Onstage Magazine maggio

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maggio 2014 GIORGIA

«Una volta ero più egoista, oggi mi piace accontentare chi viene a vedermi dal vivo»

Dopo arene, teatri e palazzetti, Luciano torna negli stadi. Armato, come sempre, di passioni ed emozioni trasformate in musica. Il Mondovisione Tour 2014 è pronto a infiammare l’Italia

BIAGIO ANTONACCI

Tutto quello che non sapete sul cantautore milanese (e che invece dovreste sapere)

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FRANCESCO RENGA LUCA BIZZARRI CESARE CREMONINI BEN HARPER




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08 onstage maggio


EDITORIALE Daniele Salomone @DanieleSalomone

S

ono stato a Copenhagen, che dal 6 al 10 maggio ospiterà l’Eurovision Song Contest 2014. La Danimarca intera sta facendo sistema per ottenere il massimo della visibilità da questa vetrina - si prevedono 170 milioni di telespettatori, in Italia sarà la RAI a trasmettere l’evento - e per questo mi hanno invitato a visitare la capitale insieme ad altri giornalisti e blogger, italiani e francesi. Vi risparmio le centinaia di argomenti che potrei portare in favore del nutrito club “Ma che diavolo ci resto a fare io in Italia?” (al quale sto seriamente pensando di iscrivermi dopo questa tre giorni). Non è questo il luogo adatto. Mi soffermo invece su quello che ho visto e ascoltato la sera di venerdì 25 aprile al Vega, storico club di Copenhagen, dove era in programma il concerto dei paladini di casa WhoMadeWho – forse ve li ricordate perché hanno accompagnato Arisa a Sanremo suonando Cuccurucucù di Franco Battiato. Un concerto che mi ha insegnato parecchie cose, che metto qui nero su bianco.

1. I club con una buona acustica esistono. Il Vega è stato costruito nel 1956 e, nonostante sia stato ristrutturato negli anni 90, ha conservato il design e la struttura di allora. E “allora” era un’epoca in cui i sistemi di amplificazione praticamente non esistevano e si progettavano le “concert hall” in modo che la musica si sentisse BENE in acustico. Per esempio costruendo soffitti alti. Abituato alle brutture sonore delle location milanesi, mi stavo rassegnando all’idea che un concerto si guardi ma non si ascolti. Sono lieto di annunciare che non è così. 2. Le transenne non sono necessarie. E nemmeno la security. Al Vega non c’è divisione tra platea e palco. Mi sono venuti in mente gli stadi inglesi. Ma non ho visto nemmeno gli steward che invece affollano Wembley o Anfield Road. Almeno per i concerti, transenne e sicurezza non servono in Danimarca. Hanno già tutto il necessario: la civiltà.

5. I concerti indie non sono necessariamente delle sfilate hipster. Premettendo che ognuno è libero di conciarsi come diavolo crede, non riesco a non sorridere pensando all’omologazione a cui ci si trova di fronte in Italia quando una qualunque band - meglio se internazionale - del so-called circuito indie sale sui nostri palchi. E pazienza se poi la stessa band ha un contratto con una major, in Italia tutto ciò che è figo è indie e viceversa. A Copenhagen non ho visto nulla di tutto ciò: una eterogeneità entusiasmante animava la serata, perché i concerti e la musica non sono appartenenza e non definiscono un bel niente. I target di pubblico lassù non esistono. Ma non ditelo al mio editore. 6. È legale vendere birra non annacquata. In realtà io non l’ho bevuta, ma quelli che erano lì con me sì. A sentir loro, era birra vera, non la generica bibita al gusto di birra che di solito offrono i locali che ospitano i concerti. Per la cronaca, anche la vodka al Vega non è diluita con l’acqua. Ve lo posso assicurare. 7. Il 3G può funzionare anche in luoghi affollati. Si diceva prima dell’abuso di smartphone. Ok, ma c’è anche chi ai concerti deve lavorare o per lo meno fare finta di farlo. E insomma al Vega c’era pure una rete wi-fi per i giornalisti. Cose dell’altro mondo. 8. Non è noioso andare ai concerti di gruppi che non si conoscono. Anzi, ci si può divertire. Dopo aver parlato mezz’ora con i miei due vicini di live - una coppia che veniva da fuori - e averli ascoltati decantare le lodi degli WhoMadeWho, ho scoperto che non li avevano mai sentiti prima. Nemmeno nominare. Alloggiavano nelle vicinanze del club e, incuriositi, hanno comprato il biglietto. Ed eccoli ballare scatenati una musica per loro inedita. Capite perché i festival all’estero funzionano (in Danimarca hanno il Roskilde che è tra i più grossi in Europa) e da noi no?

3. Abusare dello smartphone non è obbligatorio. A Copenhagen si va ai concerti per ascoltare la musica. Geniale no? Nelle ore che ho passato dentro il Vega ho notato sì e no quattro persone usare i telefoni per fare video o scattare foto o twittare. E solo una l’ha fatto ripetutamente: io.

9. Anche i danesi broccolano quando sono ubriachi. Ebbene sì. L’ho visto coi miei occhi. Il provolone che, barcollando, ammicca alla malcapitata, sfoggiando frasi irresistibili come “lo sai che sei bellissima”, non ha per forza il passaporto italiano. Lo sospettavo. Ma un conto è immaginarlo, un altro è trovarsi davanti un tizio alto due metri, biondo con gli occhi azzurri, che sbiascica frasi incomprensibili ad una ragazza italiana disgustata – facendo inevitabilmente la figura del fesso. Tutto il mondo è paese.

4. Il crowdsurfing può essere gentile. Quaggiù, ammettiamolo, certe pratiche sono riservate a certi concerti. Quelli duri, con la musica dura. Lassù, invece, il crowdsurfing capita che lo si faccia durante un live che sta a metà strada tra rock e dance e che lo facciano ragazzi in camicia, prontamente sostenuti dal pubblico che si preoccupa innanzitutto dell’incolumità dei surfer.

10. Arisa ha un ottimo gusto musicale. Sinceramente, chi avrebbe mai immaginato che la Rosalba potesse infatuarsi di un trio dance-rock nordeuropeo tanto da chiedergli di accompagnarla a Sanremo? Brava lei e bravi gli WhoMadeWho, ottima live band che ha accolto me e un collega francese nel backstage con la stessa gentilezza che qui si riserva - calcolata - solo ai mammasantissima del giornalismo (?) musicale.

onstage maggio 09


INDICE MAGGIO N°71

34

giorgia Oltre ad essere una delle più belle voci italiane, è molto professionale e onesta. Ed è pronta per il tour.

40

Ligabue A quattro anni dall’ultima volta, Luciano torna negli stadi. E porta sul palco tutte le sue passioni, dal calcio al rock.

46

biagio antonacci Sapete tutto di lui? Festeggiamo i live negli stadi con 10 fatti che (forse) non potevate neanche immaginare.

True colors style

52

63

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cam girl

CESARE CREMONINI

TRUE COLORS

Il nuovo film di Mirca Viola affronta un tema caldo, decisamente attuale. Ne parliamo con le protagoniste.

È uscito il quinto album solista del cantautore bolognese, Logico. Per goderselo appieno, c’è da faticare.

Le collezioni Primavera-Estate 2014 sono un inno ai colori vivi ed accesi. Per la gioia di Cindy Lauper.

10 onstage maggio



INDICE

FACE TO FACE

JUKEBOX

26

19 20 22 23 24

LUCA BIZZARRI

ROCK IN IDRO PETER GABRIEL

BE/REFLECTED BEN HARPER

WHAT’S NEW

63 68 70 72

28

16

CINEMA GAMES TECH

FRANCESCO RENGA

CELEBRATION RENZO RUBINO

MUSICA

BOB MARLEY - Legend

COMING SOON

74

PEARL JAM

ONSTAGEWEB.COM ROCK IN IDRO FREE Avete letto bene. Rock In Idro, sul sito di Onstage, è gratis. Chi ci segue sa che spesso abbiamo il vizietto di regalare biglietti per i concerti. Ma questa è un’occasione speciale, con una line up del calibro di Iron Maiden e Queens Of The Stone Age.

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12 onstage maggio

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E così abbiamo deciso di esagerare: oltre ai singoli biglietti, regaliamo anche abbonamenti vip validi per tutte le quattro giornate. Per partecipare al contest e provare a vincere, andate sul nostro sito web o sui nostri canali social. Good luck!

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OSPITI maggio 2014

Fabio Lovino

Danny Clinch

Romano, quarantenne, sagittario, inizia a fotografare per passione ma diventa un lavoro quando comincia a seguire in giro per il mondo jazzisti e rockstar. Sue le foto delle protagoniste del film Cam Girl.

Regista, pubblicitario e affermato fotografo rock vanta persino la partecipazione come armonicista in un paio di canzoni dei Foo Fighters. Suoi gli scatti di Pearl Jam, The Black Keys e Ben Harper su questo numero.

Stylaz/photomovie È il marchio sotto cui si celano Riccardo Ambrosio e Andrea Peroni, coppia che propone un approccio alla fotografia moderno e contemporaneo. Lo si vede nelle foto di Biagio Antonacci nelle prossime pagine.

Chico de Luigi

Cristina Checchetto

Charlie Rapino

Stefano Verderi

Il suo mantra è “osa sempre, ogni volta che scatti” e lui realizza ritratti che mostrano il lato umano e imperfetto dei soggetti, come la foto di Luciano Ligabue che trovate in copertina.

Nasce come fotografa di calcio, ma poi la passione la spinge a dedicarsi alla musica, meglio se dal vivo. Classe 1979, collabora con Onstage dal 2012 e si occupa principalmente di foto di concerti.

Emigrando in Inghilterra ha trovato l’America (ma pure in Italia partecipando ad Amici come coach). Produttore dance e pop, da due anni butta benzina sul fuoco per noi dalla sua roccaforte: Londra.

“The Wizard” è il chitarrista de Le Vibrazioni. Diplomato al Musicians Institute di Los Angeles, ha fondato la Basset Sound nel 2010 per produrre nuovi artisti. Ci parla di affascinanti suggestioni retrò.

74 anni fa Direttore responsabile Emanuele Vescovo Direttore editoriale Daniele Salomone d.salomone@onstageweb.com Caporedattore Alvise Losi a.losi@onstageweb.com Art director Giulia Vidali g.vidali@onstageweb.com Redazione Francesca Vuotto f.vuotto@onstageweb.com Jacopo Casati j.casati@onstageweb.com

14 onstage maggio

Registrazione al Tribunale di Milano n° 362 del 01/06/2007 Hanno collaborato Blueglue, Antonio Bracco, Tommaso Cazzorla, Luca Garrò, Stefano Gilardino, Massimo Longoni, Claudio Morsenchio, Elena Rebecca Odelli, Marco Rigamonti.

Ufficio commerciale Eileen Casieri e.casieri@onstageweb.com Marianna Maino m.maino@onstageweb.com Mattia Sbriziolo m.sbriziolo@onstageweb.com

Direttore marketing Luca Seminerio l.seminerio@onstageweb.com

Distribuzione e logistica Laura Cassetti l.cassetti@onstageweb.com

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Concessionaria per la pubblicità Areaconcerti srl via Ripamonti 137 20141 Milano Tel. 02.533558

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Pubblicità Triveneto Everest ADV Viale Delle Industrie 13, Limena (PD) tommaso.perandin@everlastadv.it Pubblicità Toscana e Umbria Sara Moretti s.moretti@onstageweb.com Stampa Rotolito Lombarda Via Sondrio, 3 20096 Pioltello (MI) Onstage Magazine è edito da Areaconcerti srl via Ripamonti 137 20141 Milano Tel. 02.533558 info@areaconcerti.it


TRENTA

ANNI 1984•2014



30 anni fa

Usciva Legend di Bob Marley. Era l'8 maggio 1984 quando, a tre anni dalla sua morte, veniva pubblicato Legend, una raccolta dei più grandi successi del grande cantante giamaicano. Resterà per 300 settimane nella classifica Billboard negli Stati Uniti e sarà il disco reggae più venduto di sempre. A.L.


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Ăˆ bello starvi vicino.


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JUKEBOX a cura di Francesca Vuotto

L’ASTRONAVE IN

CAMPAGNA SE IL 2013 È STATO L’ANNO NERO PER I GRANDI FESTIVAL IN ITALIA, QUESTO POTREBBE ESSERE QUELLO DELLA RINASCITA. ANCHE E SOPRATTUTTO PER MERITO DI ROCK IN IDRO, CHE (CON UN CAST DI ALTO LIVELLO) SI TRASFERISCE A BOLOGNA PER GUARDARE ALL’EUROPA. di Jacopo Casati

È

il festival di punta della stagione open door italiana. Escludendo le rassegne, Rock In Idro 2014 è l'evento da non mancare per chi sente la mancanza dei mega raduni musicali. Per la sesta edizione, l’organizzatore Hub Music Factory ha deciso di puntare su Bologna e investire nuovamente su un format (il festival appunto) che in Italia non è mai decollato. «Fondamentalmente siamo dei pazzi». Alex Fabbro e Titti Seregni spiegano così il motivo per il quale hanno deciso di mettere in piedi una quattro giorni (dal 30 maggio al 2 giugno) all'insegna della musica a 360 gradi: «Sarà il pubblico a dirci se ha ancora senso provarci. Ci auguriamo ovviamente che il responso sia positivo, da parte nostra l'impegno è massimo per cercare di fare un evento del genere in Italia. Pensiamo sia fondamentale che questo Paese abbia un festival nel vero senso della parola. Non una rassegna, non una serie di concerti spalmata in più settimane, ma un appuntamento che abbia un contorno e un’atmosfera ben definite, oltre che degli show dal vivo con artisti di altissimo livello. Siamo un popolo esterofilo, ciò che avviene lontano è fantastico a prescindere, anche se i gruppi sono gli stessi che vengono qui. E' ora di dimostrare che anche in Italia queste cose possono funzionare». Il trasferimento all'Arena Joe Strummer (ex Arena Parco Nord) di Bologna è finalizzato a qualcosa di più di un semplice tentativo: «Il progetto che vogliamo realizzare nel giro di tre

anni è di rendere Rock In Idro un evento di riferimento, al livello dei grandi festival europei. Ci siamo spostati da Milano per diversi motivi, uno in particolare: Bologna aveva perso la sua centralità per quanto riguarda gli happening musicali, e ci sembrava un’opportunità per identificare un luogo con una manifestazione che ha intenzione di durare nel tempo». La line-up è un meltin pot di elettronica, punk, ska, hard & heavy e alternative rock: «Abbiamo consapevolmente deciso di creare giornate totalmente diverse tra loro, cercando di portare come headliner quattro tra i massimi rappresentanti di determinati filoni musicali». La scommessa è l'EDM Day del 30 maggio, un tentativo di Hub di aprirsi al genere: «Fatboy Slim ci sembrava quello più in target con il resto della line-up». Tra le chicche ci sono i Pogues (31 maggio, con Ska-P e Gogol Bordello) e i Manic Street Preachers (2 giugno, headliner i Queens Of The Stone Age), mentre il colpo che non si aspettava nessuno, fondamentalmente perché in Europa gireranno a braccetto coi Metallica in un altro festival itinerante, sono gli Iron Maiden (1 giugno): «Portano sempre riscontri importanti in termini di pubblico, lo sforzo economico è stato

indiscutibile ma da come stanno andando le prevendite siamo contentissimi di averli presi». Aspettative? «L'obiettivo realistico è di totalizzare tra le 40 e le 50mila presenze nei quattro giorni. L' 1 giugno sarà certamente la giornata con maggiore affluenza, siamo fiduciosi anche sulle altre ma preferiamo evitare di sparare ci-

«Ciò che avviene lontano è fantastico a prescindere, anche se i gruppi sono gli stessi che suonano qui. E' ora di dimostrare che un festival può funzionare anche in Italia» fre esagerate, considerando anche il periodo di crisi economica che stiamo attraversando». E dove alloggerà tutta questa gente? «Purtroppo, e lo diciamo con vero rammarico, non siamo riusciti a raggiungere un accordo con il Camping della Città di Bologna, il proprietario non ne ha voluto sapere. Per le prossime edizioni cercheremo di stipulare convenzioni convenienti per il pubblico. Tuttavia non siamo a Milano, i prezzi degli alberghi qui sono mediamente più bassi, non per niente diversi hotel sono già esauriti».

onstage maggio 19


JUKEBOX

Di Charlie Rapino

so...good

IGGY SE NE FREGA

PETER GABRIEL APPRODA AL CINEMA CON IL CONCERTO DI LONDRA DI OTTOBRE 2013, DATA DEL TOUR CON CUI L’ARTISTA INGLESE HA RIPORTATO DAL VIVO TUTTO SO. BELLISSIMO. di Claudio Morsenchio

C

hiamarsi Peter Gabriel è una grande fortuna. Oltre ad essere uno degli artisti più stimati del nostro tempo, Peter è da sempre considerato uno sperimentatore innovativo, che nella sua lunga carriera ha messo insieme, contaminandoli, mondi lontani e colori sonori di ogni tempo e genesi. Solo per questo motivo varrebbe la pena di recarsi al cinema il 5, 6 e 7 maggio per gustarsi in anteprima il recente concertone che ha tenuto alla O2 Arena di Londra lo scorso ottobre. Lo show, denso di momenti significativi fra introspezione e celebrazione, è un’occasione unica per ripercorrere gran parte della vita artistica da solista dell’ex Genesis, arricchita con nuovi arrangiamenti, tecnologie avanzate e tecniche di ripresa all’avanguardia. Il pretesto da cui nasce il live è la celebrazione dei venticinque anni di uno dei suoi album di maggior successo, So, che ha dato una svolta alla carriera del songwriter britannico: con la sua vena pop contagiò un pubblico nuovo, fino a quel momento non particolarmente

20 onstage maggio

*

LONDON CALLING

corteggiato dall’indole progressive dell’artista. So vuol dire anche una grande band, che nel 1986 lo accompagnò in un sontuoso tour: oggi quegli stessi musicisti - tra cui uno straordinario Tony Levin - rileggono live alcune delle migliori composizioni del fuoriclasse inglese, dimostrando un’intatta affinità di intenti ed un’indescrivibile capacità tecnica. Suggestivi i racconti di Peter che arricchiscono fuori campo le canzoni spaziando fra arte, progresso e narrazione e bellissime le immagini che portano indietro nel tempo, mentre la band, ai giorni nostri, suona So e molte delle hit del suo ricco curriculum. Il film, come spesso accade, va oltre la musica e svela anche le storie, i sentimenti e le emozioni da cui sono nati i pezzi, mostrando tutta la poliedricità di uno degli artisti più profondi ed intensi del panorama musicale contemporaneo. La magia della sala, il dolby surround e la concentrazione daranno di sicuro il giusto tributo al nobile spettacolo visivo e sonoro. Correte al cinema, non ve ne pentirete.

(delle playlist)

I

l mio Direttore, giovane e speranzoso, mi chiede continuamente di scrivere di musica. Ma uno come me, vecchissimo e ormai seriamente convinto che le maggior parte della roba di oggi sia un mucchio di merda, ha pochissimo da scrivere. Probabilmente se avessi studiato di più, mi sarei dedicato alla tecnologia, sarei ricco e avrei molto da scrivere. Non penso che uno 16enne sia interessato al nuovo di Drake: preferisce l’ultima app di grido. La tecnologia e la finanza hanno sostituito il rock'n’roll! I banchieri e i tech oggi si ripassano le meglio sbarbe, s’imbragano di sostanze e vivono il r’n’r. Il rock, invece, fa il buonista e appare a fianco dei politici - certi rocker finiscono a fare i giudici ai talent show! I risultati della “correttezza politica” e delle quote rosa. Che resta quindi al vostro vate, sempre più fulminato da qualche fenomeno del marketing bocconiano alla Disclosure su Radio One, alla guida dello scorrettissimo MG V8 Convertible nel countryside inglese? Vivere di memoria, sperando di incappare in qualcosa di sorprendente. La BBC si è inventata un canale digitale - Radio 6, lo potete ascoltare on line anche dalle vostre parti – che è perfetto per gli sfigati che al liceo facevano schifo con lo sport, gli studi lasciamo perdere, la famiglia così così, e a cui non restava che intendersi di musica per risultare interessanti - cioè rimorchiare. Metto quel canale e sento una voce profonda, esotica, rilassante. Un po’ come il vecchio zio che ti racconta di quando trombava come un pazzo, facendoti ascoltare la musica vera, quella bbona. È il mio vecchio Iggy, che conduce in questo momento il MIGLIOR programma radiofonico al mondo e che se ne strafotte delle playlist dei programmatori e ci conduce in un viaggio delle mente, passando dai Jefferson Airplane a Nino Rota, per finire coi Suicide. Dicevi baby? Ah beh c'è sempre la possibiltà di sentire un po’ di ciarpame pseudo cantautorale, o anche un po' di pop putrido... Quella roba lì da repubblica, da democrazia.


Foto: Helmut Berta

Foto: Vanda Biffani

Foto: Helmut Berta


JUKEBOX

ITALIA LOVES FOOD COME VIVIAMO LA NOSTRA RELAZIONE CON IL CIBO? CE LO RACCONTA UNA MOSTRA, A PARMA FINO A METÀ GIUGNO. di Francesca Vuotto

I

l binomio Italiani-cibo è quello che forse ci contraddistingue e più ci lusinga. Il crescente benessere dagli Anni Cinquanta ad oggi lo ha cambiato e rafforzato al punto che ha trovato sempre ampia rappresentazione anche nelle arti visive, primo tra tutti il cinema - dal 1954 quando Alberto Sordi mangiava gli spaghetti in Un Americano a Roma a quando più di recente in Bianca Nanni Moretti se ne stava immerso nel vaso di Nutella. E poi nella pubblicità, che da allora a poco a poco ha invaso pagine dei rotocalchi, strade e televisione. E’ da questo punto di vista un po’ frivolo e divertente che la mostra Il cibo immaginario racconta come viviamo la nostra relazione con pasta, pizza & co., attraverso più di 400 immagini pubblicitarie dal sapore vintage - recuperate dagli archivi di brand in auge allora

IL LATO B DELLE STAR

U

22 onstage maggio

HOT LIST I 10 BRANI PIÙ ASCOLTATI IN REDAZIONE DURANTE LA LAVORAZIONE DI QUESTO NUMERO COLDPLAY MAGIC [Ghost Stories, 2014]

LA MOSTRA B/REFLECTED CI PROPONE VOLTI FAMOSI CON LE IMPERFEZIONI CHE MADRE NATURA GLI HA DATO.

na ruga, uno sguardo estemporaneo, una smorfia inaspettata sono i dettagli che si colgono nei 50 ritratti di celebrità che la rinomata coppia di fotografi Max&Douglas hanno scattato in cinque anni di lavoro. E che ora si possono vedere a Milano, dove tornano dopo il successo raccolto a inizio anno dalla mostra B/Reflected. «Questi personaggi famosi hanno messo da parte il loro narcisismo e accettato il rischio di farsi scoprire qualche imperfezione» raccontano i due artisti, che hanno fotografato i volti riflessi in uno specchio, per andare oltre l’immagine solita e pubblica dei soggetti e cogliere quella più nascosta, il lato B a cui allude il titolo. «Ritrarre persone note si è anche rivelato uno strumento efficace per veicolare un forte messaggio umanitario, che aiuti la lotta contro la povertà e le popolazioni messe a dura prova da calamità naturali: per questo l’ONU ha dato il suo patrocinio al progetto» proseguo-

(Eldorado per i gelati, Aequator per le cucine) o diventati grandi multinazionali di oggi (Coca Cola, Algida, Cirio) - e oltre 200 oggetti tra cartoline, foto e utensili scovati in case e mercatini. «La selezione è stata faticosa, mossa a volte dalla logica, altre dalla passione» spiega il curatore Marco Panella. «Questo lavoro ha la pretesa di raccontare un po’ d’Italia e l’ambizione di far sorridere». A farlo ci pensano casalinghe provocanti come pin up e mariti perfetti dal sorriso smagliante, che fino al 15 giugno vi strizzeranno l’occhiolino dalle pareti del Palazzo del Governatore di Parma.

no. Diego Abatantuono, Cesare Cremonini, Fabio De Luigi, Fabio Cannavaro e tanti altri vi aspettano fino al 14 maggio allo spazio MYLOFT in Via Ariberto, 31. F.V.

AMY WINEHOUSE STRONGER THAN ME [Frank, 2003] CESARE CREMONINI LOGICO #1 [Logico, 2014] THE PROCLAIMERS I’M GONNA BE (500 MILES) [Sunshine on Leith, 1988] PAOLO NUTINI SCREAM (FUNK MY LIFE UP) [Caustic Love, 2014] THE ROLLING STONES JUMPIN’ JACK FLASH [Get Yer Ya-Ya's Out!, 1970] BATTIATO & ANTONY YOU ARE MY SISTER [Live at Arena di Verona, 2013] WHOMADEWHO HEADS ABOVE [Dreams, 2014] FABI SILVESTRI GAZZÈ LIFE IS SWEET [2014] JOHNNY CASH FOLSOM PRISON BLUES [Johnny Cash with His Hot And Blue Guitar, 1957]


Di mamma ce n’è una sola BEN HARPER TORNA CON UN NUOVO ALBUM COMPOSTO E CANTATO INSIEME ALLA MADRE ELLEN, DALLA QUALE HA DECISO DI FARSI ACCOMPAGNARE ANCHE PER IL TOUR ACUSTICO CHE LO PORTA IN GIRO PER CINQUE CITTÀ ITALIANE. di Alvise Losi - foto di Danny Clinch

P

er capire quanto sia affezionato all’Italia basta guardare il numero di date che fa nel nostro Paese: cinque concerti per il nuovo tour acustico nel quale presenterà anche le canzoni dell’album uscito il 6 maggio (a Padova il 9, a Firenze il 10, a Roma l’11, a Milano il 13 e a Torino il 14). Un disco con mamma. Nel vero senso della parola, perché la signora Ellen Harper ha composto, suonato e cantato con il figlio buona parte delle dieci canzoni contenute nell’ultimo lavoro del cantautore californiano Childhood Home. E proprio come promette il titolo, si tratta di un viaggio nell’infanzia, con ballate che in più di un caso ricordano le ninne nanne che si cantano ai propri figli per farli calmare e rasserenare. Uscito dal divorzio dalla moglie Laura Dern nel settembre 2013 (dopo tre anni di infruttuosi tentativi di riconciliarsi), Harper ha scelto di tornare alle origini, non solo di sé come uomo, ma anche come musicista. Aveva iniziato a muovere i primi passi proprio suonando nel negozio che i nonni (e poi la madre) gestivano, il Folk Music Center and Museum, un luogo dove venivano collezionati gli strumenti più strani e rari. E lì aveva anche avuto modo di conoscere gli artisti che frequentavano la bottega, gente del livello di Leonard Cohen e Taj Mahal. «C’è sempre un po’ di sofferenza nell’andarsene di casa per conoscere il mondo e cercare di capire chi tu sia e cosa vuoi ottenere», ha detto a riguardo Harper, «ma più di tutto si tratta di riconoscere che la tua casa ti forma sia da piccolo sia da adulto per affrontare l’esterno. E, più ancora dell’atto del ritorno in sé, anche solo considerare di tornare a casa è importante». Ecco dunque che non deve stupire questa operazione amarcord di Ben. Da una parte la madre è un’eccellente musicista polistrumentista (e infatti il buon figliolo ha deciso di portarsela dietro anche sul palco nella tournée), dall’altra scavare nel passato è un buon modo per mantenere un’ispirazione appena tornata con l’ottimo Get up! dopo alcuni anni un po’ sotto i suoi (altissimi) standard. La questione insomma è capire chi sia oggi

Ben Harper. Sicuramente un musicista (e un uomo) in cerca di tranquillità e serenità. Parrà banale, ma alla fine tornare dalla mamma ha un significato simbolico, oltre che affettivo, molto importante. Per non parlare dei risvolti psicologici (evitiamo però di fare analisi da strapazzo). E il punto è che la voce di Ben è fondamentale nel panorama musicale internazionale e sarebbe un peccato se perdesse l’ispirazione. E se quella originaria era nata nei luoghi dove era cresciuto suonando i più strani strumenti nel negozio dei nonni e della madre, la speranza è che lo stesso accada di nuovo. Sul live invece non c’è proprio da dubitare. Harper è un chitarrista straordinario e la dimensione acustica, pur riducendo l’impatto rock delle sonorità, non può che regalare grandi soddisfazioni ai suoi fan, ancor più se si considera la capacità di Ben di creare una

speciale intesa ogni sera con il pubblico, anche grazie a uno strumento che solo i più grandi tra i suoi colleghi (e nemmeno tutti) riescono a usare: la varietà. Il cantante californiano può permettersi di pescare in un repertorio enorme «La tua casa ti forma sia da piccolo sia da adulto per affrontare l’esterno. E, più ancora dell’atto del ritorno in sé, anche solo considerare di tornare a casa è importante» e, soprattutto, di cambiare la scaletta di volta in volta in base alle sensazioni che gli sta regalando il concerto. E così nel nuovo tour è in grado di regalare di tutto, dai nuovi brani (la bella Learn It All Again Tomorrow) a grandi classici del passato (Welcome To The Cruel World) a cover immortali (Hallelujah).

onstage maggio 23


JUKEBOX

*

RETROMANIE di Stefano Verderi

ADELANTE FRANCESCO UN MOMENTO FELICE, ANZI UNO DEI PIÙ FELICI DI SEMPRE. FRANCESCO RENGA STA APPAGANDO IL SUO SPIRITO INTRAPRENDENTE LANCIANDOSI IN NUOVI PROGETTI, ED È MOLTO CONTENTO. di Jacopo Casati - foto di Alessio Pizzicannella

é

possibile a 45 anni aver registrato sette dischi con una rock band di successo, aver partecipato altrettante volte a Sanremo e aver pubblicato sei album in studio da solista? Francesco Renga ha fatto questo e molto altro: «Il mio pubblico sa bene che sono irrequieto di natura, non riesco a stare fermo e ho sempre bisogno di pormi nuovi obiettivi e nuove sfide».
Nonostante il quarto posto all'ultimo Festival abbia lasciato delusi molti fan, la partecipazione del cantante alla kermesse ligure è stata una vetrina eccezionale per il nuovo lavoro: «Il mio non è un pubblico da televoto, eppure in tantissimi si sono adoperati per provare a farmi arrivare sul podio. Mi sto accorgendo che con Tempo reale ho trovato nuovi fan, molti di questi sono giovani. Sono felicissimo del successo che sta avendo il progetto e anche di come il messaggio sia arrivato a chi mi ascolta».
Un singolo che è già Disco d'oro, un'anteprima tour (Ascoli il 17, Milano il 19 e Roma il 21 maggio) che avrà la sua parte estesa a ottobre e molti altri progetti in divenire: «Il giorno dopo la fine di Sanremo sono volato in Messico per fare promozione al nuovo album per il

24 onstage maggio

mercato sudamericano Mi Voz e per preparare l'apertura del concerto che Laura Pausini ha tenuto a Città del Messico. E' stata un'esperienza fantastica e appagante». Una nuova fase insomma, per un artista che non si pone limiti: «Grazie all'aiuto di Michele Canova sono riuscito finalmente a concentrare in un unico album tutte le mie anime musicali, unendole con un sound contemporaneo e fresco. Era ciò che mi era sempre mancato fino a questo momento, ora sento di essere entrato in un periodo pieno di «Sono irrequieto di natura, non riesco a stare fermo e ho sempre bisogno di pormi nuovi obiettivi e nuove sfide» creatività in cui voglio continuare a sperimentare».
Le date di anteprima del tour saranno delle grandi feste: «Voglio celebrare questo fantastico momento. Avere il Teatro degli Arcimboldi a Milano già esaurito in prevendita è motivo di orgoglio, oltre che una grande responsabilità verso un pubblico che mi ha sempre aiutato e supportato. Ci divertiremo».

INTERNET KILLED THE TV STARS?

C

on l’arrivo delle prime televisioni tematiche dedicate alla musica, nei primi anni Ottanta, il videoclip assumeva una grande importanza: diventava uno strumento fondamentale per gli artisti che dovevano promuovere un singolo, che a sua volta doveva trainare le vendite del disco. La cosa non è stata subito ben accolta da tutti, come spesso accade per i grossi cambiamenti nei mezzi di comunicazione e nelle abitudini di consumo della gente. Il nostro esempio più recente è proprio Internet che, poco più di un decennio fa, ha radicalmente cambiato il nostro modo di comunicare, di informarci, di ascoltare musica e di guardare film e anche i videoclip. Ironicamente ed anche un po’ profeticamente, il primo video trasmesso da MTV in America nel 1981 è stato Video Killed The Radio Stars - così intitolato perché fino alla fine degli anni Settanta fare un video che accompagnava con delle immagini una canzone era un extra rispetto a quello che di solito era l’iter delle case discografiche per promuovere un album. Principalmente i brani passavano in radio, poi si andava nelle trasmissioni dove ci si poteva esibire dal vivo (o in playback) e dopo si partiva per lunghi tour con cui portare in giro le proprie canzoni dal vivo. Anche oggi è così. Però si sono ampliate le possibilità di promuovere la musica, soprattutto perchè lo si può fare in maniera molto più autonoma e indipendente. Tutto questo grazie a Internet, che ha profondamente rivoluzionato il “consumo” di musica. Oggi i video si guardano in Rete. Certo, a quelli della mia generazione un po’ manca l’appuntamento pomeridiano, magari del sabato pomeriggio, e la domenica quando si guardavano i videoclip in televisione. Come per ogni appuntamento degno di questo nome, andava rispettato, perché non c’era possibilità di rimediare. Sì, per la prima volta da quando scrivo questa rubrica, ammetto che una volta era tutto più complicato... Dal realizzare un video al guardarlo (solo in tv). Internet Killed The Tv Stars. Grazie World wide web che ci hai dato la libertà! ...O forse no?



FACE TO FACE

luca

bizzarri Ha visto come sarà da vecchio grazie a Un fidanzato per mia moglie (nelle sale dal 30 aprile) con Geppi Cucciari e il socio di sempre Paolo Kessisoglu. E ha imparato che… è già vecchio. di Antonio Bracco foto di Angelo Turetta

H

o letto nella trama che uno dei personaggi “è poco incline alla monogamia”. Bè, questo non puoi essere che tu… E invece no. Veramente? All’inizio sembrava potessi essere io, però ho lottato molto per interpretare un altro ruolo, quello di Falco, un ex playboy in disuso che vive come un barbone. Fantastico, questo è anche meglio. Sì, è un personaggio che mi è piaciuto mol-

tissimo. È una specie di Daniel Ducruet, te lo ricordi? Quel tizio che è stato sposato per due mesi con Stéphanie di Monaco e poi lo beccarono con un’altra. Il Falco è uno così, uno che era un playboy molto famoso negli anni Novanta e poi a un certo punto doveva svoltare con il matrimonio del secolo, sposando la figlia di uno importantissimo. Ma la sera prima delle nozze si è fatto trovare con la donna delle pulizie dell’hotel in cui alloggiava e ha mandato tutto all’aria. Però tu sei più giovane del Falco. Sì, infatti ci sono volute tutti i giorni due ore di invecchiamento sul set, ma è stato molto divertente. È un personaggio tristissimo che mi ha affascinato da subito. Sei stato ingrigito? Mi hanno fatto le mèches, sono quasi irriconoscibile. Anzi, sono riconoscibile ma sono bruttissimo. Questa esperienza deve averti segnato. Ti sarai trovato da solo in camerino, truccato davanti allo specchio. Non hai pensato “e se diventassi così”? Il problema è che io sono già così. Ci penso spesso, anche perché i prossimi che compio sono 43 e sembrano niente, e invece comincio ad avere i primi acciacchetti… Vai a correre e ti fa male un ginocchio, ti ubriachi una sera e ci metti quattro giorni a riprenderti. Io comincio

a sentirla l’età che avanza, non posso prendere più le sbronze che prendevo prima altrimenti non mi alzo più dal letto. Mica ti sarai depresso durante le riprese… Assolutamente no. È molto interessante ogni volta scoprire gruppi diversi, dinamiche diverse. È strano perché dall’alchimia che si crea su un set spesso dipende anche la riuscita del film. Su questo si respirava un’aria serena. Mi è piaciuto molto lavorare con Davide Marengo. Marengo, a parte la terza stagione della serie Boris, aveva diretto il delizioso Notturno bus. L’hai visto? No, non avevo visto niente di suo e non ho voluto vedere niente. Perché devi sapere che io sono un gran puzzone sul cinema italiano, un cretino snob, non mi piace mai nessuno. Non volevo arrivare sul set prevenuto. Non sono

«Il problema è che io a 43 anni sono già vecchio. Vado a correre e mi fa male il ginocchio, mi ubriaco una sera e ci metto quattro giorni a riprendermi» abbastanza intelligente, quindi mi faccio delle idee strane. Invece così ci ho lavorato bene e ho scoperto anche che è molto bravo. Cosa deve fare il Falco nel film? Viene assoldato da Simone - che è interpretato da Paolo - per sedurre sua moglie. La storia comincia con Paolo e Geppi Cucciari che sono in seduta da una psicoterapeuta per rimettere insieme i cocci del loro matrimonio e da lì parte il film con i flashback. Se dovessi rivivere in flashback la carriera tua e di Paolo, quale momento metteresti in rilievo? Ce ne sono tanti, ma forse direi il Festival di Sanremo del 2011. A proposito, quella sbroccata che facesti l’ultima sera per la questione delle battute bipartisan era vera? Era vera, era vera. La cosa pazzesca è che non è cambiato nulla da allora. Dopo il Festival avevo finito un programma comico dove a turno mi davano del servo di Berlusconi o del comunista, e oggi uno su Twitter mi ha dato pure del grillino. La gente non capisce che tu possa avere una testa che pensa indipendentemente dagli schieramenti politici. Siamo un Paese veramente allucinante da questo punto di vista.



FACE TO FACE

renzo

rubino È la rivelazione del cantautorato italiano che piace anche al pubblico di Sanremo. Più maturo dell’età anagrafica, Renzo ha le idee molto chiare. di Jacopo Casati foto di Diego di Guardo

P

artiamo dalle sette date in programma a maggio in altrettante città importanti. So che i tuoi non sono semplici concerti. Abbiamo già fatto tre eventi a Napoli, Firenze e Martina Franca per oliare i meccanismi. La mia musica si sposa molto bene con lo spettacolo e con il teatro, oltre alle canzoni ci sono micro-monologhi e intermezzi creativi. Tutto il contorno dello show è importante, inclusi i costumi di scena e le scenografie che utilizze-

remo. Insomma non si esce indifferenti da un mio concerto, anche perché cerco di veicolare le emozioni con linguaggi diversi. Il mio non è uno spettacolo palloso, è piuttosto un film di Walt Disney in 4D! E’ una tipologia di show che mantieni dai tuoi esordi con Parafrasando? La formula si è sicuramente evoluta negli anni ma ci sono punti in comune. Parafrasando ce lo eravamo inventati io e Fabrizio, il mio bassista, nel 2008 quando ci esibivamo nei night club mentre le signorine si spogliavano. Di sicuro questa gavetta ci è servita parecchio, ci sentiamo un po’ dei veterani nonostante siamo solo da un anno nel giro che conta. In effetti sembri tutt’altro che un giovane senza esperienza. Ho 26 anni ma vado orgoglioso di quanto ho già fatto. Il mio approccio è sempre stato genuino e improntato a una profonda verità verso la musica stessa. Volendo si potrebbe definire un modo egoista di intendere quest’arte, d’altra parte anche Gesù Cristo ha detto “Ama il prossimo tuo come te stesso”, quindi io per far star bene il mio pubblico devo stare bene per primo, sentirmi coerente con ciò che scrivo e ciò che canto. E’ giusto cercare di raggiungere il pubblico più ampio possibile, ma non penso

che si debbano comporre canzoni apposta per le radio oppure mettendo in secondo piano la propria espressività artistica. Per me questo è un elemento fondamentale. E infatti anche sul palco di Sanremo non ti sei certo snaturato. In questo caso penso sia corretto invece parlare di inesperienza e anche di un pizzico di incoscienza. Quando ho presentato Il postino lo scorso anno, ho pensato solamente in un secondo momento al fatto che il messaggio potesse essere non colto immediatamente da quella tipologia di pubblico. Diciamo pure che l’attenzione che si è creata su di me grazie a questo brano mi ha dato una grossa mano a livello mediatico. La mia incoscienza iniziale si è sostanzialmente rivelata coraggiosa: non mi sono fatto condizionare dal palcoscenico che mi ospitava.

«Non sento troppa pressione perché fondamentalmente il successo non esiste. E’ la parola stessa che lo dice, è qualcosa che è già successo»

Quest’anno, oltre a essere arrivato terzo, hai ricevuto un premio importantissimo. Hai ragione. Aver ricevuto il premio per il Miglior Arrangiamento assegnato dall’Orchestra di Sanremo per Ora è stata un’emozione immensa. Sapere che i Maestri dell’Ariston abbiano conferito un riconoscimento del genere a un poveretto, che ha sempre scritto per sfogarsi e per necessità, è stato qualcosa di meraviglioso. Mi sono commosso e ho condiviso la soddisfazione anche con i miei compagni d’avventura. Ma con tutti questi avvenimenti positivi che ti hanno travolto nell’ultimo anno, non senti addosso troppa pressione? No, perché fondamentalmente il successo non esiste. E’ la parola stessa che lo dice, è qualcosa che è già successo. Ogni tanto avverto un po’ d’ansia nel rispondere ai discografici che hanno esigenze diverse dalle mie, visto che le vendite dei dischi sono sempre meno. Tuttavia non tradirò mai la mia voglia di vivere e di divertirmi con la mia musica. Sono tuttora in una fase creativa, anzi sto già pensando al nuovo album!


5 LUGLIO CATTOLICA Arena della Regina

6 LUGLIO PIAZZOLA SUL BRENTA Hydrogen Festival - Company Arena

8 LUGLIO GENOVA

Arena del Mare - Porto Antico

10 LUGLIO PISTOIA

Pistoia Blues Festival - Piazza Duomo

13 LUGLIO VERONA Arena

15 LUGLIO PALMANOVA

Onde Mediterranee - Piazza Grande

17 LUGLIO LOCARNO

Moon and Stars ‘14 - Piazza Grande

19 LUGLIO GIFFONI

Giffoni Film Festival - Arena Troisi

22 LUGLIO TAORMINA Teatro Antico

26 LUGLIO LECCE Stadio Via del Mare

Biglietti disponibili. Info 02 53006501


STORIE

Pino Scotto

NON C’È FUTURO SENZA PASSATO Dieci cover, cinque in italiano e cinque in inglese, e due inediti che più rock non si potrebbe: è la scelta di Pino Scotto per il suo ritorno discografico dopo due anni di silenzio. Vuoti di memoria non è il disco di un artista stanco, ma di un uomo che pensa che nel passato stiano le uniche chiavi per un futuro migliore e che troppo spesso ci dimentichiamo di ciò che invece dovrebbe guidarci nel nostro percorso. Rispetto alle intenzioni originali di Pino, manca solo un brano, un duetto con Freak Antoni degli Skiantos e che per colpa del destino non ha potuto vedere la luce. Ecco la storia dei dieci pubblicati nel nuovo album di Scotto. di Luca Garrò - foto di Nicola Allegri

30 onstage maggio


Il chitarrista (1983)

Ivan Graziani è uno dei più grandi e sottovalutati cantautori italiani e non solo nei pensieri di Pino Scotto. La scelta cade su questo brano, ma tantissimi altri della sua produzione avrebbero fatto la stessa figura. Da rocker navigato, Pino sa quanto sia fondamentale aver un buon chitarrista al proprio fianco e l’ironia di Graziani, pungente e sempre fuori dalle righe, in qualche modo gli appartiene da sempre. Amico di vecchia data di Ivan e della sua famiglia, Scotto ha insistito affinché alle registrazioni prendessero parte i figli Tommy e Filippo, così che anche l’anima del padre fosse presente sul palco.

E se ci diranno (1967)

Poteva mancare un brano di Luigi Tenco in un album con finalità così nobili? Chi non conosce a fondo l’animo di Pino Scotto resterà stupito dalla scelta di un cantautore come Tenco, ma chi da sempre ne segue la carriera non batterà ciglio, riconoscendo un filo conduttore chiaro tra i due artisti. Parlare di cantautore sottovalutato riferendosi a Tenco potrebbe far sorridere, ma ancora oggi la massa (quella a cui certe parole sarebbero più utili) non è a conoscenza che di pochissimi suoi brani. Ogni occasione è quella giusta per riportarlo tra la gente.

Povera patria (1991)

In questo caso non possiamo parlare di artista poco conosciuto o dimenticato, quindi l’attenzione è completamente rivolta alle parole del brano in questione. L’atto d’accusa di Battiato, grande amico di Pino e prima persona entusiasmata dalla versione presente sull’album, sembra non avere età e la cosa non può che essere la peggiore delle pubblicità per il nostro Paese allo sbando. Una curiosità: il brano avrebbe dovuto vedere la presenza dello stesso Battiato, ma l’improvvisa scomparsa del grande Manlio Sgalambro ha fatto sì che ciò non potesse accadere.

Svalutation (1976)

Uno dei primi pezzi della svolta impegnata

di Celentano, quando da intrattenitore fuori dagli schemi iniziò a trasformarsi in guru, ma senza raggiungere ancora le derive degli ultimi anni di carriera. Un brano di un’attualità disarmante, che sembra essere stato scritto di recente, vista la somiglianza tra il periodo storico descritto e quello che ci troviamo a vivere oggi. Per il rocker si tratta della canzone migliore per dimostrare che tutto cambia rimanendo sostanzialmente lo stesso.

È arrivata la bufera (1965)

L’idea di recuperare questo brano viene a Pino una notte a Roma, mentre è intento a guardare un servizio sul fascismo. Una delle canzoni della colonna sonora del programma è proprio quella composta da Renato Rascel, nata per sdrammatizzare la possibilità dell’entrata in guerra dell’Europa. Da quella voglia di Rascel di prendersi gioco del regime nasce tutta l’operazione discografico-culturale di Vuoti di memoria: recuperare testi importanti di cantautori (e non) e dar loro una nuova veste, per dare una possibilità in più alle nuove generazioni di riappropriarsene.

Heartbreak Hotel (1955)

Per Pino Scotto, come per qualsiasi altro ragazzo dell’epoca, vedere per la prima volta Elvis fu quasi come assistere ad un’apparizione a metà strada tra il mistico e il sessuale. Pur essendo molti i suoi punti di riferimento musicali, se messo di fronte ad una scelta precisa forse il primo nome ad uscire sarebbe proprio quello del Re di Memphis: quell’animalità mai vista prima, unita agli ammiccamenti sessuali e alle movenze feline rimasero per sempre impresse nella mente del futuro leader dei Vanadium. La parte del disco in inglese non poteva che partire da qui.

Stone Dead Forever (1979)

Se Elvis ha fatto capire a Pino che l’unica strada possibile era quella del rock‘n’roll, Lemmy Kilmister gli ha insegnato tutte le regole basilari per poterlo fare tutta la vita. Lasciato l’impegno ai brani in italiano, qui la finalità è diversa: vivere da rocker non significa fare i soldi con la musica, ma mantenere quell’attitudine

fino alla fine dei propri giorni. Una scelta che accomuna i due personaggi e che spesso li ha portati a vivere esperienze al limite della follia, anche in un’età in cui molte pseudo star sono diventate vegetariane…

Still Got The Blues (1990)

Gary Moore è un altro grande nome della scena mondiale che forse non ha mai ottenuto il successo che avrebbe meritato. La voce ruvida e l’anima blues di Pino escono in tutta la loro pienezza, dimostrando ancora una volta da dove derivi ogni singola nota del rock nato dal ’60 in avanti. In questo caso la scelta del brano è un po’ più scontata, nel senso che si tratta di uno dei pezzi più noti del chitarrista, ma il suo essere così sottovalutato rispetto ad altri guitar hero come Eric Clapton o Jeff Beck fa sì che ogni canzone avrebbe fatto la stessa figura.

Still Raising Hell (2007)

Pino è da sempre convinto che la posizione dei brani di un disco sia uno degli aspetti più importanti in fase di post produzione, per questo la scelta del brano di Ted Nugent è tutto fuorché casuale: Still Raising Hell è infatti ciò che il Nostro continua a fare da più di trent’anni, oltre che la dichiarazione che nonostante tutte le brutture di cui siamo circondati, la voglia di ricominciare e tirare su un inferno non deve mai venire meno. Il suo messaggio di rivolta nei confronti delle nuove generazioni.

Hoochie Coochie Man (1954)

L’eterno ritorno nietzschiano. Come poteva concludersi un album come questo, se non con quel Muddy Waters che insieme ad Elvis e Lemmy ha formato l’anima musicale di Scotto? Un messaggio inequivocabile, che spinge chi si avvicina oggi al rock, ma anche al cantautorato tout court, a guardare sempre indietro per poter fare qualche passo significativo in avanti. Le prime canzoni di protesta, gli accordi che tutti i guitar hero di ogni epoca hanno imparato fino alla noia, la voglia di dire cosa non va, ma allo stesso tempo quella di non arrendersi. Tutto ha inizio da qui, tutto torna qui.

onstage maggio 31


Thirty Seconds To Mars + Arcade Fire TUTTE LE FACCE DEL ROCK AL POSTEPAY ROCK IN ROMA

I

Thirty Seconds To Mars sono una delle attrazioni principali del Postepay Rock In Roma 2014. Il 20 giugno la band guidata dal premio Oscar Jared Leto si esibirà all’Ippodromo delle Capannelle per quello che già da ora si annuncia come uno degli eventi rock più importanti di tutta l’estate.Il trio formato dal già citato cantante e chitarrista, dal fratello Shannon Leto (batteria) e da Tomo Miličević (chitarra etastiere) è atteso da schiere di Echelon che convergeranno nella Capitale da tutta Italia. I fan del gruppo sono considerati tra i più fedeli e appassionati al mondo, un vero spettacolo nello spettacolo che si puòapprezzare quando si assiste a un concerto dei Thirty Seconds To Mars. Per godersi in pieno l’evento, è

Onstage per Postepay

indispensabile ricordarsi di caricare e portare con sé la propria carta Postepay, per usufruire di vantaggi esclusivi, come per esempio lo sconto del 15% sul food&beverage acquistabile al concerto. Inoltre con la Postepay contactless sarà possibile pagare fino a 25 Euro senza bisogno del codice pin. Non finisce qui. Sono molte altre le iniziative pensate appositamente per i titolari della carta ufficiale del Postepay Rock In Roma. Sarà possibile su www.postepayfun.it infatti prenotare il parcheggio per la propria autovettura in un’area situata all’ingresso dell’Ippodromo e contrassegnata da apposita segnaletica. Inoltre si potranno acquistare i biglietti andata e ritorno del servizio navetta dedicato a un prezzo speciale. Infine, chi acquista un biglietto per uno show del

Postepay Rock In Roma potrà usufruire di un codice promozionale da utilizzare sulle tratte nazionali di Italo Treno in direzione Roma. E per chi volesse allungare il week end all’insegna della musica, il 23 giugno suoneranno al Postepay Rock In Roma 2014 gli Arcade Fire. La band canadese capitanata da Win Butler e dalla moglie RégineChassagne non fa tappa in Italia dal 2011 e torna per il tour dell’applauditissimo album Reflektor. Sarà un’occasione imperdibile per godere delle sonorità uniche di questa formazione di polistrumentisti capaci di passare in pochi istanti dal folk all’elettronica, dal country al punk, dal rock alla dance. Non ne siete convinti? Tra i loro fan c’è gente del calibro di Bruce Springsteen, David Bowie, Bono e Chris Martin.



La grande

CERTEZZA Il suo ultimo album, uscito alla fine dello scorso anno, s’intitola Senza paura, ed è così che la cantante romana sta affrontando le prove per il tour che la porterà ancora una volta in giro per tutta Italia. In attesa di vederla dal vivo, ci ha fatto entrare nel suo mondo. Tra un duetto e un trenino. di Stefano Gilardino



C

i vogliono un paio di telefonate a vuoto - Giorgia sta ultimando una giornata di prove e deve terminare prima di poter rispondere al cellulare - ma alla fine riusciamo a intercettarla e a riprendere il filo di un discorso interrotto un paio d’anni fa, quando la intervistammo in due occasioni. L’ultima, d’inverno, era durante un’inaspettata nevicata a Roma e anticipava un tour invernale. «Mi ricordo bene e, oggi come allora, la parte più difficile è riuscire a conciliare la vita reale con il palco», racconta la cantante romana. «Devo capire quando posso tornare a casa da mio figlio che ora ha quattro anni e non vuo-

le che la mamma vada a lavorare e quando, al contrario, dobbiamo portarlo con noi in tour (ride, ndr). Altro che luci, scenografie e scaletta, i problemi sono altri, come vedi!». Come stanno andando le prove, a parte tutto? Benissimo direi. Io sono mancata un paio di giorni e oggi ho potuto notare con più chiarezza come l’amalgama sia quasi perfetto, mancano solo alcuni ritocchi e poi siamo pronti. Il vero affiatamento arriva sempre durante i primi concerti, non si può sostituire l’emozione del pubblico con una sala vuota, ma siamo sulla buona strada. Mi tocca ammettere che è faticoso, non siamo più dei ragazzini. E arrivare a fine concerto è un

«Ci sarà un po’ di materiale dell’ultimo album, ma mi sono divertita a recuperare vecchi pezzi che non cantavo da tempo. Ridendo e scherzando, sono passati vent’anni dal mio primo disco e, in qualche modo, si sentono»

36 onstage maggio

bell’impegno, soprattutto per me a livello vocale. Devo dosare le forze e approntare una scaletta ben calibrata, anche se al momento siamo ancora un po’ corti con i tempi. Quanto durerà in media lo spettacolo? Ancora non lo so bene, ma direi che siamo sulle due ore. Mai come questa volta è stato difficile scegliere le canzoni da inserire in scaletta. Ci sarà un po’ di materiale dell’ultimo album, come da copione, ma mi sono divertita a recuperare vecchi pezzi che non cantavo da tempo. Ridendo e scherzando, sono passati vent’anni dal mio primo disco e, in qualche modo, si sentono. C’è molta esperienza, ma accusiamo anche un po’ di fatica in più. Io non so come fanno i Rolling Stones a suonare in quel modo a 70 anni, mi sa che fanno parte di una generazione ineguagliabile. Mio padre è uguale: mi dice che è stanco morto e poi, appena sale sul palco, canta come un ragazzino. Non li fanno più così… L’importante è capire quando non si è più in grado di dare il massimo, no? Hai ragione, ma mica è facile. Io lo dico sempre agli amici: «Se vedete che non ce la faccio


e non me ne accorgo, ditemi di smettere!». Così accontento mio figlio che ha le crisi quando esco per andare a lavorare. (ride, ndr) Ti è mai venuta la voglia - magari mista a un po’ di nostalgia - di riproporre per intero un disco solo, come celebrazione di un lavoro importante? No, al momento non m’interessa anche se, piuttosto, sarebbe bello pensare a un tour dedicato ai pezzi meno conosciuti, i lati B dei vecchi 45 giri insomma. Io sono sempre combattuta tra le cose che piacciono a me, quelle che i miei musicisti vogliono suonare assolutamente e, non ultimo, i gusti del pubblico. Mi piace pensare che la gente possa sentirsi soddisfatta delle mie scelte, che non siano scontate, ecco. Non fai come Bob Dylan, insomma, che stravolge tutto a seconda dell’umore. Una volta ero più egoista, preferivo fare uno spettacolo che soddisfacesse me per prima, ma ora sono in una fase differente, senza paranoie di alcun tipo e mi piace accontentare chi viene a vedermi. Non voglio dire che un pezzo valga un altro, ma sono felice soprattutto di cantare, di cercare l’interazione

«Io sono sempre combattuta tra le cose che piacciono a me, quelle che i miei musicisti vogliono suonare assolutamente e, non ultimo, i gusti del pubblico»

con chi vedo in platea. È quello che si definisce "scambio di energia tra il palco e il pubblico": se ci divertiamo noi a suonare, ci sono ottime probabilità che si diverta pure chi ascolta. Facciamo un passo indietro e parliamo del disco che porterai in tour. Tra le altre cose, c’è un bel duetto con Alicia Keys. Ce ne parli? Guarda, è successo davvero per un colpo di fortuna perché all’inizio della lavorazione del l'album avevamo fatto una richiesta alla sua casa discografica per una collaborazione, ma non avevamo mai ricevuto neppure una risposta. Questo fino all’ultimo giorno, quando stavamo già mixando le canzoni, quando ci ha scritto dicendo di essere molto inte-

ressata a cantare un pezzo con me. La cosa incredibile è che si è tradotta in italiano il testo, senza che nessuno gliel’avesse chiesto, ha fatto anche degli interventi in fase di arrangiamento e poi è volata a Roma per incidere la sua parte. Ci siamo conosciute e, come spesso succede con i grandi artisti, si è dimostrata una persona fantastica, molto tranquilla e riservata, ma estremamente curiosa e dolce: mi ha fatto i complimenti, mi ha detto di andare a cantare negli Stati Uniti, ci siamo scambiate un sacco di consigli, anche perché è una delle mie artiste preferite, per me è l’erede di Aretha Franklin e Whitney Houston. Il vero momento d’intimità, però, è arrivato grazie ai trenini giocattoloThomas di mio figlio, che avevo in borsa. Quando li

Le grandi collaborazioni di Giorgia Le qualità vocali di Giorgia le sono servite anche per col-

zione continuerà anche nel successivo album Senza ali

laborare con grandissimi artisti italiani e internazionali

del 2001.

sin dall’inizio della propria carriera. Eccone sei partico-

2000 - RAY CHARLES

larmente significative.

È il 20 luglio quando, al Lucca Summer Festival, sale sul palco per duettare con uno dei suoi miti sulle note di

1995 – ELTON JOHN

Georgia On My Mind, canzone che diede ai suoi genitori

Pronti, via. Giorgia ha appena vinto Sanremo con Come

l’idea del nome Giorgia. Un’esperienza unica e indimen-

saprei e le capita un onore che a nessun interprete italia-

ticabile per lei e per chi quella sera era in piazza Napo-

no era mai successo: Elton John la invita a esibirsi come

leone.

ospite speciale per i concerti della sua tournée italiana.

2007 - BEPPE GRILLO

1996 - ELIO E LE STORIE TESE

Pochi sanno che tra le tantissime collaborazioni di Gior-

Gli Elii hanno appena fatto il grande salto di notorietà,

gia c’è anche uno strano duetto con Beppe Grillo. Nel

grazie alla partecipazione a Sanremo con La terra dei ca-

brano Libera la mente, dall’album Stonata, tra una strofa

chi, e chiedono a Giorgia di cantare nel brano T.V.U.M.D.B.

e l’altra il comico fa un brevissimo monologo sull’impor-

del loro album Eat The Phikis. È il primo passo di una

tanza dell’utilizzo delle parole.

collaborazione che proseguirà con Ignudi tra i nudisti nel

2013 - ALICIA KEYS

disco Studentessi (2008).

Ultima in ordine di tempo, il duetto con Alicia Keys

1999 - HERBIE HANCOCK

sulle note di Pregherò (I Will Pray) segna una nuova pre-

Il sodalizio con Herbie Hancock è tra i più lunghi e frut-

stigiosa collaborazione per Giorgia, che ha apprezzato

tuosi della cantante romana. Il jazzista americano è

molto la disponibilità e la gentilezza di Keys, volata fino

ospite su Rai Uno per una serata dedicata a Giorgia, poi

a Roma apposta per incidere il brano del nuovo album

i due partono per un lungo tour europeo. E la collabora-

Senza paura.

onstage maggio 37


ha visti è impazzita, perché anche lei, che ha un figlio piccolo, li conosceva tutti a memoria per nome (ride, ndr). Ecco, immaginati me e Alicia Keys che parliamo di giocattoli per un’ora… Mi piace come sono andate le cose perché, spesso, i duetti ormai sono semplicemente una questione di scambio di file via Internet. No, no, per carità. Almeno un incontro ci deve pur essere. La stessa cosa è successa con l’altro ospite, Olly Murs: è venuto in studio il giorno dopo aver partecipato al concerto

mento: è sempre più difficile andare avanti, ma bisogna farlo nel miglior modo possibile. La paura forse c’è sempre, ma riconoscerla è già un passo in avanti verso il cambiamento. A proposito di quello che dici: dall’ultima volta che ci siamo sentiti sono cambiati almeno tre o quattro governi, senza lasciare grandi segni positivi. Questo sì che fa paura, vero? Eccome, pare quasi una situazione senza possibilità di uscita! Capisco che sia quasi una frase scontata, ma in momenti come questi ci si dovrebbe rivolgere alle nostre eccellenze per

«La cosa incredibile con Alicia Keys è che si è tradotta in italiano il testo, senza che nessuno gliel’avesse chiesto, ha fatto anche degli interventi in fase di arrangiamento e poi è volata a Roma per incidere la sua parte» di Robbie Williams e ha cantato benissimo il pezzo che doveva fare. Un grande professionista, mi sono divertita molto anche con lui! A questo punto dovresti fare un album di duetti. Hai ragione, sai? Potrebbe essere una buona idea, anche perché sono arrivata in a una fase della mia carriera nella quale posso togliermi qualche sfizio senza dover necessariamente pensare alle vendite o a certi percorsi professionali obbligati. Potresti fare come Robbie Williams o Peter Gabriel: mandi in giro qualche invito e stai a vedere che succede… A loro chi vuoi mai che dica di no! Comunque l’idea mi piace, soprattutto perché mi permetterebbe di scambiare idee con persone che stimo e che apprezzo musicalmente. Sarebbe un bell’arricchimento e anche un modo di testare i propri limiti. Dal vivo dobbiamo aspettarci qualche sorpresa, magari? Non credo, io non amo troppo chiedere, ma chi lo sa. Alicia è una matta, potrebbe pure capitare di ricevere una telefonata in cui ci dice che è in Italia e ha voglia di salire sul palco a duettare. Comunque, nessuna illusione, sarebbe carino, ma non abbiamo programmato nulla. Sono felice di cantare perché, sembrerà strano visto che questo è il mio mestiere, ma io lo faccio molto poco, non ci sono moltissime occasioni. Il tour, quindi, mi regala le emozioni che mi servono, trasformo tutte le ansie e le paure in adrenalina, è una magia che si ripete sempre. Il titolo del disco rende bene l’idea che ho della vita in questo mo-

38 onstage maggio

venirne fuori e parlo di arte, cultura, bellezza del territorio e invece, incredibilmente, riusciamo sempre a fare di peggio. Credo che, senza mezzi termini, sia dimostrato come la vecchia politica abbia fallito, quindi è necessario cercare altre vie. Hai voglia a cantare, insomma, qui è un vero disastro… Però un concerto è pur sempre un momento di pausa e bellezza. Per fortuna, sì, anche io ne sono convinta: la musica e l’arte ci consentono di respirare. E poi sarebbe impossibile rinunciare alle emozioni. Allora prima di chiudere dimmi cosa ti è piaciuto particolarmente negli ultimi mesi. (Fa una pausa) Al cinema non ci vado praticamente più da quando sono mamma, però guardo molti film a casa. Credo di essere l’ultima ad averlo visto, ma La grande bellezza di Sorrentino mi ha molto colpita, soprattutto per la visione che regala della mia città. Sentire Carlo Verdone che dice «Io me ne vado da Roma perché è una città che mi ha deluso», è stata una botta pazzesca e capisco bene il suo sentimento. Poi ho visto un altro film che mi ha divertita, folle ma interessante e con un sacco di attori famosi americani, si chiama Comic Movie. Se ti capita, guardalo. A livello musicale, invece, ritorno sempre ad ascoltare Indie Arie, Songversation è un disco magnifico. Scopro di continuo molte radio in Internet con pezzi e melodie di ogni parte del mondo: è una delle cose che mi piace di più fare. Quando mi stufo, però, ritorno sempre alla mia amata musica soul, un toccasana per l’anima. l


coccinelle.com


DA 0 A10 TUTTE LE PASSIONI DI

LIGABUE L

uciano torna negli stadi dopo quattro anni, ma nel frattempo si è dato parecchio da fare per alimentare quella fiamma che dopo un quarto di secolo continua a farlo tanto amare dai suoi fan. La musica, l’impegno, la scrittura, l’Inter. Quante e quali sono le passioni del Liga? di Alvise Losi - foto di Cristina Checchetto



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ifra tonda: dieci album e cinque lustri di canzoni. E di tour. Ligabue torna a suonare negli stadi dopo quattro anni. Una grande festa per lui e per i suoi fan. Non che negli ultimi tempi fosse rimasto nascosto in casa senza mostrarsi. Dal 2010 il Liga si è esibito in arene, teatri e palazzetti. Senza dimenticare Campovolo 2.0. E adesso arriva negli stadi dopo un bel riscaldamento nel Piccole città Tour, che ha attraversato undici città italiane per dare a tutti la possibilità di godere della sua musica. Quello tra Luciano e il suo pubblico è un rapporto intenso e continuo, perché pochi sanno comunicare Su e giù da un palco come il rocker di Correggio. Lo disse già il grande Fabrizio De André nel 1997 («Mai visto un musicista comunicare col pubblico come sa fare Luciano», aveva dichiarato Faber dopo un concerto allo stadio di San Siro) e quell’affermazione rimane valida anche oggi. Ma dove sta il trucco? Probabilmente il punto è che Ligabue è credibile perché fa ogni cosa con e per passione. O, meglio, per passioni. Quante sono quelle che muovono il cantante emiliano? Ce lo siamo chiesti e, senza avere la pretesa di dare una risposta definitiva, ne abbiamo individuate dieci: le abbiamo associate ad altrettante canzoni, una per ogni disco registrato in studio dall’uomo di Correggio.

anno fa, «a me piace il mio paese, Correggio, con tutti i pregi e tutti i limiti della provincia. Per me è fondamentale poter raggiungere qualsiasi posto in bicicletta o a piedi. E poi mi piace il fatto che la gente, conoscendomi da sempre, vive il mio successo con più naturalezza. Ci sono persone alle quali sto antipatico, altre che mi vogliono bene. Ma non perché sono una rockstar». E proprio la terra, intesa come terra d’origine, come insieme di rapporti e narrazioni che si instaurano nel luogo dove sei nato e cresciuto, è uno dei temi ricorrenti delle sue canzoni. Da ogni album di Ligabue escono personaggi e luoghi che tratteggiano la sua Emilia e portano le storie del Bar Mario nelle orecchie di tutti.

sul palco con il liga

La band del Mondovisione Tour 2014

Sogni di R&R: la musica rock (americana) Non potevamo che partire da qui. Con i sogni di rock and roll che hanno da sempre accompagnato Ligabue, quando ancora giovane ragazzo emiliano metteva alla radio i pezzi dei suoi miti Neil Young, Bob Dylan, Lou Reed, Iggy Pop, Lynyrd Skynyrd. Canzoni che otto anni dopo avrebbe inserito nella colonna sonora del suo primo film Radiofreccia (ma questo è un altro capitolo della storia). Pezzi che ancora oggi si è divertito a trasmettere tornando conduttore radiofonico per una serie di speciali sulla musica rock trasmessi online. Ecco perché dopo tanti anni "Certe notti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei" rimane forse uno dei versi più autobiografici del Liga. Senza quei sogni chissà cosa farebbe oggi Ligabue.

Urlando contro il cielo: suonare dal vivo È fondamentale riuscire a comunicare dal vivo quello che si è inciso su un album. Guardare negli occhi i fan e convincerli che quanto stai dicendo è vero. Che in quel momento stai dando tutto per loro. Ligabue è sempre stato questo e in Italia è difficile trovare tanti performer di questo livello. E che, ancor più, lo facciano regalando la sensazione di trarne un beneficio. È come se Luciano ricavasse energia dallo scambio di sguardi con i suoi fan. Come se il suo sudore e il loro sudore si fondessero. E in buona parte dei dischi del rocker si trova almeno una canzone “da stadio”. Un brano cioè tanto coinvolgente nella musica quanto nel trasmettere la sensazione di essere tutti una grande famiglia, che urla contro il cielo e balla sul mondo.

Piccola città eterna: la sua terra Quanti sono gli artisti che, raggiunto il successo, continuano a vivere nel loro paese di origine? Non molti. Ma, come disse il Liga qualche

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FEDERICO POGGIPOLLINI (chitarra) Storico chitarrista di Ligabue (dal 1994), è uno dei musicisti più amati dai fan del Liga. "Capitan Fede", prima di accompagnare il rocker emiliano, era stato nei Litfiba e tuttora suona dal vivo con Piero Pelù. NICCOLÒ BOSSINI (chitarra) La collaborazione con Ligabue inizia nel 2005 per la registrazione di Nome e cognome, dopo una lunga gavetta nel circuito rock e hard rock con la band Raw Power. Da allora è sempre rimasto con lui. LUCIANO LUISI (tastiere e programmazioni) Inizia a suonare con il Liga nel tour europeo del 2008. Poi collabora all’album Arrivederci, mostro! suonando le tastiere e Ligabue lo sceglie come produttore dell’ultimo lavoro Mondovisione. MICHAEL URBANO (batteria) Americano di Sacramento, Urbano collabora con Ligabue dalla tournée europea del 2008. Nel suo curriculum anche una lunga militanza come batterista degli Smash Mouth. DAVIDE PEZZIN (basso) L’ultimo arrivato nella band del Liga è il bassista che ha avuto il compito di sostituire Kaveh Rastegar. Chiamato da Luciano Luisi, aveva già collaborato con Elisa e Cristiano De André.


A che ora è la fine del mondo?: la politica Che sia stato consigliere comunale in quota Pds è storia. Che nei suoi brani abbia sempre parlato di politica è un po’ meno scontato. Ligabue, come ogni altro cantautore, per comporre le sue canzoni si ciba di quanto lo circonda e succede alle persone che incontra. E anche se A che ora… è uno dei brani più esplicitamente politici del cantante, nell’arco della sua carriera ha sempre avuto modo di trattare dell’argomento, magari non sempre in modo diretto. «A volte sono vago e voglio restare lontano dalla cronaca perché invecchia le canzoni, ma questa volta non ce l’ho fatta», ha detto dell’ultimo lavoro Mondovisione.

Hai un momento Dio?: la spiritualità La religione e la fede sono due temi molto presenti nelle canzoni del Liga. E spesso portano con sé dei punti di domanda. Luciano non offre mai certezze su questo punto, ma si pone degli interrogativi e li rivolge anche a chi lo ascolta. «L’unica cosa che so è che fra casualità e potere divino, io propendo per il potere divino», ha avuto modo di dire commentando Siamo chi siamo, contenuta in Mondovisione. Una frase che forse non in molti si sarebbero aspettati. «Il problema è che si cerca nella musica qualcosa che la politica e la religione non danno e io questo lo trovo eccessivo, quasi aberrante», ha poi aggiunto. Due affermazioni che non fanno sconti a nessuno e che spiegano come Ligabue

non voglia affatto porsi come portatore di certezze, dal momento che è il primo a porsi grandi dubbi.

Una vita da mediano: il calcio (e l’Inter) È questa invece la sola fede granitica di Ligabue. Tifoso fino al midollo, Luciano inserisce la sua Inter dove, quando e appena può. "Non si può sempre perdere, per cui giochiamoci", in Lambrusco, coltelli, rose & pop corn. Gli autogol di Ferri in A che ora… "Le rovesciate di Bonimba" in Radiofreccia. Lele Oriali in Miss Mondo. I suoi fan non nerazzurri hanno imparato a convivere con la cosa negli anni, anche perché si tratta di un amore viscerale che ha prodotto gran belle canzoni. «Credo che un'Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa», diceva Freccia (e pensava Ligabue nel 1998). C'è voluto del tempo, ma alla fine quell’Inter è arrivata con Mourinho. «Ne sono entusiasta, non tanto dell’arrivo di Thohir, quanto di Mazzarri perché ora sì che siamo una squadra», diceva il Liga nel novembre 2013. Purtroppo per lui i miracoli non si ripetono.

Questa è la mia vita: il cinema Chi si sarebbe aspettato di vedere Ligabue dietro alla cinepresa? Pochi

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nel lontano 1998. Ancor meno avrebbero pensato a un risultato del livello di Radiofreccia, film apprezzato tanto dalla critica quanto dal pubblico. Una sorta di summa della poetica di Luciano e delle sue passioni: il rock, la terra, la politica, la spiritualità e l’Inter. C’è molto altro naturalmente, ma non è sbagliato dire che il cinema era il giusto sbocco per un artista come lui. Tanto che andando ad ascoltarsi le sue canzoni e a leggersi i suoi testi si può riconoscere in molti di essi un tipo di scrittura cinematografica. Molti brani di Ligabue sono storie incluse in se stesse, che iniziano e finiscono nello spazio di pochi minuti.

Lettera a G: la riservatezza Fa il paio con la passione per le proprie origini. Luciano ha sempre cercato di restare con i piedi per terra e, allo stesso tempo, di salvaguardare la propria intimità. Ecco perché da sempre continua a dare quell’impressione di persona autentica. «Non dovete badare al cantante», scrisse nel 1995 nel disco che gli regalò il grande successo. E ha continuato a parlare di quella sensazione straniante di essere messo su un piedistallo nel corso degli anni. Così come, al contrario, dell’essere oggetto di critiche a volte gratuite (Caro il mio Francesco). I pro e i contro del successo, si potrebbe dire. E il Liga ha contrastato quel senso di onnipotenza che ha colpito alcuni suoi colleghi salva-

guardando proprio la sua dimensione privata.

Il peso della valigia: la letteratura Non tutti i cantautori sono capaci di scrivere anche altro (e con successo). Il primo libro arriva un anno prima di Radiofreccia e ne costituisce in parte la sceneggiatura. Poi Luciano ci prende gusto e, dopo i racconti Fuori e dentro il borgo, si dedica al romanzo (La neve se ne frega) e, infine, anche alle poesie in una continua commistione con il suo “primo” lavoro. Alcune poesie diventano canzoni, alcune canzoni invece rimangono poesie. Lo stesso discorso vale per i racconti. E persino l’intero romanzo trova spazio in un brano dell’ultimo album.

La terra trema, amore mio: l’impegno sociale Partendo da Il mio nome è mai più, passando per Domani, arrivando a Italia Loves Emilia, sono tantissime le occasioni nelle quali Ligabue ha usato il suo nome, la sua voce e il suo impegno per dare forza a problemi sociali di vario tipo. Prima i fondi raccolti per Emergency con Jovanotti e Piero Pelù, poi quelli insieme a tanti altri colleghi dopo il terremoto de L’Aquila, infine il concerto a Campovolo per la sua Emilia. Sempre con l’idea di restituire tutto il bene che ha avuto. l

MONDOVISIONE TOUR STADI 2014. Ligabue girerà tutta Italia con la tournée negli stadi. Partenza dall’Olimpico di Roma (30 e 31 maggio), poi San Siro a Milano (6 e 7 giugno), Massimino a Catania (11 e 12 giugno), Euganeo a Padova (12 luglio), Franchi a Firenze (16 luglio), Adriatico a Pescara (19 luglio), Arechi a Salerno (23 luglio).

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g (E CHE INVECE DOVRESTE SAPERE)

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Il cantautore milanese sarà protagonista a maggio di due eventi speciali, al San Nicola di Bari e a San Siro. Concerti pensati come grandi celebrazioni, visto che Biagio ha raggiunto i 50 anni e i 25 di carriera. E siccome il tempo corre via veloce, non vorremmo che vi fossero sfuggiti alcuni fatti su Antonacci che meritano invece di essere conosciuti. di Massimo Longoni - foto di Stylaz / photomovie

FIORENTINO VERACE, Piero Pelù (classe 1962) è entrato nei Litfiba a 18 anni e li ha lasciati 1999 per prendersi una pausa di dieci anni come solista. Oggi la band, oltre che dal cantante, è composta dagli storici membri Ghigo Renzulli, Gianni Maroccolo e Antonio Aiazzi.

di Jacopo Casati - foto di Paolo De Francesco

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Ci sono momenti che racchiudono tutta la loro magia nei numeri. Biagio Antonacci ha festeggiato da poco un traguardo significativo come i 50 anni, che coincidono anche con i suoi 25 anni di carriera. Le candeline sulla torta le ha spente ormai da un pezzo, lo scorso novembre, ma ha trovato modo di festeggiare comunque a suo modo in questo 2014. Un nuovo album, L’amore comporta, che gli ha fatto subito conquistare l’ottavo numero uno nella classifica delle vendite. E poi due eventi live straordinari, il 24 e il 31 maggio, in due luoghi per lui significativi. Il primo all’Arena Vittoria di Bari (città natale di suo padre) con ospiti Alessandra Amoroso e Giuliano Sangiorgi, e il secondo allo stadio Meazza di Milano (città natale della madre) affiancato da Laura Pausini ed Eros Ramazzotti. In attesa di questi eventi, ecco una lista di fatti che rafforzeranno il vostro amore per Biagio, in caso siate già fan, o che ve lo faranno stare più simpatico.

DAJE DE GOMITO

taccante: 101 presenze e 29 gol. E nel 2003 ha debuttato, alla soglia dei 40 anni, in una partita di serie D, con la maglia della Cavese. Una prestazione memorabile per lui, meno per i tifosi della squadra che comunque festeggiavano la promozione in C2. «Ero emozionato - ha commentato lui - spero che mi abbiano perdonato».

FISICO BESTIALE Calcio a parte, Biagio non è sempre stato un cultore della forma fisica. Per la serie non è mai troppo tardi, ha però iniziato ad allenarsi quotidianamente alla soglia dei quarant’anni. Un allenamento leggero ma costante. Soprattutto esercizio aerobico e a corpo libero, con una mezzoretta di corsa e un po’ di boxe per tonificare la muscolatura. Lui sostiene che scaricare l’energia fisica aiuta anche a liberare la testa e pensare (e comporre) meglio. Questa è una componente di sicuro importante, ma anche avere il classico “fisicaccio” male non fa. Per avere conferma cercare la copertina di Vanity Fair del 2010 in cui posava senza veli.

I FILM PORNO

La musica è sempre stato il sogno di Biagio ma gli inizi non sono stati per niente facili. Con un diploma da geometra alle spalle, si è diviso tra studio di registrazione e cantiere ben più a lungo di quanto il suo successo potrebbe lasciare intendere. Ha debuttato a Sanremo nel 1988 ma la sua canzone all’Ariston ha fatto più o meno la stessa strada del successivo album: brevissima. E così vai di cantiere. Anche dopo il lavoro seguente, Adagio Biagio, il richiamo di squadra e matita si è fatto sentire. Solo dal 1992 in avanti, con l’affermazione di Liberatemi, l’unica preoccupazione di Antonacci, una volta sveglio alla mattina, è diventata quella di scrivere una canzone.

Nonostante faccia il cantante che, come dice lui, è “sempre meglio che lavorare”, il tempo libero per Antonacci resta un momento fondamentale. Sostiene che sia bello usarlo anche senza aver niente da fare, al punto da arrivare a sentire un pizzico di noia. Perché questa aiuta a crescere: nella noia trovi l’idea, ti spinge a uscire dal guscio. Detto questo gli hobby per lui non mancano. Quando non piove si concede volentieri una bella corsa in moto, ama dipingere e, ovviamente, giocare a calcio. Poi il tempo libero lo si può passare anche in maniera un po’ più spregiudicata. Tipo guardando un film porno. «Il sano film porno non passa mai di moda» ha confermato ridendo. Però, mi raccomando, «quelli all’ultimo grido».

MASCHIO STUPIDO

BROTHERS

C’è un filo rosso che attraversa le canzoni e la vita di Biagio: la passione per l’universo femminile. Nella sua musica mette storie di amori, indimenticabili figure femminili e tanta sensualità, al punto che lui stesso dice «ho sempre voglia di fare l’amore e quindi le mie canzoni trasmettono questa cosa». Per ora allergico al matrimonio, dopo aver avuto al fianco per nove anni Marianna Morandi (figlia di Gianni), dalla quale ha avuto due figli, si è legato a Paola, di quindici anni più giovane di lui e che da dieci è la sua compagna. «Non bisogna aver vergogna di dire “amo le donne”» ha affermato una volta. Infatti lui non se ne vergogna affatto, a costo di alimentare ogni tanto qualche voce (?) sul suo essere un po’ farfallone. D’altronde lo ha detto chiaramente: da “maschio stupido” pensa che una “donna superiore” lo debba perdonare anche quando fa una scemenza. Che tipo di scemenza? Tradire, per esempio.

Nell’ambiente musicale ne ha uno solo vero: Eros Ramazzotti. Coetanei ed entrambi con un’estrazione popolare, hanno condiviso gli inizi di carriera e, anche se Eros ha spiccato il volo verso il grande successo ben prima di lui, il rapporto non si è mai dissolto o logorato. A cementarlo anche tanti anni di spogliatoio condiviso per la Nazionale Cantanti. Per il resto molte conoscenze e collaborazioni. Negli ultimi anni si è fatto molto stretto il rapporto con Laura Pausini: dopo aver composto canzoni per lei, in più di una occasione l’uno ha fatto da ospite all’altra in concerti e viceversa.

BOMBER DI RAZZA Una passione vera, viscerale, di quelle vissute a più livelli. In primis come tifoso: è un grande interista da sempre, addirittura da prima di nascere, visto che ama raccontare di essere andato per la prima volta allo stadio nella pancia della madre. Ma a Biagio non piace solo guardare. Per anni è stato titolare della Nazionale Cantanti come at-

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CASA E BOTTEGA Il cantautore milanese è molto legato alla famiglia, al punto da renderla partecipe della sua attività artistica. Il fratello Graziano è il suo manager («almeno se scappa con i soldi è uno di famiglia»), mentre mamma Ornella è il primo e più affidabile dei critici. È lei la prima persona a cui fa ascoltare le nuove canzoni e il suo verdetto è fondamentale. Se arriva un estasiato “che bravo che sei Biagio, questa diventerà un successo” (detto rigorosamente in milanese), si può andare tranquilli. Se invece mamma lo condisce via con un semplice “sì... è bella”, si può star sicuri che quella canzone di strada non ne farà molta.


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RAGAZZO DI PERIFERIA Nato a Milano, Antonacci è cresciuto in realtà a Rozzano, periferia sud della metropoli lombarda. E la vita della “suburbia”, come la definisce lui, gli è rimasta attaccata. Abitudini semplici, come quella di trovarsi al baretto con gli amici a scambiare opinioni. Anche per questo si è subito trovato in sintonia con i Club Dogo, conosciuti grazie al figlio che fa hip hop, e con i quali ha cantato Ubbidirò nel 2010. E quando si è trasferito anni fa a Bologna, che periferia non è ma ha una realtà più raccolta, si è trovato perfettamente a suo agio e lì ha messo radici. «Quando vado a Milano e lascio la dimensione della città-paese» ha spiegato lui «un po’ sento la mancanza della protezione di quelle mura».

IL SUDORE Con i suoi fan Biagio ha un rapporto viscerale, quasi fisico. I suoi concerti non hanno mai grossi effetti speciali, ma una cosa non può mancare: la passerella. Quella lingua di palco che si insinua tra il pubblico facendolo sentire avvolto da esso. «Mi piace avere la gente

davanti e dietro di me, tutta intorno insomma. E guardare i volti il più vicino possibile per cogliere le loro emozioni. Voglio sentire il loro calore e il loro sudore». Per questo per lui non è stato un problema nemmeno improvvisare qualche mese fa un concerto in piazza Mercanti a Milano, un vero flash mob sommerso dai fan.

DA SANREMO A SAN SIRO Con il Festival di Sanremo il rapporto di Antonacci è stato fugace e dolce-amaro. Dopo la prima apparizione nel 1988, vi è tornato con Non so a chi chiedere nel 1994, il brano che gli ha permesso di affermarsi definitivamente. Dopodiché ha lasciato la gara agli altri e tutt’al più lo ha visto dalla poltrona. Ben diverso il rapporto con San Siro. Se lo stadio milanese è ormai diventato la seconda casa di Vasco Rossi e Ligabue, per Antonacci è quanto meno la depandance. Tifo calcistico a parte, è lì che ha visto il primo concerto della sua vita, quello mitico di Bob Marley nel 1980, ed è lì che nel 2007 è stato protagonista per quella che, a conti fatti, resta l’unica esibizione di un artista di Milano al Meazza. Fino ad ora. Perché quest’anno è l’ora del bis. l

NOZZE D’ARGENTO con la musica. Sono passati 25 anni da quando Biagio Antonacci, classe 1963, ha debuttato nel mondo discografico con Sono cose che capitano. L’ultimo album, L’amore comporta, è uscito l’8 aprile, anticipato dal singolo di lancio Ti penso raramente.

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CAM girl

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na deriva della società contemporanea trova spazio in Cam Girl. Uno spazio di denuncia, s’intende, quello del film della regista Mirca Viola (opera seconda dopo L’amore fa male del 2011). Prendendo spunto da un’inchiesta dell’Espresso di due anni fa, è nata l’idea di portare al cinema il mercato della prostituzione online che continua ad avere una crescita esponenziale, grazie all’estrema facilità con cui si apre un sito web usando un prestanome e collocandone il dominio all’estero per non incappare in controlli fiscali e reati penali. In Italia si tratta di vero e proprio business con un giro d’affari prossimo ai 2 miliardi di euro annui per circa 140 mila clienti. E se «fino a qualche anno fa eravamo pronti a condannare le ragazze che esercitano quest’attività per rincorrere un guadagno facile» fa notare la regista, «oggi è normale comprenderle visti i dati allarmanti della disoccupazione, soprattutto quella giovanile». Alice, Rossella, Gilda e Martina sono unite proprio da un bisogno economico e, non senza esitazioni, finiscono per spogliarsi in “solitudine” di fronte ad una webcam. Le quattro ragazze sono interpretate rispettivamente da Antonia Liskova, Alessia Piovan, Sveva Alviti e Ilaria Capponi. Non deve essere stato semplice per voi interpretare questi ruoli. Quali opinioni vi siete fatte sulle Cam Girl? Alessia: Non sono prostitute, non c’è contatto fisico, però si mettono totalmente a disposizione in modo tale da violentare il loro corpo. Non deve essere vista come una cosa naturale. Il fatto che ci sia un PC davanti aiuta perché ci si sente alienati, ma c’è pur sempre qualcuno dall’altra parte che sta guardando. Antonia: La società nell’insieme le ha portate a questo. C’è chi lo fa per necessità, chi per sopravvivenza chi per capriccio. Approfittano della debolezza del maschio per guadagnare soldi. Non sarebbero costrette a farlo se non ne avessero bisogno però, certo, approfittano di una cosa brutta e svilente, del fatto di essere loro stesse usate come oggetto

ESCE IL 22 MAGGIO LA NUOVA PELLICOLA DI MIRCA VIOLA. CAM GIRL È UNA STORIA DI OGGI, PERCHÉ AFFRONTA UN TEMA DECISAMENTE ATTUALE COME LA PROSTITUZIONE ONLINE, NELLA CUI RETE FINISCONO QUATTRO RAGAZZE CHE DECIDONO DI SPOGLIARSI DAVANTI A UNA WEB CAM PER FAR FRONTE A NECESSITÀ ECONOMICHE. NE ABBIAMO PARLATO CON LE ATTRICI PROTAGONISTE. di Antonio Bracco - foto di Fabio Lovino

del desiderio. Andando oltre la necessità economica, restano pur sempre degli scogli da superare. L’imbarazzo, l’inibizione, la questione morale… Ilaria: Un mio professore universitario diceva che la rovina del sistema sono i media. Siamo talmente malati di perversioni che siamo abituati a sentire le notizie così come si comunicano oggi e si cresce con un ideale distorto. Le ragazzine prendono spunto e pensano “quasi quasi provo anch’io”, anziché prendere le distanze. Sveva: Io non giustifico né giudico. Ho portato in scena un personaggio, faccio l’attrice, cerco di comprendere, ma non entro nel merito. È un tema oltretutto difficile e sensibile, io resto neutrale al riguardo. Chi fa la cam girl lo fa per determinate ragioni.

«Il fatto che ci sia un PC davanti aiuta perché ci si sente alienati, ma c’è pur sempre qualcuno dall’altra parte che sta guardando» Alessia Piovan

Come siete entrate in sintonia con i vostri personaggi? Antonia: Alice è una ragazza che vive la realtà di oggi. Ha studiato, è in gamba ma non riesce a trovare un lavoro adatto alle sue capacità. È molto simile a quello che ho vissuto io quando ho lasciato la Slovacchia, un paese che era molto limitato nel dare possibilità lavorative. Io sono stata molto più fortunata, però, e la mia vita è andata molto oltre le attese. Alessia: Il mio è un personaggio da abbracciare. Rossella l’ho vissuta come una ragazza da proteggere perché era quella più priva di capacità

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rispetto alle altre. Mi è piaciuto molto interpretarla. Lei cerca approvazione, vuole essere amata. Ilaria: Martina è dedita al sacrificio grazie alla sua mentalità sportiva che le fa affrontare le difficoltà direttamente e senza scorciatoie. In questo senso il mio passato di giocatrice di basket, proprio come lei, mi è stato di grande aiuto. Sveva: Mi stavo lasciando con il mio fidanzato, era un momento difficile della mia vita. Una delle scene che dovevo portare al provino era

«Il maschilismo c’è ovunque, nello spettacolo è solo più enfatizzato. Ma non bisogna dare la colpa all’ambiente, sono le persone che contano» Ilaria Capponi

proprio quella in cui Gilda e il suo ragazzo si lasciano. Niente capita per caso. Non mi era mai successo di sentire un personaggio in me in un modo così intenso. Essendo dirette da una regista donna, avete creato tutte insieme un’opera femminile al 100% (grazie anche alla colonna sonora, che mette in luce la giovane cantante torinese Silvia Tancredi, interprete dei brani Sing Your Love e The Cage). Nessuna competizione tra voi? Alessia: Nessuna. Mirca è stata bravissima con noi, il film non è mai volgare. C’è stata una grande sintonia, ci siamo supportate a vicenda. Una sera abbiamo cenato io, Sveva e Antonia e c’è stato un momento di emotività particolare e siamo scoppiate a piangere tutte e tre raccontandoci le nostre storie, la nostra vita. Sveva: Sul set mi sono sentita molto protetta. Avevo anche delle scene più forti rispetto alle altre ragazze. A un certo punto il mio personaggio finisce nelle dark room, fa un percorso a 360°, ma non c’è mai stata competizione con le altre attrici. Mirca è una donna estremamente forte, perché gestire un set come questo non è facile e lei l’ha fatto nel migliore dei modi. Un gruppo di lavoro completamente femminile lo si vede di rado. Questa è una società maschilista, lo sappiamo. La percepite così dal vostro punto di vista professionale? Antonia: Io vedo molto più spazio per le donne. Non lo descriverei come un mondo maschilista, che non è svanito per carità. Conosco marescialli dei Carabinieri che sono donne. Mio marito cucina e va a far la spesa. Più che altro è un mondo complicato. Ilaria: Anche negli ospedali, per quanto riguarda medici e infermieri, o in qualsiasi ambiente può esserci un capo che richiede cose non connesse al lavoro. Nello spettacolo è tutto più enfatizzato, ma non è solo qui. E comunque non bisogna dare la colpa all’ambiente in cui ci si trova, piuttosto è la persona in sé e come gestisce la situazione. Non ti costringe a far niente nessuno se non vuoi. Fate parte del mondo dello spettacolo e della moda in cui non è difficile prendere la strada sbagliata quando si è ancora giovani e inesperte. Cosa vi ha salvato? Alessia: Ho una famiglia alle spalle e degli amici che mi hanno dato valori importantissimi. Poi sono stata fortunata, i miei sogni si sono realizzati, volevo fare la modella e l’attrice e ci sono riuscita con l’impe-

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gno e la dedizione. Ilaria: A me ha salvato il basket, una carriera breve ma intensa. È oggettivo constatare un talento in ambito sportivo. Qui ti chiamano per fare un servizio fotografico e ti chiedi “cosa ho fatto io per meritarlo? Sì, sono una bella ragazza, ma di concreto cosa c’è?”. La soddisfazione non ha nulla a che vedere con quella che ti dà lo sport. Antonia: Non sono venuta in Italia con l’idea di fare soldi facili. Ho fatto la cameriera per tanti anni, quello che guadagnavo in un mese qui era pari a sette mesi di lavoro in Slovacchia. I camerieri si fanno il mazzo. Sono venuta per cercare una vita migliore, facendo sacrifici e fortunatamente senza cadere in situazioni sbagliate. Sveva: Io sono andata a vivere a New York a 17 anni, senza sapere una parola di inglese, catapultata nella moda. La cosa che mi ha permesso di non perdermi è aver capito da subito che era un lavoro. Non ho cercato di fare la modella, mi è capitato. Ho fatto tutte le esperienze di vita che rispettano i valori che la mia famiglia mi ha dato. l

Il film in uscita

CAM GIRL di Mirca Viola ITALIA, 2014 IL CAST: Antonia Liskova, Alessia Piovan, Sveva Alviti, Ilaria Capponi, Marco Cocci, Enrico Silvestrin, Maria Grazia Cucinotta Alice ha studiato sodo per diventare copywriter ed è a un passo dall’assunzione in una importante agenzia di pubblicità. Martina vorrebbe diventare una giocatrice professionista di basket e ha tutti i numeri per farcela. Rossella è ancora incerta sul suo futuro e intanto sogna il grande amore. Le tre, oltre a una solida amicizia, hanno una cosa in comune: fanno le cam-girl. In un pe-

CRITICA foto di Maria Vernetti

riodo in cui la crisi ha ridotto i salari al minimo e il lavoro fisso sembra una chimera, il modo più semplice e rapido per sbarcare il lunario è quello di mostrarsi nude in webcam. Alle tre si unisce fin da subito Gilda, cameriera del bar dove le altre di solito si riuniscono. Da una occupazione nata per arrotondare, le ragazze cominciano a ragionare con senso imprenditoriale.

PUBBLICO


ALESSIA PIOVAN

SVEVA

ALVITI

antonia

ILARIA CAPPONI

LISKOVA

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STYLE

True ALLA FACCIA DELLA CRISI - E DEL GRIGIORE CHE SPOPOLA SU GIORNALI E TV A RIGUARDO - LE COLLEZIONI PRIMAVERA-ESTATE 2014 SONO UN INNO AI COLORI VIVI ED ACCESI, CHE CI FANNO ASSAPORARE IL BRIO DELLA BELLA STAGIONE ALLE PORTE. VERDE, GIALLO, FUCSIA, BLU CINA, VANNO BENE TUTTE LE TONALITÀ, BASTA CHE STIMOLINO IL BUON UMORE - VOSTRO E DI CHI VI GUARDA - E, PERCHÉ

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colors NO, DIANO NELL’OCCHIO. E A CHI È PIÙ CORAGGIOSO È CONCESSO ANCHE OSARE DI PIÙ: SONO I BENVENUTI GLI ACCOSTAMENTI DI COLORE PIÙ AUDACI E BIZZARRI. INSOMMA, VALE TUTTO! SO DON’T BE AFRAID TO LET THEM SHOW/ YOUR TRUE

COLORS, PER DIRLA CON CINDY LAUPER, CHE CANTAVA COSÌ NEGLI SGARGIANTI ED ESTROSI ANNI OTTANTA TANTO SALITI ALLA RIBALTA NEGLI ULTIMI TEMPI.

a cura di Francesca Vuotto

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STYLE / ABBIGLIAMENTO

BULOVA – MARINE STAR Cronografo in Duramic, materiale che unisce robustezza della ceramica e leggerezza del nylon. 279 Euro

HAVAIANAS Clutch in gomma colorata disponibile in tre varianti colore (arancio, turchese e fucsia). 11,90 Euro

MORESCHI Ballerine tricolor giallo, bianco e blu, in pelle con lavorazione effetto pois. 350 Euro

L’OREAL PARIS Le otto nuances del rossetto Color Riche L’Extraordinaire garantiscono labbra laccate e idratate. 18,99 Euro

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OPSOBJECTS E’ composto da 23 Swarovski l’elegante bracciale OPS!CRYSTAL che profuma di vaniglia. 26 Euro

THINK PINK Pantaloni corti al ginocchio da uomo in cotone con tasche, proposti anche in altre tonalità. 69 Euro

LEVI’S RED TAB Blusa color glicine dalle linee morbide, con scollo tondo e plissettatura. 50 Euro

TEZENIS Allegri e sfiziosi, i pois sono anche di tendenza, come in questo bikini con reggiseno push-up. 19,80 Euro


PRADA EYEWEAR Cristalli colorati asimmetrici applicati a mano impreziosiscono questo modello speciale Prada Voice. 323 Euro

CLAIRE’S Grazioso cerchietto per capelli color rosa con fiore applicato, disponibile anche in turchese. 5,99 Euro

THE NORTH FACE T-shirt in misto cotone con rappresentazione della via d’arrampicata più difficile del mondo. 40 Euro

GALLO Papillon a righe multicolor in seta, con nastro in gros grain regolabile e chiusura con gancio. 68 Euro

TIMBERLAND Il denim colorato è uno dei must dell’estate: il brand americano lo propone in questi shorts turchesi. 80 Euro

COCCINELLE Borsa a mano in saffiano con motivo traforato, disponibile anche in blu Cina e bianco. 198 Euro

UNITED COLORS OF BENETTON Maglia da uomo girocollo a maniche lunghe in cotone pettinato, qui nella variante rosa. 29,95 Euro

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STYLE / PRODOTTI

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DROPP BOWL - MENU Date un occhio qui... cosa vi ricorda? L'aspetto è proprio quello di una goccia di vernice colorata, di fatto è una spiritosa scodella in silicone disegnata dallo studio scandinavo Menu. Disponibile in 6 colorazioni. 38 Euro

PAI POD Una cuccia per animali domestici a forma di uovo. Calda, confortevole, protettiva e soprattutto disponibile in tantissime varianti colore. L'abbinamento guscio/ cuscino è personalizzabile in base ai vostri gusti. 144 Euro

MOLESKINE - TACCUINO Inimitabile e sempre sulla cresta dell'onda, il taccuino Moleskine si tinge quest'anno di accesissime colorazioni. Questo modello è dotato di chiusura ad elastico, segnalibro e tasca a soffietto. Disponibile in due misure. da 11 Euro

AFTER MATISSE PURPLE Insolito questo tappeto che porta la firma di Sonya Winner. Oltre alle geometrie che si sovrappongono, sono i colori ad essere protagonisti, evidenziando le infinite sfumature che vanno dal viola al blu. Medium Size 1.288 Euro

PINCE ALORS Un oggetto originale e spiritoso firmato Swab Design. Pince Alors è un mollettone di circa 20 cm da utilizzare come appendiabiti. Riesce a sostenere fino a 3 kg di peso e può essere usato anche all'esterno. 25 Euro

THE SARUT GROUP - HIP COFFEE Coloratissimi e deliziosi questi dischetti di The Sarut Group. A cosa servono? A personalizzare i vostri cappuccini con forme e fantasie di tendenza. Cercate di farlo in frettta: il rischio è che vi si raffeddi la colazione! 9,95 Euro

DOIYDESIGN - FIXIE Coloratissima, divertente e pratica: insomma, un prodotto con tantissime qualità. Avete capito cos'è? Una rotella taglia pizza a forma di bicicletta da corsa. Facendola scorrere sulla pasta vi aggiudicherette una fetta perfetta!17,95 Euro

STABILO PEN 68 Se si parla di colori non si può non citare i mitici pennarelli Stabilo. Alzi la mano chi non ne ha mai usato uno. Pratico sia per chi deve esprimere la sua vena artistica sia per chi vuole osare con un po' di colore anche in ufficio. Prezzo variabile

FREITAG REFERENCE Ricavato da teloni di camion riciclati, questo nuovo zaino di Freitag vi farà fare una gran figura, non solo per la bellezza del modello ma soprattutto perchè farà capire a chi avete intorno che rispettate l'ambiente. 360 Euro


a cura di Giulia Vidali

KARTELL - FL/Y Un'icona intramontabile del design. Fl/Y, disegnata da Ferruccio Laviani per Kartell, è una lampada a sospensione che si fa notare in ogni singola colorazione. Inutile dire che raggiunge il massimo dell'espressione quando le diverse tinte vengono abbinate tra loro crando un gioco di colori e trasparenze davvero impareggiabile! Da 150 Euro

MOMODESIGN Casco demi jet dal design di ispirazione militare, realizzato in 8 colorazioni lucide super glamour. Fermi al semaforo state certi che farete perdere il verde agli altri, non avranno occhi che per voi! 179 Euro

THE COTTAGE INDUSTRY Si vabbè... facile dire che si ha l'iPhone, ormai ce l'hanno tutti. Proprio a voi amanti della Mela viene in soccorso il nuovo modello 5c: colorato al punto di farvi risaltare come un raggio di sole tra le nubi più scure! Da 579 Euro

FREAKISH CLOCK Firmato dalla giovane e italianissima designer Sabrina Fossi Frealish Clock è un orologio da parete originale: il disco colorato sovrastante si muove lentamente lasciando intravedere, di volta in volta, l'ora corretta. 79 Euro

onstage maggio 61



WHAT’S NEW a cura di Alvise Losi

LA SCATOLA DI

CIOCCOLATINI CESARE CREMONINI È GIUNTO AL SUO QUINTO ALBUM SOLISTA. LOGICO È UN DISCO DIVERSO DAL PASSATO, MENO IMMEDIATO, DIFFICILE DA COMPRENDERE MA NON PER QUESTO MENO BELLO. di Daniele Salomone -

C

om’è il nuovo di Cremonini? Me l’hanno chiesto in tanti e ho dato una risposta diversa a ognuno di loro. Fondamentalmente perché ho cambiato idea molte volte. Non posso negare che al primo impatto Logico non mi abbia convinto. Poi ho cominciato ad ascoltare con più attenzione le singole canzoni e ho iniziato ad apprezzarlo. Ma non sono mancati momenti in cui ho riassaporato quella leggera delusione del primo ascolto, per poi decantarne le lodi un attimo dopo. Un’altalena. Ma credo di averne capito il perché. La teoria dei colori è stato per Cesare un album molto importante. Non che fino a quel momento la sua produzione solista fosse stata insufficiente, anzi. Singoli di spessore ne ha sempre scritti e in generale non c’è album in cui non abbia mostrato capacità musicali e compositive. Con il disco del 2012, Cremonini aveva “semplicemente” fatto molto meglio quello che già sapeva fare, scrivendo musiche ancora più belle e dando ai testi una maggiore profondità - rivolgendosi così a un numero di persone più ampio. Non a caso, c’è stato anche il grande salto dal vivo: il primo tour nei palazzetti, la prima volta all’Arena di Verona (che gli è valsa un Onstage Awards come “Migliore Concerto Outdoor 2013”). Un ciclo vincente, da star. Ebbene, che fare a quel punto? Capitalizzare l’eredità de La teoria dei colori pensando ai numeri - dei concerti, delle radio e dei

social network - oppure restare concentrati sul lungo periodo e aggiungere qualcosa a una carriera che fin dal principio è stata più importante dei singoli momenti su cui si costruiva? Fortunatamente Cesare è un ragazzo intelligente ed ha un produttore/mentore (Walter Mameli) assai lucido e lungimirante, oltre che bravo. E così eccoci a Logico. Il primo singolo è un perfetto campione del disco. Logico#1 non ha il ritornello killer de Il comico - e anzi non ha proprio un ritornello - e la produzione musicale, con quei synth inediti per Cremonini, sovrasta struttura melodica e testo. Così è (quasi) tutto il disco. Bisogna scavare sotto le architetture sonore per trovare quanto di più prezioso ci sia nelle canzoni di questo album: un mondo dove immaginazione e realtà raccontano le stesse storie, nelle quali veniamo risucchiati anche senza volerlo. È come trovare un cioccolatino e gustarselo dopo averlo scartato a lungo, avvolto nei mille strati di una confezione lussuosa. Ci vogliono tempo e pazien-

za, e questo può essere un limite - in Italia. Ma la fatica aumenta il piacere, una volta arrivati in fondo. Ecco perché cambiavo idea: non sapevo bene come comportarmi una volta aperta la scatola di bon-bon. Probabilmente Logico è il risultato di una volontà ben precisa: indirizzare la straripante vena compositiva di Cesare Cremonini verso un luogo dove non ci sono solo fan adoranti e successo di massa, ma esiste anche la credibilità artistica e, perché no, qualche critica. Un posto insidioso e bellissimo. Piccola nota in chiusura: scommetto la considerevole cifra di 1 euro che GreyGoose sarà la hit dell’estate.

CESARE CREMONINI Logico (Universal)

onstage maggio 63


MUSICA

CAMBIO DI

PASSO I BLACK KEYS TORNANO CON UN ALBUM TANTO ATTESO QUANTO INASPETTATO NEL CAMBIO DI SONORITÀ. MA NON BISOGNA RIMPIANGERE IL PASSATO. di Marco Rigamonti - foto di Danny Clinch

P

rotagonisti di un notevole rush (7 album in 10 anni) e reduci da una doppietta (Brothers e El Camino) che è valsa loro sei Grammy Awards, i Black Keys si sono legittimamente presi un po’ di tempo per dare alla luce l’ottavo tassello della loro discografia. Scantinati e registratori a 8 piste sono un lontano ricordo: ora Dan Auerbach e Patrick Carney hanno raggiunto lo status di rockstar da stadio. Ma il fatto che l’annuncio della data di uscita del nuovo album sia avvenuto attraverso un tweet di Mike Tyson (sic) accompagnato da un inquietante video a metà tra David Lynch e un b-movie suggerisce che la fama non ha intaccato la fantasia e l’originalità del duo. Il cambio di registro stilistico è evidente fin dalle prime note: scompare l’urgenza blues che aveva confezionato il devastante impatto di El Camino, lasciando spazio a composizioni più ariose e cerebrali. Pronti-via ed ecco un trip di oltre sei minuti: Weight Of Love potrebbe tranquillamente fare parte del repertorio di una band prog-rock degli anni Settanta. Lo

stesso discorso vale per la sontuosa title-track: basso insistente, appoggi stoppati di chitarra e un costante noise di sottofondo a disturbare la celestiale apertura vocale del ritornello. Perfino il singolo Fever (nonostante il riff circense di organetto che può ricordare Lonely Boy e compagnia bella) sembra voler tenere un piede sul freno, forse per non stonare in mezzo a ballad in falsetto (Waiting On Words), mezzi tempi soul (In Time) e le già citate escursioni psichedeliche. 10 Lovers ha il sapore di instant-classic, mentre la conclusiva Gotta Get Away picchia duro, allontanandosi leggermente dal quadro globale dell’album. Inutile girarci attorno: Turn Blue non farà contenti tutti, specialmente chi pregustava

qualcosa in linea con le sonorità espresse dal duo negli ultimi anni. Ma basta un pizzico di apertura mentale per apprezzare un disco sofisticato e profondo, che mette in risalto il valore di una band che non ha ancora finito di mettersi alla prova. E intanto compone musica che il tempo non può scalfire.

THE BLACK KEYS Turn blue (Nonesuch Records / Warner) di Massimo Longoni

Micro-reviews ANASTACIA Resurrection (BMG/Sony)

Mancava dalle scene da sei anni per i noti problemi di salute. La grinta è quella di sempre. Voce e cuore ci sono e anche una sana dose di pop con Stupid Little Things. #alive

64 onstage maggio

MIGHTY OAKS Howl (Vertigo/Universal)

Un Italiano, un Americano e un Inglese a Berlino. Natura, libertà e amore nei testi di questo trio formatosi in Germania. Rock folk coinvolgente come nel singolo Brother. #sorprendenti

CHIARA CIVELLO Canzoni (Sony Music)

Nota più all’estero che in Italia, è una delle nostre migliori voci jazz. Album di cover bellissime cantate benissimo con ospiti internazionali. Toni eterei che trasportano in #unaltromondo

ANA TIJOUX 1977 (Ego/Warner)

Nata in Francia da genitori cileni, questa cantautrice e rapper canta in spagnolo e mantiene le promesse del singolo. I pezzi coinvolgono l’ambito sociale e politico. #indignados


U

n album. Museica è, prima di tutto, un album. Un concept album sul tema dell’arte e di come l’artista veda la realtà. Un disco nel quale Caparezza si mette a nudo e rischia. Ogni canzone è un quadro a sé stante, ma allo stesso tempo è anche parte di una galleria ideale che assume significato man mano che si va avanti a guardare e ad ascoltare. Insomma, un lavoro a tutto tondo, nel quale Michele Salvemini si è buttato anima e corpo (è anche, per la prima volta, produttore). L’album inizia con un invito di Caparezza a entrare nel suo museo musicale, per poi partire con una canzone che mette subito le cose in chiaro. Avrai ragione tu (Ritratto) è un brano che parla della radicalità delle proprie convinzioni e, come molte altre tracce (ben 18 in totale), affronta l’argomento del confronto e della

L

LILY ALLEN Sheezus (Parlophone)

di Elena Rebecca Odelli

L

(in)capacità di dialogare con gli altri. Il cantautore osserva senza giudicare (come in Figli d’arte), costruendo una lucida critica della società attuale senza però smontarla o distruggerla. Sarà l’ascoltatore a riflettere e decidere come valutare il mondo che lo circonda. E qui sta il grande merito di Caparezza. Museica è un album fatto di pochi singoli e tante belle canzoni che deve essere ascoltato più volte per essere capito. Ma è anche un disco che ha la rara capacità di far uscire chi lo ascolta dal proprio quotidiano e farlo entrare in un altro mondo. Il mondo, come suggerisce anche la copertina, che si trova nella testa di Caparezza. E il tema di fondo, oltre alla rappresentazione di una particolare realtà soggettiva (quella del cantante), è quindi la rete di relazioni senza le quali non esisterebbe la realtà.

ily Allen rimbalzò sulla scena musicale nel 2006. Il suo debutto Allright, Still era in parti uguali solare, mescolato a tratti ska-pop e a una forma di lirismo alla pick-up. Dopo qualche anno che ha visto, oltre all’uscita di It’s Not Me, It’s You, anche alcuni stravolgimenti nella sua vita personale, Lily è tornata con Sheezus. Titolo che rimanda sornionamente al bit maker dell’avanguardia Kanye West. La title track marca subito il punto. Invece che voler battere a tutti i costi le avversarie dello show biz, la Allen dimostra di essere un semplice essere umano, mostrando le sue paure e parlando del menarca. L8 CMMR è in perfetto stile dancehall con sfumature pop e sprazzi di vita personale, dove il marito è una tigre nel sacco, ma un buon padre e consorte fedele.

lasciato con due bellissimi dischi, ' avevamo quello con Flea e Tony Allen a nome Rocket

Juice & The Moon e il pastorale Dr. Dee, e soprattutto con una trionfale serie di concerti con i riformati Blur, come ricorderà bene chi ha partecipato alla date italiane dello scorso anno. Ma è difficile che il genio di Damon Albarn, senza dubbio - assieme a Paul Weller - il vero erede di Ray Davies dei Kinks, si prenda dei lunghi periodi di pausa. Ecco dunque pronto un nuovo album in proprio, a riconferma di un talento strabordante. Scritto, inciso, suonato e prodotto assieme a Richard Russell, boss dell’etichetta XL (i due avevano già collaborato in sede di produzione per il disco di Bobby Womack e per l’album Kinshasa One Two), Everyday Robots è il lavoro più autobiografico e meditato del musicista inglese, tutto giocato su piano e chitarra acustica, con

CAPAREZZA Museica (Universal)

di Alvise Losi

A discapito del lavoro, Lily sa bene che, a casa sua, i pantaloni sono di tinta rosa. Il problema di Sheezus però è la mancanza di sottigliezza: Allen è un paroliere senza una vera critica sociale di fondo. Si può percepire anche una certa indecisione: Lily sembra provare a percorrere diversi stili musicali tra Life For Me, L8 CMMR e As Long As I Got You. Shezuus non è né il disastro assoluto che i detrattori della Allen vorrebbero fosse né il ritorno esaltante che si sarebbe sperato. Silver Spoon è una satira arguta alle accuse per la sua educazione privilegiata e il percorso verso il successo. La Allen non ha ancora lo stomaco pronto per la cruda guerra dello show biz e la titubanza del disco dimostra come abbia preferito non rischiare e continuare a cantare ciò che la gente si aspetta da lei.

percussioni e batterie elettroniche a completare il quadro. Toni sommessi e ballate, con l’accento sulla qualità delle canzoni piuttosto che sul suono o sul ritmo che, per tutta la durata del disco, non si alza mai o quasi. I campionamenti - quasi tutti estratti da dischi di Lord Buckley, artista mitologico, comico, poeta, capace di influenzare personaggi diversi come Ken Kesey o George Harrison - regalano ulteriori chiavi di lettura a un lavoro che già necessita di ascolti e pazienza. Se non sapete da dove partire, ascoltate la splendida Heavy Seas Of Love, con ospite Brian Eno alla voce (anche in You & Me) e poi scorrete a ritroso verso la title track iniziale. Sarà un viaggio costellato da magnifici incontri, da Photographs (You Are Taking Now) alla contagiosa Mr. Tembo, dedicata a un piccolo elefante incontrato da Albarn in Tanzania.

DAMON ALBARN Everyday Robots (Warner)

di Stefano Gilardino onstage maggio 65


P BRIAN ENO / KARL HYDEE Someday World (Warp Records)

di Massimo Longoni

ochissimi nella storia del pop possono essere associati alla figura del santone come Brian Eno, il quale ha raggiunto lo status di intoccabile grazie a un curriculum straordinario: nelle molteplici vesti di autore, cantante, tastierista e produttore, è stato un personaggio cardine dagli anni Settanta a oggi con un numero elevatissimo di lavori seminali e riconosciuti a livello mondiale, dalla trilogia berlinese di Bowie, ai più importanti album degli U2, fino al jingle di tre secondi di apertura di Windows 95. E non sarà certo il suo nuovo lavoro a rovinargli la reputazione. Anzi. Someday World, che lo vede in collaborazione con il leader degli Underworld, Karl Hyde, è una sorta di breccia in un percorso compositivo che negli ultimi anni si era snodato soprattutto lungo sentieri ambient e rarefatti. Questo è in-

D

i un loro reale ritorno discografico si parlava ormai da anni, fin da quando Black Francis e compagni avevano ricominciato a girare il mondo con il nome Pixies, stuzzicando l’appetito dei fan. Prima era arrivato un pezzo solitario, poi tre EP digitali e ora, finalmente, siamo alla prova del nove, quella dell’album di inediti, il primo senza la presenza fondamentale della bassista Kim Deal, sostituita ora da Paz Lenchantin, altra vecchia conoscenza della scena alternativa americana (A Perfect Circle, Zwan). Probabile che, ancora prima di leggere queste parole, vi siate fatti un’idea da soli di cosa possa regalare Indie Cindy, così come è possibile che, dopo qualche ascolto attento, siate rimasti delusi da un disco che fallisce il suo scopo. Se l’album è il tentativo di legittimare una reunion

P THE HORRORS Luminous (XL)

di Tommaso Cazzorla

66 onstage maggio

vece un album sorprendente tanto nel suo essere pop, quanto nell’avere un occhio bene aperto sugli anni Ottanta. I nove brani sono stati sviluppati da Hyde su una serie di incipit che Eno aveva messo da parte nel corso del tempo, buone idee in nuce che avevano però bisogno di una scintilla ulteriore per sbocciare. I due sono riusciti a dare un senso complessivo a una serie di ispirazioni di vario segno, dove trovano spazio il funky con ritmiche scatenate di Daddy’s Car, i fiati sintetici di The Satellites, ma anche il pop con venature artistiche di Witness o gli sprazzi di inaspettata tensione di When I Built This World, dove i Depeche Mode incontrano le colonne sonore da horror. Ispirazione e grande cura nella confezione, alle quali aggiungere una serie di ospiti di livello, come Andy McKay dei Roxy Music.

che, ormai, ha davvero detto tutto il possibile e anche di più, forse sarebbe stato meglio - come spesso succede in casi analoghi - se la discografia si fosse interrotta con Trompe Le Monde oltre vent’anni fa. Niente contro i Pixies del 2014 che, dal vivo, ancora fanno una gran bella figura, ma francamente tra i dodici pezzi in scaletta gli unici a esaltare e a reggere il confronto sono What Goes Boom, Magdalena 318, la title track e Blue Eyed Hexe. Non che il resto sia brutto, ma per apprezzarlo davvero toccherebbe scordarsi il nome scritto in copertina, ovvero quello di una band leggendaria che ha consegnato alla storia almeno due capolavori come Surfer Rosa e Doolittle e, più in generale, non ha mai sbagliato un colpo in carriera. Da oggi, quasi mai.

rima ancora di pubblicare l’album d’esordio Strange House (del non lontano 2007), The Horrors erano già la Next Big Thing del momento. Bella forza, direte voi: se si sta a sentire la stampa inglese, ne salta fuori una ogni sei mesi circa. E lo pensarono in molti, soprattutto considerando che il post-gothic-punk propinato dai cinque non aveva nulla di originale e sembrava solo un pretesto per ostentare capigliature cotonate e look furbetto. Giunti al quarto album, tocca fare marcia indietro. Nel percorso i loro riferimenti sono cambiati parecchio, orientandoli verso un personale shoegaze pop intriso di sintetizzatori: con Luminous la metamorfosi è compiuta. Basta sentire l’intro di Chasing Shadows per rendersene conto o la coda strumentale di First Day Of Spring. In And Out Of

PIXIES Indie Cindy (Pias)

di Stefano Gilardino

Sight nasconde appena sotto la superficie un pulsante cuore groovy e il mix che ne scaturisce brilla di luce propria. Come anche Jealous Sun, la cui chitarra effettata deve talmente tanto a Lovless dei My Bloody Valentine che sembra quasi di vedere Kevin Shields fregarsi le mani compiaciuto. Bisogna prendere atto che nel 2014 queste sonorità sono tornate prepotentemente di moda. E i cinque inglesini paiono essere molto ricettivi per le varie tendenze. Ma in fondo sono germi presenti da sempre nella loro musica, soprattutto nel precedente Skying del 2011. La malizia ci impedirebbe poi di ascoltare con gusto brani come Falling Star o Sleepwalker. E forse proprio a causa di questo cambio di direzione non sono diventati la Big Thing che alcuni speravano, ma certo hanno trovato la strada a loro più congeniale.



CINEMA

a cura di Antonio Bracco

GODZILLA di Gareth Edwards

USA, 2014, 123 min. IL CAST: Aaron Taylor-Johnson, Bryan Cranston, Elizabeth Olsen, Ken Watanabe, Juliette Binoche, David Strathairn, Sally Hawkins

CRITICA PUBBLICO

Q

uella decina di minuti diffusa sottoforma di trailer, teaser trailer e mini spot televisivi del nuovo film sul Kaiju giapponese per eccellenza è un promettente biglietto da visita. Il punto di riferimento di questo Godzilla è l’originale film nipponico in bianco e nero del 1954 (di cui ricorre il 60° anniversario) e non ha nulla a che vedere con la versione del 1998 diretta da Roland Emmerich. Il regista al quale è stata affidata la rinascita del mostro è il 39enne inglese Gareth Edwards, che si è fatto conoscere con Monsters, pellicola di science-fiction indipendente girato con pochissimi soldi di cui ha curato sceneggiatura, fotografia, scenografia, effetti speciali e regia - e che la critica ha acclamato unanimemente. Da specialista di computer grafica quale è, Edwards insieme al suo

team di designer ha dato vita a una creatura che innanzitutto ha dei legami con la realtà (il volto è un mix tra un orso, un varano e un’aquila), anche se la storia rispetta e conserva l’idea dell’esperimento atomico degli anni ’50 che l’ha generata. “Come è possibile creare una trama in cui si scopre all’improvviso l’esistenza di Godzilla? Se era là sotto nell’oceano, qualcuno avrebbe dovuto accorgersene” si chiedeva giustamente il regista. Da qui Edwards è arrivato a ipotizzare che in realtà i governi segretamente erano a conoscenza del

mostro e che la scomparsa di sottomarini negli anni della Guerra Fredda tra Stati Uniti e Russia avessero a che fare con lui (un prologo che prende spunto da Incontri ravvicinati del terzo tipo). E se il lucertolone - che si agita in 3D tra i grattacieli come un bambino che, arrabbiato, abbassa i fendenti sulle costruzioni Lego - non fosse ancora di sufficiente richiamo, dovrebbe bastare la presenza nel film quell’altro mostro (di talento) che è Bryan Cranston, che abbiamo imparato a odiare e adorare nella serie Breaking Bad.

Micro-reviews DEVIL’S KNOT

di Atom Egoyan (USA, 2014) Nel 1993 tre teenager furono condannati per l'omicidio di tre bambini in un rituale satanico. Un investigatore privato e la madre di uno dei bambini vollero scoprire di più. Tratto da una truce #storiavera.

68 onstage maggio

MAPS TO THE STARS

di D.Cronenberg (CAN, USA, FRA, GER, 2014) Selezionato per il concorso al Festival di Cannes, il nuovo film del regista canadese racconta la storia di due ex attori bambini la cui precoce carriera è stata travolta dal #latooscuro di Hollywood.

DIARIO DI UN MANIACO PERBENE di Michele Picchi (ITALIA, 2014) Un disperato artista quarantenne (Giorgio Pasotti) vede la sua vita attraverso uno #spioncino. Trascinato dalle proprie manie e dai suoi eterni interrogativi, abborda spudoratamente ogni tipo di donna.

LOVELACE

di R. Epstein e J. Friedman (USA, 2013) Nel 1972 grazie ad uno dei film più visti di sempre (il pornografico Gola profonda) esplodeva la fama della sconosciuta Linda Lovelace, una ragazza di provincia con una vita piena di #contraddizioni.


BRICK MANSIONS

di Camille Delamarre, USA, 2014

Nuovamente protagonista nei panni di un poliziotto sotto copertura (come accadeva nei primi due capitoli di Fast & Furious), Paul Walker si mette sulle tracce di un narcotrafficante interpretato dal rapper RZA. Nel ghetto, noto come “Brick Mansions”, Walker fa coppia sullo schermo nientemeno che con David Belle, co-fondatore del movimento del Parkour. Spettacolari sequenze stunt con combattimenti a base di arti marziali e evoluzioni di Parkour caratterizzano questo action thriller ambientato in una Detroit in mano alla malavita. I due devono sventare una rete corruttiva e un terribile complotto arrivando fino alle stanze del potere e della politica. Brick Mansions è il remake di Banlieue 13 del 2004, entrambi prodotti da Luc Besson. È anche l’ultimo film che Paul Walker è riuscito a completare prima dell’incidente stradale che gli ha tolto la vita lo scorso 30 novembre. CRITICA PUBBLICO

IL CAST: Paul Walker, David Belle, RZA, Robert Maillet, Carlo Rota, Kwasi Songui, Andreas Apergis

GRACE DI MONACO

di Olivier Dahan, FRANCIA, USA, BELGIO, ITALIA, 2014

Nel 1962 il Principato di Monaco affrontò una dura disputa con la Francia, i cui uomini politici del periodo ritennero scandaloso di dover “ospitare” un paradiso fiscale all’interno del territorio dello Stato. Grace Kelly lavorò a lungo dietro le quinte per salvare il suo Paese dal fallimento insieme al marito. La stella di Hollywood, diventata Principessa nel 1956, si trovava inoltre a dover affrontare una profonda crisi coniugale e di identità, dovendo decidere se tornare sulle scene cinematografiche o rinunciare definitivamente alla carriera di attrice per appianare le difficoltà che stavano investendo il suo regno e il marito, il Principe Ranieri. Nicole Kidman si fa carico dell’intera responsabilità nell’interpretare una donna dall’eterno fascino e di conturbante bellezza come Grace Kelly. Il film apre il 67° Festival di Cannes il 14 maggio IL CAST: Nicole Kidman, Paz Vega, Tim Roth, Milo Ventimiglia, Parker Posey, Frank Langella, Derek Jacobi

CRITICA PUBBLICO

X-MEN: GIORNI DI UN FUTURO PASSATO di Bryan Singer, USA, 2014

La storia è ambientata in un futuro derivato dagli eventi di X-Men - Conflitto finale (2006) e Wolverine - L'immortale (2013). I mutanti si trovano sull'orlo dell'estinzione e il Professor X e Magneto, nuovamente insieme, guidano i pochi sopravvissuti. Con l'aiuto di Kitty Pryde decidono di spedire la coscienza di Wolverine indietro nel tempo per cercare il giovane Professor X e avvisarlo di ciò che avverrà in futuro. Cambiare il passato per salvare il futuro è il compito che vede uniti tutti gli X-Men visti fino ad ora, con un cast che comprende tanto le nuove quanto le vecchie reclute. Considerando anche il suo cameo in X-Men - L’inizio (2011), questa è la settima volta che Hugh Jackman interpreta Logan/Wolverine. Nessun altro personaggio tratto dai fumetti è stato impersonato per così tante volte dallo stesso attore.

CRITICA PUBBLICO

IL CAST: Jennifer Lawrence, Michael Fassbender, James McAvoy, Ian McKellen, Patrick Stewart, Nicholas Hoult, Hugh Jackman, Anna Paquin, Ellen Page, Peter Dinklage, Halle Berry, James Marsden, Shawn Ashmore, Omar Sy onstage maggio 69


GAMES

TRIALS FUSION EVOLUZIONI E ADRENALINA. L’ULTIMA INCARNAZIONE DI TRIALS ESPLORA AMBIENTAZIONI FUTURISTICHE

Produttore: RedLynx / Ubisoft Genere: Platform Racing Disponibile per: PS4 / Xbox One / Xbox 360

L

a specialità nota come Trails possiede alcune caratteristiche uniche nell’ambito delle discipline motoristiche. Intanto il successo non dipende solo dalla velocità: arrivare primi in termini di tempo è solo uno dei parametri che concorrono a stabilire il vincitore. Rivestono un ruolo essenziale abilità (dato che scattano penalizzazioni ogni volta che si appoggia un piede per terra) e strategia (considerare se sia conveniente o meno saltare tratti di percorso calcolando il costo/opportunità dei punti di penalità attesi). Inoltre la bravura del pilota viene prima della qualità del mezzo: non è detto che chi cavalca il veicolo oggettivamente migliore abbia vita più facile. Le radici della migliore trasposizione di Trials che il mondo dei videogiochi ricordi sono tracciabili in un browser game del 2000, al quale hanno fatto seguito diversi episodi – accolti sempre con

a cura di Blueglue

grande entusiasmo sia dai fan della disciplina che da giocatori che non hanno mai visto una gara in vita loro. Il motivo è semplice: nella produzione RedLynx coesistono semplicità, divertimento e (quando serve) realismo. Il gioco (dall’anima dichiaratamente arcade) si basa sul 3D, ma il controllo avviene in due dimensioni: i grilletti fanno da acceleratore e freno, le levette analogiche determinano la posizione del busto del motociclista (parametro che modifica anche l’inclinazione del mezzo) e il resto del corpo (consentendo spericolate mosse acrobatiche). Ma pur trattandosi

di una palese estremizzazione della specialità (con piste inverosimili e fantasiose, specialmente in questa puntata dai contorni fantascientifici), le leggi della fisica appaiono tanto credibili da garantire un’immedesimazione assoluta: a ogni salto il cuore batte forte, a ogni esitazione sono brividi. Trials Fusion affina la già sbalorditiva giocabilità che da sempre caratterizza la serie, confermando anche la sua duplice natura: abbastanza intuitivo per candidarsi come perfetto “pick & play” per una serata tra amici, ma severo e inflessibile per chi vuole raggiungere livelli d’eccellenza.

Micro-reviews FOOTBALL MANAGER CLASSIC 2014 (PSVITA) Quest’anno la mitica simulazione firmata Sports Interactive si potrà giocare anche sulla portatile di casa Sony - per soddisfare la smania tipicamente italiana di allenare ovunque e comunque. #patentinoelettronico

70 onstage maggio

MARIO GOLF WORLD TOUR

(3DS) L’idraulico di casa Nintendo torna a impugnare la mazza da golf dopo 10 anni: tra percorsi realistici e ambientazioni tipiche dei mondi di Mario, varietà e divertimento sono assicurati. #holeinone

FINAL FANTASY XIV: A REAL REBORN

(PS4 – PS3) La stagione dei Massively Multiplayer Online Games è inaugurata da Final Fantasy, che convince puntando su un buon numero di missioni e un’interfaccia che più intuitiva di così non si può. #rpgonline

THE SLY TRILOGY

(PS VITA) A 4 anni dalla pubblicazione su PS3, la raccolta delle avventure di Sly Cooper viene riproposta su Vita; il platform-stealth in terza persona gode ancora di ottima salute nonostante l’età. #procioniportatili


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LUN 30/06/2014 > ROMA - CAVEA www.jonnylang.com

Jonny Lang

MAR 01/07/2014 > SEGRATE (MI) - CIRCOLO MAGNOLIA

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LUN 14/07/2014 > SESTO S. GIOVANNI (MI) – CARROPONTE MAR 15/07/2014 > PISTOIA – PISTOIA BLUES

LUN 14/07/2014 > PISTOIA - PISTOIA BLUES www.eelstheband.com

JOHN BUTLER TRIO www.johnbutlertrio.com

MAR 15/07/2014 > SESTO S. GIOVANNI (MI) - CARROPONTE GIO 17/07/2014 > MERANO (BZ) - GIARDINI DI CASTEL TRAUTTSMANDORF

GIO 17/07/2014 > FIRENZE – TEATRO ROMANO DI FIESOLE VEN 18/07/2014 > MILANO - AUDITORIUM

STEVE EARLE unplugged solo

Hugh Laurie GIO 17/07/14 > MILANO – AUDITORIUM

www.elbow.co.uk

LUN 25/08/2014 > FIRENZE - CAVEA DEL NUOVO TEATRO DELL’OPERA

MAR 29/07/2014 > PUSIANO (CO) – PARCO COMUNALE - BUSCADERO DAY MER 30/07/2014 > SESTRI LEVANTE (GE) – TEATRO DELLA CONCHIGLIA GIO 31/07/2014 > FAENZA (RA) – PIAZZA NENNI - STRADE BLU

KID INK

EUROPEAN TOUR MER 01/10/2014 > MILANO - ALCATRAZ

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TECH

RITORNO AL PASSATO

Sebbene oggi con un clic sia possibile visualizzare mappe, vie e percorsi (e avere una fedele anteprima della meta grazie a Google Street View), viaggiare nel tempo rimane ancora fuori dalla nostra portata: ma forse a livello virtuale non più. di Marco Rigamonti

C

apita a tutti di percorrere un tratto di strada della propria città e pensare a quanto il paesaggio sia cambiato nel corso del tempo: da accorgimenti quasi trascurabili (una nuova aiuola o qualche insegna in più) a veri e propri stravolgimenti di panorama (strutture abbattute e poi ricostruite o aree completamente ripensate). In quell’istante, in un impeto di curiosità, vorremmo rivedere come si presentava la scena qualche tempo prima. Tale capriccio - equivalente al desiderio compulsivo di informazioni in tempo reale (perlopiù superflue) che caratterizza la nostra era - viene ora preso in considerazione da Google. Perché oggi - in tempi in cui la copia cartacea di Tuttocittà è diventata un reperto archeologico - la prima cosa che ci passa per la testa quando non conosciamo una destinazione che dobbiamo raggiungere è consultare Google Maps: il servizio (attivo dal 2005) è tutto quello di cui abbiamo bisogno. Poco dopo è arrivata pure l’implementazione Street

View: foto panoramiche interattive che consentono di gestire angolature e zoom a piacimento. Ma l’evoluzione non si ferma qui. Il passo successivo (già attivo e in fase di espansione) accelera ulteriormente la sindrome da catalogazione tecnologica: è infatti da poco possibile consultare l’archivio storico degli scatti dalle famigerate “G Cars” dal 2007, anno in cui hanno cominciato a fare i loro giri di ricognizione per il mondo. Sarà interessante tra qualche tempo avere sottomano le immagini che documentano la trasformazione dello spazio che ci circonda; e probabilmente in futuro l’aggiornamento delle foto avverrà con una frequenza sempre maggiore. C’è chi si prenota per confrontare il “prima” e il “dopo” di luoghi colpiti da alluvioni e terremoti, chi è intenzionato a seguire passo-passo l’edificazione di grandi edifici, chi semplicemente fra 50 anni vorrà rivedere con i propri occhi come appariva la strada dove ha abitato per una vita intera. Io intanto controllo che il mio motorino sia ancora parcheggiato sotto casa.

Micro-reviews MICROSOFT OFFICE MOBILE (ANDROID)

L’applicazione ufficiale di Microsoft Office ottimizzata per Android consente accesso e modifica diretti di tutti i documenti (Word, Excel e Powerpoint) senza passare da altre app. #ufficiointasca

72 onstage maggio

GOOGLE CHROMECAST

Il gadget che nel 2013 ha fatto impazzire l’America è ora disponibile anche in Italia: Chromecast è un piccolo device che consente di riprodurre contenuti web sulla propria televisione. #playitonthebigscreen

LINGUA.LY (ANDROID)

Un’idea intelligente per ampliare il proprio vocabolario della lingua inglese: dizionario, esercizi e pratici collegamenti ad articoli reali sul web facilitano l’apprendimento di nuove parole. #thepenisonthetable

GOOGLE PLAY EDICOLA (ANDROID)

Offrendo una suddivisione per aree tematiche, questa app raccoglie gli abbonamenti alle proprie riviste preferite in un unico contenitore e consente anche la lettura offline grazie ai segnalibri. #edicolavirtuale



COMING SOON Pearl Jam

san siro chiama

seattle di Jacopo Casati foto di Danny Clinch

C

' Anche se ti chiami Pearl Jam. Quella

è sempre una prima volta. Per tutti.

che, secondo molti, è la più grande band di classic rock nata negli anni Novanta, si esibirà a San Siro il 20 giugno. E sarà la prima volta per Eddie Vedder e compagni all'interno di un impianto che ha contribuito, per lo meno nel Vecchio Continente, a innalzare allo status di leggenda vivente della musica un personaggio come Bruce Springsteen, non certo uno qualsiasi.
L'impatto emotivo che il Meazza può avere su consumate star internazionali è ancora oggi motivo d'interesse che, spesso, va oltre il concerto in quanto tale. Per approfondimenti a riguardo chiedere al già citato Boss, piuttosto che a due artisti come Robbie Williams e Jon Bon Jovi, rapiti entrambi dalla partecipazione del pubblico raccolto nello stadio più famoso d'Italia a tal punto dal non riuscire a completare alcune canzoni, per via della commozione, durante i loro ultimi show.

Non ci aspettiamo che Vedder pianga dall'emozione, ma piuttosto un concerto straordinario di una band che sul palco va sempre ben oltre l’ordinaria amministrazione. Oltretutto i Pearl Jam hanno dimostrato di essere tornati in piena forma, grazie a un anno, il 2013, che ha visto il loro ritorno nei negozi e sui palcoscenici americani. Lightning Bolt, decimo album in studio del quintetto, è un disco inaspettatamente energico e variegato, che ha rimesso al centro della loro proposta gli amplificatori settati a volume 11 (su 10 ovviamente) e un approccio più sanguigno.
Mettiamoci anche che il palco è l'habitat naturale di Eddie e soci, amati dal pubblico soprattutto per le performance live parecchio generose. Tanto per fare un esempio, nel concerto del 6 dicembre scorso a Seattle, città che ha battezzato la nascita dei Pearl Jam nel 1990, la band ha messo in scaletta la bellezza di 37 (trentasette!) pezzi. Va bene che giocavano in casa, ma si tratta comunque di qualcosa di straordinario. Con queste premesse e la tradizione di San Siro, è assolutamente lecito aspettarsi una serata magica, di quelle che rimangono nella memoria collettiva, anche dei musicisti. E se tutto andrà per il verso giusto, chissà che a Eddie non venga voglia di tornare nuovamente in Italia per un tour solista. In Portogallo c’è già una data fissata a luglio.

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CALENDARIO CONCERTI giugno

Alfa Romeo Citysound - Milano 10/06 Linkin Park + Fall Out Boy 13/06 Davide Van De Sfroos 20/06 Die Antwoord 24/06 Motorhead 25/06 Massive Attack 27/06 Rob Zombie + Megadeth 30/06 ZZ Top + Jeff Beck

Postepay Rock In Roma 03/06 Queens Of The Stone Age 09/06 Billy Idol 19/06 Avenged Sevenfold 20/06 Thirty Seconds To Mars 21/06 The Prodigy + Die Antwoord 23/06 Arcade Fire 26/06 Rob Zombie + Megadeth 28/06 David Guetta

Rock In Idro - Bologna 01/06 Iron Maiden + Alter Bridge 02/06 Queens Of The Stone Age + Pixies

Aerosmith 25/06 Milano

Nine Inch Nails 03/06 Bologna

Arcade Fire 24/06 Verona

One Direction 28/06 Milano 29/06 Milano

Gogol Bordello 21/06 Milano

74 onstage maggio

The Rolling Stones 22/06 Roma

Ligabue 06/06 Milano 07/06 Milano 11/06 Catania 12/06 Catania

Thirty Seconds To Mars 19/06 Torino

Miley Cyrus 08/06 Milano

Vasco Rossi 25/06 Roma 26/06 Roma 30/06 Roma




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