Onstage magazine luglio

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E TU COME VIVI LE EMOZIONI MONDIALI? Qualunque sia il tuo modo di viverle, Compass ti è vicino.

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proud sponsor of love, ti da la sicurezza per essere sempre a prova di bacio!

Borotalco, marchio italiano che da sempre incentiva le relazioni tra gli Italiani, oggi diventa ufficialmente proud sponsor of love ed ambasciatore del gesto più bello del mondo, il bacio! Da sempre vicino al mondo dei giovani ed alle loro passioni, Borotalco ti permette di sentirti più sicuro di te grazie alle sue numerose varianti studiate appositamente per essere a prova di bacio in ogni situazione:

la linea Borotalco Original, con l’inconfondibile profumo di Borotalco, ti assicura efficacia prolungata: con Microtalco che assorbe il sudore, regola la traspirazione e lascia la tua pelle più asciutta, per non avere più timore di baciarti sotto al sole! la linea Borotalco Invisible è invece studiata per ridurre gli aloni gialli e le macchie bianche su capi di tutti i colori: non solo garantisce efficacia deodorante e lascia la tua pelle più asciutta, ma ti evita brutte figure in tutti i tuoi selfie! la nuova linea Borotalco White è infine studiata per offrirti una sensazione di pulito fino a sera, grazie alla sua fragranza al Muschio Bianco ed alla sua formula dall’efficacia potenziata, per sapere di buono in tutti i tuoi approcci!

Ora che conosci le tue armi segrete per essere sempre a prova di bacio, segui Borotalco in tutti gli eventi in cui potrai essere protagonista di baci da film, durante tutta questa lunga estate calda:


1. 2. 3.

Cercaci nelle principali città italiane nei weekend di giugno e luglio e preparati a baciare: potrai scattarti un sacco di selfie con il nostro staff e ricevere fantastici omaggi. Le vostre foto, tutte da personalizzare, diventeranno poi protagoniste di numerose attività sul web e sui social. Il Borotalco Kiss Tour sta partendo, ti senti abbastanza sicuro di te?

Vogliamo poi che tu sia a prova di bacio proprio nei momenti più belli, in cui condividi le tue passioni con centinaia di persone: Borotalco sarà presente anche ai concerti di Vasco Rossi del 25 giugno a Roma e del 4 luglio a Milano con un incredibile novità d’oltre oceano, la Borotalco Kiss Cam. Sei pronto a baciare davanti a 70.000 persone? Potresti diventare il protagonista di una campagna virale in cui potrai dimostrare le tue doti di grande amatore!

Se vuoi mettere alla prova la tua sicurezza e le tue armi di seduzione anche in rete, devi essere pronto a baciare persino i tuoi amici di Facebook: a partire dai primi di giugno, potrai vincere fantastici biglietti per concerti baciando quanti più amici possibile (saranno necessari pochi click, cosa hai capito?). Dopo il 6 di luglio, ovvero il World Kissing Day, potrai invece partecipare al Borotalco Kiss Contest ed uploadare le tue foto o i selfie migliori mentre dimostri le tue doti di baciatore! Le immagini più belle vinceranno premi incredibili e diventeranno protagoniste della pagina Facebook di Borotalco.

Borotalco sarà dunque il tuo alleato durante tutta l’estate per farti sentire sempre a posto e aiutarti a dare il meglio di te in ogni situazione, anche quelle che ti fanno sudare di più, come il bacio al primo appuntamento o con la ragazza o il ragazzo più belli della spiaggia!

proud sponsor of love!



EDITORIALE Daniele Salomone @DanieleSalomone

© Tommaso Riva

A

ll’inizio di aprile ci siamo trasferiti in uno spazio più grande. L’occasione che aspettavamo per organizzare le sessioni live e acustiche che avevamo in mente da tempo. L’idea di invitare artisti italiani e internazionali a suonare le proprie canzoni in un ambiente realmente unplugged - non usiamo alcun cavo per gli strumenti, solo un microfono ambientale per registrare l’audio - ci ha sempre affascinato. Detto che ci occupiamo di live dalla mattina alla sera, eravamo attratti soprattutto dall’idea di decontestualizzare la musica dal vivo, togliendo tutto quello che normalmente circonda gli artisti durante i concerti e con cui interagiscono: luci, cavi, spie, amplificatori, scenografia, pubblico - esclusa la ventina abbondante di persone che lavorano dentro Opificio 137 (così abbiamo ribattezzato il nuovo spazio). Insomma ci piaceva l’idea di liberare le canzoni, mettendo cantanti e musicisti nelle condizioni di esibirsi come forse non fanno neanche in studio.

Dopo una mezza dozzina di session, (l’ultima, prima di scrivere queste righe, con gli Afterhours), posso affermare senza timore di smentita che i risultati sono superiori alle nostre aspettative. Abbiamo prodotto contenuti di qualità insieme agli amici di Hi-Low Videographers, che abbiamo pubblicato sul nostro sito e fatto ammarare nell’oceano delle piattaforme video e dei social network. Abbiamo scoperto artisti interessanti che conoscevamo appena, come gli inglesi Brother&Bones. Ma c’è dell’altro. Al termine di ogni unplugged, succede qualcosa. Come una scintilla. Suonare in quel contesto, per i musicisti, significa esporsi ancor più di quanto non facciano nei concerti “veri”. Non c’è filtro o sovrastruttura, non c’è il palco a elevare, fisicamente e metaforicamente, gli artisti, non ci sono tecnologie per aggiustare il suono. È un’esperienza musicalmente primordiale. Less is more, ancora una volta. Ecco dove nasce l’intimità che avvertiamo durante e dopo le performance. Togliendo tutto, resta solo l’essenziale: le persone. Questo ciclo di live acustici proseguirà con sempre maggiore intensità. Chissà che non si riesca a coinvolgere anche i nostri lettori. Ci proviamo.

onstage luglio 09


INDICE LUGLIO N°73

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40

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VASCO

LIGABUE

MODà

Ci sono artisti che trascendono il proprio “ruolo”. Come il Blasco. In che senso, cerchiamo di capirlo direttamente con lui.

Luciano si è superato con un palco stupefacente. Ne abbiamo parlato con lui e ci ha spiegato perché si è esposto così tanto.

Kekko si ricorda di quando andava a San Siro per ascoltare Vasco. Ora ci racconta come è riuscito ad arrivare su quel palco.

a cura di Francesca Vuotto

style

50

54

NEGRAMARO

EMMA

È grande l’amore tra i salentini e i propri fan: per questo c’è un altro giro live. Ne abbiamo parlato con Giuliano Sangiorgi.

Ha appena compiuto 30 anni ed è pronta a tornare sul palco. Il momento d’oro della pugliese meritava qualche domanda.

10 onstage luglio

58

VENTO D’ESTATE Noi andiamo al mare (non prima di aver fatto un po’ di shopping mirato), voi che fate?



INDICE

FACE TO FACE

JUKEBOX

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19 20 22 23 24

CAPAREZZA

DAMON ALBARN ELIO E LE STORIE TESE DURAN DURAN BLACK KEYS

WHAT’S NEW

65 68 70 72

MUSICA CINEMA GAMES TECH

C

M

UMBRIA ROCK

Y

CELEBRATION

COMING SOON

CM

MY

CY

28

16

PINO INSEGNO

A HARD DAY'S NIGHT

74

PHARREL WILLIAMS

CMY

K

ONSTAGEWEB.COM ONSTAGE SUMMER SESSION Dopo l’abbuffata di giugno, rischiamo l’indigestione. A luglio il numero di concerti nel nostro Paese è addirittura superiore a quello del mese scorso. Tour e festival, stadi, piazze e arene, artisti italiani e internazionali (come i Placebo, nella foto), rock, elettronica e cantautori:

c’è n’è davvero per tutti i gusti e non è una frase fatta. Noi saremo ovunque ci sia musica live, mostrandovi le foto e raccontandovi come sono stati gli show. Non solo: abbiamo tanti biglietti da regalarvi, sul sito e sui nostri profili social. Seguiteci, non ve ne pentirete.

foto di Mirko Cantelli

facebook.com/onstageweb

12 onstage luglio

@ONSTAGEmagazine

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OSPITI luglio 2014

Julian Hargreaves

Flavio & Frank

Stefano Guindani

Nato a Varese (deve il suo nome al padre inglese), appassionato di viaggi e arte contemporanea, il 38enne fotografo si occupa di moda e ritratti, come quelli dei Modà che trovate nelle prossime pagine.

I due fratelli pugliesi sono figli d’arte («siamo cresciuti respirando aria fotografica») e amano catturare le sfumature dei visi che ritraggono. Loro le foto pubblicate con l'intervista a Emma.

È uno tra i più noti fotografi italiani di celebrities e moda internazionale. Si è dedicato a reportage urbani e sociali. Sono sue le fotografie dei Negramaro su questo numero.

Roberto Panucci

Francesco Prandoni

Charlie Rapino

Stefano Verderi

Romano, classe 1965, si appassiona alla fotografia in terza media. Collabora con le più importanti testate giornalistiche italiane in ambito musicale. Ha scattato per Onstage le foto di Ligabue.

Classe 1970, specializzato in spettacolo e musica, nella sua carriera ha potuto scattare fotografie ad alcuni dei più grandi artisti italiani e internazionali. Collabora con Onstage sin dal primo numero nel 2007.

Emigrando in Inghilterra ha trovato l’America (ma pure in Italia partecipando ad Amici come coach). Produttore dance e pop, da due anni butta benzina sul fuoco per noi dalla sua roccaforte: Londra.

“The Wizard” è il chitarrista de Le Vibrazioni. Diplomato al Musicians Institute di Los Angeles, ha fondato la Basset Sound nel 2010 per produrre nuovi artisti. Ci parla di affascinanti suggestioni retrò.

74 anni fa Direttore responsabile Emanuele Vescovo Direttore editoriale Daniele Salomone d.salomone@onstageweb.com Caporedattore Alvise Losi a.losi@onstageweb.com Art director Giulia Vidali g.vidali@onstageweb.com Redazione Francesca Vuotto f.vuotto@onstageweb.com Jacopo Casati j.casati@onstageweb.com

14 onstage luglio

Registrazione al Tribunale di Milano n° 362 del 01/06/2007 Hanno collaborato Blueglue, Antonio Bracco, Tommaso Cazzorla, Luca Garrò, Stefano Gilardino, Massimo Longoni, Elena Rebecca Odelli, Pietro Pruneddu, Marco Rigamonti.

Ufficio commerciale Eileen Casieri e.casieri@onstageweb.com Marianna Maino m.maino@onstageweb.com Mattia Sbriziolo m.sbriziolo@onstageweb.com

Direttore marketing Luca Seminerio l.seminerio@onstageweb.com

Distribuzione e logistica Laura Cassetti l.cassetti@onstageweb.com

Direttore commerciale Francesco Ferrari f.ferrari@onstageweb.com

Concessionaria per la pubblicità Areaconcerti srl via Ripamonti 137 20141 Milano Tel. 02.533558

Direttore amministrativo Mario Vescovo m.vescovo@onstageweb.com

Filiale di Roma Paola Marullo p.marullo@onstageweb.com

Pubblicità Triveneto Everest ADV Viale Delle Industrie 13, Limena (PD) tommaso.perandin@everlastadv.it Pubblicità Toscana e Umbria Sara Moretti s.moretti@onstageweb.com Stampa Rotolito Lombarda Via Sondrio, 3 20096 Pioltello (MI) Onstage Magazine è edito da Areaconcerti srl via Ripamonti 137 20141 Milano Tel. 02.533558 info@areaconcerti.it



50 anni fa

usciva nei cinema A Hard Day's Night. Era il 6 luglio 1964 e il film, in Italia titolato Tutti per uno, era una scusa per lanciare l'omonimo album, il primo dei Beatles - che erano giĂ un fenomeno mondiale - composto da soli inediti.

16 onstage luglio


Š Bruce & Martha Karsh

onstage luglio 17


UNIVERSAL PICTURES PRESENTA UNA PRODUZIONE PLATINUM DUNES/BLUMHOUSE/WHY NOT "ANARCHIA: LA NOTTE DEL GIUDIZIO" [THE PURGE: ANARCHY] FRANK GRICOSTUMILLO CARMEN EJOGO ZACH GILFORD KIELE SANCHEZ E MICHAEL K.WILLIAMS CAST MUSICHE MONTAGGIO DI TERRI TAYLOR DI HALA BAHMET DI NATHAN WHITEHEAD DI TODD E. MILLER & VINCE FILIPPONE SCENOGRAFIE DIRETTORE PRODUTTORI DI BRAD RICKER DELLA FOTOGRAFIA JACQUES JOUFFRET ESECUTIVI JEANETTE VOLTURNO-BRILL LUC ETIENNE PRODOTTO SCRITTO E DA JASON BLUM p.g.a. MICHAEL BAY ANDREW FORM BRAD FULLER SÉBASTIEN K. LEMERCIER p.g.a. DIRETTO DA JAMES DeMONACO


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JUKEBOX a cura di Francesca Vuotto

LA MATURITÀ DI

MR. BRITPOP

INVECE DELL’ATTESO NUOVO ALBUM DEI BLUR È ARRRIVATO EVERYDAY ROBOTS A NOME DAMON ALBARN. UN OTTIMO DISCO, INTENSO E ISPIRATO, CHE L’ARTISTA INGLESE PORTERÀ DAL VIVO ANCHE IN ITALIA, IL 14 LUGLIO A GARDONE RIVIERA (BS) E IL 15 A ROMA. di Stefano Gilardino - foto di Linda Brownlee

S

«

ono lo stesso Damon Albarn in ogni disco che faccio, certamente non penso a tavolino a come comportarmi o a come suonare in un determinato contesto. Capisco questa domanda dal punto di vista di un ascoltatore, di qualcuno che approccia ogni album in maniera singola e individuale. Io compaio su tutti quanti, anche se escono sotto nomi differenti, per cui sono il filo rosso che li lega inestricabilmente. Sono diventato un po’ più aperto ad altre influenze esterne, meno prevedibile. Essenzialmente, però, sono sempre lo stesso musicista». Con queste parole esatte, proprio il musicista britannico mi aveva spiegato la sua parabola artistica un paio d’anni fa, all’epoca dell’uscita di Dr. Dee e del disco a nome Rocket Juice & The Moon, ennesima dimostrazione del suo enorme talento. Credo che ripeterebbe le stesse cose anche oggi, specie dopo aver pubblicato un lavoro che raccoglie alcuni tra i momenti più ispirati del suo canzoniere – e conoscendone la qualità altissima, non vi sarà difficile immaginare quanto ci sia piaciuto Everyday Robots. E proprio il brano che conclude quest’opera, Heavy Seas Of Love, con l’ospitata di Brian Eno, dà il nome alla backing band attuale di Albarn, gli Heavy Seas, che lo accompagnerà nel tour mondiale («Mi piace l’idea di mischiare la mia personalità con altre che reputo interessanti, spesso i risultati vanno oltre le aspettative. Molte cose, nella vita, succedono più per caso che per una pianificazione precisa. A volte funzio-

nano, in altri casi non si crea la giusta tensione creativa, ma è un rischio che è bene correre»). Una lunga serie di date che, a giudicare dai primi commenti della rete, regalerà un live set teso a ripercorrere molti passi salienti della storia di Damon e che, siamo certi, ingolosirà più di un fan. Occhio quindi a una scaletta che passa, senza soluzione di continuità, da classici targati Gorillaz come Clint Eastwood e Kids With Guns, a perle contenute in quel capolavoro a nome The Good, The Bad & The Queen (progetto estemporaneo in compagnia di Simon Tong, Paul Simonon e Tony Allen) come Kingdom Of Doom e Three Changes, fino alle poche ma immancabili concessioni al repertorio più amato, quello dei Blur: Out Of Time, in linea con i suoni più soffusi di Everyday Robots, e la b-side All Your Life. Tutto il resto, se si esclude un’estemporanea Poison (forse il brano migliore di Rocket Juice & The Moon), è dunque tratto dal lavoro più recente e permette a Damon di destreggiarsi tra eccellenti ballate come Photographs, Lonely e Press Play e ritmi più contagiosi come quello di Mr. Tembo. Un intero concerto modulato su toni più confidenziali e personali, con grande uso di tastiere e chitarre acustiche, in netto contrasto

con un passato duro a morire, fatto di brit-pop, eccessi di ogni tipo e della rivalità con gli amicinemici degli Oasis. A distanza di vent’anni, cos’è rimasto di quel periodo, sempre che sia rimasto qualcosa? A fornire una possibile chiave di lettura ci pensa lo stesso Albarn in una recente intervista con il Guardian: «È buffo ripensare a quegli anni, soprattutto agli articoli che

«Mi piace l’idea di mischiare la mia personalità con altre che reputo interessanti, spesso i risultati vanno oltre le aspettative. È un rischio che è bene correre» mettevano a confronto la presunta provenienza snob e middle class dei Blur con quella proletaria degli Oasis. Era una follia, ma eravamo giovani e abbiamo contribuito ad alimentare tutte le cazzate che scrivevano i giornali. C’è stata davvero una folle competizione tra di noi, ma ho sempre saputo che contro Noel, in una battaglia a parole, avrei perso». Dal punto di vista artistico, invece, la partita pare ancora piuttosto aperta e, viste le ultime mosse del chitarrista di Manchester, volge tutta a favore di Albarn.

onstage luglio 19


JUKEBOX

Supergiovani ELIO E LE STORIE TESE TORNANO IN TOUR ANCHE QUEST’ESTATE PER RIPERCORRERE UNA CARRIERA LUNGA 30 ANNI. TRA VECCHI CLASSICI, NUOVI SUCCESSI E AMICI SPECIALI. NE PARLIAMO CON CESAREO. di Alvise Losi - foto di Andrea Colzani

N

everending Tour. Un nome eloquente per spiegare un concetto già noto a chi li conosce bene: per Elio e le Storie Tese non è possibile stare lontani dai concerti. E così anche quest’estate il gruppo di Milano tornerà a suonare sui palchi di mezza Italia per portare in giro per la Penisola la sua musica fatta di ironia e qualità. Tanta qualità. A differenza dello scorso anno non c’è un album appena uscito, e questo consentirà loro di poter proporre alle Fave (i loro fan più accaniti) brani pescati da tutta la loro carriera. «Abbiamo cambiato la scaletta inserendo pezzi non presenti negli ultimi tour», conferma Cesareo. «Proporremo canzoni dal primo all’ultimo disco, quindi ci sarà un po’ di tutto. Senza anticipare troppo, posso dire che suoneremo qualche grandissimo classico del tempo che fu, come Milza, ma anche qualcosa di più recente, come Storia di un bellimbusto». Sarà l’occasione

20 onstage luglio

per rivisitare una carriera che prosegue senza intoppi da 30 anni (anche se per l’entusiasmo che hanno sembrano dei ragazzini). Con la speranza di vedere sul palco accanto a loro anche degli ospiti molto speciali. «Non posso ancora né confermare né smentire nulla», dice il chitarrista, «perché bisogna mettere insieme

Su quel palco invece salirà certamente Luca Mangoni, l’uomo in più degli EelST. «Come sempre lo vedremo trasformarsi in diversi personaggi», anticipa Cesareo. «Si adatterà alla scaletta e mostrerà le sue doti di artista completo in grande spolvero». Insomma, gli Elio e le Storie Tese sono pieni di energia e, nonostante

«Proporremo canzoni dal primo all’ultimo disco, quindi ci sarà un po’ di tutto. Posso dire che suoneremo qualche grandissimo classico del tempo che fu» gli impegni nostri e quelli degli altri artisti, ma ci piacerebbe molto riuscire a suonare dal vivo con gli Area. La prima cosa è stata portarli in televisione con il Musichione, ora proveremo a farlo in un nostro concerto. Ma non sappiamo ancora se succederà».

un anno di impegni su più fronti, non si dimenticano di pensare alla loro musica. «Stiamo già scrivendo dei pezzi nuovi», confida Cesareo. E chissà che non ci sia la possibilità di ascoltare dal vivo qualcosa, come in fondo era successo durante l’Enlarge Your Penis Tour.



JUKEBOX

The Wild Boys ESCE UNSTAGED, IL DOCUMENTARIO GIRATO DA DAVID LYNCH SUI DURAN DURAN, NEI CINEMA IL 21 LUGLIO CON WOOVIE NIGHTS. DA NON PERDERE. di Pietro Pruneddu

fan dei Duran Duran. L’unicità del tutto è data dal fatto che in 30 anni di carriera la band aveva concesso le riprese in HD soltanto in un’altra occasione. D’altronde, come ha confessato il tastierista Nick Rhodes, «abbiamo scelto Lynch perché i prodotti convenzionali non appartengono alla nostra storia». E questo documentario, di convenzionale, non ha proprio nulla.

HOT LIST I 10 BRANI PIÙ ASCOLTATI IN REDAZIONE DURANTE LA LAVORAZIONE DI QUESTO NUMERO PAOLO NUTINI IRON SKY [Caustic Love, 2014] TINARIWEN TIMADRIT IN SAHARA [Emmaar, 2014] AFTERHOURS MALE DI MIELE (Hai paura del buio, 1997)

P

rendete un regista cult e una delle band più iconiche degli anni Ottanta. Metteteli insieme e avrete una pozione magica a metà strada tra una macchina del tempo nostalgica e un’opera d’arte d’avanguardia. Gli ingredienti della miscela esplosiva sono David Lynch e i Duran Duran, mente visiva e attori protagonisti del documentario Unstaged. Il film, presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes del 2013, arriva in Italia il 21 luglio grazie alla rassegna Woovie Nights, presentata da QMI, che in poco più di un mese ha portato nei cinema della Penisola quattro pellicole a sfondo musicale. I 112 minuti di girato raccontano il live della band britannica del 2011 al Mayan Theater di Los Angeles. Ma non si tratta di un semplice concerto per immagini. Lynch (che non lavorava ad un lungometraggio 22 onstage luglio

dal 2006) ha partorito un’esperienza sperimentale unica, dirigendo in live streaming e usando il bianco e nero. Il regista ha creato in tempo reale due strati visivi sovrapposti. In uno c’è la performance della band, per l’occasione in formazione originale con Simon Le Bon, Nick Rhodes, John e Roger Taylor. Nel secondo filtro parallelo scorrono disegni, attori che recitano, fumo, effetti speciali. Un viaggio ai confini della lisergia che accompagna le 18 canzoni della scaletta: da Hungry Like the Wolf a Ordinary World, da A View to a Kill fino a Rio. Tanti e di livello anche gli ospiti sul palco: Kelis, Gerard Way dei My Chemical Romance, la cantante dei The Gossip Beth Ditto e il produttore enfant prodige Mark Ronson. A far da collante alla voce di Simon Le Bon il talento visionario di uno dei più grandi registi contemporanei, da sempre grande

LAURA MARLING NIGHT AFTER NIGHT [A Creature I Don't Know, 2011] AEROSMITH RAG DOLL [Permanent Vacation, 1987] VASCO ROSSI VALIUM [Siamo solo noi, 1981] BLACK SABBATH WAR PIGS [Paranoid, 1970] BODY COUNT MANSLAUGHTER [Manslaughter, 2014] MANNARINO GLI ANIMALI [Al monte, 2014] IMAGINE DRAGONS HEAR ME (Night Vision, 2012)


LA SVOLTA GIUSTA AL MOMENTO GIUSTO TORNANO IN ITALIA I BLACK KEYS, CHE NEGLI ULTIMI TRE ANNI HANNO VISTO CRESCERE ESPONENZIALMENTE LA PROPRIA POPOLARITÀ. MA L’8 LUGLIO A ROMA NON VEDREMO UN GRUPPO APPAGATO. ANZI. di Luca Garrò - foto di Alysse Gafkjen

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e fino a qualche anno fa si poteva ancora pensare che i Black Keys non fossero il duo rock blues più famoso al mondo, dopo lo straordinario successo de Il Camino ogni dubbio è stato fugato. Il disco di Lonely Boy e Gold On The Ceiling è stato infatti la classica chiave di volta di una band che per dieci anni aveva lavorato per lo più nell’ombra con grande coerenza e versando litri di sudore, ma per la quale il momento dell’esplosione a livello mondiale non era ancora arrivato. Come spesso avviene nella vita, però, seminare a lungo e bene serve: con pizzico di fortuna ti può portare nel giro di un paio d’anni dai club prestigiosi ma piccoli, alle più grandi arene mondiali. Per alcuni, compreso l’istrionico Jack White, il duo di Akron nemmeno esisterebbe senza il lavoro dei White Stripes, e per altri ancora il successo è giunto grazie ad un album ruffiano e poco ispirato: pur contenendo un fondo di verità, entrambe le affermazioni non rendono giustizia alle grandi qualità di una band che non si può certo ridurre a semplice copia sbiadita degli ex coniugi White. Se è forse vero che il precedente Brothers resta il vero capolavoro del gruppo, va detto che le critiche piovute a posteriori sulla “facilità” generale de El Camino sono sembrate per lo più le classiche sparate da intellighenzia indie, pronta a puntare il fuoco sugli ex pupilli che hanno finalmente ottenuto il successo invocato da anni. Tra le cose che vanno riconosciute al gruppo, peraltro, c’è il fatto di non aver voluto minimamente sfruttare il momento propizio pubblicando un album fotocopia del predecessore e di aver aspettato tre anni prima di dare alla luce il nuovo Turn Blue. Al di là delle facili considerazioni e delle prese di posizione che da sempre fanno parte della storia del rock, la vera domanda da porsi resta la medesima di qualche anno fa: chi sono oggi i Black Keys? E quale delle loro infinite anime vorranno mostrarci questa volta? Di questi tre anni travagliati, segnati soprattutto dal terribile divorzio di Auerbach, non è trapelato molto se non la percezione della voglia di

dimostrare di non essere bolliti dopo aver raggiunto i vertici delle classifiche di mezzo mondo. Turn Blue è dunque un album che, fin dal titolo, trasmette (in)sofferenza e che, proprio come anticipato dai due protagonisti, segna un po’ la svolta psichedelica della band americana. Probabilmente, dopo aver rivoltato e filtrato attraverso la propria sensibilità garage rock, soul e funky, era giunto il momento di confrontarsi più con i Pink Floyd che con i Kinks: diversi dei brani del disco, infatti, sembrano uscire più da Wish You Were Here che da un album di rock revival, con l’iniziale Weight Of Love a rappresentare la migliore delle dichiarazioni d’intenti. E il solo singolo Fever ricorda molto le hit di El Camino. Insomma, avranno anche fatto il botto, ma la voglia di sperimentare e stupire il proprio pubblico non è ancora svanita. Nei giorni del loro ritorno in Italia, a Postepay Rock In

Roma, cresce la curiosità legata alla convivenza dal vivo tra i nuovi brani e quelli dei dischi precedenti, così come sarà bello vedere le rea-

«Non abbiamo mai imparato a leggere la musica, né a suonare con perizia i nostri strumenti, ma se cercate l’anima questo è il posto giusto per voi» zioni dei fan che conobbero la band solo dopo lo strambo video di Lonely Boy. Quel che è certo è che non cambierà di un millimetro l’attitudine do it youself dei due ragazzi terribili: «Non abbiamo mai imparato a leggere la musica, né a suonare con perizia i nostri strumenti, ma se cercate l’anima questo è il posto giusto per voi».

onstage luglio 23


JUKEBOX

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RETROMANIE

L'UMBRIA SI SCOPRE ROCK ANNO ZERO PER IL NUOVO FESTIVAL DI MUSICA ROCK ED ELETTRONICA (A FIRMA UK) CHE SI TERRÀ NEI PRIMI GIORNI DI AGOSTO VICINO A PERUGIA. PERCHÉ È DIVERSO DAGLI ALTRI? VE LO SPIEGHIAMO QUI. di Alvise Losi

S

e il 2013 aveva segnato il fallimento su molti fronti dei festival in Italia, per fortuna in questo 2014 sono cambiate molte cose. Numerosi festival si sono rivitalizzati e altri ancora hanno preso forma. Tra questi merita una citazione particolare Umbria Rock (1, 2 e 3 agosto). Perché è in un luogo suggestivo e di rara bellezza, Massa Martana, un piccolo paese nella provincia di Perugia dove ci fu l’epicentro del terremoto del 1997. Perché a esibirsi nei tre giorni di musica saranno principalmente artisti inglesi di rock ed elettronica che in Italia non passano spesso. E perché è un tentativo serio di trasportare la cultura dei festival britannica nel Bel Paese. «L’Italia ha dei bei festival, come Lucca o Pistoia, ma il nostro scopo è raggiungere il livello di Glastonbury o Reading», spiega Yash Bajaj, businessman inglese appassionato di musica che ha voluto fortemente organizzare Umbria Rock a Massa Martanta, dove già da molti anni ha una casa. «L’idea è non avere solo un insieme di concerti, ma un’esperienza unica a 360 gradi, come accade in Gran Bretagna. Se abbiamo scelto l’Italia è perché sia-

24 onstage luglio

mo convinti di poter attrarre interesse da tutta Europa anche per la bellezza del luogo, come già stanno dimostrando le vendite di biglietti, richiesti soprattutto da Regno Unito ed Est Europa. Questo primo anno ci aspettiamo 10mila persone, ma l’obiettivo è a lungo termine». Questo è ciò che più differenzia Umbria Rock da altri esperimenti del passato: un progetto pensato per durare. La line up è di tutto rispetto: il primo giorno si esibiranno sul palco Basement Jaxx e Peter Hook, il se«L’idea è avere non solo un insieme di concerti, ma un’esperienza unica a 360 gradi, come sono i festival inglesi» condo (The Charlatans, The Courteeners e Paul Weller (nella foto) e il terzo The Cribs, James e Kaiser Chiefs. E questi sono solo i nomi principali di un festival che ci incuriosisce molto e sul quale non siamo pronti a scommettere (solo perché non è il nostro mestiere), ma che osserveremo con grande interesse.

di Stefano Verderi

UGOLE IN FUGA

«S cala delle stazioni emittenti ordinata alfabeticamente da disporsi negli apparecchi radioriceventi”. Questo il brevetto che mio nonno depositò nel dicembre 1934. Un’invenzione con cui non ha certo cambiato il mondo, come invece hanno fatto illustri connazionali quali Marconi, Meucci, Fermi o Natta. Ma lasciatemi essere orgoglioso di questo episodio legato alla mia famiglia! Quest’anno l’Italia è stata superata dalla Svezia nella classifica dei brevetti depositati: adesso siamo all’undicesimo posto e solo l’1,7 % è Made in Italy. Il Paese di Leonardo da Vinci è diventato meno creativo? O forse l’Italia non è il posto giusto, anche solo burocraticamente, per essere creativi? La classifica non tiene conto per esempio delle invenzioni degli Italiani all’estero, i cosiddetti “cervelli in fuga”. E la creatività in musica? Perchè esportiamo così poca musica? Forse perchè non sappiamo cantare in inglese? Io non credo sia solo questo il punto. Non dobbiamo dimenticare che negli anni '70 abbiamo avuto band di progressive che diventarono un punto di riferimento mondiale, e riuscirono a fare tour all’estero anche cantando in italiano. Perchè, detto tra noi, la nostra lingua agli stranieri piace, e la trovano anche molto musicale, fin dai tempi di Mozart. Oggi i nomi degli artisti italiani conosciuti all’estero sono sempre gli stessi quelli che ottengono successo nel mondo latinoamericano - perchè da troppi anni ormai il percorso che le nostre major fanno imboccare ai propri artisti è quello del “disco in spagnolo”. Va bene, ma così la musica italiana verrà sempre intesa come un qualcosa di folkloristico, legata al mondo ispanico, quando invece ci sono fior fior di band nel nostro Paese che si sentono più legate al mondo anglosassone. Il talento e la creatività in Italia non mancano di certo, forse è l’organizzazione per esportare la musica che manca. Attenzione che oltre ai cervelli tra un po’ avremo anche le ugole e le mani (dei musicisti) in fuga. Alla fine qua rimarranno solo le parti intime di Siffredi e i piedi di qualche calciatore. E forse neanche quelli.



FACE TO FACE

caparezza Il cantautore pugliese torna sui palchi italiani per presentare dal vivo uno degli album migliori dell’anno. Ne abbiamo parlato con lui.

di Alvise Losi

«

È

un album immaginifico. Per la prima volta parlo di immaginazione e creatività». Con queste parole Caparezza, al secolo Michele Salvemini, giovane quarantenne di Molfetta, presentava ad aprile il suo sesto, e bellissimo, album Museica. Ora è arrivato il momento di portare in tour in tutta Italia quelle canzoni che compongono un viaggio folle e lucido, profondo e immediato. Un universo di visioni cantate, narrate, spiegate dal cantautore pugliese, arti-

sta sempre più a tutto tondo. Cosa significa per te Museica? È il mio museo, la mia musica. È un album ispirato al mondo dell’arte, l’audioguida delle mie visioni messe in mostra: ogni brano prende spunto da un’opera pittorica che diventa pretesto per sviluppare un concetto. Non esiste una traccia che possa rappresentare l’intero disco perché non esiste un quadro che possa rappresentare l’intera galleria. In pratica questo album, più che ascoltato, va visitato. Museica è un concept album, cosa rara di questi tempi, in cui il digitale ha tolto centralità al disco e valorizza i singoli. È quindi anche una scommessa. Mi aspetto che questo album sia uno spartiacque nella mia carriera. È un disco vero, del quale ho voluto curare anche la copertina, che è il dipinto di un pittore: dopo due giorni passati a parlare con me è venuto fuori questo. È la mia psiche. La mia speranza è che Museica sia ascoltato più di una volta. E certamente lo hanno ascoltato e lo ascolteranno gli spettatori dei tuoi concerti. Come pensi di proporlo dal vivo? Non cambierò molto il mio modo di stare sul palco: in fondo mi ispiro al teatro canzone di Giorgio Gaber. Non riesco a stare lì fermo a cantare e basta, devo muovermi e inserire del-

lo “spettacolo” nel concerto. E questo accadrà anche con Museica. Quello che cambierà saranno la scaletta e gli allestimenti che abbiamo pensato con grande cura appositamente per le nuove canzoni. Con questo album ti sei trasformato in produttore, non è che stai pensando di cambiare carriera? Considero Museica come un nuovo «primo» disco, essendone per la prima volta produttore artistico. Mi piacerebbe prossimamente occuparmi di produrre album di altri artisti, anche perché so che non potrò avere sempre tutta questa energia anche in futuro. Perché la scelta dell’arte come tema conduttore? Tra un po’ ti scopriremo anche pittore? L’ultima volta che ho disegnato avevo otto anni… A me dell’arte interessa il punto di vista dell’artista sulla realtà, per questo ho associato ogni canzone a un quadro o a una

«Mi interessa il punto di vista dell’artista sulla realtà, per questo ho associato ogni canzone a un quadro o a una corrente artistica successiva all’avvento della fotografia» corrente artistica successiva all’avvento della fotografia: prima i pittori provavano a dipingere la realtà, dopo hanno dovuto spiegare quale fosse il loro sguardo sulla realtà, che cosa vedessero loro, e così sono venuti fuori l’Impressionismo, l’Espressionismo, il Dadaismo e via dicendo. L’unico pittore precedente che ho voluto includere è stato Giotto, perché ha inventato la prospettiva. Questo percorso creativo ti ha portato a includere ben 18 canzoni nell’album. Cosa hai imparato? Museica si muove tra due poli: la violenza e l’arte. Se si subisce una violenza, si cerca una realtà parallela per difendersi. In questo senso credo che tutto ciò che è artistico abbia una valenza, oltre che culturale, anche salvifica. Qual è il tuo brano preferito di Museica? Probabilmente Fai da tela. È la canzone nella quale mi metto più a nudo, come se fossi una tela bianca. Nonostante tutti gli sforzi per essere noi stessi, siamo e saremo sempre quello che gli altri vogliono: un facile bersaglio.



FACE TO FACE

PINO INSEGNO Ha messo la sua inconfondibile voce al servizio di una buona causa, ma si sa che altruismo e umiltà sono virtù che non gli mancano. Non tutti sanno, invece, del suo feticismo per le colonne sonore… di Antonio Bracco

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he Dark Side Of The Sun è un documentario narrativo che mescola riprese live con l’animazione e racconta di una rara malattia che rende vulnerabile alla luce del sole chi ne è affetto. Tu presti la voce a uno dei personaggi animati. È stato un lavoro più delicato del solito? Io mi innamoro sempre di quello che faccio, però in questo caso è stato amore a prima vista. Un bellissimo documentario e un bellissimo cartone animato. Poi avevo finito di doppia-

re da poco Principessa Mononoke per la riedizione al cinema, ho visto queste immagini e mi sono detto, cavolo, mi sembra Miyazaki. Il fatto che io sia un doppiatore conosciuto è una cosa che, se può veicolare questo film, mi fa molto piacere. I registi Carlo Shalom Hintermann e Lorenzo Ceccotti trattano questa patologia in un modo molto aggraziato, facendoci conoscere ragazzi che vivono così diversamente da noi. Tante cose mi hanno avvicinato a questo film. Io lavoro in maniera anonima da tanti anni in tutto ciò che riguarda le malattie genetiche in oncologia pediatrica. Devi stare attento a quello che capita agli altri prima che capiti a te. Ho sempre avuto questo tipo di approccio con le malattie, ho sempre cercato di farle vivere alle persone in maniera più poetica possibile. E questo documentario è poetico, metaforico, reale. Con un meraviglioso capovolgimento giorno/notte. E poi il titolo che ti ricorda The Dark Side of the Moon, il disco più bello della storia della musica. Parlando di musica, continui a essere un maniaco collezionista di colonne sonore? Eh sì, sono arrivato a 12.000 pezzi. Non le conto più, le sento ma non le conto. Sono un feticista, lo ammetto. Ho pezzi unici, pezzi firmati. Ho ordinato di recente l’album Brivido

Caldo di John Barry che hanno rieditato in 500 esemplari. L’avevo già, ma ho trovato questo e me lo sono preso. Di Danny Elfman, che ha composto tra le altre quasi tutte le musiche dei film di Tim Burton, dicesti che non è così bravo come sembra. La verità è che lui ha un ottimo orchestratore che si chiama Steve Bartek. Elfman trova la melodia e poi Bartek si fa il culo. Per carità, è bravo, ma non è Hans Zimmer che è pazzesco fin da prima di Rain Man. Non gli si può dir niente a Elfman, sia chiaro, ma alle spalle ha sempre avuto bravi orchestratori e soprattutto una moglie che era figlia dell’Amministratore Delegato della Warner. E questo non guasta mai.

«Le colonne sonore? Sono arrivato a 12.000 pezzi. Non le conto più, le sento ma non le conto. Sono un feticista, lo ammetto. Ho pezzi unici, pezzi firmati»

Negli anni recenti chi consideri una vera scoperta tra i compositori? Direi Alexandre Desplat che con La ragazza con l’orecchino di perla è riuscito a fare il salto. Sono sempre temi intriganti i suoi come quello, per esempio, di Molto forte, incredibilmente vicino. Anche Monuments Men non è male, una melodia di guerra allo stesso tempo poetica. Non è un caso che gli europei siano molto più apprezzati in America - vedi lo stesso Morricone - perché danno qualcosa in più a un film. I vari James Horner sono molto americani, ma non tutti posso avere il talento di John Williams. Diciamo che io ora vado su Amazon a comprarmi una colonna sonora… Io vado sempre in negozio. Ok, vado in negozio anch’io. Che cosa mi consigli di acquistare? Eh, devo prima capire chi sei. Io rifuggo un po’ dalle cose che comprano tutti. Noi collezionisti abbiamo la soundtrack di Blade Runner suonata da Vangelis con il synth, non quella dell’orchestra di Monaco. Forse ti direi compra Clockers di Terence Blanchard o il Bill Conti non di Rocky, ma di Taverna paradiso. Dovrei consigliarti per via tematica, ma se sei un romantico compra L’amante di Gabriel Yared.



STORIE

Afterhours

TUTTI I COLORI DEL BUIO Non chiamatela celebrazione perché non lo è. Che senso ha, dunque, ripubblicare - con l’aggiunta di un disco gemello con versioni rivedute e corrette - un album come Hai paura del buio? e riproporlo per intero dal vivo 17 anni dopo la sua uscita? L’abbiamo chiesto a Manuel Agnelli e Rodrigo D’Erasmo. di Stefano Gilardino - foto di Ilaria Magliocchetti Lombi

SUMMER TOUR. La tournée estiva degli Afterhours comincia il 2 luglio da Trento. Il gruppo guidato da Manuel Agnelli ha in programma oltre 20 date, che toccheranno gran parte dell’Italia fino a metà settembre.

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iamo comodamente seduti in una saletta appartata della redazione di Onstage, appena dopo l’esibizione unplugged dei due Afterhours (che potete vedere sul nostro sito ovviamente), piccola anticipazione della seconda parte del tour dedicato alla versione 2014 di Hai paura del buio? che toccherà una ventina di città durante l’estate. Una volta tanto, e senza nulla togliere al divertimento che ha suscitato l’operazione in sé, gli Afterhours giocano e vincono facilmente, senza particolari sforzi. Un giudizio troppo scontato? «No, credo che sia un’interpretazione corretta. Abbiamo voluto facilitarci un po’ la vita, una volta tanto, anche perché venivamo da quattro anni veramente duri e impegnativi», spiega Manuel. «Dal 2009 siamo senza un’etichetta vera e propria, senza management e agenzia di booking, conseguenza di una scelta ben precisa, cioè quella di gestirci autonomamente, anche grazie alla squadra di persone e competenze che abbiamo messo in piedi. Da un lato è stato galvanizzante, ma dall’altro l’abbiamo pagata a livello artistico, non riuscendo a concentrarci su ciò che vorremmo fare, ovvero i musicisti. Questa insoddisfazione ha creato qualche malumore e quindi abbiamo deciso di prenderci una pausa, lavorando su un doppio progetto: la ripubblicazione di Hai paura del buio?, giudicato da molti come uno dei dischi più importanti della musica indipendente italiana, e un album intero di collaborazioni con artisti che ammiriamo. La scusa è stata quella di risuonare Hai paura… e, se non ci fosse stata, avremmo impiegato anni a soddisfare questa nostra voglia».

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L’altra grande soddisfazione arriva dalla tour née che ha visto, per la prima volta in assoluto, la band proporre l’album per intero. «Un grande respiro di sollievo l’abbiamo tirato firmando un accordo per un anno con Live Nation, con cui stiamo collaborando in maniera eccellente e che dobbiamo ringraziare per l’organizzazione dei concerti. Restiamo probabilmente un’anomalia per loro, ma per ora tutto funziona alla perfezione e ci permette di concentrarci sull’aspetto artistico del tour. Che, a nostro parere, fino ad ora è stato fantastico. Tutti gli show sono stati meno

celebrativi di quanto ci saremmo aspettati, meno prevedibili, sorprendenti, se vuoi. Proprio come succedeva nel 1997, anno di uscita del disco, il pubblico segue l’andamento del concerto con attenzione ed esplode quando le canzoni e l’atmosfera lo richiedono. Anche in questo caso è un ritorno al passato, a quando i nostri concerti erano molto più violenti e incontrollati, ricchi di una tensione che in tempi recenti si era un po’ sopita. Negli ultimi tour avvertivamo una certa distanza tra noi e i ragazzi della platea, come se gli Afterhours fossero diventati un jukebox che suona sempre le stesse canzoni. Non siamo così e se venite a vederci per sentire una scaletta scontata, avete sbagliato band e concerto!».

Siamo cresciuti proprio con quella musica e quegli artisti. Mi ricordo un concerto di Cave a Novellara, nel 1987 mi pare, che si concluse con una cover di By The Time I Get To Phoenix, una ballata di Gene Pitney. Prima di cominciare a suonarla annunciò: “Se vedo un accendino me ne vado”. Rimasi di sasso e capii che quella non era spocchia, ma il tentativo di affermare la propria arte, la voglia di far capire le coordinate in cui muoversi. Il punk e il post punk hanno fatto la stessa cosa e a noi interessa proprio quel tipo di discorso e percorso. È facile scambiarlo per arroganza, ma è l’esatto opposto, amore per ciò che si fa».

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Siamo quasi alla fine, ma ci resta il tempo per qualche breve domanda che non necessita di grandi ragionamenti. Hai paura del buio? è il più bel disco degli Afterhours? Tocca ancora a Manuel: «Per me non lo è, il mio favore oscilla tra quello che dobbiamo ancora comporre e Padania, l’ultimo in ordine di uscita. Potrebbe essere il terzo quindi, anche se se la gioca con Ballate per piccole iene, che mi piace moltissimo. Diciamo che, forse, è quello uscito al momento giusto ed è stato in grado di com-

Inutile ricordare che Rodrigo D’Erasmo (violino e molto altro), cardine della formazione attuale, non era negli Afterhours ai tempi dell’uscita di quel disco. «Io mi stavo per diplomare in violino al conservatorio, ascoltavo esclusivamente musica classica e non avevo idea di chi fossero gli After», ci racconta il diretto interessato. «Li ho scoperti molti anni dopo, a metà degli anni Zero, complice una

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«Quel disco ha compiuto una piccola rivoluzione all’interno della scena rock italiana dell’epoca. Immortala un momento preciso della nostra storia, quando eravamo un gruppo allo sbando a livello emotivo. È il suo fascino» mia allieva di violino dodicenne che mi portò da ascoltare due pezzi della band, stufa di suonare solo musica classica: Bungee Jumping e Bombay. Mi sono incuriosito e ho cominciato un’operazione di recupero di molte band italiane della stessa epoca, anche se la spinta decisiva è arrivata vedendo un concerto dei Dirty Three. Quando ho sentito suonare il violino di Warren Ellis su quel palco, ho capito cosa avrei voluto fare per davvero nella mia vita e, incredibilmente, sono entrato proprio nella line-up degli Afterhours». Warren Ellis – e di rimando Nick Cave sia coi Birthday Party che con i Bad Seeds -, sono un bel punto di contatto con Manuel Agnelli e con l’attitudine rock degli Afterhours. «Assolutamente!

piere una piccola rivoluzione all’interno della scena rock italiana dell’epoca. Il fatto che abbia resistito così bene al passare degli anni gli ha donato lo status di album di culto e quindi abbiamo voluto riproporlo. Senza dubbio, immortala un momento ben preciso della nostra storia, quando eravamo un gruppo allo sbando, a livello emotivo. Parte del suo fascino credo risieda lì…». Difficile immaginare lo stesso trattamento per un altro lavoro della discografia degli After, giusto? «Impossibile direi, anche perché il giochino è bello una volta, due sarebbe stucchevole». Il dopo Padania esiste già? «No, al momento non esiste nulla, se ne parlerà a tour concluso, il prossimo anno».

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La migliore musica italiana a

© Joseph Llanes

POSTEPAY ROCK IN ROMA

Placebo

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l Postepay Rock In Roma è l’evento dell’estate. Presso l’Ippodromo delle Capannelle si esibiranno per tutto il mese di luglio moltissimi artisti di caratura internazionale. Il 24 luglio toccherà ai Placebo, band che da quindici anni è tra le più apprezzate nel panorama alternative rock mondiale. La loro proposta musicale incorpora influenze disparate, che dal post grunge ibridato al britpop degli esordi si sono spinte successivamente in territori elettropop. Lo show del Postepay Rock In Roma permetterà a Brian Molko e compagni di riabbracciare il pubblico italiano, che ha supportato il gruppo sin dagli esordi, seguendo le evoluzioni stilistiche del trio dall’indomani del successo globale ottenuto dal fortunatissimo

Onstage per Postepay

Without You I’m Nothing del 1998. L’album permise ai Placebo di sfondare presso il pubblico di massa, grazie anche all’heavy rotation che MTV garantì al singolo di lancio Pure Morning. Da allora la band ha progressivamente allargato il proprio seguito, incontrando anche il favore di un’audience prettamente pop, affascinata dall’impatto visivo dei tre e dalla personalità del frontman. I Placebo arrivano in Italia forti della pubblicazione del recente Loud Like Love, settimo disco in studio uscito un anno fa e accolto con favore anche dai fan di vecchia data. Per assistere al loro show è possibile acquistare i biglietti utilizzando la carta Postepay, che consente di ottenere il 15% di sconto. Non solo. La carta Postepay ti per-

metterà di avere il 15% di sconto anche su food&beverage all'interno del villaggio del Rock. Chi acquista un biglietto per un concerto del Postepay Rock In Roma potrà usufruire di un codice promozionale da utilizzare sulle tratte nazionali di Italo direzione Roma. Per raggiungere l’Ippodromo utilizzando la tua Postepay potrai acquistare anche i biglietti andata e ritorno del servizio navetta dedicato a un prezzo speciale. Infine, per godersi al massimo l'esperienza del Postepay Rock In Roma, è possibile scaricare l'app Postepay Sound per smartphone e tablet, partecipando così al concorso per vincere i biglietti per i concerti e all'estrazione finale di un viaggio per due persone a Los Angeles.



Vasco

IL NOSTRO

COMPLICE

Siamo nell’estate di Live Kom 014, un’altra estate di Vasco. Tra Roma e Milano, all’Olimpico e San Siro, si ripete l’incontro tra la rockstar e le centinaia di migliaia di suoi fan che si sono accaparrate un biglietto per i concerti. Andranno tutti, ancora una volta, a salutare «un fratello, un amico, un complice», prima ancora che un grande artista. La stessa sensazione che abbiamo avuto noi nel fargli le domande di questa intervista. di Luca Garrò - foto di Francesco Prandoni

I

l Blasco è ai blocchi di partenza dell’ennesimo tour che si preannuncia, al solito, trionfale: sette date dal vivo, proprio come l’anno scorso, nei due templi che a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio del decennio successivo lo consacrarono unica vera rockstar italiana. I numeri per Vasco Rossi non sono mai stati semplici simboli privi di significato, tanto che ormai è chiaro che quella cifra ricorrente, il sette, non possa essere un semplice caso. «C’entra tutto e nulla è casuale» mi confessa. «Sette sono i peccati capitali, sette sono le meraviglie del mondo e io sono nato il sette febbraio! Potevamo scegliere un’altra cifra per gli eventi unici di quest’anno? Mi sembra che tutto torni…o no?». In effetti, proprio come sosteneva Friedrich Nietzsche, tutto torna: dalle grandi fasi della storia alle cose di tutti i giorni, come è - per un artista - preparare una scaletta che non può certo essere la medesima di un anno fa, ma che va calibrata anche in base ai desideri del pubblico: «Una volta ho provato a non suonare Albachiara. Il problema era che la gente non se ne andava più a casa e abbiamo dovuto suonarla comunque. Da allora è diventata la canzone

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finale di ogni concerto». Forse per scaramanzia, Vasco ha sempre tenuto moltissimo alla riservatezza nei confronti delle proprie scalette, tanto che anche nei soundcheck organizzati per il fan club alla vigilia dei tour è sempre stato molto attento a non sbottonarsi più di tanto. Come era logico aspettarsi, però, all’appuntamento dal vivo del 2014 non poteva mancare quella Dannate nuvole composta e pubblicata di getto con in mente forse l’amico Fabrizio De Andrè: «Fabrizio è e resterà per sempre nel mio cuore, come amico e come grande maestro. Quando telefonò dicendo che mi voleva incontrare, non ci volevo assolutamente credere. Erano i primi anni Ottanta, tutti mi evitavano come la peste e per me lui era una vera leggenda».

L’IMMAGINAZIONE AL POTERE Una delle costanti del Rossi cantautore è che anche elementi apparentemente innocui come le nuvole si ammantano di un significato diverso da quello del senso comune, quasi come se il cielo non fosse il limite. «È l’uomo che ha dei limiti - continua il Komandante - e ognuno di noi deve conoscere i propri. “Conosci i

tuoi limiti” è proprio quello che i filosofi greci intendevano dicendo “conosci te stesso”». In musica, come in tutte le arti, l’immaginazione è il perno intorno cui tutto ruota e non è un caso che uno dei fili conduttori della carriera del rocker emiliano sia proprio l’innata capacità di raccontare brani per immagini, siano esse nuvole, il risveglio dopo una sbronza o un brano come Toffee, forse la prima canzone per immagini non raccontate della musica italiana: «Direi proprio di sì, è sempre stata una mia costante. Ma ai tempi di Toffee l’idea era quella di scrivere una canzone impressionista. Poche immagini, alcuni flash per raccontare una storia». Che lo si voglia ammettere o no, col suo modo di comunicare Vasco ha segnato il punto ideale di passaggio tra cantautorato e rock, cosa assolutamente inconcepibile in Italia prima del suo arrivo, tanto che ancora oggi ascoltare musica italiana indipendente significa avere a che fare con un mix tra la sua poetica, quella di Rino Gaetano e, chiaramente, di Fabrizio De Andrè. «Ho cercato di raccogliere l’eredità dei cantautori e inserirla in un discorso rock fatto di slogan, sintesi e provocazione. Aggiungendo poi l’aspetto spettacolare e quello musicale, che


«Sette sono i peccati capitali, sette sono le meraviglie del mondo e io sono nato il sette febbraio! Potevamo scegliere un’altra cifra per gli eventi unici di quest’anno?»

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i cantautori avevano sempre un po’ trascurato, è nato il mio stile e la rockstar”. Una rockstar che, nonostante i proclami di qualche anno fa, non ha alcuna intenzione di mollare il colpo o di lasciare il proprio scettro a qualche giovane rampante. E pensare invece che quel “niente dura” pronunciato quasi come un mantra sempre in Dannate nuvole potrebbe essere assurto a frase simbolo della sua carriera: «Niente dura è la mia personale trasposizione del tutto scorre di Eraclito. Niente di nuovo sotto il sole. Ma la canzone parla anche della grande capacità, volontà e coraggio degli uomini di continuare a costruire le proprie vite sulle sabbie mobili del tempo. “Chissà perché?” è invece la domanda delle domande».

L’INTERA STORIA DEL ROCK Oltre al fatto di saperlo ancora in giro per l’Italia, rincuora sentirlo parlare ancora di album - uscirà in autunno - anche se non era male nemmeno godersi la pubblicazione di un nuovo brano: «Non credo comunque che quella fase sia conclusa. È bello svegliarsi al mattino con una nuova canzone, ma è bello anche ogni tanto poter ascoltare un album per intero». Se qualcuno si chiedesse ancora se Vasco sia o meno la più grande rockstar italiana, farebbe bene a pensare che per il nostro Paese egli è riuscito a incarnare l’intera storia del rock e le sue rivoluzioni: è stato Elvis, i Beatles e soprattutto gli Stones. Johnny Rotten, gli Who e persino la Generazione X convivono nei suoi testi e nella sua storia di vita. Il suo modo di svegliare le coscienze, di provocare, di aprire delle porte lo accomuna poi ad un altro grande del rock: Jim Morrison. Quella voglia di fare sensazione, così come la consapevolezza che tutto debba comunque finire e l’utilizzo della poesia: troppe le cose in comune tra i due personaggi. «Be’, questa me la incornicio. Sono davvero lusingato per l’accostamento con Morrison ma lui era molto più bello e io sono ancora qua». Eh già, anche se ancora oggi, benché superficialmente accettato, Vasco resta una figura di rottura totale, compresa davvero solo dal suo pubblico. Il suo essere sempre se stesso gli ha infatti dato moltissimo in termini di amore della gente, ma l’ha anche spesso esposto a critiche e a (pre)giudizi di stampo borghese. «Non c’è neanche una cosa che col senno di poi non rifarei più. Essere sempre se stessi è naturale quando si intende veramente comunicare qualcosa di sé e non solamente compiacere qualcuno».

UN GRAN BISOGNO DI FRAGILITA’ Certo è che il suo modo di essere, col tempo, l’ha portato a trasformarsi per la gente in quel compli-

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Sul palco col Blasco La band del LiveKom 014, tra conferme e new entry Stef Burns (chitarrista) Vasco lo sente suonare Hey Stoopid con Alice Cooper nei primi anni Novanta e se ne innamora, chiamandolo per le registrazioni de Gli Spari Sopra. L’entrata ufficiale nel gruppo avviene solo due anni più tardi, in occasione di Rock sotto l’assedio. Da allora è presenza fissa dal vivo e in studio. Claudio Golinelli (bassista) Uno dei musicisti più apprezzati del nostro Paese e bassista storico di Steve Rogers Band e Vasco, con lui a fasi alterne dal 1981. Insieme a Maurizio Solieri e Massimo Riva, alla fine degli anni Ottanta è uno dei protagonisti della rottura col Blasco, che lo riprende con sé nel decennio successivo. Clara Moroni (corista) Soprannominata da Vasco “La Ferrari Del Rock”, Clara Moroni diventa ufficialmente un membro della sua band nel 1996, anche se la sua collaborazione col rocker di Zocca inizia per l’album Gli Spari Sopra. Uno dei personaggi più amati dal pubblico. Vince Pastano (chitarrista) Già presente sui due ultimi singoli del Blasco, Cambia-menti e Dannate Nuvole, Pastano è una delle due new entry della band per il tour in partenza. È colui cui spetta l’ingrato compito di sostituire lo storico Maurizio Solieri ed è stato scelto da Guido Elmi per dare alla band un suono più “heavy-oriented”. Will Hunt (batterista) Classe 1971, Will Hunt entra nel gruppo al posto di Matt Laug con lo stesso scopo di Vince Pastano: rinnovare il sound di Vasco, aumentandone la carica aggressiva e la potenza sul palco. Tra le sue esperienze passate, degne di nota le collaborazioni con Tommy Lee, Evanescence e Black Lable Society. Alberto Rocchetti (pianista/tastierista) Altro collaboratore storico di Vasco, il Lupo Maremmano è presenza fissa al pianoforte e alle tastiere dai tempi di Liberi Liberi e dello storico Fronte Del Palco. Quest’anno si presenterà con un set rinnovato e avrà la possibilità di esibirsi in assoli di orientamento progressive. Frank Nemola (trombettista/tastierista) Musicista e attore, Frank Nemola inizia a suonare con Vasco nel 1996 per non abbandonarlo più. Polistrumentista eclettico e innovativo, Nemola ha il ruolo di rendere pieno il suono live del Blasco grazie a tromba, cori e diavolerie elettroniche con cui si diverte a stupire il pubblico. Andrea Innesto (sassofonista) Sassofonista e flautista di grande qualità, Innesto è uno degli artefici del classico sound rossiano dalla metà degli anni Ottanta e completa a meraviglia le parti corali della band perché dotato di un tipo di voce molto utile ad assecondare quella di Vasco.


VASCO ROSSI LIVE KOM COLLECTION IN OCCASIONE DELLA PARTENZA DEL TOUR LIVE KOM 014, MONDADORI PUBBLICA LE MIGLIORI ESIBIZIONI DAL VIVO DI VASCO. DA COLLEZIONARE IN UN COFANETTO PER VERI FAN!

Vasco Rossi è tornato. Il provoca(u)tore, il primo cantante italiano che è stato in grado di riempire gli stadi, l’unica vera rockstar del nostro Paese prosegue con il suo Live Kom, in versione 2014. I concerti di Vasco sono un rito collettivo che si ripete da un quarto di secolo e che coinvolge diverse generazioni di fan, dai giovani che lo hanno scoperto con gli ultimi album agli affezionati della prima ora, quando cantava con un’irriverenza e un’ironia che in molti avrebbero capito e apprezzato solo dopo anni. Per celebrare i sette concerti evento all’Olimpico di Roma (25,

26 e 30 giugno) e a San Siro a Milano (4, 5, 9 e 10 luglio), TV Sorrisi e canzoni pubblica un’esclusiva collana con le migliori esibizioni live del Blasco in un bellissimo cofanetto composto da dvd e cd per un totale di 14 uscite, ogni martedì dal 20 maggio al 19 agosto. La Vasco Rossi Live Kom Collection, oltre a presentare le registrazioni dei migliori concerti di Vasco, garantisce un package particolarmente curato. Ogni uscita è accompagnata da un libretto inedito in una confezione in formato Maxi (17x17 cm), al prezzo unico di 10,99 € (più il prezzo della rivista) a eccezio-

ne della quinta uscita, la Buoni o cattivi Live Anthology 04.05, composta da 3 dvd alla cifra di 12,90 €. Le prossime uscite in dvd sono Nessun pericolo Tour (8 luglio), Gli spari sopra Tour (15 luglio), Fronte del palco Live 90 (22 luglio), seguite dalla pubblicazione di quattro live in cd: Live kom 011 (29 luglio), Buoni o cattivi Live Anthology 04.05 (5 agosto), Rewind (12 agosto) e Fronte del palco Live 90 (19 agosto). Il modo migliore per salutare il ritorno del Komandante ai concerti e di prepararsi alla pubblicazione a fine anno del nuovo attesissimo album di inediti.


ce di cui egli stesso parlava in Vivere non è facile, pezzo di apertura dell’intenso Vivere o niente: un uomo che tuttavia nemmeno conoscono di persona. «Conoscono però le mie canzoni. È solo questo quello che conta. Le milioni di menti che mi trovo davanti non sono nelle mie mani, ma nelle mie vene quando canto dal vivo o nelle loro solitudini quando ascoltano le mie canzoni. Io mi sento in dovere di mantenere sveglie le coscienze con la provocazione artistica e ho il potere di portare un po’ di gioia e magari cambiare l’umore di una giornata. A volte dopo un concerto con settantamila persone l’adrenalina è così tanta che fatico a spegnermi fino a mattina. Ma poi dormo e ogni volta che mi sveglio ci pensa la realtà a farmi tornare coi piedi per terra». Eppure le sue parole svelano

anche una personalità divisa perfettamente tra dionisiaco e apollineo, di un uomo capace di assumere su di sé il senso profondo del nichilismo nietzschiano e superarlo, rendendosi autore e creatore di nuovi valori. Valori che non sono certo quelli del pensiero comune, come la ricerca ossessiva della felicità. «Mi ci riconosco perfettamente! La società in realtà ha un grande bisogno della fragilità, le servono consumatori eternamente insoddisfatti ed è più semplice avere potere sulla gente affetta da tristezza». E quando poi lo senti parlare in continuazione di inconscio, lui con grande candore e forse prendendosi anche un po’ gioco di te, ti confessa che avrebbe sempre voluto fare lo psicanalista. Diavolo di un Vasco, quando lo senti parlare e lo vedi muoversi su un palco, dopo anni la sen-

sazione è sempre quella che a livello interiore sia morto e rinato innumerevoli volte e, come lui stesso conferma, in questo sta forse proprio uno dei segreti della sua longevità artistica. Ascoltare brani come Siamo solo noi, Vita spericolata, ma anche Jenny è pazza o la più recente I soliti, ancora oggi aiuta a capire l’uomo Vasco e le sue paure molto più delle numerose biografie di cui il mercato è saturo. E quando gli chiedi quali siano le prime cose a venirgli in mente pensando a Massimo Riva a quindici anni dalla scomparsa, con quegli occhi azzurri di un’intensità rara, il Blasco torna il ragazzo di Zocca che se lo portò via con sé appena quindicenne: «Un fratello, un amico, un complice». Esattamente quello che lui rappresenta per i suoi fan da più di trent’anni.

LA SCALETTA DEL LIVE KOM 014. Intro, Gli spari sopra, …Muoviti!, Qui si fa la storia, La fine del millennio, Vivere, Cambiamenti, La strega (la diva del sabato sera), Come stai, Manifesto futurista della nuova umanità, Interludio, Dannate nuvole, Vivere non è facile, Sballi ravvicinati del terzo tipo, C’è chi dice no, Stupendo, Un senso, Medley (Cosa vuoi da me, Gioca con me, Delusa, Mi si escludeva, Asilo Republic), Rewind, Siamo soli, Liberi… liberi, Senza parole, Sally, Siamo solo noi, Vita spericolata, Albachiara

«Non c’è neanche una cosa che col senno di poi non rifarei più. Essere sempre se stessi è naturale quando si intende veramente comunicare qualcosa di sé e non solamente compiacere qualcuno»

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CESARE

CREMONINI 2014

LOGICO

TOUR

OTTOBRE 28 MILANO 29 MILANO 31 RIMINI

SOLD-OUT NUOVA DATA

MEDIOLANUM FORUM MEDIOLANUM FORUM 105 STADIUM

NOVEMBRE 2 CONEGLIANO 6 BOLOGNA 9 BARI 11 ROMA 14 NAPOLI 16 ACIREALE 18 PERUGIA 19 FIRENZE 21 MANTOVA 22 TORINO 25 TRENTO 27 PADOVA

L’ALBUM LOGICO DISPONIBILE ORA

ZOPPAS ARENA UNIPOL ARENA PALAFLORIO PALALOTTOMATICA PALAPARTENOPE PALASPORT PALAEVANGELISTI MANDELA FORUM PALABAM PALAOLIMPICO PALATRENTO GRAN TEATRO GEOX


IL

MURO

DEL

SUONO INTERVISTA ESCLUSIVA CON LUCIANO LIGABUE. CI HA PARLATO DEL NUOVO ALBUM E DEI CONCERTI CON I QUALI STA GIRANDO L’ITALIA. SENZA SVELARE TROPPO DELLO SHOW PERÒ, PER NON ROVINARE LA SORPRESA AI SUOI FAN. E SUL FUTURO CI HA DETTO CHE… di Alvise Losi - foto di Roberto Panucci

C'

è sempre un certo gusto sadico nell’avere in mano il potere di rovinare le sorprese agli altri. A ciascuno sarà capitato di poter raccontare in anticipo la trama di un thriller o un poliziesco. «L’assassino è il maggiordomo». E ogni volta quella coscienza che fa capolino e impone di tenere a freno la lingua. Ci troviamo in questa situazione e se non fosse per una parvenza di rispetto che abbiamo nei confronti di chi ancora deve ascoltare dal vivo Ligabue nel Mondovisione Tour, saremmo tentati di raccontarvi tutto. E invece no. Niente spoiler. Non è possibile farlo. Un po’ perché sarebbe davvero troppo, un po’ perché quando si parla di concerti ogni serata è diversa dalla precedente e dalla successiva e porta con sé emozioni uniche.

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ESPOSIZIONE Qualcosa però ci sembrava giusto anticiparvela. E chi meglio del diretto interessato poteva valutare cosa svelare e su cosa invece mantenere un velo di oscurità. Proprio dal buio partiamo, perché il concerto del Liga inizia dopo che il sole è calato per rendere merito a un palco davvero sorprendente, capace di stupire e impressionare, ma senza togliere attenzione alle canzoni e anzi esaltandole. «Mi piaceva l’idea di un palco in cui fossi “esposto” verso il pubblico invece che “ritirato” in una specie di “caveau” come di solito sono i palchi dei concerti», così racconta la nascita dell’idea Luciano. «Mi proposero una struttura a 120 gradi. Ne ho chiesta una a 180 facendo svenire progettisti e ingegneri. Che dicevano: “Non è mai stato fatto. Se non è mai stato fatto un motivo ci sarà…”. Poi, però, hanno realizzato egregiamente questa struttura». E il risultato lascia a bocca aperta. «Nonostante quello che si possa pensare, siamo una squadra piccola. Che può contare su un gruppo di tecnici collaudati e bravissimi con cui ci intendiamo con grande velocità», spiega il cantante. «La motivazione di ognuno è sempre alta e il coinvolgimento altrettanto. In fase di progettazione chiunque è informato su qualsiasi avanzamento dei lavori (anche nelle parti che non lo riguardano direttamente). Ognuno di noi vuole pensare che lo sforzo di chi compra un biglietto anche, e soprattutto, in tempi duri come questi sia ampiamente ripagato dal massimo che noi possiamo esprimere». Un motivo in più per cercare di portare la sua musica in tutta Italia, prima con il Piccole città Tour e ora con la tournée negli stadi, in modo da avvicinarsi ai fan. «Ci piace pensare di raggiungerli più che possiamo», conferma Luciano. «Purtroppo in tanti posti ci sono difficoltà pressoché insormontabili in termini organizzativi».

«Mi piaceva l’idea di un palco in cui fossi “esposto” verso il pubblico invece che “ritirato” in una specie di “caveau” come di solito sono i palchi dei concerti»

MI PIACCIONO TUTTE Ligabue, si capisce da come ne parla, tiene molto alla resa live delle sue canzoni. Non importa dove. Stadi, palazzetti, teatri, arene. In versione rock elettrica, in acustico, con orchestra. Ha suonato ovunque e in ogni modo, ma non vuole scegliere una location preferita. «Mi piacciono tutte», taglia corto Luciano. D’altronde che il palco sia la sua dimensione naturale è evidente. E pochi come lui in Italia hanno saputo costruirsi una solida reputazione artistica (che diventa adorazione quando si guardano in faccia i suoi fan durante un concerto) per la capacità di comunicare dal palco con il pubblico. E chi ha assistito almeno una volta a un’esibizione del rocker di Correggio sa bene che in alcuni momenti la voce del cantante diventa quasi un tutt’uno con il coro che si alza dagli spettatori, talmente è intensa la partecipazione nel cantare i brani più amati dalla prima all’ultima nota. Forse questo ha suggerito a Luciano uno dei momenti più suggestivi di tutto lo show. Il Liga smette di cantare e chiede al pubblico di sostituirlo, mentre la band suona un medley di tre brani. Ma come gli è venuta in mente un’idea del genere? «Mi piace vedere l’effetto che producono le mie


LIGABUE


canzoni (in quel punto le cambiamo praticamente ogni sera). L’entusiasmo con cui le cantano rende quel momento uno dei miei preferiti dello spettacolo», dice il cantante. E poi, in riferimento al grande spazio dato in scaletta ai pezzi di Mondovisione, commenta che «volevo semplicemente fare sentire live tutte le canzoni di un album a cui tengo particolarmente». Brani che il pubblico canta già come grandi classici, anche se sono usciti da pochi mesi. Ma cosa significa interpretare oggi

«Le emozioni sono difficilmente raccontabili e a volte rischiano di essere svilite. Diciamo che fra tutte quelle provate in un concerto quella che emerge fra le tante è sicuramente un certo senso di “godimento”»

pezzi nati in realtà magari mesi o anni prima? «Quando rileggiamo un libro o rivediamo un film, ci sembra che siano cambiati nel tempo. Ovviamente a essere cambiati siamo noi. Questo processo è inevitabile e vale anche per le canzoni che si scrivono. Forse il significato resta uguale ma l’interpretazione che ne diamo può cambiare».

GODIMENTO Ecco lo spirito con il quale Ligabue continua ad approcciarsi alla musica, forte dell’esperienza data da una carriera che prosegue sempre in crescendo da 25 anni. Che sembrano tanti, ma in fondo non lo sono neppure tanto per un artista che ha avuto successo quando ne aveva già trenta. Ci ha messo più tempo di altri, ma questo forse gli ha anche permesso di tenere i piedi per terra e non perdersi. «Credo che avrei sbroccato molto di più di quanto non abbia comunque fatto», scherza oggi, forte di una maturità che molti colleghi anche più vecchi si ostinano a non voler raggiungere. E si capisce quanto sia sereno quando dice che i periodi brutti no, non li ricorda quasi, perché «fare questo “mestiere” è stato ed è, per me,

un grande privilegio. Talmente tanto che i momenti meno belli erano solo relativi alla paura di perderlo e quelli belli sono innumerevoli». Con la stessa saggezza gestisce le sensazioni incredibili che si provano prima, durante e dopo un’esibizione in uno stadio. Non è facile immaginare quali siano. Tensione, paura, onnipotenza, gioia, orgoglio? Ma anche se glielo chiediamo, Liga non casca in questo gioco. «Le emozioni sono difficilmente raccontabili e a volte rischiano di essere svilite. Diciamo che fra tutte quelle provate in un concerto quella che emerge fra le tante è sicuramente un certo senso di “godimento”». E, tornando a parlare del tour, ci facciamo raccontare come sia possibile trasmettere questo «godimento» con un live che, oltre ad appagare gli occhi con un palco avveniristico, è giusto possa far felici anche le orecchie. L’ingrediente principale (la musica del Liga) c’è. Quello che è d’ostacolo sono i luoghi, stadi che spesso non vanno d’accordo con la buona acustica. «Il problema del suono lo puoi risolvere solo per gli aspetti che ti competono - nel senso che i difetti di acustica di certe venues sono pressoché irrisolvibili», riconosce Luciano. «Si parte sempre dal lavoro sul palco. Nel rock la batteria è decisiva e spesso è fonte di gestibilità o ingestibilità del suono generale. La straordinaria sapienza di Michael Urbano (il batterista della mia band) e la sua capacità dinamica ci permettono di poggiare su una base solida e “pulita”. Tutto il resto va un po’ a cascata con un lavoro minuzioso di scelte sonore e confronto costante con il fonico. Poi quest’anno abbiamo deciso di affidarci a un impianto RCF perché volevamo il made in Italy anche in quell’aspetto e la risposta del PA (il sistema di amplificazione dei concerti, ndr) è stata ottima». La passione con cui parla persino dei dettagli più tecnici ci fa capire quanto Ligabue abbia la mente orientata solo a questo. Un po’ perché c’è un tour da proseguire, ma forse anche perché i tanti progetti collaterali della sua carriera gli hanno rubato negli anni troppo tempo da poter dedicare alla sua passione più grande. Nessuna speranza dunque di vederlo di nuovo dietro alla cinepresa? «Vorrebbe dire abbandonare la musica per altri due anni. Credo di no. Ma, come si dice… “mai dire mai”». l

SUL PALCO CON IL LIGA La band del Mondovisione Tour 2014

FEDERICO POGGIPOLLINI (chitarra) Storico chitarrista di Ligabue (dal 1994), è uno dei musicisti più amati dai fan del Liga. "Capitan Fede", prima di accompagnare il rocker emiliano, era stato nei Litfiba e tuttora suona dal vivo con Piero Pelù. NICCOLÒ BOSSINI (chitarra) La collaborazione con Ligabue inizia nel 2005 per la registrazione di Nome e cognome, dopo una lunga gavetta nel circuito rock e hard rock con la band Raw Power. Da allora è sempre rimasto con lui.

LUCIANO LUISI (tastiere e programmazioni) Inizia a suonare con il Liga nel tour europeo del 2008. Poi collabora all’album Arrivederci, mostro! suonando le tastiere e Ligabue lo sceglie come produttore dell’ultimo lavoro Mondovisione.

MICHAEL URBANO (batteria) Americano di Sacramento, Urbano collabora con Ligabue dalla tournée europea del 2008. Nel suo curriculum anche una lunga militanza come batterista degli Smash Mouth.

DAVIDE PEZZIN (basso) L’ultimo arrivato nella band del Liga è il bassista che ha avuto il compito di sostituire Kaveh Rastegar. Chiamato da Luciano Luisi, aveva già collaborato con Elisa e Cristiano De André.

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MODÀ


Notti magiche KEKKO SILVESTRE CI RACCONTA COME SI STA PREPARANDO PER IL DOPPIO LIVE NEGLI STADI. E QUALI SORPRESE STA ORGANIZZANDO PER I FAN. CON UNO SGUARDO AL FUTURO. di Pietro Pruneddu - Foto di Julian Hargreaves

S

conosciuti e sognatori, nel primo concerto della loro carriera i Modà suonarono davanti a dieci spettatori paganti. Una band come mille altre che si esibiva nei bar dell’hinterland milanese. Dodici anni dopo, i ragazzi capitanati da Kekko Silvestre sono una delle realtà musicali italiane più acclamate dal pubblico. Cinque album all’attivo, centinaia di migliaia di dischi venduti, tre partecipazioni a Sanremo (con due podi conquistati) e un tour che nel 2013 ha registrato 30 sold out e 300mila spettatori. Mancava la ciliegina sulla torta, il passo che può catapultare un gruppo nell’Olimpo della musica. E i Modà, di ciliegine, se ne regaleranno due: Olimpico e San Siro. Il loro Stadi Tour 2014 sbarca nei templi del calcio con due live che si annunciano tra gli eventi più caldi dell’estate italiana. 11 luglio a Roma, 19 luglio a Milano: quando si abbasseranno le luci sul palco, nel backstage Kekko chiuderà gli occhi prima di buttarsi fuori davanti al suo pubblico. Ripenserà a quei pub con dieci spettatori. E capirà di essere diventato grande. Kekko Silvestre, dodici anni di carriera e dieci esatti dal primo album. Per fare un paragone, i Modà sono come un calciatore di successo che gioca in serie A da tanti anni. Se volessimo proseguire con la metafora calcistica, a cosa corrisponde suonare all'Olimpico e a San Siro? È come giocare una finale dei Mondiali con la Nazionale. Sono cose che nella vita uno non si può aspettare, al massimo può augurarsele. Ci vuole anche tanta fortuna oltre al lavoro quotidiano. Non si arriva negli stadi solo perché sei bravo, bisogna anche trovare le persone che ti mettono nelle condizioni di rendere al meglio e ti sanno valorizzare. Noi questa fortuna l’abbiamo avuta, poi siamo stati bravi a perseverare. Dopo tanta gavetta siamo passati dai bar alle piazze, dai piccoli ai grandi palazzetti. E ora è arrivata questa grande doppia finale. Un passo fondamentale, ma non un traguardo o un punto d’arrivo sul quale cullarsi.

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Un tour negli stadi è anche l'occasione per fermarsi un attimo e fare un bilancio di quello che avete fatto finora. Quali sono le tre tappe fondamentali che sceglieresti per raccontare i Modà? Lo scioglimento del gruppo evitato per un soffio nel 2008. Dopo l’abbandono di due membri della band non volevo più andare avanti, ma ho tenuto duro. Poi aver conosciuto Lorenzo Suraci e lo staff di Ultrasuoni nell’estate del 2009. È stato l’incontro della vita, a lui devo veramente tutto. Ha seguito tutta la nostra carriera. La terza tappa simbolo è il Gioia Tour, con i 55 mila spettatori nei cinque live al Mediolanum Forum e i 34 mila nelle quattro date al Palalottomatica di Roma. Lì abbiamo capito che stava succedendo qualcosa di importante.

«Suonare a San Siro e all’Olimpico è come giocare una finale dei Mondiali con la Nazionale. Sono cose che nella vita uno non si può aspettare, al massimo può augurarsele»

San Siro è una Mecca per qualsiasi artista italiano, ma cosa significa per una persona come te nata e cresciuta a Milano e dintorni? C'è qualche motivazione in più? In questo stadio ho visto i concerti del mio idolo: Vasco Rossi. Il primo a 12 anni, nel 1990, insieme a mio zio. Era il tour di Fronte del palco. Da allora, ogni volta che ho assistito a uno di questi live mi passava la voglia di fare musica perché pensavo che fosse un livello impossibile da raggiungere. E invece, lavorando duro e non pensandoci, lasciandolo come un sogno nel cassetto, è arrivato anche per noi quel momento. San Siro mi darà motivazioni importanti, devo pensare solo a fare buona musica e a non deludere la gente.

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Come vi state preparando mentalmente e fisicamente per questi concerti che, viste le location, non possono essere vissuti come dei live qualsiasi? Per citare il vostro singolo d'esordio come domanda, Dimmi che non hai paura. Fisicamente sto svolgendo una preparazione atletica molto tosta. Due ore e mezza di show a luglio non sono uno scherzo. Molto fondo, molto allenamento cardio per sviluppare picchi cardiaci alti e non far aumentare troppo i battiti. Quando saliremo sul palco sarà una botta, un’onda d’urto incredibile. Sto cercando di non pensarci, di non fare caso agli spazi dove suoneremo. Quell’adrenalina voglio viverla al momento. Uno zio mi diceva sempre: «Quando sei in ospedale e devi operarti, ci sono cose che hai paura di fare. Ma devi lasciare semplicemente che accadano. Quello che deve succedere, succederà». Per quanto riguarda l'allestimento avete in mente qualcosa di particolare? Faremo le prove a Milano, poi andremo direttamente a Roma per l’allestimento. Per il fan club ci sarà la possibilità di assistere alla prova generale a porte chiuse. E poi stiamo organizzando una sorpresa speciale per 10-20 persone che avranno l’opportunità di vivere con noi un’intera giornata nella settimana precedente allo show. Avete anticipato che prima del live sarete introdotti da un video nel quale siete vestiti da gladiatori. Quanto avete dovuto lottare per arrivare dove vi trovate? Bisogna avere pelo sullo stomaco per sopportare le delusioni. E noi ne abbiamo avute. Questo video di cinque minuti spiegherà con una metafora tutte le difficoltà con le quali abbiamo lottato. Quando a 30 anni, con tre dischi alle spalle, ancora non eravamo riusciti ad esplodere, stavo perdendo le speranze. Ma grazie alla famiglia, agli amici, a chi ci è stato intorno, abbiamo tenuto duro e siamo emersi. Il successo a piccoli passi aiuta perché hai l’età e l’esperienza per gestirlo meglio. Se ci fosse capitato a 20 anni non so se saremmo stati capaci di rimanere coi piedi per terra.



Kekko Silvestre, frontman e leader, dei Modà, è accompagnato da Stefano Forcella (basso), Claudio Dirani (batteria), Diego Arrigoni (chitarra) ed Enrico Zapparoli (chitarra).

si tratta? Sul nostro palco deve salire solo gente che con me ha un rapporto umano di grande amicizia e di stima lavorativa. Per esempio ci sarà Pau Donés degli Jarabe de Palo: con lui duetterò sulle note di Dove è sempre sole e Come un pittore. Ci saranno i Tazenda, Francesco Renga. E poi Bianca Atzei, una ragazza sarda nella quale credo tantissimo. Sto finendo di scrivere una parte del suo disco e ho già duettato con lei. È uno dei talenti più forti che abbiamo in Italia e la gente ancora non lo sa. Prima degli stadi avete fatto un tour in Europa e Stati Uniti che ha avuto un successo enorme, con sold out a Parigi, Monaco, Bruxelles e Zurigo. Cosa ci puoi raccontare di questo esordio internazionale? È stata un’esperienza bellissima, una palestra. Avevamo voglia di suonare per non restare fermi e ci siamo ritrovati con uno zaino pieno di sorpre«Il nuovo album è già pronto: ho scritto se. Ci sono state serate nelle quali è rimasta addirittura gente fuori e tutto venti pezzi e ne abbiamo selezionati dodici. questo senza un disco appena uscito e con pochissima promozione. Tra Ci lavoreremo senza fretta dopo il pubblico c’erano tanti Italiani all’estero e figli di immigrati ma anche l’estate e uscirà nel 2015» molte persone del posto. Credo che in futuro ci sarà da fare tanto anche oltre i confini. Che cosa ci dobbiamo aspettare per il dopo tour? E il nuovo disco a che punto è? Puoi darci qualche anticipazione della scaletta? L’ho riscritta dopo il tour mondiale. Se non mi viene un ictus nei primi Dopo un po’ di vacanze abbiamo in programma solo un altro impegno dieci minuti sarà un miracolo. Penso morirò di asma o di infarto perché per il 2014. Vogliamo fare uno o due concerti in Sardegna, una terra sarà una botta violentissima. Ci saranno quasi tutte le canzoni degli al- alla quale sono molto affezionato. Sono stato adottato dall’isola, ci vado bum Gioia e Viva i romantici, poi abbiamo cercato di dare spazio a molti da 22 anni. Non ho ancora deciso le date ma ho fatto una promessa e pezzi dei primi dischi come per esempio Il sogno di una bambola. E poi si faranno in autunno. Per quanto riguarda l’album… è già pronto. Ho proporremo tre medley, uno dei quali nostalgico, con tutte le canzoni scritto venti pezzi e ne abbiamo selezionati dodici. Sta venendo fuori un disco chepochi mi piace Ci lavoreremo senza fretta dopo l’estate che ci OUT hanno nella nostra SOLD dafatto mesi“camminare” le due date di Milano allocarriera. stadio San Siro (28 e 29 giugno), mentre postimolto. sono rimasti allo Stadio Olimpico di Torino (6 e uscirà nel 2015. Hai annunciato che avrete alcuni ospiti sul palco con voi. Di chi l luglio) per vedere Zayn Malik, Louis Tomlinson, Liam Payne, Harry Styles e Niall Horan (da sinistra a destra nella foto) Per aprire i concerti avete chiamato i Dear Jack, vincitori del Premio della Critica all’ultima edizione di Amici. Quanto è importante per voi aiutare gruppi emergenti? Siamo felicissimi di dargli la possibilità di vivere un sogno. Se Vasco mi avesse chiesto di aprirgli i concerti quando avevo 20 anni sarebbe stato incredibile. Le band hanno bisogno di spazio perché è più difficile farsi notare. Abbiamo prodotto una parte del disco dei Dear Jack, consigliandogli di gareggiare solo con se stessi ed evitare la competizione con altri gruppi.

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Una produzione

2014

Milano

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Luglio Volbeat + Airbourne 7 John Fogerty 12 Holi Dance Festival 15 Mannarino 20 Editors 30 Snoop Dogg aka Snoop Lion 2

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Negramaro

UN AMORE

ENORME I NEGRAMARO TORNANO SUI PALCHI DI TUTTA ITALIA: UN ULTIMO ABBRACCIO, PRIMA DI RIBUTTARSI IN STUDIO, ALLA GENTE CHE IN QUESTI ANNI NON HA MAI SMESSO DI MOSTRARE TUTTO IL PROPRIO AFFETTO PER LORO. CHE, OLTRETUTTO, SI STANNO ANCHE GODENDO IL SUCCESSO DELL’ULTIMO SINGOLO, UN AMORE COSÌ GRANDE 2014. NON HA PORTATO FORTUNA ALL’ITALIA, MA A LORO SÌ. POCHE ORE DOPO IL TONFO DELLA NAZIONALE IN BRASILE, GIULIANO SANGIORGI HA RISPOSTO ALLA NOSTRE DOMANDE. di Massimo Longoni foto di SGP by Stefano Guindani - Abiti Emporio Armani

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on una Nazionale in queste condizioni, nessun inno sarebbe servito a dare la carica necessaria. Ma i Negramaro ce l’hanno messa tutta. A dispetto del disastro della spedizione azzurra in Brasile, la canzone Un amore così grande 2014 è andata benissimo, rivelandosi l’ennesimo successo per il gruppo di Giuliano Sangiorgi: è diventata disco d’oro in breve tempo mentre il video ha raccolto milioni di visualizzazioni in Rete. Un ottimo viatico per una nuova estate di concerti con i quali la band salentina si appresta a chiudere una stagione trionfale, passata sui palchi di tutta Italia. Aperta un anno con i concerti di San Siro e dell’Olimpico di Roma, e proseguita a suon di sold out nei palazzetti nel corso dell’autunno. Raccolti gli ultimi applausi sarà poi il momento di tornare in studio per dare un seguito all’ultimo lavoro di inediti, Casa 69, che ormai risale a quattro anni fa. Poi c’è stato Una storia semplice, un greatest hits particolare, intanto perché ha messo un punto ai primi dieci anni di carriera della band, e poi, a differenza di tante raccolte che magari fanno il pieno sotto le feste e poi passano nel dimenticatoio, perchè resi-


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vostri fan. Quando ci è stato chiesto di realizzare un brano per la Nazionale, ci è sembrato naturale scegliere questo, perché significava tornare alla migliore tradizione italiana per cercare di essere di nuovo incisivi nella cultura del Pianeta. Possiamo definirlo un “ritorno al futuro”. E’ importante non perdere mai di vista le nostre radici e quanto siamo stati grandi nel passato, per riacquistare fiducia.

 A proposito di tradizione, sembrate essere molto legati a quella del canto italiano, prima con Meraviglioso di Domenico Modugno e adesso Villa. È così?
 Sono degli esempi irraggiungibili, per quanto ci riguarda sono pilastri della nostra cultura, anche se qualcuno tende a dimenticarli o addirittura rimuoverli. Senza di loro non ci sarebbe nessuna musica italiana. Adesso vi aspetta un luglio molto intenso, con l’ultima tranche di un tour che, salvo qualche pausa, è durato quasi un anno. Sì, da San Siro a Via del Mare, da Milano a Lecce. E’ un ideale collegamento da un estremo all’altro dell’Italia, che ben riassume un anno fantastico di concerti e successi che hanno ruotato attorno al nostro ultimo lavoro, Una storia semplice.

«Modugno e Villa sono pilastri della nostra cultura, anche se qualcuno tende a dimenticarli o addirittura rimuoverli. Senza di loro non ci sarebbe nessuna musica italiana»

ste in classifica da quasi novanta settimane. 
Adesso li aspettano dodici date, in location dall’irresistibile fascino storico, come l’Arena di Verona e il Teatro Antico di Taormina (doppio concerto a grande richiesta), e un finale del tutto speciale, allo Stadio Via del Mare di Lecce, per una serata che sarà una grande festa, in casa, tra amici, respirando il profumo della propria terra. 

 Purtroppo l’avventura dell’Italia è finita malissimo, molto diversamente da come è andata invece la vostra versione di Un amore così grande. Vi aspettavate questo successo?
 Quando una canzone è bella non ha importanza quando è stata scritta, non sente i segni del tempo. In questo caso noi abbiamo fatto solo da tramite tra le generazioni precedenti e quella attuale, svecchiando un po’ il brano e dandogli le sembianze dell’epoca in cui stiamo vivendo. Ma il merito principale è del pezzo stesso.

 La scelta poteva sembrare un azzardo, perché in fondo è un brano legato a Claudio Villa, non certo il genere di artista seguito dai

Lo scorso inverno avete fatto dodici date nei palazzetti di tutta Italia. In cosa saranno diversi questi nuovi live?
 I concerti all’aperto hanno sempre qualcosa di diverso rispetto a quelli al chiuso, sia per come si propaga il suono sia per l’atmosfera. La nostra intenzione è quella di impostare una scaletta che sia la sintesi perfetta tra gli stadi e i palazzetti, adattandola alle piazze e alle arene più belle del nostro Paese e nelle quali avremo la fortuna di suonare. Sicuramente inseriremo in scaletta Un amore così grande 2014, ma avremo anche qualche sorpresa per i fan di vecchia data. Pensiamo ad alcune canzoni che non suoniamo da tempo, come per esempio Ogni mio istante. Cosa significa per voi suonare dal vivo? E’ il momento più alto che possiamo chiedere. Comporre e andare in studio a realizzare nuova musica è stimolante, ma un concerto rappresenta la verità: lì c’è la musica vera, senza orpelli o strategie. Si tratta solo di chiudere gli occhi e aprire il cuore. A proposito di cuore, è chiaro come il vostro batta forte per il Salento. Il tour finirà a Lecce. C’è un’emozione particolare nel tornare nella vostra città?
 Sì, ogni volta è come rivivere il batticuore degli esordi. Ovviamente adesso c’è una consapevolezza diversa, sappiamo bene che la nostra musica e la nostra passione hanno raggiunto dimensioni diverse da allora, ma l’emozione è la stessa. In fondo torniamo a casa.
 Tanto che per il concerto leccese avete preparato un vero happening. Su Twitter avete parlato di “musica infinita” e infatti prima di voi si esibiranno Cesare Dell’Anna, i Fonokit, i Bundamove e gli Après La Classe: tutti rigorosamente pugliesi. Sarà davvero una grande festa. Per noi il Salento rappresenta al tempo stesso un punto di partenza e uno di arrivo. E’ una terra ricca di risorse

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culturali, sempre al passo con i tempi, molto più di quello che, chi non la conosce, potrebbe pensare. Terminare il tour al Via del Mare è il regalo più grande che potessimo ricevere.
 Negli altri concerti avrete invece come artista di supporto Levante, che avete invitato ufficialmente con un tweet… Come mai avete scelto lei?
 Ci ricorda i nostri inizi. In tempo di talent show imperanti, Levante è un’artista che è cresciuta tra cantine e piccoli club dove si suona il rock.

«Andare in studio è stimolante, ma un concerto rappresenta la verità: lì c’è la musica vera, senza orpelli o strategie. Si tratta solo di chiudere gli occhi e aprire il cuore» Appartiene a una specie rara, quasi in via di estinzione. Inoltre comunica perfettamente quello che vuole nel suono delle parole e in quello della sua voce, coerente fino in fondo. Sarà un piacere averla con noi.
 Chiuso il tour tornerete in studio per registrare il prossimo album. Per voi suonare dal vivo è anche un’esperienza che alimenta l’ispirazione per musica nuova?
 Ogni concerto genera “intuizioni” inedite. L’importante è tenere sempre le antenne alzate e i pori della pelle aperti per cogliere ogni stimolo. Essere ricettivi e far tesoro dell’energia che arriva dal palco.

 Ci sono gruppi che compongono nuove canzoni in tour, duran-

te le prove e i soundcheck dei concerti. Altri invece preferiscono tenere nettamente separati l’ambito dell’esibizione e quello della scrittura. Voi da che parte state?
 Decisamente dalla prima. Sono tantissime le nostre canzoni che sono nate nel corso dei soundcheck. Certo, parliamo del loro primo suono embrionale, sul quale poi abbiamo dovuto lavorare. Ma dal momento che viviamo di concerti, tenere distanti il live e la creazione di musica sarebbe impossibile.

 Sebbene in mezzo ci sia stato Una storia semplice, il vostro ultimo album di inediti risale al 2010. E’ cambiato molto nel gruppo da allora?
 Tieni conto che Una storia semplice era sì una raccolta con il nostro meglio, ma all’interno c’erano anche sei pezzi nuovi e due bonus track. Inizialmente doveva essere solo un “best of ” ma abbiamo preferito considerarla un’ottima occasione per pubblicare canzoni come Ti è mai successo, Sole, Sei e la stessa titletrack. In questo modo abbiamo fotografato una fase intermedia tra ciò che è stato e quello che sarà.
 E avete già un’idea di cosa sarà il futuro?
 Ne abbiamo tantissime di idee. Il successo di tutti i concerti fatti in questo anno ci ha veramente regalato una carica esplosiva, che non poteva fare a meno di riversarsi nei nuovi brani.

 Dobbiamo aspettarci sonorità inedite rispetto al passato?
 Le nuove canzoni hanno un pianeta nuovo da esplorare e il nostro sound sta raggiungendo nuovi confini. La cosa bella quando si compone è cercare di arrivare in territori mai toccati prima, chi non lo farebbe? Vi possiamo assicurare che la sala prove esplode di emozioni tutte da scoprire, anche per noi. l

LUGLIO COL BENE CHE TI VOGLIO. Il tour dei Negramaro comincia il 5 luglio da Cattolica e si conclude il 26 a Lecce. In mezzo, da segnalare le date del 13 all’Arena di Verona e quella del giorno precedente a Roma, in Piazza del Popolo.

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DAL 22 AL 26 OTTOBRE -

ROMA

PALALOTTOMATICA

DAL 30 OTTOBRE AL 2 NOVEMBRE - BOLOGNA DAL 6 AL 9 NOVEMBRE -

FIRENZE

DAL 14 AL 16 NOVEMBRE DAL 19 AL 23 NOVEMBRE -

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MILANO

DAL 27 AL 30 NOVEMBRE -

UNIPOL ARENA

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MEDIOLANUM FORUM

TORINO

PALAOLIMPICO

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EMMA

30 e lode


I SUCCESSI DI SCHIENA E DEL TOUR CHE NE È SEGUITO L’HANNO PROIETTATA AI VERTICI DELLA MUSICA ITALIANA. EMMA, 30 ANNI APPENA COMPIUTI, SI PREPARA AI CONCERTI ESTIVI PER AGGIUNGERE UN NUOVO CAPITOLO ALLA SUA STORIA, CONSAPEVOLE DI TUTTO QUELLO CHE DI POSITIVO LE STA ACCADENDO. IN VISTA DEL DEBUTTO LIVE ESTIVO, L’ABBIAMO RAGGIUNTA PER PARLARE DI QUESTA FASE FELICISSIMA DELLA SUA CARRIERA. di Jacopo Casati - foto di Flavio & Frank

Q

uasi nessuno avrebbe scommesso su di lei all’indomani del 28 marzo 2010, giorno in cui Emma vinceva Amici di Maria De Filippi. Troppo convinta di sé, per alcuni ai limiti dell’arroganza. Un’urlatrice, aggressiva e senza umiltà si diceva. Quattro anni dopo Emma è una delle realtà più affermate nel panorama nazionale. Schiena, terzo disco di inediti uscito lo scorso anno, ha venduto a oggi più di 180.000 copie e il tour autunnale che ne portava il nome ha registrato un sold-out dopo l’altro. Ed è facile immaginare che i concerti di luglio confermeranno l’ascesa della cantante pugliese: si comincia con la data zero il 4 a Campione d’Italia, quindi il 7 sarà la volta dell'Arena di Verona; si continuerà l'11 al Lucca Summer Festival, il 19 all'Hydrogen di Piazzola sul Brenta (PD), il 22 all'Area Portuale di La Spezia, il 26 al Teatro Antico di Taormina e il 28 all'Arena Flegrea di Napoli. Certo, il 2014 le ha portato anche la delusione dell’Eurovision Song Contest con annesse (e spesso esagerate) critiche, ma anche diversi attestati di stima da colleghe che l’hanno invitata ai propri show come ospite speciale. Oltre ovviamente al supporto incondizionato di una fanbase che è tra le più numerose d’Italia, come dimostrano bene i numeri sui social network - sono oltre 2,7 milioni i fan della sua pagina Facebook. A 30 anni appena compiuti, Emma attraversa un momento davvero positivo. Siamo un po’ in ritardo, ma comunque auguri! Grazie mille, ma non facciamo falsa informazione… sono solo 22 gli anni! (ride, ndr) Hai avuto modo di festeggiarli partecipando a eventi importanti come il concerto di Laura Pausini e di Alessandra Amoroso. E’ stato un piacere. Con Alessandra siamo amiche da una vita ed esserci alla sua prima volta all’Arena di Verona è stato favoloso. Con Laura a Taormina invece è stato come trascorrere una vacanza premio: ero insieme con lei, Paola Turci, Fiorella Mannoia e tutte le altre, bellissimo.

A luglio toccherà a te invitare qualcuno? Chissà? Questo tour a dire il vero è abbastanza blindato, ho in programma degli eventi con Rufus Wainwright, sarò sua ospite il 3 a Roma e lui verrà da me l’11 a Lucca. Mi piace fare sorprese al mio pubblico, quindi non escludo colpi di scena. È già tutto pronto per l'Emma Limited Edition Tour? No. Stiamo ancora definendo diverse cose. Personalmente sono piena di adrenalina e non vedo veramente l’ora di tornare sul palco per fare un concerto mio. Sono tutte date importanti quelle che mi aspettano, suonare all’aperto in luoghi tanto significativi è un grosso stimolo. Lo spettacolo sarà molto intenso e anche complesso in alcuni passaggi, ma sono pronta a ricominciare! A proposito di intensità, quanti punti in comune avranno questi nuovi eventi con il tour nei palazzetti dell’autunno 2013? Spero molte cose! É stato il tour più importante della mia carriera. Nell’intervista che abbiamo pubblicato sul numero di novembre 2013, ci avevi confidato di essere parecchio in ansia per quelle date. Il successo è stato tale da farti passare ogni paura? Ti dirò la verità, l’ansia c’è sempre. Ricordo benissimo quel periodo, era la prova del nove per me ma anche un momento che sentivo di essermi guadagnata con pieno merito. Fortunatamente quando salgo sul palco mi trasformo, divento fredda e concentratissima. CyberEmma? Una specie! Penso di essere una grande professionista e di saper controllare bene le paure. Chi mi ha visto, chi mi segue in tour e nei concerti da tempo, mi dice sempre che si rimane spiazzati da questo mio atteggiamento: non appena metto piede sul palco divento una scheggia. Suonare al Forum di Assago, ad esempio, per me rappresentava un punto d’arrivo assoluto, quella sera ero nervosa e certamente spaventata. Ma una volta arrivato il momento dello show non ho avuto alcun problema, ho aggredito il palco e sono rimasta lucidissima! Molti hanno detto che nonostante le tue sonorità melodiche, l’impatto live dei tuoi concerti è molto vicino al rock. Credo sia vero. Io sono legata alla cultura musicale degli anni Settanta e Ottanta, mi sono sempre piaciuti i poser, fenomeni come David Bowie o Iggy Pop, che vidi in concerto quando ero ragazzina e mi sconvolse! Ho sempre adorato chi era in grado di saper usare il proprio corpo, il volto, l’espressività per aumentare il coinvolgimento dello spettacolo. Non sono mai stata una cantante pulitina e immobile sul palco, anche per questo sono legata a un certo tipo di sonorità, che ho sempre cerca«Penso di essere una grande professionista e di saper controllare bene le paure. Chi mi segue da tempo, dice che si rimane spiazzati da questo mio atteggiamento: non appena metto piede sul palco divento una scheggia»

to di incastrare all’interno della mia proposta musicale. Questa tua fisicità è uno degli argomenti preferiti di chi ti attacca. Provi ancora fastidio a essere criticata? Anche qui sarò schietta: se le critiche servono a farmi fare un tour nei palazzetti sold-out o a farmi vendere 180.000 copie a disco ben vengano! È il pubblico che sceglie, non i critici e chi non mi sopporta perché secondo lui sono poco elegante o non ho talento. Io stessa credo che in Italia ci siano tanti cantanti migliori di me. Se però la gente viene

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Emma, insieme ad Alessandra Amoroso, è l'unica artista uscita da Amici a essere riuscita a imporsi anche sul mercato discografico dopo il successo televisivo. A oggi le vendite dei suoi album sono oramai vicine al milione di copie.

a vedere i miei show è perché viene a cercare qualcosa di diverso, di meno prevedibile, viene a divertirsi, a saltare e a scatenarsi insieme a me, senza pensare a come sono vestita o se canto perfettamente. Mi ricordo benissimo un pezzo uscito su Il Fatto Quotidiano un po’ di tempo fa, in cui si diceva “Emma è brava ma non si può dire”: spiegava come fosse sconveniente per certa stampa schierarsi a mio favore, semplicemente perché mi impegno e ho successo.

«Bisogna credere in se stessi, lavorare sodo e non fermarsi mai: solo così si ottengono i risultati. È questo il messaggio che cerco di dare: credete in voi stessi, siate felici e impegnatevi perché ce la potete fare»

In effetti per molte persone là fuori tu sei un mito. Come vivi tutta questa popolarità? Oddio, “mito” è una parola grossa. Io sono cresciuta in un’epoca in cui i miti c’erano davvero e sono sopravvissuti negli anni, penso ad esempio a Madonna, lei è ed era un mito, un’icona! Io sono semplicemente una ragazza normale che si fa il mazzo e ha raggiunto degli obiettivi. Sono assolutamente grata ai miei fan, io ricevo l’affetto e le emozioni che mi comunicano e cerco di restituire loro tutto ciò che posso. Bisogna credere in se stessi, serve lottare, lavorare sodo e non fermarsi mai, solo così si ottengono dei risultati importanti. Io l’ho fatto e lo faccio ogni giorno, questo è il messaggio che cerco sempre di comunicare a chi mi segue:

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credete in voi stessi, siate felici e impegnatevi perché ce la potete fare. A proposito di impegni, con La mia città hai inserito nuove sonorità nel tuo registro: il pezzo funziona e, nonostante le polemiche successive all’Eurovision, ha decisamente un sound internazionale. Oltre alla versione spagnola di Schiena che dovrebbe arrivare prossimamente, stai preparando qualcosa per il mercato estero? A me piacerebbe moltissimo uscire dall’Italia e non è detto che ciò avvenga in tempi rapidi. La mia città è un brano che rappresenta una crescita personale importante, ma quelle sonorità non sono una novità per me, già in passato le avevo utilizzate. Racconta. Quando avevo poco più di vent’anni ho pubblicato un disco di musica elettronica con la Dracma Records di Torino. Poter riproporre certe soluzioni adesso è per me una gioia, nonché una soddisfazione, un modo per arricchire il mio sound. E allargare il tuo già notevole seguito. Questa è la cosa più bella degli ultimi due anni. Il pubblico è aumentato esponenzialmente, è sempre più variegato ed è molto bello vedere persone che hanno cambiato idea sul mio conto, altre che mi seguono da sempre e che ora hanno trent’anni come me. Da qui a dieci anni cosa succede a Emma? È difficile dirlo. Vivo giorno dopo giorno, credo che le cose nella vita arrivino nel modo giusto e al momento giusto, quindi chissà! Spero di essere davvero felice come sono adesso, determinata e consapevole di quanto sono riuscita a ottenere col duro lavoro. Se tra dieci anni sarò ancora una cantante, magari potremmo essere qui a discutere del prossimo tour nei palazzetti piuttosto che nei piccoli club. Per ora voglio godermi il presente e tra breve il prossimo tour. l


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STYLE

VENTO D'ESTATE! Il popolo dei vacanzieri da sempre si divide tra il partito del mare e quello della montagna. Ci siamo schierati e abbiamo deciso di dare spazio al primo: non ce ne voglia il secondo, ma, con quasi 7500 chilometri di costa a disposizione nel nostro Paese, è quasi inevitabile pensare a spiaggia e mare quando la colonnina di mercurio comincia a segnare temperature di un certo livello. La voglia - e il bisogno - di un po’ di relax farà partire anche quest’anno quasi metà degli Ita-

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a cura di Francesca Vuotto

liani e la maggior parte di questi ha scelto proprio mete marine per le vacanze. In attesa che arrivi il fatidico e tanto sospirato momento della partenza, eccovi qualche idea da mettere in valigia e a cui puntare per lo shopping delle prossime settimane, magari approfittando dei saldi di inizio luglio. Noi siamo (quasi) pronti, ce la canticchiamo insieme a Niccolò Fabi e Max Gazzè e vi giriamo la domanda: vento d‘estate… noi andiamo al mare… E voi che fate? a cura di Francesca Vuotto

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STYLE / ABBIGLIAMENTO

GALLO Boxer mare uomo in 100% cotone con stampa a righe multicolor, tasche laterali e coulisse in vita. 99 Euro

CASTANER Ibiza è una borsa stile shopping bag in tela di cotone con righe marinare e manici in pelle. 140 Euro

VILEBREQUIN Boxer mare Moorea con stampa coralli, con coulisse. Disponibile in altre varianti colore. 168 Euro

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MORGAN Costume intero in stile navy con fascia e fiocco a righe. In vendita su Amazon. it . 65 Euro

TIMBERLAND Earthkeepers® Striped V-Neck Top in cotone organico a righe giallo-crema e dettagli coordinati. 50 Euro

DIMENSIONE DANZA Comodi shorts in felpa blu indigo effetto denim con cuciture a contrasto stile jeans. 49 Euro

PYAAR Il kurta - abito tradizionale del continente indiano - è qui riproposto in una stampa fantasia hippy. 100 Euro

TWIN-SET SIMONA BARBIERI Romanticissimo questo bikini impreziosito da cuori applicati e perline. Fascia 89 Euro, brasiliana 39 Euro


MUEHLBAUER Ha un sapore vintage il cappello trilby in paglia con nastro bicolore della storica maison austriaca. 258 Euro

SUPERGA X VERSUS VERSACE La tomaia di questa special edition propone una delle stampe della collezione FW14-15 VERSUS VERSACE. 105 Euro

DESIGUAL Costume da bagno boxer in cotone, modello Renys, con stampa a pois multicolore. 59 Euro

CALZEDONIA Jumpsuit blu elettrico con lunghe frange e allacciatura dietro la nuca. Prezzo su richiesta

UNDERCOLORS OF BENETTON Bikini pantaloncino composto da boxer (24,95 Euro) e reggiseno a triangolo con coppa imbottita (19,95 Euro)

GANT Cappello a tesa larga per prendere il sole indisturbate da sguardi indiscreti. Prezzo su richiesta

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STYLE / PRODOTTI

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OTTO - STADLER FORM Che caldo! Non siamo ancora arrivati ad agosto e le temperature sono già altissime. Otto è un ventilatore industriale regolabile disegnato da Carlo Borer. Se vi affiderete a lui probabilmente sopravviverete alla calura!149 Euro

PIXEL SLEEPING EYE MASKS Viaggiare è una delle cose più belle al mondo. Ognuno però lo fa a modo suo. C'è chi preferisce il campeggio e chi si sente a proprio agio solo in hotel di lusso. Queste mascherine per gli occhi possono mettere d'accordo tutti! 17 Euro

I-CONE - BERNAURDAUD Gelato, gelato e ancora gelato. In questa stagione ne mangeremmo a tonnellate. Disegnato da Delphine Frey, questo cono in porcellana è un'idea originale e divertente. Affrettatevi però... è un'edizione limitata. Prezzo n.d.

TELO MARE - THINK PINK Che goduria, il solo pensiero di stare in riva al mare a girarsi i pollici rilassa i nervi. Con la nuova collezione di teli mare Think Pink starete tranquilli e farete affidamento su morbitezza, materiali di qualità e fresche colorazioni. 29 Euro

OCCHIALI PALENS Prendere il sole con gli occhiali ha come inconveniente il surriscaldamento delle montature: non se a produrle è Palens, brand che le realizza in legno, naturale o colorato. Questo modello è della linea Skate. 160 Euro

SPEAKER WIRELESS TREK - TDK Per ascoltare al meglio la colonna sonora dell'estate 2014 c'è Speaker Wireless Trek di TDK Life on Record. Tecnologia wireless Bluetooth per offrire audio in streaming di alta qualità in dimensioni mini. 99,90 Euro

GO PRO - HERO3 Cos'è? Si chiama GO PRO e per molti è diventata quasi una droga. Vi permetterà di registrare video in qualsiasi condizione, anche le più estreme. A settembre guardare i filmini delle vacanze sarà più divertente del solito. 349 Euro

GRANFACCIALE - TRIBORD Sistemarsi il boccaglio risulta spesso una scocciatura. Dato che questa maschera ingloba tutto il viso potrete respirare come quando siete a terra. Il foro da cui passa l'aria è studiato per non fare entrare acqua. 39,95 Euro

LITTLE AMERICA BACKPACK Colori estivi brillanti e dal gusto un po' retrò per questo nuovo zaino del marchio Herschel Supply Co. Quest'estate sarà vostro alleato per portarvi appresso tutto l'occorrente per trascorrere giornate meravigliose! 75 Euro


a cura di Giulia Vidali

TROLLEY LOGODUCK - MANDARINA DUCK Evvai, finalmente ci siamo, iniziamo a sentire profumo di vacanze, anzi, a dire il vero, qualcuno è già in procinto di partire. Il primo passo da fare prima è preparare un bagaglio organizzato e intelligente. Il trolley Logoduck di Mandarina Duck fa proprio al caso vostro. Leggerissimo e versatile realizzato in materiale antigraffio e resistente agli urti, sarà il vostro fedele compagno di avventure. Disponibile in due misure e quattro varianti di colore. Da 129 Euro

BY BY FLY - PANDORA DESIGN L'estate è una stagione meravigliosa ma ha un solo difetto: gli insetti. Giulio Iacchetti ha disegnato uno schiaccamosche particolare: raffigura l'assetto urbanistico di alcune metropoli. Ideale per chi quest'estate rimarrà in città. Da 15 Euro

NUNA "La forma segue il gusto" ecco il claim di Nuna: un ghiacciolo sbalorditivo che lascia a bocca aperta. È talmente bello che sembra finto ma sappiate che è anche buonissimo e realizzato solo con ingredienti di prima qualità. Prezzo n.d.

MULTI BLUE WRISTBANDS Ogni estate ha il suo braccialetto. Quest'anno vi proponiamo questo modello del marchio Claire's. I colori sono quelli del mare e le sue forme leggere e spiritose lo rendono ideale per la spensieratezza vacanziera. 7,99 Euro

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WHAT’S NEW a cura di Alvise Losi

LA STORIA

RIVIVE CHE I LED ZEPPELIN SIANO UNA DELLE PIÙ IMPORTANTI BAND NELLA STORIA DEL ROCK È UN FATTO. PER QUESTO LA RISTAMPA DEI PRIMI TRE CAPITOLI DELLA LORO DISCOGRAFIA ASSUME UN SIGNIFICATO STORICO. di Stefano Gilardino

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ateci caso. Quasi ogni volta che si parla degli Zeppelin, lo si fa per argomenti extramusicali: le groupies, i jet privati, i festini a base di alcol e droga, tutta la mitologia che circonda da sempre uno dei gruppi rock più famosi di sempre, insomma. Niente di male, per carità, una parte importante della saga di Page, Plant, Jones e Bonham è composta da leggende, storie più o meno inverosimili ed eccessi di ogni genere. Quella fondamentale, però, ruota attorno a una discografia straordinaria, celebrata ormai in ogni modo, ma che nel 2014 offre ancora qualche spunto di riflessione, anche grazie a una nuova serie di ristampe e rimasterizzazioni curate personalmente da Jimmy Page. Follia per fan, quindi? In parte sì, specie se si opta per i carissimi cofanetti, ma se si sceglie di stare al gioco, si rischia di farsi travolgere per l’ennesima volta da dischi leggendari a cui è stata fornita la lucidata (definitiva?) e che suonano bene come non mai. Led Zeppelin I, esordio incendiario dei quattro, il disco col dirigibile in copertina insomma, è il grande esercizio rock blues che ben ricordavamo, con sfuriate chitarristiche (Communication Breakdown), hard rock lenti e dilatati (Dazed And Confused) e persino momenti psichedelici degni di nota (How Many More Times). La parte più interessante arriva certamente con il secondo disco, in cui trova spazio un concerto degli Zep a Parigi, nell’ottobre del 1969: se è vero che i loro primi dischi

sono tutti da cinque stelle, lo è altrettanto considerare i concerti dal vivo come un momento cruciale della loro parabola artistica. Se si eccettua la pessima abitudine rappresentata dagli interminabili assoli di batteria – Bonzo era grandissimo per ben altri motivi -, già agli inizi di carriera gli ingredienti c’erano tutti: l’interazione pazzesca tra i membri del gruppo, gli arabeschi di chitarra di Page, la voce meravigliosa di Plant, una sezione ritmica micidiale, le dilatazioni dei pezzi fino allo spasimo. Poco più di due mesi dopo, fa il suo ingresso in classifica il secondo capitolo della saga, ancora legato a classici stilemi blues, ma netto passo in avanti a livello compositivo. Un po’ troppo spesso ci si sofferma sulla bella Whole Lotta Love, ma tocca ricordare la presenza fondamentale di Ramble On, Heartbreaker e Moby Dick e di chicche come What Is And What Should Never Be. Altre cinque stelle meritate, anche in virtù di un secondo disco ricco di alternate takes, strumentali e persino un inedito assoluto, LaLa, un inconcludente, ma comunque curioso, esperimento strumentale.

Terza e ultima ristampa, Led Zeppelin III è il momento più alto della parabola del dirigibile inglese, quella in cui i musicisti si affrancano parzialmente dalle pesanti influenze blues, vanno ad abbeverarsi alla fonte del folk britannico e pubblicano un disco che mette in fila una lunga serie di capolavori: Immigrant Song, Since I’ve Been Loving You, Bron-Y-Aur Stomp, Hats Off To Roy Harper e Celebration Day. Oltre alle solite versioni alternative, sono ben due gli inediti: Jenning Farm Blues, strumentale di Bron-Y-Aur… e Keys To The Highway/Trouble In Mind. Imperdibili.

LED ZEPPELIN I, II, III (Rhino/Warner)

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MUSICA

CI SONO ANCH'IO

GEORGE EZRA CON WANTED ON VOYAGE DIMOSTRA DI AVERE TUTTE LE CARTE IN REGOLA PER ENTRARE NELLA SCENA MUSICALE DALL'INGRESSO PRINCIPALE di Elena Rebecca Odelli

G

eorge Ezra si deve essere detto «o la va o la spacca» nel lavorare al suo nuovo album e Wanted On Voyage racchiude perfettamente questo concetto. Con canzoni come Budapest e Barcelona appone bandierine sul mappamondo della sua giovane esistenza. La sua provenienza musicale ha da subito affascinato molti addetti al settore e questo disco riconferma solo la sensazione di aver centrato i riflettori con merito sul ventenne di Bristol. Wanted On Voyage non è ancora l’album dell’affermazione di George Ezra, però può essere un biglietto di ingresso dalla porta principale per la scena musicale. La prima traccia, la molto dylaniana Blame It To Me, marca il territorio dei contorni di questo album, un folkish accoppiato a un blues di pancia che insieme creano una tavolozza di colori e sfumature ben percepibile nella sua voce. Tralasciando le tracce presenti anche nell’Ep già uscito, Ezra si tuffa a pieno in sonorità azzardate in perfetto Woody Guthrie

style, donandone una rilettura più giovane - si veda alla voce Drawing Board - e moderna. Un suono denso che allo stesso tempo fa della delicatezza esponenziale il suo punto di forza. Wanted On Voyage è un disco da ascoltare lontano dalla frenesia, magari riuscendo a telestrasportarsi al Greenwich Village del 1962. L’unica pecca, più che scusabile considerando la giovanissima età, sono i testi che spesso mettono a fuoco un problema non secondario. Leggendosi le parole di alcuni brani sembra quasi che Ezra si sia scontrato in più occasioni con il blocco dello scrittore. Citando lo stesso George, dal ritornello della versione rivisitata di Did You Hear The

Rain?, «si può provare e correre e nascondersi, strappando la catena». George Ezra quella catena l’ha spezzata e con Wanted On Voyage ha alzato il tiro mettendo in risalto le sue potenzialità di giovane cantautore senza urlarle, ma cantandole così, in maniera soffice e densa allo stesso tempo.

GEORGE EZRA Wanted On Voyage (Sony Music) di Massimo Longoni

Micro-reviews PASSENGER Whispers (Sony Music)

Il cantante di Let Her Go torna con la sua musica delicata che coinvolge al primo ascolto. Heart’s On Fire, Start A Fire e Riding To New York piaceranno a molti. Non solo per #innamorati.

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THE ANTLERS Familiars (Transgressive Records)

Attesi al varco dopo l’ottima prova di Burst Apart del 2011. Non deludono, anzi rilanciano con il loro mix di grazia e intensità. Da ascoltare e riascoltare. #nuoviarrivi

ELVIS PRESLEY Elvis Sings (Sony Music)

Sono passati 60 anni da quando la voce di Elvis risuonò per la prima volta alla radio. Questa raccolta contiene 23 cover di grandi artisti cantate dal Re del Rock ‘n’ Roll. #storia

MEI - Viaggio nel miglior rock indipendente italiano, 1994-2014 (Color Sound/Universal).

Dai Marlene Kuntz ai Bluvertigo, dai Tre Allegri Ragazzi Morti a Le Luci della Centrale Elettrica: 38 brani che hanno fatto la storia della musica indipendente italiana. #buonamusicasalentino.


S

ebbene la copertina retrò in bianco e nero e il riferimento ad Arancia Meccanica nel titolo siano dettagli intriganti, è la presenza alla regia di un moderno santone come Dan Auerbach ad accrescere esponenzialmente la brama di catapultarsi all’ascolto del nuovo album di Lana Del Rey. Le (a dire il vero poco giustificabili) perplessità sull’efficacia della collaborazione svaniscono all’istante: questo connubio è ultra azzeccato. La pronunciata vena cinematica della songwriter newyorkese - già in evidenza nei brani passati, arrangiati da producer di stampo pop e hip-hop - tocca nuove vette grazie allo splendido lavoro di Auerbach, che annega quella voce misteriosa in riverberi infiniti e la infila in un contesto analogico, caldo, vero. Cruel World punta subito verso i litorali psichedelici

A

MORRISSEY World Peace Is None of Your Business (Harvest/Universal)

di Stefano Gilardino

S

cari ai Black Keys; l’eleganza della title track e l’incedere glorioso di Shades Of Cool confermano che qui si fa sul serio. Brooklyn Baby è un’ode a Lou Reed, Money Power Glory una riuscita riflessione sulla fama, Fucked My Way Up To The Top uno sfogo personale da applausi, Black Beauty un manifesto. Il classicismo di Old Money incanta, mentre il repentino cambio di ritmo nel ritornello di West Coast tiene alta la tensione. Infine, a tirare in ballo Nancy Sinatra e compagnia bella in Pretty When You Cry e The Other Woman non si commette peccato. Ultraviolence è insieme una dimostrazione di maturità e una lezione di stile. E anche se rispetto a Born To Die potrebbe incontrare qualche difficoltà in più a scalare le classifiche, farà ricredere anche i più scettici sulla credibilità artistica di Elizabeth Grant: la ragazza ha carisma da vendere.

voler essere cattivi si potrebbe liquidare questo ritorno discografico di Moz con la celebre frase di Elvis Costello «Morrissey writes wonderful song titles, but sadly he often forgets to write the song», ma poi il Direttore mi chiederebbe altre 1.400 battute per riempire lo spazio vuoto e allora tanto vale mettere da parte la delusione e spiegare meglio. World Peace arriva a cinque anni di distanza dal discreto Years Of Refusal, un lavoro che già aveva mostrato la corda e messo in stand-by la carriera del cantante di Manchester, tornato sulle scene in grande spolvero nel 2004 con lo splendido You Are The Quarry. Dopo problemi di salute piuttosto gravi e un calo d’ispirazione che sembrava fisiologico, in pochi avrebbero pronosticato l’ennesimo colpo

ei anni dopo l’ultimo, discutibile e decisamente poco ispirato album di inediti, tornano i Judas Priest. Le leggende dell’heavy metal all’inglese pubblicano il diciassettesimo disco, cercando di piazzare il classico colpo di coda riuscito di recente anche ai coetanei e compaesani Black Sabbath. E la missione riesce alla perfezione a Rob Halford e compagni, che con Redeemer Of Souls vanno addirittura oltre le più rosee previsioni. Il lavoro è il migliore mai pubblicato dai Priest dal lontano 1990, anno di grazia nel quale i Nostri incisero uno degli LP più significativi di un intero genere, Painkiller. È questo il titolo che maggiormente viene in mente durante l’ascolto del nuovo platter. Tredici brani di metallo incandescente che immortalano il coraggioso assalto all’arma bianca di questi

LANA DEL REY Ultraviolence (Interscope Records)

di Marco Rigamonti

da maestro. Purtroppo, il Morrissey del 2014 pare un artista stanco e poco ispirato, che si trascina faticosamente attraverso dodici brani che quasi mai lasciano il segno e in alcuni casi, come Earth Is The Loneliest Planet o The Bullfighter Dies, con influenze francesi e spagnole poco centrate, deludono parecchio. Si salvano i pezzi classicamente alla Moz (Staircase At The University, la ballad Oboe Concerto, Istanbul), ma è veramente troppo poco per salutare il suo decimo lavoro solista con parole positive e ottimi voti. Bello, in ogni caso, rivedere in copertina il logo immortale della Harvest, etichetta che ha segnato la storia della musica rock (i fan dei Pink Floyd se la ricorderanno bene) e che rivive grazie a World Peace Is None Of Your Business. Mezzo punto in più…

arzilli signori (il nucleo storico è oltre la sessantina da qualche tempo): velocità, impatto, potenza, riff di chitarra clamorosi e quel suono del rullante che pare esser stato scientemente scippato dall’album di 24 anni fa. E’ molto difficile indicare i momenti meno riusciti di un insieme che non presenta vistosi cali di tensione; per assurdo il brano di lancio March Of The Damned è con ogni probabilità il pezzo più debole della tracklist, dove giganteggiano canzoni stupende come Halls Of Valhalla, Down In Flames e Beginning Of The End. Tre manifesti perfetti dell’ultima fatica marchiata JP, dove toni epici, ritmi prima sostenuti e poi cadenzati, aggressività e teatralità coesistono in un disco che verrà difficilmente dimenticato da chi ha più di trenta primavere sulle spalle. Lunga vita.

JUDAS PRIEST Redeemer Of Souls (Epic/Sony)

di Jacopo Casati onstage luglio 67


CINEMA

a cura di Antonio Bracco

transformers 4:

L'era dell'estinzione di Michael Bay

USA, 2014, 3D, 166 min. IL CAST: Mark Wahlberg, Stanley Tucci, Jack Reynor, Nicola Peltz, Sophia Myles, Kelsey Grammer, Bingbing Li, Peter Cullen, Titus Welliver

CRITICA PUBBLICO

C

on questo quarto episodio inizia di fatto una nuova trilogia. Michael Bay, il regista più esplosivo di Hollywood (senza perifrasi alcuna, nei suoi film le cose esplodono e basta), era praticamente uscito di scena al terzo Transformers. Il rapporto con il giovane protagonista Shia LaBeouf aveva raggiunto una certa saturazione di “cortesie” reciproche e le dinamiche tra i due erano ormai a corto di positività. La saga però si era rivelata oltremodo redditizia e abbandonarla sarebbe stato imprenditorialmente un errore (tra i produttori, oltre allo stesso Bay, figura anche Steven Spielberg). Dopo aver passato al vaglio soluzioni alternative, la Paramount ha convinto Michael Bay a tornare sui propri passi. Il regista aveva nel frattempo diretto la commedia nera Pain

& Gain che gli ha procurato un salutare distacco dai robottoni, con i quali era pronto a ripartire. Per iniettare nuova linfa nella saga serviva un restart completo a cominciare dal cast: benvenuti, dunque, Mark Wahlberg e Stanley Tucci, i giovani Nicola Peltz e Jack Reynor, e la star cinese Bingbing Li in virtù di una partnership con un paio di società hongkonghesi. Anche la storia è maggiormente ambiziosa (la pellicola dura più di due ore e mezza) dovendo introdurre tra le altre cose i mitici Dinobots, metà dinosauri e metà robot

(mitici per chi conosce la vecchia serie animata). Il design in computer grafica di Autobot e Decepticon è stato rivisto e semplificato, come si può ammirare nei negozi di giocattoli con gli ultimi corrispondenti prodotti della Hasbro. La contaminazione tra uffici marketing è stata fruttuosa anche in sede musicale. La band Imagine Dragons ha infatti composto appositamente per il film il brano Battle Cry. A dispetto del titolo, non c’è da temere per i Transformers: l’età dell’estinzione è ancora molto lontana.

Micro-reviews IL PARADISO PER DAVVERO

di Randall Wallace (USA, 2014) Un bambino sopravvive miracolosamente a un delicato intervento chirurgico. Al risveglio descrive lucidamente il luogo che ha visto mentre era #piùdilàchediqua. Tratto dal libro del vero padre del bimbo.

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2047 - SIGHTS OF DEATH

di Alessandro Capone (ITA, 2014) In un futuro distopico, un gruppo di ribelli tenta di raccogliere prove per dimostrare e condannare i crimini efferati commessi dai militari del governo. Nel cast nientemeno che #RutgerHauer e #DarylHannah.

SURROUNDED

di F.Patrizi, L.Girolami (ITA, 2014) Rimasta #solaeisolata nella villa di campagna, una donna è perseguitata da invisibili e inafferrabili presenze che la assediano con crescente insistenza. Riuscirà a vedere la luce del giorno dopo?

ANARCHIA - LA NOTTE DEL GIUDIZIO

di James DeMonaco (USA, 2014) Secondo appuntamento con lo "Sfogo Annuale", una notte di violenza autorizzata una volta all'anno a tutti i cittadini americani con l'ambizione di #purificare la società dai suoi istinti più violenti.


22 JUMP STREET

di Chris Miller e Phil Lord, USA, 2014

Dopo le peripezie alle scuole superiori, grandi cambiamenti attendono gli agenti Schmidt e Jenko quando prendono parte a una missione in incognito presso un college locale. Il primo si infiltra nella scena artistica bohémienne e il secondo entra nella squadra di football. Sviluppi dovuti alle diverse coperture iniziano a far dubitare entrambi della loro collaborazione. Ora non si tratta più soltanto di risolvere il caso, devono anche scoprire se sono in grado di avere un rapporto maturo. La domanda è: possono questi due adolescenti troppo cresciuti trasformarsi da matricole in poliziotti di un certo calibro? Il college potrebbe rivelarsi l’occasione migliore che gli sia mai capitata. Sequel del film tratto dalla serie TV anni Ottanta 21 Jump Street (che lanciò la carriera di Johnny Depp). All’esordio al box office Usa ha superato le aspettative incassando in tre giorni 57 mln di $. CRITICA PUBBLICO

IL CAST: Channing Tatum, Jonah Hill, Peter Stormare, Amber Stevens, Wyatt Russell, Ice Cube

MAI COSÌ VICINI

di Rob Reiner, USA, 2014

Indisponente verso l’intero genere umano, con grande senso di consapevolezza (e compiacimento) nell’esserlo, Oren Little è un agente immobiliare che vuole vendere un'ultima casa, andare in pensione e vivere in santa pace senza dover scambiare parola con chicchessia. I suoi piani tanti elaborati e agognati vengono malauguratamente scombinati dal figlio, il quale gli affida una nipotina di nove anni della cui esistenza non sapeva nulla. Incapace di prendersi cura di lei, Oren scarica la bambina alla risoluta e amabile vicina di casa Leah cercando con tutte le forze di tornare alla sua monotona quotidianità. Poco per volta e con una certa riluttanza, Oren impara a sorpresa ad aprire il cuore alla famiglia, a Leah e alla vita stessa. Il film è diretto nientemeno che dal regista di Harry ti presento Sally e di altri capolavori del cinema USA. IL CAST: Michael Douglas, Diane Keaton, Sterling Jerins, Barbara Vincent, Frankie Valli, David Aaron Baker

CRITICA PUBBLICO

BABYSITTING

di Nicolas Benamou e Philippe Lacheau, FRANCIA, 2014

Ritrovatosi improvvisamente senza babysitter per il weekend, Marc e sua moglie decidono di affidare il figlio Rémy alla supervisione di Franck. Quest’ultimo è un dipendente di Marc e riveste perfettamente il profilo della persona seria, fidata e raccomandabile. Non dovrebbe avere problemi nel tenere a bada per una notte un bambino di dieci anni. Due elementi, però, entrano in conflitto: Rémy è un ragazzino piuttosto ingestibile e Franck quella stessa sera compie trent’anni. Il mattino seguente di Rémy e Franck non c’è più traccia. Nella casa, inspiegabilmente messa a soqquadro, la Polizia trova una videocamera e visualizzandone le riprese insieme ai genitori del bambino, spera di trovare indizi utili. Geniale commedia francese che adotta la tecnica narrativa del “found footage”, solitamente usata nel genere horror. CRITICA PUBBLICO

IL CAST: Philippe Lacheau, Alice David, Vincent Desagnat, Tarek Boudali, Julien Arruti, Gérard Jugnot, Clotilde Courau

onstage luglio 69


GAMES

PIXELJUNKSHOOTER

ULTIMATE 360° DI PURO DIVERTIMENTO NAVETTE, FLUIDI E SCIENZIATI IN DUE DIMENSIONI

Produttore: Double Eleven Genere: Shoot’em up Disponibile per: PS4 - PsVita

S

toricamente l’arma principale per assicurarsi una buona fetta di mercato è sempre stata quella delle esclusive, ma finora nella guerra tra console di nuova generazione i titoli oggettivamente imperdibili latitano; nell’attesa, diventa vitale sfruttare a dovere il più moderno espediente dei giochi gratuiti da mettere a disposizione dei fedelissimi (gli utenti che rinnovano la propria iscrizione al network di competenza). In questo senso Sony continua a stupire: dopo un inverno da urlo (con i notevoli Don’t Starve e Outlast regalati ai clienti Plus nei mesi di Gennaio e Febbraio), l’estate comincia come meglio non potrebbe. PixelJunkShooter Ultimate raccoglie i due ottimi episodi usciti qualche anno fa su PS3 e li fonde in un unico titolo giocabile sia su Play Station 4 che su PsVita. Per chi non avesse mai sentito parlare della serie a firma Double Eleven, si tratta di

a cura di Blueglue

uno shooter bidimensionale in cui i riflessi contano, ma non sono tutto; occorre armarsi di pazienza, esplorare, pianificare e risolvere dei veri rompicapo. Controllando una navicella (il sistema di comandi ricalca quello degli shooter multidirezionali, ovvero con uno stick si controlla il movimento e con l’altro la mira) il nostro compito sarà scendere in profondità alla ricerca di minatori/scienziati da trarre in salvo; nel farlo dovremo tenere conto degli effetti di una grande varietà di materiali (liquidi e gassosi) che interagiscono con l’ambiente, evitando di creare scenari

disastrosi sparando alla superficie sbagliata. La versione Ultimate di PixelJunkShooter collega le due campagne in un’unica avventura, e i ritocchi grafici donano ancora più credibilità alla fisica dei fluidi (già in partenza un aspetto curatissimo). La possibilità di salvare i progressi su cloud per potere continuare l’impresa sulla portatile di casa Sony e il supporto della modalità coop in locale aggiungono valore a un titolo semplice ma allo stesso tempo profondo, ottimo sia per sedute estemporanee con amici che per sessioni più impegnate in solitaria.

Micro-reviews MURDERED: SOUL SUSPECT (PS3 – PS4 – XBOX 360 – XBOX ONE) Il poliziotto Ronan O’Connor è vittima di un brutale omicidio; nei panni del suo fantasma dovremmo smascherare il nostro assassino alternando indagini, esplorazioni e fasi stealth. #noir #crimescene

70 onstage luglio

ULTRA STREET FIGHTER 4 (PS3 – XBOX360) La prima regola del Fight Club è che non si parla mai del Fight Club: questo corposo update del titolo Capcom del 2009 è riservato agli utenti della community - astenersi giocatori occasionali. #bottedaorbi

ENTWINED

(PS3 - PS4 - PSVITA) Controllare le anime di un pesce (acqua) e di un uccello (aria) con gli stick analogici del pad per condurli alla sincronia perfetta sembra piuttosto semplice; ma non lo è affatto. #totherhythm #poesiavideoludica

LEMMINGS TOUCH

(PSVITA) Sono passati più di 20 anni, ma le creaturine dai capelli verdi non hanno ancora imparato ad autogestirsi; sarà nostro compito salvare la loro pellaccia anche sulla portatile Sony. #nostalgiacanaglia #masssuicide


5 LUGLIO CATTOLICA Arena della Regina

6 LUGLIO PIAZZOLA SUL BRENTA Hydrogen Festival - Company Arena

8 LUGLIO GENOVA

Arena del Mare - Porto Antico

10 LUGLIO PISTOIA

Pistoia Blues Festival - Piazza Duomo

13 LUGLIO VERONA Arena

15 LUGLIO PALMANOVA

Onde Mediterranee - Piazza Grande

17 LUGLIO LOCARNO

Moon and Stars ‘14 - Piazza Grande

19 LUGLIO GIFFONI

Giffoni Film Festival - Arena Troisi

22 LUGLIO TAORMINA Teatro Antico

23 LUGLIO TAORMINA Teatro Antico

26 LUGLIO LECCE Stadio Via del Mare


TECH

Sony Smartband

Secondo gli analisti il 2013 avrebbe dovuto essere “l’anno degli smartwatch”; la previsione si è rivelata ottimistica, ma il mercato dei cosiddetti “wearable” sembra pronto a espandersi in tempi relativamente brevi. Sony ci crede di Marco Rigamonti

L

e anticipazioni sui famigerati Google Glass e le voci che danno per certo l’esordio di uno smartwatch a firma Apple entro la fine del 2014 accendono i riflettori sul settore di mercato della tecnologia indossabile. Sony è stato uno dei primi brand a sperimentare con dispositivi da polso in grado di comunicare con lo smartphone; l’ultima diavoleria pensata dalla casa giapponese è un braccialetto che monitora (quasi) tutto quello che facciamo. Smartband si presenta come un semplice cinturino impermeabile (disponibile in diverse colorazioni), all’interno del quale è posizionata una piccola unità operativa rimovibile dotata di Bluetooth, Near Field Communication e sensore di movimento a 3 assi. Il gadget è in grado di comunicare attraverso vibrazioni la ricezione di avvisi di ogni genere (naturalmente personalizzabili) e di funzionare da sveglia “intelligente” (individuando la fase di sonno leggero per minimizzare il trauma del risveglio); la batteria garantisce 5 giorni di autonomia, un lasso di tempo

enorme se confrontato con lo standard degli smartphone. I dati che Smartband è in grado di raccogliere sarebbero però nulli senza l’implementazione dell’applicazione Lifelog, un vero e proprio diario della nostra vita. Sempre attiva in background, Lifelog disegna una precisa timeline delle nostre giornate mostrandoci utilizzo di mail e social, scatti effettuati, app usate, luoghi visitati e ore di sonno. Ma il bello arriva ora: il numero di passi compiuti e gli spostamenti vengono utilizzati per calcolare le calorie bruciate (suddivise in metabolismo di base e attività fisiche), e la somma delle ore di smanettamento sullo smartphone vanno a comporre un lucido e spietato grafico che illustra quanto abbiamo lavorato e quanto abbiamo cazzeggiato. Sulla base di questa fedele analisi è possibile compiere lo step successivo: impostare degli obiettivi per migliorare la nostra efficienza quotidiana. Trovarsi di fronte alla cruda realtà tratteggiata dai numeri potrebbe rivelarsi scioccante: in bocca al lupo.

Micro-reviews ULTRAPACK GO / ULTRAPACK TOUR

Mezz’ora di corrente a casa, e poi quando si è in giro e il serbatoio dello smartphone piange bastano 15 minuti per ritrovare un confortante 100% alla voce “batteria”. #batteriaesterna #velocitàsmodata

72 onstage luglio

HOTEL TONIGHT (ANDROID / IOS)

Un nuovo modo per progettare le vacanze last minute: con questa app è possibile ricercare e prenotare stanze d’albergo all’ultimo momento, usufruendo anche di qualche interessante offerta. #smartbooking

LACIE FUEL 2TB

Il nuovo hard disk esterno wireless firmato Lacie/Seagate è un compagno graditissimo per chi vuole avere sempre con sé (e ovunque) una grande quantità di dati da utilizzare sul tablet. #teraportatili

LOGITECH COLOR COLLECTION Apple insegna che lo stile conta parecchio; la nuova linea di Logitech colora a tinte pastello e introduce delle stampe simpatiche in alcuni popolari modelli di mouse (M325, M317 e M187). #expressyourself



COMING SOON Pharrell Williams

EVERYBODY

DANCE di Jacopo Casati

C

asomai la magnifica abbuffata di concerti della prima parte dell’estate 2014 non vi fosse bastata, non temete: a settembre si riparte col botto. Pharrell Williams sarà al Mediolanum Forum di Assago (Milano) il 20 settembre, unica data italiana del Dear Girl Tour, appuntamento assolutamente da non perdere per gli appassionati di pop internazionale. E' difficile trovare in circolazione un artista più poliedrico di Pharrell. Classe 1973, ha conosciuto nell’ultimo biennio un successo planetario, che lo ha consacrato tra le stelle più luminose dell'intero music business. In molti si sono accorti di lui dopo l’esplosione sul mercato delle mega hit Get Lucky e Blurred Lines, pezzi che nell'anno appena trascorso hanno permesso a Daft Punk e Robin Thicke di primeggiare a lungo nelle chart di mezzo mondo. Inoltre, il suo recente tormentone Happy è stato utilizzato all'interno della

colonna sonora del film Cattivissimo me 2 e si è guadagnato una nomination all'Oscar. A dire la verità però, specialmente Oltreoceano, Williams è un boss di primo livello già da tempo. Non per nulla secondo Billboard è il miglior produttore in attività dell'ultima decade. Nel corso di quella che è già una carriera clamorosa, ha dato alle stampe il suo esordio discografico nel 2006, collaborato con Chad Hugo nei Neptunes da inizio millennio e prodotto canzoni a veri e propri mostri sacri della scena. Qualche nome? Justin Timberlake, Madonna, Jay Z, Shakira e Jennifer Lopez. Con queste premesse è abbastanza facile aspettarsi un evento di altissimo livello, americano nel senso più spettacolare del termine, con coreografie ed effetti scenici che coloreranno quella che è definita dallo stesso performer una festa in cui ballare e godersi la vita. Nonostante abbia solamente due dischi inediti all'attivo (il secondo G I R L è stato tra l'altro uno dei più venduti del 2014), il repertorio a cui Pharrell può attingere è vastissimo, vista la mole innumerevole di brani da lui prodotti e remixati. Preparatevi dunque: Everybody dancing on the floor, getting you ready for some more!

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CALENDARIO CONCERTI luglio

Afterhours 01/08 Gallipoli (LE) 03/08 Zafferana (CT) 05/08 Palmi (RC) 10/08 Monteprandone (AP) 27/08 Castagnole (AT) 06/09 Milano 07/09 Pisa 12/09 Ravenna Ani DiFranco 09/09 Milano 10/09 Roma

Caparezza 01/08 Salerno 06/08 Catanzaro 08/08 Catania 09/08 Palermo 16/08 Gallipoli (LE) 20/08 Orvieto 22/08 Brescia 23/08 Senigallia (AN) 30/08 Cagliari 04/09 Pisa 07/09 Firenze Elbow 25/08 Firenze Elio e Le Storie Tese 08/08 Rispescia (GR) 05/09 Verona Elisa 27/07 Verona Franz Ferdinand 01/08 Ferrara 02/08 Roma Jonathan Wilson 01/08 Firenze

74 onstage luglio

Laura Pausini 09/09 Verona Ligabue 06/09 Trieste 09/09 Torino 13/09 Bologna 20/09 Bari Mannarino 02/08 Agropoli (SA) 10/08 Pescara 13/08 Lecce 14/08 Locorotondo (BA) 26/08 Taormina (ME) 11/09 Roma 13/09 Napoli Manu Chao 05/08 Gallipoli (LE) 12/08 Pisa NOFX 03/08 Milano Pino Daniele 07/08 Lignano Sabbiadoro (UD) 15/08 Diamante (CS) 22/08 Taormina (ME) 24/08 Palermo 01/09 Verona Ska-P 13/09 Milano Tiromancino 01/08 San Gimignano (SI) 07/08 Misterbianco (CT) 09/08 Brindisi



onstage giugno 77


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