Quasimodo e Fattori

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TRAMONTO SUL MARE – GIOVANNI FATTORI di Antoniettachiara Russo

Il Tramonto sul mare di Giovanni Fattori appartiene al periodo della maturità dell'artista, un periodo di intensa indagine e introspezione sul valore della tecnica pittorica ed incisoria. L'accostamento della bellissima poesia di Quasimodo al quadro conservato a Palazzo Pitti, testimonia l'esistenza di un filo rosso che collega l'Ottocento al XX secolo. In questo appuntamento, tenteremo di fare una lettura incrociata delle due opere. Soffermandoci al solo significato letterale, il quadro di Fattori si offre come l'esatta trascrizione pittorica delle parole di Quasimodo: un uomo contempla il mare e il lembo di terra all'orizzonte, il vento che scompagina la giacca, il cielo carico dei colori accesi dagli ultimi raggi di sole. Come il canto del cigno, ogni giorno il sole dipinge il cielo con i colori più accesi, come se fosse l'ultimo tramonto. Nell'aria del tramonto, è presente un insieme di tristezza e serenità, desolazione e speranza (o sicurezza) di una futura rinascita. La raffigurazione di un uomo solitario che guarda il mare è stata affrontata da diversi artisti: da Caspar David Friedrich a Gustave Courbet e James Whistler, l'uomo di fronte al mare ha espresso diversi atteggiamenti (contemplazione, serenità, gioia, sfida). In ogni caso, la rappresentazione di un uomo che si staglia, con un effetto di contrasto, davanti agli elementi naturali, entra a far parte del bagaglio della cultura romantica dell'individualità. Giovanni Fattori sceglie di dare una precisa connotazione temporale, quella del tramonto, che evoca un clima crepuscolare, di triste congedo. Quando Fattori completa questo quadro siamo nel 1895: l'artista ha combattuto nei moti risorgimentali, aderendo alle idee politiche di Mazzini, ne ha visto il fallimento parziale, ha vissuto il travisamento della pittura macchiaiola; i suoi ultimi anni trascorrono sempre più all'insegna dell'amarezza e della solitudine, alleviata solo dalla seconda moglie Anna Bigazzi. La meditazione sulla brevità della vita e sulla fugacità del tempo diventa un tema fondamentale nelle ultime opere; le idee risorgimentali indicavano nell'asservimento delle azioni dell'uomo ad un Ideale la strada per lasciare una traccia, un ricordo di se attraverso opere memorabili. Quante volte gli intellettuali italiani hanno letto i Sepolcri di Foscolo, ispirandosi e prendendo coraggio da quei versi! Ma nel Tramonto sul mare questo tempo è passato. Rimane solo l'uomo, solo, accompagnato dai ricordi dei momenti intensi che gli hanno regalato i suoi cari. Sì, forse è proprio questa la caratteristica dell'animo umano: la nostra unicità tende all'incontro con l'altro, può vivere solo in presenza dell'altro. Se il romanticismo ha sottolineato la singolarità e la grandezza dell'animo umano, dopo la Grande Guerra si cercano i legami che connettono gli uomini: si tratta, forse, di fugaci attimi di felicità donatici dagli altri, lampi di luce che illuminano per un breve tempo la nostra esistenza, donandole significato. La luce del sole è preziosa perché ci permette di vedere l'altro anche a costo di rimanerne trafitti.. in riva al mare, aspettiamo che il sole tramonti, segnati non solo dai nostri ideali, ma anche dalle persone che hanno toccato la nostra piccola, grande anima.


SALVATORE QUASIMODO, “Ed è subito sera”

Ognuno sta sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera. Parafrasi

Ognuno è fermo e immobile, solo, nell'illusione di essere il/al centro della terra, illuminato, ma anche ferito, da un raggio di sole: e all'improvviso sopraggiunge la sera, la morte inaspettata.

Commento

Una delle liriche più significative ed espressive di Quasimodo. Tre soli versi liberi per esprimere alcuni concetti chiave dell’esistenza e della condizione dell’uomo: la sua situazione di solitudine, la sua lotta per raggiungere una felicità fugace, il suo soccombere alla morte. Ognuno sta solo sul cuor della terra, poiché ogni uomo è tragicamente solo, ed anche se egli crede di essere al centro del mondo (sul cuor della terra), poiché intreccia relazioni con gli altri e magari si sposa e ha figli e quindi apparentemente vive pienamente la sua vita, è comunque solo con se stesso e per giunta trafitto da un raggio di sole, come recita Quasimodo. La vita dona infatti all’uomo un filo di calore e di speranza, di felicità, proprio come un raggio di sole, ma nello stesso tempo lo ferisce come una spada, lo trafigge, facendolo soffrire. E questa lotta si conclude ben presto, poiché è subito sera, l’esistenza umana si esaurisce in un attimo. La stessa brevità del componimento e la lunghezza dei versi che va calando dal primo all’ultimo, ci trasmette questa sensazione, ovvero di come la vita sia precaria e precipiti verso la sera, verso la morte che giunge fulminea. Ci piace soffermarci sul primo verso, ovvero sul concetto di solitudine dell’uomo espressa dal poeta e riflettere che tutto questo è ancora oggi molto attuale. Con l’avvento di internet e della Rete ci stiamo creando un tessuto di relazioni umane, di amicizie molto spesso virtuali. Siamo proprio sicuri che questo nuovo modo di relazionarsi non ci faccia piombare in una solitudine maggiore di quella descritta da Quasimodo?!

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