Onstage Magazine giugno 2010

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n째31 giugno'10 '10 n째31 giugno

speciale

HEINEKEN JAMMIN' FESTIVAL








editoriale / giugno

di Daniele Salomone

La nascita del rock and roll viene comunemente fatta risalire alla prima incisione di Elvis Presley. E’ il luglio del 1954 quando il diciannovenne Elvis entra nello studio di proprietà della Sun Records, a Memphis, per registrare il suo primo singolo, That’s All Right (Mama), brano scritto nel 1946 dal bluesman Arthur "Big Boy" Crudup. La comparsa del termine “rock and roll" è invece accreditata ad Alan Freed, dj di Cleveland che, sin dal 1951, definiva in quel modo la musica che passava in radio, in una delle prime trasmissioni dedicate a un pubblico misto di bianchi e neri. Senza nulla togliere all’importanza di Freed e tantomeno di Elvis, icona del Novencento, nessuno dei due ha inventato nulla. La musica di Presley era il risultato di trasformazioni che riguardavano il rythm&blues e il country - dalla

cui fusione nasceva appunto il rock - e altri prima di lui o nel medesimo periodo avevano inciso brani dello stesso stile musicale, basti pensare al Fats Domino dei primissimi Cinquanta e a Rock Around The Clock di Bill Haley, pubblicata proprio nel 1954. Quanto al termine, già alla fine degli anni ’40 un tizio abbastanza popolare all’epoca di nome Erline Harris incideva un brano intitolato Rock and Roll Blues, ed è solo un esempio dei tanti che si potrebbero citare. Questa rapida ricostruzione – sull’argomento si posso consultare una bibliografia sterminata e centinaia di dischi – aiuta a chiarire come anche la musica risponda al principio secondo cui niente si crea, niente si distrugge, tutto si trasforma. Il rock ha attraversato gli anni Sessanta, la british invasion, il progressive, il punk, la new wave, l’avvento dell’elettronica, il grunge e così

Onstage Magazine on tour - Giugno 2010 n°31 / giugno '10

n°31 giugno '10

via. E’ in continua trasformazione, si rigenera e autoalimenta proprio come un organismo, quasi godesse di vita propria. E oggi a che punto siamo? Siamo al punto che una miriade di nuovi rami, diversi e simili, sono spuntati dal grande albero del rock and roll. Prendiamo gli artisti di questo numero. Ognuno ha la sua storia, il suo stile, il suo linguaggio, ma sono tutti dannatamente rock: Muse, The Temper Trap, Pino Scotto, Aerosmith, Pearl Jam e tutti gli altri (lo stesso Rod Stewart, che pure ha recentemente sterzato verso il soul) sono tante anime di una stessa grande entità. C’è chi sostiene che il rock sia morto, riferendosi all’unicità di un certo periodo musicale a cavallo tra i Sessanta e i Settanta. Cazzate. E’ in continua trasformazione e proprio per questo vivo e vegeto. E noi gli rendiamo omaggio.

Tutti i locali di Milano e Roma dove trovi Onstage Magazine n°31 giugno'10 '10 n°31 giugno

magazine

MILANO

speciale MUSE THE TEMPER TRAP ROD STEWART PINO SCOTTO HEINEKEN JAMMIN FESTIVAL

HEINEKEN JAMMIN' FESTIVAL

MUSE THE TEMPER TRAP ROD STEWART PINO SCOTTO HEINEKEN JAMMIN' FESTIVAL

MUSE: 8 GIUGNO: STADIO SAN SIRO, MILANO; THE TEMPER TRAP: 16 GIUGNO: ALCATRAZ, MILANO; ROD STEWART: 21 GIUGNO: ARENA, VERONA; HEINEKEN JAMMIN’ FESTIVAL: 3-4-5-6 LUGLIO: PARCO SAN GIULIANO, MESTRE (VE)

Direttore Responsabile Emanuele Vescovo Direttore Editoriale Daniele Salomone d.salomone@onstageweb.com Art Director & Grafica Federico Riva f.riva@ineditweb.com Progetto grafico Inedit srl via Pietrasanta, 12 20143 Milano info@ineditweb.com Photo editor Tommaso Riva tommaso@ineditweb.com

8 onstage -

Hanno collaborato a questo numero: Blueglue, Susanna La Polla, Franco Leletti, Massimo Longoni, Emanuele Mancini, Claudio Morsenchio, Gianni Olfeni, Marco Rigamonti, Giorgio Rossini

Pubblicità Triveneto, Mantova, Emilia Romagna Ever Est s.n.c. via Roma 5/A - 35010 Limena (PD) Tel. 049.8849246 info@everestadv.it

Stampa Centro Stampa Quotidiani Spa Via dell’Industria, 52 25030 Erbusco (BS)

Pubblicità Areaconcerti srl via Carlo De Angeli, 3 20141 Milano tel. 02.533558 Luca Seminerio l.seminerio@onstageweb.com Francesco Ferrari f.ferrari@onstageweb.com Eileen Casieri e.casieri@onstageweb.com Marianna Maino m.maino@onstageweb.com

Pubblicità Lazio Areaconcerti Srl Via Nizza, 53 00198 Roma Tel 06.45474811 Paola Marullo p.marullo@onstageweb.com

Web http://www.onstageweb.com http://www.mylive.it

Redazione Francesca Vuotto f.vuotto@onstageweb.com Mattia Sbriziolo mattia.sbriziolo@onstageweb.com

La foto in copertina Heineken Jammin' Festival è di Francesco Prandoni.

Distribuzione Mario Vescovo m.vescovo@onstageweb.com

Onstage Magazine Registrazione al tribunale di Milano N°362 del 01/06/2007

Bar Magenta BhangraBar Biblioteca Sormani Blender Bond Cafe Milano Cargo Colonial Caffè Cuore Deseo Elettrauto Cadore Exploit Felice San Sushi Frank Café Fresco Art Good Fellas Gray Cat Pub Ied Item Jamaica Julien Café Kapuziner

La Bodeguita del Medio La Caffetteria La Fontanella Le Coquetel Le scimmie Lelephant Magazzini Generali Maxi Bar Mom Morgans Pacino Café Pharmacy Store Radetsky Reefel Roialto Café Sergent Peppers Skip Intro Stardust Trattoria Toscana Twelve Volo Yguana

ROMA Avalon Pub Birreria Marconi Cartolibreria Freak Out Casina dei Pini Circolo degli Artisti Crazy Bull Deja'Vu Distillerie Clandestine Express Fata Morgana Freni e Frizioni Friend's Art Cafè L'infernotto Latte Più Le Sorelle

Lettere Cafè Living room Cafè Locanda Atlantide Micca Club Mom Art On The Rox Open Music Cafè Pride Pub Rock Castle Cafè Shanti Simposio Sotto Casa Di Andrea Sotto Sotto Tam Tam Zen.O



indice / giugno

rubriche

12 - ontour

Il calendario completo dei concerti di giugno. Dal ritorno di Slash a quello degli Alice In Chains, passando per il neverending tour di Bob Dylan.

48 - rock 'n' fashion

Ospite della rubrica moda di questo mese Noemi. Stare a galla dopo X Factor sembra più difficile del previsto. Non per lei

18. MUSE

Suonare a San Siro è un segnale forte e chiaro: i Muse sono una band “enorme”, come la massa di gente pronta ad acclamarli. Ma come ci sono arrivati?

56 - what’s new

Il nuovo di Liga (dopo 5 anni senza album in studio) e il ritorno degli Stone Temple Pilots, i film del mese e i soliti consigli per consumare i joypad.

62 - coming soon

Arriva l’estate e la musica dal vivo si sposta negli stadi, nelle arene all’aperto, nei parchi, nelle piazze. L’evento clou del mese? I Muse a San Siro, che domande.

onstageweb

Live Report

I reportage fotografici di tutti i più importanti concerti del mese: Muse, Slash, The Temper Trap, Rod Stewart, Alice In Chains e molti altri.

24. ROD STEWART

C’era una volta “Rod The Mod”. Oggi Ros Stewart si dedica anima e corpo al recupero delle sue radici musicali, quel soul che l’ha stregato in tenera età.

Speciale Heineken Jammin’ Festival

In occasione dell’evento del Parco San Giuliano di Mestre, Onstageweb.com realizza uno speciale con foto, commenti e interviste in tempo reale!

Contest

Onstage, in collaborazione Universal, ti regala The Circle - Special Edition dei Bon Jovi! Segui la sezione Contest e scopri tutti i nostri concorsi. E poi tutte le news musicali, il calendario completo dei concerti, le interviste, gli approfondimenti, le recensioni e i blog. Stay connected!

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FACE TO FACE WITH ... 34. HEINEKEN JAMMIN' FESTIVAL L’evento musicale dell’estate meritava un trattamento particolare. Tra un’intervista agli Aerosmith e una chiacchierata con i Black Eyed Peas, ecco il nostro specialone sull’Heineken.

10 onstage -

14. THE TEMPER TRAP 16. PINO SCOTTO



ontour/ giugno

Slash 10/06 Milano

31

1 Martedì

Mercoledì

Ministri - Roma Nina Zilli - Genova Noemi - Scafati (SA) Roy Paci & Aretuska - Genzano (RM) Simone Cristicchi - Scafati (SA)

D

opo aver scritto la storia del rock con i Guns’N’Roses – di cui è stato il simbolo insieme ad Axl Rose - Slash si è dedicato al progetto Velvet Revolver, ma è con le collaborazioni illustri (Michael Jackson, Eric Clapton e Lenny Kravitz) che ha rinforzato la sua “leggenda”. Re-

centemente i ruoli si sono invertiti ed è stato il chitarrista ad ospitare, sul suo omonimo disco solista, gente come Ozzy Osbourne, Chris Cornell, Iggy Pop e Fergie. Dal vivo non li può portare dietro, ma tra turnisti di livello e vecchi pezzi dei Guns rispolverati, lo spettacolo pare sia comunque ottimo.

7

Lunedì

Giusy Ferreri - Torre Maggiore (BO) Ministri - Rio Saliceto (RE)

2

8

Martedì Muse - Milano

Irene Grandi - Piacenza Lost - Rio Saliceto (RE) Motorpsycho - Castelletto Cervo (BI) The Bastard Sons of Dioniso Mareno di Piave, TV

Mercoledì

9

Alice in Chains - Collegno (TO) B.B.King - Milano Jonsi - Milano Velvet - Rio Saliceto (RE)

Bob Dylan 15/06 Piazzola sul Brenta (PD), 16/06 Viareggio, 18/06 Parma

Lunedì

14

Martedì

15

Bob Dylan - Piazzola (PD) Simone Cristicchi - Genova The Temper Trap - Roma

C

he piaccia o no (e non piace), Dylan dal vivo continua a trattare i suoi brani, anche i più storici, come eterni work in progress, storpiando le melodie e cambiando i testi. Insomma il suo Neverending Tour - una serie infinita di concerti cominciata nel 1988 e di cui non si intravede

soluzione di continuità – è tale nel nome e nei fatti . Nessuno conosce realmente il motivo per cui si ostini a negare al pubblico la gioia di cantare il ritornello di Like A Rolling Stone così come l’ha inciso nel 1965; ma non si pretenda che cambi ora, giunto alla soglia dei 70 anni, il suo controverso carattere.

Lunedì

21

Noemi - Fasano (BR) Rod Steward - Verona

Alice in Chains

Martedì

22

Deftones - Torino Linea77 - Collegno (TO) Noemi - Pignola (PZ)

16

Mercoledì

Bob Dylan - Viareggio (LU) J-Ax - Alghero Motel Connection - Firenze Port Royal - Milano The Temper Trap - Milano

23

Mercoledì

J-Ax - Genova Linea77 - Cava Manara (PV) Pet Shop Boys - Pavia

09/06 Torino, 10/06 Roma, 11/06 Padova

Lunedì

28

Motorhead - Codroipo (UD) Stone Temple Pilots - Milano

D

erry Cantrell e Sean Kinney sono finalmente riusciti a lasciarsi alle spalle l’era Layne Staley (vocalist prematuramente scomparso nel 2002). Hanno chiamato William DuVall, già cantante dei Comes With the Fall, per incidere Black Gives Way To Blue (2009), buon disco che

12 onstage -

non tradisce l’imprinting del loro importante passato. Ma a vedere il bicchiere mezzo vuoto, il nuovo disco non aggiunge niente a quell’importante passato. In ogni caso, la prova del fuoco (i concerti) l’hanno superata e, infatti, tornano in Italia per 3 date dopo i sold out dello scorso dicembre.

Martedì

29

Elio e Le Storie Tese - Roma Gotan Project - Marostica (VI) Lost - S. Giovanni Lupatoto (VR) Malika Ayane - Torino Nina Zilli - Sesto S. Giovanni (MI) Slayer - Milano Velvet - Milano

30

Mercoledì

Dalla&DeGregori - Firenze Malika Ayane - Tortona (AL) Slayer - Milano The Niro - Prato


On The Road

3

4

5

6

Giovedì

Venerdì

Sabato

Domenica

Megadeth - Bologna Motorpsycho - Roma Paolo Nutini - Torino

Giardini di Mirò - Milano Linea77 - Vergiate (VA) Megadeth - Roma Motel Connection - Genova Nina Zilli - Imola (BO)

Linea77 - Legnago (VR) LN Ripley - Portomaggiore (FE) Megadeth - Milano Meganoidi - Vittorio Veneto (TV) Ministri - Alba (CN) Motel Connection - Settimo T.se (TO) Noemi - Maida (CZ) Punkreas - Ittiri (SS)

Buena Vista Social Club Genova Elio e Le Storie Tese - Botticino Mattina (BS) Massive Attack - Torino Pixies - Ferrara @ Piazza Castello

Sabato

Domenica

Giovedì

10

Alice in Chains - Roma Slash - Milano The Bastard Sons of Dioniso Reggiolo (RE)

Giovedì

17

Simone Cristicchi - Vicchio (FI)

Giovedì

24

Bands Apart - Ferrara Baustelle - Sesto S. Giovanni (MI) J-Ax - Mantova LCD Soundsystem - Ferrara Roy Paci & Aretuska - Taormina (ME)

1

Venerdì

11

Alice in Chains - Padova Baustelle - Genova Bob Sinclair - Milano Giardini di Mirò - Sesto al Reghena (PD) Nina Zilli - Brugherio (MI) Noemi - Bari Roy Paci & Aretuska - Levico (TN) Simone Cristicchi - Grosseto

Venerdì

18

Baustelle - Crescentino (VC) Bob Dylan - Parma Elio e Le Storie Tese - Genova Nina Zilli - Povolaro (VI)

Venerdì

25

12

Bad Religion - Milano Elio e Le Storie Tese - Legnano (MI) Giardini di Mirò - Seravezza (LU) Linea77 - Genova Ministri - Montebelluna (TV) Motel Connection - Verona Noemi - Castelfiorentino (FI) Simone Cristicchi - Brugherio (MI) The Bastard Sons of Dioniso Pieve di Ledro (TN)

Sabato

19

Giusy Ferreri - Macerata J-Ax - Cagliari Linea 77 - Castel Maggiore (BO) Lost - Ghedi (BS) Ministri - Perugia Motel Connection - Lovadina (TV) Nina Zilli - Vascon (TN) Ska-P - Genova Sud Sound System - Padova

Sabato

26

99 Posse - Padova Elio e Le Storie Tese - Indicatore (AR) Gods Of Metal - Collegno (TO) J-Ax - Sesto F.no (FI) Juliette Lewis - Genova Nina Zilli - Ponte Dell'Olio (PC) Port Royal - Solza (BZ) Simone Cristicchi - Torino

Bob Sinclar - Lignano S.ro (UD) Elio e Le Storie Tese - Rho (MI) Gods Of Metal - Collegno (TO) Linea 77 - Pinarella di Cervia (RA) Malika Ayane - Piazzola (PD) Motel Connection - Palermo Nina Zilli - Crescentino (VC) Planet Funk - Prato

2

3

13

Bad Religion - Roma Motel Connection - Giulianova (TE) Nina Zilli - Bari Simone Cristicchi - Capannori (LU)

20

Domenica

Linea77 - Lu Monferrato (AL)

Da MTV Day a MTV Days. Non più una ma tre giornate caratterizzate da numerosi eventi e attività con un unico filo conduttore, la musica. Il 25, 26 e 27 giugno Torino ospita la festa di MTV Italia – 12 candeline per l’emittente - che quest’anno cambia look e si presenta come una vera e propria music conference: concerti, dj set, conferenze, incontri con gli artisti, mostre fotografiche e performance di danza. Un esperimento “internazionale”, un’esperienza musicale da vivere live nel capoluogo piemontese (ma i più pigri avranno a disposizione 2 ore di diretta giornaliere con MTV Truck, una sorta di best of di tutti gli eventi del giorno prima, con interviste ai protagonisti). Dopo il party d’inaugurazione del 24 sera, la scena si sposta per i due giorni successivi sui tre palchi allestiti in altrettanti locali torinesi: L’MTV Hits! Stage ospita nomi del calibro di Gianluca Grignani, Max Gazzè e Paola Turci; sull’MTV Gold Stage salgono, tra gli altri, Giuliano Palma & The Bluebeaters, Roy Paci e Africa Unite; le giovani band come Lost, Finley e Dari sono invece protagoniste dell’MTV Pulse Stage. Sabato 26 appuntamento con Fabri Fibra, ospite di Storytellers. Gli MTV Days si concludono domenica 27 con il grande concerto di Piazza Castello, pronta ad accogliere Carmen Consoli, Le Vibrazioni, i Baustelle, Nina Zilli e il dj set di chiusura dei Crookers. Per l’occasione Onstage Magazine ha realizzato un numero speciale, distribuito a Milano, Genova e Torino a partire dal 19/06 e a Torino per tutta la durata dell’evento.

PROGRAMMA DEI CONCERTI

27

Domenica

Gods Of Metal - Collegno (TO) Malika Ayane - Verona Zero Assoluto - Anzio (RM)

4

Giovedì 24 giugno h 21.00 - 3D Concert: Paramore. h 23.00 - Party di inaugurazione: Kaiser Chiefs (dj set) + Motel Connection. Venerdì 25 giugno Dalle 20.00 - MTV Hits! Stage: Gianluca Grignani, Max Gazzè, Simone Cristicchi. Dalle 20.00 - MTV Pulse Stage: Sonohra, Finley, Broken Heart College Dalle 20.00 - MTV Gold Stage: Giuliano Palma, Linea 77, Teatro degli Orrori Sabato 26 giugno Dalle 20.00 - MTV Hits! Stage: Samuele Bersani, Paola Turci, The Niro Dalle 20.00 - MTV Pulse Stage: Lost, Dari, Noemi Dalle 20.00 - MTV Gold Stage – Africa Unite, Roy Paci & Aretuska, Marracash Domenica 27 giugno Dalle 20.00 - Final Show: Nina Zilli, Baustelle, Le Vibrazioni, Carmen Consoli, Crookers Per informazioni dettagliate su tutti gli evnti dell'MTV Days: www.mtv.it

13 - onstage


face2face / the temper trap

di Tommaso Riva

vinci il cd dei Temper Trap ! Invia una mail a: contest@onstageweb.com oggetto “Temper“

The Temper Trap. Da sinistra, Lorenzo Sillitto (chitarra), Toby Dundas (batteria), il cantante e chitarrista Dougy Mandagi e Jonathon Aherne (basso).

live in italy

UNBELIEVABLE!

15/06 Roma 16/06 Milano

I Temper Trap sono quel che si dice un “big deal”. A un anno dalla pubblicazione del primo disco, Conditions, gli australiani (di Melbourne) stanno raccogliendo un sold out dopo l’altro, lanciati dalla mega-hit Sweet Disposition. Per conoscerli meglio prima dei concerti di Milano e Roma, abbiamo parlato con il chitarrista Lorenzo Sillitto, padre italiano, ancora incredulo per l’enorme successo ottenuto dalla sua band in questi mesi.

L

orenzo, parlaci dei vostri inizi. Come si é formato il gruppo e cosa facevate prima di cominciare? La band nasce nel 2005. Dougy (cantante, nda) e Toby (batterista, nda) lavoravano in un negozio d’abbigliamento e un giorno decisero di cominciare a fare qualche jam insieme. Poco tempo dopo si aggiunse un chitarrista e poi Jony (attuale bassista, nda). Io in quel periodo facevo il commesso in un negozio di musica e suonavo in un’altra band che però presto si sciolse. I nostri due gruppi facevano spesso serate insieme e quando il loro chitarrista lasciò entrai a far parte della formazione ufficiale.

come puoi pensare di farlo nel migliore dei modi se sei completamente ubriaco? Con un solo album pubblicato, proponete qualche cover? C’é stato un periodo in cui suonavamo qualche brano di Springsteen, Bowie e anche di La Roux, ma abbiamo deciso di smettere per ora. Abbiamo inserito una canzone nuova che non si trova nell’album e stiamo lavorando a brani inediti, ma é molto difficile quando suoni dal vivo praticamente ogni sera e nel tempo libero viaggi da una città all’altra. Il programma dei vostri concerti è serrato, non correte il rischio di stufarvi dei pezzi? E’ l’energia della gente che ci ascolta a rendere i nostri brani originali ogni sera. Ricordo la prima volta che abbiamo suonato in Giappone; c’erano migliaia di persone che cantavano le nostre canzoni tutte insieme, parola per parola, in inglese.

Che cosa significa “The Temper Trap”? In realtà non ha nessun significato! Originariamente ci chiamavamo “Temper Temper”; purtroppo c’era un’altra band americana con lo stesso nome e per questioni legali abbiamo dovuto cercarne uno nuovo che mantenesse tuttavia un buon suono. Devo dire che sono contento di “The Temper Trap”. Il significato lo decidi tu; é anche << Una donna mi ha fermato a Nottingham per dirmi che un po’ questo il bello, no?

si sarebbe tatuata l’intero ritornello di Sweet Disposition sulla coscia. E’ incredibile, non avrei mai immaginato una cosa del genere >>

E cosa mi dici del vostro album d’esordio? Chi é la bambina nella foto in copertina? Il termine conditions riassume tutto quello di cui parlano le nostri canzoni. La condizione umana, sociale, l’amore e in generale ogni sorta di emozione che ci ha attraversato mentre cercavamo ispirazione per queste canzoni. La foto della bambina appartiene a un servizio di Steve McCurry (celebre fotografo americano, nda) da cui venne poi fuori la copertina storica di National Geografic con la bambina afgana dagli occhi verdi.

Veniamo ai live. Come vivete gli istanti che precedono un concerto? Ci troviamo tutti insieme per un momento di raccoglimento, in silenzio totale prima di salire sul palco; siamo molto concentrati. Non beviamo mai prima di suonare, non so come facciano certi musicisti. Dobbiamo intrattenere le persone,

14 onstage -

Ti rendi conto? Come puoi stufarti di una cosa del genere? Vi sono capitate storie hot con delle fan sfegatate? Forse é meglio non parlarne qui (ride di gusto, nda). Andando piú sul soft, una donna mi ha fermato a Nottingham per dirmi che si sarebbe tatuata l’intero ritornello di Sweet Disposition sulla coscia! E’ incredibile, non avrei mai immaginato una cosa del genere. Poi c’é gente fuori di testa come un signore che Dougy ha incontrato mentre andava in Texas per il South By Southwest Festival. Questo tale faceva parte di una comunità tedesca di Austin che prepara salsicce particolari per la pasta al sugo. Tempo dopo, durante un concerto proprio ad Austin, vediamo farsi spazio tra la folla un individuo con un sacchetto di plastica. Era lui! “Dougy, Dougy! Ti ho portato le

salsicce!”. E ci ha sparpagliato sul palco due chili di carne! Ehm, a parte questo episodio, qualche momento realmente difficile? Diciamo quando dopo i primi tre o quattro mesi di tour ho realizzato che non sarei piú tornato a casa per un po’. Poi siamo stati travolti da una serie interminabile di successi; devo ammetterlo, non ricordo particolari momenti difficili con la band. Le cose girano proprio per il verso giusto. Fino ad un anno fa c’erano al massimo cento persone ai nostri concerti e adesso invece é praticamente tutto esaurito in ogni città in cui andiamo. Ma era fantastico anche quando abbiamo iniziato a fare i primi tour, solo noi quattro, da Melbourne a Sydney, in giornata; caricavamo tutto sul Van, partenza la mattina molto presto e concerto la sera stessa, per poi dormire sul pavimento a casa di amici. Tutto era cosí magico, c’era una grande energia. L’incontro con Jim Abbiss, peso massimo tra i produttori inglesi, vi ha sicuramente aiutato. Destino o esiste una ricetta per il successo? L’incontro con Jim é avvenuto per caso, ma non credo al destino. La sua manager era arrivata in Australia per visionare una band alla quale noi facevamo da spalla; lei ha trovato in noi quello che cercava in loro. Da lì é cominciata una corrispondenza di almeno 18 mesi con Abbiss. La decisione finale la prese forse anche grazie alla moglie che rimase molto colpita dal brano Soldier On! Così Jim, nel marzo 2009, ci ha raggiunti in Australia. Non penso ci sia una particolare ricetta per il successo, sicuramente ci vogliono tanta perseveranza e determinazione.

La versione uncutted dell’intervista di Tommaso Riva a Lorenzo Sillitto è su Onstageweb.com.



face2face / pino scotto

Foto di Andrea Degrada

SCHOOL OF ROCK Schietto, sfrontato e dannatamente genuino. Pino Scotto è un personaggio più unico che raro, uno di quelli che in Italia vengono facilmente liquidati con aggettivi tipo “folkloristico” perché le sue parole pesano come macigni e bisogna screditarle. Ci ha ospitato negli studi di RockTv per parlare del suo nuovo lavoro discografico, Buenasuerte, ma ha finito per darci una lezione su cosa significhi veramente essere un rocker.

p

di Giorgio Rossini

Nel 2009, in occasione del 60esimo compleanno di Pino, è uscito Fottetevi tutti! La vita e il rock di Pino Scotto, libro-intervista di Cristiano Canali che ripercorre la vita e il pensiero del rocker italiano.

live 05/06 Udine 06/06 Trecenta (RO) 12/06 Pinarella di Cervia (RA) 17/06 Chiuduno (BG) 19/06 Casalecchio di Reno (BO) 25/06 Livraga, (LO) 27/06 Felizzano (AT)

ino, in questi ultimi anni la tua popolarità è Se vogliamo farlo sopravvivere, dobbiamo contaminarlo, ma Cosa faresti? cresciuta grazie a RockTv, ma il tuo vero amore con intelligenza. Tutto è già stato scritto e non c’è più niente Gli farei vedere come si fa la vera musica. Io, con i pochi mezzi rimane la musica. Raccontaci com’è nato Bueda inventare. che mi ritrovo, ci provo. Nel nostro piccolo (Pino è co-editore nasuerte. di un’etichetta discografica indipendente, la Valery Records, E’ nato in pochissimo tempo. I testi sono usciti di getto. C’è A livello di contenuti, il disco ricalca gli argomenti di Datanda) cerchiamo di dare spazio a giovani musicisti emergenti, voluto quasi più tempo a correggerli, perché in origine erabase. RockTv ti ha dato spazio e visibilità, ma tu certe cose ma facciamo fatica, ci mancano le risorse. Se potessimo giono più cattivi ma ho preferito togliere qualcosa altrimenti mi le dici da tempo. care ad armi pari con le major, le faremmo sparire. In giro ci arrestavano. Volevo esprimere il malessere sociale, politico Hai ragione. Fin da quando suonavo con i Vanadium e con i sono tantissimi musicisti di talento, gente con le palle, ragaze umano nel quale questo paese è sprofondato negli ultimi Fire Trails ho sempre detto quello che pensavo sul palco. Chi zini di 16 anni che sanno scrivere musica e stare su un palco, e anni. Buenasuerte in realtà è tutt’altro che un augurio, va inteso suonava con me aveva paura che questo potesse chiuderci le non mi riferisco solo al rock. Mi piacerebbe produrli tutti ma in senso ironico; è come dire “abbiamo voluto la bicicletta? e porte del successo, ma non me n’è mai fregato nulla perché ci vogliono molti soldi. adesso pedaliamo!” Musicalmente sentivo il bisogno di tornon mi basta la musica, ci vogliono anche le parole. Tutto è nare alle radici dell’hard rock classico, quello fatto col cuore collegato. Ormai non sei più giovanissimo. Da dove tiri fuori tutta e con le palle, senza fronzoli. Voglio sottolineare che questa energia, tutto questo entusiasmo? è costato solo 2.000 euro; lo dico perché voglio che i Non conta l’età, ma la testa, la passione che hai << In Italia il problema è la gente disposta a vendersi l’anima ragazzi sappiano che per produrre musica di qualità dentro, la felicità di fare nella vita quello che hai per quattro soldi. Ma noi dobbiamo continuare a combattere, basta relativamente poco, non serve registrare a San sempre sognato, cioè vivere di musica. Tempo fa a dire quello che pensiamo, a non farci tappare la bocca >> Francisco con i più prestigiosi produttori e spendere ho visto un’intervista a Vasco: parlava del jogcentinaia di migliaia di dollari. ging come preparazione ad un tour di 8 date. Ma vai in fabbrica! Io scaricavo i camion tutti i giorGli ospiti prestigiosi non mancano. ni e uscivo la sera dopo una giornata di lavoro per andare a Sono pochi rispetto al disco precedente (Datevi Fuoco, nda). In Oltretutto l’Italia di oggi si presta drammaticamente al disasuonare, questi nella loro vita non hanno mai fatto niente. Io realtà volevo fare tutto da solo, poi durante una serata nell’amgio, che infatti è piuttosto diffuso. ho dovuto lottare, ma alla fine ce l’ho fatta e questa è la dimobito del progetto Rezophonic ho conosciuto Caparezza e tutto In Italia la situazione è tragica. Ti sembra normale che il tg più strazione che Dio esiste. In Italia poi è ancora più difficile; qui è nato in maniera molto naturale. Proprio quella sera stavo credibile sia Striscia la Notizia? Lo Stato non fa il suo dovere, ci si premiano solo puttane, ladri e papponi. Ci vogliono tutti scrivendo il pezzo (Gli arbitri ti picchiano, nda) insieme a Olly hanno sempre raccontato balle e il minimo che possiamo fare allineati, come le pecore. È sempre stato e sempre sarà così. dei Fire. Michele (Caparezza, nda) lo sentì, gli piacque subito è ribellarci. Ma non è così scontato: pensa che Beppe Grillo, per Perché a quelli che comandano fa comodo un popolo di pecoe nel giro di una giornata aveva già scritto il testo. Devo dire il suo movimento, ha recentemente chiesto appoggio a molti roni e ignoranti. E pensare che basterebbe andare a leggersi il che lui è veramente un grande e posso assicurarvi che è molto artisti, tra cui alcuni dei più grossi nomi del cosiddetto rock blog di Grillo per capire tutte le balle che continuano a racconpiù rock’n’roll di altri che fanno solo finta. Oltre ad essere un italiano, quelli che riempiono gli stadi, quelli da cui ti dovresti tarci. Ma il problema è la gente, siamo noi. La gente è disposta artista geniale è anche una persona stupenda, completamente aspettare che si facciano portavoce di valori come la giustizia a vendersi l’anima per quattro soldi o per una figa. Ma noi trasparente. e il rispetto. Vuoi sapere gli unici che l’hanno appoggiato chi dobbiamo continuare a combattere questo, a dire quello che sono stati? Io e i Negrita. Gli altri se la facevano sotto. Ma di pensiamo, a non farci tappare la bocca. La fusione con altri generi per te non è una cosa nuova, specosa hanno paura? Questi hanno i soldi che gli escono dalle cie con il rap. orecchie. Ce li avessi io i mezzi e le risorse che hanno loro… E’ vero. Sono d’accordo con chi dice che il rock sta morendo.

16 onstage -



live style

muse > di Marco Rigamonti

ORIGIN OF IMMORTALITY Ci sono accadimenti che consegnano i protagonisti alla storia. In ambito musicale, suonare in certi luoghi (sacri) consente di acquisire uno status che, artisticamente, equivale all’immortalità. Qui in Italia, succede dopo una performance a San Siro: ecco perché i Muse – consapevoli o no – sono i protagonisti dell’ennesima favola che la Dea Musica ha deciso di raccontare. Celebriamo l’evento di Milano ricostruendone i presupposti.

D

za strategica fondamentale, soprattutto quando regge la impianti da 60.000 persone per caso – i motivi sono molalla piccola cittadina di Teignmouth alla ritmica nelle sue fasi distorte – e occasionalmente si sposta teplici, a partire dalla cultura musicale di Matthew e soci, vetta del mondo. Un percorso lungo una alle tastiere o alla chitarra, mentre fornisce supporto vocale oceanica. Ma procediamo con ordine. quindicina d’anni che ha portato Matthew a Bellamy. Howard impara a suonare la batteria a 12 anni; Bellamy, Christopher Wolstenholme e fin dalla prima volta in cui si siede sullo sgabello con le CERTIFICAZIONE DI QUALITA’ Dominic Howard dapprima nelle classifibacchette in mano ha le idee chiare, ovvero l’ambizione di Ancora prima dell’imponente varietà di stili filtrata e rieche della loro Inghilterra (con l’album di diventare un batterista jazz – non esattamente il più facile laborata dal trio – consultando biografie varie si incontrano esordio Showbiz e il successivo Origin Of Symmetry), poi degli obiettivi da raggiungere. L’incontro con Bellamy definizioni tipo space rock, prog rock, alternative rock, nelle chart degli Stati Uniti (con il terzo disco Absolution) e fa sì che i due s’intendano fin dal primo istante, e se oggi progressive metal e chi più ne ha più ne metta - bisogna ora – perdonate il patriottismo, ma noi italiani sappiamo abbiamo i Muse è perché Matthew e Dominic ad un certo considerare l’aspetto puramente tecnico dei membri cosa vuole dire - al traguardo di San Siro. Suonare nello punto hanno cominciato a scrivere canzoni insieme – il gedella band. Chiunque abbia assistito ad una esibizione stadio dove si sono esibiti artisti enormi che hanno fatto la nio compositivo del primo coadiuvato da una buona dose live dei Muse avrà sicuramente fatto caso alla facilità con storia della musica pop e rock (Bob Marley, Rolling Stones, di intuizioni di arrangiamento ritmico ed “effettistico” cui Bellamy nel corso di un pezzo passa dall’accarezzare David Bowie, Bruce Springsteen, U2, Michael Jackson, del secondo. Adesso si capisce perché quella volta dalla delicatamente il pianoforte (e non si sta parlando di due Madonna, Depeche Mode e Robbie Williams) rappresenta Ventura i tre si sono divertiti a scambiarsi i ruoli. un tassello importante nella pur già maestosa bioScherzi e provocazioni a parte, il tasso tecnico grafia dei Muse; e il fatto che il trio sia entrato nel I Muse sono entrati nel mainstream dalla porta di della formazione è talmente alto da permettere mondo del cosiddetto mainstream dalla porta di servizio, senza una pianificazione o una dichiarazione una libertà compositiva ed esecutiva che diventa servizio (senza una pianificazione o una dichiarad’intenti inequivocabile e, soprattutto, senza piegarsi alle condizione sufficiente perché la parola “sbizzione d’intenti inequivocabile e, soprattutto, senza esigenze del mercato. zarrirsi” si spogli di ogni possibile accezione nepiegarsi alle esigenze del mercato) ne impreziogativa e diventi anzi motivo d’interesse. I Muse sisce oltremodo il valore, ponendoci di fronte ad disintegrano l’idea del punk, a cui sono stati erroneamente accordi e morta lì, ma di complicati arpeggi e virtuosismi una realtà che fa contenti tutti, dai musicisti agli addetti ai accostati in passato, ma senza scivolare nei meandri del eleganti) ad assoli e riff di chitarra elettrica tutt’altro che lavori, dai critici ai fan. Il tour di quest’estate, che porterà progressive inteso come nicchia elitaria e un po’ snob: un semplici: il background di Matthew (figlio d’arte, il padre gli inglesi per la prima volta solo nei gradi stadi (con due equilibrio tanto difficile quanto entusiasmante. suonava la chitarra nei Tornados, band britannica seminale sold out consecutivi allo Stade de France di Parigi) e nei fedegli anni Sessanta) è di stampo classico, avendo preso stival più importanti è la prova di quanto stiamo dicendo. OPEN MINDS AND REVELATIONS lezioni di pianoforte dalla tenera età di 10 anni, per poi avPer analizzare l’ascesa dei Muse, è naturale appoggiarsi al L’apertura mentale e la volontà di non chiudere le porte vicinarsi da teenager alla chitarra. Superfluo esaltare il suo contesto storico, a come dagli anni Zero in poi – soprattutin faccia ad alcun tipo di genere musicale è stata ampiatalento vocale - un mix di Jeff Buckley e Thom Yorke - che to grazie all’informazione che ha cominciato a viaggiare mente dimostrata nel tempo: basti ricordare a quando colpisce sia per estensione che per capacità di essere tanto alla velocità della luce con la diffusione di internet – certe Matthew giustificava la presenza di influenze eurodolce quanto aggressivo a seconda dei momenti. Wolstenbarriere siano venute meno, a come alcuni generi musicali asiatiche in Black Holes And Revelations con l’ammissione di holme non nasce bassista; prima di incontrare Matthew e abbiano beneficiato di uno sdoganamento globale, a come avere ascoltato molta musica napoletana, a suo parere un Dominic suonava la batteria in una band post-punk. Sucl’imbastardimento universale abbia contagiato anche i gumisto di atmosfere africane, turche, italiane e croate. Per cessivamente viene convinto a cimentarsi con lo strumento sti del pubblico rendendolo più facilmente raggiungibile. non parlare poi dell’ultimo album, dove si sentono evidena quattro corde – che nel suono dei Muse ha un’importanSarebbe un grande errore pensare che quei tre riempiano

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live in italy 08/06 Milano

I Muse nascono nel 1996 dalla fusione di due gruppi musicali: i Gothic Plague di Matthew Bellamy e Dominic Howard e i Fixed Penalty in cui suonava Christopher Wolstenholme (ora bassista) come batterista.

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livestyle - muse

Supermassive Discographistory Sono cinque gli album pubblicati dal trio inglese in dieci anni, cui vanno aggiunti una raccolta di bside e registrazioni live (Hullabaloo Soundtrack, del 2002) e un disco dal vivo, Haarp, registrato a Wembley nel 2007 e pubblicato l’anno dopo. 1999 – Showbiz

Molte delle tracce del primo album dei Muse risalgono ad un demo (Newton Abbot Demo) registrato nel 1997 e ai due Ep pubblicati nel 1998, Muse e Muscle Museum. Prodotto da John Leckie, già al lavoro con i Radiohead per The Bends, l’album è un successo mondiale e vende 1 milione di copie (di cui 300.000 solo in Inghilterra) proiettando Matt e soci nell’olimpo del rock mondiale.

2001 - Origin Of Symmetry

Composto subito dopo la fine del primo tour mondiale, Origin Of Symmetry è il frutto dell’esperienza accumulata dai Muse nel biennio precedente. Prodotto in parte da John Leckie e in parte da David Bottrill (produttore dei Tool), l’album introduce nuovi sperimentazioni musicali, tra cui il basso distorto e riff di chitarra più incisivi, che diventeranno marchi di fabbrica del trio inglese.

2003 – Absolution

Con oltre 2.600.000 copie, è l’album che consacra definitivamente i Muse come rock star planetarie. Per la prima volta con Rich Costey (ex produttore dei Rage Against the Machine), la band inglese sforna un vero e proprio concept album che mostra l’interesse di Matt Bellamy per argomenti come cospirazioni politiche, la teologia, la scienza, il futurismo e il sovrannaturale.

2006 - Black Holes And Revelations

Con il quarto album i Muse non tradiscono la naturale tendenza a sperimentare, nonostante il disco mantenga una precisa identità tipica della band inglese. Questa volta è l’elettronica il “nuovo” elemento: alcune tracce sono vicine all’estetica tecno. Il disco (in parte registrato negli studi milanesi Officine Meccaniche) vende 3 milioni di copie e il singolo Starlight anche in Italia è una hit radiofonica.

2009 - The Resistance

Pubblicato a settembre, The Resistance è stato registrato nello studio che Bellamy ha allestito nella sua residenza sul lago di Como. L’album è pervaso da atmosfere sinfoniche (alle registrazioni ha preso parte l’orchestra milanese Edodea Ensemble) ed è una nuova prova dell’attenzione di Matt nei confronti dei testi, che raccontano con stile letterario i problemi che l’umanità sta affrontando in questo difficile momento storico.

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MUSE & FRIENDS ti dichiarazioni d’amore ai Queen (United States Of Intorno al 2002 esce su Mushroom una comEurasia), a Chopin (Collateral Damage), a Beethoven pilation di cover ad opera di band britanniche (la terza parte di Exogenesis, in fondo al disco) e promossa dal cult magazine New Musical Express; anche all’r&b moderno (Undisclosed Desires). gli Stereophonics scelgono Nothing Compares 2 U Ma loro avevano messo le cose in chiaro fin di Sinead O’Connor, i Feeder The Power Of Love di dall’inizio. All’interno di Origin Of Symmetry (2001) Frankie Goes To Hollywood, i Jimmy Eat World spicca per originalità e passione espressiva la cover Firestarter dei Prodigy, Badly Drawn Boy Come On di Feeling Good, pezzo di Anthony Newley e Leslie Bricusse incastonato nella storia dall’indimenticabile Eileen dei Dexy’s Midnight Runners. I Muse optano invece - in completa controtendenza - per The House interpretazione di Nina Simone; soprassedendo Of The Rising Sun, un pezzo folk americano (esatto, sulla difficoltà di esecuzione di quel brano, quello non inglese!) talmente antico che oggi non si sa con che sorprende non è tanto l’arrangiamento, che giocertezza chi ne sia l’autore, nonostante la versione ca con la contrapposizione tra classico e moderno, più nota sia quella incisa dagli Animals nel 1964. quanto la totale assenza del timore – che sarebbe Questa osservazione pure stato legittimo non vuole affatto – di rovinare un Il trio inglese disintegra l’idea del punk, ma dimostrare una pezzo del genere da senza scivolare nei meandri del progressive presunta attitudine a parte di Bellamy, inteso come nicchia elitaria e un po’ snob: un tutti i costi “alternache inventa un equilibrio tanto difficile quanto entusiasmante. tiva” del trio, bensì percorso vocale in ne sottolinea (se ce falsetto (da brividi) ne fosse davvero estremamente perbisogno) la personalità; d’altra parte hanno anche sonale. E dire che qualcuno alla Maverick aveva da coverizzato un brano degli inglesissimi Smiths ridire sul modo di cantare di Bellamy, sostenendo (Please, Please, Please, Let Me Get What I Want) e non che fosse poco adatto alla programmazione radiohanno nemmeno problemi ad interpretare pezzi fonica; quando i ragazzi vennero invitati a pensarci, ultra-famosi (la dimostrazione è Can’t Take My Eyes per tutta risposta voltarono le spalle e andarono Off Of You di Frankie Valli). Nessuna barriera, nesdritti a firmare per la Warner.



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sun pregiudizio, nessun atteggiamento supponente: così come recentemente è uscito un singolo (Resistance) che porta come b-side una cover di Prague (brano semisconosciuto dei già non famosissimi Mega City Four) e sul palco del Coachella Festival di aprile sono riecheggiate le note distorte di The Star Spangled Banner, esattamente come aveva fatto Jimi Hendrix in quel di Woodstock quarant’anni fa. Cover che sanno di tributo, che sono un ringraziamento alla miriade di artisti che hanno contagiato il loro suono e li hanno resi così unici. Nei giorni del Festival di Coachella

Opening act Per aprire un concerto come quello dei Muse a San Siro ci voleva un cast di alto livello. E infatti ci sono i Kasabian, preceduti dai Friendly Fires e dagli italiani Calibro 35.

Quando alla Maverick dissero ai Muse di ripensare il modo di cantare di Bellamy perché poco radiofonico, per tutta risposta voltarono le spalle e andarono dritti a firmare per la Warner. cadeva un anniversario musicalmente rilevante: la morte di Kurt Cobain. I Muse gli hanno reso omaggio suonando School, un pezzo proveniente dal primo album dei Nirvana, Bleach. Pochi mesi prima in occasione del Big Day Out Festival di Sydney, Matthew e soci non ci hanno pensato due volte a consegnare il microfono a Nic Cester dei Jet per accompagnarli nell’esecuzione di Back In Black degli AC/DC, la più grande band rock Australiana di sempre. RISCHI ZERO Dal jazz all’hard-rock, dal folk al grunge, dal metal alla musica classica. E non è raro – per chi conosce i Muse - che questi cambi repentini e apparentemente folli avvengano all’interno di uno stesso brano, specialmente negli arrangiamenti pensati per i live. Il rischio quando ci si ispira a mondi così distanti tra di loro è quello di non riuscire a prendere una direzione precisa, naufragando in un mare di influenze e citazioni che diventano quasi inevitabilmente plagi scontati o mezze intenzioni. Ma state pure tranquilli: è un rischio che i Muse, con la personalità e le doti tecniche che si ritrovano, non potranno mai e poi mai correre.

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KASABIAN I ragazzi di Leicester sono passati dalla condizione di next best thing della musica inglese a band tra le più importanti del panorama rock internazionale. Il merito va equamente diviso tra le performance dal vivo e i dischi in studio. I live dei Kasabian sono “aggressivi” e pieni di energia, una perfetta fusione tra suoni antichi e moderni che il pubblico italiano ha avuto modo di ascoltare in occasione delle tre performance di febbraio (Milano, Bologna e Treviso), per citare solo gli ultimi concerti nei nostri confini. Il più recente lavoro del gruppo, West Ryder Pauper Lunatic Asylum, ha consentito ai Kasabian di aggiudicarsi il premio come miglior band britannica ai Brit Award 2010. Tom Meighan (voce), Sergio Pizzorno (chitarra e voce), Chris

Edwards (basso) e Ian Matthew (batteria) sono i titolari della formazione che scende in campo – del resto stiamo parlando di San Siro - a partire dalle ore 18.00 con l’obiettivo di riscaldare la folla in trepidante attesa dei Muse. FRIENDLY FIRES I tre ragazzi dell’Hertfordshire, sono una delle ultime novità d’oltremanica. La loro musica, un misto di indie-rock ed elettronica, prende dichiaratamente spunto dalla techno tedesca, dal produttore americano Carl Craig e persino da Prince. Sbarcano alla Scala del calcio (e del rock) con il loro omonimo disco d’esordio, considerato una lieta sorpresa da chi con la musica ci lavora e ci vive. Ascoltare (Jump In The Pool e Paris) per credere. CALIBRO 35 Tra i protagonisti del corposo antipasto preMuse ci sono anche i maestri della colonna sonora all’italiana. I Calibro 35 - complice l’utilizzo di strumenti vintage - danno vita ad un amalgama di funk, jazz e progressive rock per ricreare l’atmosfera della Milano anni ’70. I primi riconoscimenti arrivano dall’estero; solo nel 2009 il progetto dei Calibro 35 viene notato anche da noi: l’anno scorso il gruppo ha vinto il premio MEI come “Miglior Tour Italiano”. A febbraio è uscito il loro ultimo album Ritornano quelli di.



live style

ROD-STEWART > di Massimo Longoni , foto di Mark Seliger

L’ANIMA DI UN UOMO Nel 2003 Wim Wenders ha diretto il film-documentario The Soul Of A Man, per la miniserie The Blues prodotta da Martin Scorsese. I due grandi registi volevano riscoprire le radici della musica che più li ha influenzati nella crescita artistica e umana. Qualche anno fa Rod Stewart ha intrapreso un percorso simile, che lo scorso autunno ha raggiunto una tappa decisiva con la pubblicazione di Soulbook, tributo ai grandi classici del soul. Nell’attesa che “il fu Rod The Mod” arrivi in Italia, ricostruiamo le tappe di questo percorso.

A

guarda solo al passato, non manca la star dei giorni nostri nella persona di Mary J. Blige, che affianca Rod in You Make Me Feel Brand New. Soulbook prosegue nel percorso intrapreso negli ultimi anni da Rod, che ha ripreso in mano il canzoniere americano reinterpretando a suo modo brani che hanno fatto la storia del rock e del soul e che fanno ormai parte dell’immaginario collettivo. Una strada iniziata ormai otto anni fa con il primo volume di The Great American Songbook, It Had To Be You. Ne sono seguiti altri tre, As Time Goes By, Stardust e Thanks For The Memory. Al momento di realizzare il primo di questi album Rod disse al suo manager, Arnold IL CERCHIO E’ CHIUSO Stiefel, che aveva atteso vent’anni per cantare quei brani Soulbook è l’album che chiude il cerchio. Dopo decenni e che avrebbe dato tutto. Se poi il disco avesse venduto passati zigzagando tra punk, rock, pop e swing, Rod 25mila copie, beh... pazienza. Le copie sono invece divenStewart si è riappropriato delle canzoni che gli avevano tate cinque milioni, e i volumi successivi sono riusciti non acceso la fiamma. “Bisogna tornare a quando avevo 16 solo a bissare quel successo ma persino a superarlo, tanto anni” racconta lui. “Avevo trovato uno strano lavoro da che nel 2004 Stardust è entrato direttamente al primo posto qualche parte e me ne andavo in giro con una radio transidelle classifiche di vendita, stor incollata all’orecchio. un risultato che a Stewart Un giorno mi è capitato << Avevo 16 anni e me ne andavo in giro con mancava da 25 anni e che di sentire Sam Cooke una radio transistor incollata all’orecchio. Un comunque non aveva mai cantare Chain Gang e giorno ho sentito Sam Cooke cantare Chain ottenuto nella prima settisono stato completamenGang e sono stato completamente rapito >> mana di uscita. Un ritorno te rapito”. così clamoroso da far dire al fondatore dell’Arista Clive Quel brano non fa parte Davis che “Rod è diventato una fonte di ispirazione per dell’album, ma in compenso ci sono molti altri classici, da tutti gli artisti, mostrando come una carriera possa durare Track Of My Tears a What Becomes Of A Broken Hearted, da a lungo quando qualcuno ha la capacità di reinventarsi Just My Imagination a Wonderful World. E, continuando le continuamente”. piacevoli abitudini prese negli ultimi anni, non mancano le collaborazioni illustri. Così Stevie Wonder presta la sua PER SEMPRE GIOVANE harmonica nel rifacimento di My Cherie Amour, il caratteCon il tuffo nei classici dei nostri tempi, Rod ha iniziato ristico falsetto di Smokey Robinson fa da contrappunto in una seconda vita in tutti i sensi. Intanto perché ha ritrovaTrack Of My Tears e, per dimostrare che comunque non si oltre 40 anni la voce graffiante di Rod Stewart marca un solco preciso nel panorama della musica mondiale – lo scozzese ha piazzato dischi nelle case di almeno 250 milioni di persone – senza restare ingabbiato in un qualche genere o stile. Ma dopo la pubblicazione di Soulbook (ottobre 2009) è chiaro che esiste un legame profondo tra Rod e il soul. Del resto anni fa il padrino James Brown lo aveva definito come “il miglior cantante soul di pelle bianca”. Più che una definizione, una vera e propria investitura.

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live in italy 21/06 Verona

"Rod the Mod� ha rischiato (per il mondo della musica) di intraprendere la carriera di calciatore. E’ sempre stato un grande sostenitore dei Celtic e della nazionale scozzese, nonchÊ calciatore dilettante.

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livestyle - rod stewart

Meglio soli che... mal accompagnati Prima di dedicarsi esclusivamente alla sua carriera solista, Rod Stewart ha militato in diverse formazioni inglesi, a cavallo tra la prima mettà degli anni Sessanta e il 1975. Alcune di queste meritano di essere ricordate.

The Ray Davies Quartet (1962) Nella primavera del 1962 Rod diventa il cantante di una band composta da 3 suoi amici dei tempi del college, da cui divorzia presto a causa di incomprensioni artistiche. I membri del The Ray Davies Quartet costituiscono il nucleo dei futuri Kinks, band che occupa un posto di rilievo nella storia musicale britannica.

The Hoochie Coochie Men (1964–1965) La leggenda narra che Rod venne scoperto da Long John Baldry mentre – in mezzo alla strada - suonava con l’armonica un pezzo degli All Stars, di cui John – noto bluesman - era il cantante. Stewart viene subito invitato ad entrare nella band che, dopo la morte dell’armonicista Cyril Davies, cambia nome in The Hoochie Coochie Men.

The Jeff Beck Group (1967– 1969) Dopo aver concluso l’esperienza con gli Yardbird – in cui avevano militavano anche Eric Clapon e Jimmy Page – Jeff Beck forma il suo gruppo e, nel febbraio del ’67, chiama Rod Stewart come lead vocalist. Qui Ron conosce Ron Wood – in seguito chitarrista dei Rolling Stones - con cui darà vita ad un profondo legame artistico e umano.

Faces (1969–1975) Quella con i Faces è l’esperienza più lunga e importante di Stewart in una band. Passano solo pochi mesi perché Ron Wood, entrato nella formazione per sostituire il precedente chitarrista, chiami l’amico Rod come cantante. Con i Faces “Rod The Mod” pubblica 4 album tra il ’70 e il ’73, prima di intraprendere definitivamente la carriera solista

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il primo di una sterminata serie di to il successo quando qualcuno, dopo dal 1969, anno di pubblicazione di singoli di successo. An Old Raincoat Won’t Ever Let You qualche anno di galleggiamento Quando nel 1975 le strade tra lui e i Down, meglio noto come The Rod tra album e vendite mediocri, era Faces si dividono Rod ha raggiunto Stewart Album. Un lavoro ancora già pronto a considerarlo un ferro uno status di star difficilmente ininterlocutorio, acerbo. Ma al giovane vecchio da consegnare ai manuali taccabile. Sailing, Tonight’s The Night Rod, inizialmente diviso tra la del rock. E poi perché tutto questo è sono alcune delle canzoni che rimancarriera solista e quella con i Faces arrivato dopo il trauma di un’operagono indelebili a marcare la metà (band nella quale militava anche zione per un cancro alla tiroide. Un degli anni '70. E quando esplode la colpo doppiamente duro da superare Ron Wood, futuro chitarrista dei disco music e molti cantanti rock Rolling Stones), bastano un paio di perché l’operazione ha coinvolto le vengono risucchiati nel cono d’omanni per diventare un numero uno. corde vocali e così Rod si è ritrovato, bra, Rod piazza un colpo da a 50 anni, a dover fuoriclasse con Do Ya Think reimparare a cantare. << Dedicarmi all’interpretazione lasciando da Con il rischio che la parte il lato compositivo non è stato un impulso I’m Sexy?. I critici storcono il naso, ma la gente balla e il voce non fosse più o un’urgenza. Per quanto posso ricordare è pezzo è di quelli che attraquella di un tempo, qualcosa che ho sempre voluto fare >> versano decadi e generazioni con quel timbro caldo mantenendo inalterata la che si riconosce subito: loro efficacia. Nemmeno i “Basta sentire due note tanto vituperati anni '80 riescono a Every Picture Tells A Story, del 1971, e capisci che si tratta di Rod Stewart” scalfire lo status di superstar di Steè universalmente riconosciuto come ha detto il suo produttore storico, wart. Lo stile muta, si fa più levigato, uno dei più importanti album rock Steve Tyrrel. ma la voce roca e inconfondibile è il di tutti i tempi, e Maggie May è solo Una voce che ci accompagna ormai


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"Fun" club ufficiale

Si chiama Smiler – come il celebre album del 1974 - il fan club ufficiale di Rod Stewart. Fondato nel 1981 da John Gray, accanito fan e collezionista di Rod sin dal 1971 (anno in cui acquista il suo primo singolo, Maggie May) è uno dei più grandi e longevi mai esistiti nella storia della musica. John incontra per la prima volta Stewart a soli tredici anni e, ad oggi, vanta più di cento presenze ai concerti del suo idolo in giro per il mondo. Gray, autore di Visual Documentary (la biografia illustrata di Rod Stewart), è anche l’editore della fanzine ufficiale del cantante scozzese - che porta sempre il nome di Smiler – ed è uno dei massimi esperti in materia, tanto da essere frequentemente interpellato dai media per avere notizie ed indicazioni sulla carriera di Rod. La fanzine, un trimestrale nato parallelamente al fan club, conta ottantasette numeri - ha avuto un solo periodo di pausa, dall’inizio del 2006 alla primavera del 2010 - e contiene notizie, gossip, lettere degli appasionati, vecchi articoli della stampa e ovviamente foto esclusive, interviste e contenuti speciali. Tra i lettori di Smiler ci sono nomi illustri come Boy George, la duchessa di York Sarah Ferguson, Paul Young e Cyndi Lauper. Iscrivendosi al sito web www.rodstewartfunclub.com è possibile acquistare le copie della rivista (quelle ancora disponibili) e oggetti di merchandising come poster, calendari, raccolta di foto e spille. Tutto, rigorosamente, nel segno di Rod Stewart. M.S.

filo rosso che unisce le varie fasi della carriera di Rod. Così le classifiche continuano a essere inondate da suoi pezzi, come Young Turks, Forever Young e Downtown Train, mentre nel 1994, in piena grunge-era, All For Love - cantata in trio con Sting e Bryan Adams per la colonna sonora de I tre moschettieri - raggiunge il numero uno della classifica dei singoli di Billboard e lì staziona per alcune settimane. MEGLIO I PEZZI LENTI Con il nuovo millennio Rod assume il suo nuovo status di crooner. Gli anni passano, la maturità induce a calmare gli ardori (pur stemperati già da qualche anno) e a guardarsi indietro. Dedicarsi al 100% all’interpretazione lasciando da parte il lato compositivo diventa quasi lo sbocco naturale dopo quattro decadi di carriera. “Non è stato un impulso o un’urgenza” spiega lui. “Per quanto posso ricordare è qualcosa che ho sempre voluto fare”. Tanto che se si va a spulciare la sterminata discografia di Stewart dal 1969 fino ai primi anni 2000 si troveranno numerosissime canzoni degli autori più importanti, da Bruce Springsteen a Lennon-McCartney passando per Bob Dylan, Cat Stevens o Curtis Mayfield. La scelta è ancora una volta azzeccata. Le vendite sono più alte di quelle di una volta, i concerti tutti esauriti e, nel 2004, dopo 14 candidature andate a vuoto, può finalmente portarsi a casa un bel Grammy Award da mettere in mostra nel salotto buono come “miglior cantante di pop tradizionale”. La parabola per uno che ha mosso i primi passi con Jeff

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al punto che inizialmente era dubbioso sull’opportunità di Beck e con i Faces ha fatto da precursore del punk inglese è realizzarlo. “Credo che mi servisse una spinta” ha spiegato. evidente, ma questa è la vita: si nasce incendiari e si muore “Ero piuttosto spaventato nell’affrontare alcune canzoni pompieri. Tutto sta nel fare bene entrambe le cose. Tanto perché questi sono davvero i miei eroi. Quando abbiamo più che le due anime hanno sempre convissuto in Rod. cominciato il primo brano a essere realizzato è stato Just Già nel 1970 lui confessava a Rolling Stone di preferire “i My Imagination e poi Rainy Night In Georgia. A quel punto pezzi lenti”. E per un motivo prettamente tecnico. “Per un ho iniziato a prendere confidenza”. Sono due i brani che cantante – spiegava Stewart – un pezzo lento si dispiega hanno creato più di un problema a Rod. Intanto il classico meglio di qualunque altro. Ci sono maggiori opportunità di Jackie Wilson Your Love Keeps Lifting Me. “È stata mia nel fraseggio, sei più libero”. E comunque questo non moglie a spingermi a realizzarla” ha confessato il cantante. impedisce al fuoco del rocker incallito di ardere sempre: “Io ero molto ansioso per questo pezzo perché è tanto strada un paio di anni si parla di una reunion dei Faces, che ordinario quanto cantato andrebbe a fare il paio con un magnificamente. Per queprimo riavvicinamento con sto sono stato particolarRon Wood avvenuto nel 1993 << Ero piuttosto spaventato perché questi sono davvero i miei eroi. Poi abbiamo cominciato mente felice quando ho per un unplugged di MTV con Just My Imagination e Rainy Night In sentito come erano venupoi immortalato nell’album Unplugged And... Seated. Il Georgia e ho iniziato a prendere confidenza >> te le parti vocali”. E poi il pezzo storico di Sam gruppo intanto si è portato Cooke, Wonderful World, avanti, ritrovandosi per un per un eccesso di familiarità. “Ce l’ho talmente nel sangue concerto il prossimo agosto con Mick Hucknall alla voce. che spesso mi sono ritrovato a copiare esattamente quello Nessuna esclusione per Rod, semplicemente questione di che aveva fatto Cooke” ha detto Stewart. “Così l’abbiamo impegni perché, come ha sottolineato Ron Wood, “la sua un po’ cambiata, irrobustita”. Tutto per un lavoro affrontaagenda è sempre completamente piena”. to con umiltà ed emozione, entrambe palpabili nell’ascolto, per confezionare quello che nelle intenzioni di Rod doveva UN MONDO MERAVIGLIOSO essere un “segno di rispetto” nei confronti di quei cantanti Agenda che per l’appunto è tutta incentrata su Soulbook e di quelle canzoni. E lui, da sempre grandissimo appassioe il relativo tour. Per Rod questo è stato un album più nato di calcio, ha fatto gol un’altra volta. difficile di tanti altri per via del coinvolgimento emotivo,




SPECIALE

speciale

Heineken Jammin' Festival E’ l’evento musicale dell’anno, senza nulla togliere agli altri grandi appuntamenti estivi e del prossimo autunno. L’unico raduno musicale in Italia che per storia, dimensioni e cast regge il confronto con i più importanti festival europei. A due anni dall’ultima edizione, torna l’Heineken Jammin’ Festival, ancora una volta nella splendida cornice del Parco San Giuliano di Mestre, Venezia. Pile di casse, amplificatori giganteschi, schermi video, luci, birra, sudore e tanta, tanta musica. Un cast d’eccezione con molte delle migliori band della scena internazionale, dagli Aerosmith ai Green Day, dai Black Eyed Peas ai Pearl Jam passando per Ben Harper & Relentless7, Cranberries, 30 Second To Mars, Massive Attack e molti altri. In totale, sono quasi 40 artisti gli artisti sparsi nei 4 giorni di programmazione (dal 3 al 6 luglio). E come se non bastasse, il parco è attrezzato con la Sport Area, con tanto di campi da calcio, l’Heineken Zone (con la spiaggia) e l’area per il campeggio notturno. Insomma, un mega-festival, che abbiamo voluto “vivere” prima del tempo. Perché ci mancava tanto.

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il mio orgoglio

> di Gianni Olfeni

SPECIALE

Fin dalla sua prima edizione, nel 1998 all’Autodromo di Imola – quella immortalata da Vasco nel doppio live Rewind - l’Heineken Jammin’ Festival è stato organizzato e promosso da Live Nation Italia (allora Milano Concerti) di cui Roberto De Luca è presidente e centro di gravità. Per iniziare al meglio questo specialone sull’evento di Venezia non potevamo che ascoltare le parole del promoter. Una chiacchierata tra passato, presente e futuro.

Dr. De Luca, dopo l’anno scorso si temeva che l’Heineken fosse un capitolo chiuso. Io cerco sempre di dire le cose come stanno. Quando nel 2009 sostenevo che non c’erano headliner all’altezza per organizzare un festival di rilievo, dicevo la verità. Ci vogliono grossi nomi della musica mondiale per organizzare un evento come l’Heineken, che prevede diverse giornate consecutive di spettacolo e intrattenimento – non confonda il fatto che qui in Italia c’è l’abitudine di chiamare festival quelle che in realtà sono delle rassegne. L’anno scorso, lo ribadisco, non c’erano questi nomi disponibili. Non è mai stata mia intenzione cancellare l’evento di Venezia e l’edizione di quest’anno lo conferma.

A proposito della location, ci sono state delle polemiche quando il festival è stato spostato dall’Autodromo di Imola al Parco San Giuliano: gli ambientalisti si sono lamentati per il disturbo che la musica avrebbe provocato ad un canile nelle vicinanze del palco e per la presenza di animali nell’area destinata ai concerti. Qualcuno sosteneva che gli animali sarebbero stati infastiditi dalla musica, che sarebbero addirittura morti. Noi siamo andati a verificare personalmente i laghetti dove ci sono le papere: non erano minimamente sconvolte dalle gente intorno e dalla musica, si comportavano in modo normalissimo. Per quanto riguarda il canile, è a 700 metri dal palco, una certa distanza; anche in questo caso abbiamo verificato che i cani, durante i concerti, non mostravano alcun segno di nervosismo, non abbaiavano neanche. Il motivo è semplice: gli animali soffrono frequenze diverse da quelle musicali.

remo a raggiungere anche questo obiettivo. Com’è stato pensato il cast? Un festival deve dare la possibilità al pubblico di ascoltare diversi tipi di musica. Per questo esistono serate più rock, altre più pop e altre che sono qualcos’altro ancora, penso al terzo giorno con Black Eyed Peas, Cypress Hill e Massive Attack. Non siamo stati ispirati da una visione “talebana” nella definizione di generi e stili, ma comunque a livello di direzione artistica abbiamo messo insieme mondi per lo meno vicini.

Pensando alle vicende degli Aerosmith - fino a primavera non si sapeva se sarebbero ripartiti in tour e con che formazione – viene da pensare che trattare con le band non debba essere facile. Per inciso io ho tardato ad annunciare la line up perché aveSi dice che in Italia non esista la cultura del festival. Si può vo presente la querelle degli Aerosmith, ma sapevo anche che sarebbe tutto rientrato. Appena loro hanno ufficializzato dire che l’Heineken neghi questa diffusa convinzione? In realtà dobbiamo ancora fare molta strada in questo senso. il tour, io ho “svelato” gli headliner. Quanto al rapporto con le band, devo dire che - senza fare nomi - ci sono alcune gelosie e rapporti non << Un festival deve dare la possibilità al pubblico di proprio ottimali tra certe formazioni, ascoltare diversi tipi di musica. per cui bisogna trovare il modo di reaQuello del Parco San Giuliano di Mestre lizzare il cast dei vari giorni senza sconè un festival all’altezza dei più grandi Per questo esistono serate più rock, altre più pop e altre tentare nessuno. In questo caso bisogna d’Europa? che sono qualcos’altro ancora >> fare un po’ gli equilibristi per raggiunAssolutamente, siamo tra i più importanti gere lo scopo. raduni musicali del continente, come cast e come strutture annesse all’evento, penso alla possibilità di Se io mettessi in vendita i biglietti prima di annunciare gli campeggiare ad esempio. Oltretutto, non dimentichiamoci artisti non ne venderei mezzo. Altrove fanno sold out mesi Lei chiaramente si occupa di musica come business, ma è che siamo all’undicesima edizione, ormai abbiamo anche prima di aver detto chi suonerà (De Luca si riferisce a Gla- anche un grande appassionato. Qual è la perfomance o la una certa storia alle spalle. E poi la location: credo sia una stonbury, nda) perché viene premiato il concetto stesso di fe- serata che più la incuriosisce? delle più belle d’Europa, un parco magnifico circondato stival. Questa è una grande differenza. La gente da noi deve Premetto che io faccio questo lavoro perché mi diverto ma dall’acqua con Venezia sullo sfondo. E’ un posto meravi- ancora imparare, è chiaro che gli devi dare per tanti anni di anche perché ci vivo. Credo che nel DNA di un promoter seguito un evento importante. Vediamo se col tempo riusci- vero, cioè che non lo fa occasionalmente, ci sia l’idea di aveglioso.

1998-2008: FLASHBACK La favola dell’Heineken Jammin’ Festival comincia 12 anni fa a Imola. Da quella prima edizione, 200 ore di programmazione e oltre 150 concerti hanno segnato il cammino dell’unico vero grande festival che l’Italia abbia ospitato in questo periodo. Edizione dopo edizione, ripercorriamo la storia dell’Heineken.

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L'AREA DEL FESTIVAL PARCO SAN GIULIANO MESTRE (VE)

re un festival, per cui sono molto orgoglioso di quello che Live Nation riesce a fare con l’Heineken. Detto questo, io personalmente non mi perdo neanche le prove. Quanto all’edizione di quest’anno sono molto incuriosito dalla serata con Black Eyed Peas e Massive Attack, credo sia molto interessante l’incontro tra due mondi musicali del genere. Il cast di quest’anno è notevole. Che risposta vi aspettate da parte del pubblico? Ci siamo posti l’obiettivo di avere 120.000 presenze tra tutti e quattro i giorni e, se il tempo ci dà una mano, contiamo di raggiungerlo. Le prevendite sono andate bene e va considerato che il pubblico italiano compra il biglietto molto a ridosso dell’evento quando ci sono spazi così grandi che è praticamente impossibile esaurire. Insomma, siamo ottimisti. In conclusione, una battuta sull’Electro-Venice. E’ un festival diverso dall’Heineken come concetto musicale, un progetto in cui credo molto e che riproporrò ogni anno, non so ancora quanto vicino all’Heineken in termini temporali. E’ un esperimento interessante nel quale abbiamo coinvolto grandi nomi della musica elettronica mondiale, un cast di altissimo profilo. Stiamo già pensando di proporre un concetto del genere, oltre che a Venezia, anche da altre parti. Questa è un’anticipazione. Da altre parti in Italia? Esatto.

1998 All’autodromo "Enzo e Dino Ferrari" di Imola comincia la storia dell’Heineken Jammin’ Festival - la collocazione non cambierà fino al 2006. La prima edizione si apre con i fuochi d’artificio: l’headliner prescelto per il 20 giugno è un’icona dei rock italiano, Vasco Rossi, capace di radunare 120.000 persone (prima di lui Babyra Soul, Catherine Wheel, Anouk, Ash e i The Jesus And Mary Chain). Protagonisti della giornata successiva sono i Kula Shaker, Natalie Imbruglia, Ben Harper e Tori Amos oltre ai nostrani Bluvertigo ed Elisa.

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di Susanna La Polla

SPECIALE

Dopo le molte chiacchiere di quest’inverno – ricordate la querelle tra Steven Tyler e gli altri membri della band? - gli Aerosmith sono tornati a fare quello che per cui sono diventati famosi in tutto il mondo: suonare. Grazie all’Heineken Jammin’ Festival, il Cocked Locked And Ready To Rock Tour arriva anche in Italia dopo aver girato l’Europa e, ancora prima, il Sud America. Ed è proprio dal Cile che Joey Kramer, batterista della band di Boston, si è concesso ad Onstage per parlare di una delle più longeve storie di rock and roll.

É

Dal canto suo, anche Joey in passato ha attraversato peera offerto per il ruolo!), ricerca conclusasi in seguito ad un la rock band americana che ha venduto più riodi difficili all'interno della band, momenti drammatici lettera dell'avvocato di Tyler con cui il cantante dichiarava dischi in assoluto (oltre 150 milioni in tutto il che ha deciso di raccontare in un’autobiografia, Hit Hard: di essere pronto ad intraprendere un'azione legale contro i mondo, per la precisione) ed è anche una delle A Story Of Hitting Rock Bottom At The Top, che il batterista suoi band mate se non avessero messo fine al tentativo di più chiacchierate. Ha fatto sognare almeno tre ha pubblicato lo scorso anno. Per scriverla ha approfittato rimpiazzarlo. La nostra curiosità sull’argomento è legittigenerazioni di fan, eppure non c’è traccia di nuovi brani dei ritagli di tempo libero: “Ci ho lada quasi un decennio. In ogni vorato sia mentre ero in tour che ducaso, dopo quarant'anni di rante le pause dalla vita on the road. successi ed eccessi, gli AeroHo impiegato 4 anni per terminarlo, smith sono ancora in pista e impegnandomi duramente. Sono non sembrano voler mollare il molto orgoglioso di questo libro”. Il colpo. “In tutto questo tempo momento più critico di cui si parla abbiamo imparato a conoscernell’autobiografia riguarda la scomci meglio, ci accettiamo l'un parsa del padre: “Quando se n'è anl'altro con maggior facilità, e dato, non ho davvero avuto il tempo lavoriamo insieme più semdi elaborare come avrei dovuto il mio plicemente” ci racconta Joey lutto perché dopo il funerale sono riKramer, storico batterista delpartito subito per la tournée con gli la band (è stato proprio lui, ai Aerosmith”. Ovviamente la cosa in tempi del liceo, a battezzare il seguito è tornata a galla presentannome della band appuntandodo un conto salato: “Mi è venuto un lo su un bloc-notes). Va bene esaurimento nervoso. E' successo l’effetto, ma qual è la causa di mentre stavamo registrando Nine tutto questo, la formula segreLives, nel '96, in quel momento non ta che tiene insieme la band da riuscivo nemmeno a suonare, ero in quattro decadi? “Sai, questo uno stato assurdo, così mi sono doè davvero un miracolo per vuto fermare e prendermi cura di noi, io ringrazio Dio per tutto questa faccenda. Sono andato in un quello che abbiamo e penso luogo dove potevo capire ciò che mi che la cosa che ci tiene davvestava accadendo”. ro uniti sia il fatto che amiamo Se non fosse diventato un musicisuonare. Tutti noi adoriamo sta di successo, Joey oggi sarebbe un salire sul palco e donare gioia Gli Aerosmith nella formazione attuale: da sinistra Brad Whitford (chitarra ritmica), Joe Perry (chitarra solista), Steven Tyler (voce), Tom Hamilton (basso), Joey Kramer (batteria). archeologo (“Ho studiato archeologia, alla gente; penso proprio che sia credo proprio che sarebbe finita così, questa la ragione principale per perché no?”). E invece gli tocca essere il batterista di quelma, ma Joey non ha molta voglia di parlarne: “Tutta quella la quale siamo ancora insieme”. la che è stata soprannominata “la più grande rock 'n' roll faccenda è stata semplicemente un grande fraintendimento. Eppure la carriera degli Aerosmith non è sempre stata band di tutti i tempi” – anche se gli Aerosmith non sono i Era un affare di famiglia e, sai, avevamo bisogno di occututta rose e fiori, a cominciare dai problemi con la tossicosoli a poter reclamare un simile titolo - e grazie al successo parcene dall'interno”. Così è stato e fortunatamente lo scordipendenza, fortunatamente superati da anni, per arrivadi album come Permanent Vacation, Get A Grip e Pump, può so febbraio è arrivato l'annuncio che ha tranquillizzato tutti re ai recenti screzi fra i membri della band e Steven Tyler. vantare, insieme ai suoi compagni di band, 25 dischi d'oro, i fan dei cinque ragazzacci di Boston: gli Aerosmith si saPer la cronaca, all’inizio del 2010 il chitarrista Joe Perry ha 18 di platino, e 12 multiplatino, oltre a uno di diamante e rebbero imbarcati nuovamente in un tour mondiale, Tyler annunciato che il gruppo era alla ricerca di un nuovo can4 singoli d'oro; senza contare il fatto che Joey e soci sono compreso. tante (qualcuno ha addirittura scritto che Lenny Kravitz si

1999 Primo cambiamento per il festival: si passa da 2 a 3 giorni (così come l’anno successivo), ma la location rimane la stessa. Si fa sentire la pioggia, che però non rovina la riuscita della manifestazione. Zucchero, Robbie Williams, Elio e le Storie Tese, Carmen Consoli, Max Gazzè e i Subsonica sono gli artisti del primo giorno. Si prosegue con Skunk Anansie, Garbage, Bush, Goo Goo Dolls, Negrita, Stereophonics e Timoria. La star del terzo giorno è Marilyn Manson; completano il cast Blur , Placebo, Bluvertigo, Verdena e le Hole di Courtney Love.

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i protagonisti del primo videogame basato interamente su una rock band, Guitar Hero: Aerosmith. Ma loro avranno mai riflettuto sui motivi dello straordinario successo che hanno raccolto in queste 4 decadi di attività? “Fondamentalmente credo che le nostre canzoni siano senza tempo, che abbiamo superato quel test, che poi è quello più difficile in assoluto. E se hai canzoni del genere, bé, sai, il più è fatto”. Dal 2006 il pubblico della band americana attende materiale nuovo - da quella data si vocifera infatti che la band stia preparando un nuovo disco, il quindicesimo in studio, che uscirebbe a distanza di quasi 10 anni dall'ultimo album di brani inediti, Just Push Play, del 2001 - ma ancora nessuna notizia ufficiale è trapelata al riguardo. Arriva o non arriva questo disco? E come saranno le nuove canzoni? “Purtroppo per ora non posso dare anticipazioni. Ma è vero che stiamo preparando un album, che non è ancora finito e che torneremo a lavorarci sopra una volta concluso il tour”. Già, il tour. Com’è questo Cocked Locked And Ready To Rock? Con un titolo così… Joey non si sbilancia neanche in questo caso. “Posso dirti solo che è il migliore di sempre”. Durante la tournèe dello scorso anno gli Aerosmith hanno avuto diversi problemi, a partire dagli interventi chirurgici ai quali sono stati sottoposti il chitarrista Brad Whitford e il bassista Tom Hamilton, fino ad arrivare alla caduta dal palco di Steven Tyler in Sud Dakota. In quell’occasione il cantante ha aggravato ulteriormente i suoi annosi problemi agli arti inferiori, finendo fuori gioco per diversi mesi (la band ha dovuto cancellare il resto del tour statunitense intrapreso insieme agli ZZ Top, mentre Joe Perry dava alle stampe Have Guitar, Will Travel, il suo quinto album solista). Ma per

<< Stare insieme dopo tutto questo tempo è un miracolo, ringrazio Dio per questo. Credo che a tenerci uniti sia il fatto che amiamo suonare, salire sul palco e donare gioia alla gente >> quest'anno Joey è fiducioso: “Pensa che non abbiamo nemmeno un rituale scaramantico prima dei concerti, prenderemo le cose come vengono, come al solito”. E com'è “il solito” per gli Aerosmith? “Questa è la mia tipica giornata prima del concerto: mi sveglio, bevo un caffè con mia moglie - che viaggia sempre con me - leggiamo un po', quindi usciamo e facciamo un po' di shopping, poi vado al soundcheck e infine eccomi sul palco per lo show”. Alla faccia del rock and roll. “Sicuramente prima del concerto in Italia mi farò una bella parmigiana di melanzane. Adoro il cibo italiano, tutto il cibo italiano!”. Ma dai?

brit-rock?? sounds good... L’Heinken Jammin’ Festival apre col botto. Se è vero che il 3 luglio è il grande giorno degli Aerosmith, headliner della giornata inaugurale, è altrettanto vero che prima degli americani sono previste le esibizioni di Cranberries e Stereophonics, che messi insieme fanno milioni di dischi (e di fan). Gli irlandesi – Dolores O’Riordan è accompagnata dai fratelli Hogan (Noel alle chitarre e Mike al basso) e da Fergal Lawler (batteria) – sono tornati insieme dopo un periodo di separazione durato sette anni in cui hanno tentato progetti solisti con alterne fortune. In ogni caso, la reunion ha scatenato i nostalgici e il tour è andato a gonfie vele, nonostante i Cranberries non abbiano ancora pubblicato nuovo materiale: dal vivo suonono le hit più famose, come Zombie, Linger, Animal Instinct, Dreams e Just My Immagination, e sembra funzionare alla grande. Più di quanto loro stessi si sarebbero mai aspettati: “Dopo 7 anni pensi che la gente si possa dimenticare di te. E invece praticamente tutti gli show sono stati sold out” ci raccontava Noel Hogan sul numero di marzo. L’Italia è tra i paesi

che meglio hanno accolto il quartetto irlandese: dopo il concerto del 16 marzo a Milano, in un Mediolanum Forum completamente esaurito, Dolores e soci hanno confermato altre 3 date (5 luglio a Roma, il giorno seguente in provincia di Perugia e l’8 a Torino) più l’Heineken. Evidentemente ci mancavano molto. Già presenti nelle passate edizioni dell’Heineken, gli Stereophonics tornano in Italia dopo la data di Milano dello scorso febbraio. Quest’inverno i gallesi hanno pubblicato il loro settimo album in studio, Keep Calm And Carry On, il cui titolo si ispira ad un manifesto della Seconda Guerra Mondiale (“Mi piaceva la frase e pensavo fosse appropriata per molte delle canzoni del disco, che veicolasse lo stesso messaggio positivo e incoraggiante” ha dichiarato Kelly Jones ad Onstage qualche mese fa). Gli Sterophonics dal vivo cercano di proporre uno show energico che si ispira “a quei pazzi degli AC/DC”, per dirla come Jones. Le premesse non sono male, vediamo se funziona davvero. M.S

2000 Gli headliner della prima edizione del nuovo millennio sono i Rage Against The Machine (16 giugno), Piero Pelù (17 giugno) e gli Oasis (18 giugno). In ordine di apparizione della prima giornata: Punkreas, Muse, Guano Apes, Primal Scream. Nel giorno del frontman dei Litfiba (allora appena sciolti) si esibiscono gli Eurythmics, i Morcheeba, Eagle-Eye Cherry, Prozac + e i Chemical Brothers con una performance elettronica a chiudere la seconda serata. Prima dei fratelli Gallagher è la volta di Counting Crows, Kelis, Gomez, Elisa e Subsonica.

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di Francesca Vuotto

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Un musical, una mostra, un messaggio socio-politico. Se doveste associare questi tre concetti ad un genere e ad un gruppo musicali non pensereste al punk. E invece stiamo parlando dei Green Day. Dopo un momento di flessione a cavallo del nuovo millennio, Billie Joe e soci sono tornati ai vertici, tanto da permettersi di “scollinare” in diversi ambiti artistici. Ma senza perdere di vista la musica. Non a caso, sono gli headliner della seconda giornata dell’Heineken.

I Green Day devono molto ai Ramones. Billie Joe e soci hanno ammesso che senza la punk band americana, formata nel 1974 da Joey, Johnny, Dee Dee e Tommy, probabilmente i Green Day non sarebbero mai esistiti.

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ipensando agli ultimi 40 anni di storia della popular music, è facile notare come molti dei più importanti artisti, da un certo punto in poi della propria carriera, abbiano intrapreso altri mestieri rispetto a quello per cui sono diventati famosi – innegabilmente un invidiabile lusso. Quasi come se lo status di “big” riguardasse solo chi è in grado di mettersi alla prova anche su sentieri, artistici e non, ancora inesplorati. C’è chi per sentirsi completo ed esprimersi al meglio si è dato alla letteratura, anche per un retaggio degli anni della propria formazione, come nel caso di Lou Reed e Patti Smith, entrambi poeti. C’è poi chi ha deciso di dare risposta a un’urgenza interiore utilizzando la propria immagine a favore

di cause politico-sociali: si pensi a Bono, impegnato nella campagna di cancellazione del debito per i paesi poveri, e Thom Yorke dei Radiohead, che ha sostenuto il candidato del Green Party alle ultime elezioni inglesi, o Eddie Vedder dei Pearl Jam, noto attivista politico nonché compositore della colonna sonora del film di ispirazione ambientalista Into The Wild. Non bisogna poi dimenticare la “deprecata” categoria di coloro che si dedicano ad altro per sfuggire alla noia di chi è arrivato. Di solito questi ultimi cercano di ottimizzare la notorietà facendo dono alle masse delle proprie passioni, come nel caso delle collezioni di abiti firmate da Kylie Minogue e Madonna (sono famose le loro collaborazioni con la catena di abbigliamento svedese H&M). Dulcis

2001 Le giornate dell’Heineken tornano due, così come torna il nome di Vasco sul programma (della prima data). 150.000 fan tra le curve del circuito per Feeder, Lifehouse, Timoria, Stereophonics, Marlene Kuntz, Irene Grandi, Alanis Morisette e (soprattutto) il signor Rossi. Il “Day Two” offre lo spettacolo di Offspring, Placebo, Incubus, Queens Of The Stone Age, Apocalyptica, Linea 77 e P.O.D. Era destinata ai Guns ‘N’ Roses la chiusura del festival, ma poche settimane prima dell’evento l’esibizione era stata cancellata.

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in fundo, ci sono i più goliardici, quelli che si cimentano per diletto nella recitazione: qui la lista sarebbe veramente lunga, ma basterà citare tra tutti David Bowie, Sting e Flea dei Red Hot Chili Peppers. Ad onor del vero, c’è anche chi ha preso più seriamente la carriera cinematografica, come Tom Waits, che vanta parti di un certo spessore in numerosi film eccellenti, o Michael Stipe, che ha prodotto pellicole come Essere John Malkovich e Velvet Goldmine. Per inciso, la palma della simpatia va però a chi, come John Frusciante, fa dei suoi momenti di “sballo” una forma di intellettualismo, divertendosi a scrivere, dipingere ed inventare rompicapi matematici. Per tornare ai Green Day, loro hanno fatto di meglio,


I am the thunder, I am the sound, the million volts, the years of doubt. My stitches are made to hold my fury when I’m the star deep in the night. I am your voice,


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SPECIALE poiché hanno sovvertito (potevano smentirsi?) la strada tracciata dai loro colleghi, al punto che è difficile stabilire per quali motivazioni si siano dedicati ad altro. Negli ultimi otto mesi si sono cimentati con mondi fino ad ora mai affrontati: hanno commissionato ad alcuni pittori di dipingere dei quadri ispirandosi alle canzoni del loro ultimo album, dando vita così alla mostra The Art of Rock, (esposta a Londra lo scorso autunno), e hanno composto il musical American Idiot, che dallo scorso maggio porta sui palchi di Broadway le storie raccontate nell’omonimo album e nel successivo 21st Century Breakdown. Non da ultimo, sono protagonisti del videogame Green Day - Rock Band, in uscita l’8 giugno. Questa evoluzione ha delle caratteristiche peculiari che li differenziano fortemente dai loro colleghi. Innanzitutto, i Green Day sono rimasti uniti nello svolgere queste attività, mentre di solito è facile che le “scappatelle” siano legate a moti personali dei singoli. In secondo luogo, la musica è rimasta al centro del loro percorso, a testimonianza del fatto che tutto ciò fa parte di un processo di crescita, che è anche l’elemento che li salva, almeno in parte, da facili critiche. Che abbiano dato adito a questa svolta per incrementare i loro guadagni, o per darsi un tono, o per togliersi uno sfizio, per divertimento, come nel caso del videogioco, o semplicemente per una nobile urgenza espressiva – forse accumulata negli anni di “magra” (dopo Warning del 2000 erano dati per spacciati) - quel che è certo è che con questo nuovo corso hanno trovato la strada per far seguire alla naturale maturazione personale anche quella artistica, come gruppo. L’operazione non era facile poiché il genere musicale a cui sono legati impone dei “limiti” che difficilmente si adattano ad una visione “adulta” come quella che Billie Joe Armstrong e compagni hanno acquisito dopo i tragici eventi dell’11 settembre 2001. Questo è il loro modo di continuare ad essere punk senza cadere nel ridicolo: dopo una certa età o ci si chiama Vivienne Westwood e Malcolm McLaren (rest in peace) o si fa fatica a non perdere credibilità e a non scimmiottare se stessi vent’anni prima. Ci vuole anche una buona dose di coraggio per presentarsi ai fan più devoti con una mostra, un musical e due concept album, per l’appunto American Idiot e 21st Century Breakdown, basati sulla necessità di fare attenzione alle esigenze e ai sentimenti di chi ci sta attorno, senza dimenticare di tenere fede in ciò in cui si crede. Potrebbe anche sembrare banale, ma il punto è che si deve avere la forza di fare certe scelte, mettendosi in discussione e correndo non pochi rischi. Non è da escludere che i Green Day siano arrivati a questi risvolti pittorici e teatrali come approfondimento della visione immaginifica dei loro testi, che si prestano particolarmente alla trasposizione visiva. Ciò potrebbe anche essere uno spunto interessante per il futuro, come dimostrano le ricerche sulla formazione del suono che conduce Peter Gabriel o l’interesse di Bjork per la video-art, che l’ha resa un’apprezzatissima e pluripremiata attrice in Dancer In The Dark. Non sappiamo quali siano i reali presupposti che stanno dietro a questa “svolta impegnata”, in ogni caso i Green Day hanno acquisito un significato ed uno spessore che prima non avevano, e ci sono riusciti senza dimenticare le origini, quel punk che - i puristi facciano tutte le facce che vogliono – è matrice della loro musica. Hanno trovato un equilibrio che mette (quasi) tutti d’accordo, da qualsiasi punto di vista si guardi la cosa. Proprio per questo motivo diventa difficile individuare una giusta etichetta per questa nuova fase; forse sarà proprio nel momento in cui sarà possibile trovarla che la magia si spezzerà e i Green Day avranno finito di essere un gruppo artisticamente interessante. Ma, forse, semplicemente non accadrà.

god save punk !

La seconda giornata dell’Heineken Jammin’ Festival è tutta all’insegna del punk-rock. A partire dal pomeriggio, i primi a salire sul palco sono i giovanissimi Bastard Sons of Dioniso, trio “rampante, super-rock e rurale” (come amano definirsi loro stessi) che dopo X Factor 2009 non ha praticamente mai smesso di suonare. Probabilmente tutta questa energia è merito dell’aria che hanno respirato fino da piccoli in Trentino. La ritroveranno in Laguna? In ogni caso, i Bastardi hanno dimostrato di sapersela cavare bene sul palco. Seguono i Rise Against, quartetto di Chicago cresciuto a pane e punk. Musica veloce ed energetica - ispirata a mostri sacri del genere come Bad Religion, Minor Threat e Bad Brains - per far scuotere ogni singolo arto degli spettatori presenti. Del resto, l’obiettivo della band per conquistare i fan, come ha più volte sottolineato il leader del gruppo Tim McIlrath, è quello di “spaccare” dandoci dentro col punk. Sarebbero piaciuti molto a Malcolm MaLaren (manager dei Sex Pistols e “impresario rock” recentemente scomparso) e chissà che da lassù… C’è un po’ meno punk nella direzione artisti-

ca intrapresa ultimamente dagli Editors, che con l’ultimo album (In This Light And On This Evening, del 2009) hanno svoltato verso sonorità più cupe e gonfie di pathos – new wave verrebbe da dire - arricchite da strumenti sintetici (c’è lo zampino di Flood, guru dell’elettronica). Prima dei capofila Green Day, il “day two” dell’Heineken propone i californiani 30 Seconds To Mars, capitanati dall’eclettico Jared Leto, noto (soprattutto alle donne) attore e regista, oltre che musicista. Diciotto mesi di dura battaglia negli studi per registrare il loro ultimo lavoro - This is War è stato pubblicato a fine 2009 - e poi via in tour a far saltare e cantare gli “Echelon” (nome che la band ha individuato per i suoi fan). I californiani tornano in Italia dopo il sold out fatto registrare in dieci minuti netti per la performance ai Magazzini Generali di Milano del novembre scorso e il bis nel più capiente Palasharp, sempre nel capoluogo lombardo, il 22 marzo. Jared e compagni sembrano essere veramente “lanciati verso l’alto”, proprio come recita il motto sul logo della band: “Provehito in altum”. Più in alto di loro ci sono solo i Green Day. M.S.

2002

2003

La quinta edizione del festival musicale targato Heineken, sempre nel circuito di Imola, vede protagonisti il 15 giugno i Red Hot Chili Peppers, anticipati dai Muse, i Lostprophets, gli Afterhours, i Meganoidi, gli Sneaker Pimps, gli Zen, i File e Kane. Il giorno dopo salgono sul palco i Rumorerosa, i Malfunk, i Costeau, Manà, gli Articolo 31, i Subsonica, i Garbage e, in serata, il genio chitarristico di Carlos Santana. Entrambe le date vengono chiuse da una “Dance Night” firmata The Chemical Brothers e Planet Funk.

Il festival torna alla formula dei 3 giorni, tutti all’insegna dell’hard rock e del metal, con headliner del calibro di Metallica, Bon Jovi e Iron Maiden. Il “Day One” si apre con i Karnea seguiti dagli Extrema, i Punkreas (scelti per sostituire i Limp Bizkit), gli Stone Sour, Flint e i Placebo, che, a causa del lancio di alcune bottigliette dal pubblico, concludono in anticipo la loro esibizione. Il giorno seguente gli ospiti sono Dave Gahan, Anouk, gli Zen, i The Music e Tricky, che da la buona notte alla folla. Nella giornata conclusiva suonano Domine, Vision Divine, Lacuna Coil e Cradle Of Filth.

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I Gotta Feeling è stata ballata con una perfetta coreografia da migliaia di fan accorsi all’esibizione dei B.E.P. a Chicago durante l’Oprah’s Kickoff Party del 2009; un flash mob spettacolare che ha ulteriormente consacrato il singolo come top hit mondiale.

di Gianni Olfeni

In molti hanno pensato che il titolo dell’ultimo album dei Black Eyed Peas – The E.N.D, acronimo di The Energy Never Dies - non significasse molto. Sembrava più che altro una trovata linguistica. Ma dopo averli incontrati di persona (a Milano, lo scorso maggio) il sospetto si è rivelato infondato. Da qualunque parte li si prenda, “energia” è la parola chiave di tutti i discorsi dei 4 californiani, che trasudano entusiasmo da tutti i pori. Nonostante un finale commovente.

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albergo che ospita i Black Eyed Peas è nella zona più chic di Milano, nella centralissima via Gesù, a due passi (di numero) da Montenapoleone. Turisti e businessman stranieri riempiono la hall – con una buona prevalenza di arabi e russi – rendendo l’atmosfera decisamente internazionale. Quale ambiente migliore per la conferenza stampa del quartetto californiano, una delle formazioni più eterogenee da un punto di vista culturale che il pop abbia mai espresso? Saranno loro stessi ad affrontare l’argomento durante l’incontro con i giornalisti. “Fin dall’inizio siamo stati una band dal respiro internazionale perché proveniamo da culture diverse. Aprirci al mondo è sempre stata una priorità e abbiamo iniziato subito: prima ancora di un contratto disco-

grafico, avevamo una fan base in molte parti del mondo” dirà Taboo. E’ il giorno della data milanese del The E.N.D. World Tour e i Black Eyed Peas si presentano naturalmente in grande ritardo. I pochi giornalisti (stampa) invitati sono parecchio scocciati – uno fa il fenomeno e va via in segno di protesta – ma basta un sorriso di Fergie, che entra accompagnata da Apl.de.ap e Taboo (Will.I.Am arriverà più tardi), per placare gli animi. Si parte parlando della svolta elettronica dell’ultimo disco. Qualcuno chiede se la decisione di strizzare l’occhio a quel genere fosse premeditata. “Le cose nei Black Eyed Peas si evolvono in modo naturale” risponde Fergie. “La musica che gira adesso nei club è molto eccitante, è una sorta di energetica fusione tra dance e rock e crediamo sia

2004 Fatboy Slim il 18 giugno, The Cure il 19 e Lenny Kravitz il 20 sono i main act dell’edizione 2004 dell’Heineken Jammin’ Festival. La prima giornata è dedicata al ritmo digitale e all’elettronica con Timo Maas, Massive Attack e Circoloco Crew. Il rock comanda il giorno successivo grazie a Delta V, The Calling, Starsailor, PJ Harvey, Pixies e Ben Harper. Sonorità pop per l’ultima data con protagonisti del calibro di Nelly Furtado, Mary J. Blige, Articolo 31, Caparezza, Snow Patrol e Addicted.

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la novità in assoluto più interessante. Anche perché coinvolge anche la moda, l’arte, la cultura, è un vero e proprio movimento”. Ma quindi vi aspettavate di incidere un disco dance prima di entrare in studio oppure no? Ci pensa Apl a chiarire il concetto: “Non avevamo alcuna aspettativa su The E.N.D., volevamo solo fare qualcosa che ci piacesse, che ci rappresentasse a prescindere dal genere e fosse piacevole da suonare live”. Va bene la musica elettronica – sostiene uno dei presenti – ma in passato i Black Eyed Peas hanno mostrato una certa apertura quanto a generi musicali, vedi la collaborazione con Sergio Mendes. “Molta della musica che ci ha ispirato in questi anni l’abbiamo ascoltata viaggiando” sostiene Taboo. “Musiche indiane, folk filippino, ritmi sudamerica-

2005 Dopo 4 anni torna protagonista Vasco: tocca a lui chiudere il giorno 1. La sua esibizione viene anticipata da Pia, Velvet, Simone, Le Vibrazioni. I Papa Roach rinunciano poiché (ufficialmente) imbottigliati nel traffico, ma molto probabilmente volevano evitare il lancio di oggetti da parte dei supporters di Vasco. Il “Day Two” suonano i R.E.M., Green Day, Garbage, I Am Kloot, Miura, Succo Marcio e Melon Rouge. La giornata finale - headliner gli Oasis - vede esibirsi anche i Velvet Revolver di Slash, Billy Idol, Mercury Rev e i Negramaro.


ni, persino la musica italiana ci ha influenzato, l’importante è che ci sia energia. Non sai mai cosa può succedere da questo punto di vista con i Black Eyed Peas”. A proposito di musica italiana, qualcuno fa notare che Fergie ha persino interpretato Quando, quando, quando di Tony Renis per la colonna sonora di Nine. “Tony è un amico da tanti anni – risponde Fergie - l’abbiamo conosciuto a Sanremo. Volevamo omaggiare la cultura e la lingua italiana e abbiamo scelto il suo brano. Mi sono dovuta impegnare molto per mascherate il mio pessimo accento”. Quando si parla con certi personaggi, arriva sempre il momento di chiedere il “segreto” del loro successo. Quanti e quali sono per i Black Eyed Peas? “Credo che la nostra grande amicizia sia fondamentale, perché si trasforma in energia e passione. Tutti noi abbiamo dei progetti solisti, ma la band resta il nostro punto di riferimento perché siamo un gruppo di ami-

gente addosso e questo ti trasmette energia, ma nei grandi raduni all’aperto tutti saltano, fanno crowdsurfing, è un delirio”. “Nei festival abbiamo molti meno effetti speciali, meno luci, quindi tutto si sposta sulla musica, sulle canzoni” aggiunge Apl.de.ap. Quindi vi piace suonare nei festival? Will approva con un cenno della testa per poi aggiungere, in versione Paul Cayard, che “nei concerti hai sempre il vento che soffia nella direzione giusta, mentre nei raduni ci vuole molta più fatica per far navigare la barca. Tra il pubblico ci sono anche fan di altre band che ‘ringhiano’ mentre stai suonando e ti fanno venire voglia di ringhiare a tua volta. Se suonassimo con i Metallica ci sarebbe molta gente a farci il ‘ficcone’ e noi risponderemmo allo stesso modo”. Concetto chiarissimo. Quindi un festival è una sorta di piacevole sfida, è questa la parte migliore? “In realtà la cosa bella dei festival è incontrare gli altri musicisti, molti

<< Vedere la gente sporca e sudata di un festival dà una carica pazzesca. Non che al chiuso sia brutto, anzi, ma nei grandi raduni all’aperto tutti saltano, fanno crowdsurfing, è un delirio >> ci”. Taboo sta ancora parlando quando viene interrotto dall’ingresso di Will.I.Am. Neanche il tempo di farlo sedere che gli viene posta la stessa domanda: Will qual è il vostro segreto? “Mmh.. la nostra amicizia. L’hanno già detto?” Si Will, Taboo stava proprio parlando di questo…”Allora dico che il nostro segreto è che ci divertiamo molto, ridiamo e non ci prendiamo mai troppo sul serio. Hanno già detto anche questo?” No, questo no. “Yahoooo!”. Will.I.Am ha carisma da farci un negozio e monopolizza l’attenzione di tutti. “In realtà in studio siamo molto precisi, mentre sul palco vogliamo solo divertirci, capita che in mezzo ad una canzone scoppiamo a ridere senza un motivo.” Beati voi. Al momento della conferenza, i B.E.P. sono già stati confermati come headliner di una delle giornate dell’Heineken Jammin’ Festival. L’argomento non poteva essere tirato fuori che da Onstage… Che differenza c’è tra suonare nei concerti di un tour e in un festival? “L’energia è diversa” risponde Taboo. “Vedere la gente sporca e sudata di un festival dà una carica pazzesca. Non che al chiuso sia brutto, anzi senti la

diventano nostri amici. Ogni volta che partecipiamo ad un raduno nascono relazioni che spesso rimangono stabili nel tempo” chiarisce Taboo. E tra gli ospiti della “vostra” giornata dell’Heineken c’è qualche artista/band con cui avete rapporti? “In passato abbiamo condiviso il palco con i Massive Attack” ribatte secco Will. Non sembra proprio una dichiarazione d’amore. La conferenza stampa si svolge in un clima disteso e cordiale – a chiacchiere concluse Fergie e Taboo hanno salutato tutti i presenti con una stretta di mano – ma sul finale affiora un velo di commozione. Il 25 giugno si celebra il primo anniversario della scomparsa di Michael Jackson e non si può fare a meno di chiedere a Will della sua collaborazione con il Re del Pop. “Io e Michael abbiamo lavorato a 6 canzoni. Erano a buon punto, ma non verranno mai concluse perché non potrei farlo senza la sua approvazione. Lavorare con Michael è stato fantastico, era una persona intelligente, gentile, divertente, timida, eccentrica, profonda”. Passa qualche secondo nel silenzio più assoluto. Nessuno ha più voglia di dire niente.

hip hop e dintorni Dopo lo show di Milano del 12 maggio (ovviamente sold out), i Black Eyed Peas tornano in Italia come protagonisti del terzo giorno dell’Heineken, dedicato all’hip-hop in tutte le sue sfaccettature e contorsioni, ma non solo. C’è spazio anche per l’Italia, in Laguna con i Club Dogo; a distanza di un anno dall’uscita di Dogocrazia Fame, Lucky Luciano e Don Joe continuano a cantare (rigorosamente in rima) di strada, droga, donne e politica. C’è un po’ di rock in più nella musica dei N.E.R.D. (acronimo di No-one Ever Really Dies), capitanati da quel geniaccio di Pharrel Williams, una sorta di Re Mida che trasforma in oro qualunque cosa tocchi, come musicista o produttore. Altro che nerd. Il 5 luglio è una data importante perché segna il ritorno in Italia dei Cypress Hill, da diversi anni lontani dai palchi. Pilastri del rap rock – bruttissima definizione che però rende l’idea – i californiani hanno appena pubblicato Rise Up (uscito il 20 aprile), che vanta featuring illustri, tra cui Tom Morello dei Rage Against The Machine. Per rende-

re l’idea della band di cui stiamo parlando, i Cypress Hill in carriera hanno venduto 17 milioni di dischi (e fumato altrettante canne). A chiudere la giornata numero 3 al Parco San Giuliano (sperando sia rimasto ancora il palco dopo i Black Eyed Peas) sono stati chiamati i Massive Attack, con uno spettacolo ribattezzato “Late Night Show” - che cosa significhi esattamente non si sa. Anche i guru inglesi del trip hop hanno fatto tribolare, e non poco, i loro fan: il quinto album in studio, Heligoland - uscito a febbraio, anticipato dall’ep Splitting The Atom - è arrivato a 7 anni dal precedente. Perché un simile ritardo? Sicuramente l’impegno cinematografico di “3D” Del Naja, che ha curato varie colonne sonore tra cui quella di Gomorra, ma soprattutto le crepe nel rapporto con “Daddy G” Marshall, ora ricomposto. Da sottolineare anche la presenza di Sirya con il suo nuovo progetto: nelle vesti del suo alter-ego Ayris, l’anno scorso ha pubblicato un disco, Vivo amo esco. intriso di sonorità elettroniche, ritmi dance e sintetizzatori. Pare niente male. M.S.

2006 Ultimo anno a Imola per l’Heineken Jammin’ Festival. Si torna alla formula dei due giorni. Sono i Depeche Mode i grandi protagonisti del venerdì assieme a Negramaro, Morrissey, Hard Fi, Finley, Goldfrapp e Kill The Young. L’hard rock torna prepotentemente nella seconda e conclusiva giornata, in cui spicca il nome dei Metallica che salutano il circuito "Enzo e Dino Ferrari", per 9 anni casa del festival. Si esibiscono a partire dal pomeriggio anche Trivium, The Living Things, Lacuna Coil, Avenged Sevenfold e The Darkness.

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O

6 LUGLIO

PEARL JAM 5 LUGLIO

di Emanuele Mancini

SPECIALE

La giornata conclusiva dell’Heineken Jammin’ Festival è una delle più attese perché gli headliner sono in assoluto una delle band più amate in Italia. I Pearl Jam sono un caso più unico che raro all’interno del grande “circo” della musica: in 20 anni di carriera hanno sempre privilegiato il rapporto diretto con il pubblico, escludendo soggetti indesiderati e logiche di mercato. Un’attenzione ricambiata dall’affetto della gente, che con la band di Seattle ha un rapporto speciale. Che dal vivo raggiunge la sublimazione.

N

on ci sono più battaglie da combattere per Eddie e compagni. La forza dei Pearl Jam ha superato quella dell’industria discografica – impero peraltro prossimo alla caduta - della quale hanno cercato di contrastare logiche e regole lungo l’intero corso di una carriera ventennale; ora possono finalmente rilassarsi e gestire la loro musica come vogliono, lontani da pressioni e contratti capestri. L’amministrazione Bush ha lasciato il posto alla promessa Obama, forse non ci sarà più bisogno di quel Vote for change Tour che seguì la pubblicazione dell’album Riot Act nel 2002, e chissà se in futuro avrà ancora senso proporre dal vivo Bu$hleaguer o World Wide Suicide, scritta per denunciare la politica estera degli Stati Uniti riguardo la guerra in Iraq. Giunti alla soglia dei cinquant’anni, hanno quasi tutti messo su famiglia, sono una delle

niente e nessuno potrà sminuire il valore di una Black o di una Alive ascoltate dal vivo, e questo lo sanno bene anche i fan della prima ora. Ne potrebbero gioire i delatori, che paradossalmente già al loro esordio (era il 1991) li accusavano di essere un mero fenomeno commerciale finalizzato a sfruttare la moda del momento (quella scena musicale divenuta movimento socio-culturale che riconosciamo con il nome di grunge), ma sfortunatamente per loro, nonostante le trasformazioni e la volontà di adattarsi ai tempi, i Pearl Jam non hanno spostato di un millimetro l’obiettivo che perseguono da sempre con caparbietà: quello di riuscire a stabilire il più stretto contatto possibile con il pubblico, in uno speciale rapporto a due in cui marketing, esigenze discografiche e pubblicitarie siano subordinate all’onestà del dialogo fra l’artista e la sua audience. E la storia, pur non vedendoli uscire sempre come vincitori, li premia

In tutti questi anni, i Pearl Jam non hanno spostato di un centimetro il loro obiettivo: stabilire il più stretto rapporto possibile con il pubblico

"Ho letto sui giornali di oggi che per i Pearl Jam l'Italia è come una seconda patria. Normalmente i giornali sbagliano, ma questa volta è vero". Così parlò Eddie Vedder durante l’ultimo tour italiano della sua band.

2007 La manifestazione compie 10 anni e l‘organizzazione pensa in grande: location spostata al Parco San Giuliano di Mestre (700 ettari di verde) e ben 4 giorni di musica. L’edizione si ricorda, però, per una tromba d'aria nel pomeriggio della seconda giornata, che abbatte le torri del l'impianto audio e causa l’annullamento di gran parte dell’evento. Si esibiscono solo gli artisti del “Day One” (tra cui gli Iron Maiden) e alcune giovani band il giorno seguente. Pearl Jam, Aerosmith e Vasco Rossi sono solo alcuni dei nomi i cui show saltano.

44 onstage - speciale HJF

band più famose e influenti degli anni Novanta, è dunque lecito e normale avvertire nella loro musica il cambiamento della loro condizione di uomini. Cambiamento che ben si riflette in Backspacer, loro ultimo lavoro uscito a settembre 2009, in cui la band di Seattle ha ritrovato la verve creativa che sembravano latitare dai tempi di Yield, ma che allo stesso tempo suona come il più disimpegnato della loro produzione, al passo con la musica di oggi e con le loro nuove vite. Poco importa se le canzoni di quel disco sono disponibili da scaricare come suonerie per il cellulare e se probabilmente presto verrà loro dedicata un’edizione monografica di Guitar Hero,

per coerenza e integrità, a dispetto di chi sin dal loro inizio, chissà perché, li additava come una modaiola macchina da soldi - come sosteneva addirittura Kurt Cobain, con il quale ci fu una riconciliazione negli anni a seguire. Il loro impegno passa dal boicottaggio di Ticketmaster e degli eventi gestiti dal colosso americano, dopo aver scoperto che applicava una sovrattassa (in nero) sui biglietti dei loro concerti - scelta radicale che li terrà lontani dai grandi palchi degli Stati Uniti per parecchi anni fino alla pubblicazione di 72 album live registrati tra il 2000 e il 2001 durante il “Binaural Tour” - per evitare il diffondersi di registrazioni non


ufficiali di infima qualità vendute a prezzi spropositati – per arrivare alla decisione di non girare video-clip (salvo rarissime eccezioni) scampando così all’eccessiva commercializzazione della musica; e stiamo citando sono solo alcuni degli episodi più eclatanti. Questo aiuta a spiegare la risposta degli appassionati dei Pearl Jam, una vera e propria congrega di fedeli che fa capo al Ten Club, il fan club ufficiale, e che ripaga la band con una devozione paragonabile a quella mostrata per ben poche altre realtà musicali. Se hanno ottenuto un tale successo è tanto per la bellezza e l’intensità della loro musica, quanto per l’attaccamento dimostrato ai loro sostenitori, in un continuo scambio di energia che si concretizza con i loro live: lunghe maratone di rock sanguineo, in cui regalano ogni volta scalette diverse – al diavolo le necessità promozionali e in cui non si risparmiano mai, suonando “come se ogni loro show fosse l’ultimo” (Esquire Magazine, 2006). Chi li ha visti dal vivo può confermare. Di questo speciale rapporto ne sa qualcosa il folto e agguerrito seguito italiano, da sempre legato in maniera unica ai Pearl Jam, che dal canto loro hanno legittimato questo sodalizio con dichiarazioni ufficiali e la pubblicazione nel 2007 di Picture In A Frame, film-documentario che testimonia il tour di cinque date tenutosi nel nostro paese nell’autunno del 2006; un episodio a sé stante nella centellinata videografia della band, un trattamento mai riservato a nessun’altra nazione. Vicini a festeggiare i venti anni di attività, i Pearl Jam hanno iniziato le celebrazioni con la riedizione in quattro differenti versioni del loro esordio capolavoro Ten, piene di rarità e mix inediti, e la ristampa della loro intera discografia, che terminerà in coincidenza della data esatta della nascita della band. Nel bel mezzo dei festeggiamenti è uscito Backspacer e il sodalizio con il pubblico si è rinnovato. I possessori di una copia originale del disco - inserendo il cd nel computer - hanno la possibilità di accedere ad una sezione speciale del sito ufficiale della band dal quale è possibile scaricare gratuitamente due live inediti a scelta in una selezione di 11 concerti registrati tra il 2005 e il 2008. Come dire, la guerra è finita, ma per l’ennesima volta non dimentichiamo chi ci ha permesso di combatterla. La data dell’Heineken Jamming Festival al Parco San Giuliano di Venezia è l’unico appuntamento italiano previsto per la trance europea del Watch It Go To Fire Tour, iniziato lo scorso primo maggio al New Orleans Jazz festival e che terminerà il 10 luglio ad Oeiras, in Portogallo. Per chi non ha mai visto dal vivo una band che è parte della storia della musica l’occasione è irripetibile, per tutti gli altri una nuova grande emozione da vivere insieme. Con la speranza che Eddie e compagni abbiano in serbo, in futuro, nuove sorprese per il pubblico italiano.

KEEP ON ROCKIN’ IN VENEZIA Se state leggendo questo articolo probabilmente siete fra i fortunati possessori di un biglietto dell’Heineken Jamming Festival, e ora vi state aggirando per i prati di Parco San Giuliano con un sorriso incredulo stampato in faccia, nell’attesa febbrile che i vostri eroi finalmente vi si materializzino di fronte e la musica cominci, dando inizio ad una di quelle giornate che potrete un giorno raccontare alla vostra prole. L’edizione 2010 si conclude all’insegna del rock, con un cast di artisti internazionali di altissimo livello che rende la giornata di martedì 6 luglio una delle più interessanti – sicuramente la più ricca di band dell’intera kermesse. I gruppi “di supporto” ai Pearl Jam valgono da soli il prezzo del biglietto, per qualità e varietà della proposta. Prima della band di Seattle sono stati confermati Ben Harper e i Relentless7, formazione con cui il chitarrista e cantante californiano si accompagna dal 2008 e suo nuovo amore. Per i tre texani Ben ha temporaneamente pensionato il suo gruppo storico, gli Innocent Criminals, lanciandosi in un’avventura che sa tanto di seconda giovinezza. Sul palco propongono i successi di Mr Harper insieme ai brani di White Lies For Dark Times – primo e unico disco insieme ai Relentless7 - in un set agile e compatto, sempre nel nome del blues e del soul, ma dall’impatto sonoro molto più vicino al rock tradizionale.

I riformati Skunk Anansie, in tour a seguito della pubblicazione della raccolta Smashes And Trashes, sembrano essere tornati sui livelli che gli competevano prima dello scioglimento. Non avendo materiale nuovo, eccetto i due inediti inclusi nel best of (Tear The Place Up e Squander), Skin e soci propongono il repertorio classico, da Charlie Big Potato a Because Of You. Insomma un salto indietro nel tempo di circa 10 anni, con la speranza che niente sia cambiato. Altra proposta importante della giornata di chiusura sono i Gomez - un tempo enfantes prodige del rock indipendente inglese – che poco più di un anno fa hanno pubblicato A New Tide, disco che si muove tra folk e pop d’autore, tradizione e sperimentazione. Ci sono poi Beth Ditto e i suoi Gossip, garagerock band statunitense giunta all’apice del successo lo scorso anno, pronti a spiegare agli italiani che la loro musica non si limita a quell’Heavy Cross finita al numero 1 delle nostre classifiche e diventata tormentone a causa di uno spot pubblicitario. Vediamo se ce la fanno. Infine, gli australiani Wolfmother, un power trio la cui unica fede è il rock anni Settanta (dai Led Zeppelin ai Black Sabbath, dagli Who ai Deep Purple) giunti con Cosmic Egg al loro secondo lavoro in studio. Insomma, se vi piace il rock, qui ce n’è per tutti i gusti. E.M.

2008 La location non c’entrava nulla con i problemi del 2007 e infatti l’Heineken conferma la Laguna per accogliere i suoi ospiti. Linkin Park, Sex Pistols, Queens Of The Stone Age, Iggy & The Stoogies, Linea 77, Teatro Degli Orrori i nomi del primo giorno. Protagonista del sabato, per la quarta volta al festival, Vasco Rossi. Preceduto da Marlene Kuntz, Pia, Mab, Matmata e No Conventional Sound. Per l’ultima data il festival ospita i Police in una delle loro ultime esibizioni dal vivo. Concludono il programma Alanis Morrisette, Stereophonics, Baustelle, Counting Crows e L’Aura.

45 onstage - speciale HJF


dopo-festival a chi ?

SPECIALE

di Franco Leletti

Mentre in Europa, da anni, la scena elettronica è uno dei momenti centrali dei grandi festival, in Italia ancora fatichiamo a staccarci dall’idea del dj set buono solo per chiudere il concerto rock. Fino ad oggi. Perché L’Electro-Venice cambia le carte in tavola, un mega-festival di musica techno ed electro in coda all’Heineken. Ne abbiamo parlato con Pierpaolo Peroni - produttore e dj – che del festival è uno dei principali promotori.

I ELECTRO-VENICE 2010

SABATO 10 LUGLIO PARCO SAN GIULIANO, VENEZIA – MESTRE Inizio ore 16:30 RED STAGE 2 Many Djs (Live) The Bloody Beetroots (Live) Steve Aoki Digitalism Moderat (Live) Mr. Oizo Uffie (Live) Kap Bambino (Live) Annie Mac WHITE STAGE Richie Hawtin Luciano Marco Carola Ellen Allien Gui Boratto (Live) Guy Gerber Ernesto Ferreyra Per maggiori informazioni: www.electrovenice.com www.twitter.com/electrovenice www.youtube.com/clubnationvideo

I Bloody Beetroots sono tra gli ospiti più attesi dell'Electro-Venice

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n Italia la cultura electro è ormai abbastanza radicata, ma un festival così non si era mai visto. Come, dove e quando nasce l’idea? Il concepimento risale a due anni fa quando, insieme a Live Nation Italia, avevamo proposto dei dj set per chiudere le serate dell’Heineken. Servivano anche per agevolare il deflusso degli spettatori, che magari durava due ore. Peraltro, la prima sera dell’edizione 2008 suonavano i Bloody Beetroots (in coda ai Sex Pistols, nda) che sono tra gli ospiti principali di Electro-Venice. Diciamo che allora è stato piantato il seme del festival che sta sbocciando quest’anno. Perché proprio adesso? Perché ci sono le condizioni giuste, la scena si è ingrandita, stabilizzata, i nostri ospiti sono o sono stati headliner nei più importanti festival internazionali, come Coachella in California e Glastonbury in Inghilterra. Ci è sembrato il momento ideale per partire con questo progetto.

ca è strafiga e tu non capisci niente se non balli”. Ma il vero dj mette il disco e alza la testa, non prescinde dalla pista. Adesso, per coinvolgere il pubblico siamo addirittura arrivati al live: certi progetti di musica elettronica coinvolgono anche gli strumenti, come fanno i Bloody Beetroots che salgono sul palco con batteria e chitarre; l’impatto è cento volte superiore. Electro-Venice ha due palchi. Solo una questione di spazio? La musica elettronica arriva dall’indie, si è presa quel pubblico - in questo senso è sintomatico che certe rock band abbiano loro stesse il proprio dj set. Techno e miminal coinvolgono un altro tipo di persone, ma non per questo sono mondi distanti dall’elettronica. Certa musica siamo abituati ad ascoltarla di sera e al chiuso, o comunque al buio. Electro-Venice è all’aperto e comincia con la luce. Si perde qualcosa? In alcuni casi è addirittura meglio. Penso a Richie Hawtin, che propone un

spettatore dell’Heineken resta anche per l’Electro Venice si diverte come un matto. Torniamo a quanto si diceva prima, nel resto del mondo anche i festival rock hanno tantissime esibizioni di musica elettronica. Quali obiettivi volete raggiungere quest’anno? Noi speriamo di avere 20.000 spettatori, ma soprattutto che sia la prima edizione di una lunga serie. Siamo partiti a gennaio e molti artisti avevano già preso impegni. Ma più diventi grosso, stabile, credibile, più è facile che i top artisti scelgano te invece di un altro festival. E’ li che vogliamo arrivare, anche se già quest’anno non ci siamo accontentati, la line up è di altissimo livello. Ma c’è qualche gruppo che non siamo riusciti a prendere perché già impegnato il 10 luglio, tipo i Chemical Brothers e i Crookers.

Electro-Venice e Heineken Jammin’ Festival potranno fondersi in futuro? Possono convivere. Lo stesso pubblico può godersi entrambe le proposte << La scena si è ingrandita, stabilizzata, i nostri ospiti e poi oggi quaCos’ha porsono headliner nei più importanti festival internazionali, si nessuno è così tato la scena come Coachella e Glastonbury. E’ il momento ideale per integralista negli elettronica a ascolti. Se tieni alto questi livelli partire con questo progetto >> il livello delle esidi popolarità? bizioni il problema C’è stato un non si pone: può non piacerti Richie grande spettacolo video, o a Luciano, cambiamento radicale. Una volta il dj Hawtin, ma stai comunque guardanche ti guida in un “viaggio” attraverso era “nascosto” nella consolle, metteva do il numero uno di quella scena, così un’America latina che con lui diventa i dischi e il pubblico poteva anche non come se non ti piacciono i Pearl Jam psichedelica, tribale. Sven Svath invece vederlo. Adesso la fruizione di questa stai comunque guardando la migliore è molto più da locale, da discoteca al musica è cambiata. Il dj sta sul palco, rock band in circolazione. chiuso. Ma in ogni caso stiamo parlanspesso accompagnato da spettacoli vido di dj veri, dove li metti stanno. sual, e la gente è rivolta verso di lui, balOltre alla musica, cos’è fondamentale la guardandolo, proprio come si fa ad per la buona riuscita del Festival? Com’è il pubblico di un festival eletun concerto rock. Questa è una grossa Venezia. Gli italiani vanno al Sonar tronico? rivoluzione: uno spostamento di 90 o anche perché è a Barcellona, per quaUn po’ più eterogeneo rispetto a quello 180 gradi del pubblico ha cambiato una le motivo gli stranieri non dovrebbero dei festival rock. In ogni caso etichettascena intera. venire a Venezia, che è una delle città re la gente che va ad ascoltare musica più belle del mondo? Noi speriamo che è sbagliato. Io per esempio sono stato C’è uno scambio tra dj e pubblico, possa essere un richiamo per il pubblial Sonar (festival electro di Barcellona, quindi. E’ questa la chiave di tutto? co internazionale. Uno viene al festival nda) eppure i miei gusti non sono certo Una certa generazione di disk jockey si e la mattina dopo va a farsi un giro in chiusi dentro quel mondo. Per lo stesè rovinata fregandosene del gradimenpiazza San Marco, niente male no? so motivo sono convinto che se uno to del pubblico. Del tipo “questa musi-



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Sono 35 anni che gli AC/DC insegnano al mondo cosa significhi esattamente l’espressione “rock and roll”. Hanno raccolto il testimone da illustri predecessori a metà degli anni 70 e non si sono più fermati. Ancora oggi l’energia della band australiana è in grado di trasformare un concerto in un’esperienza elettrizzante, sconvolgente. Sulla sua pelle vuole vivere tutto. Noemi non ha paura delle vertigini. Per prepararci bene al concerto di Udine, abbiamo ripassato la Dall’alto possono venire i brividi, ma in fondo una leggera brezza di con l’aiuto di qualcuno che meglio l’ha imparata a memoria. mare producelezione lo stesso effetto, dolcissimo. E allora salire più

come un petalo rosso

che si può. Basta non dare troppo peso all’apparenza. Non tutti i petali devono fingersi rose.

Il primo disco di Noemi, Sulla mia pelle, pubblicato a ottobre 2009, è uscito in versione “deluxe” con due bonus track e il brano presentato a Sanremo, Per tutta la vita.

FOTO di ALESSIA LAUDONI STYLIST: LUCIA CHIAPPINI TRUCCO: ANDREA REIS COORDINAMENTO RICERCA ABITI: ARIANNA SCOPELLITI

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what'snew / musica

Ligabue Arrivederci, mostro! Warner Music DI daniele salomone

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e due antologie pubblicate tra il 2007 e il 2008 (Primo e Secondo Tempo) non sono uscite a caso. Ligabue voleva aprire una nuova fase della sua carriera e serviva tempo per riflettere su come farlo. Del resto con le aspettative che si porta appresso, non può certo farsi prendere dalla fretta. Quindi Arrivederci, mostro! segna una svolta per il Liga? Ni. Per la prima volta Ligabue non ha curato la produzione artistica, affidandosi a Corrado Rustici, (già al lavoro sugli inediti delle ultime raccolte) che ha il merito di aver calibrato gli spazi “suoi” e quelli di Luciano. Il risultato è un album equilibrato, che non soffre di momenti fiacchi come talvolta capitava nei dischi passati; ma qualcosa in più era lecito aspettarselo a livello di arrangiamento, altrimenti perché coinvolgere il più esterofilo tra i produttori italiani? Sicuramente Arrivederci, mostro! segna una svolta da un punto di vista concettuale. Non che Luciano non avesse mai pensato ai suoi dischi in termini di concept, ma mai come ora una riflessione – le ossessioni che ci attanagliano sono mostri da cui possiamo liberarci, ma non è mai per sempre, per questo li congediamo con un arrivederci – aveva “cannibalizzato” tutto l’album. Luciano si scaglia con grande forza contro le sue ossessioni: l’ipocrisia (Caro il mio Francesco, lettera aperta a Guccini), gli alibi fasulli (La verità è una scelta), l’ingiustizia della violenza (Quando mi vieni a prendere). Per fare tutto questo si affida alla solita, rodatissima formula: rock ‘n roll, canzoni dritte al cuore e via. Quindi? Quindi Arrivederci, mostro! segna un cambiamento rispetto al passato, ma non si può certo parlare di svolta. Che poi, conterà davvero qualcosa? Pensando alle folle che faranno tremare gli stadi cantando Un colpo all’anima, be’, direi proprio di no.

Pino Scotto

Stone Temple Pilots

Jack Johnson

Buenasuerte Valery Record

Stone Temple Pilots Atlantic

To The Sea Brushfire Records

DI Giorgio Rossini

A

tutti coloro che si fossero mai chiesti quale fosse la reale attinenza di Pino Scotto con il mondo della musica, viste le sue sempre più frequenti apparizioni televisive, ecco la risposta. Si chiama Buenasuerte l’ultimo capitolo discografico del padre dell’hard’n’heavy italiano, un album che stilisticamente non lascia spazio a particolari sorprese: hard rock classico d’alta scuola, in cui Pino raccoglie i frutti di una carriera ultradecennale passata sui palchi dei club di tutta Italia. Buenasuerte non è affatto un augurio, ma una sorta di monito rivolto all’Italia dei furbetti, quella che litiga e fa pace sulle pagine delle riviste di gossip; l’Italia dei Corona, di Uomini e Donne e delle veline. Brani veloci, arrabbiati al punto giusto, impreziositi dalla presenza di ospiti importanti. Su tutti il Caparezza e l’icona dell’hard rock Kee Marcello, ex chitarrista degli Europe e grande amico di Pino. Per gli amanti del genere sicuramente un’occasione di sentire un buon disco hard rock cantato in italiano, non esattamente una consuetudine da queste parti.

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di Claudio Morsenchio

F

igli della corrente post-lustrini-anni-Ottanta, fin dagli esordi gli Stone Temple Pilots ebbero un grandissimo riscontro in tutto il mondo: in concomitanza con la nascita del movimento grunge, il loro suono intriso di potenza rock, psichedelia e sfumature pop, coinvolse e convinse a pieno critica e pubblico. Risultato: oltre 35 milioni di copie vendute. La loro carriera, bruscamente interrottasi con lo scioglimento del 2001, si ricompone oggi con questo nuovo lavoro. La band è come l’avevamo lasciata: originale e irriverente, forse con un pizzico di leggerezza in più nel suono e nelle composizioni. Scott Weiland (voce e “faccia” dei Pilots) sembra rinato dopo la sfortunata esperienza con i Velvet Revolver - dove pareva soffrire enormemente il carisma di Slash - ed anche il resto del gruppo, per l’ occasione in formazione originale, sembra aver voglia di tornare a divertirsi. Accelerazioni, tempi cadenzati, dissonanze vocali: il marchio di fabbrica e` rimasto intatto. Trascinante l’irruenza del singolo Between The Lines, intense e polverose le sonorità di Huckleberry Crumble e Dare If You Dare, solare la spensieratezza dei ritornelli di Cinnamon e della bellissima Bagman. Welcome home.

DI Gianni Olfeni

J

vinci il cd di Jack Johnson ! Invia una mail a: contest@onstageweb.com oggetto “Jack“

ack Johnson è un tale bravo guaglione che non parlo male di lui neanche per soldi. Quindi non dirò che il suo quinto disco è piuttosto prevedibile ma che To The Sea è l’ennesima prova del suo stile unico – metteteceli voi Nick Drake, Dylan, Bob Marley e Ben Harper in un solo disco. Non vi dirò nemmeno che ha sfornato un altro disco paraculo, ma piuttosto che l’album è caldo, pieno di atmosfere beachie - termine coniato per l’occasione che rimanda a spiaggie, onde e costumi floreali. Se poi mi dite che certe menate ambientaliste sono ridicole (To The Sea è stato registrato utilizzando solo energia solare) in un mondo che assiste impotente a disastri come quello del Golfo del Messico, si rischia la rissa: Jack è uno di quelli che al fumo (ehm…) unisce l’arrosto, visto che ha deciso di donare il 100% dei profitti del suo prossimo tour ad organizzazioni noprofit che si occupano di ambiente (e non solo). Fate qualunque critica a Jack Johnson e la rispedirò al mittente dopo averla fatta a pezzi. Non prima di avervi consigliato di ascoltare ballad come Anything But The Truth e Turn Your Love o lo shuffle di The Upsetter e At Or With Me. Chiaro?


V

Train

Amor Fou

Save Me San Francisco Sony Music

I moralisti Emi

DI Marco Rigamonti

irtuosi della chitarra, toglietevi di mezzo. Ingegneri del suono, fatevi da parte. Matematici degli accordi, cercate altrove. I Train non fanno per voi. Ciò non toglie che i ragazzi di San Francisco a loro modo siano bravi e sinceri: dedicano un disco alla città che li ha fatti incontrare e li ha visti crescere. Azzeccano un singolo dall’anima reggaeggiante che funziona (Hey Soul Sister), lo contornano di pezzi dalle melodie semplici e dagli arrangiamenti efficaci, infine interpretano il tutto con una certa padronanza – si faccia avanti chi è pronto a criticare la voce di Patrick Monahan. L’estate è qui. Che facciate parte delle categorie di cui sopra poco importa: cercate comunque di trovare il tempo per una ballad dei Train ogni tanto. Fa bene all’anima.

Gogol Bordello Trans-Continental Hustle Sony Music

S

DI Claudio Morsenchio

e il vostro desiderio più imminente è quello di passare un’estate piena di energia positiva, questo è il disco che fa per voi. Il mondo dei Gogol Bordello è una miscela di rock, punk, musica balcanica e gitana, colmo di contaminazioni etniche, colori, profumi e ambientazioni popolari, scanditi da colpi di violini, fisarmoniche e ritmi velocissimi. Roba da perdere la testa. Nessun freno, nessun confine: dall’Europa dell’est, luogo di origine di molti dei componenti della band, fino al Brasile, nuova residenza dell’enigmatico Eugene Hutz, cittadino del mondo. Con la produzione del sapiente e navigato Rick Rubin, il nuovo disco dei Gogol suona compatto, coinvolgente e scanzonato, rigenerante come una cura di potassio. Rispetto ai precedenti lavori si nota anche un miglioramento tecnico sensibile, ma è la vena esotica (ai limiti del surreale) a spingere la band verso territori “piacioni” ed accattivanti. Preparatavi a ballare.

The Parlotones Stardust Galaxies Sovereign Entertainment

I

DI Emanuele Mancini

l nome dei Parlotones è ancora poco conosciuto in Europa, a dispetto di una strabiliante carriera che, da indipendenti, li ha portati a battere ogni record di vendita in Sud Africa, loro paese d’origine. Il motivo di un così grande successo? Non lo si evince da questo disco, ben confezionato, molto omogeneo e piacevole da ascoltare ma, in ultima analisi, privo di personalità. Dodici episodi pop-rock solenni e immediati, narrati da una voce dal tono teatrale, unico vero elemento di originalità. Le assonanze con realtà ben più note sfiorano il citazionismo come accade in Push Me To The Floor (Coldplay), We Call This Dancing (Killers) e Fly Me To The Moon (U2) - e rendono difficile individuare il confine tra l’identità della band e la ricerca di sentieri già battuti e dai risultati sicuri (in classifica).

DI Gianni Olfeni

I

l secondo disco degli Amor Fou ci viene presentato come “un concept sulla morale italiana di oggi raccontata attraverso le storie di 10 personaggi, con il suggestivo approccio del cinema d'inchiesta”. Per aumentare così tanto le aspettative, chi promove il disco è pazzo oppure molto sicuro; dopo aver ascoltato I moralisti è facile convincersi della seconda ipotesi. Innanzitutto è davvero un concept, un racconto articolato e certo non banale – già un grande risultato - delle contraddizioni che violentano il nostro paese. E poi il riferimento cinematografico ci sta tutto perché l’umore dei testi (usciti dalla penna di Alessandro Raina, anima intellettuale della band) sta alle musiche come i dialoghi stanno alle immagini nel cinema. L’attenzione a cui costringono l’ascoltatore certo non aiuterà gli Amor Fou ad emergere su larga scala, ma chi dice che gli interessi?

HOT LIST Dieci brani dalla playlist di Vic

Vic fa parte della squadra di Radio Deejay dal 2000, quando ha cominciato a lavorare con La Pina in qualità di esperto del Grande Fratello ed in seguito ha affiancato Guido Bagatta, Victoria Cabello e Luciana Littizzetto, oltre a condurre The Last Deejay e Ultimo Stadio. Attualmente è on air dal lunedì al venerdì dalle 20.00 alle 21.00 con Vickipedia, mentre da metà giugno ospiterà in Collezione Solare, in onda dal lunedì al venerdì dalle 12.00 alle 13.00, personaggi dello sport o dello spettacolo, che proporranno le loro personali playlist e racconteranno aneddoti legati a momenti particolari della loro vita.

01

ACAPELLA Kelis

Flesh Tone (Interscope Records, 2010)

02

ARMADA LATINA

Cypress Hill feat Marc Anthony & Pitbull Rise up (EMI, 2010)

TELEPHONE

03

Max Gazzè Quindi? Universal

DI Emanuele Mancini

I

l percorso di Max Gazzè è sempre stato caratterizzato dalla sperimentazione, nei testi – un’accurata ricerca lessicale vicina alla poesia, coadiuvata dal fratello scrittore (e negli ultimi due lavori da un nuovo collaboratore, Gimmi Santucci) - e sonora, benché mossa sempre nell’ambito del pop-rock. Con Quindi?, suo settimo album, comincia a cadere quello che personalmente considero il suo limite e che ne è al contempo la maggiore dote: il voler essere fedele a se stesso e alla sua estetica a tutti i costi, rischiando di risultare ostico pur essendo capace di scrivere delle gemme pop perfette - come Il solito sesso, per citare solo l’ultimo degli episodi che lo hanno visto acclamato dal pubblico all’unanimità. Curato nei minimi dettagli sonori, e con la spontaneità propria solo ai più grandi artisti, Quindi? non ha un singolo di punta, ma tante canzoni bellissime, ispirate, delicate visioni dell’amore, della vita, del tempo. La sua scrittura non s’è fatta più popolare, eppure parla al cuore da più vicino.

04

05

06

Lady Gaga feat. Beyoncè The Fame Monster (Streamline/ Interscope/ Kon Live/ CherryTree, 2009)

ALORS ON DANSE Stromae

Alors On Danse (Mosaert, 2009)

NOTHING ON YOU B.o.B

Nothing On You (WEA International Inc., 2009)

WAVIN' FLAG

K'naan feat Will.i.am & David Guetta Wavin’ Flag (OctoScope Music/ LLC, 2010)

07

08

09

THE ONLY EXCEPTION Paramore

Brand New Eyes (WEA International Inc., 2009)

HEY SOUL SISTER Train

Save Me, San Francisco (Sony Music, 2009)

HEY HEY

Dennis Ferrer Hey Hey Remixes (Defected, 2010)

MONDO

10

Cesare Cremonini feat. Jovanotti 1999-2010, The Greatest Hits (Warner Music, 2010)

57 - onstage


what'snew/ games

a cura di Blueglue

Alan Wake (XBOX 360) Genere: Avventura dinamica Come in un romanzo di Stephen King, il protagonista di questa allucinata storia horror è uno scrittore in preda ad una crisi compositiva che si ritira nella sperduta cittadina di Bright Falls insieme a sua moglie Alice, deciso a trovare la tranquillità. A un certo punto Alice scompare e il nostro Alan si butta alla sua ricerca ritrovandosi a combattere contro gli spettri da lui stesso creati, in un’avventura che di giorno è esplorazione e investigazione, mentre di notte è un vero e proprio incubo. Microsoft ha puntato molto su questo

Red Dead Redemption (Xbox 360 – PS3) Genere: Azione

Capcom

Il mito che ritorna. E questa volta in versione super. Se il primo episodio di Street Fighter introdusse la novità delle mosse speciali (attuabili attraverso combinazioni di tasti a volte piuttosto complicate), fu Street Fighter II il titolo che sparse il verbo dei combattimenti in 2d per il globo grazie alla geniale intuizione delle combo (mosse concatenate): i giocatori occasionali venivano in questo modo esclusi dall’elite, composta da veri campioni di tempismo e memoria, capaci di spezzarvi in quattro e quattr’otto senza nemmeno darvi il tempo di respirare. Che vengano subito messi da parte i pur leciti sospetti di una release prettamente finalizzata allo sfruttamento del marchio e alla vendita di un prodotto con oltre 20 anni di vita: Street Fighter 4 riesce a mantenere integra l’identità e il sano divertimento della saga accostando personaggi nuovi alla rosa di eroi del passato, rispolverando i fondamentali Bonus Stage e inserendo nuove modalità di gioco online da assuefazione scontata.

onstage -

Lost Planet 2 (Xbox 360 – PS3) Genere: Sparatutto in terza persona

Super Street Fighter 4

58

progetto – affidato al team Remedy fin dal 2006 - che ha i suoi punti di forza nella trama e nella tensione che gli eventi riescono a creare, nonché nelle fasi adrenaliniche di fuga e azione. Il sistema di controllo non è il massimo (anzi, in alcuni casi dà proprio sui nervi) e la faccenda diventa presto ripetitiva; limiti evidenti che tuttavia non disturberanno gli amanti dei thriller psicologici e delle atmosfere inquietanti, che troveranno in Alan Wake pane per i propri denti.

Rockstar Games

La dicitura “Free-Roaming” (o “Open World”) è entrata nel vocabolario dei gamers di tutto il mondo grazie ad un gioco che nel 1997 ha cambiato le regole: il gioco in questione risponde al nome di Grand Theft Auto e la sua peculiarità stava nella totale libertà di azione lasciata al protagonista, che poteva decidere di compiere missioni spericolate esattamente come di ammazzare il tempo in un locale tra uno striptease e una birra. L’attesa per Red Dead Redemption è giustificata, visto che il team di sviluppo è la Rockstar Games (proprio quelli di GTA), e bastano poche ore di gioco per capire che il capolavoro è stato bissato con successo. La struttura a missioni viene ovviamente conservata, ma questa volta non ci troviamo in una città moderna, bensì nel Far West intorno agli inizi del 1900; un Far West che meglio non si poteva ricreare, intendiamoci. La vita scorre indipendente dal nostro personaggio, che, munito di un arsenale gagliardo, di mezzi di trasporto tipici dei tempi (cavalli) e del suo fido lazo, deciderà se aiutare onesti cittadini che chiedono aiuto o se assaltare treni e fare rapine per conto di qualche malvivente. Lo sviluppo della storia lo determiniamo noi con ogni singola azione, che andrà ad influire sul nostro onore e di conseguenza ci porterà sulla strada della giustizia o su quella della balordaggine. Lo so, detto così sembra semplice; ma descrivere in poche righe un gioco così immenso (e così divertente) è un’impresa impossibile, credetemi.

(Ps3 – Xbox 360) Genere: Picchiaduro a incontri

Remedy Entertainment

Un tempo E.D.N. III era un pianeta ricoperto di ghiaccio, e chi ha giocato con Lost Planet (uno dei titoli di settima generazione che ha riscosso più successo in termini di vendite, anche se sembra che pochi ne siano a conoscenza) lo sa bene. Ora però, dieci anni dopo, è tutta un’altra vita: i ghiacci si sono sciolti e la natura si può mostrare in tutto il suo splendore e in tutta la sua varietà. Eccola, la prima parola chiave per descrivere il secondo episodio della saga firmata Capcom: varietà. Se fino ad oggi il pianeta perduto veniva irrimediabilmente accostato a vaste distese bianche (e a detta di qualcuno ripetitive), adesso si ha a che fare con giungle rigogliose, deserti sconfinati e mari blu. La seconda parola chiave – e qui abbiamo l’appoggio del produt-

Capcom

tore e designer Takeuchi, di Resident Evil – è senza dubbio “cooperazione”: in ogni capitolo, infatti, le missioni verranno eseguite da una squadra e non da un singolo personaggio. Anche perché vorrei proprio vedervi soli soletti alle prese con dei nemici così grossi (grosso = parola chiave numero tre). Nota ovvia (ma è sempre bene specificare): affrontare in modalità cooperativa in multiplayer è un’esperienza unica – il confronto con la modalità “intelligenza artificiale che prende il posto dei nostri compagni” non regge. Tecnicamente superbo (a questo proposito sono notevoli i miglioramenti grafici rispetto al già ottimo primo episodio), divertente e anche avvincente: Capcom ha fatto centro un’altra volta.


presentano:

C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

K


what'snew/ cinema

A-TEAM Usa, action, 2010 Con Liam Neeson, Jessica Biel, Bradley Cooper, Sharito Copley, Quinton 'Rampage' Jackson, Patrick Wilson Di Joe Carnahan critica pubblico

L

e avventure del leggendario A – Team tornano vent'anni dopo, guadagnandosi il grande schermo, aggiornate ai tempi dei conflitti in Iraq: un gruppo di soldati appartenenti alle forze speciali dell'esercito statunitense viene accusato, a causa di un errore giudiziario, di un crimine che non ha commesso. I tre riescono ad evadere dalla prigione militare in cui sono rinchiusi e sono costretti così alla fuga perenne

per sfuggire alle forze dell'ordine, capitanate dall'affascinate colonnello Sosa, legata anni prima a uno di loro, Sberla. Il loro capo è il Colonnello John "Hannibal" Smith, che impartisce gli ordini senza mai abbandonare il suo celebre sigaro. Tornano, più action che mai, il fascinoso trova-tutto Templeton (detto Sberla), il rude e muscoloso Sergente P.E. Baracus e il folle pilota di elicotteri Capitano Murdock.

The Twilight Saga: Eclipse

The Road

City Island

Polizziotti fuori

Usa 2010, fantasy Con Kristen Stewart, Robert Pattinson,Billy Burke, Nikki Reed Di David Slade

Usa 2009, fantascienza/thriller Con Viggo Mortensen, Kodi SmitMcPhee, Charlize Theron, Robert Duvall, Guy Pearce, Molly Parker Di John Hillcoat

Usa 2009, commedia Con Andy Garcia, Steven Strait, Emily Mortimer, Alan Arkin, Julianna Margulies Di Raymond De Felitta

Usa 2010, fantastico Con Jack Gyllenhaal, Ben Kingsley, Alfred Molina, Gemma Arteron Di Mike Newell

critica

critica

critica

critica

pubblico

pubblico

pubblico

pubblico

Bella, anche lei alle soglie della maturità liceale, si trova ancora una volta in grave pericolo quando Seattle è funestata da una serie di inquietanti uccisioni, e una crudele vampira continua a cercare la sua vendetta: ma prima di tutto dovrà scegliere tra il suo amore per Edward e l’amicizia per Jacob: la sua decisione potrebbe mettere fine all’antica tregua tra vampiri e licantropi. Terzo capitolo della serie teen-horror basata sui romanzi di Stephanie Meyer, dopo New Moon (2009), si avvia a bissarne il successo e ad allungare il franchise.

In un futuro prossimo, la terra è stata ridotta a un luogo buio, coperto da una coltre di gelo insostenibile. Il genere umano è in via di estinzione, relegato a pochi avamposti ancora civilizzati. Un uomo e suo figlio percorrono a piedi gli Stati Uniti per unirsi ai superstiti. Durante il viaggio affrontano pericoli e insidie di ogni sorta: dalle scorribande dei predoni cannibali fino alla malattia, che contamina il corpo del padre. Il quale sfrutta il poco tempo a disposizione per raccontare al ragazzo il passato di un mondo destinato a scomparire per sempre.

I Rizzo sono una famiglia molto particolare, il cui equilibrio si basa sul fatto che nessuno dice mai la verità all'altro. Vince, il capofamiglia, è una guardia carceraria ma sogna di fare l'attore, la figlia Vivian che si suppone studi al college in realtà lavora come spogliarellista in uno strip bar, il piccolo Vinni invece ha una passione segreta e morbosa per le donne obese e Joyce, la moglie di Vince, lo tradisce. Quando Vince porta a casa un giovane ex carcerato però la delicata rete di bugie costruita dai Rizzo rischia di volare all'aria.

Due veterani del Dipartimento di Polizia di Los Angeles, dotati di metodi lontani dall'ortodossia, si trovano invischiati in un'indagine a effetto domino: dalla ricerca di una preziosa figurina trafugata da un gangster con smanie da collezionista e l'ossessione per lo sport giungono a salvare Gabriela, una ragazza messicana in grande pericolo, e ad affrontare i responsabili di un grosso giro di denaro sporco. Sullo sfondo, ma decisamente invadenti, gli influenti problemi familiari del duo.

Perchè vederlo?

Perchè vederlo?

Perché vederlo?

Perché vederlo?

I fan della serie lo attendevano con ansia. L’attesa è finita. Come da tradizione, i produttori hanno affidato la direzione a un nuovo regista: l’inglese David Slade, ex regista di videoclip che aveva esordito con il chiacchierato Hard Candy (2005) e l’horror 30 giorni di notte (2007).

60 onstage -

Secondo adattamento dalla letteratura di Corman McCarthy dopo Non è un paese per vecchi, il film si avvale di un cast di prim’ordine. La storia non è originalissima, vero, ma il genere post-apocalittico ha (giustamente) sempre affascinato il grande pubblico.

Imperdibile per chi, negli anni '80, è cresciuto accompagnato dal suono dei pugni da cartoon della banda di ex-soldati ricercati, dal rombo dell'inconfondibiole furgone che li trasportava e dai dialoghi da commedia svitata tra P.E. e Murdock. E per i nostalgici del telefilm c'è anche il cameo di due dei protagonisti originali, Dwight Schultz , che interpretava il Capitano Murdock, e Dirk Benedict, che vestiva i panni del Tenente Sberla.

Per avere un ritratto di come gli statunitensi vedono gli italoamericani e scoprire che le bugie hanno irrimediabilmente le gambe corte. Merita di essere visto anche per l'irresistibile scena del provino di Vince per ottenere una parte in un film di Martin Scorsese.

Per chi, nostalgico di film come Arma Letale, cerca un mix di azione e comicità: un buddy movie fuori dai ranghi, con l'icona action Bruce Willis in modalità autoironica. Diretto da Kevin Smith, autore pop di culto, genio al vetriolo.



comingsoon / luglio

LIGABUE

Foto di Jarno Jotti

STADI 2010

C

i siamo. Luciano è pronto e il suo pubblico anche. Undici concerti, nove stadi e altrettante città, due sold out - a San Siro e all’Olimpico di Roma, prontamente organizzate le repliche – per un totale di tre mesi di tournèe (e non è detto che sia finita qui). Che

28

vi sia piaciuto o no Arrivederci, mostro!, che amiate o meno il rocker di Correggio, Stadi 2010 di Ligabue è il tour più importante dell’estate. Il Liga manca dai palchi dallo scorso autunno, quando si è esibito per sette sere di seguito all’Arena di Verona accompagnato, come nel 2008, dall’Orchestra

29

30

1 Giovedì

5

6 Martedì

Alessandra Amoroso - Margherita di Savoia (BT) Cranberries - Roma Dalla&DeGregori - Torino Heineken Jammin' Festival - Venezia Ozzy Osbourne - Piazzola (PD) Steve Wonder - Verona The XX - Milano

Cranberries - Spello (PG) Heineken Jammin' Festival - Venezia Massive Attack - Torino Mika - Roma Nina Zilli - Cuneo The XX - Roma

12

7

Venerdì

Giovedì

Giusy Ferreri - Piacenza Gossip - Roma Mika - Codroipo (UD)

Alessandra Amoroso - Lecce Baustelle - Asti Carmen Consoli - Massa (MS) Cranberries - Torino Dalla&DeGregori - Parma

13

14

Martedì

Mercoledì

Giardini di Mirò - Terracina (LT) Jeff Beck - Roma Mario Biondi - Milano Mark Knopfler - Perugia Morcheeba - Genova ZZ Top - Roma

Elisa - Milano Gogol Bordello - Milano Ligabue - Firenze Malika Ayane - Portofino (GE) Mark Knopfler - Roma Os Mutantes - Roma Ska-P e 99 Posse - Roma Skunk Anansie - Taormina (ME) ZZ Top&Jeff Beck - Lucca

Baustelle - Roma C. Gainsbourg - Torino Diana Krall - Genova Gogol Bordello - Padova Mark Knopfler - Milano Nina Zilli - Roma Os Mutantes - Milano Simone Cristicchi - Porto Tolle (RO) Ska-P - Padova ZZ Top - Padova

19

20

21

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Crosby, Stills & Nash - Roma Eros Ramazzotti - Bergamo J-Ax - Vigevano (PV) Litfiba - Napoli

Carmen Consoli - Monza Erykah Badu - Roma Ligabue - Padova Linea 77 - Noventa (VE) Malika Ayane - Fiesole (FI) Mario Biondi - Mantova Norah Jones - Milano Paolo Nutini - Lucca

99 Posse - Arezzo Crosby, Stills & Nash - Aosta Deep Purple - Gallarate (VA) Jonsi - Roma Nina Zilli - S.Stefano di Magra (SP) Paolo Nutini e Florence and The Machine - Milano Planet Funk - Noventa (VE) Scissor Sisters - Vigevano (PV) The Niro - Torino

26

27

Lunedì

Martedì

Deep Purple - Pescara Gotan Project - Torino Litfiba - Collegno (TO) Mike Patton's Mondo Cane - Firenze Roy Paci & Aretuska - Jelsi (CB) Simply Red - Padova

Baustelle - Spoleto (PG) Elio e Le Storie Tese - Carpi (MO) Eros Ramazzotti - Palermo Kings of Convenience - Tarvisio (UD) Litfiba - Carpi (MO) Patti Smith - Carpi (MO) Placebo - Lucca Simply Red - Padova

62 onstage -

Mercoledì

22

28

Gotan Project - S. Leucio (CE) Nina Zilli - Città della Pieve (PG) Patti Smith - Ostia Antica (RM) Simple Minds - Torino Zero Assoluto - Todi (PG)

11 Domenica

Elio e Le Storie Tese - Cervignano (UD) J-Ax - Pordenone Ligabue - Roma Mark Knopfler - Lucca Motel Connection - Vasto (CH) Nina Zilli - Brindisi Roy Paci & Aretuska - Crescentino (VC) Velvet - Collecchio (TO)

17

18 Domenica Alessandra Amoroso - Mantova Crosby, Stills & Nash - Lucca Elvis Costello - Tivoli (RM) Mario Biondi - Varallo (VC) Noemi - Viterbo Paolo Nutini - Roma Simone Cristicchi - Veroli (FR)

23

24

Alessandra Amoroso - Ostia (RM) Deep Purple - Arezzo Elio e Le Storie Tese - Collegno (TO) Kings of Convenience - Torino Le Vibrazioni - Noventa (VE) Malika Ayane - Rezzato (BS) Mario Biondi - S. Leucio (CE) Noemi - Grugliasco (TO) Norah Jones - Roma Simply Red - Lucca

Elio e Le Storie Tese - Piazzolla (PD) Elisa - Alghero (SS) Eros Ramazzotti - Salerno Kings of Convenience - Ferrara Ligabue - Messina Litfiba - Arezzo Motel Connction - Simaxis (OR) Nina Zilli - Lamezia Terme (CZ) Papa Roach - Pinarella (RA) Simply Red - Roma

Baustelle - Arezzo Belle and Sebastian - Arezzo Bob Sinclair - Chioggia (VE) Deep Purple - Sogliano (FC) Gotan Project - Tarvisio (UD) Mike Patton's Mondo Cane - Milano Simone Cristicchi - Chiusi (SI)

31

1

29 Alessandra Amoroso - Grado (GO) Baustelle - Bergamo Dalla&DeGregori - Napoli Deep Purple - Taormina (ME) Gotan Project - Molfetta (BA) Kings of Convenience - Roma Le Vibrazioni - Pusiano (CO) Litfiba - Villafranca (VR)

Heineken Jammin' Festival - Venezia Malika Ayane - Roma Phoenix - Torino

10

Alessandra Amoroso - Cervia (RA) Baustelle - Azzano Decimo (PN) Elisa - Trieste Eros Ramazzotti - Lucca Gogol Bordello - Genova Ligabue - Milano Litfiba - Noci (BA) Paolo Nutini - Ferrara The Niro - Lodi White Lies - Azzano (PN)

Venerdì

Giovedì

Domenica

Sabato

Carmen Consoli - Roma Crosby, Stills & Nash - Milano J-Ax - Toscolano M.no (BS) Jamiroquai - Napoli Ligabue - Milano Malika Ayane - Chiusdino (SI) Mario Biondi - Pistoia Paolo Nutini - Udine Velvet - Vicenza

Giovedì

Alessandra Amoroso - Noci (BA) Buena Vista Social Club - Piazzola (PD) Dalla&DeGregori - Verona Elio e Le Storie Tese - Barletta (BA)

16 Venerdì

Bands Apart - Ferrara Baustelle - Recanati (MC) Deep Purple - Reggio Emilia Editors - Livorno Elisa - Cagliari Eros Ramazzotti - Foggia Florence and The Machine - Roma Litfiba - Roma Jonsi - Ferrara Velvet - Faedis (UD)

Elio e Le Storie Tese - Senigallia (AN) Heineken Jammin' Festival - Venezia LN Ripley - Bucine (AR) Linea 77 - Cesano Maderno (MI) Ministri - Milano Noemi - Capo d'Orlando (ME) Velvet - Novara

Sabato

Juliette Lewis - Bolzano Ligabue - Roma Linea 77 - San Polo D'Enza (RE) Mark Knopfler - Piazzola (PD) Mario Biondi - Perugia Sud Sound System - Torino

15 Diana Krall - Pescara Elisa - Parma Elvis Costello - Mantova Fat Boy Slim - Napoli Mario Biondi - Roma Noemi - Varallo (VC) Skunk Anansie - Roma The Niro - Napoli Velvet - Napoli ZZ Top - Vigevano (PV)

4

9 Venerdì

Giovedì

3 Sabato

8

Mercoledì

Lunedì

2 Baustelle - Padova Linea 77 - Ome (BS) Mario Biondi - Rimini Ministri - Bucine (AR)

Buena Vista Social Club Sesto F.no (FI) Malika Ayane - Udine Mario Biondi - Parma Nina Zilli - Pescara Simone Cristicchi - Foresto Sparso (BG)

Lunedì

dell’anfiteatro scaligero – più una data “solo rock”. Adesso è tempo di tornare al classico tour negli stadi e al suono nudo e crudo che lo contraddistingue fin dagli esordi di una carriera che proprio nel 2010 ha toccato quota vent’anni. Tutti rigorosamente spesi tra palco e realtà.

Sabato

30 Venerdì Deep Purple - Palermo Kings of Convenience - Bari Le Vibrazioni - Grugliasco (TO) Ligabue - Salerno Malika Ayane - Lecce Nina Zilli - Palermo Noemi - Vernasca (PC)

25 Domenica

Sabato Alessandra Amoroso - Sottomarina (VE) Dalla&DeGregori - Palermo Litfiba - Bergamo Malika Ayane - Locorotondo (BA) Nina Zilli - Catania Patti Smith - Civitanova Marche


Marani Photo: Fulvio Bonavia

h 16.00

Nikki

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