspetti
prevalso la verità e si sono verificate cose che
religiosi, sociologici, antropologici partendo dallo
altrimenti non sarebbero accadute in un'altra
spunto offerto da questo torneo sportivo che si gioca
situazione».
in una giornata, la domenica, a Firenze con i
Il film approderà in Rai e forse sul canale
partecipanti che arrivano da tutta l'Italia».
tematico Sky Arte e chissà che Feltrinelli
Ci sarebbe da parlare di “394 – Trilogia nel
non decida di inserirlo nella sua importante
mondo” del 2011, un docu-film presentato
collana di Home Video. Ma adesso
con successo in giro per il mondo ed
Massimiliano Pacifico a cosa sta lavorando?
apprezzato al Torino Film Fest e poi
«Il progetto a cui sto lavorando è molto
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IN PRIMO PIANO impegnativo. Si tratta di un film di finzione diviso in due blocchi. È la storia di Gelsomina Verde che fu uccisa dalla Camorra, una vicenda nota, raccontata in modo superficiale ed anche semplicistica da alcuni media. Si tratta di una vicenda molto controversa che arriva ai nostri giorni. La polemica nasce dal fatto che la famiglia ha accettato da Cosimo Di Lauro, riconosciuto successivamente non colpevole, un risarcimento per la morte della ragazza. Sono entrato in rapporti con il fratello della vittima ed ho deciso di raccontare questa storia in maniera non cruenta soffermandomi sui personaggi, sugli aspetti sociologici della vicenda, sulla posizione dello stato. Il nostro lavoro non poteva competere con produzioni tipo Gomorra, Il Milionario ed allora abbiamo scelto di raccontare la vicenda principale su un p a l c o s c e n i c o. N e l l a seconda parte si parla invece delle vicende della famiglia nell'attualità a partire proprio dalla faccenda
del
risarcimento, che resta ancora aperta». Se non sbaglio, hai anche un altro impegno che stai seguendo … «È vero, mi sto occupando anche di vari casting. Si tratta di un lavoro parallelo che ho sempre dovuto fare per mantenermi, per vivere. A Napoli c'è stato un boom di produzioni ed io collaboro con parecchie case occupandomi della ricerca degli attori. In questo lavoro devo lasciar fuori la mia professione principale ma non posso negare che in alcuni casi viene fuori ed aiuta i candidati a fare un buon provino. Nonostante faccia molti documentari, amo lavorare con gli attori ed in questo momento sto seguendo due progetti in particolar modo che sono: Il Commissario Ricciardi di D'Alatri tratto dai libri di Maurizio De Giovanni e poi un film di un regista esordiente che si chiama Francesco Lettieri, che esordisce al cinema provenendo dal settore dei videoclip».
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LIQUORE APERITIVO - TONICO
Spiritelli 1965 srl s Via D. Beneventano, 32 - 80044 Ottaviano NA info@spiritelli1965.it
LAETTI M COPERTINA UNA SERA A CENA di Lorenzo Gaudiano
Taverna Raphael
necessari in questa professione e
Una storia fatta di passione, arte e amore con Giacomo Maione in cucina e sua moglie Giusi all'accoglienza
assaggio ha già messo in
U
Giacomo con questo primo evidenza tutte queste qualità. Quindi il nostro percorso gastronomico in questo locale bello e accogliente a
n panino al basilico
al tavolo lo chef Giacomo
Sant'Anastasia si interrompe un
di un verde intenso
Maione in compagnia di sua
attimo. La parola passa allo chef,
con burger di
m og l i e G i u s i . D u e vo l t i
disponibile a raccontare
salmone, friarielli e stracciata di
sorridenti che sprigionano una
dall'inizio fino ad oggi la propria
bufala. Così ha inizio la cena
grande determinazione oltre
storia, una storia fatta di
presso Taverna Raphael, con
che un'infinita passione per
sacrifici, di coraggio e
un'entrée originale, bella da
questo lavoro. Genio, arte,
soprattutto d'amore per il
guardare e particolarmente
ricerca continua e studio
proprio mestiere.
gustosa da mangiare. Un sorso
incessante di nuovi abbinamenti
«Mio padre si chiamava
di prosecco e subito si presenta
per le proprie ricette sono
Raffaele e per il locale non
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abbiamo esitato ad usare il suo nome. Ha sempre voluto che io intraprendessi questo mestiere, che ho cominciato sin da quando avevo 12 anni e che porto ancora avanti dopo 21 anni». Suo padre quindi ha voluto per lei questa strada. «Aveva una bottega ai Colli Aminei a Napoli. Il commercio però è sempre stato in continua evoluzione e per questa ragione decise di trasferirsi a Sant'Anastasia, dove iniziò a lavorare con i miei zii che avevano un'impresa edile. Mise gli occhi sin da subito su questo locale con l'idea un giorno di avviare un'attività». Da sempre, quindi, la passione per la cucina. «Una passione nata sin da quando ero bambino. In cucina insieme alle mie sorelle mi piaceva preparare la tavola, seguendo naturalmente i canoni della mise en place tipica delle ristorazioni». Poi sei cresciuto e hai girato un bel po'. «Tra l'Italia e l'estero ho accumulato tanta esperienza. Lavorare su alcune isole come l'Elba e Capraia mi ha insegnato tanto e trasmesso la passione per le ricette a Giacomo e sua moglie Giusi
base di pesce. Soprattutto Capraia, perché è un'isola incontaminata che
mi ha dato una conoscenza approfondita della materia prima e delle metodologie di preparazione più adeguate per esaltarne i sapori più variegati». Un attimo di pausa. Arriva un piatto con tre antipasti invitanti e dal profumo intenso: polpo alla brace condito con una crema di peperoni; tonno scottato alla brace con melanzane saltate insieme a capperi e pomodorini; polpetta di totano con pangrattato aromatizzato alla curcuma, crema di piselli e riduzione al parmigiano. Una fantasia ed un equilibrio di sapori eccezionali, abbinamenti di pesce con le verdure che creano un gusto intenso e non ordinario. La storia di chef Giacomo può riprendere. «Rientrai a Sant'Anastasia per avviare proprio in questo locale l'attività insieme a mio padre. Nel 2005 papà purtroppo venne a mancare e decisi quindi di mettere da parte questo progetto perché il solo ricordo
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METTI UNA SERA A CENA generava in me tanta sofferenza. Continuai a lavorare in zona per un ristorante di mare dove per circa 13 anni mi sono occupato della gestione del locale e della creazione dei menu. Nel frattempo ho conosciuto mia moglie che, appassionandosi nel corso degli anni al mio lavoro, mi propose di allestire un locale t u t t o n o s t r o. A l l o r a n o n avevamo una g rande forza economica, ci rimboccammo le maniche e partimmo da zero». Giusi, in quanto moglie e collega, com'è lavorare con tuo marito? «È molto bello e stimolante. Facevo tutt'altro nella vita prima di incontrarlo. Ero un'arredatrice e grazie alla sua bravura ai fornelli mi sono appassionata alla ristorazione. Nella vita sono sempre stata determinata, tant'è vero che a lavoro smettiamo di essere marito e moglie e diventiamo colleghi». A quel punto, Giacomo, l'idea di un locale tutto tuo viene nuovamente fuori. Inizia la storia di “Taverna Raphael”. «Era il 6 dicembre 2015 e finalmente il nostro progetto partì. Abbiamo vissuto otto mesi senza vedere una persona sedersi a tavola, anche perché ci troviamo alle pendici del Monte Somma, una zona non proprio di passaggio. Un giorno però, era un mercoledì e non posso dimenticarlo, alle tre del pomeriggio entrò nel nostro locale un giudice che desiderava mangiare qualcosa. Gli cucinai un piatto di spaghetti alle vongole ed una pezzogna all'acqua pazza, tutti prodotti offerti dal pescato giornaliero. Nemmeno il tempo di finire il primo piatto in tutta calma che il cliente mi venne a cercare in cucina per riferirmi che non aveva mai assaggiato un piatto così squisito. In quel periodo eravamo in due, io che operavo ai fornelli e mia moglie che serviva ai tavoli e puliva le stoviglie. Oggi abbiamo a disposizione otto operai».
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Dai risultati conseguiti in questi anni deduco che quel
sarà sicuramente.
cavolfiore e tartufi di mare».
«Qui vicino c'è un pezzo di
Un dessert, fatto rigorosamente
terra appartenente alla famiglia
in casa, e la cena è conclusa. I
«L'affluenza nel nostro locale
di mia madre che vogliamo
complimenti allo chef e alla
crebbe a vista d'occhio. Il mio
sfruttare per creare una sala
moglie sono d'obbligo per
problema allora non era vendere
eventi per 100 persone circa e
quanto finora sono riusciti a
un piatto ai clienti perché avevo
o s p i t a r e a n c h e b at t e s i m i ,
costruire e per la passione che è
imparato a riconoscere ed
comunioni ect».
venuta fuori attr aver so il
individuare una materia prima
L'assaggio del primo piatto,
racconto di questa storia e
di qualità, ma dover cucinare per
mezze candele con un sugo di
naturalmente attraverso queste
un numero di persone che
pomodori del piennolo, lupini e
eccellenti preparazioni.
rispetto all'inizio dell'attività si
San Pietro, davvero molto
Giacomo ai fornelli è un artista, i
era incrementato notevolmente.
buono, introduce ai primi più
suoi piatti sono opere d'arte e
Cominciava ad esserci fila per
frequentemente preparati da
dopo la prima visita la voglia di
venire a mangiare nel nostro
chef Maione.
ritornare a mangiare nel suo
giorno ci fu la svolta.
locale. Tornò nuovamente il
«Oltre a questo, linguine o
locale di certo non mancherà.
La proposta di Taverna Raphael per il mese di maggio Antipasto - Tartare di tonno e gamberoni al sale Primo piatto - Spaghetti alle vongole Secondo piatto - San Pietro o scorfano all'acqua pazza Pre-Dessert - Pallina di cioccolato a freddo con crema di ricotta Dessert - I dolci fatti in casa Aperto tutti i giorni a pranzo e cena, chiuso il lunedì e la domenica sera. Via Sodani 1/2 – Sant'Anastasia. Recapito telefonico: 3663575967 giudice che andava di fretta per
spaghetti allo scorfano, di cui
motivi lavor ativi. Lo feci
viene fritta la lisca per offrire al
accomodare in cucina perché
cliente una doppia preparazione,
voleva mangiare di nuovo i miei
con sugo di pomodori oppure
s p a g h e t t i a l l e vo n g o l e e
adagiato su una crema di piselli,
soprattutto perché per merito
anche se il pesce viene cotto a
suo il locale stava cominciando a
bassa temperatura in bianco. Poi
funzionare».
un altro primo che preferisco è
In crescita continua, qualche
abbinato all'astice blu e infine
progetto a lungo termine ci
una pasta mista con un sugo di
55
IL GUSTO
L'evoluzione della pasta di Giovanni Gaudiano
Il Pastificio Leonessa e la continua ricerca per esaltare il nostro piatto nazionale
C
possibile, hanno indotto una filiera di produttori di vari settori ad unirsi in un nuovo consorzio. Si chiama Me.No. e vuol dire
hi ha detto che il
fare a meno?
Metodo Nobile e la famiglia
mondo della pasta è
La ricerca, il prodotto di base, la
Leonessa, papà Antonio ed i
sempre uguale? Chi
resa qualitativa anche se a
suoi tre figli Diego, Luigi e
pensa che non si possano
discapito di quella quantitativa,
Oscar, titolare dell’omonimo
proporre evoluzioni e
la capacità di offrire al
pastificio e di alcune attività
miglioramenti ad un prodotto di
consumatore un prodotto che
collegate, non poteva proprio
cui i napoletani prima e gli
abbia un gusto migliore, ma
restarne fuori, vista la ricerca
italiani poi non possono proprio
soprattutto che sia il migliore
continua della qualità che è
57
IL GUSTO oramai un marchio consolidato della propria attività.
«Abbiamo aderito ad un consorzio nazionale. Si chiama Me.No. che è l'acronimo di Metodo Nobile – parla Oscar Leonessa – si chiama così perché il metodo nobile consiste nel ridurre le quantità per avere prodotti di qualità, un po' come avviene per il vino dove se si riducono i grappoli sulle piante di conseguenza è maggiore la concentrazione di valori. Per fare ancora un esempio, se la mucca l'allevi al pascolo e non le dai mangimi e fieno il suo latte sarà migliore e di conseguenza i suoi derivati. L'approccio ha funzionato bene nella filiera dei prodotti caseari e siamo convinti che andrà bene anche per il grano e quindi per la nostra pasta. Il programma è comunque quello di lavorare su varie filiere come quella delle carni, dell'olio ed anche tra le altre sugli allevamenti del porceddu sardo, terra da cui arriva il nostro presidente». Parliamo nello specifico della filiera della pasta … «Con il MEtodo NObile siamo partiti da due anni e quest'anno ci saranno i primi prodotti, siamo arrivati alla fase della validazione scientifica. Stiamo adoperando un preciso approccio scientifico che ci metta in condizione di capire le differenze ed in che misura rispetto al metodo convenzionale. È necessario valutare la qualità del grano prodotto con questo sistema per poi arrivare al sapore finale della pasta che ne deriverà . La molitura è iniziata il 29 e per i primi di maggio ci aspettiamo di produrre la prima pasta. Si tratta del grano che abbiamo prodotto l'anno scorso su terreni che non abbiamo né concimato né diserbato, rispettando l'equilibrio naturale proprio di quel territorio. La nostra azienda agricola, infatti, si trova a Vallesaccarda nell'alto avellinese. Su circa undici ettari coltivatiresa pari a
58
coltivati a grano secondo il disciplinare Me.No. abbiamo prodotto appena 150 quintali di grano duro, una resa parecchio inferiore rispetto alla media, ma dalla quale ci aspettiamo però di ricavare una concentrazione di sapori totalmente diversa». Leonessa quindi in continua evoluzione alla ricerca sempre della migliore qualità. «La ricerca dell'approfondimento del prodotto, della sua produzione e del risultato finale deve andare avanti. Ci confrontiamo continuamente perché è la nostra politica. Non abbiamo mai detto mangiate la nostra pasta perché è la migliore al mondo, diciamo a tutti assaggiate e diteci cosa ne pensate e come possiamo migliorarla». Parliamo dell'assetto del vostro gruppo. Leonessa da tempo non è solo pasta … «Sai che nasciamo nel 1974, a San Giorgio a Cremano - adesso è Luigi Leonessa che risponde facendo pasta fresca e secca in un solo negozio. Papà vide lontano perché oggi è scontato entrare in un negozio di pasta fresca e trovare piatti pronti ma in quell'epoca non era così. Anzi andava controcorrente, c'era il focolare domestico, la massaia che faceva tutto in casa. Ebbe il coraggio di sfidare questa tradizione ed il tempo gli ha dato ragione. Racconto sempre che la “colpa” è del nonno, che aveva una trattoria dove sono passati tutti gli otto figli che man mano che crescevano intraprendevano un'attività autonoma, lasciando il posto a quello successivo. Papà, quindi, nel '74 iniziò questa nuova avventura proponendo subito lasagne, cannelloni, fritture che erano quello che sapeva fare meglio. Nel tempo ha sviluppato sempre di più queste lavorazioni al punto che oggi nel nostro negozio un terzo del banco offre pasta fresca e due terzi prodotti pronti ad alto contenuto di servizio». Per completare questo primo approfondimento sul mondo della pasta, tanto amata per tradizione, chiedo - questa volta a Diego Leonessa - di dirmi se il gusto per il “primo piatto” mantiene le sue posizioni o con le nuove generazioni ha subito qualche flessione. «Gli italiani sono i maggiori consumatori di pasta al mondo con 26 kg annui pro capite ed al sud si registra una media di consumo decisamente più elevata rispetto al nord. Molto spesso mangiamo la pasta per abitudine, senza farci domande sul prodotto. Questo atteggiamento, però, sta cambiando. La massiccia presenza di programmi
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IL GUSTO dedicati alla gastronomia e di chef che presentano le loro ricette ha stimolato una maggiore attenzione verso ciò che si mangia. Chi produce un prodotto di qualità ne ricava qualche beneficio da questa evoluzione in atto dei consumatori. All'estero poi il discorso si fa ancora più interessante perché approcciano alla pasta da neofiti e vogliono capire come si sceglie e come si mangia. Capita che sul mercato straniero i distributori prima ed i consumatori poi siano molto attenti alle differenziazioni dei prodotti. Infatti molto spesso il confronto con loro diventa strumento per noi prezioso, in quanto ci permette di fare sempre meglio ciò che ci piace fare: La Pasta».
C
’'era, un po' in ombra, il focolaio; aveva arnesi, intorno, di rame. Su quello si chinava la madre col soffietto, e uscivano faville. C'era nel mezzo una tavola dove versava antica donna le provviste. Il mattarello vi allungava a tondo la pasta molle. C'era, dipinta di verde, una stia, e la gallina in libertà raspava. Due mastelli, là sopra, riflettevano, colmi, gli oggetti. C'era, mal visto nel luogo, un fanciullo. Le sue speranze assieme alle faville del focolaio si alzavano. Alcuna - guarda!- è rimasta. Umberto Saba - C’era
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BPMed – Banca Popolare del Mediterraneo S.c.p.a. Via Agostino Depretis N° 51 Napoli 80133 - Tel. 081 5521603 - Fax 081 5516704 - E-mail: bpmed@pec.it – info@bpmed.it Filiale Palma Campania (NA) Via Nuova Nola, 16A - Tel. 081 8241120
LA CITTÀ
Il fascino della Grotta di Seiano L'incanto e la pace della Villa del Pausilypon I l Pa r c o A r c h e o l o g i c o d e l Pausilypon dove l'eques Publio Vedio Pollione offriva agli ospiti “sollievo dal dolore” di Domenico Sepe Le foto della Grotta di Seiano sono di Claudio Morabito
S
eguendo la linea sinuosa della costa partenopea ci si può fermare presso una delle aree più suggestive del panorama cittadino e nazionale: Posillipo, una meta di non
comune fascino con le sue ville, antiche e moderne, le sue storie e la sua splendida vista. Qui si trova la Villa Imperiale, collocata nell'ambito del Parco Archeologico qui presente a cui
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si può accedere anche attraverso la Grotta di Seiano. La sua storia comincia intorno al I secolo a.C., l'eques e liberto Publio Vedio Pollione decise di costruire una residenza in questo luogo per poter trovare tranquillità nello splendido scorcio di costa della zona chiamata Pausilypon, cioè “sollievo dal dolore”, e con essa fece edificare anche un teatro da 2000 posti. Altre strutture della stessa residenza sono oggi sommerse e fanno parte del Parco Sommerso di Gaiola. Alla morte di Pollione la villa passò in proprietà ad Augusto per poi
LA CITTÀ …e giù nel profondo di o n d e fl u t t u a n t i i n labirinti di caverne coralline l'eco di un tempo remoto si propaga tremante attraverso la sabbia, e ogni cosa è verde e sommersa Si tr atta di uno stralcio tratto da Echoes dei Pink Floyd ed è la citazione che apre il sito del “Centro disciplinare della Gaiola onlus” essere utilizzata da vari imperatori fino ad Adriano. Proprio per dare accesso alla Villa Imperiale e ad altre ville della zona fu realizzata la Grotta di Seiano, partendo da un primo traforo in epoca augustea poi allargato, secondo una leggenda, dal prefetto dell'imperatore Tiberio, Seiano, nel I secolo d.C., prendendo da lui il nome e diventando il collegamento ai porti di Cuma e Puteoli per le residenze qui presenti. La Grotta si estende per quasi 800 metri con tre cunicoli sul lato sud che finiscono con aperture a strapiombo sulla baia, scavate per fornire luce ed aria all'intera
struttura. Essa cadde in disuso nei secoli, fu riscoperta casualmente nel 1841 durante i lavori per una strada e venne r i p o r t at a a l l a l u c e e r e s a percorribile per volontà di Ferdinando II di Borbone. Essa è stata anche un rifugio antiaereo
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durante la Seconda Guerra Mondiale e cadde nel degrado intorno agli anni Cinquanta fino al suo restauro ed all'inclusione nel Parco archeologico di Posillipo. Non solo in antichità furono edificate ville, infatti vi sono altri esempi sino ai giorni
nostri tanto che una delle residenze ufficiali del Presidente d e l l a Re p u bbl i ca è V i l l a Rosebery, collocata nella stessa zona, a testimonianza di come la bellezza ed il fascino di Posillipo siano paradigmatici in tutte le epoche.
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STORIE DAL PASSATO di Lorenzo Gaudiano
Publio Vedio Pollione Mecenate o aguzzino? Eques romano e partigiano fedele di Augusto, viene ricordato per le sue importanti opere pubbliche e per la sua estrema immoralità e crudeltà
“
Numquam vidi hominem
nequiorem”. Così Cicerone
definì dopo un incontro in L'Imperatore Augusto
Cilicia Publio Vedio Pollione, secondo lui un uomo di scarsa
partigiano di Augusto, rimase
fanno a tutti gli effetti un
moralità. Era il I secolo a.C., il
tra i consiglieri economici più
mecenate, un uomo che ha
periodo del principato augusteo.
importanti per il princeps. Nota
lasciato ad una città come Napoli
Discendente da una famiglia di
era la sua ostentazione del lusso,
una bellezza imperitura, un
liberti di Benevento, Pollione in
così come il suo raffinato gusto.
ricordo di un tempo lontano
età repubblicana riuscì ad
La villa con un panorama
dove la cultura aveva un valore
accumulare così tante ricchezze
mozzafiato ed incomparabile
oggi sulla via dell'oblio. Eppure
da raggiungere il rango
come quello di Posillipo e il
questo personaggio non era
equestre. Dopo la battaglia di
magnifico palazzo eretto
visto di buon occhio. Come
Azio fu proconsole della
sull'Esquilino a Roma ma fatto
racconta Tacito, ad Augusto fu
p r o v i n c i a d ' A s i a . Fe d e l e
radere al suolo dal princeps ne
spesso rinfacciata la sua amicizia
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con Pollione, anche dopo la sua morte. La sua immoralità, contestata probabilmente in virtù della riforma moralizzatrice del princeps, ci viene raccontata anche da Seneca nel terzo libro del De Ira, dove racconta che nella sua villa il mecenate avesse un allevamento di murene, a cui
La Villa del Pausilypon
dava in pasto chi contravvenisse al suo volere. In occasione di una cena con il princeps, uno dei suoi coppieri ruppe un calice murrino e Pollione ordinò che venisse dato in pasto ai pesci. Augusto si lasciò impietosire dalle suppliche del servitore e quindi ordinò di infrangere tutta la sua collezione di vetri preziosi per punire la sua estrema crudeltà. A quei tempi avere un allevamento ittico nelle proprie ville era abbastanza comune, per cui bisogna tenere in considerazione che si possa trattare soltanto di una leggenda. Si racconta, inoltre, che durante il viaggio in Cilicia il suo bagaglio finì in mani estr anee ed al suo inter no vi er ano cinque medaglioni raffiguranti alcune signore della migliore società romana, probabilmente donati come pegno d'amore. Quindi, mecenate o aguzzino? Difficile rispondere, sono due facce di una stessa medaglia.
Marco Tullio Cicerone
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La s iscia di CenzĂŹ
TRADIZIONI E LEGGENDE di Paola Parisi
L'amore non corrisposto tra Posillipo e Nisida Una storia avvincente e tragica di un giovanotto e di una fanciulla, diventati dopo la morte un promontorio bagnato dalle acque del Golfo di Napoli ed un isolotto dove ha sede l'Istituto Penale dei Minori
T
ra le tante leggende che
scalfiva e tutti i tentativi di vincere l'amore della
caratterizzano il già ricco sostrato
sua adorata risultavano vani. La sua vita era
culturale e tradizionale di Napoli,
turbata dal peso di quest'amore impossibile al
uno dei racconti più avvincenti, ma tragico allo
punto da commettere disperato, un gesto
stesso tempo, è quello di Posillipo e Nisida. C'è
inconsulto: si tolse la vita gettandosi in mare. Il
da stupirsi a scoprire che la leggenda narra di
destino aveva però in serbo un progetto diverso.
un bellissimo ragazzo chiamato Posillipo, umile,
Egli venne tramutato in un promontorio dove,
semplice nei modi, tutti amavano la sua
perennemente, le onde del mare avrebbero
compagnia per l'allegria contagiosa che egli
infranto ed esaurito la propria corsa. Anche
emanava. Era amato, soprattutto dalle fanciulle
Nisida ebbe un destino analogo: essa venne
del quartiere per le quali lui non aveva occhi se
trasformata nello scoglio posto di fronte al
non per una in particolare: Nisida, una
promontorio nel quale il giovane innamorato
bellissima fanciulla di campagna con un’anima
era stato tramutato. Ed è proprio a Nesis, la
che non rispettava i canoni della sua bellezza. Il
“piccola isola”, che ha sede l'Istituto Penale dei
suo cuore era di pietra, malvagia la sua indole.
Minori, che oggi accoglie ragazzi tutti soggetti
Essa era la classica ammaliatrice che incantava
a p r ov ve d i m e n t i d i n at u r a p e n a l e e d
le sue vittime facendole cadere nella rete di un
amministrativa. Le attività svolte dagli
amore non corrisposto solo per il gusto di
educatori sono finalizzate al reinserimento dei
causare loro sofferenza al fine di soddisfare il
ragazzi nella società civile, una volta concluso il
suo ego. Nonostante questo, Posillipo si
periodo di detenzione. Si tende, infatti, a far
innamorò perdutamente di lei: ella però rifiutò il
acquisire ai minori modelli comportamentali
suo amore. Passava il tempo ma il sentimento
non violenti mediante la canalizzazione
che il giovanotto provava era costante, nulla lo
dell'aggressività. I ragazzi vengono coinvolti in
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TRADIZIONI E LEGGENDE
varie attività di formazione professionale. Al momento sono attivi laboratori di vario genere tra ceramica, arte presepiale, animazione teatrale, florovivaistica, edilizia e sartoria. I successi ottenuti hanno indotto l'Istituto a dare impulso ad attività di tirocinio aziendale svolte sia all'interno della Struttura, sia all'esterno offrendo un concreto aiuto nel mondo del lavoro. Grande interesse e notorietà continua ad avere soprattutto “Il Laboratorio Teatrale”, voluto da Eduardo De Filippo e portato avanti dal figlio Luca. I ragazzi in questo modo hanno la possibilità di sperimentare una concreta libertà di espressione, di integrazione e di reinserimento sociale. L'attività teatrale infatti permette di sviluppare l'ascolto, la comunicazione e l'espressione, rende possibile ciò che normalmente non è possibile nella vita reale, sviluppa il controllo e la fiducia in se stessi ed il confronto con gli altri compagni. In questa maniera i ragazzi ritrovano la consapevolezza del proprio essere e l’interazione con il prossimo. L'arte diventa uno strumento di educazione che li aiuta a vivere con maggiore coscienza il presente.
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Filler labbra 3D Mastoplastica additiva Rio filler (naso ) Tecnica RAS per infoltimento capelli Blefaroplastica non chirurgica Ginecomastia Rinoplastica Blefaroplastica chirurgica Fusiomed per rimodellamento corpo
Studio Dott.ssa Gianmarì Di Nola Piazza Sannazaro Napoli Via Salvator Allende - Baronissi (SA) Via Zumbrini - Portici (NA) Info: +39 331 336338846
L'ASSOCIAZIONE di Marina Topa
“ C i t t a d i n a n z a At t i va Umanitaria”: l'impegno per una Napoli migliore
C
I T TA D I NA N Z A AT T I VA
umanitaria, intesa come effettiva
UMANITARIA promuove una serie
partecipazione dei cittadini all'organizzazione
di iniziative sociali e politiche per la
solidale della comunità, prendendo attivo
tutela dei diritti dei cittadini napoletani,
interesse al bene civico, culturale e morale della
auspicando la loro acquisizione di sempre
stessa comunità e favorendo la collaborazione
maggiori spazi e poteri nel governo della città.
dei cittadini e delle formazioni sociali, secondo
È quindi il desiderio di costruire una Napoli
la loro specificità, all'amministrazione
migliore, nella quale la collaborazione dei
paritetica della cosa pubblica, per la
cittadini con le istituzioni e le forze dell'ordine
valorizzazione della persona e dello sviluppo
s i a r e a l e, i l m ove n t e d i c o i nvo l g e n t i
solidale della comunità; promuovere la
manifestazioni tra cui il PREMIO VOMERO.
mobilitazione dei cittadini proprietari
Avvocato Vincenzo Vitiello, Presidente di
immobiliari e dei cittadini consumatori-utenti
Cittadinanza Attiva Umanitaria, ci descrive
per affermare i loro diritti ed interessi;
gli impegni della sua associazione?
promuovere azioni politiche e culturali inerenti
« C I T TA D I NA N Z A AT T I VA
i problemi della conservazione e dello sviluppo
UMANITARIA è composta da cittadini
della proprietà immobiliare, della gestione e
proprietari immobiliari e cittadini consumatori-
dell'uso del territorio e dell'ambiente, la difesa
utenti che s'impegnano per: promuovere in
del territorio e la tutela delle esigenze di
Campania la Legge Regionale della Regione
vivibilità dei centri urbani; porre i cittadini
Campania n.12 del 1 luglio 2011 per
proprietari immobiliari ed i cittadini
l'attuazione del principio di sussidiarietà che è
consumatori-utenti come interlocutori
prioritariamente diretta al miglioramento del
organizzati delle istituzioni, delle altre forze
livello dei servizi, al superamento delle
sociali, dei produttori ed erogatori di beni e
disuguaglianze economiche e sociali e alla
servizi; rivendicare una politica della casa e del
p r o m o z i o n e d e l l a c i t t a d i n a n z a at t i va
consumo che divenga parte integrante della
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politica economica regionale ed un'adeguata legislazione in materia di assistenza e tutela della casa e dei consumatori». Avvocato, lei è organizzatore del Premio Vomero – Cittadinanza Attiva Umanitaria. Ci racconta come è nata questa iniziativa? «Il Premio è nato perché CITTADINANZA ATTIVA UMANITARIA ha deciso di scendere in campo per far sentire più forte la voce dei
«Stiamo già organizzando la seconda
napoletani nel governo della città come stimolo
edizione del Premio Vomero. Premieremo le
e supporto alle istituzioni in un momento così
eccellenze della nostra città e lanceremo
delicato e drammatico per la nostra città.
iniziative per Napoli, Città della Legalità».
Giornali e Tv ci hanno aiutato in questa
Il Premio Vomero vuole diventare un
iniziativa, dando spazio alla società civile per un
importante evento per mettere in contatto
incontro e riflessione sulla qualità e vivibilità
cittadini, singoli o associati, famiglie,
u r b a n a . C I T TA D I NA N Z A AT T I VA
formazioni e istituzioni sociali, imprese,
UMANITARIA, a tal fine, per la sicurezza, la
operatori economici, enti civili e religiosi che
legalità e la qualità della vita dei cittadini di
s'impegnano nelle politiche di governo della
Napoli: controllerà e verificherà lo stato di
cosa pubblica, anche g r azie all'ampia
attuazione del programma del Sindaco e della
partecipazione di pubblico ed all'importante
sua Giunta Comunale ed esprimerà progetti e
seguito mediatico. Saranno coinvolti nella
proposte da sottoporre al Consiglio Comunale,
riflessione importanti personalità del mondo
al Sindaco ed alla Giunta Comunale».
economico ed accademico e autorevoli
Q ua l i sono gl i ob i e t t iv i fut ur i pi ù
rappresentanti delle Istituzioni».
immediati?
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Il Premio si articolerà nelle seguenti sezioni Sezione “Cittadini Attivi Umanitari” Ÿ Sezione “Operatori Economici Attivi Sezione “Famiglie Attive Umanitarie” Umanitari” Sezione “Associazioni Attive Umanitarie” Ÿ Sezione “Enti Civili Attivi Umanitari” Sezione “Istituzioni Attive Umanitarie” Ÿ Sezione “Enti Religiosi Attivi Umanitari” Sezione “Imprese Attive Umanitarie” Ÿ Sezione “Mass Media Attivi Umanitari”.
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L'EVENTO
“Napoli Città Libro” conquista il pubblico a Castel Sant'Elmo Successo di consenso e pubblico per il Salone del Libro che testimonia come, nonostante l'avvento della tecnologia, l'amore per la lettura e per la carta stampata sia ancora forte e trasversale nei lettori di tutte le età di Bruno Marchionibus
G
randissimo successo di pubblico e ottimi riscontri da parte degli addetti ai lavori per la seconda edizione di “Napoli Città Libro – Salone del Libro e dell'Editoria” del capoluogo campano tenutosi da giovedì 4 a domenica 7 aprile nella meravigliosa cornice di Castel Sant'Elmo, la fortezza che da San Martino veglia dall'alto su Partenope, regalando una vista mozzafiato su uno dei più bei panor ami d'Italia. Organizzato e promosso dall'Associazione Liber@rte, costituita dalle case editrici napoletane Rogiosi, Guida e Polidoro, con la collaborazione del Centro per il Libro e la Cultura, il Polo Museale della Campania ed il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la quattro giorni del Vomero ha dato spazio tanto a colossi dell'editoria nazionale, quali ad esempio Mondadori e Garzanti, quanto alle più piccole realtà locali. Sia gli uni che
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gli altri, ad ogni modo, hanno avuto la possibilità di offrire ai tantissimi visitatori, circa ottomila in più rispetto alla passata edizione, stand ricolmi di libri e testi per tutti i gusti e di tutti i generi, installati nei suggestivi corridoi nel ventre del castello angioino. Il tema centrale della r assegna, come un filo conduttore capace di unire i vari fo r m at e d eve n t i c h e h a n n o arricchito la manifestazione, è stato “Approdi. La cultura è un porto sicuro”; tematica, questa, strettamente collegata all'attualità, che ricorda come la cultura sia strumento fondamentale per la comprensione del mondo che ci circonda, possibile, in una società in cui il confine tra opinione e verità è
sempre più labile, solamente tramite un'approfondita conoscenza dei fatti. Il porto rappresenta tanto gli arrivi quanto le partenze, metafora perfetta di un'epoca storica in cui le radici devono essere forti tanto quanto la voglia di aprirsi verso l ' o r i z z o n t e. E d i l ve n t o, e l e m e n t o fondamentale nella vita di qualsiasi marinaio che si appresta a lasciare o a tornare nel suo porto sicuro, è stato preso come spunto per dare il nome alle sale (dall'Auditorium principale ribattezzato simbolicamente “Rosa dei Venti”, alle Ponente, Levante e Libeccio) nelle quali numerosi scrittori, artisti ed intellettuali sono intervenuti per presentare le proprie opere e confrontarsi con un interessato pubblico, formato tanto da napoletani quanto da turisti, favoriti anche dalla vicinanza della sede prescelta alle funicolari ed alla Linea 1 della Metro, con un servizio navette che ha collegato Castel Sant'Elmo a Piazza Vanvitelli. Significativa del valore di un'iniziativa di tale portata, capace, come ricordato dal Ministro della Cultura Bonisoli, di promuovere l'importanza della lettura in una delle città che è stata e deve ancora essere tra le capitali culturali del
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Paese, è stata inoltre la presenza nella location di San Martino di tante scolaresche composte da giovani e giovanissimi. L'elevata partecipazione di ragazzi ad un evento di questo tipo, infatti, testimonia senza dubbio come, nonostante la tecnologia abbia ormai preso in larga parte il sopravvento nella quotidianità, l'amore per la lettura e la valenza di cose che solo all'apparenza possono sembrare desuete, come il piacere di sfogliare un libro e di avvertire all'olfatto il profumo della carta stampata, siano tutt'altro che superate, ed anzi stiano vivendo una fase di rinascita. Molteplici, come detto, i personaggi del mondo della
L'EVENTO cultura, del giornalismo e dello spettacolo intervenuti nel corso di dibattiti e presentazioni nei quattro giorni del Salone, a partire da giovedì 4, quando Gigi e Ross, insieme all'autore Oreste Ciccariello, hanno discorso de “La maledizione dell'acciaio”, romanzo a metà tra il fumetto Marvel ed il thriller che fa luce sulle vicende relative all'Italsider, fino a domenica 7, quando la rassegna è stata chiusa magnificamente dalla presenza in Auditorium di Vincenzo Salemme, per una volta nei panni inediti di scrittore, e dal suo “La bomba di Maradona”, un sorprendente noir che testimonia come gli artisti a tutto tondo siano capaci di passare da una veste all'altra ottenendo i medesimi risultati.
Il governatore Vincenzo De Luca ed il sindaco Luigi De Magistris parlano di ‘‘Napoli - Città - Libro’’ De Luca: ‘‘È un’iniziativa contro la sottocultura, contro i difetti atavici del Sud, contro una società civile che troppo spesso diventa società servile, contro una borghesia che non riesce a trovare il coraggio dello spirito critico che vive a volte di dibattiti giornalistici fondati sul nulla senza mai un riferimento a problemi concreti. La cultura del libro dovrebbe aiutare la società civile a crescere, a vivere sempre meno di apparenze. Diceva De Sanctis riprendendo Vincenzo Cuoco che c’è una parte della borghesia meridionale abituata a vivere in maschera che concepisce la vita come apparenza, come immagine, come disimpegno’’ De Magistris: ‘‘Napoli non è Gomorra. Questa è una città di cultura e grazie alla cultura sta avvenendo il riscatto dei napoletani, soprattutto dei giovani. Napoli è la città che è cresciuta maggiormente negli ultimi anni per cultura e turismo. Questa manifestazione è un grande successo’’
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LA SOCIETÀ
La lettura come possibilità di trasformazione
di Ciro Chiaro
Q
ualche anno fa si è temuto per la sopravvivenza del libro come strumento
di diffusione culturale causa l'affermarsi di nuove tecnologie
comunicative. Quell'oggetto fatto di fogli stampati raccolti in una
copertina rigida che per secoli aveva r accontato il mondo a migliaia di generazioni, stava per esalare il suo ultimo respiro, non solo per effetto di internet ma anche per l'uscita sul mercato di suoi diretti sostituti tecnologici come tablet, ebook e smartphone. A parte l'ingombro o il peso del libro, sembrava che la vera difficoltà ad un approccio alla lettura fossero i tempi lunghi
Massimo Recalcati
che questo esercizio comportava. Un po' come è successo per i quotidiani e la loro versione online. Sfogliare un giornale richiede comunque un certo tempo mentre con la visualizzazione del sito si ha l'immediata percezione delle cose, più importanti o più interessanti a seconda della persona, che sono accadute e quindi ci si informa solo di quelle. Nella nostra città molte librerie hanno chiuso, una su tutte
Umberto Eco
“Guida” a Port'Alba, storico negozio e centro culturale, fiore all'occhiello di una parte di Napoli che viveva di libri. Da qualche tempo però si sta assistendo ad una ripresa, probabilmente aveva ragione Umberto Eco quando profetizzava che il libro non può scomparire perché è come il coltello e la forchetta. Le librerie nella nostra città ci sono ancora, sono vive ed attive, ed oltre alla mera attività di vendita organizzano eventi anche di notevole
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rilevanza culturale. Di libri si è occupato anche lo psicanalista Massimo Recalcati con un suo recente testo (A libro aperto, Feltrinelli, 2018) dedicato all'argomento, la cui uscita è stata accompagnata da uno speciale televisivo andato in onda su Sky Arte. L'idea era quella di tracciare un
Port'Alba
percorso esistenziale, indicando come tappe la lettura di determinati libri, particolarmente importanti per lui e che hanno contribuito alla sua crescita o a cambiargli la visione del mondo. In effetti ognuno di noi potrebbe fare questo esercizio, considerare cioè la lettura di determinati testi come svolte della vita. E sicuramente ci sarebbero tanti percorsi, ognuno diverso dall'altro. L'approccio con un testo è caratterizzato da una profonda singolarità. Per me lo è stato nella mia gioventù la lettura di “Cultura e rivoluzione industriale” di Raymond Williams oppure di autori come Kerouac o Ginsberg, massimi esponenti di quella corrente letteraria americana nota come Beat Generation. Ho ancora la prima edizione italiana di “Sulla strada” con la traduzione della grande Fernanda Pivano. Ma perché determinati libri ci cambiano? Secondo Recalcati, perché in determinati casi è il libro che legge il lettore. È il libro che si accorge di determinate esigenze che albergano nella nostra coscienza e che devono trovare il modo di uscire alla luce del sole. Quindi non è l'importanza dell'autore o la profondità dell'argomento trattato ma l'incontro tra un'esigenza interiore e lo strumento della sua affermazione. Quello che conta, quello che resta è l'importanza dell'incontro. Proprio come succede con la persona che diventerà l'amore della nostra vita. Quando si presenta l'occasione di un simile incontro, abbiamo la sensazione di un vincolo che invita a continuare la lettura o addirittura a rileggere anche più volte le stesse pagine. In definitiva l'approfondimento di determinati testi diventa un approfondimento del rapporto con noi stessi al fine di “far salire il fondo in superficie”. La lettura diventa una possibilità di trasformazione e di “potenziamento” della propria vita. Penso quindi ai bambini e ai ragazzi, sempre più disabituati al libro e ai suoi significati, che stanno perdendo un'opportunità di crescita. Sarebbe il caso che i genitori intervenissero per invogliarli alla lettura, magari impegnandosi loro stessi in questa attività visto che si impara più dall'esempio che dalle raccomandazioni.
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SCAFFALE PARTENOPEO di Marco Boscia
“La fortuna di Caravaggio nell'Ottocento napoletano”
Alessandra Trifari racconta con il suo libro edito da Rogiosi il successo di Caravaggio attraverso continui confronti fra quattro artisti della Napoli dell'800 dopo la sua morte, che ne hanno carpito gli insegnamenti perché conquistati dalle sue opere.
Parlare con Alessandra è un piacere: appare evidente come una ragazza così giovane, nata con la passione per il disegno, hobby che ha trasformato in lavoro creando anche la pagina ufficiale (Alessandra Trifari Visual Artist), culli il sogno di diventare scrittrice.
“È strano associare un pittore ad uno scultore, ma sia in Caravaggio che in Gemito ho notato un approccio all'arte diretto e senza mediazioni”
“Non avevo mai visto prima d'ora una casa editrice fare quello che ha fatto la Rogiosi dando un'opportunità unica a giovani come me”
Alessandr a spie ga come fino al 1900 Caravaggio sia stato reputato solo “il pittore assassino” ma nel contempo analizza, nonostante non venisse IL MANTRA DI ALESSANDRA: considerato un grande artista, come questa sua “Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza, in profondità, presenza evanescente abbia succhiando tutto il midollo della vita, p o i l a s c i at o i l s e g n o. e dei due sentieri scelsi il meno battuto, per non scoprire in punto di Ripercorre quindi la vita del Merisi, dalla caduta morte che non ero vissuto” nell'oblio fino al successo, e lo associa in particolar (Celebre citazione poetica del film Dead Poets Society – L'attimo m o d o a l l o s c u l t o r e Vincenzo Gemito per il fuggente di Peter Wier) medesimo modo di approcciarsi all'arte.
Già in passato è stata impegnata nella pubblicazione di un romanzo ed ora tesse le lodi della Rogiosi, casa editoriale che le ha permesso di trasformare in libro la sua tesi di laurea. Diplomatasi al liceo artistico e laureatasi in Storia dell'arte moderna presso la facoltà di Archeologia e Storia dell'arte della Federico II, la disegnatrice Alessandra Trifari è stata difatti selezionata dal coordinatore del progetto “Il Merito di Napoli”, Gianpasquale Greco, per la pubblicazione del suo lavoro su Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. Nel libro, presentato a gennaio al caffè Gambrinus, si nota come l'autrice si sia lasciata incuriosire dall'eredità che il pittore ha lasciato e ripercorre la sua vita attraverso quattro artisti napoletani (Cammarano, Mancini, Gemito e d'Orsi) vissuti due secoli
“Napoli ha una marcia in più rispetto alle altre città, si pone in maniera diversa all'innovazione”
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La riscoperta del pittore e la successiva fama passano quindi attraverso la città di Napoli che la Trifari, un po' per sano patriottismo ed un po'
perché molto più a p e r t a all'innovazione, ritiene un passo in avanti a livello creativo rispetto ad altre città, m o t i vo p e r i l quale, a suo p a r e r e , Caravaggio è stato apprezzato molto di più nella sua parentesi napoletana che in quella Milanese. La vita di Caravaggio è stata quindi un alternarsi fra genio e follia e come la sua arte, riscoperta ed oggi apprezzata in tutto il mondo, immortale. La mostra su Caravaggio che si terrà proprio a Napoli al Museo di Capodimonte dal 12 aprile al 14 luglio appare quindi un'occasione propizia per la Trifari per ampliare ancora di più le proprie conoscenze e per trarre spunto per i suoi futuri lavori. Si ispira a qualche artista nella realizzazione dei suoi disegni? «Nonostante in passato abbia tentato di ispirarmi a qualcuno per sperimentare, i miei disegni hanno un'impronta assolutamente personale. Il mio obiettivo è quello di tentare sempre di coniugare l'arte pratica a quella teorica». Quali sono i progetti per il futuro? «Essere già stata impegnata in passato nella pubblicazione di un romanzo è stato un primo esperimento che mi ha fatto capire di avere una
propensione per la scrittura. Ora effettivamente stanno nascendo nuove idee anche per il futuro e certamente riguarderanno sempre l'arte e la storia dell'arte».
Parola ad Alessandra Trifari “Sono venuta a conoscenza del progetto Il Merito di Napoli tramite amici e colleghi universitari “Mi sono interessata a Caravaggio dopo il corso di Storia dell'arte del professor Tommaso Montanari “Fino al 1900 Caravaggio è stato etichettato come il pittore assassino, il pittore maledetto e non è stato dato il giusto merito alla sua arte “Tutto ciò che riguarda Caravaggio mi affascinerà sempre, ma sono interessata anche a nuovi progetti “Nei miei disegni cerco di coniugare sempre arte pratica ed arte teorica e coltivo sempre il sogno della scrittura 82