Onstage Magazine dicembre 2012

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TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI | MUMFORD & SONS | NICCOLò FABI | RIHANNA

www.onstageweb.com Anno VI, n.58 - 2 dicembre 2012

Old Fashion

LITFIBA

Piero&Ghigo celebrano La Trilogia del Potere riunendo la formazione anni 80. E per il futuro...

Dischi tiepidi

GREEN DAY

Ci dispiace, ma anche ¡Dos! è una delusione. Peccato, perchè le aspettative erano alte

Celebration JOE STRUMMER A 10 anni dalla sua morte, celebriamo il leader dei Clash. Molto più che artista: Joe è uno dei personaggi più rilevanti di sempre

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Club dogo Cover story

Se il rap italiano ha fatto il botto, buona parte del merito è dei Dogo. Negli ultimi 4 anni, oltre a 3 dischi e un Ep, hanno sfornato decine di concerti. Guè Pequeno ci parla della vita on the road e dei nuovi progetti (Ramazzotti incluso)




EDITORIALE

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on riesco a togliermi dalla testa l’idea che fotografare concerti sia un lavoro tridimensionale. Niente a che vedere con gli occhialini rossi e blu che ci danno al cinema. Semplicemente, sono tre le dimensioni con cui i fotografi devono fare i conti sotto palco: tempo, spazio e movimento. Poco, pochissimo è il tempo che hanno a disposizione. Tre canzoni, diritto di cronaca. Quando va bene, perché alcuni artisti concedono anche meno – sorvoliamo su quelli che proprio non si lasciano fotografare, come Lady Gaga quest’anno a Milano. Tre pezzi durano quindici minuti. Anche meno. Poi le macchine tornano nelle custodie, con gli obbiettivi, mentre un addetto stampa accompagna i fotografi all’uscita – qualcuno tenta di fare il furbo e spesso ci riesce pure, anche se i cambi d’abito degli artisti dovrebbero smascherare questi comportamenti scorretti e sleali. Lo spazio è ancora meno del tempo. Il soggetto è vicino, a pochi metri di distanza, ma chi scatta non può girargli intorno né mettersi sopra o di lato e neanche farlo spostare un po’ più in là o piegare sul fianco. Non ha insomma il potere di gestire lo spazio della scena. In qualche modo deve subirlo. La terza dimensione è il movimento. Sul palco è frenetico, non si esaurisce fino al termine dello spettacolo, come una ventola che non smette di girare finchè il motore è acceso. Gli artisti camminano, corrono, ballano. Alcuni indemoniati, altri più composti, tutti si muovono seguendo il proprio istinto o la regia dello show. Le luci continuano a cambiare intensità e colore e direzione senza offrire punti di riferimento, sembrano impazzite ma ragionano perfettamente. Quando ci sono anche proiezioni video e scenografie meccaniche la complessità aumenta. Un lavoro difficilissimo. Il fotografo di concerti non può interagire con tempo, spazio e movimento secondo la propria volontà. Può (e deve) interpretare queste variabili, è il suo compito. Ci vuole un gran talento per farlo bene. Intendiamoci sul significato di “farlo bene”. Per quanto mi riguarda, una bella foto di un concerto riesce a comunicare l’essenza di un live anche a chi non ha partecipato a quell’esperienza. Tecnicismi a parte, è

lo scambio tra artista e pubblico, la connessione emotiva che si stabilisce tra palco e platea che rende tale un concerto. Il motivo per cui amiamo i live. Non ci sono scenografie, coreografie e innovazioni tecnologiche che tengano: è un momento di condivisione tra individui. Bob Dylan sostiene che un bravo performer è colui che si libera dei sentimenti per lasciare che sia il pubblico a provare emozioni. Ma queste, aggiungo io, gli tornano indietro sul palco come un boomerang soffice. È il volo di quel boomerang che il fotografo deve intercettare. Lo scatto di un concerto ha il dovere di immortalare un atto umano – che sia scolpito sul viso di un artista o definito da un insieme di più soggetti - permettendo ad occhi estranei di percepire la forza e l’intensità che i protagonisti dell’atto hanno vissuto esattamente in quel momento. Non è un gioco da ragazzi. Ma è questo che interessa al pubblico, all’artista, a noi che quegli scatti pubblichiamo o stampiamo come in questo libro - e ai fotografi stessi. Sono estremamente orgoglioso che Onstage Live Book veda la luce anche nel 2012. Che sia nelle vostre e nostre mani, in carta e inchiostro. Nonostante l’ottimo risultato ottenuto con la prima edizione, non era scontato. Oltre ad essere un progetto molto costoso – perché negarlo? - è decisamente complesso. 150 foto scelte tra le quasi 2000 che i nostri fotografi hanno scattato (e noi abbiamo pubblicato sul sito di Onstage) tra gennaio e i primi di dicembre, un centinaio tra gli oltre 200 artisti immortalati, due mesi abbondanti di lavoro di selezione, post-produzione, impaginazione e scrittura dei testi. Ringrazio tutti coloro che l’hanno reso possibile. I nostri fotografi in primis, gli artisti con i loro uffici stampa e management, i promoter, la redazione e i collaboratori di Onstage, Pau che ha scritto una bellissima prefazione che ho letto decine di volte e avrei voluto tenere solo per me, Heineken che ha sposato il progetto e Giada Missaglia che ci ha creduto più di tutti. Spero vi piaccia quanto piace a noi. Daniele Salomone

Twitter: @DanieleSalomone

(tratto da Onstage Live Book 2012)

Registrazione al Tribunale di Milano n. 362 del 01/06/2007

Direttore responsabile Emanuele Vescovo

Amministrazione, distribuzione, logistica Mario Vescovo

Direttore editoriale Daniele Salomone

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Direttore marketing Luca Seminerio

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Mattia Sbriziolo

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Onstage Magazine on tour DICEMBRE 2012

a Concerti

CLUB DOGO: 06/12 Alcatraz, Milano; 07/12 Estragon, Bologna, 08/12 Orion, Roma, 14/12 Auditorium Flog, Firenze BIAGIO ANTONACCI: 15/12 PalaLottomatica, Roma; 18/12 Mediolanum Forum, Assago (MI);

a Locali MILANO Bar Magenta, Banghrabar, Biblioteca Sormani, Blender, Bond, Cafè Milano, Cargo Colonial Cafè, Cuore, Deseo, Exploit, Felice-San Sushi, Frank Cafè, Fresco Art, Grey Cat Pub, Huggy Bar, Ied, Item, Jamaica, Julien Cafè, Kapuziner, La Bodeguita del Medio, La Caffetteria, La Voglia Di, Le Coquetel, Le Scimmie, Lelephant, Magazzini Generali, Maxi Bar, Mom Cafè, Morgan’s, Pacino Cafè, Pharmacy Store, Refeel, Roialto Cafè, Salezucchero, Sergent Peppers, Skip Intro, Stardust, Sushi, The Good Fellas, Trattoria Toscana, Twelve, Union, Volo, Yguana ROMA Avalon Pub, Birreria Marconi, Cartolibreria Freak Out, Casina dei Pini, Circolo degli Artisti, Crazy Bull, Deja’Vu, Distillerie Clandestine, Express, Fata Morgana, Freni e Frizioni, Friend’s Art Cafè, L’Infernotto, Latte Più, Le Sorelle, Lettere, Cafè, Living Room Cafè, Locanda Atlantide, Micca Club, Mom Art, On The Rox, Open Music Cafè, Pride Pub, Rock Castle Cafè, Shanti, Simposio, Sotto Casa Di Andrea, Sotto Sotto, Tam Tam, Zen.O PADOVA Baessato Wine Bar

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The Black Keys

Dopo il concerto sold out di gennaio a Milano, tornano in Italia Dan Auerbach e Patrick Carney. La location (a Torino) è più grande e ancora una volta non c’è più un biglietto in circolazione. Segno evidente di quanto vincente sia stato il cammino dei Black Keys. Lo ripercorriamo tappa per tappa, con il loro aiuto.

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Litfiba

Fino a qualche anno fa, rivedere sullo stesso palco Piero Pelù, Ghigo Renzulli, Gianni Maroccolo e Antonio Aiazzi sembrava impossibile. Oggi invece è realtà, con i concerti dedicati alla Trilogia del Potere, ossia quel trittico di album (più un live) che rese grandi i Litfiba negli anni Ottanta. Piero e Ghigo ci hanno parlato del progetto.

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Club Dogo

Quello americano sarà anche irraggiungibile, quello europeo avanti di un decennio, ma il rap italiano in questi ultimi anni sta spaccando. Merito di una scena compatta che vede i Club Dogo nel ruolo di protagonisti. Guè Pequeno ci ha parlato di come il gruppo sta affrontando il momento, dal tour alle collaborazioni.

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Niccolò Fabi

Il cantautore romano ha da poco pubblicato uno degli album più belli della sua carriera. Ecco è un progetto ricco, nato dalla collaborazione di quello che lui stesso considera un collettivo. Alla vigilia del tour, che parte a gennaio, Niccolò ci ha spiegato i presupposti da cui è nata la sua ultima creatura discografica.

34 interviste

One Direction Ellie Goulding Soundgarden Claudio Trotta Guccini Bianco

08 Celebration

Dici Joe Strummer e non pensi solo al leader di una delle più importanti formazioni della storia della musica. Pensi all’icona, al leggendario personaggio che appartiene al ristretto club dei più importanti di sempre. Lo salutiamo, a 10 anni esatti dalla sua morte.

11 Jukebox

Tornano i Tre Allegri Ragazzi Morti, alfieri dell’indie all’italiana. Casomai qualcuno volesse organizzare un loro concerto, vi proponiamo un libro in grado di aiutarvi. Ma se preferite i Gemelli del Male Rob Zombie e Marilyn Manson, be’ è un problema vostro.

16 Face to face

Uno show interattivo, così lo stesso Panariello ha definito il suo spettacolo Inmezz@voi, che dopo il successo riscosso a novembre proseguirà anche nel 2013 con la solita dose di ironia e l’immancabile interazione col pubblico da parte del comico toscano. Ce ne parla lui.

39 What’s New

Biagio Antonacci

Restano ancora un pugno di date prima che il tour successivo all’uscita di Sapessi dire no concluda anche la sua tranche autunnale. Ancora qualche festa attende Biagio, ottimo padrone di casa, e i suoi ospiti. Per raccontarvi come l’effetto che fa, ci siamo intrufoloti a ben due dei suoi “esclusivi” party. E...wow!

Onstageweb.com

rubriche

46 Coming Soon

facebook/ONSTAGE MAGAZINE twitter/ONSTAGEMAGAZINE

foto live

The XX The Black Keys Club Dogo Antonacci Litfiba Niccolò Fabi

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Dispiace dirlo, ma anche il secondo capitolo della trilogia targata Green Day è un mezzo flop. Fortuna che a tener alto il morale ci pensano Tre Allegri Ragazzi Morti, Kid Rock, Zucchero e Francesco De Gregori, autori di ottimi lavori.

Bob Dylan The Vaccines The Hives Panariello

Preparatevi a rompere il salvadanaio: il 2013 si prospetta un’annata molto intensa sotto il profilo live. Leggere per credere!



CELEBRATION

VI PRESENTO

JOE

STRUMMER Il 22 dicembre sono esattamente dieci anni dal giorno in cui Joe Strummer è passato a miglior vita. Sembra un’eternità eppure è come se non fosse mai successo, tanto forte è l’eco della presenza sua e dei Clash nella musica rock che ascoltiamo tutti i giorni, che si tratti di band giovani o di artisti di lungo corso. Rendiamo omaggio a uno dei personaggi più rilevanti della storia musicale, un’icona del nostro tempo. di Stefano Gilardino

N

eppure i luoghi comuni resistono alla forza dirompente dei Clash e del suo leader Joe Strummer, il quale ci ha tragicamente lasciati il 22 dicembre del 2002, dieci anni fa. Non c’è giorno, infatti, in cui la musica rock (e tutti i suoi sinceri ammiratori) non ne abbia avvertito la mancanza, personale quasi più che artistica, impossibilitata a colmare il vuoto lasciato da un personaggio irripetibile. Nato come busker - menestrello - e, in seguito, leader di una band di rock’n’roll, i 101’ers, Strummer, che nella prima metà dei Settanta si faceva ancora chiamare Woody come il suo idolo Guthrie, divenne rapidamente la coscienza politica del punk rock inglese, accettando la proposta del giovane Mick Jones, il quale gli offrì il posto come cantante e chitarrista nei nascenti Clash. Fu l’inizio di un sodalizio artistico e umano che cambiò letteralmente la storia del rock, attraverso una parabola breve ma di un’intensità bruciante: tra il 1976 e il 1983, i Clash incisero tre album singoli, un doppio, un triplo e una lunga serie di 7” con brani inediti, lasciando in dote una mole di materiale ancora oggi strabiliante. Partiti come gruppo punk politicizzato e fiero, i quattro (oltre a Strummer, Mick Jones, Topper Headon e Paul Simonon) furono i primi a incorporare influenze reggae nella propria formula fatta di tre accordi, appena prima di celebrare tutte o quasi le musiche del mondo con capolavori come London Calling e Sandinista, capisaldi di ciò che, da lì in avanti, venne definito crossover o rock terzomondista: nelle loro canzoni c’era tutto, dal punk al blues passando per reggae, jazz, pop, disco, hip hop. E molto spesso, a renderle immortali ci pensavano la voce e le parole di Joe, capace di raccontare la sua vita facendoti credere che fosse anche la tua, in un processo d’immedesimazione che, ancora oggi, lo rende così vicino alla nostra sensibilità. Come ricorda Mick Jones: «Ogni volta che arrivava con il testo per una canzone, era come leggere un quotidiano o sentire il telegiornale: imparavi subito qualcosa di nuovo e sentivi la necessità di documentarti meglio su ciò di cui parlava». Eppure non era tutto oro quel che luccicava da quelle parti. Strummer, in un impeto di egomania, licenziò il batterista, Topper Headon, stufo della sua tossicodipendenza e, subito dopo, anche Jones, il suo sodale, l’altra faccia della medaglia artistica dei Clash, senza neppure addurre grandi motivazioni, forse stanco di tutta l’attenzione e il successo. Se ne pentì quasi subito, appena comprese di aver interrotto volontariamente la parabola di “the only band that matters”, come li definì il critico Greil Marcus. Visse il resto della sua carriera facendo ammenda - seppur con momenti splendidi, come i dischi e i tour con i Mescaleros, poco prima della scomparsa - e cercando di ritrovare quella magia che, come spesso succede, capita una volta sola nella vita. Se non a livello musicale o artistico, almeno umanamente fu un successo: poco più di un mese prima di morire, durante un concerto dei suoi Mescaleros alla Acton Town Hall in favore dei pompieri inglesi in sciopero, Joe invitò a sorpresa Mick sul palco per suonare Bankrobber, London’s Burning e White Riot, scatenando il delirio tra il pubblico. Neppure uno sceneggiatore hollywoodiano avrebbe potuto prevedere un finale tanto struggente. Ciao Joe.

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JUKEBOX

Musica, moda, cultura, spettacolo, cinema

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Questo mese vi presentiamo uno show imperdibile per ogni amante di tematiche horror e musica metal: Rob Zombie e Marilyn Manson sullo stesso palco!

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Natale arriva e stai programmando il tuo spettacolo al cinema? Eccoti allora tutti i titoli da non perdere, Soliti Idioti 2, Colpi di fulmine, La bottega dei suicidi, Tutto tutto niente niente e Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato.

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Ci sono favole che nascono in una notte, grazie a live indimenticabili, come quelli dei Mumford & Sons al Red Rocks Amphitheatre, e lo show degli Adam Carpet tra mapping e musica.

Musica

LA CONTINUITà NEL CAMBIAMENTO

È uscito il nuovo album dei Tre Allegri Ragazzi Morti, gruppo simbolo della musica indipendente italiana. In attesa dei concerti, Davide Toffolo ci parla di Nel giardino dei fantasmi, un album diverso e per questo uguale ai precedenti. di Alessandro Tavola

U

n viaggio musicale dal folk al dub, storie blues sone che abbiamo perduto. Ma sono ancora con noi. Nel rendere i nostri brani, almeno quelli più riusciti, praticae naif sulle cose perdute e sui futuri negati: nostro giardino le puoi ritrovare. mente dei piccoli classici. Siamo diventati un classico itaquesto è Nel giardino dei fantasmi, l’ottavo Diversi brani non possono non rievocare la matrice et- liano, almeno credo. I ragazzi che cercano musica ‘altra’, album della band mascherata più longeva nica ed esotica cui fanno riferimento: luoghi lontanissimi un periodo della loro esistenza lo passano con noi nelle dell’indie italiano. Davide Toffolo, anima e voce del grup- necessari per rievocare una fisicità diversa/necessaria? orecchie e nel cuore. po, ci racconta della nascita del progetto e del nuovo tour. L’esotico è ormai nel nostro quotidiano. A Pordenone c’è Sono già note le date di dicembre del prossimo tour, un Da Primitivi del futuro a Nel giardino dei fantasmi: la comunità Tuareg più grande d’Italia. Alcuni blues eso- totale di sei. Quante avete in previsione di farne? da una trasformazione a qualcosa che è già finito. A dicembre cominceremo dal Rivolta di MargheUna scelta tutta artistica o la situazione è davra e poi suoneremo a Milano, Roma, Firenze, Bo«I fantasmi sono quello che non abbiamo più, vero così pessima? logna e Torino. Poi riprendiamo a febbraio, marzo i nostri futuri negati, la musica che ci piaceva, Il giardino dei fantasmi è un po’ il nostro giardino aprile in tutti i club della penisola. E isole, si le persone che abbiamo perduto. Ma sono ancora eintende. personale e anche il nostro giardino collettivo. Ci Siamo un gruppo fortunato. C’è sempre con noi. Nel nostro giardino le puoi ritrovare» sono dentro tutti i fantasmi musicali che abbiamo gente nuova ai concerti. E poi l’estate. L’estate itaincontrato. Dal rock al reggae, dal folk al dub. liana, quella calda e piena di meraviglie. Ma ora ci Penso che la musica indipendente in questi anni sia stata tici sono ispirati alle sonorità di questo mitologico popolo. aspetta l’inverno. Suonare assomiglia agli altri lavori, ma la vera musica popolare della nazione. Perché è riuscita a Hai mai ascoltato Tinariwen? Io da un po’ di tempo non in verità non c’entra nulla con gli altri lavori. Te lo garancantare la realtà attorno. Anche noi lo facciamo. A modo ascolto altro. Comunque credo che esotico sia un aggetti- tisco io che lo faccio da tanto. nostro. Che è unico e fantastico. vo buono per capire il brano. La maschera da ‘Allegro Ragazzo Morto’ ogni tanto Sembra esserci un maggior attaccamento alla realtà, L’album ha, ancora una volta, un sound nettamente va tolta. È mai capitato a qualcuno di voi di non volerla nella formazione e nel cantato dei testi. Perché i fantasmi diverso dai precedenti. Ma alcune canzoni, fin dal primo mettere più? come tema portante e chiave principale? ascolto, sembrano essere sempre state insieme. Come ri- La maschera è una identità. Come quella dell’Uomo RaSono sempre bozzetti le nostre canzoni, cioè disegni della uscite, nel continuo rinnovo, a mantenere un legame così gno o dei lottatori di wrestling. Il valore è nella maschera, realtà, non foto. Io sono un disegnatore di fumetti e scrivo stretto con l’origine del vostro stile? non nella persona che la indossa. Qualcosa di più astratto da disegnatore. I fantasmi sono quello che non abbiamo Credo che le canzoni dei Ragazzi Morti siano pure. Ven- che serve a essere migliori. Tu ne hai avuta una? I fan venpiù, i nostri futuri negati, la musica che ci piaceva, le per- gono scritte in balia dell’ispirazione più naif. È questo a gono ai concerti con la maschera, è un rito collettivo.

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I GEMELLI DEL MALE

Rob Zombie e Marilyn Manson sono a Bologna il 12 dicembre per l’ultima data del tour europeo The Twins Of Evil, che li vede co-headliner per la prima volta. Ne vedremo delle “belle”. di Jacopo Casati

n

onostante possa sembrare poco credibile che Robert e Brian - a 40 anni suonati - continuino a recitare la parte dei cattivi, il concerto di Rob Zombie e Marilyn Manson a Bologna è sicuramente da segnare in calendario come uno degli appuntamenti più interessanti di un anno, il 2012, che di certo non ha lesinato sugli eventi live di rilievo. Di base la curiosità più scontata ci spinge a voler verificare quale sia lo stato di forma delle due rockstar: a dire il vero Manson si è già fatto vedere qualche mese fa nel nostro Paese, con due performance a Padova (giugno) e Milano (luglio) in cui, pur non suonando a lungo, ha dimostrato di essere abbastanza in palla, dopo le prove piuttosto negative del 2009 che facevano presagire a un inesorabile declino dell’oramai ex Antichrist Superstar. Rob Zombie invece, se escludiamo una fugace apparizione (per di più pomeridiana col sole a picco) al Sonisphere Festival di Imola nell’estate 2011, non può certo definirsi un habitué dalle nostre parti, e questa sarà l’unica possibilità per vedere all’opera un artista che fa dello spettacolo on stage a 360 gradi la chiave di successo dei propri show. Aspettatevi quindi fuoco ovunque, robot, mostri di serie zeta, donne dai facili costumi e scenografie eccessive,

su un palco che sparerà a tutto volume quell’industrial metal che lo rese famoso già ai tempi dei White Zombie. Il Reverendo invece ha dovuto ricostruirsi una credibilità che stava lentamente disintegrandosi a causa di alcuni dischi non esattamente ispirati e prestazioni dal vivo al limite del pietoso. Sarà stato il passaggio ad artista indipendente (Born Villain è infatti stato pubblicato dalla sua etichetta) a dare nuova linfa a Warner, certo

è che un album come quello uscito nel 2012 i suoi fan lo aspettavano almeno da dodici anni. Di conseguenza anche in modalità live le cose hanno ripreso a funzionare: grazie a una backing band priva del debordante talento di John 5 (ora guarda a caso stabile membro del gruppo di Rob Zombie insieme all’altro ex di lusso, il batterista Ginger Fish) Manson è assoluto e indiscutibile protagonista sotto i riflettori. Una rinascita che prosegue a gonfie vele per uno degli artisti più importanti dei 90ies, e che testeremo nuovamente a Bologna. La curiosità sta anche nel verificare se tra queste due primedonne assolute della scena capiteranno altri screzi come quelli già accaduti a Chicago l’11 ottobre, quando Manson, durante il proprio set, ha accusato Rob Zombie di avergli tagliato la scaletta, ricevendo successivamente la risposta, con tanto di insulti, da parte del collega una volta sul palco. Inconvenienti (o scenetta programmata?) che hanno fatto pensare a una fine anticipata del tour dei Gemelli del Male. Ma come già dicevano gli Slayer nel 1983, il male non ha limiti e servono ben altri litigi a separare quelli che in fondo sono due amorevoli rivali.

Musica

TUTTI AL CONCERTO!

Vi siete mai chiesti, durante un festival o uno spettacolo dal vivo «ma come faranno a organizzare tutto così bene (o male)?». Oggi potete scoprirlo con un eccellente libro di Andrea Pontiroli, Un concerto da manuale (NdA Press), in cui si svelano tutti i segreti per mettere in piedi uno show indimenticabile.

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n Italia, paese in cui la lamentela per qualunque argomento è sport nazionale, si sentiva davvero la mancanza di un prodotto del genere, un libro che sta a metà tra il manuale tecnico per addetto ai lavori - di quelli che se non siete più che appassionati all’argomento non leggereste mai - e il racconto di una passione bruciante, quella che ha portato Andrea “Poncho” Pontiroli a diventare un esperto del campo: dalle prime esperienze come “garzone di bottega” in studi di registrazione o sul campo, fino alle imprese manageriali compiute con il circolo Magnolia, prima, e con Santeria, più recentemente. «Lo scopo del libro, come dici anche tu, era quello di semplificare le decine di passaggi che intercorrono tra la volontà di fare un concerto e la realizzazione pratica dell’evento. Sono spesso i ragazzi giovani, quelli a cui mi piace rivolgermi sperando che si formino sul campo e portino energie nuove, i meno informati, ma sono loro anche quelli che dispongono dell’entusiasmo che gli permette di superare ostacoli molto grandi. In Italia, per esempio, esistono dodici sportelli differenti per le richieste delle licenze di pubblico spettacolo, a cui bisogna consegnare circa 110 documenti per mettere in piedi un concerto. Capisci che non è facile orientarsi in un casino del genere. Da quel punto di vista, ma non solo purtroppo, siamo ancora un paese

culturalmente molto arretrato». Già, il Belpaese è ancora un posto dove professioni come tecnico delle luci, tecnico del suono, fonico (o anche giornalista musicale, tanto per dire) sono viste, quando va bene, con sospetto e considerate tutt’al più come dei simpatici hobby per chi ha molto tempo libero da buttare. «Purtroppo è così e sarebbe ora che invece si puntasse su un’estrema professionalità in tutti i settori della musica, dal management alla discografia ai concerti live, per poter far crescere anche solo l’indotto economico. Capisco che convincere la gente con la cultura sia difficile o quasi impossibile, ma almeno bisognerebbe far passare il messaggio che con questo lavoro si creano soldi, professionalità e occasioni importanti». Oltre a esaustivi capitoli su luci, sicurezza, suono, organizzazione, burocrazia, manage-

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ment e tutto quanto fa spettacolo, nel libro ci sono anche agili trattati che alleggeriscono la lettura e divertono assai, come quello di Filippo Cecconi sullo spinoso argomento accrediti. «Sugli argomenti tecnici siamo serissimi, ma ci piace anche sorridere e prenderci in giro, quando serve. E quale miglior occasione della richieste di accrediti? Ne abbiamo viste di ogni tipo, nel corso degli anni...». E anche organizzate per tutti i gusti, verrebbe da dire. Le migliori? Poncho ne ha in mente due: «Il Magnolia Parade, un festival di respiro internazionale, e il concerto Milano libera tutti davanti alla stazione, con 30.000 persone a bloccare il traffico, un esercito di tecnici e musicisti a partecipare gratis (ma sul serio) e Pisapia e Boeri a fare un dj set sul palco. Indimenticabile!». Anche per noi. (S.G.)


JUKEBOX Cinema

CINEPANETTONE CERCASI

A Natale, come da tradizione, i cinema strabordano di film. Rispetto al recente passato, però, è difficile individuare il cinepanettone più cinepanettone degli altri. Il “mercato” si è frammentato in tante pellicole pronte a sgomitare. Meglio per il pubblico: c’è più scelta.

di Antonio Bracco

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ome tutti sappiamo, in Italia il periodo natalizio è quello di maggior affluenza per le sale cinematografiche. I motivi: 1) per le attività outdoor fa generalmente freddo; 2) l’essenza del Natale possiede qualcosa di magico proprio come il buio della sala; 3) le vacanze scolastiche sono lunghe e per i bambini è un buon intermezzo; 4) è una tradizione come il panettone. Tutte ragioni alle quali ognuno può aggiungerne altre a piacimento. Non rientra tra queste “una miglior scelta dei film in programmazione” o, perlomeno, non più. Sia per qualità, sia per quantità, i film sono ripartiti equamente anche sui mesi precedenti o successivi (sempre con parsimonia sul periodo estivo) da parte dei distributori. Ma per un’altra tradizione, nei primi giorni di gennaio, i media faranno i conti al box office cercando di eleggere il titolo campione di incassi di Natale. Un tempo il cosiddetto cinepanettone (i vari Natale a...) non aveva rivali, finendo per essere anche il più redditizio nell’arco di tutta la stagione. L’interesse per quella formula che esaltava il pecoreccio italiano, quasi un prodotto doc, è calato notevolmente tanto da aver convinto la Filmauro ad operare qualche cambiamento. Sempre per la regia di Neri Parenti, quest’anno Christian De Sica interpreta uno psichiatra che si finge sacerdote per eludere controlli fiscali. Il titolo è Colpi di fulmine, una commedia sugli amori a prima vista, divisa in due parti dove anche il resto del cast è assortito: Lillo & Greg, Luisa Ranieri, Anna Foglietta e nientemeno che Arisa. Probabilissimo campione al box office sarà il secondo episodio della premiata coppia Biggio/Mandelli, I 2 soliti idioti, commedia oltremodo scurrile comprensibilmente stroncata dalla critica ma osannata dal pubblico (non solo dei teenager). La satira politica, pronta a sconfinare nel teatro dell’assurdo proprio perché i politici fanno da tempo caricature di loro stessi sottraendo lavoro ai comici, è garantita da un’altra sorta di sequel. Antonio Albanese ritorna nei pacchiani panni di Cetto La Qualunque al quale affianca altri due personaggi: il secessionista Olfo e lo

Ho pagato il biglietto

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stupefacente (in tutti i sensi) Frengo. Sul fronte animato, se la vedono ben quattro film destinati ad attirare famiglie numerose. Tre di questi sono francofoni: Sammy 2 che tenta di ribadire l’inatteso successo due anni fa del suo predecessore, l’esordio all’animazione di Patrice Leconte con La bottega dei suicidi, l’amicizia tra un orso e una topolina in Ernest & Célestine con le voci di Claudio Bisio e Alba Rohrwacher. Il quarto, Ralph Spaccatutto, prodotto dalla Disney e destinato ad essere il più gettonato (aggettivo calzante), è un’immersione nel mondo dei videogame Anni ’80 e contemporanei. Certo, anche il fantasy è di ritorno con il prequel de Il Signore degli Anelli. Peter Jackson dirige una nuova trilogia che debutta il 13 dicembre in contemporanea mondiale con Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato (se ne parla ampiamente nella sezione What’s New). Infine, non faranno soldi a palate, ma gli altri titoli un qualche appeal sul pubblico possono vantarlo: La regola del silenzio, diretto e interpretato dal vintage Robert Redford; Love Is All You Need, commedia girata in Campania dalla regista danese Susanne Bier; La parte degli angeli, nuovo ritratto sociale dell’impegnato Ken Loach; Vita di Pi, tratto dall’omonimo best seller e diretto da Ang Lee. Insomma, a regalarsi il cinema a Natale non si sbaglia mai.

OMAGGIO AL DUCA BIANCO

Esce a dicembre L’ultimo dei marziani. David Bowie raccontato dal poprock italiano, libro di Leo Mansueto che ripercorre la vita e le opere del grande artista inglese attraverso il racconto di 25 artisti italiani.

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di Charlie Rapino - Produttore discografico

(I Rolling Stone alla 02 Arena di Londra)

Musica

organ, Manuel Agnelli, Pierpaolo Capovilla, Paolo Benvegnù, Enrico Ruggeri, Cristiano Godano e The Niro, a cui si aggiungono altri 18 rappresentanti del panorama pop e rock italiano. Cosa accomuna tutti questi artisti, diversi per età, scelte musicali e mondi di riferimento? Prima che vi scervelliate in ipotesi più o meno arzigogolate, vi svelo subito l’arcano mistero, perché la soluzione è di quelle veramente ardue da trovare senza indizi. La risposta è David Bowie. E cosa c’entra, direte voi, con tutti loro? C’entra eccome. Perché in qualche modo lui fa parte delle loro vite, sia di musicisti che di uomini, come del resto fa parte di tutte le nostre e di quelle di numerosi altri che a lui devono musicalmente qualcosa. E Leo Mansueto, nel suo libro L’ultimo dei marziani. David Bowie raccontato dal poprock italiano - che potete trovare sugli scaffali delle librerie da dicembre edito da CaratteriMobili - ci racconta proprio questo, il significato che il polie-

London calling

drico cantante ha per numerosi protagonisti della scena musicale italiana passata e presente. Ma non aspettatevi una fredda analisi di questioni musicali, perché Mansueto ha lasciato la parola a loro, a ricordi, riflessioni e provocazioni, che ripercorrono cronologicamente la storia di Bowie, incontrandolo ora nei panni di Ziggy Stardust ora in quelli del Duca Bianco, o di uno dei tanti “personaggi” che ci ha mostrato negli anni, prima di scegliere di restare defilato dalle scene. «I capelli a spazzola, le palpebre abbassate e una saetta rossa e blu che scendeva geometrica dalla fronte alla guancia destra: fu così che mi apparve per la prima volta. Si materializzò nella nebbia della mia adolescenza per mano del fratello maggiore di un qualche mio compagno di liceo e, secondo una prassi largamente diffusa in quegli anni analogici, complice il registratore ad alta fedeltà di mio padre, finì clonato in una musicassetta, una Scotch C90 al ferrocromo. Correva l’anno 1977...”, questo l’incipit dell’incontro di Mansueto con Bowie. (F.V.)

ONSTAGE

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DICEMBRE

a sera del 29 novembre ho visto il rock and roll. Un gruppo di quattro persone a cui non può fregare un cazzo di niente, al di là delle fottute leggi e delle regole democratiche. Quattro gringeros a cui probabilmente sarebbe cambiato poco o niente se il pubblico fosse stato altrove. Quattro individui che mi hanno fatto capire il perchè di quello che faccio e perchè lo faccio. Un lead singer che conosce la differenza tra il carisma e la bella voce (conta più il primo): Mick Jagger - che col suo compare Keith Richards parla a malapena nonostante la saggezza che i loro 69 anni suggeriscono - si muove come un ventenne, facendo passare per umili comparse tutte le rockstar degli ultimi vent’anni. Non ho MAI pagato per un biglietto di un concerto, per questo ho sborsato una cifra allucinante per entrare alla 02 Arena. E ne vado FIERO! Hanno umiliato qualunque gruppo o popstar a cui è venuto in mente di salire sul palco nei quattro decenni passati, compresi gli U2 (anche se non ci vuole molto). Una manifestazione di superiorità umiliante (per gli altri). Se i Rolling Stones fossero una macchina sarebbero uno Jaguar E, se fossero un governo avrebbero Giordano Bruno Guerri come Primo Ministro e Massimo Fini alla Cultura. Io e l’Alessandrino gireremmo su macchinoni infiniti circondati da donne bellissime e irraggiungibili. Non esisterebbero le 4X4 e il Mulino Bianco. Mi sono sentito orgoglioso di essere Occidentale, fiero di fare parte della civiltà che ha prodotto Andy Warhol e Carmelo Bene, Lou Reed e Oliviero Toscani. Con quei quattro bastardi maledetti, la musica diventa un fatto culturale, mentre oggi è solo musica. I loro album sono il manifesto della liberazione sessuale. “My Generation” ha fatto la fila per comprare Sticky Fingers, mica per comprare un fottuto telefonino. Dovreste buttare nel cesso l’iPhone e i social network, assieme alle primarie e alle loro (st)renzate, Rosy Bindi, il ‘68, i One Direction, le mamme, i talent show, i giudici dei talent show, le tv al plasma, le lauree, il marketing. Trovatevi un lavoro e compratevi una spider, mettete su Exile On Main Street o i dischi di James Brown, trovate della gnocca e fatevi una trombata. E mettetevi del gel nei capelli. La vita non è così male. E soprattutto buttate nel cesso il telefonino! Il cellulare, quella roba da Repubblica... quella roba da Democrazia.


JUKEBOX

Musica

L’ANNUNCIAZIONE

L’incredibile concerto dei Mumford & Sons al Red Rocks Amphitheatre arriva in un cofanetto esclusivo (pubblicato il 26 novembre) che contiene cd deluxe, dvd, libro e vinile audio di quella serata, che è già un cult.

Agenda

C

Gli appuntamenti imperdibili di dicembre selezionati per voi da Onstage.

i sono leggende che nascono così, in una sera. Anzi, due. Sotto un cielo stellato, nelle notti d’estate. Il 28 e 29 agosto scorsi, sotto una luna nebbiosa, i Mumford & Sons salgono sul palco del Red Rocks Amphitheatre, tra le rocce rosse del Colorado. Il loro ultimo, splendido, album Babel non è ancora uscito. Alle spalle i quattro inglesi hanno il solo Sigh No More, uscito il 6 ottobre 2009 per la Gentlemen of the Road, sottoetichetta della Island. Certo, l’album ha raggiunto la seconda posizione della classifica britannica e statunitense dove è stato certificato platino e ha fatto incetta di fan, stregati da quel suono che riprende la tradizione più genuina del folk, ma è il loro primo passo. Per molti il disco d’esordio è la meteora che finisce poi per inghiottire il talento esploso al debutto. Ma i Mumford sono fatti di un’altra stoffa, hanno la caratura di quei quattro inglesotti che il 26 agosto del 1964 salirono sul palco del Red Rocks Amphitheatre per il loro unico concerto andato sold out della tournée americana. Quelli erano i Beatles e tra loro c’era anche Ringo Starr, tornato poi nel 2000 a distanza di trentasei anni con la sua All-Starr Band in quel teatro incastonato tra le rocce. «C’è qualcuno tra di voi che era qui nel ’64?», aveva chiesto emozionato. Dodici anni dopo, ci sono Marcus Mumford (voce, chitarra e batteria), Winston Marshall (voce, chitarra resofonica e banjo), Ben Lovett (voce, organo e tastiera) e Ted Dwane (voce e contrabbasso). L’apertura è affidata a Lovers Eyes e Little Lion Man. Sotto i colpi di un’orchestra così potente, così capace, la folla comincia a muoversi, dapprima con i piedi, con le mani, con gli occhi, poi con tutto il corpo. Banjo, chitarra, basso, tastiere, contrabbasso, mandolino, a cappella. È il trionfo della Musica. In ogni sua forma. Sull’altalena

LIVE

VINICIO CAPOSSELA 01/12 Rimini, 06/12 Pordenone 07/12 Verona 08/12 Cortemaggiore di folk e ballate, non c’è tempo per prendere fiato, perché - come in un viaggio dipinto da Kerouac – l’importante è andare, soprattutto con questa colonna sonora. I Mumford si scambiano gli strumenti e i ruoli, in una danza che prosegue sotto quelle rocce rosse e quella luna blu. Awake My Soul è una gioia, prima di Whisper In The Dark, Dust Bowl Dance, I Will Wait e The Cave. Una scaletta che permette a questo concerto di entrare nell’Olimpo dei dischi live. Là dove osano Live At Leed degli Who (1970), Live At Folsom Prison di Johnny Cash (1968), Made In Japan dei Deep Purple (1972), Live At Fillmore East degli Allman Brothers (1971), The Concert In Central Park di Simon & Garfunkel (1982) o Live Rust di Neil Young (1978). Il dvd di The Road To Red Rocks è uscito il 26 novembre ed è pronto per finire sotto l’albero di Natale, come la versione speciale del disco ed il vinile di Babel accompagnato da un libro di 96 pagine. (M.M.)

ROB ZOMBIE with Marylin Manson 12/12 Bologna

Musica

C’ERA UNA VOLTA IN AMERICA…

THE VACCINES 12/12 Treviso 13/12 Milano

Capita che una gruppo di artisti italiani decida di metter su una band per omaggiare la musica di un’artista americano di cui si sono perse le tracce. Vi presentiamo gli Adam Carpet.

G

li Adam Carpet sono un progetto che definire sperimentale è riduttivo. Nato a Milano dall’unione di Diego Galeri (Timoria, Miura), Alessandro Deidda (Le Vibrazioni, i Cosi), Edoardo “Double T” Barbosa, Giovanni Calella (Kalweit and The Spokes) e la giovane Silvia Ottanà, sorprende, fin dalla formazione: due batterie (Diego e Alessandro), due bassi elettrici (Edoardo e Silvia), chitarra/synth (Giovanni) e un’attitudine squisitamente strumentale. A questo particolare punto di partenza si aggiunge poi il dettaglio del mapping, che accompagnerà i live show della band nel tentativo di regalare un concerto unico. Galeri e Barbosa ci hanno parlato del progetto. Qual è il concept che si cela dietro agli Adam Carpet? D.: Adam Carpet è un artista americano sconosciuto ai più, grande talento creativo e vita disastrata, oggi nessuno sa dove sia. Double T che l’ha conosciuto anni fa ci ha sottoposto alcune sue intuizioni/ esperimenti, da lì abbiamo iniziato a scoprire un mondo e abbinarlo alla nostra musica è stato naturale. La band non dunque chiamarsi che come l’uomo da cui il progetto ha preso spunto. E.: La band si è formata un paio di anni fa come quartetto, in seguito

l’inserimento di un quinto elemento ci ha permesso di aggiungere elettronica e chitarre. Di Babi Yar, un’esclusiva di Onstage, ci ha colpito il suono e l’uso del mapping. Perché avete scelto di puntare sugli effetti visivi? D.: C’è un forte e costante scambio di idee sia all’interno della band sia tra la band e le persone che ci collaborano. I ragazzi di Akme ci hanno proposto di realizzare un video in mapping per Babi Yar, che è uno dei primi pezzi nati dalle sessioni di scrittura. Lavorare al mapping anche per i concerti è stata la conseguenza di una forte sinergia. Come è strutturato un vostro live? D.: Chi verrà ai nostri concerti dovrà aspettarsi principalmente musica. Il mapping è un aspetto importante ma non “determinante”. Oggi lo stiamo usando in maniera creativa e ci soddisfa ma domani potremmo decidere di fare altro. Credo che dal vivo l’impatto con la musica di Adam Carpet sia molto forte, la propulsione ritmica è davvero intensa e le suggestioni audio visive molteplici. Lui è un frullatore, quello che ne esce ha un sapore che non lascia indifferenti. (M.M.)

ONSTAGE

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DICEMBRE

MALIKA AYANE 03-04/12 Milano

CAT POWER 03/12 Milano 04/12 Bologna


PER

WARM BODIES L

AL CINEMA DAL 31 GENNAIO

li abbiamo visti sanguinolenti o putrefatti, orridi o ridicoli, stupidi o intelligenti, intorpiditi o scattanti. Tutti avevano però lo stesso sguardo vitreo che tradiva la totale assenza di anima. Perlomeno fino ad oggi. Grazie al romanzo d’esordio di un certo Isaac Marion, 31enne americano di Seattle, gli zombie hanno qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso. Warm Bodies è un’originale storia in cui l’amore può “riscaldare” il cuore dei morti viventi rendendoli meno morti e più viventi. Il libro, edito in Italia da Fazi, ha ricevuto la benedizione di Stephenie Meyer: «Mai avrei pensato di potermi innamorare così tanto di uno zombie» dichiara l’autrice della saga di Twilight sulla copertina di Warm Bodies. E chi poteva assicurarsi i diritti cinematografici se non la Summit Entertainment, la stessa casa di produzione dei vampiri tanto osannati dai teenager di tutto il mondo? Adattata e diretta per il grande schermo da Jonathan Levine, la storia di Marion racconta di uno zombie in crisi esistenziale. Non ha ricordi né identità, la sua capacità di comunicare col mondo è ridotta a poche stentate sillabe, eppure dentro di lui sopravvive un intero universo di emozioni (azzeccatissimo il brano dei Black Keys Lonely Boy, singolo di lancio dell’ultimo album degli americani El Camino e super-hit mondiale, che fa da colonna sonora). Un giorno, dopo aver divorato un ragazzo, il giovane zombie intreccia una dolce relazione con la fidanzata della sua vittima. Nonostante il mondo sia in lenta decomposizione, tra i due nasce un sentimento tale da sovvertire le sorti del pianeta. Protagonisti sono i giovani Nicholas Hoult e Teresa Palmer, già noti ai più giovani, mentre ad incarnare il leader della resistenza in continua lotta contro i morti viventi è John Malkovich. Mostruoso, poetico, divertente e romantico, Warm Bodies è un film sui morti, sui vivi e sull’effimera linea che separa gli uni dagli altri.

gHOST MOVIES N

on tutti potranno essere concordi sul fatto che la saga di Paranormal Activity abbia rivoluzionato il genere horror, anzi. La propensione è piuttosto unanime sul contrario. Ma riconoscerne il successo è quanto fa il film Ghost Movie, usando come strumento la parodia. Grazie alla mente deviata (in termini umoristici) di Marlon Wayans, uno dei creatori della saga di Scary Movie, il paranormale diventa parademenziale e le note sequenze dei recenti film horror da terrorizzanti si trasformano in esilaranti. Oltre ad essere co-sceneggiatore di Ghost Movie, Wayans interpreta l’iperattivo e infantile Malcolm. Quest’ultimo decide di compiere il grande passo andando a convivere con la fidanzata Keisha ed è quando entrambi si trasferiscono in una nuova casa che iniziano a manifestarsi strani fenomeni. Malcolm si convince che loro due non siano i soli ad abitare l’appartamento. Si arma di videocamera nel tentativo di immortalare quel maledetto spettro che si aggira per le stanze costringendoli a trascorrere notti insonni. Sbarazzarsi di quella presenza è essenziale perché la coppia ritorni ad avere rapporti sessuali regolari. Malcolm chiede aiuto ad un esoterista ambiguo e ad un team di ghostbusters incazzati. È costretto infine a rivolgersi ad un prete quando si rende conto che Keisha è posseduta dall’entità paranormale. Padre Williams si dimostra ben presto l’unico in grado di risolvere la situazione, liberare la casa dal maligno e riuscire così a ripristinare l’intimità di coppia tra Malcolm e Keisha. Una storia infestata sì, ma di gag surreali e molto politically incorrect.

AL CINEMA DAL 17 GENNAIO


FACE2FACE

GIORGIO PANARIELLO

Dopo aver prestato i suoi personaggi e il suo carisma alla Tv, Panariello torna a teatro con il suo nuovo spettacolo Inmezz@voi - partito a fine novembre, proseguirà anche nel 2013. Uno show che Giorgio stesso definisce interattivo, perché ha coinvolto e coinvolgerà il pubblico più di quanto gli sia capitato in carriera. Potere della Rete. di Francesca Vuotto

N

ella tua carriera sei sempre stato molto vi- e da là si viene tutti: a suo tempo il giullare si esibiva da- lo più Wikipedia. cino alla gente, interpretando i ruoli più di- vanti al Re prendendolo in giro e tutti si divertivano. Ora Per certi versi nella società stanno scomparendo i ruoli sparati, dal bagnino al riccone. Ora il nuovo accade la stessa cosa, senza secondi scopi. Grillo a parte, classici. spettacolo si intitola proprio Inmezz@voi e lui è un caso a sé. Essendo meno definiti, lo sono anche quei tratti tipici su ti mostra nella locandina nei panni di un operaio sui ponQuesto stare a forte contatto con la gente quali novità cui noi comici facciamo leva per far nascere la risata. è teggi con tanto di caschetto. ha portato nel copione? un po’ più difficile fare quello che io chiamo “l’esercizio Questo titolo racchiude in sé molti aspetti di questo show, Abbiamo introdotto un nuovo personaggio, un esodato Sordi”. Quando ho creato per esempio il personaggio di con cui ho amplificato quel contatto con la gente che mi a cui la vita ha regalato questa “bella sorpresina” costrin- Naomo (che si dice sia Briatore ma in realtà non lo è) con ha sempre contraddistinto. Fa riferimento al fatto che ci gendolo a vivere per strada, e la parodia - non l’imitazio- il suo “Ciao Cici” e il buttare via i soldi volevo rappresensono dei posti a sedere per il pubblico anche sul palco, ne, mi raccomando! - di nuovi politici, come Matteo Renzi. tare quel nuovo mondo di imprenditori alla Ricucci che, ma anche al fatto che l’ho coinvolto nella fase di prepara- A questi si aggiungono personaggi più leggeri e del mio essendo dei self made men senza famiglie importanti alle zione. Durante la scrittura io e gli autori abbiamo chiesto repertorio, come il Pulcino Pio che si può vedere dal vivo. spalle, spuntavano fuori all’improvviso, come gli elicotteil parere del pubblico su alcuni testi, attraverso Facebook I social network hanno avuto un ruolo nella prepara- ri da dietro le colline in Apocalypse Now. In quel frangeno Twitter, e gli ho fatto scegliere i manifesti della campa- zione di questo spettacolo, che tipo di navigante della te mi sono chiesto: “Se ci fosse qui ora Alberto Sordi (che è gna pubblicitaria. Ho persino indetto delle primarie per Rete sei? il mio mito) cosa avrebbe interpretato?” e così è nato quel far decidere quale dei personaggi includere nella scaletta, Più che un navigante direi che sono un naufrago che cerca personaggio. Quando parti da spunti reali finisce che non quando c’era posto ancora per uno solo. è uno show che di arrivare più vicino possibile alla riva con la sua zat- racconti più la storia del tizio che abita nel tuo paese, ma definirei interattivo. rappresenti una categoria di persone. «Una volta per divertire poteva bastare portare Ci sarà quindi più spazio per l’improvvisaPer tornare alla Rete, stai per avviare proprio in scena un personaggio colorato, ora bisogna fare sul web un progetto dedicato ai giovani. Di cosa zione? molto di più, perchè la generazione che ti trovi Sì e non me ne sono mai concesso così tanta prisi tratta? ma. Non avevo voglia di un copione da portare davanti non ti segue più dalla televisione, ma dal pc» Ho molte idee che potrebbero andare bene per il in giro uguale in tutte e 50 le tappe della tournée cinema ma che non riesco mai a metterle in atto e ho cercato qualcosa che fosse motivo di continuo rinno- tera! Mi sono relazionato con Internet un po’ per forza, per mancanza di tempo. E’ un peccato che vadano perse vamento. Così, per ogni data, attraverso le radio locali, perché oramai non si può parlare della realtà facendone e d’altra parte è impensabile affidarle a sceneggiatori afchiediamo agli ascoltatori cosa vorrebbero sentir dire sul- a meno. Una volta per divertire poteva bastare portare fermati alla Brizzi o Veronesi, perché ormai sono diventati la loro città e per ognuna lavoriamo il giorno stesso o i po- in scena un personaggio colorato, ora bisogna fare molto tutti produttori e sono impegnatissimi. Allora ho pensato chi precedenti per scrivere qualcosa a riguardo. È un work di più, perchè la generazione che ti trovi davanti non ti di far lavorare i giovani di talento che ci sono di sicuro in in progress con cui mi faccio vero portavoce della gente. segue più dalla televisione, ma dal pc. Prima il papà era Italia. Lancerò sul mio sito un plot, una piccola storia di Mica poco di questi tempi... L’ironia può essere un buon quello che ti insegnava a giocare con l’aquilone, ora è il cinque righe, e chi lo svilupperà meglio avrà la possibilità modo per distendere un po’ i toni senza perdere di vista le contrario: sono tutti diventati dei deficienti in confronto a di lavorare con me per il cinema. E’ un modo per aiutarci problematiche del momento. questi bambini che hanno un tablet già a 4 anni. Roberto a vicenda: io oramai ho 52 anni e ho bisogno di vedere un Certe cose dette da un comico fanno un altro effetto e a Benigni che fa uno spettacolo pescando da un libro come po’ come ragionano i ragazzi di oggi. E sono convinto che volte sono più efficaci di tanti discorsi seri. Il comico deve la Divina Commedia è proprio una grande eccezione, per- dove non arrivi tu devi farti aiutare, non si può avere la fare il suo lavoro di clown, perché questa è la sua natura ché quello con cui noi ci dobbiamo ora relazionare è per presunzione di poter fare tutto.

ONSTAGE

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LIVESTYLE

live

01/12 Torino

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LIVESTYLE

THE BLACK KEYS

Un lungo cammino

Difficile spiegare il perché - anche se ci proveremo con questo articolo - ma i Black Keys sono uno di quei gruppi che finisce per piacere a tutti, indipendentemente dai gusti personali, come dimostrano i due sold out registrati in Italia nel 2012 (Milano, a gennaio, e Torino, a dicembre), per non parlare del successo degli ultimi due album. Ecco la cronaca, raccontata spesso attraverso le loro parole, di un successo quasi annunciato. di Stefano Gilardino

A

kron, quinta città in ordine di grandezza un compagno di scuola, tale Dan Auerbach, suo grande dell’Ohio, è conosciuta soprattutto per amico con cui passa le giornate in cantina a provare. essere la capitale mondiale della gomma, grazie alla fama di fabbriche come quelle BLUES BROTHERS della Goodyear e della Firestone. Non un primato invi- Patrick Carney mi guarda un po’ meravigliato e sono fediabile, ne siamo coscienti, soprattutto se si pensa alla lice di aver superato la sua iniziale diffidenza (o forse qualità dell’ambiente e al tremendo impatto che ha avuto era semplicemente la noia per l’ennesimo rituale fatto di la chiusura forzata di molti dei colossi che producevano domande tutte uguali): «Davvero conosci i Tin Huey? Mi fa pneumatici, fattore che ha contribuito al rapido declino molto piacere, erano una grande band e purtroppo non hanno della città. mai avuto la fortuna che si meritavano. Mio zio Ralph è l’unico È soprattutto negli Anni 70 che Akron balza agli onori punto di riferimento della mia carriera, mi ha sempre spronato delle cronache musicali, prima con il successo dei suoi ad andare avanti e a suonare ciò che mi piace, senza stare a figli più celebri, i leggendari Devo, poi con una rapida pensare al resto. I suoi consigli sono fondamentali per me». espansione della scena locale, in cui trovano spazio nomi A differenza dello zio, però, i Black Keys - questo il nome che si perdono tra le pieghe che i due si sono scelti – handel tempo: Chi-Pig, Bizarros, no saputo gestire bene il pro«Non VOLEVAMO andare Rubber City Rebels, The Waiprio potenziale, finendo per all’università o in fabbrica. tresses e Tin Huey. Tutti quanti diventare uno dei gruppi più La musica era il nostro solo raccolti su The Akron Compilafamosi degli States, prima, e interesse e l’unica via di fuga tion della Stiff Records, dotata del mondo, poi. Merito di una da Akron. Non ci interessava di una copertina funambolica lunga gavetta, di alcune scelte neppure coinvolgere altre e passata alla storia: grattando manageriali piuttosto scaltre e persone e, ancora oggi, la sagoma del pneumatico didella facilità con cui, in tempi siamo in difficoltà quando segnato nella parte alta, infatti, recenti soprattutto, sono riuDOBBIAMO FARLO» Dan Auerbach se ne potrà apprezzare il suo sciti a sfornare pezzi accatticlassico odore di gomma. Tra vanti, senza mai piegarsi trople band incluse, una in particolare ci interessa per questo po alle logiche commerciali. E lo stesso sottile equilibrio articolo, ovvero i Tin Huey, in cui milita un sassofonista tra l’essere paraculi e lottare per la propria indipendenza chiamato Ralph Carney, destinato a diventare un session artistica è l’essenza dei Black Keys, certamente più a loro man di fama con Tom Waits, B-52’s, Elvis Costello, Bill agio su un palco con gli strumenti in mano che davanti a Laswell e molti altri. Ralph ha un nipote, Patrick Carney, un registratore. L’intervista, raccolta tempo fa, poco priche a sedici anni mostra già una gran voglia di seguire le ma della pubblicazione dell’ultimo album El Camino, ha sue orme, come batterista però, e lo incoraggia a mette- evidenziato due personaggi affabili ma diffidenti, capaci re in piedi quella band di cui gli parla sempre, assieme di infiammarsi per esprimere il proprio punto di vista

ONSTAGE

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DICEMBRE


LIVESTYLE

The Black Keys

Rockin’ all over the world La scaletta del tour autunnale dei Black Keys, quella che Dan e Pat suoneranno a Torino.

Howlin’ for You Next Girl Run Right Back Same Old Thing Dead and Gone Gold on the Ceiling Thickfreakness Girl Is on My Mind Your Touch Little Black Submarines Money Maker Strange Times Sinister Kid Nova Baby Ten Cent Pistol She’s Long Gone Tighten Up Lonely Boy

le fotoERTO C del CON KEYS su K C A L B i dE .COM

Everlasting Light I Got Mine

onstageweb

così come di lunghi silenzi quasi disinteressati e risposte tempo che trovano e l’intenso tour de force a cui si sotto- YES WE CAN evasive. pongono dopo ogni uscita discografica li porta in breve Per fortuna, in loro aiuto, arrivano il produttore Danger La chimica tra Dan e Pat funziona magicamente e non po- tempo a formare una fan base piuttosto nutrita e fedele. Mouse e l’uscita di Attack & Release, il primo disco di trebbe essere altrimenti, visto il lunghissimo ed esclusivo La strada verso il successo, a quel punto, non sembra così buon successo dei Black Keys, quello in cui finalmente sodalizio artistico: «Non c’era nessuno interessato a suonare difficoltosa. esplorano con curiosità le influenze iniziali e rimettono con noi due, facevamo dello strano blues malato e non eravamo Se per vedere il loro nome in cima alle classifiche di in discussione il blues povero degli esordi. Danger Mouneppure tanto bravi a livello tecnico», racconta Auerbach. vendita di Billboard bisognerà aspettare ancora qualche se regala alla loro musica una profondità fin lì sconosciu«Io avevo una chitarra, Pat una batteria e tanto ci bastava. A anno - qui siamo nel 2006 - i soldi cominciano ad arriva- ta e giustifica tutto il clamore che comincia a circolare forza di sognare di avere una band ci siamo detti: “ma perché re quando i due decidono di cedere in licenza tre pezzi attorno al loro nome. Tra altri brani prestati a commercial non la mettiamo in piedi veramente?”. Così ci siamo e videogiochi, i due trovano il tempo per fare da trovati a fare sul serio da un giorno all’altro, non spalla ai vecchi eroi Devo a un concerto benefit «ci accusano di essere dei venduti? sono avevamo nessuna voglia di andare all’università o a favore di Barack Obama, all’epoca candidato fighetti di merda senza problemi economici. di finire a lavorare in una fabbrica. La musica era il alla presidenza degli Stati Uniti e, persino, per SI FOTTANO, parlano e non sanno COM’È non nostro solo interesse e l’unica possibile via di fuga da mettere in repentaglio la loro stessa carriera. A avere SOLDI e mangiare merda tutti i giorni. quella città. Non ci interessava neppure coinvolgere inizio 2009, Auerbach pubblica un disco solista Non ci sentiamo in colpa se ci guadagniamo altre persone e, ancora oggi, siamo un po’ in difficoltà senza nemmeno avvisare Carney - il motivo era da vivere con la nostra musica» Pat Carney quando partecipiamo a progetti allargati, non siamo la scarsa comunicazione tra i due dopo il matriabituati a dover dividere il palco con altra gente». monio di quest’ultimo con una ragazza che Dan del nuovo disco di inediti, Magic Potion, pubblicato dalla odiava -, a cui il batterista replica con un suo progetto LONG WAY TO THE TOP Nonesuch, per alcune pubblicità di colossi come Sony, chiamato Drummer. Niente di memorabile per entrambi Il passo per il debutto discografico è breve e, poco dopo Nissan e Victoria’s Secret. Se, da un lato, la mossa porterà e la riconciliazione trova i Black Keys pronti al succesle prime prove, i Black Keys registrano The Big Come Up immediati benefici economici (e contribuirà a far diventa- so globale, prima con un side project blues rap (Blacrock, (2002) nella camera da letto di Carney su un otto piste. re la musica una professione e un mezzo di sostentamen- assieme a Mos Def, Ludacris e RZA) e, infine, con una Una manciata di pezzi originali e qualche cover sono to), dall’altro alienerà loro una parte di fan che vedono coppia di album che li lanciano nel pantheon della scena il biglietto da visita del duo, blues slabbrato e povero una smaccata volontà di svendersi al miglior offerente. mondiale. Prima tocca a Brothers del 2010, poi allo scinsulla scia dei più famosi White Stripes, ma decisamente Provate ad accennare alla cosa in presenza di Pat e tillante El Camino l’anno successivo, sorta di omaggio al più grezzo e garage. Quasi nessuno si accorge di loro, Dan e vi troverete davanti due belve che non sentono furgone con cui i due sono andati in tour attraversando tranne la label di culto Fat Possum, all’epoca sussidiaria ragioni. Soprattutto il batterista, dopo avermi squadra- gli States e assemblato dal solito Danger Mouse, ormai della Epitaph e dedita al recupero di musicisti blues di- to, sibila: «Quelli che ci accusano di essere dei venduti sono quasi il terzo membro del gruppo. «C’è questo luogo comumenticati come Junior Kimbrough e R.L. Burnside. Per dei fighetti di merda, ricchi sfondati e senza problemi eco- ne che lo dipinge solamente come un produttore hip hop. Il suo quell’etichetta incideranno due dischi, Thickfreakness e nomici. Possono andare a farsi fottere, parlano e non sanno background, invece, è molto simile al nostro e proprio per queRubber Factory, registrato in una fabbrica di gomma in cosa vuol dire non avere un soldo in tasca e mangiare merda sto motivo ci troviamo bene. Ascolta punk, rock, blues, i Beatcui i due avevano rilocato il proprio personale studio di tutti i giorni. Non ci sentiamo di certo in colpa se ci guada- les e anche molto hip hop. Il sound dei Black Keys è un perfetto registrazione. Il sound comincia a farsi più interessante gniamo da vivere con la nostra musica. Fanculo!». Ok, come mix di tutte quelle influenze». In attesa del nuovo lavoro in e particolare, i paragoni con Jack e Meg White lasciano il non detto. studio, previsto per il 2013, non perdeteli dal vivo.

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DICEMBRE



LIVESTYLE

LITFIBA

L’ETà DELL’ORO

Dopo la reunion tra Pelù e Renzulli, , dopo un disco live, uno di inediti e due tour, i Litfiba ritornano alle origini della carriera celebrando la Trilogia del Potere, ovvero i primi tre album (più un live) usciti tra l’83 e l’89. Un periodo che portò la band nel gotha del rock italiano, con una formazione che da allora non è mai più stata proposta. Buone notizie: oltre a riascoltare quegli album, rivedremo sul palco anche altri due membri fondatori del gruppo toscano: Gianni Maroccolo e Antonio Aiazzi. di Jacopo Casati - Foto: Roberto Panucci

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uando ancora la transizione al rock duro di Milano per due serate esclusive e già sold out il 30 e il ma in noi la convinzione di fare qualcosa di significativo e era ben lungi dall’avvenire, quando gli 31 gennaio 2013, a cui è stata aggiunta una nuova data il importante per rendere omaggio a un periodo della nostra echi di VideoMusic e delle folle oceaniche 24 marzo - occasione in cui verrà presentato il disco live vita indimenticabile. Ci è cresciuta dentro col tempo. del Terremoto Tour erano lontane dal verifi- registrato durante i primi due concerti. Piero Pelù e Ghigo Come stanno andando le prove? carsi, i Litfiba scrissero il proprio nome tra Renzulli ci spiegano la genesi del progetto. Ghigo Renzulli: “Faticosamente bene (ridono, ndr). Abi più grandi della musica italiana con tre dischi leggendabiamo iniziato da poco e stiamo lentamente trovando la ri, in cui la new wave si sposava con un approccio alterL’idea di celebrare la Trilogia del Potere con un concer- quadratura giusta. Il groove è davvero molto buono tra nativo e indipendente per l’epoca: Desaparecido (1985), 17 to vi è venuta dopo lo show di Firenze dello scorso 1 giu- noi, inoltre c’è Luca Martelli che è il nostro nuovo batteriRe (1986) e Litfiba 3 (1988) scossero le fondamenta del rock gno in cui siete tornati sul palco con Gianni Maroccolo e sta e anche con lui dobbiamo prendere il ritmo. È bravissiitaliano ponendo le basi per un successo travolgente che Antonio Aiazzi? mo, l’intesa sta aumentando giorno dopo giorno.” col tempo però provocò dissapori interni, scelte artistiche Piero Pelù: Non è stata sicuramente una cosa costruita a Per le due serate dell’Alcatraz dobbiamo aspettarci non condivise (già concretizzatesi in Pirata del 1989, live tavolino e nemmeno qualcosa che avevamo già in mente. scalette diverse? album che chiuse quel periodo) seguite da Piero Pelù: No. scalette diverse è impossidolorosi addii (il decesso del batterista Ringo bile, possiamo dirtelo subito: il nucleo dei «Dopo il concerto a Firenze con Gianni e Antonio, De Palma) e da cambi di line-up che molti fan pezzi appartenenti alla Trilogia del Potere non lentamente ha preso forma in noi la convinzione storici interpretarono come un vero e proprio subirà variazioni, magari dipendentemente di fare qualcosa di significativo e importante tradimento. La Trilogia del Potere segnò anche dal mood del concerto, da quanto sarà caldo per rendere omaggio a un periodo della nostra vita il pubblico, potrebbero esserci delle sorprese i propri autori ed esecutori nel profondo, un indimenticabile» Piero Pelù prezzo elevato per un’opera monumentale verso la fine, ma i brani storici che proporreche filtrò attraverso psichedelia, sperimentamo saranno quelli in entrambe le occasioni. zioni e sound latini, un codice new wave/rock essenziale Ci siamo ritrovati con tanti vecchi amici al Mandela Forum Ghigo Renzulli: La prima sarà sicuramente la serata più che, attraverso un linguaggio inizialmente denso di meta- qualche mese fa per condividere insieme sul palco ricordi emozionante, come sempre la premiere è la più attesa da fore in seguito sempre più diretto, bombardava temi deli- ed emozioni ed è stato bellissimo. Quando Antonio si è band e pubblico stesso, è anche il momento in cui succecati come la pena di morte, il Vaticano, i poteri costituiti, messo alle tastiere e Gianni al basso ha attaccato il giro di dono più casini, in cui ci sono inconvenienti e via dicendo. i totalirismi e ogni forma di violenza. Ora quella line-up basso di Tex qualcosa è successo. Dopo quella bellissima Registrando il tutto per una prossima pubblicazione i due (con in più un nuovo drummer) si ritroverà all’Alcatraz serata siamo rimasti in contatto e lentamente ha preso for- concerti saranno molto simili in quest’ottica, per avere in

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seguito la possibilità di scegliere tra le versioni migliori Piero Pelù: Possiamo parlare di doppia entità. Il Grande è presente nei dischi. Ovviamente, come diceva Ghigo, delle canzoni che suoneremo. Nazione Tour avrà un’altra serie di date europee che svol- siamo nel 2013 e quindi possiamo sfruttare strumenti più Le domande che molti vostri fan si stanno facendo sono geremo in primavera, quindi rientreranno in formazione moderni per modellare il suono e avvicinarlo a quello di essenzialmente due: Milano resterà un evento isolato op- Daniele Bagni al basso e Federico Sagona alle tastiere per allora con più facilità rispetto a una volta. Saremo attenti a pure ci saranno altre date in cui verrà celebrata la Trilo- questi concerti che andranno a concludere il tour di un di- quanti più particolari possibili. Negli ultimi tempi eravagia del Potere? Inoltre come mai Milano e non Firenze che sco che c’ha portato numerosi responsi positivi. In sostan- mo per la formula rock-diretto-senza-fronzoli ma ora serè casa vostra? za avremo la formazione Trilogia e la formazione Grande ve un lavoro molto più attento per non perdere i dettagli Ghigo Renzulli: Chissà (ridono, ndr). Vedremo in base Nazione con cui proseguiremo un domani la Trilogia degli che caratterizzano quelle canzoni. alla richiesta del pubblico stesso, se ci sarà la possibilità Stati inaugurata appunto dall’album di inizio 2012. Sono è lecito attendersi anche qualche pezzo addirittura annoi saremo ben felici di portare questo spettacolo anche in molti gli impegni che ci attendono, l’agenda è piena e non tecedente alla pubblicazione del vostro primo disco Dealtre città, fino a questo momento il responso dei fan per i possiamo certo lamentarci di tutto quanto ci sta succeden- saparecido? Penso, ad esempio, a Onda araba o Versante due concerti di Milano è stato molto buono e le prevendite do intorno. Est. stanno andando alla grande. Con la formazione di Grande Nazione però avete già Piero Pelù: Diciamo che una delle due canzoni che hai Piero Pelù: La scelta di Milano è sostanzialmente da im- proposto alcuni pezzi storici risalenti all’epoca della Tri- nominato hanno buone possibilità di essere proposta. putarsi al fatto che l’Alcatraz è una sala che può contenere logia del Potere. Gli arrangiamenti di questi brani pre- Versante Est oltretutto, per vari motivi, fu un pezzo molto duemila e più persone, molto più capiente rispetto a un senti sui dischi tuttavia erano diversi rispetto alle ver- importante per la band. È dopo aver composto e registrato Saschall a Firenze per dire. Quindi in ottica registrazione sioni live che avete suonato di recente, penso alla resa di questo brano che la band si è stabilizzata sulla sonorità e si presta bene anche come atmosfera e consullo stile che poi abbiamo utilizzato in Detorno. Ci piacerebbe molto riuscire a fare altre saparecido. «A Milano spero di non vedere solo cinquantenni date, vedremo come si evolveranno le cose, Ghigo Renzulli: Tra i primi brani che abbiama anche qualche giovane, vorrebbe dire sicuramente ci interesserebbe anche propormo provato ci sono Eroi nel vento, Guerra e che quanto abbiamo scritto a suo tempo re un brano inedito per l’occasione, stiamo Tziganata, vedremo nelle prossime settimane si è bene o male conservato intatto lavorando duramente in questi giorni e lo facosa uscirà dalla sala prove. e può essere ancora attuale» Piero Pelù remo ancora per settimane, se verrà fuori una Chiudiamo sul pubblico. Chi vi aspettate canzone saremo molto felici, altrimenti andrà di vedere a Milano? Solo nostalgici? bene lo stesso dato che di materiale da suonare ne abbia- Cane e La Preda nell’ultimo tour. Piero Pelù: Il repertorio degli Anni Ottanta effettivamente mo in abbondanza. Ghigo Renzulli: L’idea è di rendere i brani appartenen- è molto particolare, l’alternanza tra pezzi più psichedelici e Hai parlato di inedito, quindi state scrivendo qualcosa ti alla Trilogia del Potere il più possibile vicini all’originale quelli un po’ più incazzati lo ha reso relativamente immeinsieme a Gianni e Antonio? e al sound dell’epoca, cercando di trasporre le sonorità diato, quindi sicuramente mi aspetto di vedere i nostri fan Piero Pelù: Siamo in sala prove tutti insieme dopo moltis- degli Anni Ottanta nel 2013, senza però alterarne troppo della prima ora, che magari oltretutto aspettano da tempo simo tempo, stiamo suonando il repertorio ma chissà che l’atmosfera e il suono tipico dell’epoca. Ora credo che sia- questo tipo di celebrazione. Tuttavia spero di non vedere qualche idea buona venga fuori e la si riesca a elaborare mo diventati anche un po’ più bravini rispetto ad allora, solo i cinquantenni ma anche qualche giovane, vorrebbe concretamente. Ci terremmo molto, ma non è una condi- dovrebbe essere agevole come compito, tutto sommato dire che quanto abbiamo scritto a suo tempo si è bene o zione necessaria che ci siamo posti nel momento in cui ab- (ridono, ndr). male conservato intatto e in qualche modo può essere anbiamo deciso di metterci a lavorare su questo progetto. Piero Pelù: Per queste due date avremo Giorgio Canali cora attuale e fruibile anche per chi a quell’epoca non era Ma quindi la nuova formazione dei Litfiba è questa op- come fonico, la stessa persona che ci seguiva durante i ancora nato. Sicuramente sarà un momento importante pure si è creata una doppia entità a seconda degli eventi concerti degli Anni Ottanta, proprio per fare in modo che anche per noi e un bel modo di celebrare trent’anni di carche andrete a proporre? la resa sonora dei pezzi sia quanto più simile a quella che riera insieme a chi ci segue da sempre.

il POTERE dei litfiba

le foto R del TOUA su IB dEi LITF .COM

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Sono 4 gli album di riferimento dei concerti di gennaio. Eccoli.

Desaparecido, 1985

17 Re, 1986

Litfiba 3, 1988

Pirata, 1989

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06/12 Milano, 07/12 Bologna, 08/12 Roma, 14 Firenze Il calendario completo del tour dei Club Dogo su onstageweb.com

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Più bella cosa non c’è CLUB DOGO

Il tour di Noi siamo il club è partito lo scorso 27 ottobre e si conclude a fine dicembre. In mezzo, una data speciale a Milano, il 6 dicembre, la città da cui tutto è partito. Sono ormai più di sei anni che i Dogo girano l’Italia a colpi di rap e quest’ultimo è stato particolarmente importante: sono diventati il simbolo della consacrazione dell’hip hop made in Italy. Gué Pequeno ci racconta i retroscena dell’ascesa della band, dalle strade di Milano alla collaborazione con Ramazzotti. di Marcello Marabotti - foto: Chico De Luigi

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uando nel 2003 esordirono con Mi Fist - LP tra un lavoro e l’altro. Un esempio in tal senso potrebbe autoprodotto che vedeva la produzione essere Rihanna, in grado di fare sette dischi in sette anni, musicale di Don Joe e le collaborazioni di piazzando sempre singoli vincenti. Il mercato è famelico, Dargen D’Amico, Aken e Issam Lamai- c’è Internet, e il risultato è un tritatutto. Poi, sinceramente, slam, MC della Porzione Massiccia Crew non è molto difficile per noi fare i dischi, perché siamo di Bologna – i Dogo entrarono dritti nelle casse delle mac- molto attenti alla realtà che ci circonda. In ogni nostro alchine e degli stereo di molti giovani dell’area milanese, e bum mettiamo i risultati del nostro tempo, con un’attennon solo. «Giro a Milano a 360 come gli occhi in overdose di zione specifica riguardo l’attualità. Credo che questa sia bamba, come la testa di un toffa che guarda l’altro che scalda, una caratteristica dell’hip hop in generale. Poi, nel tempo, come il corpo di una spia con la alcune canzoni rimangono lesua auto che salta, come uno zangate al periodo in cui sono sta«Il nostro successo? Godiamo za che sente una sirena che canta». te scritte mentre altre restano di un momento favorevole del Cronaca di un disco diventato sempre attuali. rap in Italia, ma soprattutto cult. A distanza di nove anni Che significato ha un distiamo raccogliendo quello Jack, Gué e Don Joe sono ancosco come Noi siamo il club in che abbiamo seminato nel ra lì, a battere il flow sui palquesto 2012 che sembra essere corso degli anni» chi di tutta Italia proponendo l’anno “definitivo” del rap itai “classici” e le hit dell’ultimo liano? disco, Noi siamo il club. Tra parole, vita di strada, collabora- Dici bene, sicuramente questo album si inserisce in un zioni pop e cronache di resistenza, siamo andati a scoprire periodo molto fortunato per il genere musicale al quale i segreti della Dogo Gang. apparteniamo, che ora sta vivendo il suo momento d’oro. A tal proposito ritengo che in Italia ci sia stato un ritardo Il vostro ultimo lavoro è complesso sia dal punto di vi- - come sempre su tutto ciò che non è “tradizionale”. Prensta delle liriche, ancorate alla quotidianità, sia del sound. dendo come riferimento l’Europa e lasciando quindi da Lo avete registrato in un solo anno, molte band ci avreb- parte l’America - con la quale il confronto non reggerebbe bero messo molto più tempo. Come riuscite ad essere così - siamo indietro di almeno una dozzina di anni. Per vari prolifici? motivi. Sicuramente abbiamo una tradizione melodica Ormai il mercato ti chiede di produrre a ritmo frenetico. A pop difficile da scardinare, sorretta anche da un mainstreparte Madonna e Tiziano Ferro non sono molti gli artisti am di radio e network che per anni han favorito sempre lo che possono permettersi di fare un album ogni tre anni e, stesso prodotto. Il rap è riuscito a esplodere partendo dal anzi, molti pubblicano senza lasciar passare troppo tempo basso, macinando gavetta, dischi e battle fino ad arrivare

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MTVRap In principio fu il 2TheBeat di Bologna. Gli artisti salivano sul palco e sfidavano a colpi di rime. Poi MTV Spit ha portato il rap in televisione.

In ogni puntata sei rapper e tre battle. Chi vince passa, chi perde va a casa. Dalla quarta alla sesta puntata in scena vanno tre rapper per volta, mentre tra la settima e l’ottava si disputano le semifinali, prima della grande finale vinta da Ensi. I Dogo parteciparono come giuria, prima di fare il grande salto con un programma tutto loro, Club Privé, che mostra tutto quello che accade nelle vite di Don Joe, Guè Pequeno e Jake La Furia: l’aspetto pubblico e il backstage delle loro vite, come dei fan.

le foto R del TOU GO su DO M dEi CLUB

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al momento in cui nessuno poteva più ignorare il fenome- Devo confessarti che, personalmente, una volta superata out del Carroponte. Che spettacolo si devono aspettare no, tantomeno chi lavorava nel music business, perché i la fase adolescenziale di ribellione in cui ascoltavo har- i vostri fan? loro figli ascoltavano il rap. Per quanto riguarda noi nello dcore, mi è sempre piaciuto il pop. L’obiettivo è quello A livello di produzione non sono molto distanti le due specifico, sicuramente godiamo di un momento favorevo- di avvicinarsi alla caratura degli artisti che riescono ad tournée. Questa estate era un concerto open air, abbiamo le del genere, ma credo sia anche frutto della giusta com- entrare nell’olimpo della musica popular facendo sem- girato i festival suonando su palchi molto grossi che non binazione di molti elementi: la consacrazione e il successo pre musica di qualità. Poi le collaborazioni vengono di calcheremo in questo tour autunnale. Ci piace molto suosono arrivati perché abbiamo raccolto quello che abbiamo conseguenza, anche perché ho sempre vissuto il mondo nare nei club perché è una situazione diversa, c’è più conseminato nel corso degli anni. dell’hip hop come un universo costellato di featuring (in tatto con la gente. All’aperto ci sono le transenne, sei più Credi che la grande visibilità portatavi dai canali mu- America arricchiscono il panorama musicale statunitense lontano. Invece nel club c’è più contatto, si crea un rapporsicali televisivi abbia spostato l’età anagrafica del vostro progetti come Coldplay-Jay Z, o Maroon 5 e Wiz Khalifa to più caldo. Oltretutto proporremo anche un set molto pubblico? ricco, con i pezzi nuovi di Noi siamo il club e Sicuramente c’è da contare che MTV ha virale hit che hanno costellato la nostra carriera. «Ci è sempre piaciuto il pop e vogliamo avvicinarci to l’attenzione sul lato urban dopo un lungo La data di Milano poi sarà inevitabilmente alla caratura di artisti che fanno musica periodo in cui è rimasta focalizzata su gruppi quella più ricca, in cui ci saranno ospiti di di qualità. Le collaborazioni, come quella musicali dal target molto teen. Quando nel ogni tipo e un scenografia molto particolacon Eros, vengono di conseguenza» resto del mondo impazzava l’hip hop da noi re. Non posso anticipare molto se non che si ascoltavano band che spaziavano dal pop sul palco vogliamo ricreare la situazione del all’emo. Ora quel posto l’ha preso il rap. Poi, per quanto senza alcun problema). Ho sempre sognato di arrivare a club con un bancone e un palo; ci sarà anche un pianoforriguarda i Dogo, il discorso è particolare: siamo giovani questo punto in Italia ma credo non sarà possibile. Il fe- te e diversi musicisti per aumentare la caratura musicale ma è da molto tempo che giriamo l’Italia, abbiamo matu- aturing è stato sdoganato, la produzione ancora no. Da dell’evento. rato un sacco di esperienza. Abbiamo iniziato come pro- noi è difficile avere un rinnovamento - nelle radio, nelQuali sono le difficoltà e i lati più belli di una vita in getto di culto, con una produzione dura che poi è cambia- le televisioni, nella discografia - quindi ad occuparsi dei tour? ta con la nostra crescita. Ora abbiamo un pubblico molto pezzi pop rimangono sempre gli stessi. Noi per fortuna Sono molti anni che viviamo così, quindi non nascondo giovane che rispecchia l’utente del contenitore hip hop. In siamo aperti alle collaborazioni tanto che negli ultimi due che dopo un po’ questo lavoro rischia di diventare un’abipiù, naturalmente, la popolarità abbassa l’asticella dell’età anni abbiamo cantato con Antonacci, Pino Scotto, Syria, tudine: fare e disfare le borse, stare dentro un furgone per anagrafica anche perché l’ultimo periodo per noi è stato diversi dj internazionali, cantanti neomelodici napoletani, molto tempo - che per quanto possa essere di lusso non è molto pop, nel senso di popular. i Subsonica. Così, quando abbiamo saputo che Ramazzot- mai comodo - è stancante. Le persone pensano che queCome è cambiata la percezione del mondo musicale ver- ti stava cercando dei rapper e ha chiamato noi, siamo stati sta vita sia tutta rose e fiori e io non voglio sembrare una so di voi in questi anni? La collaborazione con Ramaz- molto felici, perché a livello di numeri è la combinazione persona che non si rende conto della fortuna che ha, ma zotti per Testa o cuore è frutto anche di questo percorso? più grossa che potremmo fare. Inoltre, in Testa o cuore, Joe è stressante lo stesso. Ci sono dei momenti che ti ripagaSicuramente è cambiato il nostro “peso” all’interno del si è occupato anche della base collaborando con il produt- no di tutto, come quando vai a suonare nei club, in cui music business. Fino a qualche tempo fa quando andava- tore di Ramazzotti. scatta un’energia particolare. Certo è che siamo arrivati a mo ai festival o alle trasmissioni non c’era molta attenzioDallo scorso ottobre siete in giro per i club dopo il un punto in cui non si può fare festa tutte le sere, ma per ne nei nostri confronti. Ora, al contrario, ci cercano tutti. grande successo delle date estive, tra cui spicca il sold fortuna non è sempre così. Ci divertiamo anche noi.

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Un viaggio nuovo e solare nell’anima di un cantautore consapevole e credibile, capace di mediare lo sguardo oggettivo sul mondo con la propria individualità. Uno di quelli di cui fidarsi, quando vi porge la sua musica con una parola semplice e piena come Ecco. Niccolò Fabi ha da poco pubblicato il suo settimo, bellissimo album in studio e si appresta a portare le nuove canzoni in tour. Con lui abbiamo parlato della genesi e dei contenuti del disco. di Francesco Chini

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he a dirlo sia stato davvero lui, o Fabio Volo, della registrazione di questo disco: Roy Paci ci ha messo o un proverbio olandese, latino o zen, con- lo studio, il suo Posada Negro salentino. Al resto ci ha ta poco: la parte più difficile di un viaggio pensato quella che ormai è per il cantautore romano una consiste nell’uscire di casa, nel varcare quel- vera famiglia, fatta di sodali storici e fedeli come Roberto la soglia per ripresentarsi al mondo intorno. C’è molto di Angelini, Gabriele Lazzarotti, Fabio Rondanini, Daniele questa verità tra i solchi con cui Ecco segna un viaggio “Mr Coffee” Rossi e Riccardo Parravicini. Un senso di di ritorno che deve essere stato tutt’altro che facile per comunità e di appartenenza costante e solido, che ha fiun Niccolò Fabi appena ingrigito (nei celebri capelli) ma nito puntualmente per riverberarsi anche in canzoni già sempre più consapevole. Se infatti il musicista non è mai esistenti: «Abbiamo suonato e risuonato tutto tante volte: alla davvero scomparso dai radar - lo testimoniano le fre- fine avevamo tanto materiale che escluderne una gran parte è quenti apparizioni all’interno del Collettivo Angelo Mai, stato inevitabile». «un centro culturale che negli ultimi anni ha svolto un lavoro eccezionale per la musica a Roma, mostrando che si può fare ONESTA INDIPENDENZA tantissimo senza piegarsi integralmente a logiche commercia- Dentro Ecco ci sono una manciata di brani che attraversali. E infatti rischia di chiudere: da noi chi lavora così non ha no il campo visivo obliqui come raggi di sole, partendo quasi tutele, per non dire che come sempre da cose piccole viene quasi istigato a stare al che tanto piccole non sono. «Non voglio rinunciare a parlare di fuori della legalità» - il setNiccolò schiva volentieri i di ciò che mi riguarda come timo della sua discografia gorghi retorici del “sociale” membro di una comunità: sono una è un capitolo sofferto non ma senza vietarsi la possipersona libera e cerco di fare il meno che solare per il suo bilità di concentrare il promio mestiere con onestà, e non mi autore. Non solo per i pur prio focus verso l’esterno, sentirei tanto onesto se lo facessi» verso le tante dinamiche che indelebili segni lasciati dalla tragici eventi personali influenzano la vita di una che l’hanno coinvolto, che Niccolò mostra senza chiusure comunità. «A parte il naturale sospetto nei confronti di ogni né ostentazione: le fondamenta più vere di Ecco si vanno forma di ideologia in musica, ho sempre diffidato della formula cercate anche e soprattutto in «una serie di vissuti che sono della canzone-invettiva. La lascio ad altri: una canzone non va emersi sia prepotenti che graduali, e si sono tramutati ben pre- caricata di troppe aspettative. Un po’ perché è già la sintesi della sto nell’urgenza di una condivisione collettiva». sua natura a costringerti a forzare i piani di realtà ai quali si riEd è stata proprio l’esperienza di un collettivo, quella ferisce. E un po’ anche per un fatto di linguaggio: quelle parole

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14/01 Lecce, 19/01 Trento, 24/01 Mestre, 25/01 Firenze Il calendario completo del tour di Niccolò Fabi su onstageweb.com


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Niccolò Fabi sono fatte per andar d’accordo con la musica che le accompagna. pegno come il suo contrario, il ricordo come il presente. vermi addosso”, ma anche in questo si deve molto all’impronRestano, ma allo stesso tempo volano via». Un’attenzione ine- «Prendi Una buona idea, singolo di lancio: anche se la mia non ta fortemente live che ha caratterizzato le registrazioni: tengo dita ma non estranea al cantautore, che tiene a precisare: voleva essere una di quelle detestabili ‘operazioni-nostalgia’, molto a sottolineare che questo lavoro non sarebbe stato certo lo «A dire la verità non sono partito con l’intento di prendere certe l’elenco di cose di cui mi dichiaro orfano vuole permettere a tut- stesso senza il contributo di Roberto Angelini che oltre ad essere posizioni né di evitare di farlo, perché voglio essere una persona ti di potervisi identificare. Ma allo stesso tempo è puramente un amico è, musicalmente, un contraltare ideale». libera e in quanto tale rifuggo tutto ciò che trasforma questa emotivo: nasce per essere il mio, anche se è stato determinante Versante, quello musicale, che è forse l’altro vero elemenindipendenza in una posa, come canto anche in Indipenden- il contributo de Il disillusionista, splendido libro in cerca di edi- to di discontinuità, con quegli accenni di folk scanzonato te. Ma non per questo voglio rinunciare a poter parlare di ciò tore del mio caro amico Stefano Diana. Quello di non mancare e quelle inflessioni laterali di rock e gusto sinfonico che che mi riguarda come membro di una comunità: oltre ad essere mai l’appuntamento con me stesso è un obiettivo che perseguo rimandano ora a Gainsbourg («lui e il suo uso degli archi: una persona libera sono anche uno che cerca di fare il proprio con ostinazione. Non che possa fare altrimenti, peraltro. Nessu- una grande ispirazione»), ora ad Andrew Bird, ora a Beck: mestiere di musicista in modo onesto, e non mi «Soprattutto il Beck del periodo di Sea Change. sentirei tanto onesto se lo facessi». Una ricerca Ma durante scrittura e registrazione avevo nelle «Rimango un autore razionale e non è detto che che rende molto peculiare l’equilibrio che si orecchie anche i Beirut, o il Bon Iver di Calgary. ci sia stato uno stacco così netto rispetto al passato può rintracciare nella scrittura di Ecco. Questa dello studio e della ricerca è ancor oggi recente. Anche se in parte sono stato io a cercare una delle parti per me più splendidamente irridi non “riscrivermi addosso”» APPUNTAMENTO CON ME STESSO nunciabili del mio lavoro. Amo condividerla anÈ vero, episodi come la già citata Indipendenche con chi mi segue: in questi mesi non ho mai te, o le significative Io e Verosimile non alterano più di tan- no riesce davvero ad imitare nessun altro, neanche volendo. E mancato di “passar” loro le cose che mi ispiravano, o che mi to - non ce ne sarebbe stato motivo – i canoni dell’ormai io non faccio certo eccezione». suggerivano idee». collaudata abilità del carboncino con cui Fabi tratteggia immagini sfumate eppure nette: ma non rinunciano a DISCONTINUITà Ed ora è il momento del tour: un successo come quello chiamare col proprio nome una collettività che sembra I momenti in cui Niccolò osserva se stesso sono forse più del Solo Tour non sarà facile da bissare, ma Niccolò e la fare del proprio egotismo il proprio unico dovere (“Non rari, ma decisamente incisivi. Se ne I cerchi di gesso evoca band sembrano fiduciosi, probabilmente consapevoli di sarà mica l’ego l’unico nemico vero di questo universo?/Non gli anni Settanta e gli indimenticati viaggi in macchina di avere sottomano qualcosa di vero e di nuovo da presensarà certo questo piccolo pronome il centro di ogni discorso?”), un bambino «che per fortuna frequento ancora assiduamente, tare: «Abbiamo grande voglia e curiosità di presentare queste o le derive morbose di una realtà mediatica parallela che grazie anche allo splendido lavoro che faccio», brani come Ele- canzoni. Voglia perché credo, anche personalmente, di aver renon è capace di alcuno scrupolo nel puntare la telecamera mentare e soprattutto l’intensissima title track sono legate almente aggiunto qualcosa alla mia evoluzione di musicista e addosso a qualsiasi cosa soffra abbastanza da fare share a doppio filo alla quotidianità dell’amore, e finiscono per performer - se ripenso oggi alle mie prime volte sul palco, non (“Sono il tuo sogno, mi puoi possedere/mi metto alla gogna per costituire, semmai, la vera novità: un’immediatezza deci- avrei mai sperato che un giorno sarei stato soddisfatto di me farmi sputare/poi quando avrò esaurito il mio tempo/a un co- samente nuova per il cantautore apollineo e compassato come credo di esserlo oggi. Curiosità perché il formato che abmando del dito scompaio”). Nessuno stravolgimento, però: che emergeva dal precedente Solo un uomo: «Premetto: ri- biamo in mente è versatile come forse mai in passato, e offre resta centrale l’occhio di un investigatore paziente, che mango un autore fondamentalmente razionale. Pertanto, non è molte opzioni. Cominceremo anche stavolta dai teatri, ma nulla raramente dimentica di mediare ciò che scrive con la pro- detto che ci sia poi uno stacco così netto rispetto al passato re- ci vieta di ambire a proporci anche in contesti più squisitamente pria individualità, e che coltiva con pari passione l’im- cente. Dopodiché, in parte sono stato io a cercare di non “riscri- live come gli auditorium o i club».

le foto R del TOU ABI su Lò F M di NICCO

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Ecco, è l’ora del Tour. Partirà il prossimo 14 gennaio dal Teatro Politeama Greco di Lecce la tournée di Fabi, che toccherà Trento il 19 gennaio, Mestre il 24, Firenze il 25, Napoli il 29 per chiudere il mese a San Benedetto del Tronto il 30 gennaio. Il tour prosegue poi anche a febbraio.

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10/12 Acireale, 12/12 Napoli, 15-16/12 Roma, 18-19/12 Milano Il calendario completo del tour di Biagio Antonacci su onstageweb.com

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è qui la festa!

Volge al termine la seconda e ultima tranche del tour 2012 che Biagio Antonacci ha organizzato dopo l’uscita del suo ultimo album Sapessi dire no. Mancano solo i concerti di dicembre, eventi speciali che si annunciano come grandi feste, proprio come gli altri live della tournèe. Come lo sappiamo? Be’, siamo andati a vederlo con in nostri occhi per ben due volte, di fila e nella stessa città. In attesa di un nuovo, enorme party per festeggiare i 50 anni del cantante milanese. di Francesca Vuotto

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e state leggendo questo articolo è probabile di seguito all’altro, il 9 e il 10 di ottobre scorsi, a Milano. che stiate aspettando di assistere ad uno degli Non potreste quindi avere controprova migliore. ultimi concerti del tour di Biagio Antonacci, che, partito in ottobre dopo una prima parte TUTTO, SEMPRE primaverile, proprio con il finire dell’anno giunge al ca- Non avevo mai seguito da vicino Biagio Antonacci e prima polinea. E magari siete tra i fortunati del Mediolanum di questo autunno non lo avevo ancora visto dal vivo. Mi Forum di Milano o del Palalottomatica di Roma che nelle sono ritrovata ai suoi concerti, addirittura per ben due sere serate del 16 e del 19 dicembre parteciperanno ai concerti di fila, per lavoro e amicizia: il 9 ottobre per recensire lo speciali intitolati Insieme finire (come il brano contenuto show, il giorno successivo per accompagnare un’amica. Ad nell’ultimo disco) con cui il cantautore milanese ha voluto essere sincera un po’ di timore l’avevo, nonostante dicessi festeggiare la fine del tour. Ecco, se vi state chiedendo cosa “è diverso andarci per dovere e per piacere” a chi sgranaaspettarvi (e se state trepidando da quando siete usciti di va gli occhi all’idea che dovessi ascoltare lo stesso concercasa stamattina o, peggio, da to due sere di fila. Per quanto quando avete comprato il bi«Ho preferito evitare particolari ogni artista cerchi di diversiglietto), sappiate che quel che impianti scenici o tecnologie per ficare gli spettacoli che si tenvedrete è una festa. Nel vero gono nella stessa città, anche poter essere il più possibile reale senso della parola. E non solo solo con piccole variazioni, e in contatto diretto con perché le ultime date delle si tratta pur sempre di eventi il pubblico. Voglio entrare tournée solitamente hanno il quasi uguali e il pensiero di in totale empatia con volto divertito e rilassato di assistere a due show fotocoogni spettatore» artista e staff che festeggiano pia frenava il mio entusiasmo. mesi di duro lavoro e soddiBene, tutte le mie aspettative sfazioni. Il fatto è che ognuno dei concerti che Biagio ha sono state ribaltate, perché è stato come andare a due feste tenuto per questo tour legato all’uscita di Sapessi dire no è diverse, seppure nello stesso luogo. Certo, animate da una stato proprio una festa. Ve lo dico io, che ne ho visti ben colonna sonora identica, ma ugualmente coinvolgenti. due di live. E non in momenti o città diverse - la varietà Ognuno dei due show si è trasformato in un momento di avrebbe potuto favorire l’appeal degli spettacoli - ma uno divertimento unico e mi sono dimenticata di tutte le pre-

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LIVESTYLE

Biagio Antonacci

VI DEDICO TUTTO Le canzoni della scaletta che Biagio ha presentato durante i concerti autunnali del tour 2012.

Vivi l’avventura Se fosse per sempre Dimenticarti è poco Insieme finire Così presto no Qui Lascia stare Angela In una stanza quasi rosa Iris Quanto tempo e ancora Se è vero che ci sei Senza un nome Alessandra Sognami Non vivo più senza te L’evento Liberatemi Non è mai stato subito Chiedimi scusa Buongiorno bell’anima Pazzo di lei Se io se lei Convivendo Ti dedico tutto

le foto R del TOUCCI su NA di ANTO .COM

onstageweb

messe. Biagio non si è risparmiato in nessuna delle due serate, anzi ha dato tutto sempre. Per quanto mi riguarda, è stato un po’ come ascoltare in radio un pezzo che ti piace e che passano di frequente: purchè non sia “troppo spesso” (come a volte accade con i tormentoni estivi, che arrivi ad odiare anche se inizialmente avresti giurato di poterli ascoltare all’infinito senza problemi), ti fa sempre piacere sentirlo, perché ogni volta significa provare nuovamente sensazioni piacevoli e a loro modo diverse.

è affidato il compito di accompagnare visivamente alcuni pezzi, sottolineando il sapore allegro e gioioso sotteso al concerto. Cosa che viene particolarmente facile su una canzone come Non vivo più senza te, che è già briosa e contagiosa di suo, ma che non manca anche su brani insospettabili come Iris (tra le tue poesie) o Se io se lei e Pazzo di lei, di cui Biagio offre una versione più ritmata e adatta alla situazione. Ogni festa che si rispetti ha la sua giusta colonna sonora, elemento decisivo per tenere alto l’umore degli invitati. Nel tripudio generale, quello che più si gode il party è il padrone di casa: Biagio non si ferma un attimo - se non per la breve parentesi acustica affidata alla sua voce e alla sua chitarra -, salta (tantissimo), canta (senza

del concerto, durante il quale potranno avere un contatto più ravvicinato con il cantautore e godersi qualche pezzo tutto per loro. E sempre per queste due serate sono stati ideati due show concepiti ad hoc, inediti e unici.

IN PRIMA LINEA Le sorprese che Biagio Antonacci ha in serbo per i suoi fan probabilmente non sono finite, anche se per l’ultima, la più grande e la più attesa, bisognerà aspettare il 2013. Ancora nulla è trapelato, ma è stato proprio lui a lanciare un primo IL PADRONE DI CASA indizio durante uno dei due concerti milanesi di ottobre e, Una bella festa, per definizione, prevede che tutti siano da addetti ai lavori, ci sentiamo di azzardare un’ipotesi. coinvolti. Altrimenti la presenza di chi sostiene la cosidIn quell’occasione infatti, parlando di quanto fosse contendetta parte della tappezzeria, guardando ciò to di essere tornato a cantare nella sua città e che gli succede intorno senza intaragire, fiper di più a pochi chilometri di distanza dalNel tripudio generale, quello che più si gode il party nisce per pesare anche su chi sta cercando di la casa in cui è cresciuto (è di Rozzano, due è il padrone di casa: Biagio non si ferma un attimo: divertirsi. Mi piace pensare che Biagio avesse passi da Assago dove si trova il Mediolanum in mente questa situazione quando ha scelto salta, canta e balla come un ragazzino, nonostante Forum), Biagio ha annunciato di voler ritori 50 anni siano ormai alle porte. di prolungare il palco con una lunga passenare presto a Milano, già l’anno prossimo, in rella che si insinua fin nel cuore della platea, estate, per festeggiare a dovere i suoi 50 anni osando abbattere quanto più possibile la distanza tra arti- mai perdere una nota) e balla (accennando addirittura un (che però compirà in novembre) con un evento ancora più sta e pubblico. «Ho preferito evitare particolari impianti tango con una delle ballerine) come un ragazzino, nono- imponente. Considerato che nella città meneghina ha già scenici o tecnologie per poter essere il più possibile reale stante i 50 anni siano ormai alle porte. sperimentato tutto quello a cui un cantante può aspirare e in contatto diretto con il pubblico. E per poter offrire la La domanda a questo punto sorge spontanea: se le date con quattro concerti sold out o quasi al Forum, solo per cimiglior esecuzione dei brani, la massima concentrazione del tour sono state una tale dose di entusiasmo e energia, tare i numeri del Sapessi dire no Tour - come non far correre su parole e note, per entrare in totale empatia con ogni come saranno le prossime di dicembre, con l’allegro spiri- il pensiero alla location delle location, a quello Stadio San singolo spettatore» ha spiegato alla stampa presentando to del Natale già in circolo un po’ ovunque e la voglia, da Siro che ospita da sempre i big e che è il luogo prediletto il tour. Per il resto, niente videowall o scenografie partico- parte di artista ed entourage, di insieme finire alla grande per le grandi occasioni della bella stagione? Tra giugno e lari, solo un allestimento semplice che non distrae e tiene una tournée che ha toccato 23 città per un totale di 30 live luglio prossimi accoglierà sul suo palco Depeche Mode, ferma l’attenzione su quello che succede onstage. Anche (molti dei quali sold out)? Antonacci ha pensato di fare un Bon Jovi, Bruce Springsteen e Robbie Williams per gli straperché sul palco non c’è da guardare solo Biagio, ma anche regalo ai primi 3000 fortunati che hanno comprato i bigliet- nieri, Jovanotti e i Negramaro per gli italiani. Manca giulo spettacolo nello spettacolo messo in piedi dagli artisti ti per il 16/12 a Roma e per il 19/12 a Milano: a loro infatti sto qualcuno che rafforzi il fronte dei nostri. Voi come lo di strada della compagnia Dionysus Entertainment, a cui dedicherà un pre-show speciale, a qualche ora dall’inizio vedete un Biagio Antonacci in prima linea?

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WHAT’SNEW

Musica, cinema, videogames, libri

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Se state cercando un regalo da fare, vi consigliamo i dischi di Rihanna, Tre Allegri Ragazzi Morti, De Gregori, Robbie Williams e, perchè no, se siete teenager quello dei One Direction.

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Dopo Il Signore degli Anelli, arriva Lo Hobbit e quel viaggio inaspettato che coinvolgerà tutti gli appassionati e non. E se ancora non foste sazi eccovi La regola del Silenzio, Love Is All You Need, La parte degli angeli e The Grey.

Green Day Dos!

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(Sony Music)

HHHHH

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Non solo dischi per il vostro Natale ma anche videogames: Lego: Il Signore degli anelli, The Walking Dead, Hitman Absolution e il terzo capitolo della saga Far Cry.

provaci ancora, Billie

Dopo la delusione del primo capitolo della trilogia, avevamo grande fiducia in ¡DOS! che, però, non è riuscito a rialzare l’asticella dell’entusiasmo. La domanda sorge quindi spontanea: cosa sta succedendo alla band capitana da Billie Joe Armstrong?! di Marcello Marabotti

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i eravamo lasciati con l’auspicio che il secondo L’album si apre con l’acustica See You Tonight (molto ma traccia di ¡Uno!, Rusty James, o Makeout Party (semcapitolo della trilogia dei Green Day fosse mi- dylaniana), non proprio Smells Like Teen Spirit (prima pre presa dal cassetto Foxboro Hot Tubs), Wow! That’s gliore del primo disco, permeato da un finto traccia di Nevermind). Poi, Fuck Time. Una doppietta che Loud (molto vicina a She’s A Woman dei Beatles) e il pop rock perfetto per la Prom Night, la festa di fine anno lascia perplessi, come se non fosse chiara la direzione primo singolo estratto, Stray Heart, tutto costruito indelle scuole americane. Ci aveva illuso anche il buon da prendere. Con Stop When The Red Lights Flash il disco torno ad una linea di basso che “ricorda” You Can’t vecchio Billie Joe, che aveva dichiarato a Rolling Stone la comincia a riscaldarsi con un tiro old school, un buon Hurry Love delle Supremes (come già fu per Kill The scorsa estate come ¡DOS! avesse un sapore più garage ritornello e una ritmica che rimane nel cervelletto. Una Dj, contenuta in ¡UNO!, la cui ritmica “cita” Robot rock, sporco. Ok, non c’è. Unica, flebile, eccezione Fuck caratteristica propria anche delle altre tracce, come Lazy Rock dei Daft Punk). Amy, personale tributo di Billie Time. «Quando portammo American Idiot a all’amica Winehouse è una goccia cristalliBroadway un ragazzo del cast, Theo Stockman, na in un lago fatto di canzoni aperte e mai Ci aveva illuso anche il buon vecchio Billie Joe, aveva iniziato a soprannominarsi “The King davvero chiuse. Si fa carico di salvare un diche aveva dichiarato a Rolling Stone la scorsa of Fuck”» - aveva raccontato Billie - «Poi, è sco, ma noi salviamo solo lei. Non basta per estate come ¡DOS! avesse un sapore più garage diventato un rito: ogni volta prima dello show, rimettere in piedi una trilogia partita male rock, sporco... Ok, non c’è. i ragazzi si abbracciavano, mettevano le loro con l’esordio deludente di ¡UNO!, la rehab mani in mezzo e dicevano: “One, two, three, it’s di Armstrong e la conseguente scelta da parfuck time!”. Così, ho scritto questa canzone e l’abbiamo suo- Bones. Un elemento che allo stesso tempo è croce e deli- te della band di rinviare tutte le date del tour previste nata in un club di New York durante un concerto del nostro zia del nuovo lavoro dei Green Day, perché lascia intra- per questo 2012 e i concerti programmati per gennaio e side project Foxboro Hot Tubs e al pubblico piaceva. Molto. vedere le potenzialità musicali di cui sono capaci i tre febbraio 2013. Così abbiamo pensato: è molto bella, perché lasciarla ai no- musicisti - in grado come pochi di creare melodie facili Un ulteriore elemento di disordine all’interno di un stri alter ego?». Il brano ha effettivamente un bel tiro, da fischiettare sorrette dai colpi di una batteria da urlo - progetto che ha sicuramente nel carisma, nella voce e sembra riportare agli antichi fasti dei Green Day ma sembra allo stesso tempo non essere mai in grado di nella qualità di Billie il suo perno: proprio attorno al suo ma rimane un episodio isolato all’interno di ¡Dos!. spiccare il volo, di togliersi di dosso le briglie e portare leader avrebbe dovuto girare la ruota dei Green Day. Non è incisivo come ci si poteva aspettare da una l’ascoltatore davvero lontano. Ma così non è stato. Anzi. Il 2012 doveva rappresentare creatività esplosiva che ha dovuto trovare spazio addiritAltri esempi eclatanti sono Wild One che tira i fili un’altra delle grandi annate per i Green Day, ma si è ritura in una trilogia. dell’iconografia Anni ‘50 già esplorata nella penulti- velato il loro annus horribilis.

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WHAT’S NEW Musica

MISTO FRITTO

Difficile immaginare che un’artista che sforna sette album in sette anni riesca a mantenere elevati standard qualitativi. Specialmente se quest’artista è Rihanna, una che cambia produttori come fossero calzini. Non a caso Unapologetic è un miscuglio di canzoni, molte delle quali decisamente trascurabili. di Marco Rigamonti

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vventurarsi nei crediti degli album di una popstar del 2012 è una sfida. In altri tempi per costruire il mitico Thriller ci vollero un produttore e quattro compositori. Nelle note di copertina di Unapologetic le cose si complicano, perché di produttori ce ne sono quasi venti, mentre per contare gli autori servirebbe un ragioniere. Questo fatalmente implica una mancanza di coerenza globale, forse in parte giustificata dalla cultura del mash-up che caratterizza la nostra epoca. C’è anche da dire che l’attitudine del “fritto misto” ha fatto sì che il mondo del pop sia giunto a una sorta di saturazione dove non esistono più estremi, e che quindi la disordinata orgia di generi tirati in ballo benefici di una naturale propensione all’amalgama, soprattutto a livello sonoro. Ma come sorprendersi di fronte all’immancabile pezzo con la cassa affidato al team di David “Prezzemolo” Guetta, che con Right Now si accomoda sugli standard dance degli ultimi tempi con disarmante arrendevolezza? Come non dimenticarsi in fretta del soul moderno delle stantie Pour It Up e Loveeeeeee Song o dell’anemica escursione in levare di No Love Allowed? Anche il tentativo simil-dubstep di Lost In Paradise è bypassabile senza rimorsi. In altri casi va meglio; il singolo Diamonds (scritto con Sia e prodotto dal team dei norvegesi Stargate) funziona alla perfezione. Valido anche l’apporto del jazzista Carlos McKinney, che oltre a forgiare un ottimo tributo

alla house vecchia scuola che melodicamente profuma di Michael Jackson (Nobody’s Business, insieme a Chris Brown), saccheggia con sagacia i Police in una Love Without Tragedy che fa il proprio dovere. Chase & Status (duo Londinese incline a sperimentazioni drum&bass e dubstep) si adattano ai limiti del caso e sfornano una Jump semplice e ben disegnata, mentre Numb (che parte da un brano di Kanye West e vede un efficace featuring di Eminem) è il brano più scuro e raffinato del disco. Queste prevedibili luci ed ombre non sono altro che

il riflesso di una carenza di personalità ben definita, fatale conseguenza della mancanza di coerenza di cui si è parlato prima. Anche se le intenzioni di Rihanna fossero state ammirabili (voglia di esplorare diversi territori e unirli in un contesto pop), alla fine vince la sensazione che la brava cantante barbadiana abbia voluto muovere un passo ambizioso senza la necessaria convinzione. E il risultato è che Unapologetic più che un vero album pare un groviglio di episodi, alcuni riusciti altri meno.

Rihanna

Unapologetic (Universal)

HHHH H

Tre Allegri Ragazzi Morti

Zucchero

Kid Rock

(La Tempesta)

(Universal)

(Atlantic Records )

Nel giardino dei fantasmi

La Sesion Cubana

Rebel soul

HHH

HHH

HHH

di Stefano Gilardino

di Claudio Morsenchio

di Claudio Morsenchio

Nel corso di sette album, compreso quest’ultimo, e altre uscite discografiche che raccolgono demo e inediti, i Tre Allegri ragazzi Morti hanno accompagnato e caratterizzato la scena indipendente italiana in maniera entusiasmante e indelebile, contribuendo a cambiarla e settarne i parametri odierni. A livello musicale, certamente, ma pure organizzativo, con la creazione di quella che è tuttora la miglior etichetta indie del panorama nazionale, La Tempesta, capace di far gravitare attorno al proprio polo i migliori nomi del rock made in Italy. Con la solita copertina opera di Davide Toffolo, in collaborazione con un altro grande talento, quello di Alessandro Baronciani, Nel giardino dei fantasmi si rivela un’ennesima sterzata rispetto al sound classico dei TARM, dopo la sbornia reggae e dub del precedente Primitivi del futuro. Stavolta, sempre con l’attenta produzione di Paolo Baldini, i tre pordenonesi hanno rivolto il proprio sguardo verso l’Africa e incorporato nel proprio suono scarno ed essenziale certi ritmi cari all’afrobeat, senza dimenticare del tutto gli influssi caraibici. E se, come hanno raccontato loro stessi, uno dei punti di partenza per Nel giardino dei fantasmi è stato il primo album dei Violent Femmes, il risultato finale è un buon compromesso fra influenze esterne e la forte personalità dei tre musicisti: reggae e dub tornano a farci visita nell’ottima Il nuovo ordine, ma a entusiasmare sono soprattutto La via di casa (molto TARM), Come mi guardi tu, I cacciatori e La mia vita senza te. Li aspettiamo, come sempre, alla prova dei live, dove persino dei ragazzi morti possono resuscitare.

La vita è un sogno, o i sogni aiutano a vivere? La domanda-tormentone che teneva in piedi tutto il programma notturno di Marzullo aveva sempre la solita risposta: sognare non costa nulla e contagia la nostra vita. Scontato? Assolutamente sì. Ma quando i sogni si avverano, che cosa succede? La domanda, il nostro Sugar, di sicuro non se l’è posta. Così, dopo aver suonato in ogni parte del mondo, dall’amata terra promessa all’emozionante scenario del Cremlino, sbarca nella conturbante isola caraibica, realizzando il suo ennesimo desiderio: un concerto a L’Avana, che si svolgerà il prossimo 8 dicembre. A supportare questo grande evento esce La Sesion Cubana, registrato qualche mese fa proprio a Cuba: un disco che esplora, emoziona e contamina passato e presente dell’artista emiliano. L’album contiene una riedizione latina di alcuni dei grandi successi di Zucchero, tra cui L’Urlo, Baila, e Cuba Libre fra gli altri, ed alcune spettacolari cover “indigene”, come Nena e Pana, non molto conosciute ai molti, ma riadattate, riarrangiate ed egregiamente suonate con le sonorità tipiche del luogo e la magia e profumi umidi dei caraibi. Semplice e spontanea anche l’interpretazione di Guantanamera (Guajira), primo singolo estratto e doveroso ringraziamento al popolo ospitante. Completano l’opera un paio d’inediti, tra cui la bellissima Love Is All Around, che da sola vale il prezzo del biglietto. Un’operazione difficile, rischiosa, ma perfettamente riuscita, che accomuna la voglia di mettersi in gioco e la straripante tenacia nel realizzare ciò in cui si crede. Hasta siempre, hermano!

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Avevamo raccontato poco tempo fa della sovversiva redenzione del monellaccio Kid, autore nel passato di numerosi album scorbutici e mal assortiti, a favore di un country rock di facile ascolto, con poche pretese rivoluzionarie e con una discreta riscoperta delle radici della musica americana. L’album precedente Born Free, infatti, era prettamente una raccolta semiacustica di pezzi dal sapore classico, con la superba regia del maestro Rick Rubin che accompagnava il biondo ribelle verso un approccio musicale più soft e smussato. A due anni di distanza dal fortunato lavoro, lo sfrontato artista americano ci riprova, rievocando gli intenti nello stile e nelle modalità: il risultato è un prodotto fresco e disinibito, più tamarro del precedente, che rispecchia in pieno la nuova veste del cantate di Detroit, ripercorrendo alcune trame classiche di rock & roll puro, inframezzate sapientemente da ballate acustiche e da solari storie di blues. Se non si hanno particolari aspettative, il prodotto nel complesso funziona ed offusca alcune piccole cadute di tono (indubbiamente superflue The Mirror e Cucci Galore) esaltandosi particolarmente nelle ambientazioni semplici e di facile ascolto: ottima la resa della title track Rebel Soul, avvolgente l’incedere incalzante di Redneck Paradise, supportata in arrangiamento da un pianoforte raggiante e da un festoso sax a guarnire. Il buon vecchio Kid è tornato quindi ed ha voglia di divertirsi e far divertire. A quarant’anni suonati è finalmente consapevole che il suo genio e la sua sregolatezza, a volte, possono semplicemente servire a scrivere buona musica.


WHAT’S NEW Musica

Mamavegas

Robbie Williams

(42 Records)

(Universal)

Hymn For The Bad Things

HHH

HHH

di Bianca Marinetti

Non capita spesso ti sentire un disco come questo, nel quale traspare la passione dei musicisti che si celano dietro al progetto. Marco Bonini, Emanuele Mancini, Andrea Memeo, Daniele Petrosino, Francesco Petrosino e Matteo Portelli sono i Mamavegas e si portano dietro le loro esperienze più disparate, che vanno dal jazz alle colonne sonore passando per l’elettronica. Tutto questo si riversa in Hymn For The Bad Things, un disco che unisce le peculiarità di questi stili e generi musicali creando un risultato corale fatto di undici brani legati da un filo comune. Proporre temi positivi di carattere universale (come l’amore, il successo, la bellezza e la speranza) con un punto di vista che esorcizza le paure annidate negli angoli remoti di queste esperienze, è la missione di un progetto che fonde l’aspetto cantautorale all’elettronica più intensa, lasciando che le parole scorrano libere e decise verso l’ascoltatore. Non è un compito facile, soprattutto in un periodo come questo in cui la musica indie sembra esser il genere di riferimento, ma i Mamavegas hanno qualità e si sente. Spiccano brani intensi, come Tales From 1946 (Love), Black Fire (Trust) e Mean And Proud (Beauty) che esemplificano il concept alla base del disco, il primo dopo due Ep usciti per l’etichetta 42 Records: This Is the Day... I See e Icon Land, che hanno riscontrato grande apprezzamento da pubblico e critica. Registrato all’Igloo Audio Factory di Budrio di Correggio e al White Lodge studio di Roma, Hymn For The Bad Things vanta la collaborazione di Andrea Suriani e la produzione di Giacomo Fiorenza. Il risultato è un prodotto da ascoltare. Con attenzione.

Francesco De Gregori Sulla strada

di Antonietta Frezza

Dalla complicata relazione con i Take That ad una formidabile carriera solista, dal pop da boyband alla svolta electro degli ultimi anni, il tutto segnato da vendite da record, tour affollatissimi e arrampicate vertiginose nelle classifiche mondiali. Robbie Williams è uno a cui è andata decisamente bene. Merito di scelte azzeccate e anche un po’ della sua faccia tosta, che in fin dei conti lo rende un carismatico simpaticone. Sopracitata faccia tosta che sulla copertina del nuovo album Take The Crown è ricoperta d’oro, proprio come tutto ciò che viene toccato da Sir Williams. Ti pareva che il primo singolo estratto, Candy, non facesse il botto? Scritto a quattro mani con l’amico e collega Gary Barlow, è il classico pezzo che due secondi dopo essere stato diffuso nel vasto universo musicale te lo ritrovi dappertutto, magari non sai di chi sia né da dove venga esattamente, ma lo conosci per forza. Non da meno sono gli altri brani che compongono il lavoro, tutti con un piglio electropop incredibilmente orecchiabile. Che piacciano oppure no ti si piazzano in testa al primo ascolto, qualcuno per i coinvolgenti cori da stadio (Be A Boy), qualche altro per i ritornelli catchy e ballabili (Shit On The Radio o la stessa Candy), altri ancora per l’intensità di certe melodie (Into The Silence, Losers) o per un’intrinseca attitudine rock (Hey Wow Yeah Yeah, Not Like The Others). Scritta spontaneamente sotto l’impulso creativo, o in modo razionale, per soddisfare al meglio le esigenze del mercato discografico, questa nona fatica in studio della pop star inglese non è niente male. «Si chiama Take The Crown perché amo questo lavoro e combatterò per continuare a farlo». Niente in contrario, Robbie.

One Direction Take me home

(Edel)

HHH di Marcello Marabotti

(Sony)

H

di Stefano Gilardino

«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati». «Dove andiamo?». «Non lo so, ma dobbiamo andare». Con queste parole Jack Kerouac dipingeva una generazione con il romanzo On The Road, libro autobiografico basato sul suo viaggio in macchina in giro per gli Stati Uniti. Scritto nel 1951, venne pubblicato la prima volta nel 1957. A distanza di cinquantacinque anni Francesco De Gregori, cappello da marinaio in testa, riprende la sua valigia, perché il suo istinto lo porta sempre là, Sulla strada, dove torna per l’ennesima volta. Non riesce a stare lontano dal microfono, la chitarra è il prolungamento della sua mano e delle sue parole. Non è una rivoluzione musicale, va detto, ma il ventesimo disco in studio di Francesco (che esce a distanza di quarant’anni dal primo Theorius Campus scritto con Antonello Venditti nel quale era contenuta Roma Capoccia) è una valigia piena di fotografie. Si inizia con la title track, canzone densa, piena di immagini che passano veloci come da un finestrino. Con Francesco ci sono grandi musicisti tra i quali spicca Nicola Piovani che ha scritto e diretto gli archi in Passo d’uomo e Guarda che non sono io (il vero manifesto del disco con l’artista De Gregori che prende le distanze dall’uomo Francesco); o Malika Ayane che, sulla leggerezza di ritmi latini, presta la voce in Omero al Cantagiro e Ragazza del 95. Ma un viaggio è fatto di molte persone, molti volti e molte influenze, quindi spazio al valzer lento di Showtime e al tempo di rebetiko che sostiene Belle Epoque, come ai soldati cantati ne La guerra, e all’amore che «mascalzone/viaggia contro mano/parcheggia sempre dove vuole» (Falso movimento). Sulla strada è pieno di cartoline scritte a mano, ritratti disegnati a margine di un benzinaio, racconti al chiaro di luna. Tutto quello che deve avere un gran bel viaggio.

HOT

Take The Crown

Più di mille parole, per capire il significato di questo secondo album dei One Direction, basterebbe prendere uno dei due singoli che ne hanno preceduto l’uscita, Live While You’re Young: ascoltate i dieci secondi d’introduzione, che paiono la versione edulcorata (perfetta per questi tempi) di Should I Stay Or Should I Go? dei Clash e avrete un buon indizio su questa ennesima boy band proveniente dal Regno Unito. Il loro percorso è emblematico, a cominciare dalla partecipazione al più classico dei talent show, X-Factor (in cui furono trasformati da solisti a band con grande intuizione manageriale), trampolino di lancio per la maggior parte dei prodotti liofilizzati di questi Anni Duemila, e proseguendo con il grande lancio mediatico che li ha visti coinvolti. E non possiamo nemmeno dar torto a chi, all’interno delle case discografiche, soccombe a questa logica che premia cantanti e band esordienti nel vero senso della parola, spesso senza averli neppure messi alla prova su un vero palco e davanti a spettatori paganti (e non a un pubblico televisivo a cui, ormai, va bene un po’ tutto). Al tempo stesso, però, non ci sentiamo neppure di avallare una ricerca della next big thing che parte da presupposti sbagliati ed evita accuratamente di misurarsi con termini come “talento” e “originalità”. Vale davvero la pena di parlare di Take Me Home? Non più di qualsiasi altro disco di pop usa-e-getta che infesta le classifiche di vendita di tutto il mondo. Ci sono pezzi studiati in ogni dettaglio, composti con tutti i crismi, cantati persino bene, ma, al contempo, manca tutto ciò che servirebbe veramente: anima, intuizione, sudore, rabbia, emozione. Perfetto per il target a cui si rivolge - quattordicenni in piena tempesta ormonale -, ma inesistente dal punto di vista artistico. Centro pieno, quindi...

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LIST

La playlist dei brani più ascoltati a novembre dalla redazione di Onstage (in ordine rigorosamente casuale).

Jovanotti

Tensione Evolutiva Backup Lorenzo (2012)

The XX

Angels

Coexist (2012)

Al Green

Driving Wheel

Al Green Gets Next To You (1971)

Mumford & Sons

i Will Wait Babel (2012)

Pino Daniele

A me me piace ‘o blues Nero a metà (1980)

Lucio Battisti

7e40

45 giri (1969)

Pink Floyd

Brain Damage

The Dark Side Of The Moon (1973)

The Black Keys

Howlin For You Brothers (2010)

Prince

Hot Thing

Sign O’ The Times (1987)

The Rolling Stones

Tell Me

45 giri (1964)


WHAT’S NEW Cinema

A cura di Antonio Bracco

Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato

Nuova Zelanda, USA, 2012, 160 min.

Cast: Martin Freeman, Cate Blanchett, Elijah Wood, Lee Pace, Andy Serkis, Orlando Bloom, Ian McKellen, Ian Holm, Richard Armitage, Christopher Lee, Mikael Persbrandt, Dean O’Gorman, Benedict Cumberbatch, Luke Evans, Billy Connolly, Stephen Fry di Peter Jackson critica pubblico

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on pochi ostacoli hanno sbarrato la strada a questo film interrompendone la pre-produzione. Prima la bancarotta sfiorata dalla casa di produzione MGM, poi il boicottaggio delle associazioni dei lavoratori in Nuova Zelanda sui continui rinvii, il seguente abbandono del regista Guillermo del Toro stanco anche lui di aspettare ed infine l’ulcera perforante che ha mandato in ospedale per un po’ di tempo Peter Jackson. Traversie degne di quelle affrontate dai personaggi de Il Signore degli Anelli in tutta la trilogia cinematografica. O forse un’entità

superiore ha fatto tutto il necessario affinché fosse Jackson l’unico a rimettere le mani su un altro adattamento da J.R.R. Tolkien. Infatti dopo essersi convinto non solo a produrre ma anche a dirigere, il regista ha deciso che il tomo de Lo Hobbit sarebbe diventato non due film, bensì una nuova trilogia in 3D. La storia racconta il viaggio di Bilbo Baggins, coinvolto in un’epica ricerca per reclamare il Regno Nanico di Erebor governato dal terribile drago Smaug. Avvicinato dal mago Gandalf Il Grigio, Bilbo si ritrova al seguito di tredici nani capeggiati dal leggendario

guerriero Thorin Oakenshield. La loro meta principale è raggiungere l’Est e le aride Montagne Nebbiose. Strada facendo Bilbo incontra una creatura ormai piuttosto familiare: Gollum. L’ignaro Bilbo Baggins si impossessa del suo Anello. Che non si tratti di un anello d’oro come tanti altri, Bilbo non impiega molto tempo per capirlo. I film successivi Lo Hobbit: la desolazione di Smaug e Lo Hobbit: andata e ritorno usciranno tra la fine del 2013 e l’estate del 2014, per allacciarsi narrativamente alle avventure della trilogia de Il Signore degli Anelli.

La regola del silenzio

Love Is All You Need

La parte degli angeli

The Grey

USA, 2012, 117 min.

Germania, Danimarca, Francia, Italia, Svezia 2012, 116 min.

Francia, UK, 2012, 106 min.

USA, 2012, 117 min.

Cast: John Henshaw, William Ruane, Roger Allam, Daniel Portman, Paul Brannigan

Cast: Liam Neeson, Dermot Mulroney, James Badge Dale, Dallas Roberts, Joe Anderson, Frank Grillo

Cast: DRobert Redford, Shia LaBeouf, Stanley Tucci, Nick Nolte, Susan Sarandon, Julie Christie, Sam Elliott, Brendan Gleeson, Terrence Howard, Richard Jenkins, Anna Kendrick, Chris Cooper di Robert Redford critica pubblico

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Jim Grant è un tranquillo avvocato e padre single di una ragazzina dodicenne che si trova costretto a fuggire lasciando alle spalle tutto quello che ha, non prima di aver affidato la figlia allo zio. Il giovane e impavido reporter Ben Shepard scopre che l’uomo ha assunto una falsa identità dopo essere stato negli Anni ‘70 un pacifista radicale sulla cui testa pende un’accusa omicidio. In tutti gli Stati Uniti si scatena una gigantesca caccia all’uomo che forse è meno colpevole di quel che sembra. Il film, il cui titolo originale è The Company You Keep, è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e al Toronto Film Festival. Si tratta della nona regia di Robert Redford.

Cast: Pierce Brosnan, Trine Dyrholm, Molly Blixt Egelind, Sebastian Jessen, Paprika Steen, Kim Bodnia, Ciro Petrone

di Ken Loach critica pubblico

di Susanne Bier critica pubblico

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Robbie è un ragazzo di Glasgow che cerca di liberarsi della faida familiare che lo tiene prigioniero. Quando entra di nascosto nel reparto maternità dell’ospedale per far visita alla fidanzata Leonie, e prendere in braccio per la prima volta il figlio appena nato, Robbie è sopraffatto dall’emozione e giura che quel bambino non avrà la vita di privazioni che ha vissuto lui in prima persona. Mentre sconta una condanna a svolgere lavori socialmente utili, Robbie conosce Rhino, Albert e Mo. Per tutti loro un impiego fisso è poco più di un sogno remoto. Robbie non immagina neanche lontanamente che la svolta è nell’alcool. E non scadenti vini liquorosi, ma i migliori whisky di malto del mondo. Premio della Giuria allo scorso Festival di Cannes.

Astrid e Patrick sono una giovane coppia in procinto di sposarsi a Sorrento. L’arrivo delle famiglie porta non pochi ostacoli e mina la serenità dell’evento. La madre di Astrid è una parrucchiera a cui è stato diagnosticato un cancro e che è stata appena lasciata dal marito dopo 25 anni di matrimonio. Quest’ultimo non eccelle per sensibilità presentandosi con la sua nuova fidanzata. Oltre all’irascibile fratello di Astrid, compare anche il padre di Patrick in lutto per la morte della moglie. Love Is All You Need è stato girato tra Copenhagen, Sorrento e Sant’Angelo in provincia di Salerno. In un mondo migliore, il precedente film della regista danese, ha vinto l’Oscar come miglior film straniero.

ONSTAGE

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DICEMBRE

di Joe Carnahan critica pubblico

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L’aereo su cui viaggia un gruppo di lavoratori di un oleodotto precipita in una zona sperduta dell’Alaska. I pochi sopravvissuti si ritrovano a dover sopravvivere in un ambiente selvaggio reso ostile dalla rigidità del clima. Le forze e le risorse a loro disposizione si esauriscono rapidamente, così il gruppo decide di abbandonare il luogo dello schianto per giocarsi una chance e salvare le proprie vite. Intraprendendo un viaggio attraverso l’infinita distesa di neve e ghiaccio dell’estremo nord, scoprono presto che dovranno ingaggiare una lunga lotta per la sopravvivenza con un branco di famelici lupi. Tutte le nevi e nevicate del film sono reali, non effetti creati al computer. Le foreste delle riprese sono quelle retrostanti Vancouver, in Canada.


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WHAT’S NEW Videogames

Chip Talk di Blueglue

A gaming christmas

(Guida allo shopping natalizio)

è

Natale, e siamo tutti più buoni - almeno così si dice. Lo sono senz’altro quelli di Sony, che tirano fuori un comunicato di fronte al quale è difficile stupirsi: «La nostra strategia per il Natale 2013 sarà quella di puntare sui titoli per la famiglia». E così in televisione ci bombardano con Sports Champion 2 per PS3, mossa obbligata per fare fronte alla supremazia di Nintendo che aggiornerà il suo Wii Sports con il nuovo Sports Connection. A proposito, anche quelli di Nintendo sono buoni, e hanno fatto di tutto per rendere disponibile l’acquisto della loro nuova Wii-U prima delle festività natalizie. La bontà di Microsoft si è invece limitata a un semplice e sobrio adeguamento al Black Friday (il primo venerdì successivo al giorno del ringraziamento, che segna l’inizio ufficiale dello shopping natalizio negli Usa), proponendo sconti su molti contenuti scaricabili solo il 23 Novembre. A livello di contenuti, i titoli in uscita a dicembre sono perlopiù buoni. L’immaginario di Disney (un brand che si associa spontaneamente a fiocchi di neve e alberi addobbati a festa) si concretizza in Toy Story Mania! e Epic Mickey: The Power of 2. Le nuove produzioni cinematografiche targate DreamWorks Animation e Walt Disney Animation Studios (Rise Of The Guardians e Ralph Spaccatutto) vengono puntualmente convertite in gioco. Esce in questo periodo anche Ben 10: Omniverse, basato sull’omonima serie Tv prodotta da Cartoon Network. Warner Bros Interactive va sul sicuro con il nuovo episodio di Lego che rispolvera la saga del Signore degli Anelli con la scioltezza di chi può contare su un sistema rodato e vincente. Sono invece leggermente più complicate le dinamiche di gioco del nuovo episodio che vede protagonisti le mascotte di Sony Ratchet & Clank, mentre spicca fiero in questo contesto di buonismo il bollino rosso sulla copertina della nuova fatica Activision che confeziona uno spassosissimo Griffin: Ritorno Al Multiverso. Canta fuori dal coro anche l’ottimo ZombiU, unico titolo cruento che accompagna la release della nuova console Nintendo - che fa affidamento principalmente su New Super Mario Bros U e sulle 12 attività ludiche che compongono Nintendo Land (in bundle con la versione Deluxe di Wii-U). Nel mercato natalizio c’è spazio anche per antologie e ri-edizioni: ecco quindi materializzarsi la collezione completa di Assassin’s Creed e la trilogia di Mass Effect, insieme alle Game Of The Year Edition di Uncharted 3 e Dark Souls. Che lo shopping natalizio abbia inizio - crisi permettendo, naturalmente.

Lego: Il Signore degli Anelli (TT Games)

The Walking Dead (Telltale Games)

Disponibile per: tutte le consolle Genere: Action

Disponibile per: PS3, Xbox 360 Genere: Adventure/Survival Horror

HHHH

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La saga dei videogiochi Lego continua la sua marcia inesorabile, trasformando enormi licenze in titoli accattivanti e azzeccatissimi. Il Team di Traveller’s Tales questa volta si cimenta con le vicende della Terra Di Mezzo traendo spunto principalmente dalla trilogia cinematografica, ma considerando anche alcuni passaggi dei libri di Tolkien parzialmente trascurati dai film di Peter Jackson. Considerato il consenso ottenuto dalle migliorie apportate nel recente Lego Batman 2, sarebbe stata una follia tornare indietro: ecco quindi confermata l’esplorazione libera (che consente di girare il vasto territorio a piacimento) e i personaggi parlanti (che nelle cut-scene beneficiano di dialoghi tratti dai film e in alcuni casi di brillanti ri-doppiaggi ad opera degli attori originali). Per il resto le dinamiche di gioco seguono l’ormai nota impostazione dei giochi Lego, tra puzzle e buffe sequenze di combattimento; naturalmente è presente anche la possibilità di giocare in cooperativa sullo stesso schermo, certezza di divertimento raddoppiato. Lego: Il Signore degli Anelli è una riuscitissima parodia che riesce anche ad essere fedele alla fonte originale: obbligatorio per gli amanti della serie, garanzia di divertimento assoluto per tutti.

Dopo averci accompagnati per 5 mesi, la splendida conversione Telltale Games della serie a fumetti di Robert Kirkman giunge all’ultimo capitolo. The Walking Dead è la storia di diverse anime che s’incontrano in un mondo che sta tristemente collassando nella più classica delle epidemie zombie, concentrandosi però sulla profondità dei rapporti umani e su temi impegnativi (come la redenzione). Il sistema di distribuzione del gioco ha percorso una via inedita, con la suddivisione dell’avventura in cinque capitoli (l’ultimo risale a fine novembre) usciti con cadenza mensile e scaricabili da Play Station Network e dal Marketplace di Xbox Live al prezzo di 5 euro. è ora confermata la versione retail che contiene la storia completa, ma purtroppo non si hanno ancora notizie certe sulla possibilità che il supporto fisico venga commercializzato anche in Europa; rimane l’opzione import, anche se in termini economici conviene acquistare il bundle sui mercati digitali. Consigliato update di quelle che un tempo venivano definite avventure grafiche “punta e clicca”, The Walking Dead colpisce per intensità e carattere, unendo una trama avvincente (che contribuiremo a indirizzare attraverso le nostre decisioni morali) a uno stile grafico ammaliante.

Hitman Absolution (IO Interactive)

Far Cry 3 (Ubisoft Montreal)

Disponibile per: PS3, Xbox 360 Genere: Action

Disponibile per: PS3, Xbox 360 Genere: First Person Shooter

HHHH

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A sei anni dall’ultimo Blood Money e a 12 dal debutto di Hitman nel mondo videoludico, ecco il ritorno dell’imperturbabile Agente 47 nel quinto episodio della serie IO Interactive. Caratteristica peculiare dell’assassino senza nome che comandiamo è il suo patrimonio biologico, frutto della ricombinazione genetica di 5 tra i più pericolosi criminali al mondo, operazione che lo rende un killer perfetto. Le intricate vicende di Absolution cominciano con l’assassinio da parte di 47 del suo contatto storico Diana Burnwood, colpevole di avere svelato l’identità di alcuni membri dell’International Contract Agency per proteggere una misteriosa ragazzina; la freddezza che contraddistingue il protagonista va ben oltre l’amicizia che li lega, ma dopo avere portato a termine il suo incarico le emozioni in precedenza represse hanno la meglio, e portano 47 ad andare a fondo della situazione. Action-game in terza persona dalle forti connotazioni stealth, Absolution rinverdisce i fasti di una serie di culto con un capitolo solidissimo, che oltre a puntare su una libertà d’azione senza precedenti (molto utili travestimenti e interazioni ambientali) incide sul piano emotivo, appassiona con sfide ben calibrate e sfoggia un comparto tecnico di alta qualità.

Il concetto di paradiso tropicale che si tramuta in inferno estremizzato da Dead Island - ambientato in un villaggio da sogno invaso dagli zombie - viene ripreso dal terzo episodio di Far Cry; un gruppo di amici decide di andare in vacanza nella sperduta Rook Island, ma l’idillio è interrotto da una banda di indigeni narcotrafficanti che dettano legge nel contesto anarchico dell’isola. Nei panni del trentenne Jason Brody avremmo quindi come obiettivo primario la sopravvivenza; l’istinto è però arricchito da rabbia e vendetta, sentimenti infusi da una trama non originalissima ma splendidamente esposta fin dal filmato introduttivo. L’attesissimo FPS targato Ubisoft convince e migliora i già notevoli episodi precedenti: il gameplay è frenetico e coinvolgente, le quasi 40 armi a disposizione garantiscono varietà in fase di combattimento e le abilità sbloccabili e migliorabili rappresentano l’incentivo ideale per occuparsi anche delle mansioni secondarie (tra caccia grossa e richieste di aiuti da parte degli abitanti del posto oppressi dall’egemonia dei criminali). Il validissimo doppiaggio in italiano e un degno impatto grafico fanno il resto: Far Cry 3 è l’eccellente sparatutto free-roaming che aspettavate, anche in coop e in multiplayer.

ONSTAGE

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DICEMBRE


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COMINGSOON

Abbuffata 2013 S

Arena di Rho) mentre è da segnalare anche il ritorno dei Sigur Rós dopo il trionfo dell’A Perfect Day 2012: Jesolo (18/02) e Assago (19/02). Marzo sarà indiscutibilmente il mese dei Mumford & Sons, che toccheranno l’Italia per tre concerti (14 Milano, 15 Firenze, 16 Roma) che stanno già raggiungendo il sold-out a tempo di record. Partiranno anche il mini-tour del ritorno per i Gemelli DiVersi e la ben più corposa serie di date di Eros Ramazzotti, tuttavia i più giovani attenderanno il 23 marzo per riversarsi a Bologna per lo show di Justin Bieber. In attesa ovviamente dei One Direction, altri teen-idol che suoneranno a Verona (19/05) e Assago (20/05) a maggio, per la gioia dei genitori delle giovanissime fan, costretti a spendere intere buste paga dai bagarini vista l’introvabilità dei biglietti per Arena e Forum. Da giugno in poi diventeranno protagonisti

assoluti gli stadi, San Siro ospiterà ben cinque eventi: le prime assolute al Meazza di Lorenzo Jovanotti (19/06) e dei Bon Jovi (29/06), i ritorni di Negramaro (13/07), Depeche Mode (18/07) e dell’ex Take That Robbie Williams (31/07). Non solo Milano però: i Muse conquisteranno Torino (28/06) e Roma (6/07) mentre Iron Maiden (Milano 8/06), Kiss (Codroipo 17/06, Assago 18/6) e Rammstein (Roma 9/07, Codroipo 11/07) raduneranno masse di fan come consuetudine. Last but not least il ritorno del leggendario The Wall con Roger Waters live a Padova (26/07) e Roma (28/07). Come se tutto ciò non fosse già abbastanza, mancano ancora all’appello i bill completi di Heineken Jammin Festival, 10 Giorni Suonati, Rock in Roma e, a quanto pare, le date di un’artista “emergente” che molti chiamano Boss. (Jacopo Casati)

© Roberto Panucci

e vi eravate persi all’interno del fittissimo calendario concerti dell’anno appena trascorso, preparatevi a uscire di testa per quello che è in programma nel 2013. Una serie di appuntamenti da non perdere è dietro l’angolo e culminerà, come da tradizione, nella stagione estiva. Si comincia subito col botto con le due date celebrative della Trilogia del Potere dei Litfiba (30 e 31 gennaio, Milano, Alcatraz), occasione in cui la line-up storica della band di Piero Pelù e Ghigo Renzulli proporrà i brani storici di Desaparecido, 17 Re e Litfiba 3, che negli Anni Ottanta segnarono indelebilmente la storia del rock italiano. Rock italiano che vedrà a partire da febbraio la tournée teatrale dei Negrita, prima volta in assoluto per Pau e compagni in location tanto importanti e suggestive. Recente la conferma della data di David Guetta a Milano (1 febbraio,

» ARISA 04/02 Milano

» Dropkick Murphys 06/02 Milano

» Giovanni Allevi 28/02 Roma

17/02 Roma 19/02 Roncade (TV)

» Asking Alexandria 03/02 Milano

» Franco Battiato 01/02 Milano 02/02 Milano 08/02 Ravenna 09/02 Genova 11/02 Verona 12/02 Reggio Emilia 13/02 Reggio Emilia 15/02 Senigallia (AN) 16/02 Pescara 20/02 Roma 21/02 Roma 22/02 Roma

» Glen Hansard 20/02 Milano 21/02 Roma 22/02 Firenze

» Mark Tremonti 09/02 Milano

» CANNIBAL CORPSE 26/02 Milano » crystal castle 23/02 Bologna 24/02 Milano » Dinosaur Jr. 15/02 Mezzago (MB)

» Negrita 15/02 Padova 16/02 Cremona 19/02 Varese 21/02 Roma 22/02 Montecatini (PT) 23/02 Grosseto 25/02 Assisi (PG) 26/02 Napoli 28/02 L’Aquila

» Joe Bonamassa 28/02 Milano » Kendrick Lamar 24/01 Milano » Korpiklaani 16/02 Gualtieri (RE)

ONSTAGE

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» Niccolò Fabi 01/02 Roma 04/02 Milano 08/02 Torino 11/02 Bologna » Paul Banks 01/02 Milano » ONE REPUBLIC 16/02 Romagnano Sesia (NO) » Sigur Ros 18/02 Jesolo (VE) 19/02 Milano

» THE GHOST INSIDE 09/02 Cesena » The Jacksons 11/02 Roma 21/02 Milano » The 69 eyes 07/02 Massa 08/02 Milano 09/02 Roncade (TV » Two Door Cinema Club 22/02 Milano 23/02 Roma




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