ONSTAGE magazine N째 20 MAGGIO 2009
LAURA PAUSINI TIZIANO FERRO GIORGIA SIMPLY RED PINO DANIELE VELVET
Tutti
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fuori la voce
Tutti i locali di Milano e Roma dove trovi Onstage Magazine
DI DANIELE SALOMONE
Con buona pace di chi si danna l’anima con chitarre, basso, percussioni, archi, fiati, tastiere e chi più ne ha più ne metta, la voce è lo strumento più immediato che ci sia. Quello che l’orecchio dell’ascoltatore, dal più frettoloso all’appassionato, riconosce con fanciullesco godimento in mezzo a miliardi di altri suoni, che resta in mente anche quando c’è poca attenzione. Il canto rende superba, a volte persino immortale, una buona melodia perché smaschera l’ispirazione che si nasconde dietro una sequenza di note. Nella voce leggiamo la passione di una musica, ne capiamo il senso ben oltre l’immediatezza delle parole. Sono infinite le possibilità della voce come strumento. Può essere il mezzo che consente alla canzone di raggiungere una dimensione irripetibile. Nessuno è in grado di farlo meglio di Laura Pausini. Altre volte il canto è architetto della canzone, ne definisce lo spazio emotivo. Tiziano Ferro è maestro in questa finissima arte. In alcuni casi, la voce è lo specchio in cui si riflettono le passioni e le pulsioni dell’anima. E’ quel soul, in altre parole, che nessuno in Italia interpreta meglio di Giorgia e che Mick Hucknall, per l’ultima volta in tour con l’effige dei Simply Red, conosce molto, molto bene. Ve ne sarete accorti, questo numero di Onstage è un omaggio alla voce prima ancora che ai grandi interpreti di questo meraviglioso, unico strumento, fondamentale veicolo della comunicazione tra umani.
Direttore Responsabile Emanuele Vescovo Direttore Editoriale Daniele Salomone d.salomone@onstageweb.com Art Director Federico Riva f.riva@ineditweb.com Progetto grafico Inedit srl via Pietrasanta, 12 20143 Milano info@ineditweb.com Rock ‘n Fashion Luca Sani
Hanno collaborato a questo numero: Andrea Beretta, Simona Contaldo, Karin Kellner, Massimo Longoni, Roberta Maiorano, Gianni Olfeni, Silvia Pellizzon, Virginia Ricotta, Marco Rigamonti, Giorgio Rossini, Silvia Sacco. Pubblicità Areaconcerti srl via Pietrasanta, 12 20143 Milano tel. 02.5695313 Luca Seminerio l.seminerio@onstageweb.com Francesco Ferrari f.ferrari@onstageweb.com Eileen Casieri e.casieri@onstageweb.com Marianna Maino m.maino@onstageweb.com
Pubblicità Triveneto, Mantova, Emilia Romagna Ever Est s.n.c. via Roma 5/A - 35010 Limena (PD) Tel. 049.8849246 info@everestadv.it
Segreteria di redazione Eleonora Scigliano e.scigliano@onstageweb.com
Pubblicità Lazio, Umbria, Marche Download ADV srl via Sardegna 69 - 00187 Roma Tel. 06.42011918 Fax 06.42010787 info@downloadadv.it
Distribuzione Mario Vescovo m.vescovo@onstageweb.com
Ufficio Stampa Metatron Press Tel. 02.36563000 Fax 02.36563004
ON STAGE MAGAZINE_ON TOUR_MAGGIO 2009
Stampa Centro Stampa Quotidiani Spa Via dell’Industria, 52 25030 Erbusco (BS)
Web http://www.onstageweb.com Onstage Magazine Registrazione al tribunale di Milano N°362 del 01/06/2007
Tiziano Ferro - 20 Aprile – Milano, Forum Assago - 22 Aprile – Milano, Forum Assago - 11 Maggio – Bologna, Futurshow Station - Simply Red - 16 Maggio – Milano, Teatro Arcimboldi - 17 Maggio - Milano, Teatro Arcimboldi - 19 Maggio - Treviso, Zoppas Arena - GIORGIA - 10 Maggio - Bologna, Pala Dozza - 13 Maggio - Genova, Vaillant Palace - 15 Maggio - Torino, Mazda Palace - 16 Maggio Firenze, Nelson Mandela Forum - LAURA PAUSINI - 2 Giugno - Firenze, Nelson Mandela Forum
onstage / maggio 2009
MILANO Bar Magenta BhangraBar Biblioteca Sormani Blender Bond Cafe Milano Cargo Colonial Caffè Cuore Deseo Elettrauto Cadore Exploit Frank Café Fresco Art Good Fellas Ied Item Jamaica Julien Café Kapuziner La Bodeguita del Medio La Fontanella Le Coquetel Le scimmie Elephant Mom Morgans Pacino Café Pharmacy Store Radetsky Reefel Roialto Café Sergent Peppers Skip Intro Stardust Tasca Trattoria Toscana Twelve Volo Yguana
ROMA Bali Circolo degli artisti Latte più Comingout Club 32 Express St’a Salotto 42 Emporio caffè Chakra caffè Caffè friends Stairs club Freni e frizioni Casina dei pini Mom art Le sorelle Sugar c Caffe’ letterario Blob Blow club Brasia Charity cafè Deja’ vu Distillerie clandestine Fonclea Gregory’s jazz club Le coppelle 54 Pride pub Friend’s art cafè Birreria marconi Trillo Parlante Crazy bull Take it easy cafè Simposio Tumbler Black Falcon Q’s Pub Barbagianni Rock castle cafe’ Coyote On the rox Morrison’s Barone rosso Lettere cafe’ L’infernotto Living room cafe’ Magnolia Mojbha Giardino Segreto Sotto casa di andrea Zen.0 Vinoteca Novecento Tam Tam
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8 //indice
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LIVESTYLE la musica letta dal vivo
10 ontour Gli appuntamenti live di maggio da non perdere: Pj Harvey, Morgan, Luca Carboni, Glasvegas, Marta sui Tubi e tanti altri.
16. LAURA PAUSINI
Successo, successo e ancora successo. Eppure Laura non si scompone di una virgola.
38 coming soon Arriva l’estate e si comincia con gli spazi all’aperto. Giugno è il mese dei Depeche Mode e di Lenny Kravitz, ma non solo.
40 rock ‘n fashion Ospiti della rubrica moda di questo mese sono i Perturbazione. Che con l’aiuto di qualche amico ci raccontano l’Italia più bella.
22. TIZIANO FERRO
Abitante del mondo, paladino del pop colto. Tiziano è il primo di una nuova generazione di cantautori.
50 what’s new Il nuovo dei Depeche Mode, la rivoluzione dei Placebo, Star Trek e i soliti consigli per passare la notte in compagnia di una consolle.
54 onstage chiama deejay
28. GIORGIA
Radio Deejay e Onstage non c’è verso che si separino. E’ la volta di Alessio Bertallot e dei suoi esperimenti radiofonici.
Confrontarsi con il passato è un lavoraccio. Ma prima o poi tocca a tutti. Anche a Giorgia.
FACE2FACE 34. SIMPLY RED
Mick Hucknall ha deciso che il tempo dei Rossi è scaduto. Sarà veramente l’ultima volta?
onstage / maggio 2009
12. Pino Daniele 14. Velvet
u u
10 //ontour
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MAGGIO
Gli appuntamenti live di questo mese
Pj Harvey 04/05 Milano “E’ la ragazza con le mani più fredde e le labbra più calde che abbia mai conosciuto”. Musica e testo di Nick Cave. La misteriosa e affascinante Polly Jean, oltre alla relazione e alla collaborazione con Re Inchiostro, ha avuto altri famosi partner (artistici) in questi anni, primo fra tutti il chitarrista e produttore John Parish, che ha il grandissimo merito di averla scoperta. E dopo tredici anni dalla loro prima storica collaborazione, culminata nel disco Dance Hall At Louse Point (1996), i due sono tornati a lavorare a quattro mani: il risultato è A Woman A Man Walked By, da poco uscito e già considerato tra i migliori album di questo primo scorcio del 2009. Il giornalista John Harris, della rivista britannica Guardian ha scritto: “Malizioso,
Luca Carboni
Morgan
Per info su tutte le date: www.lucacarboni.it
Per info su tutte le date: www.marcomorgan.it
Era il 6 marzo scorso quando il Musiche Ribelli Tour prendeva il via. Ora, a distanza di un paio di mesi, Luca Carboni ha deciso di continuare a girare la penisola insieme alla sua band e a Riccardo Sinigallia, cantautore romano che ha curato la produzione del suo ultimo disco e che accompagna Luca anche sul palco. Il tour estivo è partito il 25 aprile dalla provincia di Caserta e si prolungherà per i prossimi mesi estivi, continuazione di una serie di spettacoli che hanno avuto un ottimo riscontro in termini di pubblico. Lo show progettato dall’artista emiliano si divide in due parti: inizialmente in compagnia della band e di Riccardo Sinigallia, Carboni si dedicata esclusivamente a Musiche Ribelli (disco che omaggia i grandi cantautori italiani anni Settanta), per poi restare con la sua band e pescare alcuni classici dall’ormai vastissimo repertorio. Quello che cambia rispetto a quest’inverno è la cornice. Non saranno più i teatri ad ospitare gli show dell’artista emiliano, ma le piazze, i paesi. Luca Carboni, come tanti suoi colleghi, è un musicista che vive delle emozioni che scambia con il suo pubblico. Suonare in una piazza sarà per lui un’occasione per sentirsi sempre più vicino alla gente. E per il pubblico di guardarlo negli occhi.
onstage / maggio 2009
Terminata anche quest’anno la parentesi televisiva in qualità di giudice ad X-Factor (trionfale esperienza visto che per due anni consecutivi hanno vinto due suoi “pupilli”) è il momento per Marco Castelli di tornare a vestire i panni del Morgan cantante e musicista. A dire la verità, anche durante i lunghi periodi di impegni con il piccolo schermo, il cantautore ha trovato il tempo di dedicarsi alla sua musica, rimettendo insieme i Bluvertigo e continuando la carriera solista. E’ da poco uscito il primo di una serie di tre album denominata Italian Songbook, in cui omaggia la canzone d’autore italiana degli anni ‘50 e ‘60, della quale si è sempre dichiarato grandissimo conoscitore nonché estimatore.
estremamente serio, elegante e poetico, posseduto da una potenza brutale. E’ poco probabile che quest’anno ascolterete un disco così creativo e musicalmente originale”. Trainato dal singolo Black Hearted Love, l’album raccoglie rock sperimentale, atmosfere acide, sonorità crude e oniriche che ospitano un caleidoscopio di personaggi contrastanti. Finalmente la rockeuse britannica è protagonista anche in Italia, insieme all’amico John naturalmente: i due sbarcano a Milano il 4 maggio, nella suggestiva cornice dell’Auditorium. A fianco a loro, sul palco ci sono Eric Drew Feldman, Jean-Marc Butty e l’italiano Giovanni Ferrario, ex leader dei Micevice.
Ed è proprio questo nuovo lavoro che verrà presentato in tour nei prossimi mesi. Morgan sarà impegnato fino a luglio in un’atmosfera raccolta ed intimista, ovvero solo voce e pianoforte. Oltre alle personali rivisitazioni di pezzi storici che fanno parte del panorama artistico e culturale del nostro Paese (comprese le versioni in inglese delle stesse canzoni incluse nel disco), non mancheranno brani tratti dai due precedenti lavori da solista, Canzoni dell’Appartamento e l’orchestrale Da A ad A. Il tour estivo che seguirà, ancora in via di definizione, vedrà poi Morgan impegnato su più fronti, sia da solo al pianoforte che in compagnia dalla sua band, Le Sagome.
ontour \\ 11
Glasvegas 10/05 Ravenna 11/05 Roma 12/05 Milano
Marta sui Tubi Per info su tutte le date: www.martasuitubi.it Avete presente quelle band di cui è impossibile stabilire il genere musicale? Ecco, Marta sui Tubi è esattamente quel tipo di band. A fondare il progetto sono Giovanni Gulino (voce) e Carmelo Pipitone (chitarra), entrambi originari di Marsala. Basta un solo album, Muscoli e Dei, pubblicato alla fine del 2003, per imporre il gruppo nel circuito indie italiano. Da allora di album ne sono usciti altri tre, compreso l’ultimo Sushi&Coca, del 2008. Testi forti, spesso ricchi di sarcasmo, composizioni raffinate, decisamente originali e fuori dagli
schemi, sono gli elementi che fanno di Marta sui Tubi uno dei progetti più interessanti del panorama indipendente italiano. Non è un caso che figurino spesso come headliner nei festival più importanti di quella scena, da Arezzo Wave al Miami, passando per il Mei. E non è un caso nemmeno che abbiano scelto, tra le tante location del tour in corso, un club prestigioso (e grande!) come l’Alcatraz di Milano per offrire al pubblico lombardo tutta la melodica follia che li caratterizza. Una scommessa azzardata? Non ne siamo così sicuri.
Chissà come avrà reagito James Allan quando, qualche mese fa, il New Musical Express, magazine culto nel mondo anglosassone, ha definito i suoi Glasvegas “una delle pochissime band che sarà in grado di riempire gli stadi”. Potrebbe essersi semplicemente lasciato travolgere dall’entusiasmo, oppure potrebbe anche essersi toccato nelle zone basse. E’ difficile stabilire se davvero la band scozzese sarà in grado, tra qualche anno, di radunare folle immense, ma è facilissimo stabilire che si tratti di una nuova realtà del rock mondiale. La storia dei Glasvegas è piuttosto lunga, nonostante il primo (omonimo) disco sia uscito solo alla fine del 2008. Già quattro anni prima era stato pubblicato il singolo I’m Gonna Get
Stabbed/Ina Lvs Rab, seguito nel 2006 da Go Square Go!. Ma è tra il dicembre dell’anno successivo e i primi mesi del 2008 che gli scozzesi, grazie a Daddy’s Gone e It’s My Own Cheating Heart That Makes Me Cry, si impongono all’attenzione del music biz. Ottengono un contratto con la Columbia e cominciano a godere dei benefici promozionali di una major. Glasvegas esce nel settembre dello scorso anno e in brevissimo tempo diventa uno dei migliori dischi dell’anno. Tanto che la band di James Allan si è già imbarcata per un lungo tour mondiale. Dopo Uk e Usa è la volta dell’Europa, Italia compresa. Magari tra qualche anno li vedremo a San Siro, per il momento accontentiamoci dei club.
Boss Hog
Yeah Yeah Yeahs
Dan Auerbach
19/05 Roncade (Tv), 20/05 Roma
04/05 Milano
19/05 Milano
Ve li ricordate? E’ da un pò che non si fanno sentire, ma c’è stato un momento in cui i video dei Boss Hog riempivano la programmazione di Mtv anche in Italia. Soprattutto il clip di Whiteout (era il 2000) in cui Cristina Martinez, cantante e moglie del chitarrista Jon Spencer, si esibiva in provocanti strusciamenti con una femmina di pari sensualità. Del resto Cristina non si è mai vergognata di mostrare la sua bellezza, tanto che nel 1989, durante il primo concerto insieme al marito al CBGB’S (tempio newyorkese del punk), si esibì completamente nuda. E più di una copertina della band statunitense mostra qualche parte del suo corpo senza veli. Dopo otto anni di inattività, a dicembre 2008 i Boss Hog hanno ripreso a suonare insieme e il lungo tour intrapreso sbarca a maggio in Italia. La formula minimal punk della band è rimasta intatta. Se poi Cristina ha ancora voglia di spogliarsi, tanto meglio!
Torna in Italia il trio più cool di New York. L’affascinante e carismatica vocalist Karen O’, affiancata dal batterista Brian Chase e dal chitarrista Nick Zinner, è pronta a portare sul palco dei Magazzini Generali di Milano (sold out) tutto il suo charme a base di rock esplosivo e irrefrenabile. Nonostante lo stile del nuovo album, It’s Blitz, con le sue sonorità elettroniche, si allontani dal classico sound della band newyorkese, l’energia e dall’impatto degli Yeah Yeah Yeahs è sempre lo stesso. Il trio di Brooklyn si è fatto conoscere grazie ad un garage rock purissimo, ma l’instancabile desiderio di sperimentazione li ha condotti verso sonorità anni Ottanta, senza che questo abbia significato rinunciare all’essenza del gruppo. Provare per credere.
I Black Keys sono una delle band più in voga negli States (e non solo), recensioni ottime e concerti affollati. Una condizione invidiabile, ma che evidentemente va un po’ stretta a Dan Auerbach, che nel duo di Akron (Ohio) canta e suona la chitarra. Ci voleva anche un progetto solista per soddisfare il bisogno di musica del trentenne polistrumentista americano. E così lo scorso 10 febbraio è uscito Keep It Hid, esordio senza i Black Keys. Il disco è stato registrato principalmente con strumenti vintage e attrezzatura analogica, in perfetto stile Auerbach, uno di quelli che nel passato vede il futuro. E siccome a Dan non piace perdere tempo, si è subito messo a girare il mondo per presentare il suo nuovo progetto. La curiosità si taglia a fette.
12 // face to face Pino Daniele
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‘O SPERIMENTATORE DI ROBERTA MAIORANO
PINO DANIELE LIVE 02/05 05/05 12/05 14/05 19/05 21/05 24/05
SAINT VINCENT (AO) FIRENZE CESENA ZURIGO BERGAMO MONACO BENEVENTO
foto: JASMINE BERTUSI
Vedi Napoli e poi muori. Sarà anche vero, ma Pino Daniele, napoletano verace, non ci ha fatto caso più di tanto. Non ha saputo resistere al fascino di popoli, terre e culture anche lontanissime dal Vesuvio. Da trent’anni la musica di Pino è sempre alla ricerca di nuovi approdi, vicini o lontani che siano. Come ci arriva? Con sperimentazioni e marmellate varie.
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diare continuamente sulla mia chitarra, esplorare territori nuovi cercando, oggi come sempre, di comunicare emozioni diverse”. Come dire, il passato è importante a patto che non freni la voglia di affrontare in nuove sfide. Non a caso, per lanciare Electric Jam, o’ scarrafone ha scelto Il sole dentro me, pezzo in cui duetta con l’ex Articolo 31 J-Ax. Una collaborazione decisamente inaspettata. “Quando me l’hanno presentato ho conosciuto un ragazzo con una
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Ci sono stati tanti cambiamenti nella mia vita, ma quello che invece non cambia mai è il desiderio di studiare continuamente sulla mia chitarra e di esplorare territori nuovi
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erfino quando parla al telefono, il “nero a metà” sembra che canti. La sua voce è soffice, intensa e la semplicità con cui parla di sé riesce a scavare qualcosa dentro chi ascolta. Ci si può perdere nei racconti di Pino Daniele, dimenticandosi delle lancette dell’orologio, sempre troppo veloci. Del resto stiamo parlando di un artista che, in trent’anni di carriera, ha attraversato un intero universo sonoro, insieme ad alcuni dei migliori musicisti al mondo, plasmando la melodia partenopea con rhythm’n’blues, jazz e tanto altro. Parla con pacato entusiasmo di Electric Jam, il suo ambizioso progetto discografico di cui è da poco stata pubblicata la prima parte (la seconda, Acustic Jam, uscirà in novembre). “L’idea era quella di creare due tempi artistici ed esprimere due mini concetti musicali: uno prettamente elettrico e l’altro totalmente acustico. Il costo dei due dischi è accessibile a tutti (9.90 €, nda), quasi come un singolo. Mi sembra una cosa giusta, no?”. In oltre 30 anni di carriera la musica di Pino Daniele non si è mai fermata, si è contaminata con il blues, la fusion e sonorità cubane, nordafricane e mediorientali. Chi ha amato la sua arte ha potuto arricchirsi così come si è arricchito Pino. Quanto di questo straordinario passato in quest’ultimo lavoro? “Penso che il passato sia importantissimo. Serve per costruire ancora, per misurarsi sempre, per superarsi e trovare nuovi stimoli. Ci sono stati tanti cambiamenti nella mia vita, è diversa anche la mia voce. Quello che invece non cambia mai è il desiderio di stu-
musicalità spiccata e una grande potenzialità artistica. Mi stimolava l’idea di lavorare con lui, far incontrare il mio mondo con il suo, così diverso. Creare qualcosa insieme mi ha dato molta soddisfazione”. Guarda caso il singolo, uscito il 6 marzo scorso, è stato lungamente in testa alla chart italiana, ennesimo successo di un artista che in fatto di collaborazioni illustri ne sa parecchio. Tanto per citarne un’altra, nell’ultimo lavoro di Pino Daniele c’è anche il batterista americano Vinnie Colaiuta, uno di quelli che suona solo con i big della mu-
sica mondiale. “Ho sempre amato l’idea del gruppo, di artisti che fondono sonorità diverse, suonano insieme e si lasciano trasportare. La musica deve essere libera, senza limiti di cultura e di lingua, così come accade in America. Ecco perché mi piace circondarmi sempre di nuovi amici, anche sul palco. In questo tour sarò insieme ai miei fedelissimi, ma con qualche inevitabile sorpresa”. A proposito di tour, l’anteprima è stata una straordinaria serie di concerti al Blue Note di Milano, tempio del jazz, tra la fine di marzo e l’inizio di aprile. Serate naturalmente sold out. “Volevo mettere in risalto il concetto di jam session che caratterizza entrambe la parti del mio nuovo progetto discografico, che pure hanno colori e sapori diversi. L’idea era quella di uno showcase in un ambiente intimo, come un club, che credo sia il luogo più adatto per ascoltare la mia nuova musica, ma anche per riproporre brani del repertorio con sfumature diverse. Sul palco mi hanno accompagnato i fedelissimi Alfredo Golino alla batteria, Gianluca Poggi alle tastiere e Matt Garrison al basso, gli stessi con cui sarò in tournè in questi mesi”. Si parlava di sorprese prima, cosa ci dobbiamo aspettare da questo nuovo tour? “Io sono uno sperimentatore, da sempre cerco di dare al pubblico qualcosa di speciale. La scaletta è piena di brani scritti tanto tempo fa, oltre, naturalmente, ai nuovi. Ma la magia nasce soprattutto dalla mia voglia di evoluzione, di crescita e di scambio musicale con chi collabora con me dal vivo”.
14 // face to face Velvet
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QUALCOSA E’ CAMBIATO DI GIORGIO ROSSINI
VELVET LIVE 13/05 23/05 30/05 06/06 13/06 22/07
ROMA CAGLIARI CANEVA (PN) MARINA DI RAVENNA VITTORIO VENETO (TV) NOVENTA DI PIAVE (VE)
foto: CHIARA MIRELLI
Se ve li ricordate solo per Boyband siete lontani anni luce. I Velvet soffrono ancora, ma non è più lo stress a tormentarli. E’ la crisi di coscienza collettiva che li inquieta. Per capire come, quanto e perché sono diversi dal passato abbiamo scambiato qualche battuta con Pier, voce e chitarra della band capitolina, poco dopo l’uscita del nuovo disco.
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realtà che viviamo. È una questione politica, ma nel senso più alto del termine.” Non traspare rabbia dalle parole e dal viso di Pier. La sua è un’analisi lucida, fredda e spietata. “Nessuno di noi partecipa veramente e attivamente alla propria vita e questa mancanza di partecipazione ci sta progressivamente imbarbarendo.” Il disincanto non può che aumentare, quando pensiamo alla situazione so-
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Viviamo una situazione sociale drammatica. È una crisi che non riguarda solo l’economia o la politica, si tratta di qualcosa di più profondo che si annida dentro di noi
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are rock in Italia non è certo una cosa semplice. Occorre imboccare una direzione precisa, evitare compromessi e tirare dritto per la propria strada. E’ quello che hanno fatto i Velvet. Dopo il boom del tormentone Boyband, datato 2001, la band romana non si è fermata. Anzi, quello sembra un capitolo lontano anni luce. Il nuovo lavoro, Nella lista delle cattive abitudini (uscito ad aprile) più che un taglio netto col passato sembra il risultato di un lungo e intenso processo di maturazione. “L’approccio sonoro”, spiega il leader Pier, “non è stato poi così diverso rispetto agli altri lavori. E’ cambiata l’attitudine: volevamo un sound più deciso, ma anche più sperimentale”. Pezzi aggressivi e veloci si alternano a canzoni più riflessive. Il tutto in un’atmosfera disincantata e critica verso la realtà che viviamo. È questa forse la novità più significativa dei ‘nuovi’ Velvet. “Il disco non è il risultato di decisioni prese a tavolino, ma lo specchio di uno stato d’animo. Non sono capace di inventarmi delle storie e metterle in musica. Per me è indispensabile elaborare la mia vita, ciò che mi accade. Negli ultimi tempi mi ha molto colpito la situazione sociale in cui viviamo, che definirei drammatica. È una crisi che non riguarda solo l’economia o la politica, si tratta di qualcosa di più profondo che si annida dentro di noi”. Una situazione per la quale è persino difficile pensare a un rimedio. “Non voglio e non riesco nemmeno più a pensare alla politica dei partiti, che non rappresentano la
cio-politica del nostro Paese: “In Italia si soffre di una pigrizia mentale che porta ad accettare passivamente tutto quello che accade, anche situazioni che non vanno bene. Fare di necessità virtù è una tradizione tutta italiana, ma questa presunta qualità alla lunga rischia di diventare un freno. Siamo abituati ad accontentarci, perché poi in un modo o nell’altro riusciamo sempre a cavarcela, o almeno così pensiamo”. Parla a ruota libera il leader dei Velvet, esprime tutto il suo pessimismo, ma indica anche la strada da cui è pos-
sibile ripartire. “Purtroppo non credo esista una ricetta per migliorare le cose definitivamente. Però penso che la cultura sia un buon modo per reagire. Per cultura intendo soprattutto quella ‘semplice’, che emerge dalla quotidianità. Bisogna leggere, documentarsi, cercare notizie, e non subire passivamente quelle che ci arrivano dalla televisione.” Una crisi, quella attuale, che investe tutti gli ambiti della vita delle persone e che condiziona direttamente anche l’ambito musicale. “Mi sembra assurdo leggere le hit parade e vedere che le top ten sono affare quasi esclusivo di personaggi creati da X-Factor o da Amici, che fanno compagnia a mostri sacri come i Depeche Mode. Si vede che il pubblico ha bisogno di questo”. Non è rassegnazione quella di Pier, ma la presa di coscienza al momento in Italia le cose vanno così. Ai Velvet non resta che continuare a fare quello che hanno sempre fatto. Il nuovo disco è una piccola sfida, la prova definitiva che questi ragazzi sanno diffondere una grande energia con la musica. Energia che non mancheranno di trasmettere anche e soprattutto dal vivo. “Suoneremo ovunque ci chiameranno. Lo spettacolo è ancora in fase di rodaggio, lo stiamo mettendo a punto, ma fino ad ora siamo molto soddisfatti. La musica è messa al primo posto senza troppi fronzoli. Suoneremo ovviamente i pezzi nuovi, più altre canzoni del nostro repertorio che pensiamo possano adattarsi bene al sound attuale dei Velvet”.
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APOLOGIA DELLA SEMPLICITĂ€ DI VIRGINIA RICOTTA
LAURA PAUSINI LIVE 02/06 27/06 29/06 01/07 03/07 05/07
Firenze Udine Verona Padova Monza Alessandria
onstage / maggio 2009
09/07 11/07 14/07 16/07 18/07 25/07
Bergamo Napoli Pescara Barletta Palermo Cagliari
Laura Pausini\\ 17
Tra tutti gli aggettivi che giornalisti, critici e fan hanno usato in questi anni per lanciarsi in iperbolici tentativi di definire Laura Pausini, ‘semplice’ è sempre stato quello più azzeccato. Lo era ai tempi di Solitudine (e si parla del 1993, mica ieri) e lo è anche adesso, mentre è alle prese con un nuovo giro del mondo in chissà quanti giorni. Buon viaggio Laura.
É
l’ icona per eccellenza del pop italiano. Tanto grande da aggiudicarsi un Grammy Award nel 2006 (unica artista del Bel Paese a meritare questo riconoscimento dopo quasi 50 anni dalla vittoria di Domenico Modugno), tanto grande da essere la prima donna a riempire lo stadio Meazza di Milano (erano 70.000 a gremire San Siro il 2 luglio del 2007), tanto grande da avere all’ attivo quasi 100 dischi di platino e aver collaborato con artisti italiani e internazionali di enorme levatura, da Phil Collins a Michael Bublé, da Ray Charles a Luciano Pavarotti, da Julio Iglesias a Madonna fino ad arrivare al suo duetto con James Blunt, solo per citarne alcuni . Ma Laura Pausini indossa in maniera piuttosto anomala la sua veste di star, tanto da sembrare, a volte, del tutto avulsa dal contesto dello showbiz. La cantante romagnola non dà scandalo con comportamenti eccessivi, non imperversa sulle copertine dei tabloid con i suoi amori estivi, non picchia i fotografi, non partecipa a festini a luci rosse, non fa uso di droghe, non aderisce a strane sette, non ha bisogno di scegliere succintissime mise. E quasi ci suona strano, dato che, in tempi di lotte mediatiche tra Britney Spears e Lindsey Lohan, l’ attitudine delle pop star d’oltreoceano a questo ci aveva abituato.
Come? Invia un sms al 320.2043040 (al costo del tuo abituale piano tariffario) indicando il tuo indirizzo e-mail preceduto dal numero 223 (es.223luca@ gmail.com) e ricevi il reportage direttamente nella tua casella di posta entro 48 ore.
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Non mi interessa trovare idee nuove per i miei dischi solo per stupire. Preferisco seguire il mio cammino, per me la musica riflette sempre le esperienze che ho vissuto
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Ricevi gratis nella tua casella di posta elettronica il reportage fotografico del tour di Laura Pausini!
Come se il successo, il talento e la notorietà fossero inversamente proporzionali alla lunghezza di una gonna. Laura urla al mondo che non è così, lo intona più che altro, con quella voce limpida e grintosa che gli è valsa la stima della leggendaria Barbra Streisand. E mostra a tutti come si possano vendere 45 milioni di dischi nei 4 continenti (ma è imminente anche la conquista dell’Australia, che sarà toccata da quest’ultimo World Tour 2009), cantando di sentimenti, facendo dichiarazioni di gossip solo riguardo alla propria volontà di diventare madre il prima possibile, accordando la propria preferenza all’imprecazione “porca vacca” e addirittura affermando che il proprio eroe dei fumetti sia Topolino. Insomma dichiara a pieni polmoni che il bene è ancora in grado di vincere sul male. La carriera ultraventennale dell’artista di Faenza, nonostante la sua giovane età (oggi quasi 35enne, esordì nel 1987 a soli 13 anni con l’album I sogni di Laura), è costellata di record e traguardi, sen-
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za che mai la sua determinazione sia trasformata in arroganza, senza mai andare oltre la sua sfera di competenza (nel 2005 rifiuta ruoli che non le competono come la richiesta di partecipare in qualità di attrice alla soap opera messicana La Madrastra, “la matrigna”), anzi mantenendo quel sostrato di umiltà e modestia che l’ha tenuta in contatto diretto con il pubblico, nonostante la sua libera ascesa. Laura è la voce dei sentimenti semplici, di quella forza delle emozioni che, soprattutto in Italia, ha sempre vinto sulla presunta egemonia della ragione, è espressione della volontà di rimanere ancorati a quelle radici popolari e veraci che storicamente hanno caratterizzato la musica del nostro paese. La gente ha così avuto modo di riconoscersi in lei e nella lotta al superamento delle sue insicurezze che l’ha portata a diventare sovrana di un impero enorme, portavoce di milioni di cuori in giro per il mondo, esempio e sostegno per migliaia di persone in difficoltà (che Laura appoggia anche grazie alle sue opere di beneficenza, elencate nella sezione Charities del sito www.laurapausini.com ). Sembra ieri quando quella ragazzina timida faceva il suo ingresso sul palco dell’Ariston di Sanremo ‘93 sulle note de La solitudine (che, ancora oggi, è tra i preferiti del suo pubblico). Da allora sono passati 16 anni, 12 album editi di cui 8 anche in lingua spagnola, 6 tour mondiali. Ma Laura non sembra avere intenzione di
“
Dopo aver assistito ad uno spettacolo di James Blunt per Mtv, finito il concerto, sono andata nei camerini e senza giri di parole gli ho chiesto se volesse duettare con me
“
arrestare la sua furia. A novembre 2008 esce Primavera in anticipo, che debutta direttamente al primo posto della classifica italiana e in svariate top ten delle classifiche mondiali, non smentendo i pronostici e conferendo alla Pausini un ulteriore record: con la vendita di 140.000 copie in una sola settimana entra al dodicesimo posto della classifica degli album più venduti al mondo. Il disco rappresenta il perfezionamento degli ingredienti che hanno portato le ricette-Pausini ad essere storicamente vincenti, romanticismo, ottimismo, importanza dei rapporti umani (Invece no, primo singolo estratto da Primavera in anticipo, è un brano che affronta la presa di coscienza da parte della cantante del vuoto lasciato dalla scomparsa di sua nonna) storie concluse e speranze: “Non mi interessa trovare idee nuove per i miei dischi solo per stupire. Preferisco seguire il mio cammino, per me la musica riflette sempre le esperienze che ho vissuto. Primavera in anticipo è il racconto degli ultimi quattro anni. Un disco molto vario, mi piace definirlo ‘a stagioni’: l’inverno rappresenta il dolore, l’autunno è la riflessione, l’estate è la libertà e la primavera, la mia meta, la serenità”. Tra i 14 brani inediti, senza dubbio spicca il duetto con l’artista inglese James Blunt, incontro suggellato dal brano che dà il titolo all’album: “Dopo aver assistito al suo spettacolo per Mtv, finito il concerto, sono andata nei camerini e senza giri di parole gli ho chiesto se volesse duettare con me. ‘Per me va bene’ è stata la sua risposta ‘Ma solo se troviamo un pezzo che sia veramente nelle corde di entrambi’. Un approccio serio che mi ha intrigato ancora di più”. D’ altro canto il bel visino di Tidworth dopo la collaborazione ha detto di lei: “ Prima di lavorare insieme mi avevano parlato
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WE ALL LOVE LAURA PACIFICO
andasse benissimo, che non si annoiasse, che
“Sono molto affascinato dalla sua voce, perchè
non si arrabbiasse”
c’è una dimensione nella canzone che solo certe voci possono raggiungere e non basta
ROCCO SIFFREDI
il volume. Certe voci spalancano le finestre.
“Laura Pausini mi stupisce continuamente, è
Quella di Laura è un dono che non ha a che
la Madonna italiana. Se mi fa venire in mente
fare con lo studio, ma con il suo innato talento
qualcosa? E’ talmente una brava ragazza che
comunicativo”
non immagino nulla”
CARLO VERDONE
SAMUELE BERSANI
“Trovo che Laura sia una perla rara. Tra
“Laura canta il mio brano (Spaccacuore) in modo
raccomandati, sopravvalutati e miracolati lei
pregevole e per questo le ho rivolto i miei
riesce ancora ad emozionarmi. Mi piacerebbe
complimenti in occasione dell’ uscita dell’album
che cantasse in un mio film, lo renderebbe
Io canto”
sicuramente migliore. Con la sua voce riesce a tramutare in oro tutto ciò che canta”
LUCA JURMAN “Colpisce vederla a suo agio con qualsiasi star
TIZIANO FERRO
internazionale. La guardi e ti sembra normale
“Quando dovevo duettare con Laura non ci
che stia sul palco con queste artisti, che duetti
dormivo la notte, alla lettera. Volevo che tutto
con loro”
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p nei suoi tratti di riservatezza, come in quelli di maggior sfrontatezza, che le hanno permesso di cavalcare la cresta dell’ onda ormai da oltre 15 anni; ogni suo gesto sembra quindi confermare che la semplicità
“
Durante il tour mondiale voglio stancarmi al massimo per avere poi la scusa per fermarmi un po’, rilassarmi e realizzare tante altre cose
“
molto bene di Laura come cantante. Adesso che ci siamo conosciuti posso dire che è anche una donna latina travolgente con una forte carica sensuale”. E James non è il primo uomo di spettacolo ad aver subito il fascino latino di Laura che, qualche anno fa, pare abbia conquistato (e rifiutato) anche il poliedrico Jim Carrey. Dopo questo ennesimo obiettivo raggiunto, la Pausini si è preparata per il World Tour 2009 che è partito da Torino il 5 marzo e si concentra sull’Europa in un primo momento, per poi andare a toccare tutti i continenti fino a giungere, entro la fine dell’anno, l’agognata Australia. “Voglio stancarmi al massimo per avere poi la scusa per fermarmi un po’, rilassarmi e realizzare tante altre cose” ha commentato riguardo alle oltre 30 date in programma solo in Europa, di cui quattro solo a Milano (14-22-23-24 aprile). Se questi numeri da capogiro, i primati e i premi non bastassero, da quasi tre anni, la ragazza della porta accanto più famosa dello stivale è stata insignita dell’onorificenza di Commendatrice della Repubblica italiana insieme a Andrea Bocelli ed Eros Ramazzotti, trio che la Pausini guida con classe nella rappresentanza dell’arte italiana all’ estero. Non c’è aspetto della vita di Laura che non rimandi alla sua genuinità,
(che sia o meno come riteneva Oscar Wilde la più irritante delle pose) è una carta vincente che parla alle coscienze di genti di estrazioni e culture diverse, molto più di quanto non facciano alcune, seppur scintillanti, costruzioni.
PAUSINI&FRIENDS Pochi artisti possono vantare tante collaborazioni illustri quante sono segnate nel curriculum di Laura Pausini. Tutto comincia nel 1993, con il brano Mi rubi l’anima, cantato in duetto con Raf. 1996 - Inesquecivel, versione portoghese di Incancellabile (1996), è incisa con Sandy & Junior, duo brasiliano di grande successo in terra carioca. 1997 - Durante il World Wide Tour, la Pausini sale sul palco con Julio Iglesias (Caruso) e Phil Collins (The Same Moon). L’ex Genesis le regala un brano, Looking For An Angel, inserito in La mia risposta, uscito alla fine del 1998. 1998 - E’ la prima di Laura al Pavarotti&Friends. Canta We Are The World insieme a Zucchero, Joe Cocker, Lionel Richie (e altri) e Tu che m’hai preso il cor proprio con Big Luciano. 2002 - Durante il World Tour, a Milano, Laura interpreta Tra te e il mare con Biagio Antonacci. Lo stesso anno canta Sei solo tu con Nek e si si esibisce a Los Angeles per le famiglie dei pompieri scomparsi l’11/09/01. Interpreta Todo para ti (di Michael Jackson) con Céline Dion, Mariah Carey, Gloria Estefan, Ricky Martin e Shakira. 2003 - Torna al Pavarotti&Friends e viene coinvolta da Elio e le Storie Tese nella registrazione di Pagano, per l’album Cicciput. 2004 - Resta in ascolto include Mi abbandono a te, scritta da Madonna, Vivimi, di Biagio Antonacci, e Benedetta passione, firmata dalla coppia Vasco Rossi - Gaetano Curreri. Niente male. 2005 - Laura Pausini canta Surrender To Love con il grande Ray Charles (contenuta in Genius&Friends), sale sul palco del Live 8 insieme a Claudio Baglioni (Mille giorni di te e di me), e duetta con Michael Bubblè in You’ll Never Find Another Love Like Mine. 2006 - Io canto include un duetto con Tiziano Ferro (Non me lo so spiegare) che i due interpreteranno sul palco di San Siro l’anno successivo. La Pausini torna a San Remo e oltre ad un medley dei brani presentati nelle edizioni ’93-’94, canta Nel blu dipinto di blu con Eros Ramazzotti. 2007 - Incide Vivere per il Best Of di Bocelli e Te amarè con Miguel Bosè, brano che i due interpretano dal vivo, a Milano. 2008 - Laura partecipa ad un concerto di beneficienza in onore di Pavarotti in Giordania. Canta Il mondo che vorrei e Caruso, in duetto con Jovanotti. Esce Primavera in anticipo: James Blunt duetta con Laura nella title track e Gianluca Grignani firma Prima che esci.
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MISTER MONDO DI DANIELE SALOMONE
TIZIANO LIVE 05/05 07/05 09/05 11/05 13/05 15/05
Milano Livorno Ancona Bologna Caserta Acireale
17/06 19/06 21/06 24/06 27/06 30/06
Barletta Perugia Verona Roma Cagliari Palermo
foto: NICOLAS GUERIN
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Tiziano Ferro \\ 23
Tiziano Ferro vive perfettamente calato nel suo tempo, abituato a viaggiare e a confrontarsi con una nazione che non ha confini. E’ nato a Latina, ha vissuto in Messico, in Spagna e dal 2005 si è stabilito a Londra. I suoi polmoni respirano l’aria del villaggio globale. La sua musica si nutre di cultura internazionale. Alla faccia di chi sostiene che la musica italiana è troppo provinciale. Lo abbiamo incontrato a Milano qualche settimana prima che iniziasse il tour.
L’
Come? Invia un sms al 320.2043040 (al costo del tuo abituale piano tariffario) indicando il tuo indirizzo e-mail preceduto dal numero 125 (es.125luca@ gmail.com) e ricevi il reportage direttamente nella tua casella di posta entro 48 ore
“
so, norvegese, pur senza capire una parola di quello che canto. Secondo me la musica è un linguaggio universale. Ma allora è falso che la lingua è l’unico vero ostacolo per gli artisti italiani all’estero? E’ un problema, inutile prendersi in giro. La musica si muove ovunque attraverso i soliti canali tradizionali ed è oggettivamente difficile che sia dia molto spazio agli artisti italiani in Paesi in cui non si parla la nostra lingua. E’ ovvio che facciamo fatica. Addirittura ci sono Stati come la Francia dove le radio hanno l’obbligo di stilare un palinsesto in cui il 51% della musica sia nazionale. Anche in America latina è così. Però in questi anni mi sono reso conto che il limite della lingua non è invalicabile. Quindi non basta prendere un musicista italiano e farlo cantare in inglese per ottenere musica di caratura internazionale. Direi proprio di no. C’è tutta un’altra serie di problemi legati all’atteggiamento, al sound, alla produzione artistica e all’attitudine dell’artista stesso. La lingua è
La generazione a cui appartengo ha rotto certi confini e la mia musica è un riflesso diretto di questo modo di vivere. Non posso immaginare i miei album o i miei tour senza una visione globale
Quanto è importante l’abitudine al confronto con la comunità globale, con altri popoli e altre culture nella tua musica e nel tuo modo di scrivere? E’ essenziale, se mi togliessi questo aspetto inaridiresti la maggior parte delle cose che penso non solo per i dischi ma anche per la loro vita dal vivo. La generazione a cui appartengo ha rotto certi confini e la mia musica è un riflesso diretto di questo modo di vivere. Sarebbe dura immaginare i miei album o i miei tour senza una visione globale. Ho assistito a concerti ovunque nel mondo, ho conosciuto moltissime culture musicali. Per questo mi piace l’idea che ad un mio spettacolo si possa divertire anche un ragazzo, che
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Ricevi gratis nella tua casella di posta elettronica il reportage fotografico del tour di Tiziano Ferro!
appuntamento è alle quattro del pomeriggio in un lussuoso albergo milanese, ma sono le cinque meno venti e di Tiziano neanche l’ombra. E’ in ritardo di oltre mezz’ora. Nonostante il cortese intrattenimento dell’ufficio stampa, la cosa si nota. Vuoi vedere che Mr Ferro è un po’ viziatello e fa il prezioso? Non può essere, penso, sembra così un bravo guaglione. E infatti. Quando arriva si scusa con garbo spiegando cosa l’ha trattenuto in camera. “Stavo scrivendo una canzone. E non potevo proprio smettere perché ero al punto in cui mi stavano venendo le parole per definire l’emozione che sta alla base del pezzo”. E c’è da credergli visto l’aspetto totalmente improvvisato con cui si presenta; non ha certo l’aria, né il look, di uno che si è fatto bello per l’intervista e la session di foto. Gli scappa anche qualche parola in spagnolo e se la ride pensando alla telefonata di qualche ora prima fatta ad un amico messicano che festeggiava il compleanno. Eccolo il Tiziano abitante del pianeta Terra. La vita a Londra, gli amici in Centro America, le prove del tour a Milano. Partiamo da qui, perché è da qui che parte la sua storia.
importante ma non è l’unica spiegazione delle difficoltà di certa musica italiana all’estero. Quale aspetto delle culture musicali che hai conosciuto ti ha più influenzato in questi anni? Sono rimasto affascinato dagli show di artisti rock o pop, ma comunque con una grande dignità, che ho visto soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra. Per loro creare uno spettacolo che sia intrattenimento, che sia un contenitore divertente e colorato, con un certo fare anche leggero se vogliamo, non significa sminuire i contenuti. Penso, ad esempio, ai Green Day o ai My Chemical Romance che sono accompagnati sul
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foto: NICOLAS GUERIN
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B - SIDE Non tutto quello che finisce nel registratore viene poi messo nero su bianco. Ecco qualche passaggio dell’intervista con Tiziano Ferro che non ha trovato spazio nel pezzo principale, ma che meritava comunque di essere letto.
“Non tollero chi dice scaricare musica illegalmente perchè i cd costano troppo. Una ricarica da 50 euro per il cellulare ci dura due settimane, una birra costa anche 10 euro e finisce in 5 minuti. Il prezzo di un cd è tra i 13 e i 18 euro, ma il disco dura anche tutta la vita. La soluzione alla pirateria non c’è, è una questione di coscienza”
“Ascolto qualunque tipo di musica, italiana, rock, r’n’b’, pop latino, alternativa dei club londinesi, musica orientale. jazz. Compro ogni genere di cd perchè anche in un disco che mi non mi piace c’è probabilmente qualcosa che mi può ispirare. E io sono sempre alla ricerca di ispirazione”
“Vorrei ascoltare più metal, ma difficilmente trovo gruppi con il genere di suono che piace a me. Cerco quel sound volutamente grezzo, appositamente sporco che, ad esempio, hanno i Sistem Of A Down e i Nine Inch Nails”. D.S.
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palco da coreografie spettacolari. Non fanno altro che accentuare la drammaticità del messaggio, soprattutto nelle canzoni più intense. Mi piace questo tipo di approccio. Non toccare i contenuti, soprattutto quando si affrontano gli aspetti più profondi della vita, rendendo però lo spettacolo un contenitore piacevole affinché le persone possano godere per un paio d’ore. Mi piace l’idea che il concerto sia una momento in cui le persone abbiano l’opportunità di distrarsi, dimenticare magari una brutta giornata. Hai sentito l’esigenza di parlare di “pop con grande dignità”. Perché la parola “pop” in Italia è quasi un insulto. All’estero pop è Sting, Steve Wonder, Michael Jackson, Elton John, Neil Diamond. Del resto gli anglosassoni sono molto più coraggiosi di noi, si prendono le responsabilità di ciò che fanno. Per noi è un problema storico. L’Italia ha sempre vissuto nella sofferenza, abbiamo attraversato guer-
“
con un altro linguaggio, non vuol dire avere contenuti con un peso specifico minore. Anzi, oggi come oggi è un atteggiamento coraggioso perché il cinismo, la protesta, l’offesa intrattengono molto più della fragilità dell’individuo. Ti senti l’alfieri del “pop colto” in Italia? Di sicuro ho abbracciato questa causa, ma più che l’alfiere mi sento uno che ha voglia di stimolare i colleghi che fanno pop a prendersi il diritto di sentirsi importanti, soprattutto quando quello che scrivono nasce da un urgenza reale. E’ una mia filosofia di vita, la ricerca interiore umana è tra le più nobili delle arti. Ogni buon cantautore si distingue per il linguaggio. Ma come si fa a trovare un proprio modo di comunicare, sempre riconoscibile, mai uguale a quello di altri? Per rispondere a questa domanda ti racconto quello che mi capitava quando ancora ero alle
“
“Prima dell’intervista stavo scrivendo un pezzo e buttando giù qualche idea per l’arrangiamento. E’ incredibile come il periodo precedente all’inizio di un tour coincida con i primi demo di canzoni che finiranno poi sull’album successivo. Succede sempre così”.
Voglio stimolare i colleghi che fanno pop a prendersi il diritto di sentirsi importanti, soprattutto quando quello che scrivono nasce da un urgenza reale
re, povertà, problemi sociali. E quindi la musica di protesta è quella che per lungo tempo ha spostato le masse. Tutto ciò che non rientra in quel genere è catalogato come pop e dunque indegno. Da noi occuparsi esclusivamente di “buoni sentimenti”, anche se reali, di qualità, sembra una cosetta senza significato. Ma parlare dell’intimità dell’uomo e non del suo rapporto con l’esterno e con la società, non protestare o farlo in un modo più silenzioso,
prime armi. Albero Salerno, uno dei più importanti autori italiani (ha scritto pezzi storici come Io vagabondo, Terra promessa, Donne, nda) ascoltava i miei provini e si arrabbiava. Erano canzoni come Rosso relativo e Imbranato, ma con altri testi. Mi diceva “Tiziano com’è possibile che io parlo con te e mi intrattieni, nonostante tu sia così giovane, ma quando scrivi i testi usi un linguaggio così ‘vecchio’ e noioso? Sembra che tu stia pensando
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p foto: NICOLAS GUERIN
a quello che la gente si aspetta dalla canzone. Ma perché non scrivi come parli?”. Io mi deprimevo e gli chiedevo di comporre i testi per me. “Non te li scriverò mai” mi diceva “perché ce li hai dentro”. L’unica cosa fondamentale per definire un linguaggio è avere delle cose da dire e l’urgenza di dirle. Non lo si può inventare. Purtroppo questo è il problema di molti giovanissimi che vogliono fare musica; si sforzano di costruire qualcosa che sia completamente diverso da quello che esiste. Finendo in realtà per assomigliare un po’ a tutto quello che c’è già. Quale pensi sia la chiave del tuo successo? Ho costruito tutto sulle canzoni. Non credo di avere una voce particolarmente interessante, nonostante molte persone mi dicano di essere molto colpite dalla mia vocalità. Di una cosa sono convinto: la mia voce non basterebbe a vendere dischi. Mi sono guadagnato tutto tirando fuori, una ad una, tante canzoni per ogni disco. Punto tutto su quello. Non sono un presenzialista, non vendo la mia vita privata, non partecipo ai programmi tv, non sono un ruffiano. Ma sulla canzoni non transigo. Finchè non sento di avere almeno otto canzoni importanti, poi le altre possono essere anche solo degli esperimenti, io non pubblico il disco. Non mi interessano le pressioni della casa discografica. Prima della pubblicazione di Nessuno è solo mi davano del pazzo perché, per essere un semi-esordiente, stavo facendo passare troppo tempo dal precedente disco (3 anni, nda). Mi dicevano che avrei perso il treno, che la gente si sarebbe dimenticata di me. Ma tutto questo sarebbe successo se avessi scritto canzoni brutte. E i fatti mi hanno dato ragione perché è quello è stato il mio album di maggior successo.
“
Non sono un presenzialista, non vendo la mia vita privata, non partecipo ai programmi tv, non sono un ruffiano. Ho costruito tutto sulle canzoni
“
Veniamo al tour. Che direzione hai deciso di seguire? La cosa più importante è dare spazio all’incisività delle mie canzoni, anche senza la potenza delle chitarre distorte. Penso di poter usare un altro tipo di emozioni, come il silenzio, la parola “pesata”. Ma nello stesso tempo non voglio neanche fare uno spettacolo intimista, eccessivamente cantautoriale. Sarebbe un segnale di insicurezza. Vorrebbe dire che non ritengo il contenuto all’altezza, al punto di avere bisogno di una scenografia che lo rappresenti per farmi capire. E invece lo spettacolo deve essere colorato, divertente, deve soddisfare anche la vista, che nell’arte dell’intrattenimen�to è fondamentale. Ho investito molto nell’allestimento perché voglio che la struttura sia un piacere per gli occhi. Tanto la parte musicale è comunque il nucleo del concerto, non si tocca e non perde di significato. Le videoproiezioni sono particolarmente ricercate, ho contattato artisti internazionali, dal Giappone all’Argentina. Naturalmente gli schermi sono ad alta definizione. E’ un po’ come quando guardi un film: se è brutto, anche con il miglior impianto del mondo resta brutto; ma se è un bel film e in più hai anche un ottimo impianto per vederlo è il massimo. Qualche novità riguardo alla musica? Ci sono meno sequenze e parti elettroniche e più parti suonate. Abbiamo anche scelto un batterista fenomenale (Miles Johnson, lo stesso che ha accompagnato Jovanotti nel Safari Tour, nda) che sta dando un drive bellissimo a pezzi che fino ad ora hanno avuto ritmiche campionate, come Xdono, Xverso, Stop! Dimentica, L’olimpiade. Per la prima volta ho anche dei coristi. In studio i cori li incido io perché il mio modo di scandire le metriche, che piaccia o no, è singolare, dunque difficilmente ripetibile. Per lo stesso motivo ho sempre evitato di portare i coristi sul palco. Ma questa volta ci sono. Hai quattro dischi, comincia ad essere un problema sceglieri i pezzi per la scaletta? No anzi, è uno dei miei grandi divertimenti. Ogni tanto penso addirittura alla scaletta di altri artisti, mi diverto a immaginare come la farei se avessi i loro repertori. Scherzi a parte, è vero che adesso le canzoni sono tante. Mi sono reso conto che ho 15 canzoni a cui non posso rinunciare. Quindi su 24 brani, 15 sono singoli, presi da tutti gli album. Peraltro ho un buonissimo rapporto con il mio repertorio perché ho sempre fatto quello che mi piace. Cantare le canzoni dei primi dischi è un pò come guardare le vecchie foto. Risveglia emozioni, in te e in chi sta con te.
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TIZIANO SENZA IMPATTO Come già successo per altri illustri artisti in passato (vedi Jovanotti e Ligabue nel 2008), anche il tour di Tiziano Ferro è a zero emissioni. Grazie alla collaborazione tra Enel, che sponsorizza l’iniziativa, e AzzeroCO2 verrà calcolata l’anidride carbonica prodotta durante la tournè dall’intera macchina organizzativa. Per compensarla verranno
piantati alberi nelle zone urbane delle città che ospitano i concerti. Come vogliono sottolineare i promotori dell’iniziativa, si tratta di un buon modo per sensibilizzare i giovani, particolarmente attenti a certe tematiche, sull’emergenza ambientale senza allarmismi ma, anzi, con un messaggio positivo. Speriamo che serva, aggiungiamo noi. D.S.
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PUNTO E A CAPO DI VIRGINIA RICOTTA
GIORGIA LIVE 09/05 10/05 13/05 15/05 16/05 18/05 19/05 21/05 23/05
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Conegliano (Tv) Genova Bologna Torino Firenze Ancona Napoli Barletta Catania
Giorgia \\ 29
Capita a tutti, anche e soprattutto ai più grandi. C’è un momento nella carriera di ogni artista in cui bisogna fare i conti con il passato. Non si scappa. Certo, il rischio di uscirne travolti, sconfitti dal confronto, esiste eccome. Ma quando si riesce per lo meno a convivere con quanto ci si è lasciati alle spalle, il gioco è fatto. E’ quello che è successo a Giorgia. Parola sua.
A
novembre è uscito Viaggi di Voce, un’analisi minuziosa dei tuoi primi 16 anni di carriera. Perché in questo momento? L’idea è stata dei discografici. Io non ero sicura che fosse il momento giusto, mi sono chiesta se non fosse un po’ troppo presto e soprattutto se avessi abbastanza materiale per riempire tre dischi. Poi però mi sono resa conto che da un punto di vista prettamente emotivo stavo, e sto ancora, attraversando un momento in cui sentivo il bisogno di tirare le somme. Come se avessi la necessità di guardare indietro, fare pace con tutto il mio trascorso ed inventarmi una strada nuova davanti. Accettare la sfida del disco mi aiutava anche a cominciare questo percorso. Ho avuto crisi di pianto, ci sono stati dei momenti in cui riascoltandomi mi facevo tenerezza, se non orrore. Volevo addirittura ricantare tutto ma poi, per fortuna, il buonsenso ha prevalso e mi sono resa conto che ci sono dei suoni che appartengono talmente tanto ad un periodo che non sarebbe stato rispettoso modificarli. Alla fine quello che più di tutto si è evoluto in questi 16 anni è proprio la mia voce e volevo che si avvertisse l’idea di viag-
In questi 16 anni hai incontrato grandi artisti di estrazione differente dalla tua. Cosa ti hanno lasciato ? Duettare è una grande occasione per scoprire qualcosa in più di se stessi. Certe volte mi sento schizofrenica, ascolto musiche lontanissime da me e mi piace fare cose diverse come collaborare con gli artisti che meno si avvicinano al mio mondo: posso arricchirmi. È una fortuna avere l’occasione di spiegare i vari aspetti della propria personalità attraverso il confronto con altri artisti. Ad esempio lavorare con Elio è fichissimo. Loro sono pazzi esattamente quanto lo sembrano, ma anche incredibilmente colti dal punto di vista musicale. Ogni volta che ho a che fare con loro devo studiare. Durante le registrazioni di T.V.U.M.D.B. (pezzo incluso in Viaggi di voce, nda), per quanto mi sia divertita, c’è stato un momento di grande crisi per la difficoltà di un contro canto. Quando gli Elii chiamano corro perché ho la certezza di imparare qualcosa.
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ralmente ho inserito anche i singoli più importanti per rispettare il pubblico, che mi conosce soprattutto per certe canzoni.
Sentivo il bisogno di tirare le somme. Come se avessi la necessità di guardare indietro, fare pace con tutto il mio trascorso ed inventarmi una strada nuova davanti
gio che ho percorso verso la “liberazione”. Da giovani si è attenti a mostrare il proprio talento più che a comunicare limpidamente, io ero molto concentrata sul curare il suono che mostrasse gli anni di impegno nella scuola di canto. Oggi la mia voce magari è più imprecisa ma senza dubbio più libera perché io mi sono tolta un po’ di fardelli. Alcuni pezzi, però, li hai reinterpretati. In certi casi sentivo di aver dato troppo di meno di quanto effettivamente avrei potuto. Prima del vero e proprio assemblaggio del cofanetto c’è stato un lungo periodo di riascolto di tutta la mia produzione, miv sono scontrata con alcune incisioni che non avevo mai sentito e altre che non sentivo da anni, alcune registrate nei club 15 anni fa. Ho cercato di scegliere col cuore, partendo dai brani che più rappresentassero i momenti significativi della mia vita. Natu-
Tra le esperienze di questi anni c’è anche la composizione per un film. Come vivi la compenetrazione tra suono e immagine? C’è una grande interazione tra musica e immagine. La prima facilmente evoca la seconda e quando si riesce a coniugare entrambe le cose il risultato è magia. Con Ozpetek (Giorgia ha composto Gocce di memoria, per i titoli di coda del suo La finestra di fronte, nda) si è trattato di questo, c’è stata grande spontaneità, anche perché lui voleva raccontare una storia che io in qualche modo stavo vivendo. Mi piace comporre per le colonne sonore perché certe volte per scrivere ho bisogno di un’ispirazione visiva. Per quanto riguarda i miei video musicali, invece, mi faccio sempre molto guidare dai registi; cercano sempre di dare un’ immagine di me molto eterea, mentre le mie idee sarebbero ironiche e buffe. Del resto, essendo romana, ho un’anima coatta sviluppata che di certo non si può trascurare! Ma ho scoperto che quando si è donna è difficile risultare ironiche e credibili.
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REALITY GRATIA Nel 2007 Giorgia si cambia di veste e indossa per la prima volta l’abito da produttrice per seguire il primo lavoro di Emanuel Lo, giovane emergente che lei stessa aveva ospitato in Stonata. L’artista romana ammette senza fronzoli di essere incredibilmente curiosa del panorama musicale che la circonda, fonte di ispirazione nonostante la discrepanza di celebrità. Come non ricordare il talento di Diana Winter, cantautrice che lei stessa mostrò al mondo lasciandole spazio sempre nel suo Stonata?. Ma c’è di più: “È inutile che io faccia la snob, sono una fan di X Factor, sono stata anche una delle prime ospiti del programma. La televisione ha le sue logiche, ovviamente, e se talvolta qualcosa può sembrare co-
struito, c’è da dire che oggi come oggi chi vuole intraprendere questa carriera da dove parte se non da lì?”. Obiezione accolta. “Partecipare a certe trasmissioni può apparire screditante ma è un problema dei vertici, non degli artisti, che rimangono tali anche se costretti a servirsi di strade meno poetiche, se vogliamo. Per questo i giovani talenti mi ricordano una purezza e una grinta tipiche degli esordi che mi hanno molto guidata e mi hanno fatto del bene come artista” Ma tra i partecipanti all’edizione 2009 del “morganicomio”, Giorgia chi preferisce? “Sono una fan di Daniele Magro, credo abbia un talento naturale che nemmeno lui si rende bene conto di avere”. Se lo dice lei, c’è da fidarsi. V.R.
Salta all’ occhio, navigando in rete, la cura che hai nel rapporto con i tuoi fan. Penso al blog, ad esempio. In realtà in questo periodo sto un po’ latitando perché sono in un momento piuttosto negativo e non voglio appesantire gli animi. Ma in generale ho proprio bisogno di confrontarmi con il mio pubblico anche al di fuori dei concerti. Mi piace parlare degli avvenimenti sociali e politici in questo momento molto delicato e di rilevanza storica. Sto attenta a sensibilizzare chiunque abbia voglia di scoprire il mio mondo sui temi che mi interessano. La mattina controllo puntualmente il blog di Beppe Grillo e se vengo colpita da un tema lo rendo argomento di discussione sul mio spazio web.
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Forse i fan vorrebbero avere un’ immagine più idealizzata di me. E invece ormai capita che mi diano pacche sulle spalle chiedendomi “ma come te sei vestita?”
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Qualche volta l’informazione viene dal telegiornale, ma molto spesso non basta e c’è bisogno di cercare altrove le notizie che ci possano tornare utili. Anche attraverso Radio Spiritolibero (web radio che Giorgia cura per Dada.it, nda), interagisco con i miei fan. Leggo i commenti dei pazzi che mi seguono per vedere di che umore sono. Li abbiamo soprannominati “macchina da guerra”, perché sono agguerritissimi. Al punto che certe volte il mio sito è meno aggiornato del loro. Mi piacerebbe sapere come fanno ad avere notizie prima di me. Anzi, meglio che non lo sappia (ride, nda). Alcuni mi seguono da sempre, li ho conosciuti da ragazzi e adesso li ritrovo sposati con figli. Ormai non è più il classico rapporto con i fan quanto una vera e propria amicizia, anche se non è coltivata quotidianamente. Quando ci si vede c’è una gran confidenza, anche troppa, forse molti di
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LA COSCIENZA DI GIORGIA Nonostante i numerosi appuntamenti artistici che la impegnano, Giorgia non si fa mancare lo spazio per l’impegno sociale. Il suo contributo più che corposo nasce da una sua esigenza primordiale: “Principalmente mi curo dei bambini perché è veramente deprimente che ancora non ci sia una coscienza diffusa sulla loro protezione. Sono madrina di un’associazione no profit di Roma (La Tartallegra, nda) che ha un asilo che segue delle tecniche di psicoterapia non tradizionale con le famiglie. Le iniziative sono moltissime e purtroppo non si può sostenerle tutte, parto da quelle di cui mi fido, che conosco e in cui sono sicura che tutto sia pulitissimo” E poi c’è l’ambiente, altro grande indifeso dei nostri tempi. Oltre ad invitare in prima persona dal suo
sito i propri ascoltatori a prendere parte nella salvaguardia della natura, la cantante romana è attiva nel finanziamento di un progetto che porta il nome di EarthHache (letteralmente “mal di terra”) ed è la linea d’ abbigliamento di una giovane stilista,Valentina D’Avoli, che cerca di produrre vestiti (che per ora si limitano ad essere delle T-shirt) in fibra naturale senza tinte chimiche. Capi che per di più sono prodotti, all’estero, da stabilimenti in cui sia caduta in disuso l’usanza dello sfruttamento. Il ricavato della vendite è utilizzato in parte per riforestare zone in cui ce n’è bisogno e in parte per la costruzione di un centro, in Kenia, in cui bambini orfani potranno apprendere i linguaggi artistici oltre che alfabetizzarsi. V.R.
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TUTTI GLI AMICI DI GIORGIA
Proprio da Luciano Pavarotti, con cui canta Who Wants To Live Forever dei Queen in occasione del Pavarotti & Friends del 1993, inizia il vezzo delle collaborazioni di Giorgia Todrani, una delle artiste italiane che può vantare i duetti più illustri. Nel 1995 Sir Elton John in persona la chiama ad aprire il suo tour italiano, concedendole l’onore di cantare insieme e definendola una delle più belle voci al mondo, mentre due anni dopo è Pino Daniele a chiamarla per la sua Scirocco d’Africa, canzone inserita nell’ album Dimmi cosa succede sulla terra. Sempre nel 1997, Pino produce quasi interamente Mangio troppa cioccolata, terzo disco di Giorgia. Nel 1999 esce Girasole, che vanta le presenze di Diane Warren (Parlami d’amore), Des’ree (Se ci sei) e di Alex Baroni (È la verità). L’estate successiva, in occasione del Lucca Summer Fest, arriva l’invito di Ray Charles, che la chiama a dividere il palco con lui dopo che la cantante romana gli aveva confidato di dovere il suo nome a Georgia On My Mind, uno dei pezzi più celebri del grande Ray. In Senza ali, del 2001, l’ospite d’eccezione è Herbie Hancock che di lei dice: “Giorgia è fantastica perché non ha paura di rischiare. Quando improvvisa, sa come preservare il suono prezioso della sua voce. Quando canta, ha una luce dentro”. Il duetto con l’ex Boyzone Ronan Keating chiude il 2002 e il brano che eseguono insieme, We’ve Got Tonight, vende in tutta Europa. Nel 2005 Giorgia si mette alla prova in un ambiente che conosce poco. Firma e interpreta un pezzo elettronico contenuto nell’album On the air dei Jet Leg, ben lontano dal suo repertorio abituale. Stonata esce nel 2007 e raccoglie le collaborazioni di svariati artisti, da Pino Daniele a Elio di Elio e le Storie Tese, da Emanuel Lo addirittura a Mina, che interrompe il suo silenzioso letargo esclusivamente per Giorgia. Nell’ estate dello stesso anno partecipa all’Etnafestival organizzato da Carmen Consoli, all’interno del quale si esibisce sul palco con l’artista siciliana ma anche con Ornella Vanoni, Marina Rei, Paola Turci, Tosca, Patrizia Laquidara e Nada. E canta insieme all’amico Fiorello (conosciuto nella redazione di Radio2) per la colonna sonora del film Voce del Verbo Amore.
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loro vorrebbero avere un’ immagine più idealizzata di me. E invece si passa da momenti in cui si affrontano le rispettive crisi esistenziali, e si piange insieme, ad altri in cui mi danno pacche sulle spalle deridendomi e chiedendomi “ma come te sei vestita?” A Roma il 15 aprile è partito il tour. Che spettacolo hai preparato? Abbiamo creato dei set diversi da un punto di vista musicale. Prendendo come riferimento il concerto del 1° dicembre 2008 all’Auditorium di Roma, manteniamo la dinamica tra momenti differenti dello spettacolo: uno più elettronico, uno più acustico e uno più rock, rispettando la natura dei pezzi ma raggruppandoli in modo da avere dei momenti corposi che movimentino la scaletta, affinché sia priva di buchi, silenzi e pause. L’allestimento è di Mamo Pezzoli, che ha lavorato anche con Afterhours, Subsonica ed Elisa e ha un approccio molto psichedelico. L’ obiettivo iniziale era quello di mettere in piedi uno show in cui tutti gli aspetti fossero collegati, le immagini, le luci, i momenti musicali, come se si trattasse di un film. Prima di cominciare ero agitata perché avevo paura che non ci saremmi mai riusciti! Per questo abbiamo deciso di fare una data zero, una prova generale con il pubblico, che è il test migliore per capire se tutto gira come dovrebbe. Quando c’è la gente davanti al palco è tutto diverso rispetto alle prove. Comunque, io ormai non mi vergogno più di sbagliare. E poi l’importante è avere dei musicisti in gamba: se anche dovesse crollare tutto, quando c’è della gran musica si va comunque avanti.
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THE LAST RED SUNRISE
DI MARCO RIGAMONTI
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Ci siamo, è arrivato il momento di salutare i Simply Red. I concerti del 2009 sono gli ultimi della band più rossa del mondo. Mick Hucknall sostiene di voler cambiare la musica (una cosetta da niente!), ma senza usare il nome della band che l’ha reso celebre. Eppure, la motivazione ufficiale sembra non convincere tutti. Soprattutto perchè è già da molto tempo che Mick gioca con la sua creatura. Non potrebbe volerlo fare ancora?
il campione di I Can’t Go For That di Daryl Hall & John Oates funge da base per uno dei pezzi più emozionanti che il rosso abbia mai scritto, prova di come ci si possa rialzare con grande stile da un periodo di difficoltà. Da poco Mick ha inaugurato la sua carriera solista con un album composto interamente da cover. Un tributo a Robert Calvin Brooks, bluesman che si è guadagnato l’ingresso nella Rock’n’roll Hall of Fame nel 1992. “Mi ha salvato dal punk. Ascoltai un suo disco per la prima volta nel 1977 all’Eric’s Club di Liverpool. In quegli anni infuriava il punk, ma io preferivo ascoltare r&b; la voce di Bobby era sofisticata, quasi jazz. E
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o pensato che 25 anni di storia sono abbastanza, quindi ho deciso che il tour del 2009 sarà l’ultimo per i Simply Red”. Secco, spocchioso e anche un poco egocentrico. Ma quella prima persona singolare utilizzata da Mick Hucknall non deve stupire più di tanto. Perché in fin dei conti rappresenta in sintesi l’intera carriera della band di Manchester, i cui membri si sono avvicendati nei tempi e nei modi voluti dal suo creatore; un affare che ha seminato malumore tra un bel po’ di musicisti, tanto che fin dalla nascita del gruppo si dice che Hucknall circolasse con appiccicato sulla fronte un adesivo che recitava “operatore spietato”. Il suo ego si rispecchia anche naturalmente nella ragione sociale della band, un chiaro rifermento al colore dei suoi capelli (che coincide con quello della sua squadra del cuore e delle sue tendenze politiche): semplicemente rosso. Il fato vuole che nel lontano 1985 il primo successo dei Simply Red parlasse proprio della voglia di “contrastare” il tempo (Holding Back The Years), mentre ora proprio gli anni si trasformano nel motivo che porta la band allo scioglimento. E tanto per confondere ancora un po’ la favola si interrompe in seguito ad un disco intitolato Stay (2007). Chi ci capisce è bravo. Le malelingue (e i fan della vecchia guardia) non aspettavano altro che una dichiarazione del genere, giusto per intervenire con uno spietato “Meno male che se n’è accorto anche Mick, i Simply Red non ci sono più da una dozzina d’annI”, riferendosi al ricambio di massa di musicisti in occasione dell’uscita del quinto album Life; quello fu l’ultimo disco in cui, fatta eccezione per il leader, nella composizione figurava ancora un superstite della line-up iniziale, ovvero Fritz McIntyre. Se ne andrà perfino lui con il successivo Blue, album che sancirà il primo grande fallimento della band oltreoceano e che racchiude in sè il seme dello smarrimento che culminerà poco dopo nel divorzio dalla EastWest e nel più grande flop dei rossi: Love And The Russian Winter. Genio e sregolatezza vanno sempre a braccetto, si sa. Rinnegare il gusto e la bravura di Hucknall perché “antipatico” sarebbe come mettere in panchina Maradona per qualche casino combinato al di fuori del campo di gioco. Il clamore che aveva suscitato l’album di esordio (Picture Book) non era affatto ingiustificato; la conferma è arrivata puntuale con Men And Women, A New Flame e soprattutto Stars. L’eleganza di brani come Money’s Too Tight To Mention e If You Don’t Know Me By Now (il primo uno standard soul, il secondo un pezzo di Harold Melvin & The Blue Notes che risale ai primi anni 70) ha svolto un ruolo essenziale nel posizionamento dei Simply Red nel contesto pop mondiale, sottolineando la passione di Mick nel cercare di dare una nuova linfa a canzoni dalle potenzialità immense per elevarle a hit attraverso la sua potente voce “nera”. La forza del personaggio è ben esemplificata da Sunrise, il singolo che nel 2003 riporta la band ai vertici delle classifiche europee:
A molti potrebbe non sembrare fondamentale, ma non posso cambiare la musica con il nome Simply Red
i suoi testi erano profondi, tristi e malinconici”. Il valore del progetto è stato sancito dallo stesso Bobby, che ha apprezzato Hucknall soprattutto per la personalità con cui ha interpretato i suoi pezzi.“Il principio che ho utilizzato in questo album è lo stesso che metto in pratica da sempre ed è una lezione che ho imparato dal testo di Hey Jude dei Beatles: prendi una canzone triste e rendila migliore”. Semplice, no? E, per lo sconforto dei fan dei Simply Red, anche efficace: A Tribute To Bobby ha riscosso un ottimo successo sia di pubblico che di critica. Va da sé che questo particolare possa essere un’ulteriore motivazione alla fine dei Simply Red. Ma l’ambizione di Mick va oltre il disco da poco registrato. Secondo quanto dichiarato durante un’intervista all’emittente britannica Gold Radio, ha in testa di esplorare (come solista) territori musicali quasi vergini, cercando di raccogliere l’eredità dell’r’n’b anni 60 per inventare un nuovo genere musicale. “A molti potrebbe non sembrare fondamentale, ma non posso cambiare la musica con il nome Simply Red. La seconda parte dell’album Stay ha una tensione maggiore, ho intenzione di approfondire quell’aspetto”. Quando una band si scioglie, le cause vanno dai dissapori a livello personale a divergenze artistiche fino a motivi di ordine extra-musicale (la famiglia e i figli su tutti); escluse liti o problemi di compatibilità di carattere per i motivi già accennati (27 musicisti arruolati in 25 anni di carriera traducono alla perfezione il carattere poco accondiscendente del leader), rimane un dubbio. Da un po’ di tempo la sua fama di playboy che tanto attirava l’attenzione dei media è svanita; alla modella Melena Christensen e alle attrici Tracy Shaw, Martin McCutcheon e Catherine Zeta Jones si è sostituita una figura come Gabriella Wesberry, ovvero la
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LINE UP STORY
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La formazione originale dei Simply Red (si parla del 1985) era composta da Tony Bowers al basso, Fritz McIntyre alle tastiere, Sylvan Richardson alla chitarra, Tim Kellet ai fiati e Chris Joyce alla batteria. Il primo a partire fu Richardson due anni dopo, sostituito prima da Aziz Ibrahim e poi dal brasiliano Heitor Pereira. All’uscita del quarto album Stars (1991) Ian Kirkham diventa il sassofonista ufficiale, mentre Bowers e Joyce non figurano più nella band: al loro posto subentrano rispettivamente Shaun Wards e Gota che resistono per un solo album. Con la partenza dell’unico “sopravvissuto” McIntyre, nel 1995, Mick Hucknall ammette che il marchio Simply Red è interamente nelle sue mani: da questo momento in poi i musicisti vengono “noleggiati” dal frontman. Come si presenteranno in questo tour? Sicuramente con Peter Lewinson al basso, Kenji Jammer alla chitarra e Ian Kirkham ai fiati; per il resto, bisogna aspettare i concerti. M.R.
Da Hey Jude dei Beatles ho imparato una lezione fondamentale: prendi una canzone triste e rendila migliore
ragazza della porta accanto. I due hanno avuto da poco una bimba, ed è qui che subentra il sospetto che la scelta di Mick abbia a che fare con il suo nuovo status di padre di famiglia. Una sorta di punto zero, dove tutto ciò che è stato fatto fino a quel momento viene automaticamente archiviato nel passato, come se la nascita del figlio volesse dire nuova vita anche per il padre. Un momento di riflessione, in cui chi ha la fortuna di non avere preoccupazioni economiche (più di 50 milioni di dischi venduti in carriera sono un’assicurazione invidiabile) pensa al futuro con un’ottica ancora più passionale e ambiziosa, con una forza nuova a fare da propellente. Ovviamente ci sarà chi non vuole sentire parlare di queste filosofie; il fan di lunga durata potrebbe sentirsi tradito da questa scelta, soprattutto considerando che nei prossimi tour da solista Hucknall non suonerà i pezzi del repertorio dei Simply Red. Almeno così dice. Ma se fosse tutta un’invenzione per promuovere questo tour? Data la proverbiale cura che il rosso ha sempre avuto per l’aspetto mediatico, non ci sarebbe niente di sorprendente. O magari tra qualche anno, come spesso accade, quando la figlioletta avrà una vita tutta sua, tornerà la voglia di cantare al mondo i successi che hanno caratterizzato la sua gioventù. Tutte ipotesi valide, ma una cosa è certa: quello che i Simply Red hanno rappresentato in questo quarto di secolo non verrà cancellato. A scanso di equivoci, conviene credere alle parole di Mick e cogliere l’occasione di sentirli dal vivo ancora una volta.
VINCI I SIMPLY RED! Onstage, in collaborazione con Edel, mette in palio 5 copie della raccolta 25, The Greatest Hits che contiene le migliori canzoni della band di Mick Hucknall. Come partecipare? Invia una mail a: contest@onstageweb.com indicando nell’oggetto il nome della band.
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CONCERT TAKE-AWAY Come insegnano i Radiohead (e molte altre band), è bene farsi amica la tecnologia piuttosto che subirne passivamente le scomode ma inevitabili conseguenze. I Metallica insegnano (ricordate il famigerato caso Napster?) che ad arrabbiarsi con il progresso non si ottiene nulla, tranne sberleffi e una bella quantità di fan che salutano e se ne vanno. E allora nel 2009 perché sbattersi per combattere la diffusione di bootleg mozzi e spesso mal registrati quando si può offrire il concerto intero e ad alta qualità ai propri sostenitori? Basta trovare un accordo con un portale di musica (in questo caso Concert Online), che si occupi di impacchettare in speciali chiavette usb personalizzate la prestazione della band nel formato più comodo che esista, ovvero l’mp3. E già che ci siamo, buttiamoci dentro anche le foto del concerto, no? E’ quello che hanno deciso di fare i Simply Red, a dimostrazione di come la tecnologia non sia per forza un nemico imbattibile: con un po’ di intelligenza si può trasformare il costo in guadagno accontentando tutti. MR
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GIUGNO
a cura di VIRGINIA RICOTTA
I concerti del prossimo mese
DEPECHE MODE
LENNY KRAVITZ
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our Of The Universe 2009 può suonare un tantino pretenzioso, ma se la band in questione si chiama Depeche Mode il naso smette di storcersi all’istante. Prima di tutto perché il titolo dell’album che da linfa a questo tour è Sounds Of The Universe, il che toglie gran parte dell’ipotesi di megalomania che il nome a prima vista ispirava. E poi perché, a ben guardare, dopo quasi 30 anni di carriera il trio inglese ha tutto il diritto di tirarsela un pò. Per quanto non si registrino ancora date su Plutone, c’è poco di questo nostro pianeta Terra che la tournè della band britannica, la prima interamente dedicata agli stadi, non andrà a toccare. A partire da Tel Aviv, il 10 maggio, in poco più di 6 mesi il gruppo di Dave Gahan sarà impegnato per quasi 80 date solo in Europa e Nord America, arrivando in Italia alle porte dell’estate. I Depeche Mode avevano già dimostrato di poter riempire uno stadio nel nostro Paese (per la precisione l’Olimpico di Roma nel luglio del 2006), tre anni dopo raddoppiano la posta in gioco prenotando lo stesso impianto per il 16 giugno e San Siro, a Milano, due giorni dopo. Insomma, questo Tour Of The Universe è una sfida aperta a chi crede che l’elettronica debba rimanere rinchiusa nei club.
LAURA PAUSINI 02/06 Firenze 27/06 Codroipo (UD) 28/06 Verona TIZIANO FERRO 21/06 Verona 24/06 Roma 27/06 Cagliari 30/06 Palermo KATY PERRY 23/06 Idroscalo (MI)
07/06 Trinità D’agultu (SS)
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ra il 1989 quando un giovane ventiquattrenne afroamericano di New York irrompeva sul mercato discografico con la sua commistione di adrenalina rock e sensualità funky, concentrata nell’album d’esordio Let Love Rule. Vent’anni e infiniti riconoscimenti dopo, Lenny Kravitz padroneggia con grande disinvoltura il suo status di divinità del rock. E con la magnificenza che contraddistingue gli abitanti dell’Olimpo, anche quest’anno ha deciso di scendere tra i comuni mortali, regalando al pubblico una serie di concerti che stanno illuminando la primavera del Vecchio Continente. E’ imminente il suo arrivo in Italia, a giugno per 4 date: il 3 al Parco della Certosa Reale a Collegno, vicino Torino, il 5 al Palalottomatica di Roma (città che lo aspetta da 7 anni), il 6 a Brescia e l’11 a Lucca in occasione del Summer Festival. Sfortunatamente non potremo vedere l’opening act di Chris Cornell, che aprirà i concerti di Kravitz in tutte le date europee di maggio. Con o senza guest, comunque, lo spettacolo della star statunitense si preannuncia una tappa fondamentale dell’estate live italiana. Da un paio d’anni Lenny se ne va in giro a dire che è giunto il tempo di una “Love Revolution”. Siamo proprio curiosi di sapere a che punto sia il progetto.
MARTA SUI TUBI 07/06 Segrate 19/06 Bogogno (NO) 26/06 Tolentino (MC) 27/06 Fidenza (PR)
06/06 Pinarella di Cervia (RA) 12/06 Genova 20/06 Noto (SR) 21/06 Castel Maggiore (BO) 23/06 Torino 24/06 Padova 27/06 Pisa
MAXIMO PARK 03/06 Milano
LIMP BIZKIT 14/06 Idroscalo
THE KILLERS 08/06 Verona
FAITH NO MORE 14/06 Idroscalo
CLAUDIO BAGLIONI 02/06 Verona 05/06 Milano 22/06 Firenze 23/06 Firenze 26/06 Spello (PG) 28/06 Cava de Tirreni (SA) 29/06 Cosenza
NEW FOUND GLORY 09/06 Roncade (TV) 10/06 Milano EAGLES 13/06 Milano LYNYRD SKYNYRD 03/06 Milano
STAIND 15/06 Milano METALLICA 22/06 Milano 24/06 Roma NEGRITA 27/06 Azzano Decimo (PN) 28/06 Carpi (MO)
LUCA CARBONI 01/06 Sissa (SR)
MEGANOIDI 05/06 Roma
GODS OF METAL 28/06 Monza
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UB40 29/06 Idroscalo 30/06 Roma MORGAN 05/06 Bardolino (VR) 06/06 Gallipoli (LE) 08/06 Trieste 15/06 La Spezia EDITORS 24/06 Ferrara BUGO 13/06 Benevento 25/06 Fucecchio (FI) I MINISTRI 20/06 Monferrato (AL) 24/06 Conselve (PD) 25/06 Vascon (TV) 26/06 Cecina (LI) 27/06 Arezzo
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Perturbanti sguardi sulla città Cantori della laterale centralità delle piccole cose, i Perturbazione tornano con Città viste dal basso, un album di cover e di letture dal vivo su vinile, ma anche uno spettacolo itinerante per raccontare il Bel Paese. Un progetto voluto per celebrare strade e piazze d’Italia attraverso le canzoni che ne hanno cantato la bellezza negli ultimi 50 anni. Loro sono impegnati a suonare e riarrangiare tutte le canzoni in scaletta, illustri ospiti offrono il proprio contributo vocale. Un racconto-ritratto senza tempo, in cui musicisti come Manuel Agnelli, Meg, Cristiano Godano e Max Pezzali reinterpretano classici di grandi artisti italiani, da De Andrè a Lucio Dalla passando per Ivan Graziani. Un lavoro intenso che trasportarta su vinile gli angoli più significativi delle città d’Italia attraverso lo sguardo dei più importanti autori contemporanei. E Onstage, un po’ metateatralmente, ha voluto svelare i protagonisti di questa romanica scena.
Rubrica a cura di Eileen Casieri
Photos: Luca Sani Styling: Stefania Didonato
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Tommaso, Elena, Gigi, Cristiano e Rossano vestono Born in Berlin
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Tommaso, Elena, Gigi, Cristiano e Rossano vestono Born in Berlin
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Tommaso, Elena, Gigi, Cristiano e Rossano vestono Born in Berlin
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Quel sogno chiamato Long Week-end Non importa se col treno o con l’aereo, se col fidanzato o con le amiche, se al mare o in montagna, l’importante è staccare un po’ la spina, per liberare la mente dalla tanto utile quanto ingombrante “cache” lavorativa e ritrovare così nuove energie. E quel giorno in più serve, eccome. E per chi non si può permettere di usare qualche escamotage con il capo o con il professore la soluzione c’è: l’adorabile 1° maggio che cade di venerdì e l’ancor più amabile 2 giugno che vince il primo premio posizionandosi di martedì! Quindi prepariamo la valigia per vivere un night&day all’insegna della spensieratezza…
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2. Tezenis
1. Oxydo
3. Frankie Morello
Disaronno Ginger Tini
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7. Museum
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a cura di : Simona Contaldo foto : Studio Decabibò onstage / maggio 2009
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MUSICA
Il meglio (e il peggio) delle uscite discografiche
Depeche Mode Sounds Of The Universe Mute DI MARCO RIGAMONTI
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quattro anni che dividono Sounds Of The Universe dal precendete Playing The Angel sono letteralmente imbottiti di ristampe aggiornate, edizioni limitate, registrazioni live e greatest hits. I Depeche Mode non hanno rivali quando si tratta di curare il proprio marchio e mantenere alta la tensione anche quando di nuovo c’è poco o niente. Ecco, se c’è una cosa certa, lampante e poco discutibile è la pressoché totale mancanza di novità a livello sonoro o melodico di questo nuovo lavoro, il dodicesimo in studio della loro lunga e fortunata carriera. Perché chi ha imparato a conoscerli si sarà stancato del singolo Wrong (pezzo che riesce ad annoiare nonostante i 3 miseri minuti di durata) dopo una manciata di passaggi in radio. Diciamocelo, sanno fare di meglio. Volete mettere la goduria che si prova ascoltando un capolavoro come Little Soul (strofa trascinata in stile Alice In Chains annegata in un contesto fiabesco con tanto di illuminante
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riff di chitarra a fare capolino nel finale)? O il synth-rock gommoso di Fragile Tension? O il respiro lento e delicato di Jezebel? O la semplicità brillante di un affresco di tipico stampo Gore come In Sympathy? Se poi Dave Gahan oltre ad offrire una prestazione vocale ai limiti della perfezione scrive anche tre pezzi che centrano l’obiettivo (Miles Away su tutti) si può ragionevolmente parlare di “stato di grazia”. Dopotutto non è obbligatorio pretendere qualcosa al di fuori dagli schemi da chi l’ha già fatto (e molto bene) in passato. Così come non è necessario aspettarsi qualcosa di diverso da una band che è continuamente citata (quando non è addirittura saccheggiata) per quello che ha combinato in quasi trent’anni di musica. Sounds Of The Universe è un disco adulto, coerente ed estremamente lucido, un ottimo biglietto da visita per riempire gli stadi di tutto il mondo.
Starsailor
Yeah Yeah Yeahs
Vanessa da Mata
All the plans Emi
It’s Blitz! Iterscope
Sim Discograph
DI MARCO RIGAMONTI
DI SILVIA PELLIZZON
DI DANIELE SALOMONE
i vocifera che il piano di James Walsh fosse di trovare, con il quarto disco, una dimensione pop di un certo rilievo per la sua band. Con questo presupposto chiaro in mente, una volta terminato l’ascolto di All The Plans è lecito decretare il fallimento della missione. Ad un singolo con tutte le carte in regola per essere suonato alla nausea in radio (Tell Me It’s Not Over) si contrappongono immediatamente un paio di (splendidi e maturi) frammenti quasi country come Boy In Waiting e The Thames, un uno-due da k.o. alla prima ripresa senza appello. La sensazione viene confermata con il passare delle tracce, e meno male. Fino a prova contraria le classifiche spesso non tengono conto di molta ottima musica e gli Starsailor ci piacciono così come sono: toccanti, sinceri e romantici al punto giusto.
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foto: ANTON CORBIJN
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erzo capitolo per la band di Brooklin, capitanata dall’energica e sensuale cantante Karen O’. Fin dal primo ascolto colpisce il suono elettro-pop che permea It’s Blitz, fattore insolito per chi aveva apprezzato la band per il sound irresistibilmente garage rock dei precedenti lavori, Fever To Tell (2003) e Show Your Bones (2006). Ma non è il caso di fermarsi alle apparenze: i sintetizzatori e le tastiere vintage arricchiscono queste dieci tracce con un piglio danzereccio che ricorda tanto gli anni Ottanta, ma che non snatura lo stile degli YYY. Il merito va, oltre alla creatività del gruppo, al produttore Nick Launay (già con Arcade Fire e Nick Cave). Da segnalare la presenza di ospiti del calibro di Tunde Adebimpe e Kyp Malone dei Tv On The Radio.
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Let’s celebrate life with music!”. Si chiude così lo spazio dei ringraziamenti che domina il booklet di Sim, terzo disco di Vanessa da Mata, graziosa cantautrice nata 33 anni fa in Brasile e tormentone dell’ultimo inverno. Una frase semplice semplice che ha però la forza di riassumere il senso della musica brasiliana e di questo disco. Sim, lanciato dal singolo Boa Sorte – Good Luck (feauturing Ben Harper) trasuda di cultura carioca da tutti i pori. Nonostante le 12 tracce spazino tra ritmi centrosudamericani in genere, lo stile e la raffinatezza della musica verdeoro, insieme alla voce di Vanessa, emergono su tutto il resto. Del Brasile, forse, manca un po’ di esuberanza. Ma il resto è davvero niente male.
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Pet Shop Boys
Placebo
Yes Emi
Battle For The Sun Pias DI VIRGINIA RICOTTA
DI MARCO RIGAMONTI
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hiunque faccia musica da un bel po’ di anni si troverà prima o poi di fronte all’eterno dilemma: cambiare e adattarsi ai tempi oppure credere fermamente nel proprio modus operandi, rischiando però di ripetersi e di stancare? Nel caso dei Pet Shop Boys la questione si fa decisamente più complicata, dal momento che il duo ha sempre prestato grande attenzione ad un elemento che è diventato fondamentale, a tratti più importante della musica stessa: lo stile. E’ quasi un quarto di secolo che Neil Tennant e Chris Lowe operano nel music business e molto di rado hanno perso colpi, riuscendo sempre e comunque a sconfiggere lo spettro degli anni che avanzano e delle mode che cambiano. Non deludono nemmeno questa volta, dando fiducia a Xenomania (team di produzione autore di
P
successi pop con le palle), collaborando da una parte con una giovane promessa d’istruzione classica come Owen Pallett (noto per il suo progetto Final Fantasy e per gli arrangiamenti di archi di The Last Shadow Puppets) e dall’altra con un’icona del rock come il signor Johnny Marr (il chitarrista degli Smiths). Il risultato è quella perfezione kitsch ariosa e talvolta melodrammatica che ci si aspetta, riconoscibile ma fresca, ancorata al passato nella sostanza ma con uno sguardo al presente nella forma. E quindi ecco il singolone Love etc., il coro tamarro che accompagna la citazione di Tchaikovsky nei synth di All Over The World, le terzine dance ottanta di Pandemonium, la decadenza della ballad King Of Rome. In una parola, ecco i Pet Shop Boys.
A
meno di tre anni dall’ uscita di Meds, i Placebo hanno già fatto in tempo a rinascere. Per quanto la Storia porti testimonianza di resurrezioni ben più sacre, nell’ascoltare Battle For The Sun viene da gridare al miracolo. In 52 minuti la rinnovata band inglese si propone di dipingere, con tinte decisamente più chiare e stratificate di quanto non avesse fatto in precedenza, il percorso che l’ha portata a barattare il ruolo di rilievo di cui godeva nel Regno delle Tenebre, per quello di neonati nell’Impero della Luce. Tredici serratissimi brani che non lasciano il tempo di tirare il fiato. A partire dalla title track, manifesto dei nuovi Placebo, in cui una marcia cadenzata e monotematica si apre su un monumentale tappeto sonoro, zeppo di distorsioni, archi ed elettronica, che è il segno distintivo della collaborazione con Dave Bottrill, già produttore dei Tool, gruppo californiano molto in voga nell’alternative metal. Come un concept ideale, in cui liriche e suoni sposano la causa della liberazione a partire dalla perfetta conoscenza degli anfratti della reclusione, l’ album elenca ritmi serrati di colori diversi, pop e pastello in Bright Lights (in cui Molko ammette con ammirevole autocritica “Ho fissato il vuoto e ho annoiato un sacco di persone”), hard e quasi industrial in The Never Ending Why o aperte e ambiziose come la dichiarazione di speranza di Speak In Tongues (“Posso costruire un nuovo domani, oggi”).
Velvet
Morgan
Nella lista delle cattive abitudini Metatron
Italian Songbook vol. 1 Sony Music
DI GIORGIO ROSSINI
DI SILVIA SACCO
arlare di vera e propria svolta non è del tutto corretto, ma non c’è dubbio che il nuovo capitolo discografico dei Velvet sia una sterzata decisa, soprattutto dal punto di vista dei temi affrontati. L’album è figlio di un forte stato d’inquietudine che traspare inequivocabile in tutte le dieci tracce. Già dal pezzo d’apertura, I nuovi emergenti, s’intuisce chiaramente il messaggio dell’intero disco: si parla apertamente di crisi delle coscienze e del senso critico come una delle poche soluzioni a disposizione. La speranza c’è, ma è latente, sepolta sotto un’infinità di cose superflue, di falsi bisogni. Il torto dei beati è uno dei momenti di maggiore intensità dell’intero album, un chiaro riferimento
alla situazione del nostro Paese, con una critica alla proverbiale arte di arrangiarsi tipicamente italiana che spinge ad accettare tutto troppo passivamente. Dal punto di vista musicale non si segnalano particolari cambiamenti rispetto al passato, se non una fisiologica maturazione sonora dei Velvet che dona al disco una maggiore freschezza e, qua e là, quel pizzico di aggressività in più che forse in precedenza è mancato al quartetto romano. Insomma, se ascoltato senza pregiudizi e condizionamenti, Nella lista delle cattive abitudini risulta un ottimo disco rock, nel suono e nell’attitudine. E nell’era di reality e talent show vari, di album così, se ne sente un dannatissimo bisogno.
C
on il primo episodio di una triade che verrà completata a breve, Morgan sceglie di rendere omaggio alla canzone d’autore italiana degli anni ‘50/60 reinterpretando classici dell’epoca. Gli arrangiamenti risultano pressoché fedeli alle versioni originali, anche se non mancano brani (come Back Home Someday di Sergio Endrigo e Il mio mondo di Umberto Bindi) in cui alla maestosa grandezza orchestrale vengono aggiunte sonorità più moderne. Una complessità intervallata da versioni minimal de Il cielo in una stanza di Gino Paoli e Qualcuno tornerà di Piero Ciampi. Il disco include anche due suite orchestrali per archi scritte dallo stesso Morgan con Stefano Barzan e interpretate dalla Royal Philarmonic Orchestra. Ma il vero esperimento di Italian Songbook è la scelta di tradurre le canzoni in inglese. “Sono canzoni che in qualche modo hanno avuto vita all’estero. Io fingo che siano state tradotte in inglese e interpretate da Elvis”, ha spiegato Morgan recentemente. A breve, ma non è ancora certo quando, seguiranno due nuovi episodi, “già pronti”. Pare che il prossimo obiettivo del musicista milanese sia la versione inglese di Tutti morimmo a stento di De Andrè, già tradotta dallo stesso Faber ma mai pubblicata. Staremo a vedere.
52 // what’s new ?
p
CINEMA
Gli amici di Nick ci raccontano le novità in sala
Star Trek Usa , 2008 animazione Chris Pine, Zachary Quinto, Eric Bana, Simon Pegg Di J.J. Abrams. critica pubblico
U
E’ in edicola nick maggio !
ndicesimo capitolo cinematografico ispirato alla saga televisiva di fantascienza ideata da Gene Roddenberry, Star Trek è il prequel dell’omonima serie classica. Il nuovo re Mida di Hollywood, J.J. Abrams, produce e dirige il film più atteso della stagione. La promozione della pellicola è partita addirittura nel novembre del 2007 e ogni locandina, immagine, teaser trailer o novità sulla trama è stata centellinata accuratamente e accolta con entusiasmo da cinefili e appassionati della serie di
tutto il mondo. In questo episodio assistiamo alla costruzione della nave spaziale Enterprise e al primo incontro fra il giovane cadetto James T. Kirk e il vulcaniano Spock, che si imbarcheranno poi insieme nella prima missione spaziale per l’esplorazione di nuovi mondi. Il cast è completamente composto da giovani promesse del cinema, che hanno affidato il loro destino lavorativo a quello del film. A completare l’opera ricchi effetti speciali e battute sagaci, per il film con il più alto budget della storia.
State of play
X-Men le origini: Wolverine
Angeli e Demoni
Generazione 1000 euro
Usa/GB, 2008 Con Russell Crowe, Ben Affleck, Rachel McAdams, Helen Mirren Di Kevin Macdonald
Usa/Nuova Zelanda/Australia, 2009 Con Hugh Jackman, Ryan Reynolds, Liev Schreiber Di Gavin Hood
Usa, 2008 Con Tom Hanks, Ayelet Zurer, Ewan McGregor Di Ron Howard
Italia 2009 Con Alessandro Tiberi, Valentina Lodovini, Carolina Crescentini Di Massimo Venier
critica
critica
critica
critica
pubblico
pubblico
pubblico
pubblico
Bello, giovane, rassicurante: il deputato del Congresso Stephen Collins sembra avere le qualità per candidarsi come futuro presidente degli Stati Uniti, e il suo partito ha puntato tutto su di lui. La morte per omicidio della sua assistente e segreta amante fa venire a galla una serie di pericolosi intrighi politici. Il giornalista Cal McAffrey, amico di Collins, indaga sul caso. Dirige Kevin Macdonald, scozzese, passato con mestiere dai documentari alla fiction.
Quarto capitolo della saga cinematografica consacrata ai supereroi mutanti creati da Stan Lee e Jack Kirby per le leggendarie (e tra le più allegoriche) pagine stampate dalla Marvel. Dopo Bryan Singer e Brett Ratner dietro la macchina di presa si cimenta Gavin Hood. A lui il compito di dare vita a un prequel dedicato interamente a Wolverine, tra i più amati personaggi della casa di fumetti culto: istinto e fiuto animale, poteri taumaturgici, animo lacerato.
Ron Howard si cimenta con il primo romanzo di Dan Brown, adattato per diventare il sequel di Il codice Da Vinci. Il professor Robert Langdon è questa volta alle prese con l’efferato omicidio dello scienziato Leonardo Vetra. Numerosi gli enigmi che l’esperto di simbologia religiosa deve risolvere con l’aiuto della figlia dello scienziato Vittoria, seguendo indizi che conducono all’antica setta degli Illuminati, in una pellicola all’insegna dell’azione e della suspense.
Negli anni 90 i ragazzi erano Giovani carini e disoccupati, oggi il lavoro ce l’hanno ma è un co.co.pro. a 1028 euro al mese, senza tredicesima o garanzie. Impossibile progettare un futuro. Ma ce la si può comunque spassare: lo fa Claudio, il protagonista del romanzo Generazione 1000 euro di Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa che, prima di arrivare in libreria, ha spopolato su Internet. Da qui il passo è stato breve ed eccolo conquistare il grande schermo.
Perchè vederlo?
Perchè vederlo?
Perchè vederlo?
Perchè vederlo?
Rifacimento sul grande schermo di una miniserie di successo della Bbc andata in onda nel 2003. Morte e politica sono un connubio spesso vincente sul grande schermo, il cast è di ottimo livello e di Macdonald vogliamo fidarci.
Hugh Jackman torna a vestire i panni del supereroe che lo ha consacrato in questo pseudo-biopic fumettistico per chi, anche al cospetto di personaggi di finzione, non può fare a meno di chiedersi da dove vengano e perché.
Per le riprese nella chiesa di Sant’Agostino e di Castel Sant’Angelo e per la ricostruzione dei giardini vaticani della Reggia di Caserta, cui il regista è ricorso in seguito al divieto da parte della Chiesa di girare all’interno del Vaticano.
Una commedia giovane e attuale, firmata da un regista che, privato del sostegno di Aldo Giovanni e Giacomo, deve mostrare il proprio valore. Il cast lo aiuta (tra gli altri anche Paolo Villaggio e Carolina Crescentini).
onstage / maggio 2009
Perché vederlo ? Per vedere se il piccolo genio J.J. Abrams riuscirà a dare nuova linfa alla saga e per la partecipazione di Leonard Nimoy (unico attore originale della serie classica che compaia nel film) nel ruolo del Dr. Spock.
what’s new? // 53
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GAMES
I nostri consigli per passare notti insonni
Dynasty Warriors : Gundam 2 Bandai Namco Genere: action
We Rock : Drum King DI ANDREA BERETTA
Arc System Works Genere: rhythm game
XBox 360/PlayStation 3 Il piatto che cucineremo oggi è una portata giapponese, con sapori e profumi anni ’80. La golosità è ben determinata dagli ingredienti, talvolta semplici ma sempre di grande effetto. Cuociamo ora, in abbondante acqua salata 300 gr di Dynasty Warriors. Nel frattempo scaldiamo a fuoco lento 90 ml di latte, parzialmente scremato, in una casseruola. Uniamo ad esso piloti con tute sgargianti e futuristiche, numerosi ed enormi Mobile Suit Gundam quanto basta (robot antropomorfi con le più disparate armi di distruzione) e 150 gr di formaggio sminuzzato. Mescoliamo a fuoco lento finchè non si sarà sciolto il tutto. Togliamo la salsa dai fornelli, spolverandola con un pizzico di storyline, che servirà a legare ogni missione,
sale e pepe a piacere. E’ giunto quindi il momento di scolare Dynasty Warriors. Cospargiamolo con esplosioni, combo e nocciole tritate. Quindi incorporiamo centinaia di nemici robot, missioni nello spazio più tetro, pianeti astrusi e tecnologicamente avanzati. Versiamo il tutto e serviamolo su un campo di battaglia, pronti per una prelibatezza catastrofica dal sublime gusto di devastazione. Purtroppo la pietanza si raffredderà velocemente nella vostra console. Pur presentandosi discretamente bene (comparto sonoro e grafico assolutamente nella media) manca di innovazione. E’una portata da mensa aziendale, che lascia quel retrogusto amaro, che sa di già digerito più e più volte negli anni. Consigliato solo agli appassionati!
Wii Ringo Starr ti appare in sogno, con due bacchette, una volta a settimana? Sei convinto di essere una rockstar e di avere il ritmo nel sangue? Da piccolo hai sempre desiderato una batteria, ma mamma non te l’ha mai comprata, rispondendoti che avrebbe disturbato i vicini? Questo è il gioco che fa per te! Metti da parte le corde ben tirate della tua chitarra elettricha virtuale ed impugna saldamente Wii Remote e Nunchuck. E’ arrivato il momento di fare sul serio. Allenandoti, se hai talento, riuscirai a farti strada, dalla gavetta nei pub fino alle più grandi e rinomate arene mondiali. Inizierai quindi come novello della batteria esibendoti per la strada, ma ben presto la tua fama crescerà, permettendoti di entrare a far
Final Fantasy Crystal Chronicles: Echoes of time Square Enix Genere: action RPG
DI MARCO RIGAMONTI
Wii/Nintendo Ds Ordine, anzitutto. Nel 2004 uscì un gioco per Game Cube denominato Final Fantasy Crystal Chronicles, causando dei traumi non indifferenti a tutti i devoti della serie Final Fantasy. Quelli, per intenderci, che avevano giocato tutti i titoli: dal primo (datato 1987) all’ultimo (mentre si scrive il XIII è in via di sviluppo). Il mistero che avvolgeva la nascita di questa nuova sotto-serie fu svelato e giustificato dagli sviluppatori con la parola “esclusiva”; i possessori di Playstation o X-Box non avrebbero potuto mettere le mani sui cristalli, riservati ai fedeli Nintendo. Poco più di un anno fa uscì per Ds l’episodio Ring Of Fate, prequel del titolo originale per Game Cube; oggi questo Echoes Of Time è un sequel del prequel. Tutto chiaro, no? Quindi il mondo dove si svolge la storia è necessariamente lo stesso, così come risultano familiari le quattro tri-
DI ANDREA BERETTA
bù (Clavat, Selkie, Yuke e Lilty) che rappresentano grossomodo le razze impersonabili. La vera novità introdotta è la possibilità di giocare in multiplayer, con una compatibilità che trascende il modello di console (Ds, Wii oppure insieme), basta che sia una console Nintendo. Considerando che se si comincia l’avventura creando un party e affidandosi a compagni controllati dal cervellone ci si ritrova penalizzati piuttosto che agevolati (i nostri socidi viaggio si preoccupano di esaurire la magia in men che non si dica per poi morire velocemente…) la possibilità di giocare insieme agli amici è una manna. Grafica e colonna sonora rispettano gli standard ai quali ci siamo abituati, la storia è piuttosto lineare, i side-quest sono come sempre numerosi. Consigliato per i novizi del genere.
parte di band affermate. Potrai personalizzare in maniera maniacale il tuo alterego batterista, trasformarlo in un vero e proprio mago del rock e, una volta raggiunto il successo, sfiderai i tuoi amici in battaglie epiche all’ultima rullata. La track-list è davvero accattivante e soddisferà anche i più critici, con grandi classici come We Will Rock You dei Queen, I Fought The Law dei Clash, The Final Countdown degli Europe, Can’t Stand Losing You dei Police. Ci sono inoltre pezzi rock più recenti come Song 2 dei Blur o All Star degli Smash Mouth, fino all’indie-rock dei Bloc Party (Banquet). We Rock saprà regalarti ore di intenso divertimento sia in single player che con i toui amici, ma sarai tu il vero Drum King?
54 // onstage chiama deejay
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THE NEW SIDE OF RADIO DI MASSIMO LONGONI
Silenzio, parla Alessio
L’
Dal 1996 c’è un angolo all’interno della radiofonia italiana dove si respira l’aria internazionale dei club. B Side è il lato della musica che molti snobbano e che invece merita grande attenzione. La voce dietro il microfono è quella di Alessio Bertallot, musicista, dj, editorialista. Una poliedricità che riversa nel suo programma, un laboratorio nel quale trovano spazio esperimenti musicali dal fascino unico.
B
Side è un punto fermo nel panorama radiofonico italiano. Qual è il segreto? Mi verrebbe da dire che se il mio programma è un punto fermo è perché il resto è ancora più immobile di me. Battute a parte, credo dipenda dal fatto che non ho mai affrontato questa trasmissione in maniera tecnica. Ho cercato di darle un suono e una forma che fosse più dall’ottica del musicista appassionato. È un po’ come se questa trasmissione io la suonassi. E’ davvero un programma di nicchia? Lo è solo per i provinciali. Basti pensare che la BBC con la stessa musica ci fa quattro o cinque programmi sul suo principale canale radio. Ma ci sono anche ragazzi italiani che vogliono guardare oltre al piccolo recinto che li circonda. La nicchia esiste ma non è detto che sia marginale. Può essere anche vista come elité, con un positivo senso di avanguardia. Perché in Italia c’è questa chiusura? Perché gli italiani sono diventati ricchi ma non signori. Non si rendono conto che arricchirsi significa anche prendersi delle responsabilità ed elevarsi culturalmente confrontandosi con il resto del mondo. Questa è la vera ricchezza. Il panorama musicale sembra piuttosto fermo. E’ così anche nel mondo dei club? Di sicuro sono passati i tempi in cui si pensava alla club dance come un territorio di esperimenti, adesso forse si fa onstage / maggio 2009
forse un po’ troppo riferimento al passato, si ricicla parecchio quanto inventato da altri negli anni scorsi. Una parte della dance è molto legata a seguire le mode vincenti, ovviamente per scopi commerciali. Qualche segmento sperimentale resiste, mi viene in mente la drum’n’bass. E poi ci sono territori limitrofi un po’ più legati alla cultura della nuova musica black, che mischiano elettronica e jazz. C’è uno spazio in radio che vorresti ancora esplorare? Mi piacerebbe molto trasformare il lavoro radiofonico in qualcosa che vada oltre, facendo in modo che il programma stesso produca qualcosa di nuovo. Stiamo facendo un esperimento che ho chiamato di “jazzapposizioni”. Invito i grandi jazzisti italiani, come Paolo Fresu o Stefano Bollani, e li metto in diretta relazione con la musica elettronica degli ultimi vent’anni. Così si trova una sorta di linguaggio comune tra il pubblico della radio, musicisti e appassionati di jazz. Chiedendo loro di improvvisare su pezzi elettronici, i risultati che otteniamo sono degli ibridi, dei remix in diretta. Chi sceglie i brani? In genere io. Glieli mando qualche giorno prima perché li ascoltino e ci ragionino. Sono musicisti molto bravi che trovano sempre una dimensione anche dentro pezzi molto lontani da loro. La forza del jazz è questa: a volte è più un mezzo che un fine, un modo di interpretare la musica. Io sono entusiasta di questo esperimento e mi sembra che sia davvero il territorio da esplorare.
Italia ha avuto modo di conoscerlo nel 1992 al Festival di Sanremo, quando da cantante degli Aeroplanitaliani scioccò tutti con trenta secondi di silenzio nel pezzo Zitti zitti. Dal 1996 invece la sua voce calda affascina gli ascoltatori di Radio Deejay. Alessio Bertallot è uno che ha nel Dna il cambiamento e la sperimentazione. Così negli anni ha declinato il suo talento come conduttore televisivo, dj nei locali, giornalista per Repubblica e Rolling Stone. Oltre naturalmente agli Aeroplanitaliani, di cui resta il leader e che ogni tanto, tra i mille impegni, resuscita.
Quale può essere il suo sviluppo? Si potrebbe cercare di riempire un vuoto di attenzione rispetto alla musica che abbiamo in Italia, considerando anche la nuova musica leggera italiana di qualità come un valore da preservare. Chi ha come me la fortuna di avere un programma ascoltato in tutto il Paese dovrebbe porsi il problema di “parlare italiano”. Talenti ne hai trovati? Certo! Ci sono musicisti bravissimi, tanto che alcuni, per il semplice fatto di essersi fatti conoscere grazie al mio programma, sono stati poi prodotti. Come Gianluca Massaroni, di cui Eros Ramazzotti mi ha chiesto il contatto dopo averlo sentito a B Side. Per me è una grande soddisfazione perché vuol dire che non sono l’unico a crederci. Per molti musicisti emergere resta un grande problema. Molti hanno problemi a pagare l’affitto. Ma cosa succederà se nessuno gli da retta? Smetteranno di suonare, saranno dei musicisti frustrati e noi saremo più infelici di prima perché non avremo delle persone che sanno fare delle cose belle. E questo è un delitto. Allora io penso che sia il caso di metterci una pezza. Se avessi più energie potrei anche diventare uno che va alla ricerca di queste cose in maniera più approfondite. Chissà...
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