Luca P iergiova nni
MIELE STORIE DI UN CUORE CON LA CODA 1
L’amore tra il cane e l’uomo è idilliaco. Non conosce conflitti, né scene raccapriccianti; non conosce sviluppi. (Milan Kundera)
SOLTANTO NOI DUE È il mio giorno libero dal lavoro. Colleghi e studenti mi hanno proposto di accompagnarli alla visita d’istruzione al fiume che scorre a pochi chilometri dal paese. Il primo di una serie di appuntamenti. Ho declinato l’invito, spegnendo il loro entusiasmo. Mi è rincresciuto, ma ho preferito rimanere accucciato con Miele al caldo delle coperte, rimuginando affranto sui segni che il tempo sta lasciando su di lui. I suoi occhi stanchi, quell’indugiare più del solito in sonni profondi, quel suo aggomitolarsi lento e difficoltoso, accompagnato da qualche mugolio, per le articolazioni non più elastiche come un tempo…tutto ciò mi rattrista molto. Ripasso mentalmente questi cambiamenti, come a volerli fermare, nella speranza che possano rimanere tali, scongiurando ulteriori e tragiche evoluzioni. Mi sto facendo del male. Penso di non essere degno di poter trascorrere su questa terra molti più anni rispetto ai nostri amici, le
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cui aspettative di vita risultano talmente limitate da schiantare il cuore di chi li ama incondizionatamente. Sono anime pure, che donano allegria, spensieratezza e serenità a chi ha il privilegio di camminare al loro fianco. Meriterebbero una vita senza dubbio felice, ma anche lunga.
Non essere avvilito. Miele gode di calore, pasti deliziosi e tutto l’amore di cui siamo capaci , mi aveva detto Franci, cercando di confortarmi. Parole, le sue, che erano scivolate su di me come su una lastra di ghiaccio. Non riesco ad accettare questo destino, che è anche il nostro. Vorrei soltanto che potessero accompagnarci fino alla fine, per fare quell’ultimo passo insieme. Guardo Miele, che dorme placido. È accoccolato ai miei piedi in fondo al letto, ignaro dei miei ragionamenti, di quanto possa essere angustiato e in pena per lui. Mi allungo, stando attento a non disturbare il suo sonno. Apro il cassetto del comodino e afferro l’album fotografico, ricevuto in regalo per il mio compleanno. Franci aveva cercato un posto dove nasconderlo, e dopo una giornata di festeggiamenti, candeline spente e desideri sussurrati, ci eravamo coricati con la gioia nel cuore. Trovare quel dono sotto il cuscino, era stata una sorpresa inaspettata, a suggello di una giornata fantastica. Con gli occhi che brillavano, Franci mi aveva rivolto queste esatte parole: Qui dentro ci sono i momenti più 49
importanti della nostra vita, da rivedere quando ti sentirai sconfortato e deluso. Avevo tolto il nastro e avevo strappato la carta del pacco, smanioso di scoprirne il contenuto. Sentimenti e ricordi erano riemersi, altalenanti, lasciandomi ora visibilmente emozionato, per le immagini delle mille marachelle di Miele, ora sorridente di fronte a una foto che ritraeva un fatto buffo del passato. Ci eravamo infine addormentati, stretti a Miele, consapevoli che il destino ci aveva fatto il regalo più bello: quello di farci incontrare. Con uno stato d’animo ben diverso dalla prima volta, sfoglio di nuovo questo album. La fotografia di Miele cucciolo, con un cappottino che gli dona un’aria da lord inglese, mi stringe il cuore. È seduto accanto alla nostra auto, con la ruota sullo sfondo che dà subito l’idea di quanto fosse minuto. E ancora Miele abbacchiato nella sua cuccia, dopo essere stato rimproverato per aver sminuzzato in mille coriandoli e stelle filanti alcuni rotoli di carta igienica; in giardino, mentre fa il tifo per me che sono impegnato a recuperare uno dei suoi peluches adorati, incastrato tra i rami di un abete. Ricordi che mi hanno sempre strappato un sorriso, o mi hanno trasmesso tenerezza, ma adesso mi fanno soffrire. Mi soffermo su altre immagini, anche se distrattamente, per non acuire il dolore che già mi ha 50
stretto in una morsa, e noto lui che corre libero e pieno di energie per un campo, con le orecchie buffamente rigirate all’indietro; lui che cerca invano di catturare qualche lucertola, che gli passa sotto le zampe senza che se ne accorga; lui che, in definitiva, è cambiato d’aspetto, in quella carrellata di foto che lo ritraggono nel corso degli anni. Leggo le didascalie dove Franci ha appuntato fatti e date. Miele nel suo primo anno di vita, con il suo bambolotto preferito a forma di leone; Miele che corre dietro la pallina rossa o incontro a Mira. Salto volutamente alcune pagine e arrivo alla fine dell’album, dove campeggia un primo piano di Miele, con quel suo sguardo più stanco, ma sempre pieno d’amore. Sotto compare una frase, scritta da Franci in caratteri più grandi rispetto alle altre: la storia continua, e a seguire una serie di pagine vuote, da riempire con altre immagini di eventi da vivere insieme. Mi domando per quanto ancora la nostra storia continuerà. Chiudo di colpo l’album. È troppo per me. Non riesco a sostenere questo turbinio di emozioni. Mi ritrovo a singhiozzare. Miele alza gli occhi nella mia direzione, come a chiedere il motivo di questo mio pianto irrefrenabile. Lo stringo al petto, mentre mi regala baci umidi, lavando via le lacrime. Restiamo così, per un tempo indefinito. 51