Live Book
2012
Live Book 2012 A cura di Daniele Salomone Art director Eros Pasi Photo editor Tommaso Riva Caporedattore Stefano Gilardino Redazione Jacopo Casati Marcello Marabotti Francesca Vuotto Foto di copertina Francesco Prandoni Stampa Xpression Printing & Graphix Via Della Meccanica, 6 20083 Vigano di Gaggiano (MI) Onstage Live Book 2012 è edito da Areaconcerti srl via Carlo De Angeli 3 20141 Milano Direttore responsabile Emanuele Vescovo Direttore marketing Luca Seminerio Direttore commerciale Francesco Ferrari Direttore amministrativo Mario Vescovo
6
INDICE
16 18 22 24 26 30 32 36 38 44 46 48 52 54 56 60 62 66 68 72 74 76 82
Maccabees, The Black Keys Negrita Gavin De Graw, Jovanotti Simple Minds Ivano Fossati Litfiba Noemi, Samuele Bersani Giorgia Calibro 35, Korn Laura Pausini Mario Biondi, LMFAO Mark Lanegan, James Taylor Tiziano Ferro Il Teatro Degli Orrori, Zen Circus Nina Zilli, Michael Kiwanuka Subsonica Antonello Venditti, Pino Daniele Marlene Kuntz Emis Killa, Concerto 1 maggio Marco Mengoni Mudhoney, Black Lips Metallica Negramaro Coldplay
84 86 88 90 94 96 100 102 104 106 110 112 116 122 124 128 132 134 138 140 142 146 148 150 152
Puddle Of Mudd, Soundgarden The Mars Volta, Dente Bruce Springsteen Gods Of Metal Emilia Live Rock In Roma Madonna Rock In Idrho Preview MTV Days Afterhours Blink 182, Paola Turci J-Ax Heineken Jammin’ Festival Morrissey, Billy Idol Ligabue 10 Giorni Suonati Duran Duran, Franco Battiato City Sound Milano Paolo Nutini, Placebo Foo Fighters A Perfect Day Festival Bush, Bugo Marta Sui Tubi, Pete Doherty Modà, Of Monsters And Men Leonard Cohen,
154 156 158 162 164 166 170 172 174 178 180 182 186 188 190 192 194 196 198 200
Iggy & The Stooges Italia Loves Emilia Mannarino, Criminal Jockers Radiohead Maxïmo Park, Wilco Fun, Jennifer Lopez Biagio Antonacci Tenacious D, Il Cile Keane, Slash Cesare Cremonini Tame Impala, The Cranberries Scissor Sisters, Bon Iver Marracash Mika, Malika Ayane Vinicio Capossela, The Rasmus Muse Bat For Lashes,
Florence + The Machine
Skunk Anansie Irene Grandi & Stefano Bollani, Francesco De Gregori Archive, Gossip The XX
7
Prefazione di Pau, Negrita
C
’è chi dipinge, chi fotografa, chi scrive romanzi, chi recita. C’è chi si veste ricercando uno stile personale, chi tiene un blog, c’è chi cucina ricette straordinarie, chi produce ottimo vino. Tutti, e dico tutti, lo fanno per esprimersi, per raccontare qualcosa di se stessi e spesso per comunicarcelo. La musica non sfugge di certo a questa logica. Anzi. Direi che la avvalora e la amplifica, sfaccettandola in migliaia di sfumature caleidoscopiche. Spesso incantevoli. Lo dico chiaro. Io amo la Musica, e non posso farne a meno. Per assurdo, con il criterio dell’isola deserta, a tante forme espressive alte potrei pure rinunciare. Alla musica no. La trovo fondamentale, indispensabile come l’acqua o l’aria. Sia per me, che per il mondo che conosco. Un’emergenza umana. Un bisogno ancestrale. Giochiamo un po’... Avete mai visto un qualsiasi balletto o una bella festa senza musica? No? E una sfilata di moda? Uno show televisivo? Ancora no, vero? E ditemi: i migliori film della storia del cinema, o i vostri cult-movies
10
personali, sarebbero altrettanto belli senza musica? È evidente che la musica è importante anche per molte altre forme artistiche. A volte addirittura necessaria! Musica... Condicio sine qua non. Per contro invece, mi viene da notare che la musica possiede la naturale potenza di stare in piedi anche da sola. Eretta, fiera, senza sbavature. Detto questo potrei anche mettere un punto e andarmene a bere una birretta, ma sono qui a “prefazionare” un libro di concerti lungo un anno che ci vede tra i protagonisti e vorrei aggiungere due parole sull’aspetto del nostro lavoro che a me, al resto della banda e ad Onstage aggrada di più: il live. Per i Negrita la Musica con la M maiuscola è il concerto, il tour. Non c’è niente da fare. È un amen! Sì, certo, è immensamente gratificante far fluire fuori dall’anima, o da qualunque altro posto arrivino, una bella melodia, un bel testo, un riff di chitarra dirompente, un bel disco. Ovvio! Ma allora perché ogni volta che nasce un pezzo nuovo, per prima cosa penso a che resa avrà sul palco e a che presa avrà sui ragazzi lì sotto?
I Negrita sono una live band. Sono nati in scena. Ben prima di poter annusare la carta di un contratto discografico. Dal vivo danno il massimo e il loro meglio. È Dna! Suonare ogni sera davanti ad un pubblico diverso è un’emozione pura come cristallo di rocca, il materiale di cui sono fatte le sfere di cristallo. E, infatti, sferica è la vibra che nelle serate buone avvolge le persone sopra e sotto il palco. Da sopra a sotto, con immediato ritorno, senza soluzione di continuità. Una magia che entra in loop e che alcune volte mi è sembrata quasi tangibile. Tornando sulla terra, vi dico anche che in tutti questi anni per me andare in tour o salire la scaletta del palco ha significato e significa ancora: poter viaggiare il mondo, provare a capirlo, farlo con i miei migliori amici, dar da mangiare all’ego, vincere la timidezza, conoscere un’infinità di persone, sfogare la rabbia e le frustrazioni, far felice la gente. Sentirmi Vivo. C’è chi dipinge, chi fotografa, chi scrive romanzi, chi recita e... c’è chi suona! Il più possibile.
INTRODUzione di Daniele Salomone
N
on riesco a togliermi dalla testa l’idea che fotografare concerti sia un lavoro tridimensionale. Niente a che vedere con gli occhialini rossi e blu che ci danno al cinema. Semplicemente, sono tre le dimensioni con cui i fotografi devono fare i conti sotto palco: tempo, spazio e movimento. Poco, pochissimo è il tempo che hanno a disposizione. Tre canzoni, diritto di cronaca. Quando va bene, perché alcuni artisti concedono anche meno - sorvoliamo su quelli che proprio non si lasciano fotografare, come Lady Gaga quest’anno a Milano. Tre pezzi durano quindici minuti. Anche meno. Poi le macchine tornano nelle custodie, con gli obbiettivi, mentre un addetto stampa accompagna i fotografi all’uscita - qualcuno tenta di fare il furbo e spesso ci riesce pure, anche se i cambi d’abito degli artisti dovrebbero smascherare questi comportamenti scorretti e sleali.
Lo spazio è ancora meno del tempo. Il soggetto è vicino, a pochi metri di distanza, ma chi scatta non può girargli intorno né mettersi sopra o di lato e neanche farlo spostare un po’ più in là o piegare sul fianco. Non ha insomma il potere di gestire lo spazio della scena. Deve come subirlo. La terza dimensione è il movimento. Sul palco è frenetico, non si esaurisce fino al termine dello spettacolo, come una ventola che non smette di girare finchè il motore è acceso. Gli artisti camminano, corrono, ballano.
12
Alcuni indemoniati, altri più composti, tutti si muovono seguendo il proprio istinto o la regia dello show. Le luci continuano a cambiare intensità e colore e direzione senza offrire punti di riferimento, sembrano impazzite ma ragionano perfettamente. Quando ci sono anche proiezioni video e scenografie meccaniche la complessità aumenta. Un lavoro difficilissimo. Il fotografo di concerti non può modellare tempo, spazio e movimento secondo la propria volontà. Può (e deve) interpretare queste variabili, è il suo compito. Ci vuole un gran talento per farlo bene.
Intendiamoci sul significato di “farlo bene”. Per quanto mi riguarda, una bella foto di un live ne comunica l’essenza anche a chi non c’era. È lo scambio tra artista e pubblico, la connessione emotiva che si stabilisce tra palco e platea che rende irripetibile l’esperienza-concerto. Il motivo per cui l’amiamo. Non ci sono coreografie e innovazioni tecnologiche che tengano: è un momento di condivisione tra individui. Bob Dylan sostiene che un bravo performer è colui che si libera dei sentimenti per lasciare che sia il pubblico a provare emozioni. Ma queste, aggiungo io, gli tornano indietro sul palco come un boomerang soffice. È il volo di quel boomerang che il fotografo deve intercettare. Lo scatto di un concerto ha il dovere di immortalare un atto umano – che
sia scolpito sul viso di un artista o definito da un insieme di più soggetti - permettendo di percepire la forza e l’intensità che i protagonisti dell’atto hanno vissuto esattamente in quel momento. Non è un gioco da ragazzi. Ma è questo che interessa al pubblico, all’artista, a noi che quegli scatti pubblichiamo o stampiamo - come in questo libro - e ai fotografi stessi.
Sono estremamente contento che Onstage Live Book veda la luce anche nel 2012. Che sia nelle vostre e nostre mani, in carta e inchiostri. Nonostante l’ottimo risultato ottenuto con la prima edizione, non era scontato. Oltre ad essere un progetto molto costoso, è decisamente complesso. Oltre 160 foto scelte tra le quasi 2500 che i nostri fotografi hanno scattato (e noi abbiamo pubblicato sul sito di Onstage) tra gennaio e i primi di dicembre, più di un centinaio tra gli oltre 200 artisti immortalati, due mesi abbondanti di lavoro di selezione, post-produzone, impaginazione e scrittura dei testi. Ringrazio tutti coloro che l’hanno reso possibile. I nostri fotografi in primis, gli artisti con i loro uffici stampa e managment, i promoter, la redazione e i tanti collaboratori di Onstage, Pau che ha scritto una bellissima prefazione che ho letto decine di volte e avrei voluto tenere solo per me, Heineken che ha sposato il progetto e Giada Missaglia che ci ha creduto più di tutti. Spero vi piaccia quanto piace a noi.
L’informazione non è conoscenza. La conoscenza non è saggezza. La saggezza non è verità. La verità non è bellezza. La bellezza non è amore. L’amore non è musica. La musica è meglio di tutto. Frank Zappa
THE MACCABEES
12 febbraio Magazzini Generali Milano
THE BLACK KEYS 30 gennaio Alcatraz Milano
NEGRITA
Dannato vivere Tour
È
una parabola davvero unica quella dei Negrita, mosca bianca del panorama rock italiano, capaci di conquistarsi un pubblico di fedelissimi che è aumentato disco dopo disco, grazie anche e soprattutto a una lunghissima attività live, da cui emerge la fisicità e l’impatto del loro suono rock’n’roll. Ci sono voluti vent’anni, ma, finalmente, con il tour invernale che ha accompagnato l’uscita di Dannato vivere i Negrita hanno colto un successo emblematico. L’11 febbraio 2012 li ha visti protagonisti in un Forum di Assago (Milano) completamente esaurito, punto di arrivo di un percorso iniziato nei bar e nei pub di tutta Italia. Lo ricorda proprio il cantante Pau: «È stata una serata bellissima e storica. Per il pubblico è
stata una grande festa, ma per noi molto di più. Abbiamo cominciato tanti anni fa e suonare al Forum, col pienone, è sempre stato un obiettivo, magari non dichiarato ma sicuramente sentito». Una grandissima soddisfazione, soprattutto se vista dalla prospettiva di chi ha sempre cercato di farcela senza venire a patti con logiche commerciali. Drigo, l’uomo delle sei corde, è chiaro a riguardo: «La nostra carriera è un continuo crescendo, non c’è stato il botto e poi qualcosa da dover mantenere. Siamo vissuti guardando altri colleghi che esplodevano, ma preferiamo che sia andata così; crescere lentamente ha fatto in modo che le dinamiche della band non diventassero schizofreniche».
Eppure, come in ogni bella storia, esiste anche un lato meno appariscente, fatto di sudore, lavoro e delusioni, come quando, durante la parte estiva del tour, la band si è trovata davanti a decisioni difficili: l’annullamento di una data e il ridimensionamento di una seconda, a testimonianza di una crisi oggettiva anche degli spettacoli live. Eppure, i Negrita hanno continuato a offrire due ore di rock ad alto voltaggio, anche in situazioni più disagevoli, anche in club che ricordavano pericolosamente quelli d’inizio carriera. E, ancora, hanno trasformato i problemi in grandi successi personali. Impossibile non saltare per aria con classici come Mama Maè, Rotolando verso sud, Brucerò per te, Radio Conga o Transalcolico. Provate a fermarli, se ci riuscite.
«Abbiamo cominciato tanti anni fa e suonare al Forum, col pienone, è sempre stato un obiettivo, magari non dichiarato ma sicuramente sentito» 20
GAVIN DEGRAW
20 febbraio, Magazzini Generali, Milano
22
JOVANOTTI
28 febbraio, PalaLottomatica, Roma 6 febbraio, PalaMazzola, Taranto
23
SIMPLE MINDS
28 febbraio, Alcatraz, Milano
24
IVANO FOSSATI
14 marzo, Auditorium Conciliazione, Roma
25
LITFIBA
Grande Nazione Tour
«Per quanto ci riguarda l’emozione è fondamentale, è il valore aggiunto. Più sei emozionato, più c’è adrenalina. E più c’è adrenalina, più c’è rock»
È
stato l’anno del comeback definitivo questo 2012 per i Litfiba, rock band fiorentina che ha rappresentato un modello irraggiungibile tra gli Ottanta e i Novanta. Piero Pelù e Ghigo Renzulli, dopo uno scioglimento acrimonioso sono tornati assieme - proprio come cantavano Elio e Le Storie Tese - e l’hanno fatto alla grande, prima con un tour che celebrava il nuovo matrimonio e, in seguito, con le date di supporto a Grande nazione, ultima fatica discografica. Molto più che in passato, i Litfiba hanno deciso di pigiare sull’acceleratore e mantenere altissima la tensione, con delle scalette roventi e senza troppi cambi di atmosfera. Proprio il cantante l’ha ricordato durante l’in-
tervista rilasciata ad Onstage poco dopo l’inizio di un tour (diviso in due parti: primaverile ed estivo) che li ha visti protagonisti della stagione live. «Per quanto ci riguarda l’emozione è fondamentale, è il valore aggiunto. Più sei emozionato, più c’è adrenalina. E più c’è adrenalina, più c’è rock. È la nostra formula vincente. Non possiamo dire di essere punk in termini categorici, ma di sicuro il nostro spirito è punk. È quello che si è cercato di trasmettere al pubblico e mi sembra che la gente abbia capito a giudicare da quello che si è visto nelle prime date. Lo abbiamo anche detto, “preparatevi per un concerto fisico”. Perché questo è un live molto intenso, due ore e venti di estrema fisicità. Ci sono solo
quattro ballate». E se Grande nazione è stato il disco più rappresentato - ben otto i pezzi in scaletta - i Litfiba hanno saccheggiato anche il repertorio passato, proponendo classici come Istanbul, Il vento, Tex, Apapaia e altre bordate rock’n’roll come Regina di cuori e Terremoto. Memorabile resta la data del 1° giugno al Mandela Forum di Firenze, a cui hanno partecipato membri storici del gruppo come Antonio Aiazzi e Gianni Maroccolo (ma pure Fede Poggipollini e Daniele Trambusti) per un tuffo nel passato in piena regola, che ha raggiunto l’apice con una versione della leggendaria Amsterdam cantata con l’amico/rivale Federico Fiumani dei Diaframma. Bentornati Litfiba! 29
NOEMI
25 marzo, Auditorium Parco Della Musica, Roma
30
SAMUELE BERSANI
29 marzo, Auditorium Conciliazione, Roma
31
GIORGIA
Dietro le apparenze Tour
M
entre ancora si stava preparando per quello che sarebbe diventato il Dietro le apparenze Tour 2012, anticipato da due show a Milano e Roma e poi capillare per tutta Italia, Giorgia ha raccontato a Onstage le novità del suoi ritorno sui palchi. «Ci sono degli elementi nuovi all’interno della band e questo comporta un po’ di lavoro in più: da un lato i musicisti devono imparare i pezzi, dall’altro però ne danno una coloritura personale che per fortuna li modifica leggermente. Quando suoni e canti le stesse canzoni per anni, ogni tanto servono dei cambiamenti, per ritrovare la spinta giusta e per respirare aria fresca. Ad
alcune canzoni del passato, che in precedenza avevo persino stravolto, ho restituito la forma originaria, mi sono un po’ riappacificata con il vecchio repertorio. Di diverso c’è sicuramente un suono che prima non avevo e poi la solita tensione per i pezzi nuovi che non abbiamo mai suonato dal vivo, ovviamente, senza tralasciare le mie canzoni più famose. Perché comunque la gente le vuole sentire, non c’è modo di evitarle». Infatti, sono state proprio le sue hit più celebri a scatenare applausi a scena aperta, in versione molto simile all’originale come nel caso di Come saprei, introduzione allo spettacolo di Giorgia.
Nelle due ore successive è successo di tutto, dagli omaggi a Lady Gaga (Born This Way), James Brown (Sex Machine) e Black Eyed Peas (I Gotta Feeling) fino ai migliori episodi del suo repertorio, che spazia dalla ballad al funky. Sono piaciute soprattutto La gatta e Vado via, scatenate quanto basta, la versione gospel di Di sole e d’azzurro, Tu mi porti su (firmata da Jovanotti), le immancabili Gocce di memoria e Girasole e i momenti intimi di Chiaraluce e Strano il mio destino. L’ennesima conferma di come Giorgia sia ancora saldamente la regina del pop soul italiano di classe. Come canta lei, prima di abbandonare la ribalta, alla fine Resta la musica.
«Ad alcune canzoni del passato, che in precedenza avevo persino stravolto, ho restituito la forma originaria, mi sono un po’ riappacificata con il vecchio repertorio» 34
CALIBRO 35
1 marzo, Lanificio 159, Roma
36
KORN
18 marzo, Alcatraz, Milano
LAURA PAUSINI Inedito World Tour
N
ella seconda metà dell’anno, Laura Pausini ha dovuto abbandonare i fan per dedicarsi alla vita privata. Non era certamente la conclusione che ci s’immaginava durante la pianificazione del tour italiano e mondiale, ma siamo certi che l’interruzione causa maternità sia stata ampiamente “perdonata” dai fan. E se gli auguri di Onstage sono una faccenda scontata, tocca almeno dare conto della prima parte dell’Inedito World Tour, che ha visto la cantante emiliana alle prese con uno spettacolo denso e lunghissimo (oltre trenta brani in totale). Cominciato a cavallo tra lo scorso anno e questo 2012, Capodanno compreso, lo spettacolo ha regalato una Laura Pausini con molte sfaccettature e cinque mo-
menti ben definiti a rappresentare gli stili del suo repertorio: pop, rock, orchestrale, acustico e persino dance. «In questo tour voglio portare sul palco una donna timida ma sicura, romantica ma ribelle. Come sinceramente sono io ormai da tempo». Introdotto dall’ultimo singolo, Benvenuto, il live della Pausini, come detto poco sopra, ha dato spazio ad atmosfere piuttosto differenti, guidando il pubblico attraverso un lungo excursus che ha ripercorso buona parte della sua carriera. Tra Un’emergenza d’amore, L’anno che verrà (omaggio allo scomparso Dalla), La solitudine, piazzata in un medley con Incancellabile e Strani amori e il bis de La mia banda suona il rock, nessuno ha lasciato la platea insoddisfatto.
I frequenti spostamenti all’estero, sia in Europa che in Sudamerica, non hanno cancellato certo il suo entusiasmo per il pubblico italiano e per le ricorrenze particolari, come quella per i festeggiamenti del trentennale di Radio Italia a Milano: «Ogni show lascia dentro di me un’emozione diversa, ma sicuramente cantare per la prima volta nella mia carriera in una location come Piazza del Duomo davanti a 100 mila persone è stato qualcosa di speciale e indimenticabile. Sono molto orgogliosa di aver preso parte alla grande festa per Radio Italia che è stata la prima radio a credere in me 19 anni fa, quando non avevo ancora vinto Sanremo, e ancora oggi è per me un punto di riferimento». La aspettiamo di nuovo sul palco dopo il lieto evento.
«In questo tour voglio portare sul palco una donna timida ma sicura, romantica ma ribelle. Come sinceramente sono io ormai da tempo»
41
Durante un concerto, il pubblico sente chiaramente la tensione dei musicisti sul palco. Quando ascolti un disco, invece, la tua attenzione è minore. Non ci sono dubbi: nella musica dal vivo c’è maggiore emotività. Brian Eno
MARIO BIONDI
7 marzo, Auditorium Parco della Musica, Roma
LMFAO
14 marzo, Alcatraz, Milano
JAMES TAYLOR
30 marzo, Auditorium Conciliazione, Roma
MARK LANEGAN
25 marzo, Alcatraz, Milano
47
TIZIANO FERRO
L’amore è una cosa semplice Tour
A
ll’estero, ormai, dici Italia e parlando di musica chiunque ti risponde Tiziano Ferro. Più di Eros Ramazzotti o Laura Pausini, il cantante di Latina ha conquistato lo scettro di interprete più amato della musica nazionale, anche grazie a dischi moderni, ben costruiti e scritti, e a una presenza live che ne ha consolidato lo strepitoso successo. Dopo aver pubblicato l’ennesimo chartbuster, L’amore è una cosa semplice, Tiziano ha giocato d’anticipo, arrivando addirittura a pianificare con larghissimo anticipo il tour e persino la scaletta («Mentre per il palco mi affido ai grandi professionisti con cui collaboro, la direzione musicale è una questione che spetta a me. Non ne voglio sapere. Devo ammettere
che ho una sorta di mania per la scrittura delle scalette!»). Come anticipato dalle parole del cantante, la scenografia e il palco hanno visto all’opera grandi professionisti e i risultati si sono visti eccome, con incredibili giochi di luce, videoproiezioni da brivido e varie altre sorprese. Inutile ribadirlo, le hit e i classici del suo repertorio, pur alternati alle ultime canzoni tratte dal lavoro più recente, sono quelli che più hanno fatto emozionare il pubblico: la setlist regala emozioni con Sere nere, Stop! Dimentica, E Raffaella è mia, La differenza fra me e te, Ed ero contentissimo e Alla mia età. Poco dopo le prime date di riscaldamento aveva confessato ad Onstage: «Volevo un concerto che si cantasse e
si suonasse, in cui il palco fosse una bellissima cornice, ma non invadente. E infatti è minimalista, nero, elegante, e anche i video sono sobri nella loro bellezza. Anche se è una struttura che richiede tantissimo lavoro, non è un circo smontabile: la musica deve essere l’elemento centrale, non il pretesto per uno spettacolo visivo». Ed è soprattutto lui, Tiziano Ferro, l’elemento centrale di uno show che non perde un colpo e si rivela essere uno dei migliori della sua carriera. Non fa nulla per nasconderlo, dando l’idea di divertirsi come un matto: «Con il tempo ho imparato a gestire lo spazio del palco, a godermelo, evitando che l’emozione bruci tutto. Non godersi lo show è il crimine peggiore che un artista possa commettere».
«Con il tempo ho imparato a gestire il palco, evitando che l’emozione bruci tutto. Non godersi lo show è il crimine peggiore che un artista possa commettere» 50
IL TEATRO DEGLI ORRORI
29 marzo, Alcatraz, Milano
52
ZEN CIRCUS
4 aprile, Locanda Atlantide, Roma
53
MICHAEL kiwanuka
20 aprile, Magazzini Generali, Milano
NINA ZILLI
28 aprile, Estragon, Bologna
55
SUBSONICA Istantanee Tour
T
empo di celebrazioni per il quintetto torinese, tempo di ripercorrere quindici anni di carriera vissuti sempre con il piede sull’acceleratore e con un successo crescente che li ha resi la band più amata dal pubblico italiano. Nati dall’incontro di alcuni tra i migliori musicisti di quella che all’epoca era la scena underground del capoluogo piemontese, i Subsonica sono stati capaci di sovvertire le regole del business e imporre il proprio sound senza piegarsi alle logiche commerciali, fino a diventare dei punti di riferimento per moltissimi esordienti. Il 2012 li ha visti girare in Italia e in Europa con uno show creato apposta per raccontare la storia di tre lustri sempre in prima fila e sen-
za cedimenti creativi. Le parole del tastierista Davide “Boosta” Di Leo chiariscono meglio il concetto: «Visivamente è un concerto diviso in tre parti: si entra da un lato e si vede uno show che ricorda quello di 15 anni fa, molto semplice ma efficace, come eravamo agli inizi. Credo sia bello per le persone che sono cresciute con noi provare di nuovo quelle sensazioni. D’altra parte è fantastico riviverle e anche farle assaggiare a chi all’epoca era troppo piccolo per venire a un nostro concerto. Nelle altre due parti dello spettacolo, invece, il palco si allarga e diventa quello che sono i Subsonica oggi. È uno show molto divertente: ci auguriamo che il pubblico possa avere la sensazione di assistere a più concerti contemporaneamente». E, dopo una prima
tranche di date in cui i cinque proponevano addirittura per intero l’album d’esordio, la scaletta si è trasformata finendo per incorporare anche altri brani, come quelli del recente Eden. Ultimo atto, il tripudio del doppio concerto nei centri sociali a novembre, tra Milano (Leonkavallo) e Marghera (Rivolta), in cui i fan hanno potuto ballare sulle note di Liberi tutti, Depre, Istantanee, Cose che non ho, Nuova ossessione e Discolabirinto. Conclude ancora Boosta: «Puoi anche scaricare un disco ma non puoi downlodare il momento, la fisicità di un concerto. Per un gruppo come i Subsonica, che hanno fondato la loro carriera sul suonare porta a porta, palco dopo palco, è un fatto che mette assolutamente di buon umore».
«Puoi scaricare un disco ma non puoi downloadare la fisicità di un concerto. PER UN GRUPPO COME I SUBSONICA, È UNA GRANDE COSA» 58
59
ANTONELLO VENDITTI
14 aprile, Paladozza, Bologna
60
PINO DANIELE
6 aprile, Auditorium Parco della Musica, Roma
61
MARLENE KUNTZ Tour 2012
è
stato un anno davvero particolare quello dei Marlene Kuntz, caratterizzato dalla chiacchierata partecipazione a Sanremo con il pezzo Canzone per un figlio e nobilitato dalla collaborazione con la poetessa punk Patti Smith, proprio sul palco dell’Ariston. Il disco pubblicato in contemporanea, intitolato Canzoni per un figlio, ha dato modo al terzetto piemontese di riarrangiare vecchi brani del repertorio, in modo da renderli più consoni al proprio percorso musicale e artistico attuale. E la nuova patina che ha reso ancora più brillanti canzoni come Trasudamerica, Ti giro intorno e A fior di pelle si è potuta ammirare anche nel lungo tour che ha portato in giro la band per tutta Italia.
Uno spettacolo lungo due ore, come il chitarrista Riccardo Tesio aveva anticipato ad Onstage: «L’atmosfera di Canzoni per un figlio è quella che ci interessa proporre anche in sede live, perché le nuove versioni ci paiono anche migliori di quelle vecchie. Dal vivo non potremo avere Roy Paci o riproporre gli arrangiamenti d’archi di Davide Rossi, ma l’idea è di seguire il percorso del disco. Oltre a quello, che dura una sessantina di minuti, stiamo arrangiando anche molte altre canzoni da portare dal vivo, visto che non siamo mai capaci di suonare meno di due ore». Per distanziarsi ulteriormente dal classico spettacolo rock, i cuneesi hanno anche deciso di inserire parecchi ospiti a sorpresa, molto spes-
so scrittori, in modo da spezzare leggermente il ritmo e introdurre (anche grazie alla lettura delle note del booklet del CD) i pezzi in maniera consona. All’Alcatraz di Milano, per esempio, è toccato a Marco Travaglio, vicedirettore de Il Fatto Quotidiano, ormai personaggio pubblico di primissimo piano, fare da contraltare ai Marlene Kuntz, aumentando l’effetto d’intimità dello show. Che, per amor di cronaca e per fortuna dei vecchi fan, non ha lesinato anche sotto l’aspetto puramente “rumoristico” uno dei classici dei MK -, riproponendo con grande effetto vecchi brani noise come Sonica, Festa mesta, Io e me e Ineluttabile. Una band matura, ma che ha sempre la voglia di spingersi oltre.
«L’atmosfera di Canzoni per un figlio è quella che ci interessa proporre anche in sede live, perché le nuove versionI ci SEMBRANO PERSINO migliori di quelle vecchie» 64
EMIS KILLA 29 aprile, Magazzini Generali, Milano
ELISA
1 MAGGIO
1 maggio, Piazza San Giovanni, Roma
CAPAREZZA
67
MARCO MENGONI Tour teatrale
C
he il suo personaggio di intrattenitore uscito da X-Factor gli andasse stretto non era certo un mistero per nessuno. Ma Marco Mengoni ama prendersi rischi in un music business basato invece su certezze granitiche e su una certa immobilità di fondo. Lo aveva anticipato ad Onstage poco prima della partenza del suo tour teatrale, durante un’intervista in cui aveva tenuto a ribadire come a guidare la sua musa ci fossero talento, passione e un pizzico di incoscienza. «Per descrivere al meglio la complessità del reale si deve ricorrere a contaminazioni diverse. I nuovi concerti si muoveranno nella direzione del western e della Motown, con destinazione New Orleans. Tutto è stato ripensato secon-
do questo stile, diminuendo la spettacolarità per dare maggior risalto ai contenuti e alla musica». Detto e fatto, perché alla riprova dei fatti lo spettacolo targato 2012 di Mengoni è stato un grosso passo in avanti (e anche di lato, a pensarci bene) rispetto a quanto fatto in passato: niente balletti, trucchi e coreografie azzardate, ma una band finalmente libera di conquistare spazio e importanza e un intero show focalizzato sulla sua voce e sulla musica. Marco ha introdotto il concerto con un monologo che ha ricordato la storia de Il curioso caso di Benjamin Button (un uomo che da vecchio ritorna bambino fino al ritorno nel ventre materno) e persino lui è sembrato ringiovanito nonostante abbia solo 23 anni.
La zavorra di X-Factor e del suo ruolo di predestinato non ha pesato poi così tanto e il giovane talento italiano ha potuto finalmente dedicarsi alle influenze che tanto gli sono care: che fosse Can’t Help Falling In Love di Elvis Presley, un medley della Motown, la casa del soul americano per eccellenza, o l’omaggio a Amy Winehouse di Rehab. L’impressione che se ne è ricavata è che Mengoni è un artista pacificato con se stesso e pronto per diventare davvero grande, per tenere finalmente fede alle parole di un suo fan d’eccezione, lo scomparso Lucio Dalla: «Marco ha una voce incredibile, sembra Prince. Potrebbe diventare un talento internazionale quando i nostri cantanti arrivano al massimo a San Marino». Chissà se sarà capace di tanto.
« PER DESCRIVERE LA COMPLESSITà del reale serve contaminaRe. per questo I nuovi concerti si muovOMO nella direzione del western e della Motown, con destinazione New Orleans»
MUDHONEY
22 maggio, Circolo degli Artisti, Roma
BLACK LIPS
24 maggio, Circolo degli Artisti, Roma
72
METALLICA
13 maggio, Stadio Friuli, Udine
L
a stagione dei concerti all’aperto si è aperta allo Stadio Friuli di Udine con i Metallica, impegnati a portare in Italia il tour celebrativo del loro disco di maggior successo: il cosiddetto Black Album (o semplicemente Metallica), uscito nel 1991 e capace di vendere più di venticinque milioni di copie in tutto il mondo. Un sold-out annunciato che ha riunito sotto la bandiera di una delle (se non la) metal band più famose di sempre quasi quarantamila persone provenienti anche dalle vicine Slovenia e Au-
stria, in una serata caldissima dal punto di vista musicale ma pressoché autunnale a causa del forte vento e della temperatura mai andata oltre i quindici gradi. Considerazioni climatiche a parte, James Hetfield e compagni non hanno tradito le attese, suonando per due ore senza pause, rivitalizzando anche gli episodi del disco omonimo maggiormente trascurati in anni di carriera come ad esempio The Struggle Within, My Friend Of Misery e Don’t Tread On Me, per poi scatenarsi su esplosioni e fuochi d’artificio a fine concerto
con gli anthem One, Battery ed Enter Sandman. Un palco gigantesco e un volume elevatissimo hanno reso l’esperienza ancora più completa e soddisfacente per tutti i convenuti, che hanno cantato a memoria ogni strofa e tutti i ritornelli proposti dai Four Horsemen. In apertura i supporter Gojira e Machine Head avevano preparato a dovere l’audience all’uragano Metallica, con due set estremamente diretti e senza fronzoli, sfruttando l’abbondante tempo a loro disposizione.
NEGRAMARO Casa 69 Tour
P
er i salentini, questo è stato un anno culminato con la partecipazione alla grande giornata di Italia Loves Emilia e con la pubblicazione di un doppio CD che raccoglie i migliori brani del repertorio e qualche inedito, Una storia semplice. Un titolo quanto mai azzeccato quello che i Negramaro hanno dato al best of, perfetto per descrivere come la loro carriera sia in fondo frutto di passione per la musica, di un’amicizia incrollabile e della perseveranza con cui hanno cercato il successo senza tradire i propri principi. Lo stesso si può dire dei live, il vero punto di forza del sestetto: dai primi passi nei club fino ai grandi concerti negli stadi, tutto fa parte di un progetto che non conosce so-
ste e che anche nel 2012 ha raccolto attorno a sé migliaia di fan intenzionati a passare due ore in compagnia di Giuliano e compagni. Il batterista Danilo Tasco ha un punto di vista privilegiato rispetto ai compagni, sebbene non possa certo spostarsi troppo dalla sua posizione: «Ai concerti è sempre una festa. Dalla prospettiva del palco il pubblico è lì, di fronte a te, e si muove in un momento di gioia, dolore e divertimento. Mi piacerebbe essere in una posizione ancor più elevata, per avere una visuale più ampia della platea, perché io alla batteria, al contrario dei miei compagni, non posso spostarmi. Li invidio un po’, perché possono andare in giro per il palco, ma dal mio punto di vista ho sempre i
fan davanti agli occhi». Il Casa 69 Tour 2012 ha dunque riproposto lo schema di quello dell’anno precedente, che si era rivelato un grande successo. Aperto, come da copione, dall’atterraggio dell’astronauta sul palco, lo show dei Negramaro è partito da Sing-hiozzo per chiudersi con Parlami d’amore: nel mezzo tutto l’universo della band, con Mentre tutto scorre, Solo 3 minuti, Estate, Quel matto son io, Polvere e molto altro, come, per esempio, la bellissima parte dedicata all’intermezzo Teatro 69, con ospiti di prestigio come Neri Marcorè, Fabio Volo, Ambra Angiolini, Ficarra & Picone, Francesca Inaudi e molti altri, a sostegno del teatro italiano e della cultura. Un motivo in più per elogiare i salentini.
«AI CONCERTI è sempre una festa. Dal palco vedi il pubblico di fronte a te, e si muove in un momento di gioia, dolore e divertimento» 78
Non sono capace di suonare da solo. Ho bisogno che ci siano un basso, un piano, una chitarra, del pubblico. Allora sono in grado di fare il mio lavoro. Non c’è gioia nella musica senza qualcuno con cui condividerla. Ringo Starr
COLDPLAY
24 maggio, Stadio Olimpico, Torino
D
opo essere stati il primo headliner dello scorso Heineken Jammin’ Festival, i Coldplay si sono presi una serata tutta per loro allo Stadio Olimpico di Torino. Come nelle altre date del tour, hanno organizzato una colorata scenografia che ha coinvolto gli spettatori: all’ingresso ogni singola persona ha avuto in dono un braccialetto in grado di accendersi automaticamente durante lo show. L’effetto è stato a dir poco spettacolare. Trentamila luci fluo hanno accompagnano la band inglese sul
palco, introdotta dal tappeto sonoro di Star Wars. L’attacco con Mylo Xyloto, Hurts Like Heaven, In My Place e Major Minus. Un trionfo di colori e sudore. Ma era solo l’inizio. Clocks, Fix You e Every Teardrop Is A Waterfall hanno alternato il fascino delle ballate ai momenti più leggeri, dualismo sul quale è stato costruito lo show così come l’intera carriera discografica dei Coldplay. Chris Martin ha sfoggiato una presenza scenica straripante e ha dominato il palco come solo
i grandi frontman sanno fare - a metà show si è lasciato andare fino a distruggere una chitarra. Ma più di tutto, sono state le canzoni a rendere speciale la serata di Torino. Non potevano mancare hit del calibro di Yellow, Viva La Vida, The Scientist e i brani dell’ultimo disco come Us Against The World e Charlie Brown. Con un mix di intimità e condivisione, i Coldplay sono entrati nel cuore di ogni singolo spettatore, mostrando ancora una volta di essere la più grande nuova realtà della musica pop mondiale.
SOUNDGARDEN
4 giugno, Arena Concerti, Fiera di Rho (MI)
PUDDLE OF MUDD
7 giugno, Live Club, Trezzo Sull’Adda (MI)
84
THE MARS VOLTA 20 giugno, Magazzini Generali, Milano
DENTE
8 giugno, Piazzale del Verano, Roma
87
BRUCE SPRINGSTEEN
07 giugno, Stadio San Siro, Milano 10 giugno, Stadio Artemio Franchi, Firenze 11 giugno, Stadio Nereo Rocco, Trieste
I
l Boss in Italia è a casa. L’ennesima dimostrazione di affetto reciproco tra gli adepti italiani e Springsteen si è compiuta in tre serate difficilmente dimenticabili anche da chi non era un fan sfegatato di Bruce prima di questa recente tournée. Caldo, pioggia e vento non hanno fermato il pubblico, che ha affollato i tre stadi affittati per gli show trasformandoli in veri e propri luoghi di festa. Alla musica ha provveduto la rockstar ameri-
cana, omaggiando quest’arte con spettacoli mai inferiori alle tre ore e di un’intensità che trova a fatica paragoni con chiunque altro. In particolar modo la data tenuta allo Stadio San Siro di Milano il 7 giugno è stata una di quelle serate che entrano negli annali. Tre ore e quaranta minuti di set, tutti i classici più famosi suonati con alcune chicche che si credevano oramai dimenticate, un’interazione con la platea dall’inizio alla fine e quell’ultima ora in cui tutte le luci del Meazza
erano accese a giorno, a sottolineare l’assenza totale della dimensione temporale che caratterizza i concerti di Bruce. La pioggia di Firenze ha aggiunto più magia a un altro appuntamento indimenticabile, con oltre trenta pezzi in scaletta e anche in questa occasione una durata complessiva superiore alle tre ore. Trieste ha concluso il trittico con alcune sorprese nella setlist e trentamila presenze al Nereo Rocco, esaltate oltre ogni misura per l’ennesimo spettacolo clamoroso.
GODS OF METAL
Dal 21 al 24 giugno, Arena Concerti, Fiera di Rho (MI)
U
na quattro giorni all’insegna della musica dura senza compromessi. Il Gods Of Metal ha proposto un’ambiziosa edizione nella nuova area concerti della Fiera di Rho e per l’occasione non ha badato a spese, chiamando band di punta e artisti di primo piano nel panorama hard&heavy, vere e proprie leggende pronte a misurarsi a colpi di decibel e headbanging. I Manowar sono la personificazione della fede all’heavy metal più puro, quello visto come stile di vita e non solo come la migliore musica al
MöTLEY CRüe
mondo; il redivivo Axl, ha portato i suoi Guns N’ Roses a suonare per tre ore, arrivando con puntualità incredibile sul palco e costringendo i convenuti a rientrare senza più mezzi pubblici, visto che il set è terminato all’una di notte (ma nessuno si è lamentato di tanta abbondanza!). I Mötley Crüe, Slash con Myles Kennedy e i riformati The Darkness hanno timbrato la giornata più ricca dal punto di vista hard e glam, con performance di classe che hanno reso superfluo il rapido temporale che ha bagnato una folla ac-
caldata e impegnata ad acclamare i propri idoli. Gran finale con Ozzy Osbourne e i suoi amici (24 giugno), con la presenza del leggendario Geezer Butler al basso e Zakk Wylde, Gus G e Slash a darsi il cambio alla chitarra per un’ora e mezza di autentico amarcord metal da lacrime. Nell’attesa e nella speranza di vedere i Black Sabbath al completo, il buon vecchio Ozzy ha dato tutto ciò che aveva a oltre ventimila fans in adorazione mistica. Anche i metallari hanno un cuore d’oro.
MANOWAR
OZZY OSBOURNE
GUNS N’ ROSES
93
EMILIA LIVE
25 giugno, Stadio Dall’Ara, Bologna
L
a terribile catastrofe causata dal terremoto che ha colpito l’Emilia a maggio ha provocato la reazione immediata anche degli artisti italiani. In particolar modo due iniziative hanno offerto un concreto aiuto alle popolazioni messe in ginocchio dal sisma, Emilia Live e Italia Loves Emilia. Per Emilia Live, Beppe Carletti dei Nomadi ha radunato allo Stadio Dall’Ara di Bologna quarantamila persone, pronte a contribuire alla ricostruzione pagando il biglietto per ascoltare la musica di Francesco Guccini e
ZUCCHERO
moltissimi altri musicisti originari dell’Emilia Romagna. Fra i protagonisti assoluti Zucchero, che ha aperto la serata poco dopo le 21, e proprio Guccini, che ha persino duettato con un’emozionatissima Caterina Caselli, il cui ultimo concerto risaliva a più di quattro decenni fa. Alla manifestazione hanno partecipato anche Ligabue e gli Stadio, che insieme a Gianni Morandi hanno omaggiato Lucio Dalla; quindi sono saliti sul palcoscenico Nek, Samuele Bersani, Paolo Belli e Luca Carboni. Uno dei momenti
più intensi è stato il duetto fra Cesare Cremonini, seduto al pianoforte, e Laura Pausini sulle note di L’anno che verrà, omaggio a Dalla e ulteriore prova di quanto sia stata dolorosa per Bologna e l’Emilia la sua morte improvvisa. L’evento benefico, trasmesso in diretta tv dalla Rai, si è chiuso con Andrea Mingardi e le note di With A Little Help From My Friends dei Beatles, quindi i Modena City Ramblers e Dio è morto interpretata dai Nomadi hanno fatto calare il sipario su questa importante serata di solidarietà.
RAFFAELLA CARRà
ROCK IN ROMA
Dal 7 giugno al 22 settembre, Ippodromo delle Capannelle, Roma
N
ata nel 2009, la kermesse che si svolge all’Ippodromo delle Capannelle ha acquistato anno dopo anno sempre più sicurezza e autorità sul mercato. L’edizione 2012 ha visto ben trentuno serate che si sono susseguite in un periodo di tempo che è andato dal 7 giugno al 22 settembre. Tra gruppi italiani affermati e star internazionali di altissimo livello, l’area è stata sfruttata a dovere anche grazie alla presenza del Roma Rock Village,
INCUBUS
con diversi stand dedicati a merchandise, cibo e bevande, dando alla manifestazione quel tocco d’internazionalità che serviva. I due concerti rilevanti sono stati quelli dei Cure, con Robert Smith e soci impegnati in una scaletta di ben trentasei pezzi, e quello dei Radiohead (tenutosi a settembre dopo il rinvio di giugno dovuto al decesso di un membro dello staff della band a Toronto) che ha radunato una folla oceanica, sin dal pomeriggio in fremente
attesa per la band di Thom Yorke. Altri momenti importanti del Rock In Roma sono stati gli show di Cypress Hill ed Everlast e l’assai breve ma davvero intensa perfomance dell’icona rap Snoop Dogg. Parlando di icone e impossibile non citare i Portishead, paladini del trip-hop. Spazio anche alle leggende dei Doors Manzarek & Krieger e alla reunion dei Beach Boys, mentre le nuove leve sono state pienamente rappresentate dai Kasabian e dai ritorni di Incubus e Garbage.
PORTISHEAD
SNOOP DOGG
CYPRESS HILL
99
MADONNA
12 giugno, Stadio Olimpico, Roma 14 giugno, Stadio San Siro, Milano 16 giugno, Stadio Artemio Franchi, Firenze
è
ancora la regina del pop? Sarà in grado a più di cinquant’anni di tenere la scena come una volta? Lady Gaga l’avrà superata? Le attese per il tour negli stadi di Madonna era altissima sin dall’annuncio delle date e dalla pubblicazione dell’album MDNA. La star non ha deluso le aspettative, ha ritardato a volte anche di un’ora l’inizio dello show ma poi, per i centoventi minuti successivi, non ha fatto mancare proprio nulla ai presenti, riaffermando con forza il proprio ruolo di protagonista asso-
luta della scena pop. Stadi non sold out ma comunque affollati, segno che Madonna è ancora in grado di radunare folle importanti, pronte a ballare, saltare e partecipare a un suo minimo cenno. Sexy e provocante forse anche oltre il consentito, Miss Ciccone ha diviso il proprio spettacolo in quattro atti, ovvero Transgression, Prophecy, Masculine/Feminine e Redemption. Scenografie monumentali ed effetti tecnologici più che all’avanguardia hanno contribuito a
immergere il pubblico in un’atmosfera quasi parallela, in cui la popstar ha presentato nuove e vecchie hits, provocando la rivale Lady Gaga con l’accenno della sua Born This Way dopo Express Yourself, quasi a dimostrare che a volte si va ben oltre la semplice ispirazione altrui per creare le proprie canzoni. Se sui vecchi cavalli di battaglia Like a Prayer e Like a Virgin il coinvolgimento è stato totale, è stata scelta la più recente Celebration per concludere la scaletta.
ROCK IN IDRHO PREVIEW
13 giugno, Carroponte, Sesto San Giovanni (MI)
C
ome recitava il nome stesso, la Preview doveva solamente essere una specie di anticipazione del piatto forte (a cui avrebbero preso parte Rancid, PIL, Specials e molti altri) e invece si è trasformato, causa diluvio universale nell’appuntamento di luglio, nell’unico Rock In IdRho della stagione. Un festival lungo un giorno decisamente sbilanciato verso punk e hardcore con due palchi posizionati nella bella location del Carroponte di Sesto San Giovanni. La prima parte della giornata scorre via abbastanza velocemente con band come La Di-
THE OFFSPRING
spute, Billy Talent e Hot Water Music, ma tutti i presenti sono lì per il tris finale, quello che si preannuncia davvero di grande pregio: sul palco principale attaccano gli svedesi Hives, che poco prima ci avevano annunciato l’ennesimo cambio di abiti di scena - i cinque appaiono con dei frac davvero elegantissimi e con i soliti roadie vestiti come ninja, nonostante un caldo soffocante - e i nuovi brani come Patrolling Days e Go Right Ahead si mescolano bene con i loro classici, perfetti per fare esplodere le prime file: Hate To Say I Told You So e Tick Tick Boom sono accolte da
boati e concludono l’esibizione in tempo per i Lagwagon, headliner del palco più piccolo. Il loro hardcore californiano anni Novanta è l’introduzione più efficace per un sound che ha fatto scuola e che trova proprio negli Offspring uno dei suoi alfieri più celebri. La band di Noodles è ormai celebre in ogni parte del globo e mette in fila una serie di hit impressionanti, per un’ora e mezza di spettacolo, chiuso da una Self Esteem cantata in coro da tutti quanti: niente male per dei ragazzi bianchi, come dicevano loro stessi in Pretty Fly For A White Guy.
THE HIVES
MTV DAYS
29 e 30 giugno, Piazza Castello, Torino
L
a location è stata quella delle due edizioni precedenti: Torino. Una cornice in grado di regalare la giusta magia per l’evento celebrativo di MTV Italia, che ha festeggiato così il suo compleanno. Due giorni di musica con un cast che ha offerto - gratuitamente - il meglio della produzione italiana popolare. L’edizione 2012 si è aperta il 28 giugno con l’opening party alla Reggia di Venaria Reale che ha visto esibirsi, tra gli altri, Useless Wooden Toys, Salmo, Dj Aladin e Power Francers. Il giorno seguente
CLUB DOGO
via ai concerti sul palco di Piazza Castello con Bianco, Emma, Nina Zilli, i Litfiba e i maggiori esponenti dell’hip hop made in Italy amato dal pubblico di MTV: Fedez, e i Club Dogo. Un fiume di musica che ha visto la sua conclusione il 30 giugno con Negrita, Marco Mengoni, Heike Has The Giggle, Emis Killa, Giorgia e Benny Benassi. Ad accompagnare l’evento musicale, che ha visto la partecipazione di molte migliaia di persone per entrambe le giornate, come da tradizione si sono tenuti dibattiti e tavo-
le rotonde sugli argomenti più caldi dell’attualità musicale: tra i più interessanti “Twitter or #Facebook - Artisti, fans e strategie di promozione sui social media”, Hip hop or #Dance? - Alla ricerca del genere musicale di riferimento per la millennial generation”, sui gusti musicali della nuova leva di ascoltatori, #Retromania or #Supernow, Il pastiche di passato, presente e immediato nella cultura pop” o l’incontro focalizzato sul canale migliore che gli esordienti dovrebbero sfruttare per far conoscere il loro progetto.
BENNY BENASSI
AFTERHOURS Summer Tour
I
cambiamenti, qualunque essi siano, portano sempre una ventata di freschezza e di energia. Padania, ultimo album targato Afterhours, rappresenta fin dall’inizio la voglia di Agnelli e compagni di mutare verso una nuova veste sonora, e viene introdotto da un brano che si intitola Metamorfosi. Così ne diceva il batterista Giorgio Prette, in un’intervista rilasciata ad Onstage Magazine mentre il gruppo stava preparando il nuovo spettacolo live: «Metamorfosi significa spinta verso un cambiamento. Detta così può sembrare banale, ma noi siamo ciò che suoniamo e quindi, per poter andare avanti, ci troviamo in qualche modo costretti a cambiare sempre. Più si procede e più diventa difficile, ma
il progresso resta per noi un’esigenza primaria. Sarà sicuramente più arduo suonare i pezzi nuovi dal vivo, Padania ha una complessità sonora che ci mette di continuo alla prova. Per questo motivo, sono certo che sarà il tour più impegnativo della nostra carriera». Difficile stabilire se così sia stato davvero, ma la resa sonora degli Afterhours targati 2012 e implementati dal recente ritorno alla terza chitarra (Xabier Iriondo si è di nuovo aggiunto ad Agnelli e Ciccarelli) è stata di quelle davvero eccellenti. è toccato ancora a Metamorfosi aprire lo spettacolo, ma è stato tutto l’ultimo album a fare un’ottima figura nella lunga scaletta che il sestetto milanese ha portato in giro per l’Italia,
riconfermandosi come uno dei nomi più amati del panorama rock autoctono. I migliori episodi sono stati Costruire per distruggere, La terra promessa si scioglie di nuovo e Padania, ottimamente integrati in una macchina live che da anni non perde colpi e regala ottime impressioni. Non sono mancati nemmeno i grandi classici Voglio una pelle splendida, Tutto fa un po’ male, La vedova bianca, Male di miele - e ripescaggi insoliti come Bye bye Bombay e Posso avere il tuo deserto? che hanno reso lo show vario e dirompente. Tre chitarre, violino, basso e batteria per la miglior formazione in assoluto degli Afterhours, pronta per l’Italia e per le solite incursioni in terra americana.
«DETTA COSì può sembrare banale, ma noi siamo ciò che suoniamo e quindi, per POTER andare avanti, ci troviamo in qualchE modo costretti a cambiare sempre» 109
BLINK 182
3 luglio, Mediolanum Forum, Assago (MI)
110
PAOLA TURCI
4 luglio, Villa Ada, Roma
111
J-AX
Meglio live tour
P
rima di prendersi un anno sabbatico, come lo stesso J-Ax ha anticipato ad Onstage, il rapper milanese ha deciso di terminare alla grande il 2012 con il Meglio Live Summer Tour, partito dal Carroponte di Sesto S. Giovanni e dilagato per tutta Italia come un tornado di rap’n’roll. L’aveva promesso: «È un tour molto più rock e la scaletta comprende tutta la mia storia, non soltanto le cose più recenti, com’era successo la volta scorsa. È una sorta di greatest hits, dove i brani sono stati scelti in base al successo avuto su YouTube, su cui i miei fan sono davvero scatenati». E, a giudicare dai molti sold out e dalla quantità di fan
in delirio, possiamo dire a posteriori che Ax ha di nuovo raggiunto una vetta di popolarità che fa invidia a molti suoi colleghi, reinventandosi una carriera dopo aver sciolto il più celebre gruppo rap d’Italia, formato assieme a DJ Jad. E, dopo una bella serie di album, il milanese non ha certo bisogno dei classici del passato per preparare una scaletta ad alto voltaggio, in cui ha inserito tutti i brani del nuovo repertorio e raggruppato attorno a sé la miglior formazione possibile, formata con gli amici Space One, Guido Style, Fabio-B, Dj Zach e Steve Luchi. «La band è composta da musicisti che sono dei fratelli per me, per cui non ci sarà nessun cambiamento
rispetto al passato. Saremo sempre gli stessi, a meno che qualcuno di loro non decida di fare altro. Sono i più bravi in circolazione, non potrei chiedere niente di meglio». Quasi trenta i brani della setlist, tutti tratti dalla sua carriera solista, tra bei ripescaggi come Noi no, Gente che spera, Ti amo ti ammazzo, singoli dell’ultimo album (Domenica da coma, Ancora in piedi e I Love My Bike) e il nuovo inedito Brillo ma da lucido. Una miscela di rock’n’roll e rap che ha trovato nel live la sua dimensione definitiva, con un’energia che deve al punk la sua ragione di esistere. Un mix travolgente, proprio come il suo interprete.
«La band è composta da musicisti che sono dei fratelli per me, per cui non ci sarà nessun cambiamento rispetto al passato. Sono i più bravi in circolazione, non potrei chiedere niente di meglio» 114
115
HEINEKEN JAMMIN’ FESTIVAL
Dal 5 al 7 luglio, Arena Concerti, Fiera di Rho (MI)
L
o spostamento dal Parco San Giuliano di Mestre all’Arena Concerti di Rho Fiera (Milano) è stato per mesi l’argomento più gettonato riguardo all’edizione 2012 del HJF, giunto alla tredicesima edizione. Gli organizzatori hanno deciso di passare da un parco stupendo ma esposto a intemperie climatiche clamorose alla Fiera di Rho, con l’asfalto ma facilissima da raggiungere grazie e metrò e treni. Con l’aiuto dell’erba sintetica e del sole estivo milanese, che tuttavia ha lasciato spazio
NOEL GALLAGHER
(come da tradizione) anche al canonico temporale, il festival si è svolto serenamente, in un clima festaiolo che ha visto alternarsi sul palco nei tre giorni altrettanti headliner di livello: Red Hot Chili Peppers, Prodigy e Cure. La giornata più affollata è stata la prima, merito del rock contaminato dei californiani, ma quella più sentita è stata probabilmente l’ultima, grazie a una perfomance eccellente di Robert Smith, oltre al grande ritorno dei New Order e alla partecipazione massiccia del pubblico
sul set dei Crystal Castles. Da menzionare negli altri giorni di festival la prestazione di Noel Gallagher e l’energica esibizione dei Lostprophets e degli Evanescence, capitanati dalla bravissima Amy Lee. I Prodigy hanno confermato di essere ancora una grande live band, ma la palma dei migliori in assoluto dell’Heineken Jammin’ Festival 2012 va come già detto ai Cure, in grado di suonare per tre ore senza cali di tensione, coinvolgendo in modo tanto netto quanto naturale i molti presenti.
RED HOT CHILI PEPPERS
EVANESCENCE
THE CURE
THE PRODIGY
119
La gente vuole ascoltare artisti che cantano parole che vengono dalla loro testa e dal loro cuore in tempo reale, che abbiano una profonda connessione con il momento che stanno vivendo. John Mayer
morrissey
10 luglio, Teatro Arcimboldi Milano
BILLY IDOL
7 luglio, Hydrogen Festival, Piazzola sul Brenta (PD)
LIGABUE
Sotto bombardamento Tour
è
stato un piccolo regalo ai fan il mini tour che Luciano Ligabue ha deciso di mettere in piedi in questo 2012 che doveva invece essere un anno di pausa e riflessione. Le pile devono essere ricaricate, ma quelle del rocker di Correggio paiono non scaricarsi mai e quindi via col breve giro del Sotto bombardamento Tour, con cui il Liga si è tolto altre soddisfazioni, pure all’estero, come dimostra il concerto alla Royal Albert Hall di Londra. A Onstage aveva raccontato tutto in anteprima il suo manager/amico Claudio Maioli in una lunga intervista: «Abbiamo sempre voglia di sfide e a stare troppo fermi dopo un po’ ci si annoia. Così
abbiamo pensato a Sotto bombardamento, un pezzo che ci siamo trovati a cantare parecchie volte, e ci siamo detti “perché non valorizzarlo”? Magari con due o tre concerti per sostenere un singolo per noi attualissimo, visto che parla di bombardamenti e confusione di notizie. Una cosa semplice, la classica scatola rock and roll, la stessa soluzione che abbiamo utilizzato a Londra: nessun effetto speciale, qualche video di supporto ma, soprattutto, tanta energia». Proprio il nuovo singolo ha aperto le danze dello spettacolo e da lì in avanti sono state più di due ore di sano rock, quello che i fan del Liga conoscono bene. Libero da impegni promozionali
che magari impongono scalette concentrate solo sull’ultimo lavoro in studio, Luciano si è potuto concentrare su un ideale greatest hits che ha pescato da tutti i suoi dischi. Uno in fila all’altra sono passati grandi momenti di rock’n’roll (ma anche attimi più intimi) con Libera nos a malo, Ho perso le parole, I ragazzi sono in giro, Freddo cane in questa palude, Il giorno di dolore che uno ha e le immancabili Non è tempo per noi e Urlando contro il cielo. Una carrellata di classici che hanno riconfermato come la parabola di Ligabue sia unica e con pochi termini di paragone, almeno in Italia. Correggio, ancora una volta, è diventata il centro del mondo.
«LO SHOW è Una cosa semplice, la classica scatola rock and roll: nessun effetto speciale, qualche video di supporto E, soprattutto, tanta energia» 126
10 giorni suonati
Dal 13 giugno al 24 luglio, Castello Sforzesco, Vigevano (PV)
L
a terza edizione della manifestazione si è ancora una volta tenuta a Vigevano, nel parco dello splendido Castello Sforzesco, tra giugno e luglio, proponendo ottimi concerti, buon cibo ed eccellente organizzazione. Gli inconvenienti atmosferici (qualche acquazzone di rito) e animaleschi (zanzare di taglia xl) sono passati in secondo piano di fronte alla proposta artistica e al contorno di una kermesse in sempre più rapida crescita. Leggende della storia della musica come i
BEN HARPER
Lynyrd Skynyrd e Paul Weller sono stati affiancati in altre serate da stelle emergenti come Mika, Wolfmother e James Morrison, mentre nomi ben più affermati nel panorama musicale come Garbage (alla prima apparizione italiana dopo la reunion), Lenny Kravitz, Ben Harper e Incubus hanno completato insieme allo straordinario G3 (Guitar Three, ovvero un progetto che presenta all’opera trio di super virtuosi della chitarra) di Joe Satriani, Steve Vai e Neal Morse un cartellone davvero di primo piano nell’estate italiana e non
solo. Buona musica ma anche grande attenzione a quanto gira intorno a una serata di spettacolo: spazio anche a incontri con scrittori e autori letterari all’ora dell’aperitivo, stand gastronomici all’insegna del culto slow food, birre artigianali e mostre di vario tipo allestite nell’area concerti. Oltre a tutto ciò, recentemente Barley Arts ha ricevuto il premio Greener Festival Award, attribuito ai festival caratterizzati da buona organizzazione e conclamata consapevolezza ambientale.
LENNY KRAVITZ
GARBAGE
JAMES MORRISON
131
DURAN DURAN
16 luglio, Arena, Verona
FRANCO BATTIATO
22 luglio, Centrale Live, Roma
132
CITY SOUND MILANO
Dal 2 al 30 luglio, Ippodromo San Siro, Milano
D
opo un’intensa battaglia legale giocata a colpi di ricorsi al Tar, il City Sound ha preso il posto del Milano Jazzin’ Festival e del presunto sostituto Arena Music ai primi di giugno, quando i concerti erano stati annunciati oramai da mesi e si avvertiva la sensazione che alla fine tutto sarebbe potuto saltare in aria. Nulla di più sbagliato, grazie a una nuova location meno centrale rispetto all’Arena Civica, ma anche meno soggetta a limitazioni di sound e di
MARILYN MANSON
orario, con un contorno espandibile nelle prossime edizioni e un’area concerti più malleabile e sfruttabile. Il pubblico ha risposto all’appello e le date più attese sono state svolte regolarmente, su tutte le reunion degli Stone Roses e dei Beach Boys: i primi hanno attirato i fan di quella scena che negli anni Ottanta era definita Madchester, ovvero quando il Britpop aspettava i dischi Oasis e Blur mentre gli Stone Roses dominavano
le chart oltre Manica; la più famosa band di surf rock degli anni Sessanta, invece, è tornata insieme su un palco, con tutti gli acciacchi del caso, a reinterpretare quarantasette (!) brani che hanno segnato un’epoca. Non ha tradito le attese lo show della leggenda blues B.B. King, e lo stesso discorso vale per le esibizioni di Alanis Morissette e Kasabian - sold out per gli inglesi mentre sono state più di nicchia le performance di Marilyn Manson e di Alice Cooper.
KASABIAN
ALICE COOPER
136
B.B. KING
137
PAOLO NUTINI 12 agosto, Sziget Festival Budapest
PLACEBO
3 agosto, Castello Scaligero, Villafranca (VR)
foo fighters
13 agosto, Villa Manin, Codroipo (UD)
I
Foo Fighters sono tornati in Italia a un anno di distanza dal super concerto tenuto al Rock In Idrho 2011, molto più a est e in una location ben più suggestiva dell’asfalto di Rho. Dave Grohl ha fatto godere oltre quindicimila spettatori (la venue era sold-out) con uno spettacolo superiore alle due ore di durata, che ha regalato il migliore avvio di set possibile con due brani (White Limo e All My Life) che hanno messo a dura prova le ossa, le articolazioni e le teste dei presenti. Spazio all’ultimo disco con
Rope, Walk, Arlandria e Dear Rosemary suonata insieme a Bob Mould, ma anche a tutti i classici che hanno reso famosa e affermata la creatura di Dave come The Pretender, Learn To Fly, Monkey Wrench, Best Of You, Times Like These ed Everlong. Menzione particolare infine per i recuperi di Aurora e This Is A Call. Brividi incredibili quando i Foos attaccano In The Flesh, omaggio ai Pink Floyd per poi suonare anche Breakdown di Tom Petty poco prima dei saluti finali, a te-
stimonianza che il rock classico è un’influenza indispensabile per i sei (non per nulla lo scorso anno suonarono un’indiavolata Tie Your Mother Down dei Queen). Una scarica di adrenalina e di energia che trovano pochi riscontri nel panorama rock mainstream attuale, la degna celebrazione dell’hard rock moderno, ma ancorato ai Seventies che Grohl e soci hanno sublimato nel recente e bellissimo Wasting Light, in quella che alla fine sarà considerata la migliore esibizione italiana di sempre per la band dell’ex Nirvana.
A PERFECT DAY
Dal 31 agosto al 2 settembre, Castello Scaligero, Villafranca (VR)
S
i dice che i festival italiani non reggano il paragone con quelli europei e americani. Un problema che per l’A Perfect Day non si pone. La prima edizione, ospitata dalle mura del Castello Scaligero di Villafranca (Verona) è stata spalmata su tre giorni, ha visto protagonisti alcuni tra i nomi più interessanti del panorama rock internazionale. Ad aprire la rassegna gli australiani Dz Deathrays, che hanno scaldato il pomeriggio prima che i Temper Trap stregassero il pubblico con ballate e pezzi dance. I Two Door
dEUS
Cinema Club sono saliti sul palco con determinazione anticipando gli headliner del primo giorno. I Killers hanno infiammato il pubblico presente, con uno show fatto di luci, proiezioni e tanto electropop, il loro ultimo album Battle Born. Da sottolineare l’omaggio a Verona con l’accenno a Romeo & Juliet dei Dire Straits. Il giorno seguente, sotto una pioggia torrenziale cha ha reso l’atmosfera molto simile a quella dei festival inglesi a cui l’APD s’ispira, i Palma Violetes hanno rotto il ghiaccio seguiti dalle in-
tense performance di Vaccines e Mogwai, prima del ritorno in Italia dei Franz Ferdinand. La terza e ultima giornata, è stata aperta dalla vera rivelazione del festival: gli Alt-J (non a caso i successivi concerti di dicembre sono andati bene, con il sold out di Milano). Poi i set da incorniciare di dEUS e Mark Lanegan Band, due garanzie. Infine i Sigur Ròs. I finlandesi hanno incantato il pubblico con una performance magistrale mostrando come la grande musica prescinde dalla lingua e dal paese di provenienza.
THE VACCINES
FRANZ FERDINAND
BUSH
4 settembre, Circolo degli Artisti, Roma
146
BUGO
8 settembre, Circolo degli Artisti, Roma
147
MARTA SUI TUBI
11 settembre, Festa CGIL, Roma
148
PETE DOHERTY
13 settembre, XS Live, Roma
149
modĂ
16 settembre, Arena, Verona
150
OF MONSTERS AND MEN
16 settembre, Teatro dell’Arte, Milano
151
IGGY & THE STOOGES
27 settembre, Piazza della Repubblica, Firenze
LEONARD COHEN
24 settembre, Arena, Verona
153
ITALIA LOVES EMILIA
22 settembre, Campovolo, Reggio Emilia
è
stata un’altra grande manifestazione di solidarietà quella organizzata al Campovolo di Reggio Emilia per raccogliere fondi da destinare alle popolazioni colpite dal terremoto di maggio. L’iniziativa ha segnato anche un altro importante precedente, ovvero la trasmissione televisiva via pay per view e in contemporanea sui maggiori network radiofonici nazionali. Un cast d’eccezione unito da un nobile motivo, centocinquantamila presenti e una serie di duetti tra numeri uno della musica leggera italiana da
tramandare ai posteri: tutto questo è stato Italia Loves Emilia, concerto inusuale ma simbolico e probabilmente irripetibile per l’intensità e l’emotività trasmesse durante la diretta, benché molti cantanti si sono dichiarati nel post-show entusiasti e favorevoli a ripetere l’evento in un prossimo futuro. Per l’occasione si sono alternati sul grande palco Biagio Antonacci, Claudio Baglioni, Elisa, Tiziano Ferro, Giorgia, Jovanotti, Ligabue, Litfiba, Fiorella Mannoia, Negramaro, Nomadi,
Renato Zero e Zucchero. I duetti migliori e più significativi sono stati quelli di Jovanotti e Renato Zero su Amico, di Zucchero con Jeff Beck, Elisa e Fiorella Mannoia su Madre dolcissima, quello de I Nomadi con Baglioni su Io Vagabondo e quello di Fiorella Mannoia e Jovanotti su una infuocata Clandestino (di Manu Chao); benissimo i Negramaro scatenati con Elisa e Jovanotti in Via le mani dagli occhi, Elisa con Liga su Gli ostacoli del cuore e la furiosa Tex dei Litfiba con Ligabue alla voce.
RENATO ZERO
MANNARINO
20 settembre, Carroponte, Sesto San Giovanni (MI)
CRIMINAL JOKERS
4 ottobre, Circolo degli Artisti, Roma
156
RADIOHEAD
22 settembre, Ippodromo delle Capannelle, Roma 23 settembre, Parco delle Cascine, Firenze 25 settembre, Arena Parco Nord, Bologna 26 settembre, Villa Manin, Codroipo (UD)
D
opo un rinvio forzato dovuto a motivi extra musicali (il decesso di un membro dello staff della band in giugno a Toronto), i Radiohead si sono presentati in Italia per quattro date sul finire di settembre, in location open air che se non hanno goduto delle altissime temperature estive hanno comunque permesso a decine di migliaia di fan di godersi quello che è stato uno degli eventi live assoluti del 2012. Confermati dalla massiccia affluenza di pubblico in tutte e quattro le occasioni, gli inglesi
hanno mostrato le qualità che ne fanno una delle più valide e importanti band nel panorama internazionale. La scenografia e l’utilizzo degli schermi che contornavano il palco hanno comprovato la loro capacità di portare on stage spettacoli d’avanguardia, ma è inutile negare che la musica e le grandi emozioni sono state protagoniste assolute dei live. Anche chi conosce la band non ha potuto non essere colpito dalla precisione esecutiva dei Radiohead dal vivo, che riescono a riprodur-
re alla perfezione tutti i suoni dei loro lavori in studio, dalla loro presenza scenica invidiabile una menzione particolare per Thom Yorke, anima creativa del gruppo - e dalle loro capacità polistrumentistiche: sono veri artisti della musica, come se ne vedono pochi. Se le scalette possono aver scontentato qualche fan di vecchia data, il risultato globale ha lasciato davvero pochi dubbi anche al detrattore più spinto che non ha gradito le continue sperimentazioni e la voglia di novità che pervade i Radiohead da oltre vent’anni.
Il piÚ delle volte suono da solo, per cui quando mi capita di farlo in compagnia, con altri musicisti o davanti a qualcuno, provo un grande sollievo. Mi piace l’atto fisico di stare vicino ad altre persone. Robert Wyatt
WILCO
11 ottobre, Obihall, Firenze
MAX誰MO PARK
15 ottobre, Magazzini Generali, Milano
163
FUN
18 ottobre, Alcatraz, Milano
JENNIFER LOPEZ
11 ottobre, Unipol Arena, Casalecchio di Reno (BO)
164
BIAGIO ANTONACCI Tour 2012
L
’aveva detto prima, a scanso di equivoci, parlando del suo nuovo album, ma intendendo anche il tipo di atmosfera che avrebbe accompagnato il nuovo tour: «Non mi preoccupo dell’effetto che l’immagine di copertina farà in mezzo alle centinaia di altre sugli scaffali dei negozi. Né l’artwork, né l’album con le sue canzoni dovranno sgomitare per farsi notare: si presenteranno così, come sono, semplicemente. Il colore dunque sarà la musica stessa a stabilirlo: hai presente il “periodo blu” di Picasso?». Forse non sarà facile cogliere riferimenti al geniale pittore spagnolo, ma lo show di Biagio Antonacci ha certamente il pregio di non delude-
re le aspettative, pur evitando qualunque tipo di scenografia particolare, effetti speciali o chissà quali sorprese. L’unica concessione è stata quella lingua di palco che si allungava in mezzo al pubblico, verso il cuore dei - soprattutto delle fan, con cui ha dialogato costantemente e intrattenuto un rapporto confidenziale molto intimo. «Ho preferito evitare particolari scenografie o tecnologie per poter essere il più possibile reale e in contatto diretto con il pubblico. Voglio entrare in totale empatia con ogni spettatore», Dopo una prima parte serrata e ricca di impegni, Antonacci ha voluto chiudere l’anno con un doppio appuntamento milanese, per giocare in casa e concedersi due serate al Forum da as-
soluto mattatore. Immancabili sono la camicia bianca e i jeans e, ovviamente, altrettanto tutti i classici che hanno fatto esplodere il pubblico in ovazioni da stadio: ben venticinque i brani in scaletta per oltre due ore di spettacolo, con l’apertura affidata a Vivi l’avventura e Se fosse per sempre (entrambi tratti da Inaspettata del 2010), seguite da alcuni estratti dell’ultima avventura in studio del cantante, Sapessi dire no. Il clou è arrivato con l’esecuzione di Liberatemi, Iris (tra le tue poesie), Convivendo, Quanto tempo e ancora e Se è vero che ci sei. Chiusura con Ti dedico tutto, un modo perfetto per festeggiare col proprio pubblico l’ennesima conquista di una carriera che pare non declinare mai.
«Ho preferito evitare particolari scenografie o tecnologie per poter essere il più possibile reale e in contatto diretto con il pubblico. Voglio entrare in totale empatia con ogni spettatore»
168
IL CILE
20 ottobre, Orion Club, Roma
TENACIOUS D
16 ottobre, Mediolanum Forum, Assago (MI)
171
KEANE
26 ottobre, Estragon, Bologna
SLASH
23 ottobre, Unipol Arena, Casalecchio di Reno (BO)
172
CESARE CREMONINI Live 2012
U
n tour da sogno: ecco qual è il vero nome del giro d’Italia che ha visto protagonista l’ex enfant prodige del pop bolognese nell’autunno 2012. Una tournée trionfale che ha avuto come momenti più significativi le tre date sold out proprio a Bologna e il pienone in quel Forum di Assago (Milano) dove un giovane Cesare Cremonini vedeva il primo concerto dei suoi miti Oasis tanti anni fa. Ecco che tutto torna allora, ma stavolta sul palco di quel palazzetto c’è lui, finalmente allo zenith della sua carriera solista dopo l’exploit, da ragazzino, con i Lùnapop. «Quando canto dal vivo l’energia è una e precisa, la sentiamo io e il pubblico. In quel momento torniamo ad allinearci sul fluire dei
sentimenti, che sono meno aperti alle interpretazioni. Nonostante qualche volta l’emozione mi sfugga dalle mani». Chiunque abbia potuto assistere a uno show del tour di Cremonini ha avvertito chiaramente questa connessione, merito dell’energia e del talento che vengono sprigionati durante i suoi spettacoli, che risultano passionali, mai eccessivi e, soprattutto, sinceri. In uno show lungo, con ben 25 canzoni, il compito di sciogliere il ghiaccio spetta al nuovo singolo Il comico (Sai che risate) e da lì in avanti la strada per Cesare è spianata e non serve nemmeno troppa fatica per convincere un pubblico che è già tutto dalla sua. Il disco più recente, La teoria dei colori, è giustamente saccheggiato, ma chi partecipa in platea sa benis-
simo che non potranno mancare le concessioni ai Lùnapop e, soprattutto, agli altri classici del bolognese, da Dicono di me a Padremadre, passando per Marmellata #25 e Le sei e ventisei. E quando decide di rallentare il ritmo e rendere il tutto più intimo, eccolo da solo al pianoforte intonare ben quattro ballad, gradite soprattutto dal pubblico femminile: Due stelle nel cielo, Vieni a vedere perché, Vorrei e Niente di più. «A 32 anni passati credo di aver raggiunto la piena coscienza dei miei mezzi: questo mi rende la vita più facile ma mi fa scalpitare. Ho bisogno di esprimermi completamente sul palco e credo che questa urgenza cominci a sentirsi anche nei miei lavori». Si sente nei dischi e si realizza sul palco.
«Quando canto dal vivo l’energia è una e precisa, la sentiamo io e il pubblico. In quel momento torniamo ad allinearci sul fluire dei sentimenti, CHE SONO MENO APERTI ALLE INTERPRETAZIONI» 177
THE CRANBERRIES
29 ottobre, Mediolanum Forum, Assago (MI)
TAME IMPALA
26 ottobre, Magazzini Generali, Milano
179
SCISSOR SISTERS
1 novembre, Magazzini Generali, Milano
BON IVER
30 ottobre, Alcatraz, Milano
180
MARRACASH Giusto un giro Tour
è
vero, Marracash si è incoronato da solo King del rap, come recita il titolo del suo ultimo album in studio, ma tutti sanno come nell’hip hop servano soprattutto autostima e una buona dose di sfacciataggine. Qualità che certo non mancano al rapper della Barona, quartiere periferico milanese spesso teatro delle sue rime, protagonista sui palchi italiani con un lungo giro che ha toccato nord, centro e sud, la riconfermando la sua centralità nella scena attuale. La prima parte del tour è stata ovviamente di promozione al disco, in compagnia dei fidi partner Dj TayOne e Deleterio, con cui ha pensato uno show serrato e ricco di sorprese: cambi di abito, atmosfere, una produzione ricca che ha messo in mostra
non solo la sua bravura di affabulatore, ma pure la voglia di offrire qualcosa che vada al di là del solito e del prevedibile. «Mi piace stare in giro, è l’essenza stessa della mia professione e i concerti live mi danno una grande energia. Più che all’hip hop, m’ispiro a certi spettacoli rock in cui ci si sbatte un sacco, ci si cambia i vestiti, s’immagina una bella scenografia complicata». Il successo, davvero impressionante, ha rimesso in moto la macchina e Marra si è visto quasi costretto a ritornare sul palco per concedere un bis ancora più gustoso con Giusto un giro Tour, una serie di date che lo vedono libero da impegni promozionali e con la possibilità di sfruttare al meglio tutti i pezzi forti del suo repertorio.
Introdotto dal nuovo talento Attila, emergente di belle speranze con cui sta già collaborando in vista di un possibile disco, Marracash non si risparmia di certo e spara sul pubblico una serie di hit come Quando sarò morto, I ragazzi dello zoo del Berlin, Badabum cha cha, Fino a qui tutto bene, Sabbie mobili e l’immancabile King del rap. C’è spazio anche per il talento dei suoi accompagnatori, con un bello scontro TayOne/ Marra e uno spazio tutto personale per il dj che da sempre lo accompagna. Se davvero questo è l’anno d’oro dell’hip hop italiano, Fabio Rizzo, in arte Marracash, è in prima fila per riscuotere quanto gli è dovuto. Giusto un giro, ma di quelli che sembrano non finire mai.
«Più che all’hip hop, m’ispiro a certi spettacoli rock, in cui ci si sbatte un sacco, ci si cambia i vestiti, s’immagina una bella scenografia complicata» 184
MALIKA AYANE
5 novembre, Teatro Filarmonico, Verona
MIKA
10 novembre, Atlantico Live, Roma
187
THE RASMUS
17 novembre, Orion Club, Roma
VINICIO CAPOSSELA
4 novembre, Tunnel, Milano
189
MUSE
16 novembre, Unipol Arena, Casalecchio di Reno (BO) 17 novembre, Adriatic Arena, Pesaro
C
i voleva qualcosa di importante per far sì che il ricordo del concerto di San Siro (giugno 2010), con quell’imponente astronave calata sullo stadio milanese che aveva lasciato tutti a bocca aperta, non pesasse troppo sui nuovi show dei Muse. Le due ore di spettacolo dei concerti di novembre (il primo a Bologna, il 16, il secondo a Pesaro il giorno successivo) hanno dimostrato che gli inglesi non temono nulla. La scenografia ha coinvolto il pubblico in un viaggio fantascientifico, con quella piramide che dominava il palco colorata
da un grappolo di schermi sui quali sono stati proiettati video ed immagini. «Sarà un tour molto particolare, con effetti molto coinvolgenti. Ci saranno anche alieni danzanti e altre situazioni molto divertenti» aveva anticipato il batterista Dom Howard. Bene, i Muse si sono superati ancora, anche se il merito è soprattutto della loro musica, che ha dimostrato ancora una volta di essere di un livello superiore. Se The 2nd Law non aveva convinto del tutto nella versione album, sul palco i brani del nuovo lavoro si sono libera-
ti in tutta la loro potenza grazie alla bravura dei musicisti e all’ottimo lavoro sul suono. Musica ed effetti speciali si sono fusi in molti brani, come Animals, accompagnata da videoclip che mostravano broker intenti a far collassare la borsa, o Madness, il cui testo scorreva proiettato sugli occhiali futuristici di Matt Bellamy. Un crescendo che ha trovato il culmine nei bis, con la tripletta Uprising, Knights Of Cydonia e Survival. Il pubblico è tornato a casa con la sensazione di aver visto il concerto perfetto.
FLORENCE + THE MACHINE
20 novembre, Mediolanum Forum, Assago (MI)
BAT FOR LASHES
19 novembre, Alcatraz, Milano
193
SKUNK ANANSIE
19 novembre, Mediolanum Forum, Assago (MI) 20 novembre, Teatro Tendastrisce, Roma 21 novembre, PalaArrex, Jesolo (VE)
C
he l’Italia fosse la loro seconda patria - quasi la prima? - non era certo un mistero, ma se non fossero bastate le prove precedenti, ecco l’ennesimo sold out al Forum di Assago a certificare l’affetto che lega il pubblico italiano alla band guidata dalla conturbante Skin, fresca di nuovo album. Black Traffic è un lavoro molto più politicizzato dei precedenti, come ha ammesso la stessa cantante: «Possiamo dire che è la nostra versione dei fatti, è ciò che pensiamo di quello che sta accadendo nel mondo, ma senza dimenticare altri temi più personali e legati alla sfera affettiva o sessuale o semplicemente di vita quotidiana». E il concerto, per restare in tema, ha cercato di offrire la stessa intensità del disco,
inglobando parecchi pezzi nuovi e scatenando un pubblico che pende dalle labbra di Skin. La partenza è stata di quelle brucianti - in sequenza Skunk Heads, I Will Break e I Believed In You - e si è dovuto aspettare God Loves Only You e I Hope You Get To Meet Your Hero per poter apprezzare anche la faccia più dolce e del gruppo inglese, a proprio agio in ogni situazione. Ma non di soli pezzi nuovi vive lo spettacolo degli Skunk Anansie nel 2012 e ci mancherebbe altro, visto che il materiale a cui i fan sono più legati è certamente quello estratto dai primi tre album del quartetto, precedenti allo scioglimento che li aveva allontanati dai palchi e dalle cronache musicali per otto anni. Sono bastati alcuni
brani ben piazzati in scaletta per far esplodere il pubblico, tra le accelerazioni di Charlie Big Potato, Little Baby Swastikkka e le note suadenti di Secretly, forse la loro miglior ballad in assoluto, con un ritornello davvero indimenticabile. Proprio questa alternanza tra tenerezza e cattiveria è, da sempre, il segreto irresistibile degli Skunk Anansie, confermato dalle stesse parole della cantante: «Ci riteniamo una heavy band con una marcata attitudine pop. Non facciamo nessuna fatica a scrivere dei bei ritornelli, anche se la concezione odierna di “pezzo commerciale e radiofonico” non è certo quella che ci guida». Nessun dubbio e la chiusura di Satisfied è stata profetica: tutti soddisfatti.
FRANCESCO DE GREGORI
20 novembre, Atlantico Live, Roma
IRENE GRANDI & STEFANO BOLLANI
25 novembre, Auditorium Parco della Musica, Roma
197
THE GOSSIP
27 novembre, Alcatraz, Milano
ARCHIVE
24 novembre, Magazzini Generali, Milano
199
THE XX
2 dicembre, Alcatraz, Milano
201