Onstage Magazine giugno 2011

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COLDPLAY | FOO FIGHTERS | LADY GAGA | CAPOSSELA | NEGRAMARO | CREMONINI

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Anno V, n.42 - 2 giugno 2011

VASCO Intervista esclusiva

«Dopo tutti questi anni ho ancora voglia di stupire»




EDITORIALE

Magazine Registrazione al Tribunale di Milano n. 362 del 01/06/2007

Direttore responsabile Emanuele Vescovo Direttore editoriale Daniele Salomone d.salomone@onstageweb.com Art director Eros Pasi e.pasi@onstageweb.com Caporedattore Stefano Gilardino s.gilardino@onstageweb.com Redazione Francesca Vuotto f.vuotto@onstageweb.com Marcello Marabotti m.marabotti@onstageweb.com Fashion editor Chiara Zannini c.zannini@onstageweb.com

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entre mi appresto a scrivere queste righe che un editore molto generoso ancora mi concede, da fuori proviene il frastuono dei blindati impiegati nella campagna elettorale per le amministrative. La posta in palio ai ballottaggi è altissima, due città importanti come Milano e Napoli sono chiamate a eleggere il proprio sindaco e addirittura il governo nazionale potrebbe risentirne. Ad aumentare il carico, i cittadini hanno questa volta una responsabilità in più; visto com’è andata al primo turno – i candidati vincenti provengono in molti casi da partiti cosiddetti minori - il voto tira in ballo il concetto stesso di rappresentanza. Come vogliamo vivere il rapporto tra popolo e politica? Possiamo scegliere di essere governati da chi è espressione di un gruppo di potere, e dunque lo rappresenta (sia da una parte che dall’altra), oppure da qualcuno che semplicemente si fa carico delle nostre idee e forze, del nostro sapere e soprattutto delle nostre esigenze. Agli italiani l’ardua sentenza. Ma non c’è dubbio che siamo a un bivio che in quanto tale ci obbliga a scelte che influenzeranno il cammino futuro. Soprattutto a Milano, la campagna elettorale di entrambi gli schieramenti ha coinvolto artisti, musicisti e personaggi del mondo dello spettacolo. È noto che un certo ambiente, diciamo così, creativo solidarizzi più facilmente con la sinistra, ma in ogni caso vale la pena chiedersi quale debba essere il ruolo dell’arte, e quindi della musica, rispetto alla politica. Perché è chiaro, ripensando a quanto accaduto per lo meno dalla Seconda guerra mondiale in poi, che quando il conflitto in ambito sociale e politico (c’è differenza?) si fa aspro la partecipazione dell’èlite artistica aumenta esponenzialmente. Dall’orchestra di Glenn Miller che

all’inizio degli anni Quaranta teneva alto il morale dei marines, passando per le canzoni contro la guerra in Vietnam, i cantautori impegnati dei Settanta etc. È giusto che gli artisti prendano posizione? È un loro dovere, in quanto personaggi pubblici? Oppure dovrebbero evitare il rischio di strumentalizzazione non intromettendosi in questioni più grandi di loro? Ogni volta che arte e politica si sfiorano, queste domande riemergono. Secondo Aristotele – i Greci sono il nostro riferimento in questo ambito - la politica è l’arte di amministrare la “polis” per il bene di tutti, uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini sono chiamati a partecipare. È attraverso la politica – le leggi ne sono il risultato - che si determinano i diritti ma anche i doveri di chi partecipa alla collettività. Dunque in qualche modo siamo tutti politicamente responsabili, o per lo meno dovremmo esserlo. Ognuno con il proprio contributo, esattamente come tutti contribuiscono all’attività sociale ed economica nella vita di tutti i giorni. È quindi giusto che ci sia un coinvolgimento collettivo nelle decisioni in grado di influenzare la nostra esistenza, o nei procedimenti che portano alle scelte. Il punto è in che modo. E qui subentra la liberà personale, ogni individuo si comporta come meglio crede e gli artisti pure. Ma credo che l’arte abbia comunque un dovere da assolvere. Credo, e non sono l’unico a pensarla in questo modo, che se la politica ha l’obbligo di risolvere i problemi, l’arte abbia il compito di porli. L’arte deve mettere punti di domanda laddove sono esclamativi, discutere quel che è convinzione, sparigliando le carte nel gioco del compromesso. Così assolve al suo dovere politico. Vale anche e soprattutto per la musica, che tra tutte le arti è quella in grado di catturare con maggiore facilità e immediatezza l’opinione pubblica. Daniele Salomone

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Onstage Magazine on tour - Giugno 2011 COLDPLAY: 9 GIUGNO: HEINEKEN JAMMIN’ FESTIVAL, MESTRE (VE); NEGRAMARO: 10 GIUGNO: HEINEKEN JAMMIN’ FESTIVAL, MESTRE (VE); VASCO ROSSI: 11 GIUGNO: HEINEKEN JAMMIN’ FESTIVAL, MESTRE (VE); FOO FIGHTERS: 15 GIUGNO: ROCK IN IDRHO, ARENA FIERA RHO (MI); 30 SECONDS TO MARS: 17 GIUGNO: ARENA FIERA RHO (MI); VASCO ROSSI: 16/17/21/22 GIUGNO: STADIO SAN SIRO, MILANO;

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INDICE

rubriche

3 Jukebox 1Questo mese vi presentiamo il nuovo film degli X Men – L’inizio e una panoramica sui principali festival estivi: Sonisphere, Mtv Days...

34 Vasco Rossi

Dopo il “Tour Europe Indoorâ€? Vasco torna sui palchi che piĂš gli piacciono: gli stadi e l’Heineken Jammin Festival, dove il rocker suonerĂ per la quinta volta.

20 Face To Face Doppio incontro con Vinicio Capossela e la sua “Marina Commedia� e Alessandro Roja, “Er Dandi� di Romanzo Criminale – La Serie.

56 Rock’n’fashion Due star dal destino opposto: il successo di Jared Leto dei 30 Seconds To Mars e la sregolatezza di Amy Winehouse.

25 HJF

Oltre al Blasco abbiamo intervistato e gli altri protagonisti che saliranno sul palco di Venezia: i Negramaro, i Coldplay con il loro nuovo singolo, Cremonini e gl’Interpol.

52 30 Seconds To Mars Due le date in Italia per la band di Jared Leto. Noi, abbiamo incontrato Serena Pagnoncelli, amministratrice di italianbelievers.com, fan club ufficiale della band californiana.

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Questo mese su onstageweb.com Speciale Heineken Jammin’ Festival Foto interviste e video dei concerti in diretta dal Parco San Giuliano di Venezia!

41 Rock In IdRho

Onstage è media partner dell’evento con la line-up piĂš rock dell’estate: Flogging Molly, Band Of Horses, The Hives, Social Distortion, Iggy & The Stooges e Foo Fighters.

Speciale Rock In IdRho Onstage è partner ufficiale del festival milanese. Segui la diretta dalla Fiera di Rho!

61 What’s New I nostri consigli del mese in fatto di dischi, libri, film e videogiochi: Arctic Monkeys, Lady GaGa, Casino Royale, Cars 2, Brink, Arne Dahl‌

70 Coming Soon Il Neapolis Festival festeggia 15 anni con un cast d’eccezione: Skunk Anansie, Mogwai, Marlene Kuntz, Hercules And Love Affair.

E ancora foto di concerti, video interviste, recensioni e contest. Stay connected!

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CELEBRATION

Anarchia al potere

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ai nella storia della musica, per lo meno nella seconda metà del Novecento, un artista è riuscito a prendersi gioco della forma come Frank Zappa. Il baffuto americano ha intrecciato musica classica e blues, rock e jazz, progressive e opera tessendo trame che le comuni convenzioni stilistiche non sono in grado di definire. Chitarrista, produttore, compositore, arrangiatore, direttore d’orchestra, polistrumentista, attore: fondamentalmente Zappa era un pazzo anarchico, nemico acerrimo delle regole. Non solo musicali. Il primo disco firmato da Frank Vincent Zappa, con i Mothers Of Invention, vede la luce il 27 giugno del 1966, quarantacinque anni fa. Freak Out! è il secondo doppio

Lp della storia dopo Blonde On Blonde di Dylan e uno dei primi concept album mai pubblicati. Le quindici tracce del disco offrono una lucida e spietata visione dell’America degli anni Sessanta. Il potere dei media ossessiona il popolo, allo stesso tempo vittima e complice di un sistema che impone una realtà vuota d’intelligenza e per questo facilmente manipolabile. Secondo Zappa il grande sogno americano è diventato un “supermarket dream” che narcotizza il popolo. Non resta che sperare nelle nuove generazioni, che zio Frank invita ad acculturarsi nelle biblioteche piuttosto che nelle scuole, strumenti di un sistema d’istruzione manipolato. Ma la verve ironica e il sarcasmo con cui racconta l’abbrutimento della società americana trasformano l’incubo in parodia. Si è detto

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in passato che Freak Out! è molto vicino al teatro dell’assurdo. L’accostamento è azzeccato e vale per l’intera opera zappiana. Frank Zappa non ha mai raggiunto le vendite dei Beatles o degli Stones, tanto per fare due nomi, per quanto la sua fama sia stata globale fin dal principio. Ma nessuno come lui ha goduto della venerazione dei colleghi. È un fatto che proprio Paul McCartney abbia più volte ammesso che l’album d’esordio del chitarrista sia stato decisivo per il concepimento di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Poco dopo la morte di Frank (nel dicembre del 1993) Alice Cooper disse che “tutti quelli che erano considerati geni, consideravano lui il genio”. Si può discutere di tutto, ma non del talento visionario di Frank Zappa.


JUKEBOX

Musica, moda, cultura, spettacolo, cinema

I BIGLIETT VINCI I SPHERE! I DEL SON eweb.com a t su ons g

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è ormai l’appuntamento fisso di chi ama la musica italiana: l’MTV Days torna in quel di Torino con un cartellone di tutto rispetto e la solita dose di adrenalina.

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Una saga avvincente che non smette mai di sorprendere e appassionare i fan quella degli X-Men. Nella nuova pellicola ecco un inatteso ritorno alle origini...

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Ancora una volta il Carroponte si presenta come un festival fatto su misura per soddisfare ogni gusto: dal punk dei NoFx all’hip-hop di Fabri Fibra e Club Dogo.

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Nata da un’idea di Mauro Ermanno Giovanardi, Parola Cantata svela i suoi due attori protagonisti: parole e musica.

Musica

Metal for the masses

Il Sonisphere è uno dei più importanti festival metal al mondo e basta un’occhiata distratta alla line-up per capirlo. Per la prima volta arriva anche in Italia, paese che da sempre ha mostrato di amare le atmosfere senza compromessi della scena heavy.

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I biglietti del Sonisphere sono in vendita presso i negozi Fnac!

di Marcello Marabotti

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utodromo Dino e Enzo Ferrari, Imola. 25 e ge del Sonisphere a poco più di un anno dalla scomparsa con una setlist che vedrà le hit che hanno reso celebri la 26 giugno 2011. Un luogo e due date impor- di Paul Gray, il loro bassista: «Sarà un momento dal forte band, come Last Resort, Forever e Lifeline. I Bring Me The tanti, perché per la prima volta il Sonisphere carattere emotivo, per rendere emozioni positive», come Horizon, band metalcore che deve il nome a una frase Festival sbarca in Italia. Nato nel 2009, nella ha dichiarato la band. Sullo stesso palco, i Motörhead e pronunciata dal capitano Jack Sparrow, Johnny Depp, prima edizione aveva toccato Olanda, Germania, Fin- i loro 50 milioni di dischi venduti. Un cast eccezionale nel film I pirati dei Caraibi, arricchiscono una line-up che landia e il Regno Unito facendo capire, fin vede anche Escape The Fate, i gallesi SkinTra i protagonisti di questa edizione, anche gli Slipknot, dred, dal sound vario fatto di alternative da subito, che il gioco era serio: Metallica, Slipknot, Korn, Prodigy, Linkin Park, Nine metal, reggae, alternative rock, punk rock a poco più di un anno dalla scomparsa di Paul Gray, Inch Nails. Solo per citarne alcuni. Nel 2010 e hardcore punk e i Cult, leggendaria band il loro bassista storico. si sono aggiunte altre nazioni tra cui Poloanni Ottanta, passata da un sound gothic a nia, Svizzera, Rep. Ceca, Bulgaria, Grecia, Turchia e Sve- che non poteva prescindere da Rob Zombie, cantante, re- un rock anni Settanta che li ha resi celebri un po’ ovunzia. Quest’anno, arriva da noi con 2 palchi, Apollo Stage gista, autore di film horror come La casa dei 1000 corpi, que. Buckcherry, gli australiani Parkway Drive, Archie Saturn Stage, e 30 band. Come headliner, gli Iron Mai- The Devil’s Rejects. Tutto questo solo sabato, perché do- tects, Kyuss Lives! (la nuova incarnazione della band den, forti del successo del loro ultimo album The Final menica ci saranno, tra gli altri, i My Chemical Romance, californiana), The Damned Things, The Dwarves e Kids Frontier, arrivato a distanza di quattro anni da A Matter i Linkin Park, Alter Bridg, Sum 41 e Guano Apes. I Papa In Glass Houses completano il cast esplosivo di questa Of Life And Death. Un disco fortunato, che ha venduto Roach, con la formazione attuale (Jacoby Shaddix alla due giorni di festival che, oltre alla grande musica offre più di un milione di copie. Tra i protagonisti di questa voce, Jerry Horton alla chitarra, Tobin Esperance al basso campeggio gratuito, ristoranti, bar e grandi aree sport e edizione, anche gli Slipknot, che salgono sull’Apollo Sta- e Tony Palermo), saranno gli headliner del Saturn Stage, relax. Bring me to the Sonisphere.

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JUKEBOX

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Musica

Cinema

Snoop Dogg e Mika sulle rive del Balaton

X-Men L’inizio

di Bianca Marinetti

di Antonio Bracco

7,8,9,10 luglio: l’appuntamento è al più grande lago dell’Europa centrale, in Ungheria, dove va in scena uno dei più grandi festival estivi, interamente dedicato a suggestioni elettroniche, DJ set, pop d’autore e beat hip hop.

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ago Balaton. “Il mare degli ungheresi”, così lo chiamano. È il più grande lago dell’Europa centrale, a 110 km da Budapest. Non poteva esserci location migliore per un festival ricco sia per l’offerta musicale che per le attività extra. Diviso in Heineken Main Stage, Burn Arena t-Mobile Terrace e Opt Bank Stage, la line-up vede gli inglesi Portishead, gli Orb, forti dell’album Metallic Spheres scritto con David Gilmour (storico chitarrista dei Pink Floyd), gli Underworld, che suoneranno in molti festival quest’estate così come gli Hercules and Love Affair, Big Boi degli Outkast, ma non solo. È grande anche

la varietà dei generi che il festival presenta, perché ci sarà spazio per l’elettronica con, tra gli altri, i dj set di David Guetta, Dj Krush e Simian Mobile Disco. Tra gli headliner due grandi guest: Mika e Snoop Dogg. Il primo pubblica nel 2011 il suo nuovo album ancora tutto da scoprire, mentre il rapper californiano ha sbancato con il suo Doggumentary, undicesimo lavoro in studio. Non solo musica, perché al Balaton hanno pensato a un festival che suona e intrattiene 24 ore al giorno: chill out sulla spiaggia con cucina ungherese e internazionale, cocktail bar, piscina, campi da beach volley. Ci vediamo lì, ovviamente…

Musica

Con due quasi capolavori e mezzo su quattro film, la saga degli X-Men torna alle origini e offre una buona occasione per conoscere la travagliata giovinezza del Professor X e di Magneto.

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London calling di Charlie Rapino - Produttore discografico

ra il 2000 quando uscì il primo film che ebbe il merito di adattare un fumetto di supereroi in un mondo plausibilmente reale, con una psicologia dei personaggi tutt’altro che superficiale e ampi richiami al sempre attuale problema di disarmonia multietnica. Attori di tradizione shakespeariana come Ian McKellen e Patrick Stewart e il tocco hollywoodiano sugli effetti speciali fecero il resto. Tre anni più tardi arrivò X-Men 2, ancora una volta diretto da Bryan Singer e ancora una volta di alto spessore sotto ogni profilo. Il cambio di regia del terzo film, il cui titolo Conflitto finale suggeriva la chiusura della trilogia, e un confuso sviluppo dei personaggi non riuscivano a reggere il confronto con i precedenti. Per quanto riguarda lo spin-off sul personaggio di Wolverine, meglio stendere il cosiddetto velo pietoso (nonostante l’incolpevole Hugh Jackman).

Quando all’improvviso l’aria salubre e la terra feconda convincono i produttori che i tempi sono maturi per ricominciare. Non da dove si era fermato tutto, ma dall’inizio. Come si sono autoimposti una disciplina i mutanti? È interessante soprattutto quando. X-Men L’inizio è ambientato nei primi anni 60 durante la crisi dei missili di Cuba che portò gli Stati Uniti, l’ex Unione Sovietica e il mondo intero sull’orlo della terza guerra mondiale. Anche in questo nuovo e giovane cast i talenti non mancano, a cominciare da James McAvoy (Xavier) e Michael Fassbender (Magneto) per finire con il brillante regista Matthew Vaughn (Kick-Ass). X-Men L’inizio torna ad acquisire profondità con la conflittualità dei rapporti, le irrisolte questioni esistenziali delle razze e, ovviamente, il destino del mondo giocato sul filo tra il bene e male. Scene spettacolari? A volontà.

Musica

Ascolto, vedo, mangio. Bene Mtv ci ha preso gusto

Al Castello di Vigevano (PV) da fine giugno è in programma la seconda edizione di 10 Giorni Suonati, festival con artisti del calibro di Jeff Beck, John Mellencamp e Jack Johnson. Eppure la parola chiave non è “musica”. di Gianni Olfeni

I biglietti del 10 Giorni Suonati sono in vendita presso i negozi Fnac!

Tornano gli MTV Days dopo il successo della passata edizione. Ancora a Torino, ancora musica live, ancora incontri e conferenze. Squadra che vince non si cambia.

di Vittoria Stefanelli

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l fatto che in Italia ci siano molte location particolarmente affascinanti e adatte ai live non significa che il massimo sia già stato ottenuto. Così come il fatto che ai concerti si possa mangiare non implica che non si possa mangiare meglio. È la ricerca di quel “qualcosa in più” che fa la differenza a ispirare 10 Giorni Suonati, festival che quest’anno bissa l’esperienza del 2010. «Più che un festival è una rassegna – ci spiega Claudio Trotta, padrino e organizzatore della kermesse – in cui l’elemento caratterizzante è la qualità, a tutti i livelli. Oltre alla musica, abbiamo una location unica. Fare concerti in luoghi suggestivi non è inedito in Italia, però il Castello di Vigevano, che ha un’acustica eccezionale, è l’unica location che conosco in cui si riesce a creare il buio totale, lasciando le luci solo sul palco. Gli spettacoli all’aperto sono generalmente inquinati dalle luci estranee al palco, che distraggono il pubblico, e noi abbiamo appositamente scelto un posto diverso in questo senso». Oltre ai concerti (si parte il 26 giugno con la prima data italiana dei Primus, capitanati da quel pazzo di Les Claypool), il pubblico può assistere a incontri letterari - intervengono scrittori e protagonisti

della cultura italiana - e soprattutto può godere di una proposta enogastronomica di qualità. «Anche mangiare bene non è una novità in Italia, però fino a oggi nessuno si è interessato alla ristorazione nei concerti, dove al massimo troviamo panini scadenti. Noi invece proponiamo un’enoteca e punti ristoro con cibo di presidi slowfood, oltre a birre artigianali ed eccellenze dell’enogastronomia locale». Nel programma di 10 Giorni Suonati spiccano i nomi di Jeff Beck, John Mellencamp (è la prima volta che il celebre songwriter americano arriva nel nostro paese) e Jack Johnson, la cui ultima apparizione nella Penisola risale al marzo 2007. Accanto a questi big meritano di essere segnalati anche i Black Crowes e gli Straits, band che raduna 3 membri originali dei Dire Straits (apriranno la serata di Beck). «È ora di tornare a scegliere in base alla qualità e di smetterla con l’idea dell’evento in quanto tale», sostiene Trotta. «Abbiamo deciso di prestare un’attenzione maniacale al dettaglio. Io credo fermamente che i dettagli facciano la differenza e sono convinto che il pubblico sia disposto ad apprezzare la qualità. Sempre che qualcuno gliene dia la possibilità».

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’anno scorso è andata molto bene e dunque perché non insistere? Dal 2010 la festa di compleanno di MTV si spalma su tre giorni e non si risolve con un solo concertone. La musica live è ancora protagonista, ma dall’edizione passata si è aggiunta un’ampia sezione conference, che prevede incontri con artisti e professionisti della musica, clinic con musicisti affermati e show intimi in piccole location. Insomma, si strizza l’occhio ai migliori eventi internazionali. «Siamo partiti con questo concept dopo aver notato che i più importanti festival esteri sono pieni di italiani» ci racconta Luca De Gennaro, responsabile “Talent and music” di MTV. Gli MTV Days 2011 sono in programma ancora una volta a Torino («la città che negli ultimi anni è più cresciuta come proposta artistica») dal 30 giugno al 2 luglio. Le serate saranno caratterizzate dal palco di Piazza Castello, su cui si esibiranno gran parte dei migliori artisti italiani del momento. Sono stati confermati Après La Classe, Caparezza, Casino Royale, Club Dogo, Mauro Ermanno Giovanardi, J-Ax e Noemi, ma la line up è in continuo aggiornamento e non mancheranno le sorprese. Di giorno l’attenzione è invece tutta sul DAMS dell’Università di Torino, nelle cui aule si terranno le attività della sezione conference. Merita un cenno la fase finale di MTV New Generation, progetto che l’emittente ha fortemente voluto per dare visibilità ai giovani musicisti di talento. Le otto migliori band (Bombadabash, Caponord, Dargen D’amico, Low Frequency Club, Loren, Erica Mou, One Mic e Phinx) apriranno i concerti dei primi due giorni, e la migliore in assoluto – valutata da una giuria - si esibirà anche l’ultima sera. «Vedere Piazza Castello piena fin dal pomeriggio per le esibizioni delle band di MTV New Generation – dice De Gennaro – sarebbe davvero fantastico. Il pubblico dimostrerebbe di aver davvero apprezzato il format degli MTV Days».

Musica

è tornato il Carroponte!

Oltre due mesi tra concerti, spettacoli teatrali, librerie e relax con un grande spazio parco. L’estate milanese, per il secondo anno, passa da Sesto S. Giovanni, insieme a un nutrito numero di artisti. I biglietti del Carroponte sono in vendita presso i negozi Fnac!

di Bianca Marinetti

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a scorsa edizione ha visto più di 100.000 spettatori con 120 serate tra maggio e settembre, fatte di teatro, djset e i concerti di Baustelle, Gogol Bordello, Afterhours, Elio e Le Storie Tese e molti altri. Ora il Carroponte torna con la seconda edizione. Quest’anno il programma è di quelli esplosivi, anche perché molte serate saranno gratuite. Ma è soprattutto il cast a essere davvero impressionante: Ludovico Einaudi con il progetto Notte della Taranta, insieme ad altri musicisti di fama internazionale, tra cui Mercan Dedè, Calibro 35 (con la sonorizzazione della pellicola Milano odia. La polizia non può sparare),

NoFx, Modena City Ramblers, Paolo Benvegnù, Natasha Atlas, Caparezza, Tonino Carotone, Le Luci Della Centrale Elettrica reduci da un tour di supporto a Jovanotti, Club Dogo, e, sorpresa, Fabri Fibra che ha scelto come ultima tappa del suo tour, proprio il Carroponte. Tanti artisti live ma non solo, perché ci sarà anche uno spazio polifunzionale ricavato dalla riqualificazione architettonica, grazie all’impegno del Comune di Sesto San Giovanni, la libreria (aperta tutti i giorni dalle 19 all’1), realizzata in collaborazione con NdA, e due aree a misura di bambini. Da giugno a settembre, il rock è firmato Carroponte.

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Viagra, Bentley & Rock’n’Roll (My generation)

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entre parcheggio il Continental GT, rigorosamente vintage quindi pre-gruppo AudiVW, alla O2 Arena , per andare e vedere The Wall di Roger Waters, mi sovviene il fatto che questa non sarà una serata dedicata agli sbarbi, come ci si aspetterebbe a un concerto di rock’n’roll. Nel parcheggio, una distesa di macchine di lusso, quasi come se la Londra di mezz’età, in maggior parte maschile, si fosse mossa in massa. Il concerto, addirittura meglio del tour originale, non ha avuto nessuna promozione o pubblicità televisiva eppure ha fatto il tutto esaurito. Un tutto esaurito di persone che, come me, sono ormai vicine all’esaurimento. Poco ci mancava che, durante il concerto, qualcuno facesse stage diving con le stampelle o in carrozzella. Perché? Perché quelli della mia generazione non hanno bisogno di Twitter per essere informati, noi conosciamo già da soli. Siamo quelli che hanno fatto dell’autobiografia Keith Richards il libro dell’anno e che hanno fatto vincere a un altro vecchiaccio come Terrence Malick, l’unico VERO genio del cinema degli ultimi trent’anni, la Palma d’oro a Cannes. Noi le cose ce le andavamo a trovare da soli. Penso che quelli della mia generazione non abbiano mai perso la gioventù. Sì, abbiamo cantato “Hope I die before I get old”, ma in realtà non ne vogliamo sapere di crepare. Però non ho certo intenzione di presentarmi a Glastonbury o all’Heineken se non sono sicuro di avere un buon 4 stelle: furbescamente i promoter questo l’hanno capito anche troppo bene, quindi giu’ biglietti a 100 sterline e oltre, sanno benissimo che noi ci saremo con i nostri comfort. In poche parole, via le birre e spazio al Moet! Tanto io e i miei amichetti non vogliamo saperne di birre a quattro soldi, lavoriamo come pazzi e stiamo tirando avanti la carretta per tutti. Quindi “fuck’em!”. In realtà, abbiamo fatto un bel favore al “sistema”. Mentre io e gli altri eravamo talmente preoccupati a sentire, cercare e a elevare le nostre teste, uno dei tanti sessantottini o settantasettini con le sue amiche femministoidi se n’è saltato fuori con la pubblicità del Mulino Bianco (un giorno dovranno processare le persona dietro tutto a questo): una bella mamma fica in carriera, che assomiglia magari vagamente a qualche conduttrice di TG, emancipata, sicura di sè stessa che aspetta il papà insieme a tutta la famiglia e ai figli alla Ralph Lauren. Un papà che, magari, arriva alla guida di una quelle station wagon di merda tipo la Cayenne e che ascolta un bel cantautore sullo stereo, partecipa e discute al grande evento che è la colazione tutti insieme. E con questa pubblicità, l’evirazione del maschio italiano, grazie al “politically correct”, è stata completata. Vi ho visto ragazzi, durante la mia pur breve, per me eterna, permanenza in TV: siete un branco di asessuati (vedere per credere i vincitori maschi dei talent show). Un commento che, alla fine, dentro The Wall ci sta tutto (We don’t need no education, we don’t need no thought control). Non è vero ragazzi miei, non eravamo interessati né alla colazione, né al Cayenne e manco alla partita di calcio. E neppure alla donna in carriera, se non in orizzontale. Io e i miei amichetti volevamo il rock’n’roll e non aspettavamo che qualcuno ci dicesse dov’era, come si faceva o dove trovarlo. Ce lo siamo tenuti talmente stretto che, darlo alla vostra generazione di sbarbi evirata dal Mulino Bianco e dalle sue donne, sarebbe roba da democrazia, roba da repubblica…


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Corsi & ricorsi di Mattia Odoli - Autore

Le dieci domande a Meucci

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ongresso degli Stati Uniti, 11 Giugno 2002, con la risoluzione 269, ha riconosciuto ufficialmente il fiorentino Antonio Meucci come primo inventore del telefono. Finalmente il colpevole viene smascherato. No, non parlo di Graham Bell che per decenni si è vantato di un’invenzione non sua, ma il colpevole in questione è Antonio Meucci. Se fosse ancora in vita, si sarebbe pentito amaramente di ciò che ha fatto. Tutti sono convinti che il telefono abbia rivoluzionato il modo di comunicare degli essere umani, ma nessuno dice se in meglio o in peggio. Un inventore dovrebbe valutare i benefici del proprio prodotto non solo sul breve periodo, ma in un arco di tempo ben più ampio perché col tempo la sua invenzione potrebbe causare danni irreparabili. A tal punto vorrei rivolgere 10 domande ad Antonio Meucci: 1. Meucci, aveva previsto la nascita dei telefoni cellulari? 2. Meucci, si sente responsabile della comparsa di curiosi animali sociali che nei primi anni 90 giravano con il telefonino nella custodia agganciata alla cintura? No, non avevano la stella da sceriffo né tantomeno gli stivali da cow boy. 3. Meucci, Le è mai capitato di calpestare una merda di cane mentre cammina scrivendo un sms? 4. Meucci: ha mai preso un treno? Qual è il rumore che a bordo la infastidisce maggiormente? Ha mai sentito le seguenti parole: “Sto entrando in galleria, parla più forte”? 5. Meucci, Lei e Sua mamma avete mai comunicato tramite lettere scritte? Le è mai capitato che a una sua lettera, Sua mamma rispondesse “Ok”? Mi saprebbe anche spiegare perchè hanno tutte questo vizio? 6. Meucci, Lei sa cosa vuol dire sedersi di fianco ad una persona che accende il suo cellulare nuovo per la prima volta? Immaginavo… vuol dire sentirsi tutte le 289 suonerie diverse a disposizione prima che scelga quella preferita. Poi ce ne sono altre 289 per gli sms. 7. Meucci, già che la colpa è Sua, mi saprebbe spiegare perché milioni di persone hanno passato ore della loro vita a giocare a Snake, un gioco dove un serpente ubriaco si contorceva su stesso, salvo poi trovare morte certa? 8. Meucci, Le è mai capitato di fare una figuraccia per colpa del T9, per esempio scrivere “scopando” al posto di “pensando”? Pensi un po’, i tasti da premere sono gli stessi eppure… 9. Meucci: Lei è mai stato invitato a un matrimonio? Durante le nozze di mia cugina un telefono ha cominciato a suonare durante lo scambio delle fedi. In tutta la chiesa rimbombava la suoneria del gattino Virgola, Lei non ne sa niente? 10. Meucci, Lei non aveva 10 dollari per rinnovare il brevetto e se l’è fatto fregare da Graham Bell. Se la prende se Le dico che Le sta bene?

Musica

Invito a pranzo con Battiato

Torna il festival diretto da Mauro Ermanno Giovanardi, diviso in tre giornate di ‘genere’: femminile il venerdì, maschile il sabato e l’unione dei due nelle parole della domenica. di Marcello Marabotti

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oncerti. Incontri. Pranzi con gli autori. La seconda edizione di Parola Cantata è un piccolo gioiello. Nella stessa location dell’edizione precedente, a Brugherio (MB), si parte venerdì 17 con lo scrittore Michele Monina e la presentazione del premio Bianca D’Aponte, con i concerti di Susanna Parigi, Nathalie, Patrizia Liquidara, Cristina Donà e l’acoustic trio di Paola Turci. La seconda giornata, sabato 18 giugno, riserva una grande sorpresa: infatti, alle 12:30, ci sarà il pranzo con Franco Battiato (ingresso 30 € su prenotazione), mentre alle 16:00 Matteo Guarnaccia presenterà il suo nuovo libro Bob Dylan Fun Book, precedendo il tributo a Herbert Pagani presentato da Marco Ferradini, con Brunori Sas, Luca Madonia e Manuel Agnelli al centro della tavola rotonda ‘I diversi approcci alla scrittura di una canzone’ condotta da Niccolò Agliardi. La sera, gli stessi Brunori e Agnelli suoneranno per una lineup che vede anche Mauro Ermanno Giovanardi, Luca Madonia & Andrea di Cesare String Quartet e Amor Fou. Presenta Niccolò Vecchia. L’ultima giornata, domenica 19 giugno, stessa formula: alle 12:30 Tiziana Cera Rosco si confronta con Enrico Ruggeri per un pranzo il cui ingresso è fissato al prezzo di 30 € su prenotazione, a seguire Paolo Colombo (Prof. Di Storia Contemporanea all’Università Cattolica di Milano) e Gioacchino La Notte presentano Quella strana gioia di vivere. Felicità, storia e canzoni nell’Italia della Ricostruzione, alla biblioteca civica ad ingresso gratuito. Alle 17:30, sempre alla biblioteca, Massimo Cotto presenta il suo Grande libro del Rock (e non solo) accompagnato da Claudio Agostoni, mentre alle 19:30 Enrico

I! BIGLIETT VINCI I eweb.com su onstag

De Angelis, responsabile artistico del Club Tenco, Giancarlo Onorato, storico musicista, autore e artista, e Mauro Ermanno Giovanardi parteciperanno all’incontro “Chiacchiere e aneddoti attorno a Piero Ciampi”, sempre a ingresso gratuito. Il gran finale è il Premio L’Isola Che non C’era, la finale del concorso nazionale “L’Artista che non c’era” a cura della rivista Isola: ospiti d’onore i Perturbazione in versione acustica al cinema Teatro San Giuseppe alle ore 21.00 ad ingresso gratuito. I prezzi per i concerti sono 12 € ingresso singolo, 20 € abbonamento.

On Tour con

Janet Jackson live in Europe

Ha venduto più di 100 milioni di dischi e Billboard l’ha proclamata la nona artista di maggior successo nella storia della musica. Nel 2006 è stata il “personaggio più cercato su internet della storia”. Ora, noi abbiamo scelto 4 date del suo sesto tour “Number Ones: Up Close and Personal” e le relative offerte CTS per farvela seguire. 17 giugno Folketeatret, Oslo

24 giugno Tempodrom, Berlino

Location: Teatro operativo dal ’52, prima ospitava la casa dell’Opera. Con CTS: Volo per Oslo da 170 euro a/r Hotel*** da 74,50 euro a persona

Location: Nelle immediate vicinanze dell’ex muro di Berlino, ha una struttura a forma di una tenda da circo. Con CTS: Volo a Berlino da 80 euro a/r Hotel*** da 40 euro a persona

19 giugno Falkoner Theatre, Copenaghen

26 giugno Olympia, Parigi

Location: Complesso di edifici utilizzato per conferenze, concerti, può ospitare 2000 persone. Con CTS: Volo a Copenhagen da 160 euro a/r Hotel*** da 49,50 euro a persona

Location: Nato nel 1988 dagli ideatori del Moulin Rouge, è il più antico music hall di Parigi ancora in attività. Con CTS: Volo a Parigi da 95 euro a/r Hotel*** da 44,50 euro a persona

Le offerte indicate sono riservate ai soci CTS. Le quote dei voli sono per partenze da Roma e Milano. Le quote degli hotel sono a persona, a notte, in doppia, con prima colazione. Info e prenotazioni su www.cts.it, nelle sedi CTS o al n° 06-4411166.

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FACE2FACE

O N G U I G 5 1 DAL AL CINEMA

VINICIO CAPOSSELA

Acquario di Milano: Vinicio non poteva scegliere una location migliore per presentare il suo nuovo lavoro, Marinai, profeti e balene, in rotazione soffusa nelle sale del museo, cariche di pesci che, aggrappati alle pareti, nuotano nel colore del buio. I biglietti del tour di Capossela sono in vendita presso i negozi Fnac!

di Marcello Marabotti

E

ntro nella sala interviste, come un marinaio enL’intero progetto esalta il viaggio, ritorna a quell’istin- qualcosa di più generale perché si inizia a vedere il detra nella cabina del Capitano. Sul grande pro- to proprio di Ulisse e dell’uomo in sé, dell’uomo di stino. Si riconosce dalla coda, come la balena, quando è iettore dietro al tavolo della conferenza, gira mare. E, come la miglior letteratura di mare vuole, anche già passato. in rotazione il doppio album. Quando finisce questo viaggio ha la sua malinconia. Per veder la coda della balena, hai costruito lo scheanche l’ultima traccia, Le Sirene, entrano una dozzina di È un disco corale che esalta la solitudine, perché io credo letro del pianoforte, un Siler degli anni ’30 - il tuo balene di stoffa prima di Capossela, dal cappello e dal che il viaggiatore solo sia quello che arriva più lontano. Pequod - a ottanta metri a picco sul mare, nel Castello passo deciso come il capitano Achab. È un disco sul desiderio della conoscenza, è un progetto Aragonese di Ischia. Perché hai scelto l’isolamento verMarinai, profeti e balene sembra un tesoro nascosto in che ricalca il folle volo di Ulisse, quella ricerca dell’ignoto, ticale? fondo al mare, carico di immagini e canti di pirati: da di arrivare a vedere e scoprire la ‘montagna’: è un pro- Volevo trovare una dimensione che mi permettesse di trodove nasce? getto dedicato a Bekim Fehmiu, perché secondo me lui vare e rimanere in uno spazio che non fosse la sala di regiQuesto disco è un po’ un patrimonio collettivo è un di- è veramente un eroe, oltre ad aver dato il volto a Ulisse strazione, con le sue restrizioni. Perché avevo bisogno di sco epico, appartiene alla nostra immaginazione una dimensione aperta. L’isolamento d’altezza condivisa, fin dal titolo: Marinai, profeti e balene. « Ho scritto questo album perchè quando sei giovane ti è molto diverso: sul piano orizzontale ci si può Un grappolo di figure che nuotano in un oceano perdi nelle passioni, nelle malinconie, abbandonandoti isolare solo con dei recinti, con il denaro, mentre di carta, perché tutto viene dalla letteratura, dalnegli amori perchè comunque, intimamente, si ha la quello d’altezza è molto più naturale, davvero la letteratura di mare. Melville, Conrad, Céline, efficace. Il pianoforte è come la montagna, devi convinzione che la vita poi ci metterà al riparo » il capitano Achab, Moby Dick, il Leviatano, Bilandare tu dal pianoforte. Ha una staticità. ly Budd, Calipso, la Madonna delle Conchiglie, le Sirene: (L’Odissea, 1968), figura alla quale sono molto affezionato. Marinai, profeti e balene è un progetto che sembra diimmagini metaforiche del nostro viaggio, fatto di marinai Perché il tema di questo album è questo senso del ritor- stante dal tuo ultimo lavoro, Da solo. - gli intraprendenti, i coraggiosi - di profeti - colui che si no, la bussola dei nostri passi e la prigione che li tiene Questo è un disco legato più a Ovunque proteggi che a Da occupa dell’enigma, noi siamo di fronte alle cose che non insieme, senza nostalgia non c’è il ritorno, l’attesa dei solo, perché il primo era un disco completamente rivolto sappiamo spiegare e che dobbiamo in qualche modo in- sentimenti che fanno parte dell’uomo. Ho scritto questo all’esterno, sia dal punto di vista dello spettacolo che dei terpretare e il profeta è chi vede oltre, chi riesce a interpre- album perché quando sei giovane ti perdi nelle passio- temi, mentre Da solo era un disco più rivolto a se, più litare i segni - e di balene - un essere fuori misura, che non ni, nelle malinconie, abbandonandoti negli amori perché rico, anche se La faccia della terra è un po’ avulsa dal resto a caso, nel libro di Giobbe Dio la porta della potenza della comunque, intimamente, si ha la convinzione che la vita dell’album, contiene le costole di Marinai, profeti e balene: sua creazione: è il simbolo delle cose fuori misura, come poi ci metterà al riparo. Quando poi si cresce, però, queste è una canzone di destini intrecciati come costole. Mi sono questo album, doppio. Mi piace perché ricorda un po’ il canzoni diventano insopportabili; anche scriverle diventa sentito di tornare a casa per recuperare un po’ di bagagli vinile, con il bisogno di cambiare lato. troppo personale, quindi si passa dalla lirica all’epica, a e ripartire.

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PARTECIPA AL CONCORSO Medusa e Onstage Magazine ti regalano la fantastica opportunità di vincere 10 biglietti per l’anteprima del film L’ultimo dei templari a Milano e Roma. Per partecipare rispondi alle seguenti domande:

1 Quale leggendario attore interpreta la parte

del cardinale di Marburg?

2 Per quale film ha vinto l’Oscar Nicolas Cage? 3 Quale tremenda malattia ha distrutto

la terra in cui abitano i protagonisti del film? COME PARTECIPARE

Per partecipare invia una mail a contest@onstageweb.com. Indica come oggetto “L’ultimo dei templari”, scrivi le risposte esatte e i tuoi dati: -

nome cognome numero di cellulare indirizzo età

Ricordati che potrai giocare una volta sola per ogni persona e l’indirizzo e-mail deve essere esistente ed attivo. Nel caso contrario la giocata sarà annullata. Ogni biglietto è valido per 2 persone.

O S R O C N CO O N I F O D I VAL O N G U I G 0 3 AL


FACE2FACE

ALESSANDRO ROJA

Ringrazia il Dandi e procede per la sua strada. Dopo il successo con la serie di Romanzo criminale, Alessandro Roja è sul set del nuovo film di Carlo Virzì, nel cast del prossimo Diaz che ricostruisce gli eventi tragici del G8 e nei cinema dall’8 luglio con L’erede. di Antonio Bracco

L

a parola eredità richiama subito alla mi potevo spingere con un personaggio così interessante. si bene al cinema. mente una somma di denaro. Nel film Svestiti quei panni, allontanatomi da lui, il confronto è La metto sul podio. Sono costantemente munito di cufL’erede, di cui sei il protagonista, il tuo stato obbligatorio con il discorso sociale, ma personal- fiette e iPod che crea la mia colonna sonora personale in personaggio scopre che il defunto pa- mente ho sempre cercato il dialogo diretto finché possi- grado di spaziare in generi e tipologie. Per me fondamendre aveva più scheletri nell’armadio che altro... bile. Non ho mai pensato realmente a una serie televisiva tale anche nel lavoro, nella ricerca delle emozioni, la muEsatto, l’eredità dei padri si riflette sui figli sempre e co- così tanto penetrante nel tessuto sociale da poter scaturire sica è una costante della mia vita. munque. Una casa di campagna di cui veniva ignorata un’emulazione di massa come spesso sento. Credo che sia Sono finite da poco le riprese di ACAB, un film che racl’esistenza darà inizio a una serie di scoperte e di dinami- una percentuale normale rispetto a un qualsiasi prodot- conta la violenza urbana dal punto di vista della polizia, che che cambieranno per sempre la vita di Bruno. Inizia to che magari come in questo caso va un po’ di moda. mentre è in cantiere un nuovo progetto che si concentrerà la ricerca che lo porterà verso la scoperta di verisul G8 di Genova e la tristemente famosa scuola tà nascoste del padre, cose importanti per capire « L’entusiasmo è alla base di un lavoro come questo. Diaz. Tu sarai uno dei protagonisti. Perché c’è se stesso. Io mi reputo fortunatissimo ad aver partecipato a bisogno di raccontarla la violenza secondo te? Un’opera prima, un film indipendente. Dove questo film, indipendente e “diverso” da quello che Di ACAB non so molto, ma sono sicuro che sia si trova l’entusiasmo per fare cinema noir d’auun film importante perché conosco le persone che solitamente si racconta, una favola nera » tore in un paese in cui le commedie imperano e sono dietro e dentro il progetto e si tratta di granil lavoro sembra spartito dallo stesso gruppo di persone? Per quanto riguarda i fan devo dire che è un piacere con- di talenti. Per quel che riguarda la Diaz, io non sono uno L’entusiasmo è alla base di un lavoro come questo. Io mi statare che più che Dandi, sempre di più mi chiamano dei protagonisti, partecipo al film come molti altri attori reputo fortunatissimo ad aver partecipato a questo film, con il mio nome e questo è ogni volta molto emozionante e questa credo sia la natura di questo film, la necessità indipendente e “diverso” da quello che solitamente si e strano. chi vi partecipa e chi l’ha voluto sento fortissimo il doracconta, una favola nera. È stata un’avventura piena di Ricordi il momento in cui hai deciso che fare l’attore vere di non far scordare quello che successe a Genova in difficoltà, ma per me molto stimolante e, ripeto, conten- sarebbe stato il tuo futuro? quei giorni maledetti, pieni di errori da parte di tutti, di tissimo di partecipare, mettermi alla prova imparare e Diciamo che ero bimbo e mi piacevano molto i film, il ci- troppi forse. sbagliare per cercare di crescere sempre. nema, il teatro e le storie. Volevo in qualche modo entrare In questi giorni sei sul set di Il più grande di tutti, Il successo della serie di Romanzo criminale ha per- in quella strana atmosfera fantastica. Crescendo mi sono nuova commedia di Carlo Virzì con Claudia Pandolfi, messo di far conoscere attori di talento e tu sei tra que- appassionato sempre di più e poi… Corrado Fortuna e Marco Cocci. È la storia di una rock sti. Non è mai stato un peso per te interpretare il Dandi Riesci ad avere un giudizio obiettivo su di te? band emergente che dopo il successo getta la spugna. per le polemiche scatenatesi dall’idolatrazione di cri- Sì, ma sono il meno adatto. Sono sempre molto critico nei Come sta andando? minali o per il fatto che molti tuoi fan ti riconoscano miei confronti, per dare un giudizio il più obiettivo possi- Tutto procede bene, c’è grande voglia e sintonia, si lavora soprattutto per quel ruolo? bile deve essere passato un bel po’ di tempo. sodo per cercare di arrivare a un bel risultato e devo dire In verità no. Interpretare il Dandi è stato molto stimolante Vorrei sapere dove collochi la musica nella tua vita e che Carlo ci dà sempre una mano, ci tiene molto e contae per me fondamentale anche per capire fino a che livello se la ritieni un’espressione artistica capace di mescolar- gia tutti con grande entusiasmo e dedizione.

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UNCONVENTIONAL CHIC

SPECIALE

Heineken Jammin’ Festival

24/24:PARIS Speciale

Heineken Jammin’ Festival

Tre giorni: 9, 10 e 11 giugno. Tre headliner: Coldplay, Negramaro e Vasco. E ancora: Cesare Cremonini, Beady Eye, We Are Scientist, Echo & The Bunnymen, Interpol, Fabri Fibra, Verdena e All Time Low. L’Heineken Jammin’ Festival torna a Venezia con il solito cast ricco di nomi importanti. Ecco il nostro speciale, con le interviste, gli approfondimenti e tutto il resto. SEGUI LO SPECIALE HEINEKEN JAMMIN’ FESTIVAL DI ONSTAGEWEB.COM! FOTO, INTERVISTE E VIDEO DEI CONCERTI IN DIRETTA DA VENEZIA

www.lacostelive.com

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SPECIALE

SPECIALE

Heineken Jammin’ Festival

Heineken Jammin’ Festival Death And All His Friends. Quel disco, il quarto degli inglesi, è stato capace di vendere quaranta milioni di copie in tutto il mondo, un risultato straordinario per i tempi che corrono – senza il downloading illegale saremmo qui a parlare di uno degli album più venduti della storia. Ha sfornato sei singoli (Violet Hill, Viva La Vida, Lost!, Lovers In Japan, Life In Technicolor II, Strawberry Swing), restando di fatto nelle programmazioni radiofoniche e televisive per oltre un anno. Ha vinto un Grammy come “Best Rock Album” - a cui vanno aggiunti anche i premi come “Song of the Year” per Viva La Vida e “Best Vocal Pop Performance by a Group” sempre per Viva la Vida. Ma più dei risultati quantitativi è la qualità che conta: un disco bellissimo, che ha segnato per Chris Martin e soci una svolta artistica oltre che in termini di popolarità. Il definitivo salto. Una buona parte del merito va riconosciuto a quel genio di Brian Eno, che ha convinto i Coldplay ad abbandonare le divise da scolari (la gabbia della forma-canzone) per aprirsi a nuove possibilità creative. La struttura strofa/ritornello è diventata così una delle tante a disposizione in fase compositiva, non più l’unica. Questo nuovo approccio che ha reso Viva La Vida Or Death And All His Friends un album molto ricco, un’esplorazione musicale in cui ogni brano è una missione di cui si conosce l’inizio ma non l’approdo. Con la classica ciliegina sulla torta, quella Viva La Vida che è, secondo il gruppo, «la canzone che tutti devono sentire almeno una volta nella vita» (e come dargli torto?). Eppure non stiamo certo parlando di un disco difficile,

9 giugno h 21.00

COLDPLAY h 19.30

CESARE CREMONINI

h 18.00

BEADY EYE

La band di Liam Gallagher, dopo la chiacchieratissima separazione dal fratello Noel e il conseguente scioglimento degli Oasis, torna in Italia a tre mesi di distanza dall’album d’esordio, Different Gear, Still Speeding.

Niente è complesso come confermarsi dopo aver pubblicato un disco considerato all’unanimità un capolavoro. Il grande problema dei Coldplay si chiama Viva La Vida Or Death And All His Friends.

Coldplay

h 17.00

WE ARE SCIENTISTS h 16.00

ECHO & THE BUNNYMEN Sono uno dei nomi storici della new wave inglese, di cui furono dominatori negli anni Ottanta. Tra le loro hit ricordiamo la bellissima The Killing Moon, esaltata dalla voce struggente del leader Ian McCulloch.

Apertura cancelli ore 10.00

DON’T

PANIC! Che fine hanno fatto i Coldplay? Fino a poche settimane fa se lo chiedevano in molti. Una serie di indizi lasciava presagire che Chris Martin e soci si trovassero in difficoltà nella composizione del loro quinto album, il successore di Viva La Vida Or Death And All His Friends. Poi è arrivato un nuovo singolo, Every Teardrop Is A Waterfall. Tutto a posto? Forse. di Gianni Olfeni

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i sono molti momenti critici nella carriera di una band. Tipo affrontare per la prima volta lo studio d’incisione e insieme il mondo discografico. L’impatto del pubblico. Le sanguisughe che popolano l’industria musicale e la vita di tutti i giorni. Le prime critiche. Le tensioni interne, i litigi. Ma niente è complesso come confermarsi dopo aver pubblicato un disco che all’unanimità è stato considerato un capolavoro. La pressione del business e l’attesa del pubblico diventano tali da rischiare di mandare in cortocircuito anche le migliori e più solide macchine musicali. Per non parlare di quanto gli stessi artisti si aspettino dalla propria creatività dopo aver raggiunto certe vette. Un boomerang. Il grande problema dei Coldplay di chiama Viva La Vida Or

per orecchie istruite. Il massimo che una band che si muove in ambito popular possa ottenere. è possibile, anzi probabile, che un simile fardello abbia pesato sul groppone dei Coldplay una volta cominciati i lavori per il nuovo album. Si dice che Chris Martin – scrive quasi tutto lui - sia stato colto dalla “sindrome della perfezione”. Che abbia cioè deciso di lavorare in modo maniacale alla ricerca di composizioni perfette, cercando di superarsi. Lo sanno anche i muri che la perfezione non è cosa umana, ma è comprensibile che l’ego, specialmente di persone che tanto hanno fatto e ottenuto, possa giocare brutti scherzi. Sarebbe davvero un peccato se il seguito di Viva La Vida Or Death And All His Friends fosse stato concepito come una sfida personale piuttosto che semplicemente come un nuovo album dei Coldplay. Certo è che il ritardo che l’album ha accumulato rispetto alle previsioni d’uscita (in tempi non sospetti Guy Berryman e Will Champion avevano annunciato che sarebbe uscito addirittura entro Natale 2010) ha fatto sorgere qualche dubbio. Stai a vedere che gli inglesi sono in difficoltà. Oltretutto dopo la pubblicazione di Christmas Song, che pareva una sorta di rodaggio in vista del disco, non si è più saputo nulla di loro, se non che avrebbero partecipato ai più importanti festival europei dell’estate 2011. Ergo, si pensava, l’album uscirà prima. Non andranno mica in giro a suonare solo il repertorio? In fondo stiamo parlando di una band di poco-più-che-trentenni. è però giusto sottolineare che questa è una storia già vista. Anche ai tempi di X&Y (2005) e Viva La Vida Or Death And All His Friends la data di uscita del nuovo lavoro era stata più volte rimandata, mentre si rincorrevano le voci che volevano i membri del gruppo in conflitto. Rumors regolarmente smentiti dai diretti interessati e soprattutto dal frutto del loro comune lavoro. Finalmente, a fine maggio, il sito ufficiale della band ha cominciato a lanciare messaggi sempre meno criptati riguardo la pubblicazione di un nuovo brano. Prima un messaggio, poi un

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SPECIALE

Heineken Jammin’ Festival video, e finalmente la canzone. Every Tearun marchio di fabbrica dei Coldplay fin dai Every Teardrop Is A Waterfall diventerà una hit. drop Is A Waterfall è il termometro per valutempi di Yellow. Merito di una semplicità disarmante e di quella tare la temperatura corporea dei Coldplay, Detto questo, niente panico, la nuova cansensazione liberatoria che nessuno come gli inglesi oltre che il primo singolo del loro quinto zone di Chris Martin e soci diventerà una riesce a donare alle proprie canzoni. disco. Com’è il pezzo? I tempi di stampa hit. Un po’ perché daje e ridaje il pezzo entra del magazine che state leggendo non hanno in testa - merito di una semplicità disarmanconcesso al sottoscritto di metabolizzarlo, ma le sensazio- tanto italo-disco anni Novanta), mentre tutto il pezzo gira te e di quella sensazione liberatoria che nessuno come ni (con un paio di giorni di ascolto in loop del brano) non su uno stesso accostamento di accordi, proprio come «la gli inglesi riesce a donare alle proprie canzoni - un po’ sono buone. canzone che tutti devono sentire almeno una volta nella perché grandi hit-maker all’orizzonte non se ne vedono. La prima impressione è che Every Teardrop Is A Water- vita». Anche questo nuovo brano è una cantilena, spe- E allora ben venga un pezzo come Every Teardrop Is A Wafall cerchi disperatamente di assomigliare a Viva La Vida. I cialità della casa, che però sembra molto meno melodica terfall, prossima numero uno in tutte le classifiche, per lo punti in comune sono molti, innanzitutto la struttura del rispetto alla sorella maggiore. Quanto alle differenze, bè, meno qui da noi. In attesa di capire, con l’album intero, brano. La ritmica è imposta da un riff, che allora era un Every Teardrop Is A Waterfall manca di un ritornello, di sei i Coldplay sono riusciti a districarsi dalla tela che loro arrangiamento di archi e oggi di sintetizzatori (che fanno quelli da cantare a squarciagola per tutta l’estate (e oltre), stessi hanno tessuto.

Cesare Cremonini

La nuova battaglia

di Cesare

Senza strilli di tromba e con la calma che è virtù dei forti, Cesare Cremonini sta vincendo tutte le battaglie della sua personale “guerra”. Adesso è giunto il momento di vincere quella più importante. di Daniele Salomone - foto di Francesco Prandoni

N

el 2010 hai tagliato il traguardo dei dieci anni di carriera. Qual è il bilancio? Artisticamente parlando mi sono successe due cose straordinarie. Innanzitutto uscire con un disco che avevo scritto a 17 anni e avere tutto il successo che ho avuto insieme ai Lunapop. È stato qualcosa di speciale, direi molto raro. E poi, terminata quell’avventura, sono riuscito a portare le mie canzoni e la mia musica in un progetto altrettanto speciale, con cui credo di aver raggiunto una grande considerazione sia da parte della critica che del pubblico. Sono fortunato, è una storia molto bella da raccontare. Credi che la carriera da solista ti abbia agevolato? La fine dei Lunapop è stata traumatica. Un passaggio complicato a livello umano e stimolante da un punto di vista artistico. Penso che il distacco mi abbia costretto a maturare più in fretta di quanto avrei fatto altrimenti. Spesso sono proprio i traumi che fanno crescere, a patto che ci siano una testa, un cuore e un’anima in grado di metabolizzarli. Io mi sono messo a lavorare come un matto per migliorare e credo di esserci riuscito. Adesso voglio affrontare la sfida che mi manca, ossia il live. Ho un seguito importante dal vivo, ma voglio fare di più. In effetti hai già avuto occasione di dimostrare che sul palco ci sai stare. Come pensi di aumentare la tua

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credibilità come performer? Credo che non mi manchi la ricchezza musicale per diventare un artista che funziona molto bene dal vivo. Ma so che devo conquistarmi la stima del pubblico con i fatti, con il sudore. Non sono così presuntuoso da pensare che bastino i proclami per attirare più gente ai miei concerti. Il live è qualcosa che si vive sulla pelle, il pubblico devi guardarlo in faccia. Però mi sento di lanciare un invito a chi non mi ha mai visto dal vivo. Venite a scoprirmi, perché credo di poter offrire uno spettacolo interessante, pieno di energia. La tua avventura live di quest’estate parte con l’Heineken. Niente male come debutto. Gli organizzatori mi hanno dato grande fiducia e sono entusiasta. Per me è come la prima partita di Champions League e credo che per arrivare in Champions bisogna essersi piazzati bene l’anno prima. Restando nella metafora calcistica, Mondo e Hello! (inediti della raccolta uscita nel 2010, nda) sono stati rinforzi importanti, canzoni che si vanno ad aggiungere a una rosa molto ampia, che negli ultimi due anni è diventata degna di grandi traguardi. Ho pubblicato 24 singoli in 10 anni, non sono pochi. A proposito di canzoni, cambierai qualcosa tra l’Heineken e il resto del tour? Nella mia carriera non sono mai rimasto ancorato a un uni-

co genere musicale e questo mi consente di avere un repertorio eterogeneo, che si può adattare a contesti diversi. A Venezia posso permettermi una scaletta che funzioni in un evento rock, mentre in altre situazioni, come il Festival di Mantova, suonerò in modalità diciamo più intima, con brani cantautorali, legati al pianoforte. Altre volte farò un mix. Ho la possibilità di allestire due o tre spettacoli diversi e questa è una grande fortuna. Insomma sei un jolly che un allenatore può schierare in qualunque ruolo. Più che altro mi sento io l’allenatore di una rosa ampia che mi permette di cambiare tattica molte volte durante una stagione o anche nella stessa partita. Cesare, che rapporto hai con il palco? È la dimensione che più mi appartiene e uno dei pochi luoghi in cui mi sento davvero a mio agio. A essere sinceri è difficile convivere con questa sensazione, perché poi la vita di tutti i giorni è più difficile e io non mi sento assolutamente un supereroe, piuttosto assomiglio a Paperino. Ma come lui può diventare Paperinik, anche io posso trasformarmi. E accade on stage, dove trovo un coraggio e una capacità che nella vita di tutti i giorni davvero non ho. Insomma, sono totalmente dipendente dal palco: quando scendo non vedo l’ora di risalirci.


SPECIALE

SPECIALE

Heineken Jammin’ Festival

Heineken Jammin’ Festival

Negramaro

10 giugno h 21.00

NEGRAMARO h 18.00

FABRI FIBRA Nel nostro paese e in campo rap e hip hop, Fibra non ha rivali e lo dimostra anche quando coinvolge il pubblico con i suoi pezzi. Tutti a Venezia tranne te?

I biglietti del tour dei Negramaro sono in vendita presso i negozi Fnac!

IO SONO PERCHé NOI SIAMO Dopo aver posticipato il tour già sold out, la band salentina riprende il viaggio partendo dall’Heineken Jammin’ Festival. Abbiamo chiacchierato con Giuliano Sangiorgi che, con il calore di sempre, ci ha parlato dell’operazione alle corde vocali e di quel sogno iniziato in una cantina... Che ancora continua. di Marcello Marabotti

INTERPOL

h 17.00

VERDENA La migliore rock band italiana? Poco ma sicuro (aggiungiamo i Ministri e chiudiamo la questione), ed è un piacere poterseli rivedere dal vivo mentre suonano il loro capolavoro, il recente doppio cd Wow.

SEAT & NEGRAMARO: Binomio vincente

ELBOW Apertura cancelli ore 10.00

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canto diciamo a “livello lirico”, infatti sono stato colpito dove vengono colpiti molti cantanti lirici. Questo piccolo problema - che non era grave - è stato risolto. È stato brutto dover spostare un tour quasi sold out praticamente in tutta Italia già da mesi prima. Tre date al Forum d’Assago, tre date al Palalottomatica Roma, e tutte le altre date piene: è stato un trauma incredibile. Per questo ho voluto muovermi nella maniera più sincera possibile, non usando comunicati stampa ma scrivendo una lettera attraverso il fan club, attraverso Facebook, insomma, ovunque si potesse comunicare a livello personale quello che stava succedendo. E il ritorno dei fan è stato incredibile. Ora tornate all’Heineken dopo le esibizioni del 2005 e del 2006, da headliner: quali aspettative avete? Anche le altre volte è stato stupendo: suonare prima degli Oasis e di Morrissey è un’esperienza fantastica. Certo, come headliner è un’altra cosa, ti accosti ai Coldplay e a Vasco Rossi. Questo non fa altro che confermare la nostra

« C’è un abuso della parola ‘libertà’ in tutte le salse politiche, viene proposta come ideale, ma se la libertà deve essere ‘commerciale’ a discapito di tutti, di altri individui, non è più libertà »

h 19.30

h 16.00

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iao Giuliano. Prima di tutto, come stai? Sto benissimo, meglio di prima direi. Ho già iniziato a cantare, facendo anche una sorpresa al concerto di Elisa. Mi sto riprendendo alla grande, sto andando anche piano rispetto a quello che posso fare, cammino con cautela, ma a livello medico e psicologicamente sono già pronto. Non vedo l’ora. Era febbraio quando con una lettera ai fan hai comunicato l’imprevisto dell’operazione e lo spostamento del tour. Quanto è stato difficile prendere questa decisione? L’intervento è un’operazione di routine, tantissimi si operano per questo problema. La mia carriera è iniziata vent’anni fa, è normale che nel tempo vengano problemi di logorio: lesioni da contatto, da usura, sono 20 anni che

Due domande a Stefano Sordelli, marketing manager di SEAT, partner dei Negramaro per il prossimo tour.

hanno un unico modello di riferimento. E credo pertanto la nostra collaborazione su questo punto sia stata più che un successo.

Per quale motivo avete scelto di unirvi ai Negramaro? I Negramaro sono uno dei gruppi di maggior successo, nello scenario musicale italiano nonché una delle pop-rock band più interessanti degli ultimi dieci anni. E tutto questo con una rapidità incredibile. Il fatto che questa band passi da canzoni melodiche a brani rock, dall’amore al quotidiano, fa appassionare fan di diverso tipo ed età. Su questo punto, la trasversalità del target, vedo SEAT e la band di Sangiorgi molto simili: entrambi non

Cos’hanno in comune il brand Seat e la musica pop rock? Ho sempre considerato il pop rock come una musica energica e grintosa che racchiude in sè uno spirito giovane e impavido. Ma attenzione, stiamo parlando di spirito giovane, non reale età anagrafica. E in SEAT vedo gli stessi valori: la dinamicità di un brand che è passato dall’essere visto come esclusivamente giovane e sportivo alla realtà attuale dove SEAT è molto di più di tutto ciò. È rock and roll, a mio modo di vedere.

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gioia di vedere come da quella piccola cantina si possa sognare sempre più forte. Non si arriva mai, da nessuna parte: si passa, è un passaggio importante. All’Heineken è un passaggio di anteprima in realtà, perché siamo già pronti per il tour di ottobre: facciamo di questo evento un momento importante sia a livello emotivo sia per sperimentare alcune cose nuove che abbiamo in mente. Che tipo di set state preparando? Sicuramente ci saranno brani nuovi, ma sarà una cosa un po’ insolita, perché festeggiamo a giugno 10 anni di attività insieme, del nostro sogno, proprio nell’evento che sarà l’Heineken potremmo portare un’idea di quello che è stata la nostra storia passando per il nuovo disco: sarà anche un test per il nuovo un set up da festival, perché abbiamo uno staff nuovo, tra i videomaker e le luci sarà uno staff inglese, che ha lavorato con Beck, Björk. Che differenza ci sarà tra Heineken e il Casa 69 tour? L’Heineken sarà più una festa, un ritorno che attraverserà tutti i momenti della nostra storia musicale, un evento festa. Il tour, invece, avrà un lato antologico, riprenderemo canzoni del passato mescolandole al repertorio di Casa 69. All’Heineken proporremo tutto il lavoro che abbiamo preparato fino ad oggi, in anteprima. Sarà un set up da festival porteremo quello che è giusto portare in un festival. Il Casa 69 Tour sarà uno spettacolo molto più rock e snello. Casa 69 è un album consapevole, dopo il concetto di tempo e spazio, in questo disco vi siete concentrati sull’Io. Nel brano title track, dici «Sono anni di merda» e in un’intervista alle Iene hai detto che per certi aspetti quest’Italia ti fa schifo. Quali sono questi aspetti? E come si muove l’io in questi anni di merda? Penso che in tutti questi anni di merda ci sia anche una ginestra, c’è sempre una cosa positiva: c’è chi vincerà questo temporale e saremo noi, noi persone, noi italiani. Io credo nel lato umano del popolo italiano. Gli aspetti che mi fanno schifo ai quali mi riferisco, è che in primis le piazze stanno un po’ morendo, i centri, i centri storici pazzeschi. La bellezza della vita italiana, Roma su tutte, credo sia stata un esempio per tutte le altre società, per tutto il mondo. Si sta perdendo la vita in mezzo alla strada, alla gente. Questo contatto diretto è importantissimo. Mentre anni di merda, si riferisce ai periodi che ognuno può vivere nella

ONSTAGE EQUIPAGGIAMENTI IN OMAGGIO

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SPECIALE

Heineken Jammin’ Festival sua vita. Non penso sia tanto difficile capire sare che non è possibile, oggi è tutto ‘io’, da « L’Heineken è un passaggio di anteprima in realtà, che ora l’uomo politico si stia facendo i cazsolo, a casa, devi avere tutto a disposizione. perché siamo già pronti per il tour di ottobre: zi suoi, che stia pensando veramente poco. Ti vogliono far credere di non aver bisogno facciamo di questo evento un momento importante sia dell’altro. C’è un abuso della parola ‘libertà’ in tutte le a livello emotivo sia per sperimentare alcune novità » salse politiche, viene proposta come ideale, Anche a livello musicale è un album che ma se la libertà deve essere ‘commerciale’ a vira rispetto alle sonorità de La finestra: da discapito di tutti, di altri individui, non è più libertà. Se- culturale. È questo il messaggio che volete portare? dove arriva questa esigenza artistica? condo me il popolo italiano, tutti noi, dovremmo essere Casa 69 è il disco della libertà sociale. ‘Io’ non esiste senza Credo che la crescita sia ovvia finché ti confronti, parli, rieducati alla libertà sociale. Parlare di libertà, difendere la di ‘noi’: stare insieme, condividere, non a caso abbiamo suoni, crei e condividi con le altre persone, perché è natulibertà mi intimorisce, perché se c’è bisogno di sostenerla scelto il nome Casa 69, abbiamo voluto partire da un luo- rale crescere. Quasi non ci dovremmo stupire di una crevuol dire che non ce n’è. go che è una casa. Dal nostro piccolo esempio dove tut- scita in un contesto come questo. Se, invece, ci si chiude da All’interno dell’album è forte il concetto della forza ti noi viviamo. In un contesto così familiare con persone soli in una stanza, c’è una decrescita incredibile. La vera del gruppo rispetto al singolo, soprattutto come crescita che di familiare non hanno niente. Ora ti portano a pen- forza è il ‘noi’, non l’io.

Interpol

Non siamo

dark!

Li avevamo lasciati alle prese con il nuovo tour, che seguiva il quarto album e che segnava l’uscita di scena del bassista Carlos D.Stanno per fare il loro ennesimo passaggio dalle nostre parti. di Stefano Gilardino

P

er Daniel Kessler il nostro paese è un po’ una se- bene come sia difficile trovare un elemento di un gruppo perché non dovremmo esserlo? Siamo etichettati come un conda casa ormai, anche grazie alla sua fidanzata che sia adatto sotto ogni punto di vista. Quando sei in tour gruppo malinconico, ma se penso a me stesso da ragazzino italiana, da cui trascorre parte del proprio tempo passi praticamente 24 ore nello stesso spazio, che sia il tour mi immagino mentre cammino per strada con il walkman quando non è in tour o nella sua casa di New York. Lo in- bus, l’hotel o il palco». e le cuffie nelle orecchie e i Bad Brains a tutto volume. Non contriamo nel giardino di un centrale hotel milanese, in una Dopo aver intervistato Paul Banks in passato, chitarrista sono proprio una band triste, vero?». Eh no, proprio il congiornata particolarmente calda: nonostante la temperatu- e cantante del gruppo, anche Daniel conferma di essere un trario verrebbe da pensare. ra, però, Daniel è elegantissimo come sempre e A parte gli eccessi del tour, però, gli Interpol si presta più che volentieri a fare quattro chiacnon sono certamente la classica rock band da « Ci piace divertirci e spassarcela, non siamo chiere sulla sua band, a partire della defezione magazine scandalistico. «No, e nemmeno ne i Mötley Crüe, ma nemmeno dei musoni » di David Pajo, colui che aveva sostituito Carlos sentiamo l’esigenza. Non scrivo musica perché al basso nelle date live. «È stato un peccato, ma sapevamo personaggio brillante e che rispecchia poco la leggenda suono in una rock band e ho un contratto, ma lo faccio che sarebbe andata a finire così, David è un musicista con che vuole gli Interpol come schivi e sprovvisti di humour. perché è un’esigenza personale, il modo di esprimere me moltissimi impegni e una famiglia da cui non vuole stare «Sai, sono cazzate che si inventa la stampa quando sente stesso. Lo farò anche se nessuno avrà più voglia di sentirmi, troppo lontano. Quindi dopo il tour promozionale del no- la necessità di etichettare a tutti i costi una band. L’arte e ma sinceramente spero che non accada mai, è certamente stro ultimo album, le nostre strade si sono divise e noi ab- la vita non sempre coincidono, anzi, nel nostro caso sono appagante avere a che fare con ragazzi che amano le tue biamo preferito chiamare un altro bassista, Brad Truax. È un spesso ben distinte. Ci piace divertirci e spassarcela, certa- canzoni e comprano i dischi». I fans del quartetto newyormio vecchio amico, un musicista fantastico tra le altre cose, mente non siamo i Mötley Crüe, ma nemmeno dei musoni chese potranno nuovamente vedere gli Interpol in azione che ha prestato il suo talento a band come Gang Gang Dan- a cui non piace scherzare e beneficiare della vita che fac- all’Heineken Jammin’ Festival. «Siamo molto contenti di ce, Animal Collective e Home. Diciamo che a New York è un ciamo. In tour ci divertiamo come matti e chi ci segue può partecipare a un grosso festival come quello, speriamo ci sia nome piuttosto conosciuto nella scena locale e ci è capitato confermarlo senza tema di smentite; ovviamente, se si trat- parecchia gente. Di solito è un buon modo per conquistare spesso di dividere il palco con lui, quindi ci è parsa come la ta di discutere della nostra musica preferiamo un approccio nuovi ammiratori, specialmente se il cartellone è variegato scelta più logica. Anche a livello umano è perfetto e capisci più serio, ma si tratta di spiegare e giustificare la nostra arte, come in questo caso. Mi raccomando, venite a vederci!».

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SPECIALE

SPECIALE

Heineken Jammin’ Festival

Heineken Jammin’ Festival

Vasco Rossi

11 giugno

IN EQUILIBRIO

I biglietti del tour di Vasco Rossi sono in vendita presso i negozi Fnac!

SOPRA LA

FOLLIA

h 21.00

VASCO ROSSI h 19.30

ALL TIME LOW L’ondata emo americana non smette di regalare nuove band di successo e gli All Time Low non fanno eccezione. Suono fresco, giovane e accattivante, perfetto per precedere il grande vecchio Vasco…

part 1

Dopo gli annunciati record di Vivere o niente, 300.000 copie vendute in sei settimane, Vasco è pronto a imbarcarsi per una nuova avventura live. E proprio mentre si stava preparando ai concerti di Live Kom 011, siamo andati a trovarlo a Pieve di Cento. Lì abbiamo incontrato un «gran professionista» sempre in bilico tra istinto e ragione. Ecco la prima parte della lunga intervista realizzata con il Blasco (la seconda sul numero di luglio). di Daniele Salomone - Foto di Gianluca Simoni per Chiaroscuro (BO)

S h 18.00

PRETTY RECKLESS Alternative rock band americana, di New York per l’esattezza, i Pretty Reckless sono guidati dall’affascinante vocalist Taylor Momsen, più conosciuta per le sue doti di attrice nel telefilm Gossip Girl.

Apertura cancelli ore 10.00

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ono dieci anni che Vasco viene qui. Nella campagna a nord- lo show, con l’attore principale che si prenda una pausa assentandosi ovest di Bologna, in questo enorme albergo che sembra una per qualche minuto dietro le quinte. cattedrale nel deserto, tanto sorprende la sua prepotenza «Ecco Vasco Rossi in tutto il suo splendore» mi dice Tania indicansull’architettura discreta della zona. è il posto che non dolo. In realtà, penso, ecco Vasco Rossi in tutta la sua tensione. Gli alt’aspetti, ma forse è proprio per questo che lui e la sua combriccola di lungo la mano e lui ricambia gentile ma distratto. Aspetta seduto, sta musicisti, collaboratori e amici continuano a tornarci per preparare gli cercando la concentrazione nonostante il tipico sguardo stralunato lo spettacoli dal vivo. «La prima volta che l’ho portato qui – mi confida faccia sembrare uno capitato lì per caso. è immobile ma chiaramente divertito Floriano Fini, manager e amico d’infanzia del rocker – non impaziente, in bilico tra l’emotività e il rigore, lo stomaco e la testa. era esattamente convinto che fosse il posto giusto. Aveva un muro Silenzioso – non dice una parola per cinque minuti buoni - accanto a davanti alla finestra della stanGuido Elmi, suo produttore artiza e questa cosa non gli andava stico, che è invece il ritratto della « Sarebbe facile affidarsi alle cose vecchie a genio». L’albergo non è partie sicure. Invece vogliamo scommettere sulle tranquillità. L’atmosfera è seria, colarmente lussuoso a dispetto per il cazzeggio c’è tempo. nuove canzoni e sorprendere il pubblico. dell’imponenza con cui si presenPoi Vasco cambia espressione. La scaletta è molto strana, credo che ta, ma è comodo da raggiungere Sono solo le prove, ma quando nessuno se l’aspetti » per chi vive a Bologna e nascosto fa il suo ingresso nello stanzone il giusto dall’assalto dei fan (tanti per riprendersi il microfono, ecco sanno esattamente dove si trovi e va bene così a tutti). «Poi lui è uno l’animale da palcoscenico, il trascinatore, il Messia del rock italiano di che si affeziona ai posti» aggiunge Fini. Insomma è il posto ideale per cui la gente è pazza. Poco importa che il pubblico stavolta sia compoprepararsi a una nuova avventura live, un ritiro tranquillo in cui il sto da una decina di persone in tutto. La band attacca Alibi, un blues Komandante può ricompattare le truppe e ritrovare quell’equilibrio psichedelico del 1980 ripescato dopo tanto tempo, che apre la seconda tra passione e disciplina da cui ogni volta scocca la scintilla. parte dello show preparato per Live Kom 011.

TESTA O STOMACO?

IL CONCERTO CHE NON T’ASPETTI

Attraversiamo una serie di corridoi prima di arrivare nell’area delle prove. L’accesso non è particolarmente blindato e il personale dell’hotel sembra abituato ad accogliere Sua Maestà e tutta la Corte al seguito - qualcuno tradisce una certa emozione facendosi fotografare con Tania Sachs, l’ufficio stampa di Vasco che è una celebrità per gli addetti ai lavori ma si penserebbe sconosciuta (errore) tra i fan. La band al gran completo – se no che prove sarebbero – sta eseguendo un pezzo strumentale dentro uno stanzone, mentre nello spazio antecedente Vasco attende di rientrare. è il giorno in cui per la prima volta si suona la scaletta per intero e arrivo nel momento che taglia in due

«La scaletta dello spettacolo è stata costruita intorno a Vivere o niente. Tutte le volte che facciamo un tour dopo che è uscito un disco consideriamo un dovere artistico il fatto di suonare gran parte del nuovo album dal vivo. è una cosa importante da dire perché per noi è sempre stato così». Prima di concedersi al sottoscritto, Vasco si è preso un po’ di tempo per riposarsi. Quando ci sediamo sui divani della sala ristorante è estremamente rilassato e ha voglia di parlare dell’imminente tour. «Sarebbe troppo facile affidarsi alle cose vecchie e sicure. Invece vogliamo scommettere sulle nuove canzoni e soprattutto sorprendere il pubblico. La scaletta è molto strana, credo che nessuno se la imma-

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Heineken Jammin’ Festival gini. L’ho scritto anche su Facebook: “Sarà un concerto che sempre al top. «Non mi sento presuntuoso se affermo che siamo scapigliati la gente pensa che ci sconvolgiamo e banon vi aspettate”. Ci saranno naturalmente delle canzoni sono un gran professionista. Ci sono trent’anni di carriera sta, ma non è vero. Qui ci sono persone che lavorano tanto del repertorio ma non quelle che la gente pensa. Dopo tut- a dimostrarlo. Non si può pensare che dietro una storia di e che pensano con estrema lucidità. E che si sconvolgono ti questi anni ci piace ancora stupire». questo tipo non ci siano serietà e impegno. All’inizio si co- anche, ma quando possono e hanno tempo di farlo». MenIn effetti sorprende riascoltare dal vivo un brano come mincia un po’ per gioco, per scherzo, poi però se non fai le tre ridiamo penso che c’è una famosa leggenda che vuole La fine del millennio (uscito solo come singolo nel dicem- cose bene il giochino finisce subito». è un brutto vizio sot- Vasco strafatto durante i concerti. Come tutte le leggende, bre 1999) e non trovare Sally tra i brani in scaletta. Per tovalutare l’importanza del professionismo. «Gli italiani ha poco di vero e molto d’inventato. «Quando salgo sul non parlare dell’apertura, con Sei pazza di me a occupa- pensano di poter fare tutto arrangiandosi. Invece ci vuole palco sono lucidissimo. è dal 1989 che non bevo neanche re lo spazio che in molti avrebbero voluto per un goccio di vino prima di un concerto. Voglio Lo show, forse il pezzo più adatto ad aprire un « Solo perché siamo scapigliati la gente pensa che essere lucido perché lo spettacolo viene meglio e concerto tra le centinaia che Vasco ha inciso. io mi diverto di più» E dopo la fine del concerto? ci sconvolgiamo e basta, ma non è vero. Qui ci «Quella canzone è perfetta per iniziare un live, «Beh, dopo no comment». sono persone che lavorano tanto e che pensano ma l’abbiamo già usata (Rewind Tour, nda) e con lucidità. E che si sconvolgono anche » PRESENTE VS PASSATO comunque è l’apertura giusta per uno spetI brani del repertorio selezionati per la setlitacolo celebrativo, quando non c’è un disco fuori da poco. Non sarebbe artisticamente serio e noi impegno per fare bene un mestiere. Guarda i tedeschi o gli st di Live Kom 011 - Guido Elmi ha curato la scaletta con siamo seri anche se sembriamo una banda di scalmana- americani: quando fanno una cosa danno il massimo. Non grande attenzione - sono stati scelti perché esaltassero ti. Cioè, siamo scalmanati ma siamo anche molto seri». la fanno tanto per fare. Se uno guida un taxi lo fa meglio quelli nuovi (ben nove, sui tredici complessivi di Vivere che può, idem se è un poliziotto». Che poi sbattersi mica è o niente). Addirittura sono state individuate le canzoni in PROFESSIONISTI SCAPIGLIATI grado di creare un ponte tra presente e passato, come se noioso. «No anzi, rende tutto più bello». Proprio la serietà è uno dei temi che più stanno a cuore al Passa da una battuta a un discorso serio senza darti il Vasco volesse dialogare con il se stesso di qualche anno fa. Blasco, troppo spesso oggetto di attenzioni più come per- tempo di accorgertene. Non c’è preavviso. Vasco si muo- «Tanto per fare un esempio – racconta - abbiamo scelto di sonaggio che come musicista (ah, ‘sti media). Mentre lui e ve sempre al limite, come un attaccante sul filo del fuori- recuperare Portatemi Dio perché è il naturale presupposto i suoi collaboratori sono prima di tutto dei professionisti, gioco. Un attimo è appena oltre la linea, l’attimo dopo è di una canzone come Manifesto futurista della nuova umache si sobbarcano enormi quantità di lavoro per restare rientrato. Il difensore fatica a stargli dietro. «Solo perché nità, che in qualche modo rappresenta la chiusura di un

SUA ALTEZZAIL PALCO

V

ertiginoso. Con un’estensione verticale di 52 metri e 30 centimetri – praticamente un palazzo di quasi venti piani - il palco del Live Kom 011 è la struttura più alta mai utilizzata dal Blasco, al punto che non è stato facile trovare impianti in grado di ospitarla (San Siro, l’Olimpico di Roma, il San Filippo di Messina, oltre allo Stadio del Conero di Ancona per la data zero, ma verranno aggiunte altre location per i concerti di settembre). Opera di Giòforma – studio milanese da oltre dieci anni al fianco di Vasco – il palco ha una base triangolare, novità assoluta, e ricorda il gigantesco “The Claw” che gli U2 hanno utilizzato per il recente 360° Tour, solo che in questo caso il pubblico sta solo davanti (e meno male). La struttura in ferro è al servizio della scenografia. L’immaginario è industrial, con i cavi, le travi e tutti gli altri elementi d’acciaio a vista, comprese le gru metalliche che dall’alto spostano su e giù alcuni elementi coreografici (tra cui due Ford Taunus, la macchina della copertina di Vivere o niente). Il tutto naturalmente ricoperto di schermi LED, che qui hanno la particolarità di essere semitrasparenti, con l’obiettivo di creare particolari effetti tra i contributi video e l’ambiente circostante. Va sottolineato che gli schermi si sposteranno verticalmente (e come se no?) modificando ogni volta i connotati della struttura, il cui peso complessivo, in termini di pressione al suolo, è di 160 tonnellate. Oltre all’imponenza, che non è una novità, è proprio lo slancio verticale a colpire. Il palco del Live Kom 011 gioca

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con il concetto di equilibrio, sposando meravigliosamente bene l’attuale condizione artistica di Vasco. è significativo che lo spettacolo preveda l’esibizione di un funambolo, che attraverserà il palco camminando su una corda sospesa nel

vuoto. A partire da San Siro però, perché all’Heineken Jammin’ Festival manca la struttura a cui appoggiarsi. E poi a Venezia Vasco è l’ospite d’onore, non il padrone di casa. Per le vertigini, appuntamento a Milano. D.S.


SPECIALE

Heineken Jammin’ Festival

certo discorso». Nel 1983 il Blasco chiedeva d’incontrare flusso di parole che mi vengono dall’inconscio. Penso a sempre stupito perchè mi piacciono tutte tantissimo. Devo Dio per parlargli di “una vita che ho vissuto e che non una sensazione, a una condizione, tengo fissa nella mente dire che Vasco Rossi artisticamente non fa una piega, i proho capito”. Quel brano, per quanto aggressivo nei con- un’immagine che voglio descrivere ma non ci ragiono più blemi di Vasco Rossi sono altri». fronti dei dogmi della religione, lasciava una porticina di tanto. Ogni tanto tiro fuori delle sciocchezze, le cancello aperta. Oggi quella porta è definitivamente chiusa, “Ti e vado avanti». è capitato anche per le canzoni di ViveIl problema di Vasco è restare in equilibrio. Tutta la sua prego perdonami se non ho più la fede in te”, carriera, la sua stessa vita, è un dialogo tra opcanta Vasco nel secondo singolo estratto da Viposti che si attraggono, e lo tirano per la giacca. « Quando scrivo un brano parto dalla prima vere o niente con il solito, riuscito mix tra cinismo frase, dalla prima cosa che mi viene, ma non so Fragilità e consapevolezza, illusione e disillusioe ironia. ne, ragione e istinto. E’ difficile ma fondamentamai a che punto arriverò. è un flusso di parole In scaletta ci sono altri brani che si guardano le fare in modo che tutto si risolva senza troppa che mi vengono dall’inconscio » con occhi fraterni. Ad esempio Giocala e Prendi la tensione, perché «è molto importante che non strada: parlano entrambe di autodeterminazione, s’interrompa quel flusso di emozione che solitama qui la posizione di Vasco non è cambiata, nonostante i re o niente, che a livello lirico non ha nulla da invidiare mente nella cose di Vasco Rossi non manca mai». ventinove anni che passano tra le due canzoni: dobbiamo alle migliori produzioni di Vasco. «Dopo tutto questo temCome un funambolo, il Blasco continua a camminare correre lungo la strada che porta più lontano, magari ver- po è un miracolo. Non mi aspettavo ci fosse ancora tanta in bilico allungando i passi sulla fune. Sbilanciandosi da so la Luna, fottendocene di tutto e tutti perché ognuno di creatività». una parte cadrebbe, annientandosi, e dall’altra pure. E’ un è un miracolo pure che queste nuove canzoni s’intrecci- mestiere pericoloso ma lui sta bene lì sopra, con la gente noi è padrone del proprio destino. no con tanta facilità alle vecchie. «I miei brani hanno sem- che lo guarda con il naso all’insù e il fiato sospeso, parteNON FA UNA PIEGA pre lo stesso stile, vengono fuori dallo stomaco. è per que- cipe come se nei suoi passi vedesse i propri. Solo su quella Sembra che lo faccia apposta. Ma non c’è nulla di pianifica- sto che stanno bene insieme a prescindere da quando le ho corda, sospeso nel vuoto, Vasco trova il compromesso di to nei messaggi che Vasco lancia attraverso i testi delle sue scritte». Mi chiedo (gli chiedo) se in tutti questi anni è mai cui ha bisogno. Passione e disciplina in perfetto pareggio. canzoni. Anzi, non c’è proprio nulla di pianificato quan- capitato che un brano inizialmente pensato per la scaletta Passione per affrontare un mestiere che è una sfida contro do viene fuori un pezzo, se non il pezzo stesso. «Quando si rivelasse poi inadeguato. «Solitamente quando decido se stessi prima di tutto, disciplina per andare avanti senza scrivo un brano parto dalla prima frase, dalla prima cosa di ascoltare le canzoni vecchie ho un attimo di esitazio- cadere. Non è facile, ma è lassù che Vasco resta in equili(L’intervista continua sul numero di luglio) che mi viene, ma non so mai a che punto arriverò. è un ne, penso “chissà che sensazioni mi darà”. Ma rimango brio sopra la follia.

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SPECIALE Rock In IdRho

IL TALENTO, IL ROCK, IL SOUND INCONFONDIBILE DEI

SPECIALE T H E

E S S E N T I A L

ROCK IN42

C O L L E C T I O N

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SPECIALE

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Rock In IdRho

Rock In IdRho

Foo Fighters

Il talento di Mr. Grohl

Sono passati davvero troppi anni da quando il quintetto guidato da Dave Grohl è passato dall’Italia a suonare. Finalmente i Foo Fighters tornano dalle nostre parti come headliner del Rock In IdRho, in tempo per presentare il nuovo lavoro, Wasting Light. di Stefano Gilardino

GARAGEBAND. è probabile che nel vostro garage ci siano attrezzi e un auto. In quello di Dave Grohl, invece, trova spazio un modernissimo studio di registrazione in cui i Foo Fighters hanno registrato la loro ultima fatica discografica assieme al produttore Butch Vig.

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acile provare invidia per un tipo come Dave, uno di quei casi in cui pare la natura si sia accanita particolarmente, consegnandogli una lunga serie di talenti che lo hanno reso una delle rockstar più rispettate e simpatiche del panorama mondiale. E tutto, all’apparenza, con una semplicità disarmante, come se il suo percorso fosse comandato da forze superiori. Invece Grohl è, per pa-

rafrasare James Brown, “the hardest working man in show business”, uno che non conosce la parola riposo e che quasi mai rifiuta di prestare ugola, chitarra o, soprattutto, batteria ad amici e colleghi musicisti. E se la parabola dei Foo Fighters (e certamente pure quella dei Nirvana) è un argomento di cui si conosce tutto o quasi, vediamo in quali altre decine di situazioni si è andato a cacciare il talento di Mr. Grohl nel corso degli anni,

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a cominciare da quando, appena ragazzino percuoteva le pelli per un gruppo sconosciuto di Washington D.C. chiamato Dain Bramage…

AMERICAN HARDCORE Quando il giovane Dave si innamora di punk e hardcore è ancora un ragazzino di 15 anni che fatica persino a entrare nei locali per vedere le sue band preferite


SPECIALE Rock In IdRho

suonare. È quindi costretto a mentire, nel 1986, quando effettua un provino per diventare batterista di una delle band leggendarie della scena locale, gli Scream. Il gruppo lo crede un ventenne (in realtà sono solo 17) e lo assolda all’istante riconoscendo in lui un talento selvaggio che aspetta solo l’occasione buona per uscire allo scoperto. L’hardcore sarà la prima palestra per Dave e resterà nel suo cuore per sempre, risultando fondamentale anche per la sua crescita personale e non solo per quella squisitamente musicale. Dopo averlo incontrato casualmente, qualche anno fa, nella hall di un albergo a Copenaghen,

giovanissimi outsider chiamati Nirvana, che hanno appena cambiato batterista. Fuori Chad Channing, all’opera sull’esordio Bleach, e dentro un cavallo di razza chiamato Dave Grohl. Il trio si chiude in studio con Butch Vig e incide Nevermind. Il resto, come si dice, è storia…

IL SEGRETO DEL MIO SUCCESSO E che storia! Quella di un terzetto di perdenti punk che conquista il mondo in virtù del talento compositivo di Kurt Cobain e del solito allineamento di pianeti che non guasta mai. L’altra faccia della medaglia si chiama dro-

come This Is A Call e Big Me a trascinare il resto. A quel punto la necessità di avere dei veri musicisti è piuttosto ovvia e i Foo Fighters diventano un gruppo a tutti gli effetti, con l’entrata in scena di Pat Smear, Nate Mendel e William Goldsmith, i quali danno vita alla prima incarnazione e a una parabola discografica che, ancora oggi, non sembra aver raggiunto il proprio apice o addirittura una conclusione. Con milioni di dischi venduti e parecchi brani consegnati alla storia, il marchio Foo Fighters è uno dei più appetibili al mondo ed è anche per questo motivo che il suo detentore, Dave Grohl, può dedicarsi con costanza

Grohl mi abborda chiedendomi lumi sulla mia e passione a fare ciò che gli riesce meglio: suoIl meglio, però, arriva quando Dave entra maglietta dei Void, uno sconosciuto gruppo di nare, anche e soprattutto con colleghi musicisti. brevemente a far parte in pianta stabile dei Washington D.C., che ovviamente lui conosce Ecco una breve carrellata dei migliori sideQ.O.T.S.A. dell’amico Joshua Homme, con cui benissimo. Finiamo per parlare di punk, hardcoproject (o semplici collaborazioni) a cui ha parincide il capolavoro Songs For The Deaf. re e dei suoi tour proprio con gli Scream, in cui tecipato… finì persino per suonare al Virus e al Leonkavallo a Milano, i due squat più celebri della città meneghina, ga, paranoia, malessere e, infine, suicidio, l’unico modo WITH A LITTLE HELP FROM MY FRIENDS da cui sono passati buona parte dei concerti del genere in per Cobain per trovare la pace. Dave accusa il colpo ma Partiamo con una piccola chicca, ovvero la sua partecipaItalia tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. rifiuta di farsi da parte e di diventare un reduce, quello zione al disco solista di Buzz Osbourne dei Melvins nel Dopo essersi esaltato per la paga di 800.000 lire – chiara- che suonava la batteria nei Nirvana – con cui, per inci- 1992 con lo pseudonimo Dale Nixon – lo stesso usato da mente pensava a un cambio leggermente più favorevole so, aveva appena registrato il primo pezzo composto da Greg Ginn dei Black Flag qualche anno prima per il disco -, Dave finisce per suonare un live set entusiasmante e lui, Marigold. Nel giro di qualche mese dà libero sfogo My War -, seguita dalla comparsata come batterista in una che resta nella storia dei concerti punk italiani. La storia alla propria creatività, inventandosi un nome fittizio di line-up da sogno che incide la colonna sonora del film con gli Scream però sta già tramontando e non potrebbe una band, al momento composta solo da se stesso, i Foo Backbeat, dedicato ai primissimi anni di vita dei Beatles, esserci un periodo migliore: la linfa dell’hardcore ha dato Fighters, una pseudo-etichetta, la Roswell Records (e vai quelli ad Amburgo: con lui della partita sono Thurston vita a una mutazione ibrida che raccoglie anche l’eredità coi riferimenti agli UFO…), distribuita da una major, e un Moore (Sonic Youth), Mike Mills (R.E.M.), il produttore dell’hard rock anni Settanta e del post-punk inglese più disco d’esordio su cui suonerà tutti gli strumenti, tranne Don Fleming e Dave Pirner (Soul Asylum). Il suo primo radicale. Qualche mese più tardi verrà conosciuto in tutto un parte di chitarra, appannaggio dell’amico Greg Dulli vero e proprio progetto parallelo ai Foo Fighters, però, il mondo come grunge, la novità che arriva da Seattle. Tra degli Afghan Whigs. Incredibilmente, l’album funziona è interamente dedicato a un’altra delle sua passioni brule band destinate, pare, alla celebrità ci sono anche dei bene anche a livello radiofonico, con un paio di pezzi cianti, ovvero quella per la musica metal: Dave incide, as-

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SPECIALE Rock In IdRho

o c o i g Un GANTE, INTRI nativo impeg ente! „ t r e v i d e ash Marrac

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Avanti e indietro

Questo 2011 promette di diventare un anno storico per i Foo Fighters, non solo per l’uscita dell’ottimo Wasting Light, ma anche e soprattutto per la celebrazione della carriera del gruppo affidata al documentario, disponibile fra pochissimo, intitolato Back And Forth, sorta di panoramica sulla parabola di Dave Grohl e compagni. Diretto da James Moll, il film si inserisce senza difficoltà nella classica nicchia dei rockumentaries, ovvero

delle pellicole che raccontano cronologicamente la nascita e l’ascesa di una band (in questo caso per il declino siamo ancora in tempo), grazie a contributi video, spezzoni live e interviste con membri attuali e passati dei Foo Fighters. Si parte dalla morte di Cobain e dallo scioglimento dei Nirvana, si attraversa un primo album registrato interamente da solo e si giunge alla prima line-up, che comprendeva altri reduci di lusso come Pat Smear (Germs, prima dimissionario, ora di nuovo in formazione), Nate Mendel e William Goldsmith (entrambi ex-Sunny Day Real Estate). Da lì in avanti, ovvero dal successo incredibile di The Colour And The Shape, la carriera di Grohl e compagni sarà un susseguirsi di trionfi e affermazioni, con i canonici cambi

di musicisti (vedi l’ingresso di due elementi chiave come Taylor Hawkins alla batteria e Chris Shiflett alla chitarra) e la scalata a un successo meritato e duraturo. Molto spazio viene dedicato alla ngenesi e alla registrazione dell’ultimo album in studio, compresa la rimpatriata strappalacrime con il vecchio amico Krist Novoselic, ospite in un brano, e il duetto da favola con Bob Mould, uno dei leader dei seminali Hüsker Dü. Saranno soprattutto i fans a godersi Back And Forth, una parabola a lieto fine che dimostra per l’ennesima volta il grande potere del rock’n’roll, ma anche per gli spettatori occasionali lo spettacolo è garantito. Non aspettatevi eccessi, sesso e droga, ma una grande storia, quello sì…

LE EDIZIONI SPECIALI LIMITATE NINTENDO DSi includono i POKÉMON leggendari RESHIRAM e ZEKROM. Disponibili fino ad esaurimento scorte.

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sieme ad ospiti di gran livello le basi musicali di una man- arriva quando Dave entra brevemente a far parte in pian- lo vuole sull’album Heathen, e Paul McCartney, con cui ciata di brani che vengono poi affidati alle ugole foderate ta stabile dei Queens Of The Stone Age dell’amico Joshua duetta dal vivo in una versione di Band On The Run dei di acciaio di alcuni suoi miti come Tom Araya (Slayer), Homme, con cui incide il capolavoro Songs For The Deaf Wings. Stessa sorte, ed è il coronamento di un vero sogno, Lemmy (Motörhead), di cui diventerà grande amico, Cro- e con cui effettua un breve tour che rimarrà negli annali gli tocca con Jimmy Page e John Paul Jones, i due ex Led nos (Venom), Max Cavalera (Sepultura), King Diamond come un momento irripetibile della storia del rock. Non è Zeppelin, che intervengono durante uno show a Weme molti altri. Il progetto, a nome Probot, sarà un discreto solo la sua abilità mostruosa dietro alle pelli a garantirgli bley dei Foo Fighters per suonare due pezzi con l’amico successo e diventerà un piccolo culto negli anni a venire. continui inviti, ma anche le sue abilità canore e chitarristi- Dave. Jones e Grohl, ancora alla batteria, assieme al fido La lista delle sue collaborazioni, nel frattempo, continua che, che presta persino a due miti come David Bowie, che Homme alla chitarra, fomeranno di lì a poco il trio Them a crescere in maniera esagerata, sia dal punto di Crooked Vultures, con cui hanno inciso un buon vista quantitativo che da quello della pura quadisco e suonato spesso in giro nel 2010. Probabile L’hardcore sarà la prima palestra per Dave e lità: nel suo curriculum si aggiungono ospitate che, proprio mentre stiamo scrivendo, Dave stia resterà nel suo cuore per sempre, risultando alla batteria con Killing Joke, Tony Iommi, Tenaarchitettando qualche nuovo progetto a cui parfondamentale anche per la sua crescita personale tecipare, giusto per non essere sempre costretto cious D, Cat Power, Nine Inch Nails, Garbage, e non solo per quella squisitamente musicale. Juliette & The Licks e Pete Yorn. Il meglio, però, a lavorare con le stesse quattro persone…


SPECIALE Rock In IdRho

Iggy & The Stooges

RAWPOWER

„ La mia fica clastsai, t to è fap 1° orsi pe on! „ Pokém

Dopo la scomparsa del chitarrista originale Ron Asheton, è toccato al leggendario James Williamson, che prestò la sua sei corde al capolavoro Raw Power, riprendere il suo posto nella band. Ecco cosa ci ha raccontato in un intervista esclusiva per Onstage.

U

na carriera breve ma indimenticabile quella di James, passato dal quasi anonimato dei Chosen Few, oscura band in cui militò per un certo periodo (proprio assieme a Ron Asheton, tra l’altro), alla fama immortale degli Stooges, con cui compose e registrò Raw Power, un classico del rock, ineguagliata vetta che segnò il tracollo finale di Iggy Pop e compagni. Il chitarrista entrò in formazione dopo un primo scioglimento, prendendo il posto di Ron alla chitarra e, di fatto, complice l’Iguana, relegando il povero Asheton nel ruolo di bassista, a comporre la sezione ritmica col fratello Scott. Sia quel che sia, quella line-up incredibile durò pochissimo tempo, bruciata da droghe, mancanza di successo, violenza, instabilità di Iggy e da una fame di rock’n’roll che avrebbe ucciso chiunque. I due – Williamson e Pop – si sarebbero ritrovati qualche tempo dopo per incidere ancora una manciata di canzoni, uscite poi nel 1977 nell’album Kill City, e per un ulteriore brevissimo periodo durante la carriera solista del cantante. Poi, più nulla, con James Williamson impegnato in altre faccende e mai più intenzionato a imbracciare nuovamente la sua mitica sei corde. Mai dire mai, come spesso il mondo ci insegna, e proprio dalla telefonata di Iggy partiamo con l’intervista… James, immagino che non ti aspettassi di risentire Iggy Pop dopo un periodo di tempo così lungo. No, direi che non mi sarei aspettato una sua chiamata, ma l’occasione è arrivata con la scomparsa di Ron Asheton, all’inizio del 2009. Iggy mi ha chiamato per darmi i dettagli del funerale e dicendomi che gli sarebbe piaciuto se avessi partecipato. Così ci siamo ritrovati a parlare dopo oltre vent’anni di silenzio ed è stato emozionante, pareva quasi che tutte le brutte storie fossero scivolate via senza lasciare traccia. A un certo punto, Iggy mi ha parlato di una lunga serie di date estive che aveva già fissato con gli Stooges e che non avrebbe potuto disdire, dicendomi che l’unico chitarrista che avrebbe voluto in formazione ero io. Lì per lì ho declinato l’invito, lavoravo come consulente per la Sony e non potevo licenziarmi solo per qualche concerto, ma incredibilmente un paio di settimane dopo mi è stata offerta al lavoro la possibilità di un pre-pensionamento. A quel punto ho richiamato Iggy e gli ho detto che ero libero e avrei accettato di provare a suonare. Volevo essere certo che tutto funzionasse per il meglio, non mi interessava fare brutte figure su un palco. Mi pare di capire che tu non

fossi proprio alleatissimo… Prova a immaginare, erano più di trent’anni che non toccavo una chitarra (ride). Mi sono dovuto rimettere alla pari con gli altri, che sono dei fantastici performer, prima con una band di ragazzi della mia zona, nel sud della California, con cui ho provato il repertorio in segreto, giusto per allenarmi, e poi con Iggy e gli Stooges per ritrovare l’armonia dei bei tempi. Sono felice della scelta, mi sentivo quasi in obbligo di dare una mano alla mia band, non potevo tirarmi indietro. Un poco alla volta, il mio cervello ha riscoperto come comandare in maniera perfetta le dita e i pezzi sono usciti senza fatica, è stato emozionante! Il primo concerto della seconda parte della mia carriera è stato a San Paolo in Brasile, davanti a 40.000 persone. Niente male, no? Avevi avuto occasione di vederli suonare dopo la reunion? Una sola volta, a Long Beach, e mi erano sembrati gli Stooges, una band incredibile anche dopo così tanti anni. Ero persino passato a trovarli nel backstage per salutare, mi sentivo totalmente in pace con me

stesso, non ero interessato a stare su un palco di nuovo. Invece, guardami oggi, di nuovo in giro con la band! Credo che il successo degli Stooges sia una delle cose migliori del music business, soprattutto per Ron e Scott che non avevano mai potuto beneficiare di una grande considerazione negli anni 60 e 70. Se lo sono meritati fino in fondo e sono contento di aver contribuito anche io in qualche misura… Come avete scelto il materiale da suonare live? Tra l’altro, dopo il veto di Ron per il materiale di Raw Power, ora è anche possibile ascoltare canzoni anche di quell’incredibile disco. Ron non ha mai amato quell’album, se conosci un po’ gli Stooges sai bene che fu una decisione di Iggy quella di fargli suonare il basso, di cui però fui incolpato io. Ora, con me alla chitarra, possiamo finalmente disporre dell’intero repertorio della band, compresi alcuni pezzi che sono rimasti inediti su dischi ufficiali e una manciata di brani che finirono su Kill City. È bello poter scegliere tra così tanti capolavori e lo dico anche e soprattutto delle canzoni composte prima che arrivassi io. Non sarai mica troppo modesto, vero? Sono ben conscio del valore di un album come Raw Power, ora è finalmente trattato come un classico del rock, ma non mi piace prendermi troppi meriti. È stato bello, ora lo è anche di più perché siamo musicisti e uomini maturi, concentrati solo sullo spettacolo. Iggy è ancora completamente pazzo, ma lui è Iggy Pop, cosa potrebbe essere altrimenti?

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ina Valenetani Corr

di Stefano Gilardino


SPECIALE Rock In IdRho

ALL THE REST

Dopo la scomparsa del chitarrista originale Ron Asheton, è toccato al leggendario James Williamson, che prestò la sua sei corde al capolavoro Raw Power, riprendere il suo posto nella band. Ecco cosa ci ha raccontato in esclusiva per Onstage!

OUTBACK

Ad aprire le danze sarà una band italiana, di Terni più precisamente, di cui sta per uscire l’album di debutto ufficiale, ma che vanta una discreta gavetta, fatta di cinque anni di concerti e prove. Vedremo come saranno in grado di reggere un palco importantissimo come quello del Rock In IdRho, certamente l’apice della loro pur breve carriera.

FLOGGING MOLLY

È vero, i Pogues sono stati i primi a inventarsi una miscela di musica celtica e irlandese e la rabbia del punk, ma negli ultimi anni è soprattutto grazie a due band come Dropkick Murphys e Flogging Molly se quel sound ha continuato a mietere orde di fans in tutto il mondo. Guidati da Dave King, i Flogging Molly e il loro folk punk sono ormai delle star e si possono permettere di riempire palazzetti enormi così come semplici pub dove cantare canzoni e ubriacarsi con tutto il pubblico. Prendetevi una birra e datevi appuntamento sotto il palco per cantare in coro.

THE HIVES

MINISTRI

Qualche anno fa il loro nome era sulla bocca di tutti e gli Hives erano visti come la salvezza scandinava del punk rock/garage. Dalla Svezia sbarcarono in Inghilterra grazie a un paio di singoli fortunati e sbancarono persino le classifiche, finendo per diventare delle vere e proprie star. Dopo un periodo di appannamento e di silenzio discografico, i cinque stanno per fare il proprio comeback con un album in uscita questa estate e una lunga serie di date live che speriamo ce li restituiscano all’antico splendore. Dal vivo, una garanzia di successo!

Fede, Divi e Michi sono il terzetto rock dei Ministri, uno dei nomi più interessanti del panorama nostrano. Arrivano da Milano ma hanno già conquistato tutta Italia con live set imperdibili ed energici e, soprattutto, con tre bellissimi dischi: I soldi sono finiti, Tempi bui e Fuori, che denotano una maturazione incredibile. Era davvero da troppo tempo che una band italiana non ci colpiva così tanto e siamo certi che la loro parabola sia ancora in fase ascendente, pronta per un’affermazione su larga scala. Ne avrebbero bisogno e pure la asfittiche classifiche del Belpaese si meriterebbero i Ministri al top. Venite a fare il tifo con noi!

BAND OF HORSES

Vengono da seattle, incidono per la mitica Sub Pop, ma con il grunge o l’hard rock non hanno proprio nulla a che fare, anzi. I Band Of Horses, definiti spesso orchestral pop, sono uno dei nomi migliori della scena indie americana (sebbene ormai incidano per una major come al Sony), ma dal vivo non disdegnano qualche ruvidezza in più, tanto per non deludere un pubblico che sarà composto soprattutto da rockers!

SOCIAL DISTORTION

Decani della scena punk rock californiana, con il passare del tempo i Social Distortion, progetto guidato dal suo leader Mike Ness, hanno via via sterzato verso un sound classicamente rock’n’roll, screziato da venature country e roots, ma sempre in grado di causare scompiglio tra il pubblico in sede live. Pochi possono godere del rispetto dei Social Distortion e, soprattutto, di un repertorio composto da classici immortali come Mommy’s Little Monster o Story Of My Life. L’incarnazione punk di Johnny Cash…

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30 Seconds To Mars live

I biglietti del tour dei 30 Seconds To Mars sono in vendita presso i negozi Fnac!

17/06 Milano

I WANT

TO BELIEVE

Dopo i concerti dello scorso dicembre, i 30 Seconds To Mars saranno nuovamente in Italia il 17 e 18 giugno per due nuove esibizioni e i fan italiani si stanno preparando ad accoglierli. Onstage ha incontrato Serena Pagnoncelli di www.italianbelievers.com, uno dei fan club della band, per capire il legame speciale che lega Jared Leto e compagni ai loro sostenitori.

A

di Francesca Vuotto

volte capita che l’essere fan di un artista o definiti con il termine Echelon, che letteralmente signifi- questo primo spunto ci siamo rese conto che c’era qualcodi un gruppo non significhi solo esprimere ca “formazione di truppe” e che già fa capire quale sia sa di più. Uno degli elementi più sorprendenti, soprattutun determinato gusto musicale, ma coin- l’approccio della fan base internazionale (e senza voler to all’inizio, era accorgersi di essere attorniate ai concerti volga strati più profondi della personalità. dimenticare il sistema di sorveglianza satellitare dallo da persone che non solo amavano la loro musica, ma la È questo il caso di chi segue i 30 Seconds To Mars, che stesso nome…). La scelta di un monicker che li contrad- pensavano come noi su tanti altri aspetti». Jared Leto e definiscono i loro fan “famiglia” e che i fan stessi vedo- distingue non vuole solo esprimere un gusto musicale, soci esprimono questa loro visione dell’essere rockstar in no come un punto di riferimento non solo musicale, ma ma anche l’appartenenza a una comunità che condivide senso più completo sia attraverso l’impegno in numerose anche di vita. Il legame che si è instaurato tra le due parti anche qualcosa di più radicato, un determinato modo di cause umanitarie e ambientali (è loro il sito www.abeautiè quindi molto particolare, soprattutto per fullie.org che si propone di sensibilizzare iniziativa del gruppo, che ha sempre volule persone su tematiche di questo genere), « Uno dei grandi meriti che hanno è quello di aver to impostarlo come un rapporto amichevosfruttato solo in parte l’immagine di Jared, in modo che ma pure attraverso il voler stimolare un le, famigliare per l’appunto. Niente guarrapporto più attivo con i fan, che sia anche fin da subito non sono stati percepiti come una boy band un vero e proprio scambio di idee. «Spesdie del corpo, possibilità di salire sul palco che gioca sul ruolo del frontman bello e impossibile » senza grandi patemi d’animo per la securiso le immagini dei loro video nascondoty, brevi incontri sempre concessi all’uscita no messaggi e significati che loro stessi ci dei concerti, una comunicazione diretta e personale con vedere e interpretare la vita. Racconta Serena: «Italianbe- spingono a cercare per poi confrontarci», spiega Serena. gli amministratori dei vari fan club sono gli elementi che lievers è nato nel 2007 dopo il lancio in Italia del loro sin- «Certamente uno dei grandi meriti che hanno è quello di hanno fatto sì che, a partire da questi input della band, i golo The Kill. Alcune di noi hanno cominciato a seguirli aver sfruttato solo in parte l’immagine di Jared. In questo fan stessi concepissero in maniera diversa il loro ruolo. ai concerti, è nata una vera e propria amicizia e abbiamo modo, e fin da subito, non si sono presentati e non sono È anche per questo che fin da subito i supporter si sono deciso di organizzarci per sostenerli, ma in realtà dopo stati percepiti come una boy band che gioca sul ruolo del

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30 Seconds To Mars frontman bello e impossibile e questo ha determinato la band, come documentarsi sui messaggi reconditi che concerto vogliano più ascoltare la musica che non attirare che il loro pubblico fosse diverso». Il fatto che essere un lanciano con i video e che ci spingono a trovare anche l’attenzione del cantante. Il successo però ovviamente ha Echelon abbia sempre voluto dire qualcosa di differente per avere con noi un prolifico scambio di idee. Ora invece influito anche sulla band, che rispetto a prima ha molti da come è generalmente intesa la figura di fan si intuisce sempre più frequentemente dall’atteggiamento delle co- più vincoli legati all’aspetto “business”. Spiega Serena anche quando Serena spiega che incontrare il gruppo è siddette “nuove leve” traspare che il focus dell’attenzio- che «sono sempre stati molto disponibili nei confronti dei un momento fondamentale e importante, ma non la meta ne è la persona di Jared. Per dirla con una battuta, certe fan, soprattutto durante i live, quando possono avere un del loro lavoro. Tutte le energie e il tempo che vengono situazioni cominciano a essere un po’ troppo affollate di contatto più ravvicinato con noi. Si sono sempre concessi dedicati a sostenere i 30STM è frutto della per qualche chiacchiera e hanno appoggiavolontà di «realizzare una passione comu« Abbiamo indetto due sondaggi per eleggere i temi da to le nostre iniziative che li coinvolgevano ne e supportare chi si fa portatore di valori durante la performance. Nel 2008, per un cui mascherarsi per i concerti italiani: a Milano ha e ideali di vita che sono anche i nostri». concerto a Edimburgo, abbiamo portato a vinto la “Super Hero/Comic Night”, mentre nella Jared un copricapo vescovile perché noi di capitale insceneremo una “Bloodball Night » IL PREZZO DEL SUCCESSO Italianbelievers lo prendiamo in giro diPerò, come in ogni famiglia che si rispetcendo che si sente un papa. Lui l’ha messo ti, qualcosa ultimamente è cambiato e ora tanti equilibri deliri ormonali». Il tono con cui Serena dice queste cose ed è stato allo scherzo reggendoci il gioco. Un’altra volta vanno ridefiniti perché la consacrazione al successo ha è tranquillo e privo di polemica, è la semplice constata- invece, quando hanno cantato a Milano, abbiamo portato mutato il pubblico e le dinamiche in cui è coinvolto il zione di un naturale ricambio generazionale che da un a ogni membro del gruppo una maschera e abbiamo chiegruppo. «È diverso il modo di essere Echelon. All’inizio lato vede l’affiliazione di un pubblico sempre più giovane sto che aprissero il concerto indossandola. E così hanno parlando con gli altri prima dei concerti spesso ti accor- e dall’altro la maturazione di chi segue la band da anni, fatto, tenendole per un bel po’ di tempo». Ora però sta gevi che le persone volevano sapere qualcosa in più del- persone più vicine ai trenta e che è naturale che durante il diventando sempre più difficile gestire queste dinamiche

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30 Seconds To Mars

Jared al cinema I nostri cinque film preferiti interpretati da Leto. La sottile linea rossa, 1998 Tratto dall’omonimo romanzo di James Jones, narra le vicende di una compagnia di soldati statunitensi durante la Seconda Guerra Mondiale. Il titolo non si riferisce all’omonimo episodio della guerra di Crimea, ma al verso di Kipling: «Tra la lucidità e la follia c’è solo una sottile linea rossa». Fight Club, 1999 Il cult movie è stato citato in molti altri film: in una scena di Bastardi senza gloria, il personaggio interpretato da Brad Pitt dice: «Combattere in uno scantinato presenta numerosi inconvenienti, primo fra i quali il combattere in uno scantinato!».

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American Psycho, 2000 Tra il film e il romanzo ci sono diverse differenze: gli episodi più cruenti e macabri non vengono raccontati nel film e alcuni nomi sono stati cambiati: Tim Price è stato cambiato in Tim Bryce e il personaggio di Leto, Paul Owen è diventato Paul Allen. Requiem For A Dream, 2000 Darren Aronofsky chiese a Jared Leto e Marlon Wayans di non avere rapporti sessuali e non assumere zucchero per trenta giorni prima delle riprese, per poter così meglio comprendere cosa può comportare l’astinenza dall’eroina. Chapter 27, 2008 Jared veste i panni di Mark Chapman, che ucciderà John Lennon davanti al Dakota Building, la sera dell’8/12/80 a New York. Il titolo riprende il capitolo numero 27 del libro da cui era ossessionato Mark Chapman, Il giovane Holden di J. D. Salinger, che, però, di capitoli ne ha 26.

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perché ne sono intervenute di nuove, da cui nascono esigenze ine- mo bisogno dell’appoggio della loro casa discografica. All’inizio del dite. «Sono state ideate tipologie di biglietti che danno la possibilità mese partirà un contest: i fan dovranno inviare un video o delle foto di incontrare il gruppo, fare foto, guardare l’esibizione da posizioni che esprimano la passione per i 30STM e le loro canzoni, i miglioprivilegiate, accedere al backstage. Cose che prima erano una nostra ri saranno mostrati alla band e sarà decretato chi si aggiudicherà prerogativa e che ora vanno ad aumentare i loro impegni della serata, il meet’n’greet». L’azione di Italianbelievers.com non si ferma qui perché devono ovviamente dedicare del tempo anche a chi ha com- perché sta lavorando anche per continuare a supportare la band prato questi biglietti». con iniziative più da E la band come ha refan club tradizionale, « Uno degli elementi più sorprendenti, soprattutto agito a questa “invache non possono più all’inizio, era accorgersi di essere attorniate ai concerti sione” degli spazi deal volantinagda persone che non solo amavano la loro musica, ma la limitarsi dicati storicamente ai gio affidato agli street pensavano come noi su tanti altri aspetti » fan club? «Certamenteam che si faceva nei te sono contenti del primi tempi per far cosuccesso, ma secondo me stanno cercando di capire come gestire il noscere il gruppo anche in Italia. Per la tranche americana del tour i rapporto che hanno con noi conciliandolo con le nuove circostanze. 30STM hanno deciso di concepire ogni tappa come una festa a tema È difficile pensare a come si possano far coesistere certi loro atteg- a cui la gente deve partecipare travestendosi: ci saranno serate dedigiamenti sensibili nei nostri confronti, come per esempio il portarci cate agli anni 80, altre in cui bisogna mascherarsi da supereroi o da le coperte in inverno quando li aspettiamo fuori dai concerti, o nei sportivi. Ciò non è stato possibile per le date europee per questioni confronti del sociale, con logiche più commerciali». organizzative e logistiche, ma laddove non arriva la band ci pensano Serena e le sue amiche. «Abbiamo indetto due sondaggi per UNO PER TUTTI, TUTTI PER UNO eleggere i temi da cui mascherarsi per i concerti italiani: a Milano ha Certamente la situazione è più complicata rispetto a prima ed è ne- vinto la “Super Hero/Comic Night”, quindi saremo tutti vestiti da cessario un maggior coordinamento tra le parti. «Stiamo lavorando supereroi e da personaggi dei fumetti”, mentre nella capitale inscein questa direzione e infatti per i concerti di giugno abbiamo ideato neremo una “Bloodball Night”, che prevede lo sporcarsi di sangue in collaborazione con Freak Promotion un’iniziativa per cui avre- finto per richiamare il video di The Kill».

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ROCK’N’FASHION

FNAC PRESENTA

SUBSONICA foto di Pasquale Modica

Back in black Amy Winehouse

I problemi personali della talentuosa cantante sono all’ordine del giorno, ma facendo gli scongiuri, pare che stia per fare il proprio comeback sulle scene musicali, da cui manca ormai da parecchi anni. Signore e signori, Amy Winehouse! a cura di Marianna Maino

Al e Ro: l’occhiale Al e Ro è realizzato interamente con un materiale elasticamente deformabile, costo con all’interno 2 lenti intercambiabili € 65

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ROCK’N’FASHION

Space man Jared Leto

Sta per fare il suo atteso ritorno in Italia con la band di cui è chitarrista e cantante, i 30 Seconds To Mars, per la gioia delle sue innumerevoli fans, conquistate sia con la musica che con la sua carriera cinematografica. a cura di Marianna Maino

Rayban: Aviator realizzato in metallo nero con abbinate lenti verdi sfumate, € 184 Diesel: Eau de Toilette 50 ml spray € 45,50, Eau de Toilette 75 ml spray, € 54,50

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WHAT’SNEW

Musica, cinema, videogames, libri

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Con l’estate alle porte spazio a nomi hot: Lady GaGa con il nuovo Born This Way, Casino Royale, Eddie Vedder, Moby e il progetto solista di Miles Kane dei Rascals.

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Cinque pellicole da non perdere: il documentario sui Doors, Cars 2, la commedia Four Lions, London Boulevard e Zack & Miri - Amore a primo sesso.

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Appassionati di videogames qui c’è pane per i vostri denti con tre titoli di tutto rispetto: Brink, L.A. Noire e No More Heroes: Heroes Paradise.

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Arctic Monkeys

I bei libri non mancano mai da queste parti, specie se sono scritti da scrittori di razza come Enrico Brizzi, Arne Dahl e Giovanni Rossi.

Suck It And See (Domino)

HHHHH

Le scimmie danno ragione a Darwin

Scriveva Charles Darwin nel 1859: “Gruppi di organismi di una stessa specie si evolvono gradualmente nel tempo attraverso il processo di selezione naturale”. Non immaginava che, 150 anni dopo, una rock band - che manco a farlo apposta prende il nome dall’animale simbolo dell’evoluzione delle specie – avrebbe fatto da testimonial alla sua teoria. di Daniele Salomone

A

ll’inizio del 2006 gli Arctic Monkeys sconvol- raccolto eccellenti canzoni, se la band che le ha composte non c’è più traccia, sostituito nel tempo da un rock parecgono il music business pubblicando un disco non fosse ricca di talento e non vestisse la propria musica chio psichedelico, vedi brani come She’s Thunderstorm, che d’esordio capace di vendere 1 milione di copie con tessuti preziosi in mezzo ai molti stracci del rock bri- apre il nuovo lavoro, e Don’t Sit Down ‘Cause I’ve Moved in 8 giorni (di cui oltre 360.000 nel solo Your Chair (il primo singolo, nonostante Regno Unito, il risultato migliore nella fosse già fuori il video di Brick By Brick). Suck It And See It è la naturale evoluzione di Humbug storia della discografia Uk). Whatever PeRispetto a Humbug, la musica è meno e la definitiva conferma delle Scimmiette. Sono poco ople Say I Am, That’s What I’m Not diventa cupa, parte dei brani suonano più immepiù che ventenni ma incidono dischi come vecchi lupi un caso perché, si dice, ha conquistato il diati (come le bellissime Black Treacle, The di mare alle prese con l’Oceano. pubblico grazie alla Rete prima ancora di Hellcat Spangled Shalalala e Love Is A Laessere inciso su supporto fisico. Una rivoluzione, Internet tannico degli anni Zero. Insomma, Internet è stato sicura- serquest) e se vogliamo, con una definizione volgarissima, che diventa strumento di autopromozione, le etichette ta- mente importante ma i ragazzi di Sheffield hanno giocato maggiormente pop. Oltretutto la voce di Turner, che pure gliate fuori, eccetera. Una verità mezza falsa. una partita squisitamente artistica. E hanno vinto. è meglio come autore che come cantante, è sempre più è innegabile che i Monkeys abbiano sfruttato le potenDopo un secondo disco buono ma non eccellente (Fa- sicura e affascinante. zialità del web per farsi conoscere e che il web gli abbia vourite Worst Nightmare, 2007), è con Humbug, del 2009, Suck It And See It lascia soprattutto tre sensazioni. In permesso di partire senza il peso di imposizioni discogra- che gli Arctic Monkeys hanno ripreso a stupire. Suck It primis, gli Arctic Monkeys continuano a migliorare, è una fiche – e siamo tutti contenti che sia successo – ma è altret- And See It è la naturale evoluzione di quel percorso e la continua e costante evoluzione. In più lo fanno somigliantanto vero il giovane pubblico inglese se lo sono conqui- definitiva conferma delle Scimmiette. Sono poco più che do solo a se stessi - il giochino degli accostamenti qui non stato suonando tantissimo e regalando i propri demo alla ventenni - Alex Turner è del 1986 - ma incidono dischi funziona proprio - casomai sono gli altri che assomigliano fine dei concerti (chiamasi gavetta). Ed è vero soprattutto come vecchi lupi di mare alle prese con l’Oceano. Sem- a loro. E poi le canzoni sono quasi tutte bellissime. Davveche la Rete sarebbe stata inutile se quel disco non avesse bra che lo facciano da decenni. Del post-punk degli esordi ro non riesco a pensare a una formula più vincente.

ONSTAGE

63

GIUGNO


WHAT’S NEW

WHAT’S NEW

Musica

Lady GaGa

Born This Way (Universal)

Musica

My Morning Jacket

Moby

(V2)

(Mute)

Circuital

HH

HHH

Destroyed

di Claudio Morsenchio

Hot List

HH di Claudio Morsenchio

Dieci brani della playlist di

di Daniele Cassandro

The Fame Monster, il primo album di Lady GaGa, è piombato come il Giorno del Giudizio. Gli abiti di braciole, gli occhiali di sigarette, le parrucche mirabolanti e un suono tanto terribile quanto accessibile hanno ridefinito la popstar non più come oggetto del desiderio ma come idrovora culturale capace di inglobare bulimicamente tutto, dall’horror giapponese alla haute couture, dall’arte contemporanea al cosplay. Le star della vecchia guardia sono state tutte risucchiate come da un buco nero. Born This Way ha l’ingrato compito di costruire qualcosa di duraturo (e riconoscibile) sulle macerie che The Fame Monster si è lasciato dietro. Lady GaGa è la prima ad aver capito che il successo del suo debutto ha ridefinito le regole del gioco. E che rischia di togliere l’ossigeno anche a lei. Le nuo-

ve canzoni sono un delirio di ambizione e di manie di grandezza: ogni pezzo dell’album è una sorta di inno a qualcosa. E non importa che si parli di orgoglio gay, di globalizzazione o di immigrazione clandestina: ogni singola canzone ha come sottotesto la fame di Lady GaGa. E il suo terrore di perdere tutto. Il vero spettacolo di questo disco non è tanto il furbetto mix caciarone di dance pop e industrial rock o le sue citazioni ai limiti del plagio (Madonna, Cher e Pat Benatar), il vero spettacolo è l’urgenza con cui Lady GaGa reclama il suo spazio nel vuoto culturale che lei stessa ha contribuito a creare. In Born This Way Lady GaGa è un ibrido mutante tra Madonna e Marilyn Manson e la sua musica, più che mai fragorosa e pensata per uccidere, rischia di sembrare il suono di un mostro che mangia se stesso dopo aver divorato qualunque altra cosa.

Ci sono band che già dal nome ispirano fiducia e simpatia e i My Morning Jacket sono una di queste. Ormai non più solo una promessa del nuovo rock americano, ma una realtà con cui molti musicisti attuali si trovano a dover fare i conti, la band ritorna con semplicità alle origini, dove tutto è iniziato. Dopo lo spiazzante Evil Urges del 2008, il gruppo del carismatico Jim James decide di facilitarsi la vita, sfornando un lavoro denso di sentimenti e buone intenzioni, che elimina il superfluo, dedicandosi a solo ciò che serve con grande sincerità. Dalla spensieratezza della title track, fino al romanticismo appassionato della ballata Wonderful, tutto riesce bene senza troppa fatica. A volte risultano eccessivi i momenti pop a scapito di qualche ruvidità indie, ma nell’insieme si nota una buona personalità che consente un ascolto coinvolgente e disteso.

Ai tempi della scuola, la frase “suo figlio ha potenzialità, ma non si applica” era un tormentone rivolto ai genitori di alcuni alunni che dimostravano poco interesse nello studio, ma che con un po’ di costanza e impegno, avrebbero potuto raggiungere ben presto soddisfazioni e pagelle luccicanti. Moby è un musicista, polistrumentista, attivista politico e sociale che ha dimostrato anni fa di avere idee e creatività da vendere, raggiungendo anche successi planetari ai tempi di Play (1999). Da quel momento la sua verve musicale è sembrata lievemente affievolirsi: disco dopo disco tutto è rimasto uguale, senza sussulti, senza reazioni al mondo che cambia, di una normalità quasi disarmante. Questo nuovo lavoro è forse l’apice dell’inutilità della musica dell’artista americano, ferma e legata ai soliti loop elettronici e a una sezione ritmica scolastica. Un vero peccato perché il carisma del personaggio meriterebbe scenari molto più interessanti. Chissà quale potrebbe essere, su questo tema, l’opinione della sua professoressa del liceo.

MARINA MINETTI Ogni sabato (dalle 16.00) e domenica (dalle 14.00) Marina insieme a Sarah Jane, Andrea, Frank e Laura ci accompagna con Weejay alla scoperta di come passano il weekend gli ascoltatori di Radio Deejay.

Casino Royale Io e la mia ombra (Universal)

HHHH

di Stefano Gilardino

Urge Overkill

Rock N Roll Submarine (Urge Overkill)

HHH

Eddie Vedder Ukulele Songs

(Island/Universal)

di Stefano Gilardino

Dispiace dover tirare in ballo la solita ritrita frase di Andy Warhol, quella dei 15 minuti di notorietà, ma per gli Urge Overkill non si potrebbe usare nulla di meglio. I fan obietteranno, tirando in ballo una buona serie di dischi - Jesus Urge Superstar, per esempio -, ma è innegabile che il loro attimo di fama sia arrivato con la cover di Girl, You’ll Be A Woman Soon, inserita da Tarantino nella colonna sonora del suo Pulp Fiction e diventata una hit da classifica. I due dischi successivi, Saturation e Exit The Dragon erano anche dannatamente buoni, ma per gli UO il tempo si è fermato al 1994. Quantomeno fino a oggi, con i tre impegnati nella promozione di un nuovo eccellente capitolo che contiene 12 tracce del loro solito rock scoppiettante, fatto di svisate hard e richiami grunge. Bentornati.

Daniele Luppi & Danger Mouse Rome

Michael Franti & Spearhead The Sound Of Sunshine (Capitol/EMI)

(EMI)

HHHH

Vacca

Pelleossa

HHH

(Universal/Chinaski)

di Marcello Marabotti

di Claudio Morsenchio

È chiaro che, tra la miriade di proposte che ci vengono propinate da media incalzanti e festival più o meno invitanti, possa sfuggire ai meno attenti un disco come questo. Daniele Luppi è un eccellente compositore italiano che oscilla fra pop, jazz ed è autore di colonne sonore che, come spesso accade all’italiano esterofilo, sono poco conosciute dall’ascoltatore medio. Danger Mouse è un affermato musicista e produttore, appassionato di film e di collaborazioni senza confine. L’unione di questi sensibili autori genera un prodotto di classe conturbante e affascinante, fra il Morricone più contemporaneo e il suono del mondo più attuale: acustico, sussurrato, fresco e retrò allo stesso tempo. Arricchiscono con efficacia la formula Jack White e Norah Jones alle voci.

Michael Franti è un personaggio che vorresti incontrare nelle giornate di pioggia. Dread, chitarra e sorriso stampato. Fin da quando esordiva nella scena punk hardcore di San Francisco. Ora è più vicino a Jack Johnson, e non poteva che portare alle stampe un disco solare, vivo, estivo. C’è tutto in questo suo nuovo progetto: il reggae, un po’ di rock, un po’ di folk, echi dance, una metrica rap hip hop e molta dance hall per un sound che fa presa al primo ascolto, con un’attenzione costante alla società e alla politica. Con i suoi fidati Spearhead sembra di veder passeggiare Michael sulla spiaggia giamaicana al ritmo del Sound Of Sunshine: dalla title track a Shake It, da Love Don’t Wait a Gloria, Franti segue il corso del sole, chiudendo il disco con The Sound Of Sunshine Going Down. Il sole cala, ma la festa continua.

ONSTAGE

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GIUGNO

HHHH di Marcello Marabotti

Into The Wild è stato un capolavoro. Assoluto. Ora, Eddie Vedder rilancia con un album scritto e suonato solo con l’ukulele. È un progetto legato a doppio filo con il precedente, perché rimane intatta la dimensione intima caratterizzata dal rapporto stretto con la natura. Se nella soundtrack del film, la montagna e la neve erano lo sfondo della chitarra acustica di Eddie, qui è il mare il naturale delta del disco. Sedici tracce per poco più di trentacinque minuti di musica, fatti di pezzi originali, alcuni già editi (Can’t Keep, Goodbye), alcune cover (Dream A Little Dream, celebre nell’interpretazione di Luis Armstrong e Ella Fitzgerald, Sleepless Nights degli Everly Brothers) e duetti (Glen Hansard, Cat Power). Per il primo,‘vero’, disco solista di Vedder, l’impresa non è facile, perché orchestrare un intero album solo con l’ukulele è impresa ardua, e alla lunga potrebbe rivelarsi azzardata, ma, ancora una volta Eddie ha confermato di essere un Musicista. Oltre che una rockstar, ovviamente.

Lo aspettavamo da un bel pezzo il nuovo album dei Casino Royale, specialmente dopo aver consumato di ascolti Royale Rockers, ottima divagazione in chiave reggae di vecchio materiale di Alioscia e compagni. Un buon punto di partenza potrebbe proprio essere il battito in levare tanto caro ai milanesi che funge da ispirazione per una parte di Io e la mia ombra, a cominciare proprio dal pezzo omonimo, uno degli episodi più convincenti. Non pensate che sia così semplice però, coi Casino non lo è mai, e quindi sotto coi soliti beat elettronici su cui si innesta la voce di Alioscia (Senza il tempo, Il fiato per raggiungerti, Io vs. te), alternati a scampoli di passato come Ogni uomo una radio (Turn it on!), a ballate splendide che mostrano lati inediti della band, quasi clashiani (Cade al posto giusto). Il mood di Io e la mia ombra è in gran parte soffuso e riflessivo - vedi anche Vivi, Città di niente e Il rumore della luce - ma denota comunque un tentativo interessante di progredire ancora, nonostante una carriera lunghissima alle spalle.

Una trasferta in Giamaica per registrare il nuovo album si è trasformata per Vacca, rapper italiano, nell’occasione della vita: dopo essersi accasato e dopo la nascita di una figlia, i pochi mesi ai Caraibi sono diventati anni e il disco inedito si è tramutato in un progetto molto più complicato. Complice l’amico e scrittore F.T. Sandman e la casa editrice Chinaski, Vacca ha pensato bene di raccogliere le sue memorie in un libro snello e agile che racconta infanzia e adolescenza, fino ai primi passi nella musica, accoppiandole a un lavoro denso di inediti che spaziano tra hip hop, dance hall e molto altro. Dal ghetto milanese a quello di Kingston il passo è breve e gli undici pezzi di Pelleossa mettono in mostra una maturità interessante, come nel caso di We Gonna Mek It, Patata Bollente e la title track.

2

Romeo

Basement Jaxx Rooty (2001, XL)

3

Nightswimming R.E.M.

Automatic For The People (1992, Warner Bros. Records)

4

L’amore verrà Nina Zilli

Sempre lontano (2010, Universal Music)

On My Balcony Flunk

Morning Star (2004, Kriztal Recordings)

Colour Of The Trap (Columbia/Sony)

HHH

6

L’avventura assieme all’amico Alex Turner negli scintillanti Last Shadow Puppets deve aver convinto definitivamente Miles Kane: la via da seguire, anche per il suo primo album solista, nell’ennesima pausa dalla sua band principale, i Rascals, è quella di un sound retrò ma perfettamente calato in questi anni Duemila. E se buona parte dei brani di questo Colour Of The Trap sembrano uscire dall’archivio di Joe Meek oppure arrangiati da Morricone nei favolosi anni 60, la bravura del giovane musicista sta nel riuscire a rendere attuale un suono che, nelle mani sbagliate, sarebbe solo calligrafico. Non solo pop (Rearrange, Come Closer) nella formula di Kane, ma anche sferzate psichedeliche come Better Left Invisible, pezzi che farebbero un figurone nel repertorio degli Stereolab più sbarazzini (Quicksand) e ballate da gustare con la giusta compagnia e un cocktail fresco al punto giusto (Take The Night From Me). Anzi, ora che ci penso…

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GIUGNO

Still A Friend Of Mine Incognito Positivity (1993, Universal Music)

di Guido Amari

ONSTAGE

Niccolò Fabi (2006, Virgin)

Miles Kane

Costruire Novo Mesto

5

HHH di Guido Amari

1

7

Mrs. Potters Lullaby Counting Crows This Desert Life (1999, Universal Music)

8

Tammurriata nera Peppe Barra

Peppe e Concetta Barra N. 1 (1988, Kikko Records)

9

Kind And Generous Natalie Merchant Ophelia (1998, Rhino/Elektra)

I Won’t Dance

10

Ella Fitzgerald & Louis Armstrong Ella And Louis Again (1957, Verve)


WHAT’S NEW Cinema

a cura di

www.nicklive.it

When you’re strange Usa, 2009, 86 min. di Tom Dicillo - Documentario

Attraverso materiali di reportorio inediti viene ricostruita la storia dei Doors e documentata l’influenza fondamentale che la loro breve parabola artistica ha avuto sul rock moderno, dal 1965 al 1971. Particolare attenzione è posta sulla proficua chimica creativa che si instaurava tra i quattro membri della band: Jim Morrison, Ray Manzarek, Robby Krieger e John

Densmore. Diretto da Tom Dicillo (Johnny Suede), e raccontato da Johnny Depp. Perché vederlo? Chiunque creda che il rock sia una questione di passione e di istinto, non può perdersi questo preziosissimo documentario, che è anche stato l’evento principale del Festival dei Popoli 2010.

Cars 2

Four Lions

London Boulevard

Usa, 2011

Gran Bretagna, 2010, 97 min.

Cast: voci di Owen Wilson, Michael Caine, Franco Nero

Cast: Kayvan Novak, Nigel Lindsay, Riz Ahmed, Adeel Akhtar

Usa/Gran Bretagna, 2010, 103 min.

di John Lasseter e Brad Lewis critica pubblico

HHHH H H H HH

Saetta McQueen e il carro attrezzi Cricchetto, indimenticati protagonisti della prima parte della saga, partono alla volta del primo Gran Premio Mondiale che proclamerà l’auto più veloce del pianeta. Ma la strada sarà piena di ostacoli: Cricchetto si troverà coinvolto un giro di spionaggio internazionale che lo porterà segretamente in giro per il mondo a impegnarsi in rocamboleschi inseguimenti, assieme ai suoi amici. Perché vederlo? John Lasseter, già regista del primo capitolo, torna a mettere la firma su un film Pixar, ed incredibilmente è sufficiente a garantire quel divertimento intelligente che è diventato modello incontrastato nel mondo per il cinema, non solo d’animazione, capace di intrattenere, stupire, far sorridere e divertire.

di Chris Morris critica pubblico

HHHH HHH

Cast: Seth Rogen, Elizabeth Banks, Brandon Routh, Justin Long

di William Monahan

di Kevin Smith

ONSTAGE

HHH HHH

Mitchell esce dal carcere dopo tre anni con l’intenzione di rifarsi una vita. Il suo vecchio amico Billy - un gangster di basso livello - cerca di coinvolgerlo per alcuni lavoretti. Intanto Mitchell conosce Charlotte, una star del cinema in fuga dai paparazzi. Innamorato della sua fragilità, l’uomo decide di diventarne il protettore, ma dovrà difenderla persino dai presunti amici.

Perché vederlo? Una commedia brillante e politicamente scorretta che ha fatto sobbalzare il pubblico conservatore inglese, come nel 2007 fu per Funeral Party di Frank Oz. Incapace di vederne il messaggio originalmente positivo, la pellicola, diretta dal comico Morris al primo film, era stata rifiutata sia dalla BBC che da Channel 4, essendo stata ritenuta controversa.

Perché vederlo? Dallo sceneggiatore William Monahan, premio Oscar per The Departed di Scorsese, un bel noir metropolitano su un grande classico del cinema: l’amore che cambia la vita delle persone. Tra Farrell e la Knightley, che ritorna all’amore romantico di Seta e Espiazione, c’è una bella alchimia.

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Usa, 2008, 101 min.

Cast: Colin Farrell, Keira Knightley, Anna Friel, David Thewlis, Ray Winstone

critica pubblico

Dopo un fallito addestramento in un campo pakistano, Omar - esaltato jihadista piuttosto disconnesso dalla realtà - decide di organizzare un attentato autonomamente. Recluta quattro “aspiranti terroristi” che però si riveleranno degli autentici imbecilli, diventando un pericolo non solo per loro stessi, ma l’intera zona di guerra.

Zack & Miri Amore a primo sesso

GIUGNO

critica pubblico

HHH HHH

Zack e Miri sono due amici di vecchia data. Condividono l’appartamento, ma sono in bolletta, e devono trovare un modo per evitare che gli taglino persino la luce e l’acqua. Decidono allora di girare un pormo amatoriale, con l’aiuto di alcuni amici. Mentre preparano le riprese, il loro rapporto cambia in modo indelebile. Perché vederlo? In ritardo di tre anni arriva anche in Italia la pruriginosa commedia di Kevin Smith (Clerks), il cui titolo inganna: la commedia è esplicita solo nei dialoghi. I due protagonisti, Seth Rigen e Elizabeth Banks erano stati già protagnositi de 40 anni vergine. Ultima curiosità: il ruolo femminile era stato scritto per Rosario Dawson.


WHAT’S NEW Videogames

Brink

(Splash Damage)

Disponibile per: X-Box 360/Ps3

HHH

Proporre qualcosa di innovativo significa rischiare, per forza di cose. E quando va bene si passa per geni, quando va meno bene il complimento migliore che si può ricevere è “essere troppo all’avanguardia”, definizione che spesso nasconde una parziale o totale delusione. Specifichiamolo subito: Brink è un gioco che in moltissimi aspetti osa. Alternativo fin dai tratti fumettosi dei personaggi, l’ultima creatura firmata Splash Damage sceglie di non approfondire la pur intrigante trama, concentrandosi pressoché unicamente sullo scontro sul campo tra due fazioni che combattono per il destino

Genere: Fps

della città di Ark. Non esiste una vera e propria campagna single-player, visto che i livelli si configurano come missioni separate senza un reale sviluppo narrativo. Manca anche un personaggio principale con il quale potersi relazionare in maniera profonda: sebbene le possibilità di modificare il nostro alter-ego siano talmente variegate da fare venire il mal di testa, non saremo altro che una pedina della squadra, niente di più. Sono scelte estremiste, votate a rendere fruibile ai massimi livelli l’esperienza online, che è il vero cardine del gioco. Il sistema di classi (soldato, medico, tecnico e agente) riveste un’importanza fondamentale: dato che ogni specializzazione possiede delle peculiarità esclusive la buona riuscita della missio-

L.A. Noire (Rockstar Games /Team Bondi) Disponibile per: Xbox360/PS3

No More Heroes: Heroes Paradise (Grasshopper Manufacture)

Genere: Action

Disponibile per: PS3

HHHH

Genere: Action

HHH

Promesse mantenute: tutte le parole che sono state scritte in questi mesi sull’ultima produzione Rockstar Games (Grand Theft Auto, Max Payne, Red Dead Redemption) si concretizzano in quello che può essere a tutti gli effetti definito un capolavoro. Mischiando una trama coinvolgente, personaggi credibili al limite del reale, un gameplay che alterna fasi investigative (interrogatori, sopralluoghi e ricerche) a sequenze d’azione e una splendida ricostruzione grafica della Los Angeles di fine anni quaranta, L.A. Noire si configura come l’ultima frontiera delle avventure grafiche. Nel gioco percorreremo l’intera carriera del detective Cole Phelps, chiamato a risolvere casi che nel tempo lo vedranno partire dal semplice pattugliamento, per poi avere a che fare con la squadra omicidi, i settori traffico e incendi dolosi fino al gradino più impegnativo, la sezione narcotici. Tutto assolutamente perfetto insomma. E poi diciamocelo: analizzare le espressioni facciali e il tono della voce di un testimone o di un indagato per trovare degli indizi è una vera figata.

Per quanto la definizione di “Hardcore Gamer” sia qualcosa di vago e poliedrico, una cosa è certa: la stragrande maggioranza di chi appartiene a questa categoria ha poco da spartire con il catalogo di una console come la Wii, dal pubblico “casual”. Naturale dunque che un titolo come No More Heroes non abbia riscosso grande successo all’epoca della sua uscita (3 anni fa); ma con questa rimasterizzazione in HD per PS3 finalmente il gioco ha un motivo di esistere, trovandosi ora in un habitat molto più consono alla sua natura. Nei panni di Travis - nerd ossessionato da videogiochi, manga e wrestling - vagheremo per la città immaginaria di Santa Destroy cercando di racimolare soldi attraverso lavori part-time e assassini su commissione per potere pagare il biglietto d’ingresso a una gara istituita dalla United Assassin Association e soddisfare la nostra ultima perversione: scalare la top ten degli assassini e raggiungere la vetta facendoli fuori uno a uno. In poche parole splatter, nero e politicamente scorretto.

Titolo/Store

Foto di Francesca Martino

Blueglue consiglia:

Libri

ne dipende molto dall’equilibrio nella composizione della squadra. Inutile dire che la complessità aumenta quando i sudati punti esperienza vengono investiti nello sblocco di svariate abilità secondarie, anch’esse legate alla classe del personaggio. Detto della variabile strategica, è bene ricordare che stiamo parlando di uno sparatutto in prima persona; l’azione è arcade e lineare, ma va menzionata l’implementazione del sistema S.M.A.R.T. (Smooth Movement Across Random Terrain), che permette di eseguire acrobazie alla Mirror’s Edge mentre si è impegnati ad evitare proiettili e granate. In definitiva Brink non è un gioco per tutti, e se lo provi finisci per odiarlo o per amarlo: ma se lo ami poi staccarsi dal monitor diventa un problema.

Consigliato a chi...

Gatling Gears (PS Network – Xbox Live - Marketplace) ...ha voglia di un piacevole e rilassante sparatutto in prospettiva isometrica. Cabela Dangerous Hunts 2011 (PS3 - Xbox Live - Wii) ...intende andare a caccia di belve assetate di sangue con tanto di spassosa periferica-fucile. Steel Diver (3DS) ...si sente in grado di pilotare un sottomarino in 3 dimensioni.

ARGENTINA. TUTTO, E SUBITO.

A cura di Stefano Gilardino

Enrico Brizzi

Arne Dahl

Giovanni Rossi

Gli psicoatleti

Falso bersaglio (Marsilio)

Industrial (r)Evolution (Tsunami)

(Baldini Castoldi Dalai)

Di lui abbiamo parlato giusto qualche mese fa, ma quando Brizzi pubblica un libro nuovo vale la pena segnalarlo. A maggior ragione se si tratta di Gli psicoatleti, terza parte della trilogia legata ai viaggi a piedi compiuti dall’autore in compagnia di fidati amici. Da nord a sud, l’Italia viene misurata dai passi degli psicoatleti e raccontata con la consueta abilità dallo scrittore bolognese. Un modo perfetto per celebrare i 150 dell’unità d’Italia, come nelle intenzioni di Berizzi e compagni...

Ormai non passa mese senza che qualche nuovo (ma non solo) autore scandinavo venga paragonato allo scomparso Stieg Larsson, autore della trilogia di culto Millennium che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo. Marsilio, casa editrice italiana proprio di Larsson, ha avuto il pregio di credere nel noir nordeuropeo prima di altri editori e di continuare a pubblicare autori molto interessanti proprio come Arne Dahl, in uscita con Falso bersaglio, giallo ambientato a Stoccolma e dalla trama molto intrigante.

ONSTAGE

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GIUGNO

Quasi in contemporanea con la ripubblicazione, sempre a tema musica industriale, dell’ottimo libro di Re/ Search (in Italia esce per Shake), ecco qui il primo libro interamente italiano sull’argomento. Quasi 500 pagine che ripercorrono la storia e l’evoluzione di un movimento non solo musicale (anzi…) che parte dai leggendari Throbbing Gristle a metà anni 70 e si snoda fino ai giorni nostri in decine di declinazioni diverse - non sempre condivisibili, magari, ma è un’opinione personale. Un’opera da leggere e avere.

Cisky e Virginia sono i due vincitori del casting Argentina on the Road. Hanno vissuto un sogno lungo 3.500 chilometri. Dall’anima straripante di Buenos Aires, fino a toccare la fine del mondo nella Terra del Fuoco, dall’immensità del Perito Moreno e dal silenzio dei paesaggi unici della Patagonia, fino a tuffarsi in uno dei quadri più belli del mondo, Córdoba. Guarda tutte le foto del viaggio su www.iogiro.com/argentinaontheroad

VOLA IN ARGENTINA DA 847 EURO A/R TUTTO INCLUSO! www.cts.it - tel. 06 4411166 - sedi CTS Offerta esclusiva riservata ai soci CTS fino a 32 anni. Spese amministrative escluse.

in collaborazione con


Marani

COMINGSOON luglio

I biglietti del Neapolis Festival sono in vendita presso i negozi Fnac!

Neapolis Festival

Q

uindicesima edizione. Il Neapolis Festival arriva al grande anniversario e per festeggiare ha chiamato un cast d’eccezione. Negli anni, la rassegna ha ospitato artisti come David Bowie, The Cure, Patti Smith, Kraftwerk, Vasco Rossi, Iggy Pop & The Stooges, Lenny Kravitz, Robert Plant, Ben Harper e Peter Gabriel. Per citarne alcuni. Quest’anno, due giorni di grande rock: sabato 9 luglio sul palco saliranno gli Skunk Anansie, forti dell’amore che gli riserva sempre il Belpaese, i Marlene Kuntz con il loro ultimo lavoro Ricoveri virtuali

In chiusura di ogni data, ci sarà il contest Destinazione Neapolis, dedicato alle band emergenti. La quindicesima edizione sarà anticipata il 10 giugno con una giornata di musica alla Acciaieria Sonora, per una line-up che conferma l’attenzione del Neapolis per la realtà del circuito campano: 24 Grana, Dj Rolando, Le Strisce, Playmobil From Chernobyl, Sabba & Gli Incensurabili, Diego Leanza, GI Napoletano. Una giornata e un festival che confermano quello che si dice. Da molti, infatti, è descritto come il più grande festival del Sud Italia. Noi compresi.

09,10/07 Napoli

h 16.00

Photo: Fulvio Bonavia

live

e sexy solitudini, i Mogwai, riferimento della scena postrock tornati con l’album Hardcore Will Never Die, But You Will, gli Architecture In Helsinki e il loro pop di Moment Bends, definito da loro stessi “tutto incentrato sulla nostra vera ossessione per la musica pop, per un disco con cui lasciarsi andare e perdersi un poco”. Ma non solo, perché ci saranno anche quei Battles che tanto clamore stanno suscitando nella critica e domenica 10 luglio gli Underworld (chi non si ricorda Born Slippy?), gli Hercules And Love Affair, acclamati dopo l’exploit di febbraio e i Crocodiles.

Nikki

Gli Skunk Anansie, guidati dall’affascinante Skin, saranno tra i protagonisti della quindicesima edizione del Neapolis Festival.

» AFTERHOURS 02/07 Napoli 03/07 Bari 06/07 Roma 09/07 Milano 21/07 Recanati (MC) 22/07 Schio (VI) » AMY WINEHOUSE 16/07 Lucca » ARCADE FIRE 09/07 Lucca » BEN HARPER 19/07 Roma 20/07 Milano

29/07 Tarvisio (UD) 30/07 Verona » BON JOVI 17/07 Udine » CESARE CREMONINI 08/07 Piazzola sul B. (PD) 10/07 Monza (MB) 13/07 Tortona (AL) 16/07 Cagliari 18/07 Mantova 20/07 Brescia 22/07 S. Stefano di Magra (SP) » GOGOL BORDELLO 06/07 Rimini

07/07 Segrate (MI) 08/07 Bari 09/07 Villafranca (VR) » JAMES BLUNT 21/07 Lucca 23/07 Mantova

09/07 Cattolica (RN) 14/07 Quartu S. Elena (CA) 21/07 Ferrara 22/07 Napoli

» JAMIROQUAI 21/07 Piazzola sul Brenta (PD) 22/07 Roma 24/07 Lucca

» JOVANOTTI 02/07 Piazzola sul Brenta 05/07 Bergamo 8-9/07 Roma 11/07 Pescara 14/07 Sarzana (SP) 16/07 Cava de’ Tirreni (SA)

» SUBSONICA 05/07 Parma 07/07 Bergamo 08/07 Padova

» RICKY MARTIN 02/07 Roma 03/07 Cattolica (RN) 04/07 Verona

ONSTAGE

70

GIUGNO

» KORN 01/07 Torino

» THE STROKES 12/07 Milano

» LIGABUE 16/07 Campovolo (RE)

» NICCOLò FABI 05/07 Roma 08/07 S.Agata Bolognese (BO) 15/07 Sirolo (AN)

» MOBY 22/07 Milano 24/07 Roma » TAKE THAT 12/07 Milano » THE BIG FOUR (Metallica, Megadeth, Slayer e Anthrax) 06/07 Milano

» VASCO ROSSI 1-2/07 Roma » ZUCCHERO 05/07 Aosta 07/07 Codroipo (UD) 08/07 Lucca 19/07 Taormina (ME) 21/07 Palermo

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