Lorenzo Tognarini
Doi De Luise
Riva
IdentitĂ di un Mito
Corso di Storia e Critica del Design A.A 2017 / 2018 Prof.ssa Francesca Picchi
Indice
Premessa 1. Introduzione storica
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2. Riva Aquarama
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3. Aquariva ‘33
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4. Il manifesto Riva
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Bibliografia e sitografia
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Premessa
Con la possibilità di produrre un elaborato, anche se discostandosi dalle tematiche di corso, appariva utile approfondire un settore meno noto, dove la componente di design è comunque strettamente relazionata alle esigenze del mercato, delle utenze e dei processi produttivi. Avendo esperienze ed interesse nell’ambito del navale, prendere in considerazione il panorama della nautica da diporto, risultava quasi inevitabile. Soffermandosi quindi sul settore più elitario di questa, il Gruppo Riva è risultato essere quello che meglio incarna l’essenza dello stile, del lusso e della qualità, qui tanto ricercati. La seguente tesi volgerà quindi la sua attenzione su come il brand abbia, nonostante il passare del tempo, mantenuto il suo status di eccellenza e di come, sapientemente, sia riuscito a mantenere immutate le proprie filosofie. Essendo inoltre entrati direttamente in contatto con l’azienda, ed avendo avuto l’opportunità di visitarne il sito produttivo di Sarnico, è nostro grande piacere ringraziare lo staff per il tempo e la cortesia dimostrateci. Più in particolare, vorremmo infine esprimere la nostra riconoscenza al Sig. Livio Ghezza, Ingegnere del reparto tecnico Riva, per le indicazioni, i suggerimenti e la disponibilità con cui ha condiviso la proprie esperienze e competenze.
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Riva - Identità del Mito
1. Introduzione storica
Nel 1842 Pietro Riva fonda l’omonima azienda a Sarnico, sulla sponda occidentale del Lago d’Iseo strutturandola come semplice arsenale dedito alla riparazione e alla costruzione di imbarcazioni da lavoro. Successivamente il figlio Ernesto rivoluzionerà le sorti del cantiere mutandone l’impostazione. Egli intuisce infatti che saranno le imbarcazioni a motore il futuro della nautica da diporto, così facendo indirizzerà il cantiere verso la costruzione di scafi di dimensioni sempre maggiori. Con il termine della Grande Guerra Riva verte verso la costruzione di monoscafi da competizione, producendo un gran numero di natanti in legno in grado di aggiudicarsi innumerevoli trofei e facendosi riconoscere in svariate e prestigiose competizioni, creando un primo interesse attorno al nome Riva. Negli anni quaranta sarà però il giovane figlio di quest’ultimo, Carlo Riva, che, affiancando il padre, fornisce l’indirizzo aziendale destinato all’odierno successo. Scostandosi infatti dalla filosofia paterna, Carlo Riva riprogetta l’intera produzione, rendendola seriale e altamente qualificata. Reinventando, rinnovando e ingrandendo le strutture è convinto di poter far del nome Riva sinonimo di Yacht di lusso. Con la fine del secondo Conflitto Mondiale ed il conseguente aprirsi dei mercati d’Oltreoceano, Carlo Riva acquista motori Chris-Craft1 convertiti all’uso navale, potendo finalmente produrre eleganti motoscafi in legno con prestazioni senza eguali. Da questo momento in poi le imbarcazioni Riva saranno senza con1 Motori dell’azienda statunitense Chris-Craft, più performanti rispetto alla concorrenza del mercato europeo, già da tempo impegnata nella produzione di barche in legno e di motori diesel destinati all’uso nautico. 8
1. Introduzione storica
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Riva - Identità del Mito
correnti; una serie di motoscafi in legno eleganti e raffinati, dallo stile inconfondibile, vere e proprie opere d’arte in cui viene coniugata l’eccellenza costruttiva con la cura maniacale del dettaglio. Le gioie e le fortune del cantiere vedranno però un periodo di calo con l’avvento dei moti del ‘68. Nel settembre del 1969 infatti Carlo Riva decide di vendere i cantieri alla statunitense Whittaker2 onde evitare le problematiche relative ai sempre più frequenti scioperi del personale, mantenendo però le cariche di presidente e direttore generale. Il Marchio, dopo questa prima cessione, è segnato da una serie di cambi di proprietà fino a che, nel 2000, non entra a far parte del Gruppo Ferretti3. Inizia qui la rinascita di Riva. Con l’apporto di Officina Italiana Design4, il Gruppo Ferretti indirizza filosofie e tradizioni Riva declinandole con tecnologie, metodi e linee più contemporanee. Nascono così i nuovi Riva, stilisticamente eredi dei modelli più iconici del mito.
2 Compagnia americana, proprietaria del gruppo Bertram di cui Riva produceva due modelli di motoscafi. 3 S.p.a. industriale italiana attiva nel settore della cantieristica navale e proprietaria di 7 marchi attivi nella progettazione, produzione e successiva commercializzazione di imbarcazioni. 4 Fondato nel 1994 lo studio è legato tradizionalmente al marchio Riva, con i quali collabora da oltre vent’anni. Tutta l’odierna produzione Riva è frutto di questo sia per quanto riguarda le linee esterne sia per il design degli interni. 10
1. Introduzione storica
1842. Pietro Riva fonda l’omonimo cantiere. 1880. Ernesto Riva introduce il motore a scoppio. 1918. Serafino Riva inizia la produzione di motoscafi da competizione. 1922. Il 24 febbraio nasce Carlo Riva 1946. Carlo Riva imposta l’odierna linea produttiva. 1950. Riva Tritone entra in produzione. 1962. Riva Aquarama entra in produzione. 1963. Super Aquarama entra in produzione. 1969. Carlo Riva vende l’Azienda alla statunitense Whittaker, proprietaria del marchio Bertram. 1971. Aquarama e Super Aquarama escono di produzione. 1972. Aquarama Special entra in produzione. 1996. Aquarama Special esce di produzione. 1990. Acquisto della società Riva da parte di Rolls-Royce 2000. Acquisizione del cantiere da Parte del Gruppo Ferretti. 2001. Aquariva entra in produzione. 2017. In aprile muore Carlo Riva all’età di 95. 11
Riva - IdentitĂ del Mito
In alto, Riva Aquarama in navigazione: ben visibile in questa fotografia il caratteristico deviare delle onde nello spaccarsi contro lo scafo. In basso, Carlo Riva affiancato da modello e disegni tecnici dell’Aquarama. 12
2. Riva Aquarama
Per una maggior comprensione di quanto il percorso aziendale si sia evoluto, ed al tempo stesso mantenuto nel tempo, verranno ora presi in paragone due dei modelli più iconici del Cantiere, Aquarama ed Aquariva. Analizzandone concezioni, tecniche e metodologie, sarà quindi possibile identificare lo sviluppo aziendale, le relative iterazioni e differenze progettuali, sottolineando come la filosofia Riva si sia mantenuta invariata nonostante i molteplici mutamenti del mercato. Presa in esame l’intera produzione del cantiere - icona di eleganza e artigianato nel settore per la maestria nell’uso e nell’esaltazione dei materiali - è nell’Aquarama che possiamo identificare il primo manifesto dell’intera filosofia Riva. Definito come il purosangue dell’acqua, questo modello è un’assoluta leggenda nautica. Presentato nel 1962 al Terzo Salone della Nautica di Milano catalizzò immediatamente l’attenzione del pubblico e divenne oggetto di desiderio per gli amanti del settore, ma anche di chiunque volesse sentirsi parte di una élite. Dopo questo primo modello, evoluto sulla base del Tritone1, venne immessa sul mercato una nuova versione nel 1963, il Super Aquarama, ed infine l’Aquarama Special del 1972. Uniche differenze tra i modelli la potenza dei motori e quindi i volumi poppieri, ora leggermente maggiori per ospitarne le cresciute dimensioni. 1 Fu il primo yacht bimotore di successo del cantiere, noto per le sue meravigliose prestazioni e per avere le murate e la coperta splendidamente raccordate allo specchio di poppa attraverso un unico volume scultoreo. Entra in produzione nel 1950. 13
Riva - Identità del Mito
Lunghi poco più di 8 metri, gli scafi erano realizzati in legno multistrato tramite processi derivati dal settore aeronautico, i telai vantavano una caratteristica struttura in mogano massiccio, originario del Gabon o della Costa d’Avorio, mentre le finiture erano realizzate con un più liscio e setoso mogano dell’Honduras. Costruito attraverso un’attività estremamente complessa, sia nell’operato che nella gestione, lo scafo era un one-off2 replicato in serie. Lo scheletro presentava una struttura tipica trasversale derivata dal classico alternarsi delle componenti strutturali: costola ordinaria, madieri ordinari; costola ordinaria, baglio ordinario; anguille, paramezzali. In questa struttura i paramezzali sostengono gli ordinari e scaricano le forze sulle paratie. L’Aquarama presentava uno slancio di prua più ampio ed una caduta poppiera3 più morbida rispetto al precedente modello Tritone. Ciò permetteva un’accentuazione maggiore dell’angolo inferiore dell’opera viva4, laddove questa si congiunge con lo specchio di poppa.5 Queste particolari variazioni conferiscono allo scafo una forma planante, in grado di aumentare le velocità durante la navigazione; in particolare poi, tramite il nuovo taglio di prua, l’Aquarama spacca le onde deviandone gli schizzi ai lati anziché verso la tuga6, migliorandone così il comfort e soprattutto 2 Realizzato con tecnica strip planking del fasciame che si basa su materiali uniti a compositi. Attuata tramite messa in posa in opera, nella direzione poppa-prua, di listelli lignei su di una femmina realizzata tramite ordinate a perdere. Permette di ottenere una struttura monolitica particolarmente robusta che sfrutta le proprietà meccaniche delle due componenti. 3 Estremità dello scafo opposta alla prua comprendente l’intersezione tra specchio di poppa, murate e carena. 4 Parte dello scafo situata al di sotto della linea di galleggiamento dello stesso. 5 Parte terminale ed estrema della poppa che termina con una superficie trasversale rispetto all’asse longitudinale dello scafo collegando le due fiancate di dritta e di sinistra. 6 È la parte rialzata rispetto al piano di coperta mirata ad aumentare l’altezza in cabina. 14
2. Riva Aquarama
Aquarama Special - 1973 Copyright © 2008 - 2018 Boat International Media Ltd 15
Riva - Identità del Mito
creando un effetto visivo ancora più affascinante che diverrà emblema della combinazione tra funzionalità ed estetica. Inoltre, dove nel Tritone erano posti i portelli del vano motore, viene qui inserito un prendisole aperto, raccordato alla scaletta da bagno da un camminamento incassato tra il fasciame7 della coperta. La timoneria si compone di due poltrone singole, con inserti e cruscotto in mogano ed un design delle strumentazioni ispirato alle avveniristiche auto sportive del tempo.
L’eleganza dell’Aquarama è intrinseca nel materiale e nelle linee stilistiche, ed il suo vero successo è dovuto alla sapienza degli artigiani che durante la produzione dedicavano una precisa e maniacale attenzione al dettaglio, creando un prodotto apparentemente perfetto, elegante, nobile e destinato ad andare oltre le mode, al gusto e al tempo.
7 Nella costruzione navale, il fasciame corrisponde al complesso degli elementi che rivestono l’ossatura dello scafo. 16
3. Aquariva ‘33
La maniacale attenzione ai dettagli e la valorizzazione del lavoro artigiano, tipica della filosofia Riva, continuano a guidare l’azienda che, nel 2001, presenta l’Aquariva: evoluzione contemporanea dell’Aquarama. In virtù delle mutate esigenze di mercato, dello sviluppo di moderni materiali sintetici e dell’inesorabile scomparsa dei Maestri d’ascia, lo scafo dell’Aquariva è costruito in composito con fibra di vetro, mentre il ponte, coerentemente con la tradizione Riva, è ancora realizzato in mogano. Nonostante questa differenziazione tra i materiali adoperati, tra l’Aquarama e l’Aquariva, i cicli di finitura esterna sono rimasti invariati. Vengono effettuate infatti lo stesso numero di mani di verniciatura, la stessa cura e la stessa attenzione al dettaglio. Nell’Aquariva le murate dello scafo sono trattate con un alternarsi di vernici metallizzate, colorate e trasparenti, che lo rendono riflettente. Questo processo di verniciatura definita “a specchio” compete con la qualità estetica dello scafo in legno del precedente Aquarama. Dato l’uso della vetroresina e la necessità di una produzione seriale, per la costruzione degli scafi Aquariva sono impiegate tecnologie e processi all’avanguardia. Per la carena infatti è necessaria la costruzione di un unico stampo1, matrice di tutti gli scafi corrispondenti al modello. Per produrre questo stampo, viene innanzitutto creato un modello dello scafo in scala 1:1. Una grande fresa a 5 assi lavora un blocco di polistirolo su cui successivamente verrà deposta una finitura a base poliuretanica, ulteriormente fresata con precisione. Nella fase successiva, data una 1 Gli stampi degli scafi Aquariva vengono realizzati nel cantiere modelli e stampi Ferretti di Forlì. 17
Riva - Identità del Mito
molteplice stratificazione di vetroresina (circa 300g al metro quadro per strato), verrà costruito il vero e proprio stampo. Il primo strato consiste in una mano di Gelcoat2, corrispondente alla parte più esterna dell’elemento finito. Questo, destinato a molti anni di utilizzo, verrà ingabbiato in un telaio metallico in modo tale da aumentarne la resistenza e la stabilità. Come per la sua matrice, nella produzione dello scafo, il primo strato corrispondente alla superficie esterna, è in Gelcoat. Ne viene quindi stesa una mano alta meno di un millimetro su tutta l’imbarcazione per un totale di soli 30 kg (circa 800g per ogni metro quadrato di superficie). Questa stratificazione manuale della vetroresina necessita almeno di tre giorni lavorativi, mentre la finale laminazione e rifinitura circa due giorni. A questo punto è possibile l’estrazione dello scafo, sul quale verranno manualmente assemblate tutte le componenti costituenti lo yacht. A causa delle mutate regolamentazioni e dei nuovi standard di mercato, gli yacht odierni sono obbligati a dotarsi di molti più equipaggiamenti rispetto agli anni ‘60. Ottenendo così una costituzione più massiccia - a livello di impiantistica, elettronica, comfort e dotazioni di bordo - Aquariva è gravato da un notevole aumento dei volumi. Questo, sommato al peso della vetroresina che nel complesso risulta più pesante rispetto al legno, genera uno svantaggio per quelli che sono gli aspetti velocistici che, ad ogni modo, non rappresentano oggigiorno il fine ultimo dell’acquisto. Nonostante sia offerto con motorizzazione Diesel, l’Aquariva rimane significativamente meno performante del suo predecessore ma comunque in grado di sviluppare 315 hp, garantendo una velocità massima a mezzo carico di 42 nodi e una velocità di crociera di circa 36, comunque notevoli in uno yacht dai tali volumi.
2 Sostanza a base di resina poliestere o epossidica che fornisce la finitura esterna ai prodotti realizzati con materiali compositi. 18
3. Aquariva ‘33
Aquariva ‘33 in navigazione. Copyright © 2018 Ferretti S.p.A 19
Riva - Identità del Mito
Lungo 10,07 metri e largo 2,8 metri, presenta il vano motori nella parte poppiera che risulta nascosto dal classico prendisole rivestito in pelle. Il profilo della barca è molto slanciato e segue una linea continua, proprio come l’Aquarama. A tal proposito, la piattaforma di poppa viene dissimulata dal profilo laterale delle fiancate che di fatto la nascondono e proteggono. A prua, il basso parabrezza di protezione per il pilota, forma un angolo ottuso con il ponte garantendo allo scafo aerodinamicità e, al tempo stesso, aggressività. Nella sottocoperta3 è locata una cabina matrimoniale dotata di toilette a scomparsa. Nel pozzetto, oltre alla timoneria, è presente un grande divano a forma di U, con al centro un tavolo attorno al quale possono trovare posto fino a otto persone. Nonostante le numerose variazioni, necessarie nel panorama contemporaneo, persiste comunque un forte richiamo al passato. La coperta infatti, sia nell’Aquarama come nell’Aquariva, è rivestita in mogano, un utilizzo puramente estetico in quest’ultimo, sottolineante una continuità stilistica tra i due. Se prima quindi l’attenzione del Maestro d’ascia era data alla lavorazione, alla qualità e alla provenienza del legname, ora questa si impone sulla finitura, sulla metodologia e sull’applicazione di questi nuovi materiali. Riva riesce così a combinare una moderna produzione in serie con l’artigianalità, prerogativa da sempre, del cantiere di Sarnico.
3 Insieme delle parti interne di una imbarcazione situate sotto il ponte. 20
4. Il manifesto Riva
La forza di Riva sta nell’aver saputo imprimere al prodotto stesso una sua identità precisa, distintiva del cantiere sin dalla sua nascita, applicata periodicamente sulla base delle necessità di mercato. Alla base dell’azienda vi è sempre stata una solida impostazione cantieristica, strutturata in modo da non lasciar nulla al caso. Riva dispose che la costruzione fosse seriale, non per abbattere i costi ma per poter controllare costantemente la qualità delle componenti, progettate per essere intercambiabili anche in sede finale di revisione o restauro. Ogni particolare era studiato e curato nel minimo dettaglio con attenzione maniacale. L’eccellenza tecnica, sviluppata nei decenni, la maestria degli artigiani ed il sapiente uso dei materiali conferivano ad ogni imbarcazione una qualità senza eguali che arricchita da un design pulito ed elegante, difficilmente deludeva gusti e aspettative del pubblico internazionale. Oggigiorno, con l’acquisizione del Gruppo Riva da parte di Ferretti Group, quest’impostazione non è andata perduta. Per quanto sia possibile infatti, contestualizzando con l’odierno, il cantiere ha recuperato e prosegue il suo lavoro mantenendo questa filosofia e applicando gli stessi principi che la contraddistinguevano. Considerate quindi le richieste dell’attuale committenza, la produzione del cantiere è variata nelle dimensioni mentre la crescente modernizzazione dei materiali, affiancata dalla progressiva perdita dei maestri d’ascia, ha conseguentemente comportato un cambiamento tecnologico della linea e delle dinamiche produttive. Per poter rispondere e conformarsi a quelle che sono le necessità e le leggi del mercato, la serie prodotta odiernamente è indubbiamente diversa da quella storica proprio perché le esigenze 21
Riva - IdentitĂ del Mito
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4. Il manifesto Riva
dell’utenza stessa si sono diversificate. Con il cambiare dei tempi sono di fatto mutate anche le aspettative di questa nei riguardi del prodotto; i due differenti modelli in primis ne sono l’esempio. Se infatti andiamo a comparare le applicazioni accessorie, abbiamo una contrapposizione strumentistica non indifferente. Questo prova che, rispetto all’utenza originaria, quella odierna richiede uno standard, in termini di comfort, che la precedente non necessitava. Si implica così l’immettersi di una serie di elementi che influenzano spazi, pesi e morfologie. Date queste premesse Aquariva non deve risultare come il degno successore dell’Aquarama, bensì come la continuazione ideale di questo. È di fatto uno yacht che per eleganza, qualità e scuola di pensiero riprende elementi di stile dall’Aquarama, ponendosi però in un panorama completamente differente. Oggi l’Aquarama non risulterebbe proponibile, incoerente al contesto sia in termini di produzione che di mercato. Aquariva ne prende così il posto risultando, come l’Aquarama ieri, il manifesto di questa “nuova” Riva che, sempre con la solita sapienza, riesce a coniugare la sua filosofia con tutte le necessità e le incognite del panorama contemporaneo.
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Bibliografia e sitografia
Piero M. Gibellini, Carlo la leggenda, Riva il mito, Gribaudo, 1996 Documentario Megafabbriche: I motoscafi Riva, National Geographic, www.natgeotv.nationalgeographic.it Geral Guetat, Interview with Carlo Riva, ClassicBoat, www.classicboat.co.uk Caroline, Riva-World restores Ferruccio Lamborghini's classic Riva Aquarama motor yacht, Boat-International, ottobre 2013, www.boatinternational.com Stephen Bayley, The Italian brands every owner needs on their superyacht, Boat-International, www.boatinternational.com The most classic Riva launches of all time, Boat-International, www.boatinternational.com Mariateresa Campologno, Breve storia dei motoscafi Riva, Elle Decor Italia, luglio 2017, www.elledecor.it Icon Design: Riva Aquarama, Armare horlogerie, giugno 2017, www.armarewatches.com NN, 1958 Riva Tritone “Via”, Silodrome, www.silodrome.com NN, Riva Aquariva ‘33, Silodrome, www.silodrome.com www.riva-yacht.com
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ISIA Firenze Prof.ssa Francesca Picchi