Onstage Magazine novembre 2012

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FLORENCE + THE MACHINE | BLOC PARTY | MIDGE URE | LED ZEPPELIN | QUEEN

Anno VI, n.57 - 2 novembre 2012

Neri di rabbia

SKUNK ANANSIE

Skin&co. hanno sfornato un disco rabbioso. In attesa dei live italiani, ci spiegano perchè

Dischi bollenti

AEROSMITH

Music From Another Dimension! è come una cena con vecchi compagni di sbronze

Dreams come true

CESARE CREMONINI

“Il tour che ho sempre sognato per le mie canzoni” è oggi realtà. Cesare ci racconta come ha fatto

www.onstageweb.com

Celebration JIMI HENDRIX A 70 anni dalla sua nascita, esce la biografia di “Buster” scritta dal fratello minore Leon Hendrix. Un ritratto intimo e inedito della vita di Jimi

MUSE Cover story

la migliore live band della storia (parola di nme, BIBBIA DEL ROCK INGLESE) arriva in italia per confermare la supremazia. uno spettacolo potente «CON ALIENI DANZANTI E ALTRE TROVATE DEL GENERE» Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/BS




EDITORIALE

Registrazione al Tribunale di Milano n. 362 del 01/06/2007

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Marcello Marabotti

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I

l cinema sembra essere la nuova frontiera dell’industria musicale. Tra ottobre e novembre, sono moltissimi gli eventi programmati sul grande schermo. Dai Led Zeppelin a Vasco, dai Coldplay ai Beatles, passando per i Guns N’ Roses. Ci sarebbero anche i Rolling Stones, ma non qui da noi (per il momento). Si tratta di proiezioni speciali, spesso con data unica e unico circuito di sale. Ma l’esclusività non sembra essere un problema, anzi. Funziona benissimo, lo dimostrano i dati di affluenza: Celebration Day, il film che documenta il concerto-reunion del 2007 dei Led Zeppelin a Londra, in Italia ha incassato 560 mila euro in una sola notte, registrando 48.000 spettatori - è stata naturalmente la pellicola più vista del 17 ottobre. Oltre agli Zep, è andato molto bene anche Ligabue l’anno scorso, così come il film sui vent’anni dei Pearl Jam, girato da Cameron Crowe, uscito a settembre 2011 (tanto che ci sarà una nuova proiezione dello stesso documentario con 20 minuti di scene extra). Bene era andato, qualche anno fa, anche U23D, docu-film tridimensionale sullo straordinario ultimo tour di Bono e compagni. Insomma, sono molti gli esempi di successo. Chiaramente si tratta di artisti che hanno un seguito enorme, per cui è più facile riempire le sale. Ma il segnale importante è un altro. Bisognerebbe chiedere a un discografico quale sia l’impatto reale di queste operazioni sul music business e quindi le ripercussioni sulla musica stessa. Un po’ di ossigeno per far ripartire entusiasmo, idee, investimenti? Oppure solo qualche rapida schiarita in un cielo gonfio di nubi nere? Faremo la domanda a chi può risponderci. Ma c’è un aspetto che vale la pena comprendere a prescindere dal resto: perchè il pubblico reagisce con entusiasmo all’esperimento. Il “canale cinema” ha

il merito di dimostrare che una proposta unica perché qualitativamente alta è sempre di successo, anche se ha un prezzo e anche in un momento come questo, in cui è più facile stare a casa che uscire. La tecnologia audio e video che supporta le proiezioni rende la fruizione musicale al cinema un’esperienza irripetibile, stimolando emotivamente gli spettatori fino a tirargli fuori quella passione che normalmente corre senza briglie solo durante i concerti. Tecnologia più qualità più passione. Uguale innovazione, sinonimo di successo. È questa la formula che tutto muove. Questo vogliamo e questo dobbiamo dare, a seconda della posizione da cui si parte. È un discorso che chiama in causa i musicisti, tutto il mondo che gli ruota attorno, promoter e discografici in primis. Chiama in causa politici, imprenditori, dirigenti e professionisti, giornalisti, direttori, impiegati. Tutti quelli che sono nella posizione di innovare hanno il dovere di provarci. Anche noi. Ci stiamo preparando al 2013, che si preannuncia durissimo come e più del 2012, consapevoli che l’immobilismo non porta da nessuna parte, tantomeno in un periodo come questo. Vogliamo innovare fino al punto di stravolgere quanto abbiamo fatto fino ad oggi. Onstage sarà nuovo, diverso e altro. Nuovo perché cambieremo formato e stile. Diverso perché il nostro raggio d’azione, in termini di contenuti, sarà molto più ampio: ci prenderemo più responsabilità. Altro perché vareremo un’edizione digitale che non sarà semplicemente il formato pdf della rivista cartacea che stamperemo ogni mese, ma sfrutterà tutte le possibilità che offre oggi il web. Tecnologia, qualità e passione. È il nostro mantra. Ancora un paio di numeri e cambiamo le regole del gioco. Daniele Salomone

Twitter: @DanieleSalomone

Pubblicità Triveneto Everest ADV Viale delle Industrie 13 Limena (PD)

Editorialisti Charlie Rapino Hanno collaborato

Antonio Bracco, Blueglue, Jacopo Casati, Francesco Chini, Claudia Falzone, Luca Garrò, Massimo Longoni, Emanuele Mancini, Claudio Morsenchio, Marco Rigamonti, Giovanni Spreafico, Raffaella Turati, Cristina Valentini.

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Onstage Magazine on tour NOVEMBRE 2012

a Concerti

MUSE: 16/11 Unipol Arena, Bologna; SKUNK ANANSIE: 19/11 Mediolanum Forum, Assago (MI); 20/11 Palalottomatica, Roma; CESARE CREMONINI: 16-17/11 Paladozza, Bologna; MARRACASH: 20/11 Alcatraz, Milano; FLORENCE + THE MACHINE: 20/11 Mediolanum Forum, Assago (MI);

a Locali MILANO Bar Magenta, Banghrabar, Biblioteca Sormani, Blender, Bond, Cafè Milano, Cargo Colonial Cafè, Cuore, Deseo, Exploit, Felice-San Sushi, Frank Cafè, Fresco Art, Grey Cat Pub, Huggy Bar, Ied, Item, Jamaica, Julien Cafè, Kapuziner, La Bodeguita del Medio, La Caffetteria, La Voglia Di, Le Coquetel, Le Scimmie, Lelephant, Magazzini Generali, Maxi Bar, Mom Cafè, Morgan’s, Pacino Cafè, Pharmacy Store, Refeel, Roialto Cafè, Salezucchero, Sergent Peppers, Skip Intro, Stardust, Sushi, The Good Fellas, Trattoria Toscana, Twelve, Union, Volo, Yguana ROMA Avalon Pub, Birreria Marconi, Cartolibreria Freak Out, Casina dei Pini, Circolo degli Artisti, Crazy Bull, Deja’Vu, Distillerie Clandestine, Express, Fata Morgana, Freni e Frizioni, Friend’s Art Cafè, L’Infernotto, Latte Più, Le Sorelle, Lettere, Cafè, Living Room Cafè, Locanda Atlantide, Micca Club, Mom Art, On The Rox, Open Music Cafè, Pride Pub, Rock Castle Cafè, Shanti, Simposio, Sotto Casa Di Andrea, Sotto Sotto, Tam Tam, Zen.O PADOVA Baessato Wine Bar

ONSTAGE

04

NOVEMBRE



INDICE

20

rubriche

08 Celebration

Muse

Due soli appuntamenti a disposizione dei fan italiani per ammirare quella che per molti è la miglior live band del mondo. Matt Bellamy e compagni portano sul palco lo strepitoso ultimo lavoro The 2nd Law incorniciato in una scenografia futuristica. Che, parola loro, «è piena di alieni e altre trovate particolari»

26

Skunk Anansie

Amatissimi dal pubblico italiano, gli inglesi arrivano nel nostro paese a novembre per tre attesissimi concerti: Milano, Roma e Jesolo. Oltre alle storiche hit, suoneranno dal vivo il nuovo Black Traffic, un disco arrabbiato figlio di un nuovo processo creativo e produttivo. Ne abbiamo parlato con Skin, Ace e Mark.

30

Florence + The Machine a Milano, i Gaslight Anthem, il Festival del Cinema di Roma, il Celebration Day dei Led Zeppelin, il C2C, il live dei Queen a Budapest e... La possibilità di vincere i vinili di Bob Dylan, Band Of Horses e The Vaccines.

16 Face to face

34

39 What’s New

Marracash

Chi altro potrebbe essere il King del Rap se non colui che è riuscito ad entrare con un elefante in Barona? Marra non si risparmia mai e per questo ha deciso di tornare dal vivo (nei club) questo autunno. Prima di tornare in studio, anche nelle vesti di produttore. E chissà, forse anche dedicarsi alla letteratura. Ci ha spiegato tutto lui.

Onstageweb.com One Direction Niccolò Fabi Soundgarden Ultravox The Gaslight Anthem

11 Jukebox

Cesare Cremonini

Il suo ultimo lavoro, La teoria dei colori, sembra aver regalato la definitiva consacrazione al cantautore bolognese che ora - finalmente - può godersi il frutto di anni spesi macinando ottimi dischi e live trascinanti. Si è raccontato al nostro direttore prima di salire sul palco del Forum di Assago.

interviste

Jimi Hendrix. Il più grande chitarrista che il Rock abbia avuto la fortuna di ammirare, nasceva il 27 settembre di 70 anni fa a Seattle. La sua vita oggi rivive nel libro del fratello Leon, di cui pubblichiamo la prefazione a cura di Enzo Gentile.

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foto live

Cesare Cremonini Gossip Muse Skunk Anansie Mika The Rasmus

ONSTAGE

contest

06

NOVEMBRE

Abbiamo incontrato Gordon Moakes, bassista dei Bloc Party, prima dell’unica data italiana prevista a Milano l’8 novembre, e Midge Ure, noto ai più per la hit mondiale Breathe, che torna in Italia con i suoi Ultravox.

Gli Aerosmith tornano con un album dal parto travagliato e ricco di ballatone che faranno emozionare le fan di mezzo mondo. E ancora: Soundgarden, Kiss, Neil Young, No Doubt, Battiato. Per finire gli immancabili film e games.

46 Coming Soon Bob Dylan The Vaccines Calexico Band Of Horses

Dopo il sold out registrato all’ultimo concerto milanese del 30 gennaio 2012, i Black Keys tornano in Italia per un’unica data a Torino.



CELEBRATION

HAPPY BIRTHDAY,

BROTHER JIMI

Il 27 novembre 1942, a Seattle, nasceva James Marshall Hendrix. 25 anni dopo, quel bimbo si sarebbe imposto come uno dei più visionari e talentuosi musicisti di tutti i tempi - status che conserva ancora oggi. Ma il suo inconfondibile stile chitarristico, le canzoni e l’attitudine alla sperimentazione sono solo una parte della storia. Quella che conosciamo meglio, ma non l’unica. A settant’anni dalla sua nascita, Leon Hendrix, fratello minore del leggendario musicista, ha messo nero su bianco un ritratto intimo di “Buster”, di cui racconta la vita più che le gesta artistiche. Pubblichiamo un estratto della prefazione di Jimi Hendrix - Mio fratello.

è

Testo di Enzo Gentile

un viaggio a tratti scuro, impegnativo, scomodo quello cui ci introduce Leon, dove siamo traghettati senza il bisogno o il desiderio di attenuanti e ammortizzatori, con esclusione di perifrasi, giochi di parole, simulazioni. E quando si interrompe la permanenza di Jimi su questa terra, il racconto di Leon prosegue con i particolari anche aspri, una volta di più impietosi, sulla gestione della eredità, sui giochi meschini per accaparrarsi i frutti di una carriera fulminante quanto pregiata, sontuosa in ogni sua sfumatura. Peraltro nelle pagine di un libro dove per la prima volta Leon dedica tanto spazio e attenzione al suo rapporto con Jimi, si affronta poco o nulla dei dischi o della carriera in senso stretto del più grande chitarrista di tutti i tempi. Per quello ci sono e ci saranno fior di biografi, storici, esegeti, in grado di immortalare i gesti, le collaborazioni, la fase creativa di Jimi, di cui la dimensione professionale, in oltre quarant’anni, è stata passata al setaccio - o al microscopio -, con la dedizione di studiosi-entomologi: i quali tuttavia non sono riusciti a spiegare, a decifrare del tutto quello che, parafrasando Winston Churchill, potremmo catalogare come “un enigma nel segreto, circondato dal mistero”. Su tanti episodi mandati a memoria grazie a pubblicazioni e documentari, Leon sorvola serenamente, per privilegiare il profilo umano, gli aspetti più intimi di una relazione in cui Jimi gli faceva da fratello e amico, tutore e padre aggiunto: i passatempi da bambini di strada, le scuole e gli studi a singhiozzo, l’ospitalità e l’affetto di parenti lontani o dei vicini di casa, e poi i lavoretti, le marachelle, i primi amori, sono le tappe condivise, cui seguiranno strade separate per un contatto però sempre saldo e impermeabile a qualsiasi avversità o distanza. Il tono che si sprigiona dalle parole, dalle cronache di Leon non indulge al sentimentalismo, né alla facile commozione: ci si imbatte invece in una serie di istantanee animate e palpitanti, con la musica di Jimi ad agitarsi sullo sfondo. Calarsi in questo diario, in frammenti di vita vissuta mai tanto sinceri e scoperti, aiuta per un’ulteriore full immersion nelle composizioni e nelle performance di Hendrix: che in quelle poche stagioni folgoranti insegnò a guardare, ad

ascoltare il mondo in un altro modo, le antenne fuori dai santuari classici del pop-rock. Con un pugno di canzoni e l’indefesso attivismo dal palcoscenico Jimi mascherò un genere che grazie al suo avvento fu rivoltato come un guanto, rendendo ancora più palese e incongrua la routine del genere leggero e dell’intrattenimento benpensante dei suoi tempi. Quasi fosse spiovuto da un altro pianeta nella swingin’ London del 1966, l’ingresso di Hendrix nel mercato della musica avrebbe avuto conseguenze telluriche, con l’opportunità di mettere a ferro e fuoco, grazie alla temperatura lavica della sua chitarra, una società dello spettacolo e della cultura di massa già in fase di metamorfosi. In quella età accompagnata da una gioventù floreale, acida, variopinta, a lato della strada maestra di Hendrix resteranno molte carcasse, le macerie di una musica di consumo; e risulta miracolosa, ora che abbiamo girato l’angolo di un nuovo millennio, la tenuta, la presenza, la viscerale modernità del linguaggio scaturito da quella passione autodidatta, selvaggia, educata – come rammenta Leon – solo dall’ascolto di una vecchia radio, unico stimolo tra le mura di una misera abitazione. Oltre ai suoi genitori biologici, Jimi, o Buster come lo sentiamo nominare spesso nel libro, aveva una mamma e un papà ben precisi da cui partire e a cui rivolgersi: una chitarra rudimentale e il blues o, per allargare la visuale, quella black music che sarà per sempre il carburante più valido per la sua musica. Suonare, per Jimi, era una missione, “the unforgettable fire”: in connessione totale e perpetua con l’universo. Le sue sembianze/invasioni barbariche, sottolineate con una malcelata vena razzista anche dalla stampa italiana in occasione dell’unico tour nel nostro paese - maggio 1968, una stagione non casuale -, furono una sorta di cura, di argine alle degenerazioni più commerciali. E che i frutti dolci della musica di Hendrix, burrascosa di clangori e distorsioni, eppure di grandezza smisurata, in grado di produrre una gioia di fruizione esaltante, volassero in cima allo spirito di una generazione e alle classifiche internazionali di vendita va considerata la sintesi migliore di un taumaturgo-stregone esemplare.

Jimi Hendrix. Mio fratello (Skira) Esce il 21 novembre, a 70 anni dalla nascita dell’icona del rock, il libro scritto da Leon Hendrix con Adam Mitchell. 292 pagine (prezzo di copertina 18,50 Euro) in cui il fratello minore di Jimi racconta il profilo umano di “Buster”, privilegiando - per una volta - la sua vita per-

sonale a quella artistica. Dall’infanzia a Seattle, segnata da povertà e rapporti difficili con i genitori, ai giorni del successo e degli eccessi, fino alla morte di Hendrix e ai burrascosi anni che ne seguono, segnati da scontri famigliari sulla gestione della sua eredità.

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cervello

e fantasia ALLACCIA LE CINTURE E PARTI SUBITO CON LA TUA CREATIVITÀ.

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JUKEBOX

Musica, moda, cultura, spettacolo, cinema

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Conterranei di Bruce Springsteen, i Gaslight Anthem tornano in Italia per presentare il loro ultimo lavoro Handwritten.

13

12esima edizione del Club To Club, festival ormai noto per chi ama elettronica e dintorni. Abbiamo parlato con uno dei fondatori per saperne di più.

14

Il 20 novembre nelle sale del circuito Microcinema sarà proiettato Hungarian Rhapsody: Queen Live In Budapest. Un evento imperdibile.

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Volete aggiudicarvi un vinile di Bob Dylan, Band Of Horses e Vaccines? Questo è il momento!

Musica

LA MUSICA PRIMA DI TUTTO

Florence Welch è una diva. Ha il portamento da grande donna dello show biz e non è un caso che la moda abbia allungato gli occhi su di lei. Che tuttavia resta soprattutto una talentuosa artista, cantante e autrice delle musiche dei Florence + The Machine. La aspettiamo in Italia, a novembre, per la prima volta in un palazzetto tutto per lei: il coronamento di un triennio straordinario. di Raffaella Turati

U

n incrocio tra Botticelli, il punk e Marvin singolare. Ottime prove dal vivo le hanno già date e non solo ai Gaye. Vi ho incuriosito? Lei è la nuova rossa La Welch, solo a vederla, dà l’impressione di essere loro concerti, vedi il colpo messo a segno con l’esibiziodel rock alternativo, e presto potrete final- uscita da un quadro preraffaellita, magari in versione un ne alla cerimonia degli Oscar 2011, insieme al musicista mente vederla dal vivo anche qui in Italia. po’ più dark: un’immagine volutamente retrò e sofisti- indiano A. R. Rahman (che ha vinto la celebre statuetta Approda a Milano, il 20 novembre al Mediolanum Fo- cata, che si accosta a una voce decisamente potente e a per la colonna sonora di The Millionaire) con If I Rise. Per rum, Florence + The Machine, band britannica dall’asce- tratti struggente. La musica è indefinibile: il primo disco, non parlare del tributo ad Aretha Franklin ai Grammy sa prorompente guidata appunto da Florence Awards 2011, al fianco di voci molto più black Welch, tutta pallore e chioma infuocata. Arrivadella sua come Christina Aguilera, Jennifer HudLa Welch, solo a vederla, dà l’impressione no dopo una breve pausa e dopo aver girato Usa son, Martina McBride e Yolanda Adams: eppure di essere uscita da un quadro preraffaellita, (due volte), Australia, Germania, Francia, Brasile con la sua interpretazione di Think li ha magari in versione un po’ più dark: un’immagine Florence e i maggiori festival europei estivi. Una sfacchistesi tutti! La ragazza ha talento da vendere, si nata, insomma, che alla ventiseienne cantante è volutamente retrò e sofisticata, che si accosta a una spera solo che la voce non passi troppo in seconvoce decisamente potente e a tratti struggente quasi costata le corde vocali: a luglio ha dovuto do piano visti i tentativi del mondo della moda fermarsi e saltare due date, per non rischiare di di fare di lei una icona fashion a tutti i costi: a restare senza voce. Un anno intenso, dalla pubblicazione Lungs (ovvero “polmoni”), già strano fin dalla copertina, partire dal solito Karl Lagerfeld, capoccia di Chanel, che del secondo album Ceremonials (ottobre 2011) in poi. era un mix di canzoni diversissime, alcune composte a non si è accontentato di farla cantare dal vivo a chiusura Sul palco, accanto alla Welch ci sono i fedeli collabora- 14 anni, che spaziavano da atmosfere eteree a indierock, della sua sfilata parigina a settembre 2011. Con lo stilitori Isabella Summers (tastiere), nel gruppo fin dall’ini- pop un po’ elettrico e suoni d’arpa come se piovessero. sta è nata una collaborazione che è sfociata in tre singoli zio e coautrice di alcuni brani, Rob Ackroyd (chitarra), Neanche a dirlo, semplicemente stupendo. Troppo elet- su vinile in edizione limitata (Shake It Out, No Light, No Chris Hayden (batteria), e Tom Monger (arpa). E, per chi tronico a mio parere, e molto più uniformato nel suono, Light e Never Let Me Go) con altrettante cover patinate a volesse un assaggio della potenza live di Florence + The il secondo album che comunque offre spunti buoni, come marchio Chanel. Che tentazione la moda, per Florence, Machine, può già pregustarsi il concerto in arrivo con Shake It Out e No Light, No Light: sarà interessante senti- amante degli abiti vintage e con un diploma in sospeso il recentissimo dvd Mtv Unplugged, da cui emerge tutta re come verranno riproposti sul palco gli ultimi pezzi, in design e illustrazione al Camberwell College of Arts di la delicatezza raffinata e mai banale di quest’artista così meno diretti e intuitivi e più elaborati in studio. Londra: la musica prima di tutto, non te lo scordare.

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NOVEMBRE


JUKEBOX Musica

I FIGLIASTRI DI SPRINGSTEEN CRESCONO

Anno di grandi soddisfazioni per i Gaslight Anthem. Conterranei del Boss, che li spinge e li aiuta appena può, gli americani arrivano in Italia il 6 novembre per un live tutto loro, dopo i due concerti come opening act della scorsa estate. di Claudia Falzone

I

l 2012 si sta confermando l’anno come l’anno della definitiva consacrazione per i Gaslight Anthem. Gli americani hanno firmato con la Mercury Records, passando finalmente a una major, ma hanno anche pubblicato il nuovo album Handwritten, che ha mantenuto integro il proprio stile e confermato i ragazzi del New Jersey come realtà tra le più solide del punk rock. Alex Rosamilia, chitarrista della formazione, sta vivendo questo momento con entusiasmo. Quest’anno avete suonato già due volte in Italia, come supporter di Soundgarden e Foo Fighters. Qual è stata la risposta del pubblico italiano? Grandiosa! L’adrenalina e l’emozione erano alle stelle e grazie al cielo è andato tutto benissimo. I fan italiani sono molto calorosi e abbiamo sentito tutta la loro energia. è stata un’esperienza incredibile! Talmente bella che ben presto replicate. A breve tornerete nel nostro Paese, a Milano il 6 novembre. Stavolta, da headliner. Cosa dobbiamo aspettarci dal vostro show? Ciò che abbiamo sempre fatto, ossia divertirci e far divertire i fan con la nostra musica. è questo l’aspetto centrale di tutto, l’unica cosa che conta. I live sono la nostra linfa

vitale, ci trasmettono la carica e la spinta giusta per continuare in questa direzione. Non vediamo l’ora. Tre concerti in Italia quest’anno li ha fatti anche Springsteen... Bruce per noi ha fatto molto. Da quando nel 2009 è salito con noi sul palco a suonare The ’59 Sound ad Hyde Park la nostra vita è cambiata. è un personaggio incredibile, noi possiamo solo essergli grati. Non penso dica in giro che siamo una delle sue band preferite in assoluto per farci un piacere ma perché lo sente davvero.

Parlando del nuovo album, come ci si sente a lavorare con una major? è senza dubbio una grandissima possibilità e non possiamo che esserne onorati, è una sorta di riconoscimento del lavoro che abbiamo svolto dagli inizi a oggi. Dal punto di vista meramente musicale, però, non è cambiato nulla. Scriviamo canzoni perché ci piace e il nostro sound è immediato come lo era agli inizi. Scriviamo perché ci viene naturale, punto. Non è mai stata una nostra prerogativa metterci a tavolino per studiare cosa andasse per la in radio. Per questo disco avete collaborato con Brendan O’Brien, produttore che ha lavorato con nomi di spicco quali Pearl Jam e lo stesso Springsteen. Cosa vi ha lasciato quest’esperienza? Siamo davvero soddisfatti del risultato, in questo album volevamo avere la migliore resa musicale possibile e lavorare con Brendan è stato importante per raggiungere l’obiettivo che ci eravamo posti inizialmente. Inoltre, non possiamo nascondere che avere a che fare con un professionista di questo calibro è stato come trasformare un sogno in realtà.

Cinema

MA I FILM?

Dal 9 al 17 novembre, all’Auditorium Parco della Musica di Roma avrà luogo la VII edizione del Festival Internazionale del cinema. Un evento controverso, al centro di polemiche. Da quest’anno, alla guida c’è Marco Müller, che ha concluso il suo mandato aVenezia. Direzione illustre, che tuttavia non cancella la mancanza di pellicole di prestigio.

D

opo esser nato 7 anni fa, per volere dell’allora Sindaco Walter Veltroni, in un nugolo di interrogativi sulla sua effettiva necessità, il Festival del Film di Roma è riuscito a sopravvivere in mezzo a polemiche altalenanti. Non essendo mai stato concepito come manifestazione cinematografica di contorno, il suo prepotente insediamento ha fatto scaturire attriti con le direzioni degli altri festival italiani molto, troppo vicini sul calendario, come Torino e Venezia. Senza contare che quest’ultimo si svolge in simultanea con un altro importante appuntamento per il cinema mondiale, il Festival di Toronto. Insomma, un altro competitor significava andare a pestarsi i piedi in casa propria. In ogni caso, questo mese debutta la settima edizione, diretta proprio da colui che l’anno scorso ha concluso alla Mostra di Venezia il suo secondo mandato quadriennale. Marco Müller, chiamato in fretta e furia a coprire buchi e ridare lustro, calmierare lotte politiche e, naturalmente, occuparsi della direzione artistica del nuovo Festival Internazionale del Film di Roma. Con un budget di 12 milioni di euro, e solo 4 mesi per decidere come servirsene, il neodirettore spiega che «questa edizione non presenta novità di rilievo sul piano strutturale. Modifiche e riformulazioni in questo ambito, se verranno, dovranno scaturire da un lavoro di ulteriore ridefinizione». Müller chiede dunque di non giudicare il suo lavoro, avendo

avuto così poco tempo, e lascia intendere che ci vorrà un’altra edizione, se non di più, perché la sua semina produca frutti. Venendo al sodo, la Selezione Ufficiale è formata da un Concorso Internazionale, un Fuori Concorso, la linea di concorso Cinema XXI dedicata alle nuove correnti del cinema mondiale senza distinzione di genere e durata, e Prospettive Italia che intende fare il punto sulle nuove tendenze del cinema italiano. Sezione autonoma e parallela è Alice nella Città che organizza una rassegna di film per ragazzi. Sì, ma quali sono i film in proiezione? Il punto cruciale è sempre stato questo, perché i migliori sono spesso selezionati dagli altri festival o lì destinati per volere dei produttori perché migliori vetrine, riconosciute internazionalmente. È vero, però, che alcuni lungometraggi transitati e premiati nelle passate edizioni sono stati successivamente ricompensati anche alla cerimonia degli Oscar, come Juno di Jason Reitman e In un mondo migliore di Susanne Bier. Tutto chiaro. Ma i film in

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NOVEMBRE

proiezione? A parte i titoli di rilievo come Bullet ToThe Head di Walter Hill (riceverà il premio alla carriera dalle mani del protagonista Sylvester Stallone) o il nuovo film d’animazione della DreamWorks Le 5 leggende, accompagnato soltanto da regista e produttori, o un’eventuale (ancora non confermata alla chiusura del magazine) porzione di Django Unchained presentata da Quentin Tarantino, il resto è un cinema che sarà pure in anteprima mondiale ma è di difficile appeal sull’altro parametro di successo del Festival: il pubblico. Tra gli italiani, in gara e non, i film di Claudio Giovannesi, Paolo Franchi, Pappi Corsicato, Michele Placido (quest’ultimo alla regia del film francese Il cecchino) e l’esordio dietro la macchina da presa di Carlo Lucarelli con L’isola dell’angelo caduto, tratto dal suo omonimo romanzo. La cerimonie di apertura e chiusura saranno presentate dall’attrice Claudia Pandolfi, mentre il programma è consultabile all’indirizzo romacinemafest.it. (A.B.)


JUKEBOX Musica

London calling

ORIZZONTI ELETTRONICI

di Charlie Rapino - Produttore discografico

Dall’8 all’11 di novembre torna a Torino Club To Club, festival di musica elettronica giunto alla 12esima edizione. Un evento che punta a espandere sempre più i confini, in nome di contaminazione e sperimentazione. Ce ne parla uno dei fondatori.

di Marco Rigamonti

t

ra i tanti web magazine dedicati alla musica elettronica, Resident Advisor (fondato nel 2001) ha fatto presto a conquistare lo scettro, mostrando credibilità e competenza. Ebbene, in cima alla sua Top 10 degli eventi mondiali di novembre svetta con orgoglio il nostro Club To Club. E non è nemmeno la prima volta; ce lo conferma Giorgio Valletta, che insieme a Sergio Ricciardone e Roberto Spallacci ha ideato il festival dieci anni fa. «Ci sono vari motivi che spiegano la crescita di C2C. Anzitutto abbiamo fatto un passo che potrebbe sembrare in contraddizione rispetto alla nostra ragione sociale, ovvero abbiamo varcato i confini della dimensione stretta del club. In questa edizione per esempio alcuni artisti si esibiranno al teatro Carignano, all’Auditorium Rai Arturo Toscanini e alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Operare sui luoghi rende più fattibile una sorta di crossover culturale. Poi il festival ha beneficiato di una mossa che portiamo avanti dal 2006, ovvero l’istituzione di dimensioni parallele in città estere; siamo passati da Berlino, Barcellona e Istanbul, mentre quest’anno la preview è andata in scena a Londra». Restando in tema di confini, non deve stupire nemmeno la presenza di vere e proprie band al fianco dei classici dj set e showcase: «L’identità musicale di C2C è sempre più di frontiera, quindi è naturale che il punto di partenza (l’elettronica) si mescoli con forme musicali più popolari; per esempio il rock, anche se interpretato con un certo senso del groove. è una direzione stilistica che ha intrapreso anche il Sonar Festival (da sempre uno dei nostri modelli): se l’avanguardia e la qualità vengono a contatto con espressioni pop va benissimo. In questo senso i

Liars (che si sono esibiti ai Magazzini Generali di Milano in occasione dell’anteprima 2012) sono stati una scelta perfetta». Qualità, dunque; questo il criterio con il quale ogni anno i direttori artistici selezionano gli artisti da ospitare. «Quello che facevamo con Xplosiva (associazione fondata dai tre dj/organizzatori a inizio millennio, ndr) si è riflesso spontaneamente in C2C: ci piace esplorare nuove scene, portare in Italia artisti che qui non si sono mai esibiti. Abbiamo per indole una visione proiettata verso il futuro, e questo spiega perchè ultimamente abbiamo dato molto spazio alla scena britannica: se cerchi suoni ispirati ti conviene guardare Oltremanica. Guest come SBTRKT, Disclosure, Scuba e Rustie sono una fedele rappresentazione del nostro gusto attuale; poi chiaramente non potevano mancare capisaldi come Jeff Mills e Kode 9, che garantiscono l’eccellenza sonora. Siamo anche molto orgogliosi di aver messo a segno il colpo di Flying Lotus, che presenterà il suo ultimo disco nell’unica serata italiana dell’11 novembre al Hiroshima Mon Amour di Torino». Mostri sacri e nuove proposte; ma come la mettiamo con il made in Italy? «Qualche tempo fa James Holden dopo avere ascoltato dal vivo Vaghe Stelle (artista torinese) scrisse su Twitter: “Ho appena assistito all’Italian New Wave”. Abbiamo ripreso questo claim, che secondo noi ben rappresenta l’attitudine di tanti dj che vogliono emergere. Vogliamo offrirgli un’opportunità con Piemonte Groove, un progetto di valorizzazione dei giovani della nostra regione: 23 dj sotto i 28 anni - selezionati da autorevoli addetti ai lavori si esibiranno nelle varie tappe del festival, condividendo palchi e console con artisti già affermati».

Musica

L’ULTIMA VOLTA NON SI SCORDA MAI

Esce il 20 novembre Celebration Day, testimonianza audio e video del giorno della tanto attesa reunion dei Led Zeppelin a Londra, il 10 dicembre 2007. Un film straordinario che incornicia un momento unico di una band unica. Che mai più rivedremo sul palco.

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ondra, 10 dicembre 2007. Dopo voci, smentite e rinvii di ogni genere, finalmente ci siamo. Solo per una sera, solo per due emozionanti ore di granitico rock, i Led Zeppelin tornano insieme nella formazione originale, eccenzion fatta ovviamente per il compianto John Bonam alla batteria, sostituito in modo eccelso dal figlio Jason. Il luogo scelto è la O2 Arena di Londra, che con i suoi 18.000 spettatori è gremita in ogni ordine di posti ma esaudisce solo in piccolissima parte le oltre 29 milioni di richieste di biglietto pervenute da tutto il mondo! Un evento unico, concesso fino ad oggi solo ai pochissimi eletti di quella fredda sera londinese. Ma per deliziare il planetario sciame di fan, il 20 novembre, “il giorno della celebrazione” esce in tutti i formati possibili (doppio cd, triplo vinile, dvd, blu ray), sottoforma di film-concerto. Diretto da Dick Currethers, Celebration Day documenta il concerto londinese degli Zep dall’inizio alla fine, consentendo a tutti di rivivere la loro magia come ai vecchi tempi. In realtà lo show era stato organizzato per commemorare di Ahmet Ertegun, storico fondatore dell’Atlantic Records, (loro etichetta discografica di sempre) e amico della band scomparso nel 2006. Ed è proprio per questo che Page e Plant radunano a corte anche Bonham e John Paul Jones, per rendere maggiormente veritiero il sentito tributo. Ne viene fuori una serata assolutamente memorabile, dove la musica ed il mito della band rivivono gioiosamente, senza troppi rancori o sentimentalismi,

in un’atmosfera emozionante e festaiola. La forma dei quattro è strepitosa. Plant, rodato da mille progetti musicali, ha un fisico asciutto e una forma vocale invidiabile (anche se certi acuti di allora sono comprensibilmente fuori portata). Page sembra un damerino del rock, elegantissimo, sorridente e con una voglia pazza di dare suono e vita alle sue Gibson. Ma è molto gradito anche il ritorno di John Paul Jones, vera mente strategica delle melodie sghembe ed accattivanti, che da vero menestrello passa con disinvoltura da un basso a dieci corde ad una demoniaca tastiera. Il più felice è Jason che picchia duro sulla sua potente Ludwig, non facendo rimpiangere il tanto amato papà. La scaletta del concerto è devastante: Black Dog, In My Time Of Dying, Since I’ve Been Loving You, Kashmir (che è il singolo scelto per lanciare in radio l’uscita) vengono eseguite con intatta mestria, coinvolgenti e assordanti. Non mancano ovviamente anche le hit maggiormente conosciute come Starway To Heaven, Whole Lotta Love e ovviamente Rock And Roll che chiude lo spettacolare show. Celebration Day è un film straordinario, che documenta un momento irripetibile della band forse più importante e amata nella storia dell’hard rock. Dopo averlo visto al cinema a ottobre, c’è un misto di gratitudine e disperazione: probabilmente “un’altra volta” non ci sarà. Anche perché Plant ha rifiutato cifre da capogiro e assegni in bianco da chi gli chiedeva un tour dei Led Zeppelin. Ostinato, ha tutta la nostra stima. (C.M.)

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Ciao Lilli

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ei proprio un sòla Lilli. Te ne vai così, senza preavviso come le tue battute efficaci, mentre io mi guardo il nuovo di James Bond, Skyfall, in Central London. Dopo venti minuti di lezione di cinema (grande Sam Mendes), stavo immaginando il tuo commento sul pezzo di Adele: «Aoh, un capolavoro! La senti questa? Mica strilla come queste da noi, come Mina. A Mina, ma che te strilli!» Dopotutto, tu prima di tutti avevi capito che Bond non è un film ma cultura estetica, che infatti ha formato gente come i miei compagni di merenda sicula, Buttafoco e l’Alessandrino. Come te del resto. Ripensando alle tue celebri frasi, riportate da Marcellino Murru a qualche musicante di turno («Ma che tifi, ‘a Roma o ‘a Lazio?». «’A Lazio». «Vabbe’ lassamo perde, va»), penso che ti divertiresti a vedere il nuovo Bond: dopo anni di correttezza politica, torna a spaccare con delle sventole pazzesche. E ti salterebbe pure in mente di far incidere un disco a Javier Bardem. «Io i cantanti mica li giudico da come cantano, ma da come camminano!». Senza Lilli Greco, Paolo Conte avrebbe continuato a fare l’avvocato ad Asti, Francesco De Gregori il libraio. Italo “Lilli“ Greco fa parte di un mondo ormai fottuto. Un mondo in cui gli uomini erano uomini, e chi aveva orecchio aveva orecchio! L’ho incontrato solo una volta, al volo, mentre tentava di farci finire in qualche tristissima trattoria Romana. Stavamo cercando di sistemare il suo tormento preferito, tal Marcellino Murru di cui sopra. «A Cha’, er talento corpisce a caso... Guarda Marcellino!». Si sarebbe probabilmente chiesto molte cose se mi avesse incrociato sul tavolo di un talent show, e chissà che casini avrebbe combinato se ci fosse andato lui. Insomma mi giro e mi rigiro sull’ottimo James Bond, sulle note di Adele (che artista, «mica strilla»), ma un altro pezzo di discografia, quella bbona, se ne va. Ciao maestro! La discografia moderna: roba da Democrazia, roba da Repubblica!


JUKEBOX

Cinema

RAPSODIA UNGHERESE

Martedì 20 novembre, nelle sale del circuito Microcinema, sarà proiettato Hungarian Rhapsody: Queen Live In Budapest, il film che documenta lo storico concerto di Budapest del 1986. Il Muro non era ancora caduto e i Queen erano una delle prime band occidentali a oltrepassare la Cortina di Ferro.

LIVE

Gli appuntamenti imperdibili di novembre selezionati per voi da Onstage.

di Francesco Chini

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otere della contraddizione: una delle cose più belle quando si parla dei Queen è l’entusiasmo fanciullesco che si scatena in chiunque sia coinvolto nella conversazione, indipendentemente dalla posizione adottata su ciascun argomento specifico. E che il gruppo non metta sempre d’accordo tutti è una cosa più facile da riscontrare di quel che si pensi. Per esempio, anche dopo la sua morte, Freddie Mercury fu criticato per il riserbo che aveva tenuto nei confronti della propria malattia. Oppure, non pochi considerano tuttora un’occasione perduta l’atteggiamento apparentemente distaccato della band nei confronti delle cose del mondo. Ci sono tanti che, ancora, si dividono sulle effettivamente discutibili scelte di Brian e Roger dagli anni Zero in poi, e quelli che ascoltano le loro canzoni al contrario alla ricerca di messaggi satanici perché “sarà una bufala, però...”. E infine c’è chi ancora cerca di imparare dalla loro magnifica lezione di stile e fantasia e chi con pazienza certosina si spulcia il loro repertorio fino all’ultimo bootleg, cercando di cogliere ogni minimo particolare. Se vi riconoscete in una qualsiasi di queste posizioni, fatevi trovare pronti: evento unico distribuito da Microcinema (tutte le info su www.microcinema.eu), nella giornata di martedì 20 novembre sarà proiettato nelle sale di tutta la Penisola Hungarian Rhapsody: Queen Live In Budapest, fedele resoconto della celebre tappa ungherese del Magic Tour del 1986. Rimasterizzato e riproposto in una versione ricca di contenuti extra, questo storico documento ha qualcosa in più da offrire a chi lo guarda rispetto a tante altre simili release. Anzitutto perché definirlo “storico” non è una scelta casuale. Chi all’epoca aveva più di quindici anni non potrà non ricordare l’eccezionalità dell’evento: l’arrivo di una band occidentale - per giunta “eccessiva” come i Queen - in un Paese di confine della Cortina di Ferro, tre anni prima della caduta del Muro e dall’apertura delle

Agenda

IL TEATRO DEGLI ORRORI 16/11 Trieste, 17/11 Firenze, 23/11 Torino, 24/11 Perugia, 30/11 Bologna

frontiere da parte del partito riformista ungherese di Miklós Németh. Poi per la ricca porzione di riprese riguardanti non solo il live ma anche la vita della band, partendo dall’epico Live Aid dell’anno precedente. Infine per la musica: il live in questione è da più parti indicato come quello definitivo dei Queen, una sintesi di tutto quello che i quattro hanno saputo dare, la fotografia dell’apice. Ebbene, ancora una volta sarà bellissimo lasciare a quelle immagini il compito di ricordarci che le cose stavano in modo ancora diverso. Semplicemente perché, sebbene i Queen di quel periodo si fossero già lasciati alle spalle gli anni della loro esplorazione stilistica più curiosa, quel palco vi mostrerà quattro musicisti che, al di là delle proprie contraddizioni, vivevano come se il loro più grande show fosse ancora da venire. E soprattutto, vi mostreranno che non è un caso se avete perso il conto delle Lady Gaga di turno che avrebbero voluto essere al loro posto. Quella libertà creativa così assoluta, quell’eclettismo, l’epica potenza espressiva: non ne riavremo tanti altri così. Una somma di motivi più che sufficienti a considerarlo un evento decisamente da non perdere.

Musica

BIAGIO ANTONACCI 24/11 Forlì, 27/11 Torino, 28/11 Varese, 30/11 Livorno

GOSSIP 27/11 Milano

THE RASMUS 16/11 Roncade (TV), 17/11 Roma

RITORNO DI FIAMMA

Onstage e Sony Music Italy mettono in palio i vinili di Band Of Horses, Vaccines e Bob Dylan.

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l tanto bistrattato vinile che negli Anni Novanta è stato scalzato dagli scaffali dal compact disc - e a cui ha dato il colpo di grazia l’avvento del formato digitale - si sta prendendo la sua rivincita. Il mercato dei vinili ha ripreso quota, inizialmente solo come fonte di cimeli di cui andare a caccia, poi sempre più come formato interessante di per sè. Ed è così che, con un moto popolare proveniente dal basso, da quegli acquirenti che affollano i mercatini della domenica e i negozi di dischi (quelli veri), il mondo della musica si è di nuovo ricordato della sua esistenza e gli artisti hanno cominciato a dare alle stampe le versioni deluxe dei loro album o i loro dischi live commercializzandoli anche in vinile. La favola ha quindi un happy end nell’happy end, perché i 33 giri non solo sono tornati alla ribalta,

ma sono stati addirittura elevati a supporto destinato alle uscite speciali. E anche noi di Onstage, che finora abbiamo messo in palio per i nostri lettori biglietti dei concerti e CD, abbiamo deciso di seguiamo il trend, mettendo in palio sul nostro sito proprio dei vinili in collaborazione con Sony Music Italy. I titoli che potete vincere sono importanti: Mirage Rock dei Band Of Horses e Come Of Age dei Vaccines. E se invece preferite un buon vecchio big, potete provare ad aggiudicarvi una copia di The Tempest, l’ultimo di Bob Dylan. Partecipare è semplicissimo, basta mandare una mail rispondendo alla domanda che trovate pubblicata all’interno del contest, nella sezione Concorsi di www.onstageweb.com. E poi incrociare le dita e sperare che la scelta della dea bendata ricada su di voi. (F.V.)

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IL CILE 16/11 Nonantola (MO), 17/11 Cortemaggiore (PC), 18/11 Bassano Del G.



FACE2FACE

BLOC PARTY

I Bloc Party arrivano in Italia per un unico concerto a Milano, a pochi mesi di distanza dall’uscita del nuovo disco Four. Il bassista Gordon Moakes ci ha raccontato com’è nato, cos’è cambiato dai tempi degli esordi e ci ha rassicurato riguardo alle voci di su un imminente scioglimento della band. di Emanuele Mancini

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ome sta andando il disco fino ad ora? Che im- ritrovare la tua personalità dopo averla persa. City come riferimenti citavate Philip Glass, per questo pressioni avete? Ti riferisci a un episodio in particolare? C’erano parec- album potreste citare i Pantera o i Kyuss e i Van Halen. È difficile rendersi conto di come stiano an- chie voci di corridoio che parlavano di una vostra immi- I gruppi che hai citato fanno parte del mio background di dando le cose quando ci sei dentro, una volta nente separazione. ascoltatore e suono in un’altra band (gli Young Legionsaliti a bordo e partiti. Mi sembra che le reazioni generali No, erano solo chiacchiere. Lo dimostra il fatto che siamo naire) con la quale faccio cose molto più pesanti, grazie ascoltando il nostro nuovo album siano state «Wow, que- qui. alla quale ho imparato a capire come ottenere i migliori sto è classico lavoro alla Bloc Party», ma allo stesso tempo Siete arrivati qui passando per molti cambiamenti: risultati dai distorsori e da altre accordature che abbasmolte persone lo hanno trovato differente dai precedenti. cambio, di etichetta, cambio di produttore e anche un de- sano la tonalità delle canzoni. Ne abbiamo fatte un paio Ed è ciò che volevamo, creare qualcosa di distintivo, rico- ciso cambio di stile, che è più un ritorno alle origini. con queste diverse accordature, l’esperimento era quello noscibile e riuscire a sorprendere. Sì, esattamente. Penso che sia stato fondamentale per noi di provare a far raggiungere alla band delle aree sonore E dal vivo? Com’è stata la risposta del pubblico ai vo- essere stati lontani dalla band per un bel po’ di tempo, alle quali non era mai arrivata. Ci abbiamo provato. Da stri primi concerti? aver portato avanti progetti paralleli. Ci ha fatto capire bassista non posso che amare questa tendenza, si tratta Molto buona, incoraggiante. Anche se non conoscevano che quando saremmo tornati ai Bloc Party non ci sarebbe proprio della mia zona di competenza. Alex è stato il ancora i nuovi brani ci hanno sempre sostenuto e questo dovuto essere nient’altro che noi, con le nostre abilità e i produttore perfetto. Mentre sperimentavamo e facevamo non può che essere di conforto. casino, lui è riuscito a catturare le canzoni La più canonica delle domande: Four di questo album senza imporci minima«Penso che sia stato fondamentale essere stati lontani dalla è il titolo del vostro album, il quarto. mente la sua visione. band per un bel po’ di tempo, aver portato avanti progetti Nessun’altra spiegazione, o c’è qualcosa In alcuni episodi non sembrate neanche paralleli. Ci ha fatto capire che quando saremmo tornati ai di più? voi. Sembra di ascoltare la vostra versioBloc Party non ci sarebbe dovuto essere nient’altro che noi» No, l’hai detto: si chiama così perché è il ne arrabbiata. nostro quarto album. Ma penso che aldilà Chiamala come vuoi: rabbia, paranoia, ma di questo l’idea di questo disco riguardi proprio l’essere nostri strumenti. Ci siamo resi conto che il modo attra- in realtà è tutta energia frenetica, la tensione dell’esserci noi quattro, noi quattro in un gruppo. Condizione neces- verso il quale riusciamo meglio a esprimerci è farlo da ritrovati in studio, ritrovare la stessa passione e la stessa saria era che fossimo noi quattro perché potesse nascere, musicisti: Kele e il suo modo di cantare, il modo in cui energia, quando scriviamo così come quando suoniamo. è il riflesso dei nostri diversi talenti messi insieme. Era un io suono il basso, come facevamo agli inizi. Era molto Un’ultima domanda, per salutarci cambiando complemodo per stringerci gli uni gli altri, ne avevamo bisogno, importante in questo disco metterci alla prova, testare la tamente argomento: ci puoi suggerire una band da tenere visto che non facevamo uscire un disco da quattro anni. nostra forza, e credo si senta: nel disco puoi sentirci dare d’occhio? Qualcosa di eccitante che non è ancora arriCapisco. Invece io avevo immaginato una connessione ognuno il meglio di quello che ha. Per noi questo è un po’ vato al grande pubblico, ma che presto potrebbe essere plausibile che partiva dal titolo del disco, passava per l’anno zero. annoverato fra le band rivelazione? Magari è il gruppo la canzone Day Four, che credevo fosse dedicata al merMi è sembrata evidente la necessità di tracciare una li- di alcuni tuoi amici. coledì (giorno del dio Mercurio) e si ricollegava al brano nea e dire “ripartiamo da quello sappiamo fare meglio”. (ride, nda) Ok, fammi pensare... Non si tratta di un esorMercury presente nel disco precedente. Pensavo fosse È ciò di cui avevamo bisogno. Entrare nella sala con delle diente. Parliamo di Frank Turner, lui è molto famoso qui una mossa astrologico-propiziatoria. idee e vedere quale disco ne sarebbe venuto fuori. in Inghilterra. Aveva una band chiamata Million Dead e (ride, nda) No, Day Four parla dell’idea di crollare, rilasMi sembra che Alex (Newport, il produttore, nda) ab- adesso ha un nuovo progetto che si chiama Möngöl Hörsarsi, arrivare al punto più basso e cominciare a costruire bia influenzato decisamente il vostro sound: siete più de, un progetto punk-hardcore. Hanno fatto uscire da di nuovo. Al quarto giorno, rimettere insieme le forze, “pesanti” e muscolari che mai. Se in A Weekend In The poco una nuova canzone e l’ho davvero gradita!

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FACE2FACE

MIDGE URE

I poco più che ventenni associano il suo nome a Breathe, che nel ’98 divenne una hit planetaria grazie alla campagna pubblicitaria di una famosa marca di orologi. La generazione precedente lo conosceva come voce solista degli Ultravox, importantissima band della British New Wave. Stiamo parlando di Midge Ure, che il 5 novembre torna in Italia (concerto a Milano) con il resto del gruppo, in occasione del tour promozionale del loro nuovo album Brilliant. Ci abbiamo scambiato quattro chiacchiere. di Claudia Falzone

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li Ultravox si sono separati nel 1996 e si sono rispetto al passato. Negli anni ‘80 ci si ritrovava con le La scelta del primo singolo è ricaduta sulla titletrack riuniti nel 2009. Qual è stata la motivazione strumentazioni dell’occorrenza, drum machines, tastiere perché rappresenta la canzone manifesto dell’album? che vi ha spinto a tornare insieme? e sintetizzatori, in un’unica stanza e ci volevano mesi e Sì, o meglio questo può essere uno dei motivi. Ricordo Ci siamo riavvicinati gradualmente e abbia- mesi perché i nostri spunti prendessero corpo. Stavolta, che durante un’intervista, rispondendo a una domanda mo capito che se mai ci fosse stata una possibilità di tor- invece, è stato diverso. Viviamo lontani l’uno dall’altro che riguardava una sua canzone, Noel Gallagher ha detto nare a lavorare insieme, quello era il momento più adatto quindi in un primo momento abbiamo parlato a lungo «se ci vedi questo significato per me va bene, ma non spiegherò per farlo. Era appena uscita la versione ri-masterizzata di come volevamo che fosse Brilliant e, successivamente, mai cosa di cosa parla». Quando si scrive una canzone lo si di Vienna e abbiamo deciso di organizzare un tour che abbiamo dato forma al tutto nello studio di registrazione fa per delle motivazioni particolari, ma ciò non toglie che celebrasse la nostra vecchia musica. Non avevaognuno possa ritrovare il messaggio che vuole mo la minima intenzione di registrare un nuovo in quel brano. Comunque, le canzoni che più mi «Non avevamo la minima intenzione di registrare album. Be’, a dire il vero avevamo anche afferdi questo disco sono Contact e Change, a mio avun nuovo album come Ultravox. Be’, a dire il vero mato che non ci saremmo più riuniti, e invece viso sono molto particolari e interessanti. avevamo anche affermato che non ci saremmo l’abbiamo fatto! (ride, ndr) Stai scrivendo del materiale per la tua carriepiù riuniti, e invece l’abbiamo fatto!» Se non volevate registrare un altro album, ra parallela da solista? cosa vi ha spinto a cambiare idea? Me la prendo comoda, adesso sto pensanInizialmente era fuori discussione l’idea di registrare un della mia casa a Montreal, senza bisogno di ingegneri del do esclusivamente al tour promozionale di Brilliant. altro album. La reunion era solo un’occasione per suona- suono o tecnici. La cosa che più ci ha stupiti è che la gran Quando si sarà concluso allora potrò pensarci. Ma in tutre dal vivo le nostre canzoni per l’ultima volta. Durante il parte del materiale prodotto in quell’occasione è stato ta onestà trascorro tantissimo tempo in studio quindi sì, tour, la Universal ci ha contattati per offrirci un contratto inserito su disco. Ci son stati pochissimi aggiustamenti ho cominciato a buttare giù qualcosa per il mio progetto e scrivere un nuovo disco. E abbiamo detto di no, perché in fase di mixaggio, tanto eravamo soddisfatti del sound solista. ognuno di noi vive lontano dagli altri e sarebbe stato trop- ottenuto. Il 5 novembre 2012 il vostro tour sbarca a Milano. Cosa po complicato. Dopo questo primo contatto, l’idea di suoPerché avete scelto proprio questo titolo? dobbiamo aspettarci dal vostro concerto? nare di nuovo insieme si è insinuata nelle nostre menti, e Ad essere onesti, inizialmente il titolo doveva essere Bril- Le canzoni tratte da Brilliant ma anche dai vecchi album. ci siamo fatti alcune domande: «Come potrebbe suonare un liant?, col punto interrogativo: «Credi di essere brillante? Oltre ai sintetizzatori e alle drum machines, scoprirenuovo disco? Come potremmo realizzarlo? E soprattutto siamo Pensi di aver ottenuto dei risultati?». Non è un’afferma- te che gli Ultravox sono anche un gruppo rock con una ancora in grado?». Quindi abbiamo cominciato a mettere zione, bensì una domanda da porsi in qualsiasi ambito grande energia, soprattutto nelle parti di chitarra. Non giù qualche idea e a lavorarci su concretamente. della propria vita. Ad esempio, quando sei giovane vuoi vediamo l’ora di suonare in Italia, i fans sono deliziosi e Come sono andate le session in studio? Erano tanti cambiare il mondo e pensi «io farei questo, io farei quello». ci spiace fare solo una data. Ricordo con affetto il concerto anni che non lavoravate assieme... Crescendo ti rendi conto che il mondo non si può cam- del 2010, l’atmosfera era a dir poco elettrica! Spero che, se Ci sono delle enormi differenze nella fase di lavorazione biare poi molto. il tour andrà bene, potremo replicare quanto prima.

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Foto Ciardini

unica data a milano del tour italiano

18 dicembre 2012 ore 21

PREVENDITE

02 465.467.467

(lun-ven 10/13 - 14/17) biglietteria@aragorn.it

WWW.VIVATICKET.IT Biglietti da 25 a 120 euro (commissioni di servizio escluse) coordinamento generale

www.aragorn.it

con il patrocinio di

concerto a favore di


LIVESTYLE I biglietti del tour dei Muse sono in vendita presso i negozi Fnac!

live

16/11 Bologna, 17/11 Pesaro

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LIVESTYLE

MUSE

SUPREMAZIA

TOTALE

The 2nd Law ha sorpreso critica e pubblico con un suono che sembra venire dal futuro. Come sempre Bellamy e compagni non si sono seduti sul successo del lavoro precedente ma, al contrario, hanno virato su sonorità talmente innovative che non tutti le hanno comprese appieno. Adesso è il momento di portare questa rivoluzione dal vivo. Con una miscela di suite, dubstep, sinfonie e rock, i Muse arrivano in Italia per dimostrare di essere la miglior live band del mondo. di Marcello Marabotti

C

’è stato un momento in cui ho spe- nuova generazione possano competere con loro. rato che andassero avanti a suonare Tranne una band, quella che ha deciso di aprire il per tutta la notte. Le nuvole promet- suo nuovo disco con un pezzo eloquente intitolato tevano pioggia, ma non m’importava Supremacy: i Muse. granché. Faceva molto caldo. Era il 7 luglio 2012 e sul palco dell’Heineken Jammin’ Festival c’erano i JUST LIKE CURE Cure di Robert Smith. Ho Mentre i fratelli Gallasempre sognato di vederli gher si prendono a calci Sono passati due anni dal vivo, ma non ci avevo con Damon Albarn dandal concerto di San Siro mai sperato troppo. E indo vita alla sfida Oasis ma dentro lo stadio se ne vece eccoli lì. È da parecvs Blur, in una scuola di sente ancora l’eco. C’è chi chio tempo che non si esiDevon due band si inconsostiene, come NME, che i biscono su un palco, ma trano facendo la loro (e la Muse siano la migliore live nessuno sembra accorgernostra) fortuna. I Gothic band della storia. sene: la potenza scenica Plague della coppia Doche emanano sulle note minic Howarde-Matthew di Pictures Of You, Lulluby, Lovesong e Just Like Hea- Bellamy, e i Fixed Penalty di Chris Wolstenholme. ven, rapisce. La sensazione è che pochi artisti della Bellamy convince Chris ad entrare nel suo gruppo e,

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LIVESTYLE Muse

LA SCALETTA DEGLI ALIENI Il tour dei Muse è cominciato da Montpellier il 16 ottobre. Ecco la scaletta del concerto.

The 2nd Law: Unsustainable Supremacy Interlude Hysteria Supermassive Black Hole Resistance Panic Station Animals Explorers Falling Down Host Time Is Running Out Liquid State Madness Follow Me Undisclosed Desires Plug In Baby New Born The 2nd Law: Isolated System Uprising Survival Starlight Knights Of Cydonia

con il nuovo nome di Rocket Baby Dolls, i tre salgono sul palco del Teignmouth Broadmeadow Sports Centre di Teignmouth per la classica battaglia tra band scolastiche. In scaletta hanno una manciata di pezzi inediti - Small Minded, Yellow Regret, A Turn to Stone, Weakening Walls e Pointless Loss - e per lasciare il segno Matthew ha un’idea brillante: i Rocket Baby Dolls saliranno sul palco truccati come i Cure e suoneranno anche la cover di Tourette’s dei Nirvana, estratta da In Utero, uscito l’anno precedente. Oltre, naturalmente, a distruggere gli strumenti sul palco. È il 1994 e la band vince il contest. Grazie alla presenza scenica e all’energia espressa sul palco, il trio viene notato - dopo alcuni concerti a Londra e Manchester - da due personaggi che si riveleranno molto importanti. Prima Dennis Smith, un disc jokey giamaicano che ha uno studio di registrazione nel sud dell’Inghilterra, con cui registrarono i primi Ep. Poi John Leckie (già al lavoro per The Bends, secondo album dei Radiohead) grazie al quale il gruppo, che nel frattempo ha deciso di farsi chiamare Muse, compie il salto di qualità: arriva Showbiz, disco che rivela una maturità musicale straordinaria per una band all’esordio. Vende 300.000 copie in Gran Bretagna e circa 700.000 nel resto del mondo.

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onstag

ricorrono all’organo, al balafon, mellotron e un drumset espanso. Inoltre, Matt inserisce alcune linee di pianoforte ispirate ai pianisti del Romanticismo, oltre a spingere riff e assoli di chitarra in stile Jimi Hendrix. Ma questo non basta per far ricredere quanti, tra gli addetti ai lavori, continuano a sostenere che la voce di Bellamy sia poco orec-

che li porta al primo tour internazionale negli stadi, con tappe anche in Australia, Stati Uniti, Canada, Francia e l’esibizione a Glastonbury. Quello inglese è un concerto memorabile, definito dallo stesso Bellamy, in un’intervista rilasciata alla rivista inglese NME, come «il migliore della nostra vita, il massimo livello di affermazione mai raggiunta». Da quel momento lo status della band cambia. Ormai nessuno può esimersi dal riconoscere i «LA SCENOGRAFIA DEL TOUR è PARTICOLARE. Muse come una delle migliori live band degli AL CENTRO C’è UNA PIRAMIDE FATTA DI SCHERMI MANIFESTO ARTISTICO anni Zero. Una delle poche, con i Coldplay e LED SUI QUALI PROIETTIAMO VISUAL E FILMATI. Il tour di Showbiz è un momento decisivo per la Radiohead, a rappresentare una certezza per le I PANNELLI SI SPOSTANO E LA STRUTTURA PUò carriera dei Muse. Durante gli spostamenti da un generazioni a venire. PRENDERE DIVERSE FORME» Dominique Howard palco all’altro i tre decidono di cambiare il suono Il successivo Black Holes And Revelations manche li aveva portati al successo dell’esordio. Rintiene intatto lo stile dei Muse, che sperimentano novamento. Cominciano ad imparare il significato di que- chiabile e le sonorità troppo scure, nonostante la crescente e aggiungono nuovi elementi al sound. In più c’è una hit sta parola rendendola il loro manifesto artistico. Origin Of fama della band tra gli appassionati di mezzo mondo. È come Starlight che permette alla band di diventare rilevanSymmetry è il risultato di una ricerca portata avanti grazie solo questione di tempo. Con Absolution, nel 2003, i Muse te anche in quei Paesi, come l’Italia, in cui non si può prealla sperimentazione, altro elemento chiave della produ- raggiungono la consacrazione. Un album maturo nel qua- scindere dai singoli per fare il botto. E infatti, anche da noi, zione di Bellamy e compagni. Ecco quindi che gli inglesi le spiccano singoli come Hysteria, un lavoro di spessore i palazzetti vanno sold out per i concerti dei Muse.

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m o c . s i ezen


LIVESTYLE Muse

DALLA PORTA PRINCIPALE Indovinate chi c’è alla posizione numero uno? Poi, fuori dal poChissà se Matt Bellamy ha letto I promessi sposi durante le registra- dio, Springsteen. Neanche in classifica i Cure. zioni di The Resistance, eseguite in uno studio vicino a «quel ramo del lago di Como». Certo è che ha consumato 1984 di Orwell e SUPREMACY i dischi dei Queen e Chopin. Perché l’album è caratterizzato da Vederli dal vivo è un’occasione da non perdere. All’Unipol Arena sonorità orchestrali e riferimenti classici, il tutto miscelato dagli di Bologna il 16 novembre e la sera successiva all’Adriatica Arena strumenti e dalle intuizioni elettroniche dei Muse. The Resistan- di Pesaro, i Muse atterreranno per presentare il nuovo lavoro The ce regala la sensazione di una band venuta dal futuro: la stessa 2nd Law, un album capace di ribadire la forza musicale di «quelli impressione che ha regalato il concerto di Milano dell’8 giugno che sono in tre ma sembra che suonino in otto» (come ha scritto Mar2010. In una calda sera d’estate Bellamy e compagni atterrano sul- co Rigamonti recensendo il disco per Onstage). Più lo ascoltiamo lo stadio San Siro sparando suoni e colori avveniristici sui 62mila e più cresce l’attesa per due date. «Abbiamo progettato la scenopresenti, accolti da una porta trapezoigrafia del tour. È molto particolare, con al dale grigio metallica, simile all’ingresso Per lasciare il segno, Matt ha centro questa grande piramide che sale e di un tempio futuristico. Alle sue spalle, scende durante lo show, fatta di schermi led un’idea brillante: saliranno dodici enormi palloni bianchi attraversui quali proiettiamo visual, filmati e altri sul palco truccati come i Cure sati da luci psichedeliche. Un’invasione effetti molto coinvolgenti. Inoltre, i pannele suoneranno una cover dei iniziata sulle note di Uprising, singolo li si spostano e questa struttura può prendi lancio di The Resistance. «Grazie, gra- Nirvana. Oltre, naturalmente, dere diverse forme, diventando più grande a distruggere gli strumenti zie mille», dice “Matt l’alieno” prima di o più piccola a seconda delle occasioni. Ci sul palco. mettersi al piano. Il primo eco di Chosono anche alieni danzanti e altre situazioni pin sfocia in New Born mentre alle sue molto divertenti». Nelle dichiarazioni del spalle girano formule matematiche e curve concentriche, per un batterista Dom Howard alla BBC, s’intuisce quanto lo show sia revival di psichedelia che arriva a far tremare San Siro. Un disco ancora una volta pensato in termini futuristici - e i video delle volante plana sulla folla mentre lo stadio viene riempito dalle prime date del tour postati dai fan su YouTube confermano le note di Symphony, Part 1: Overture. 24 pezzi per due ore di set con sue parole. Quanto alla scaletta, ci sono 23 canzoni divise in tre cui i Muse si sono presi anche Milano e l’Italia. blocchi, con grande spazio per The 2nd Law, ma non mancano le Sono passati due anni da quella sera d’estate e ancora a San hit del più recente passato, come Undisclosed Desire e Uprising, e Siro se ne sente l’eco, come del resto in ogni altro posto in cui quelle più datate, come Time Is Running Out. Per chi ha in mano il Bellamy e compagni sono passati. Tanto per dirne una: la bibbia biglietto di uno dei due concerti italiani, si preannunciano serate della musica Uk, il New Musical Express, ha pubblicato una clas- indimenticabili: bisogna solo prepararsi al fatto che, prima o poi, sifica in cui si stabilisce il concerto più emozionante della storia. anche un concerto dei Muse finisce.

LIVE IN ITALY Il viaggio dei Muse in Italia dalla prima volta, nel 2000, a oggi.

2000

16 giugno: sul palco dell’HJF sale una band inglese con alle spalle un solo disco. Senza timore, affianca gruppi come Rage Against The Machine e Oasis. Due mesi dopo (3 settembre) ancora Italia: Independent Day a Bologna: Matt distrugge il basso.

2001

Tra Showbiz e Origin Of Simmetry, 7 date in Italia. Aprile: 26 all’Alcatraz di Milano, 27 al Palladium di Roma e 28 al Velvet di Rimini. Luglio: il 4 al Chico Bum Festival di Torino, il 5 al Neapolis. Settembre: Independet, il 2. Gran finale il 19 ottobre a Milano (Palavobis).

2002

Il ritorno all’HJF (15 giugno) vede i Muse arricchire una line-up che prevede anche RHCP e Chemical Brothers. Questa nuova data, senza un disco fresco da proporre, dimostra che il pubblico italiano è già innamorato di Bellamy e soci.

2003

I Muse macinano chilometri italiani in supporto ad Absolution con 4 concerti in ottobre: il 27 al Mazda Palace di Milano, il 28 al Sashall di Firenze, il 30 ottobre alla Sporthall di Bologna, il 31 alla Sporthall di Pordenone. Sono i palazzetti ad ospitare gli inglesi.

2004

Triplo appuntamento in Italia per i Muse, che aprono la loro tournée tricolore a Torino il 25 marzo (Palastampa). Poi doppietta estiva: Tennis Stadium di Roma il 12 giugno e il giorno seguente al Flippaut Festival di Bologna.

2006

Black Holes And Revelations è stato registrato anche a Milano, e proprio qui (7 giugno) i Muse tengono l’unico live estivo in Italia. Tornano a dicembre: Roma (l’1 al Palalottomatica) e Bologna (il 2 al Pala Malaguti), poi gran finale a Milano (il 4 al DatchForum).

2007

Due appuntamenti per i Muse che si regalano uno strepitoso concerto il 30 maggio nell’esclusiva cornice di Piazzale Michelangelo a Firenze e tornano neanche due mesi dopo all’Arena di Verona. È il 16 luglio, e l’anfiteatro scaligero è naturalmente sold out.

2009

A settembre esce The Resistance, quinto disco dei Muse. Poche settimane dopo, gli inglesi sono già in tour, anche in Italia: il 21 novembre e il 4 dicembre, con due concerti sold out al Futurshow di Bologna e al Palaolimpico di Torino. Tripudio.

2010

Quello dell’8 giugno allo Stadio di San Siro è un concerto rimasto nella memoria di molti e nella storia della musica live. Gli “alieni” atterrano a Milano per regalare all’Italia l’ennesima lezione di rock. Il Meazza è sold out (65.000 spettatori) e i Muse sono in forma strepitosa.

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I biglietti del tour dei Skunk Anansie sono in vendita presso i negozi Fnac!

SKUNK ANANSIE

NEL NERO DIPINTO DI NERO

Il quartetto guidato dalla bellissima Skin, a novembre in Italia per tre date, è giunto al secondo album post reunion. Black Traffic è un disco arrabbiato da cui emergono tematiche molto attuali e suoni potenti. Ne abbiamo parlato in maniera approfondita con la cantante oltre che con Mark Richardson e Ace. di Stefano Gilardino - foto Stuart Weston

A

vete inciso il vostro disco in session diverÈ un disco molto più politicizzato e duro del precedense, tra cui una a Los Angeles a casa di un te, siete d’accordo? amico. Ho la sensazione che abbiate lavo- S.: In un certo senso credo tu abbia ragione, specialmenrato con calma e tranquillità. te se ripenso a Wonderlustre, che era un album molto più Skin: Era l’idea iniziale, scrivere e suonare senza fretta, personale, che parlava delle nostre vite private, piuttosto con l’obiettivo di comporre materiale che ci soddisfaces- che gettare uno sguardo al mondo esterno. Lavorare in se in ogni senso. A Los Angeles ci siamo fatti ospitare da molti paesi differenti, visitarli, ci ha dato una maggiore un amico a Topanga Canyon ed è stato bello andarsene consapevolezza di ciò che succede nel mondo e questo ha per un po’ da casa e non stare sempre rinchiusi a suonare influito alla direzione che ha preso Black Traffic a livello nello studio di Cass. La mia lirico. Tra di noi, ci siamo compagna, inoltre, abita da spesso ritrovati a discutere «Abbiamo spesso discusso quelle parti, per cui era per di argomenti come il movidi argomenti come Occupy, me uno stimolo ulteriore. mento Occupy, lo scandalo lo scandalo della Barclays, la Mark Richardson: In più, ci della Barclays, il cambio di crisi finanziaria. Era impossibile siamo anche dati una regola governo nel nostro paese, la che tutto questo non finisse nel ben precisa, quella di scrivecrisi finanziaria mondiale. disco, ci riguarda da vicino» Skin re un pezzo al giorno, non Insomma, era impossibile di più, in modo da essere che tutte queste cose non inmaggiormente focalizzati sulla qualità. fluenzassero il disco, soprattutto perché ci riguardavano S.: In passato, tendevamo a strafare, a volte ci mettevamo da vicino, sono avvenimenti che ci toccano e ci preoccuin testa di scrivere due o tre canzoni per volta. Rallentan- pano. Non ci siamo seduti a un tavolo decidendo i temi do il ritmo abbiamo capito come sfruttare al meglio le no- di cui parlare o la direzione da prendere, ma è successo in stre capacità. In tutto, il procedimento è durato circa un modo molto naturale: se attorno a te vedi gente che proteanno. Diciamo che ce la siamo presa comoda. sta, come nei recenti scontri a Londra, come fai a non re-

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19/11 Milano, 20/11 Roma, 21/11 Jesolo


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Skunk Anansie starne colpito e turbato? Possiamo dire che Black Traffic è la nostra versione dei fatti, è ciò che pensiamo di quello che sta accadendo, ma senza dimenticare altri temi più personali e legati alla sfera affettiva o sessuale o semplicemente di vita quotidiana. Credete quindi che l’album rifletta i tempi che corrono? S.: Lo spero, è quello che dovrebbe fare l’arte, in ogni sua declinazione. Si dice spesso che Berlino era una città straordinariamente vitale prima della caduta del muro, proprio perché i ragazzi e gli artisti avevano qualcosa contro cui ribellarsi. Certo, sarebbe bello se le cose nel mondo andassero meglio, non mi auguro di certo delle catastrofi solo per giustificare bella musica. Negli Stati Uniti dicono spesso che a un pessimo presidente corrisponde dell’ottima musica... A.: È vero, hanno ragione e penso che anche da noi in Inghilterra sia più o meno lo stesso. Immagina tutta la musica fantastica uscita dal punk in avanti, il lungo periodo con la Thatcher, persino il periodo con Tony Blair. S.: Bisogna andarci cauti però, non credo si debba pensare solamente alla recessione come stimolo per il proprio lavoro artistico. Il titolo di Black Traffic fa pensare a cose illegali, al mercato nero. S.: È proprio così, intendevamo sottolinearlo, magari con un po’ di varianti ma di fondo l’idea era puntare i riflettori su come il mondo si muove soprattutto grazie a traffici illeciti e poco chiari. Dietro alle nostre spalle, ma troppo spesso anche davanti ai nostri occhi, senza vergogna. Ormai l’umanità ha preso una deriva davvero terribile, è difficile persino individuare una cura per certi comportamenti e quando vedi, come nei nostri paesi, che l’informazione è in mano a pochissime persone, aumenta la preoccupazione. In Inghilterra, abbiamo un magnate miliardario che possiede buona parte dei quotidiani. Beh, non siamo certo da meno qui in Italia... S.: Certo. È interessante questo parallelismo! In questo senso i pezzi maggiormente espliciti del disco sono I Believed In You e This Is Not A Game. S.: Hai ragione. Soprattutto, I Believed In You, è una mia riflessione personale sul fallimento della politica in Gran Bretagna. Abbiamo candidati che farebbero e direbbero qualsiasi cosa pur di venire eletti e l’hanno dimostrato le recenti coalizioni di governo, composte da personaggi davvero terribili. Non ho votato, non mi sentivo minimamente rappresentata, ma avevo dato il mio supporto a Tony Blair, anni fa, ed è stata una cocente delusione. Parlo per me, non a livello di band, ma credevo davvero che i laburisti avrebbero dato una svolta positiva a questo paese e invece si sono comportati esattamente come i loro predecessori, i conservatori. Ecco, io credevo in loro, ma è stato un grande errore, mi sono sbagliata e non penso proprio si ripeterà. Hai citato Occupy. Qual è la tua opinione a riguardo? S.: Lo trovo un movimento eccitante e fresco, spontaneo, che viene dal basso e dalla gente comune, senza appartenenze politiche. E c’insegna che è necessario informarsi di più sulle dinamiche economiche che fanno girare il mondo, capire i meccanismi diabolici che regolano le nostre vite. Pensa alla recente bancarotta della Lehman Brothers: nessuno sa realmente spiegare cosa sia successo, è tutto talmente intricato che conosciamo solo in minima parte ciò che ci dicono i giornali. Occupy ha cercato di semplificare il messaggio e renderlo più comprensibile per la gente comune, ha avviato discussioni su ciò che sta succedendo attorno a noi e l’ha fatto partendo dal basso e senza secondi fini. Però non sono d’accordo con il loro tentativo di dividere il mondo in due categorie, quella del 99% di gente semplice e l’uno per cento che decide e dispone della maggior parte delle ricchezze. Visto il mio stile di vita agiato, io appartengo alla minoranza che non ha problemi economici, ma mi sento dalla parte del popolo e certamente non da quella di banchieri, politici e criminali! Non è

le fotodegli su del tour nansie skunk a eb.COM

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onstag

tutto così semplice e netto, ple di altri musicisti e quin«L’umanità ha preso una deriva ci sono troppe sfumature di di usare materiale esterno terribile, è difficile persino per poterle ignorare. alla band. Non ne sentivamo individuare una cura per certi Torniamo a parlare di l’esigenza e quindi abbiamo comportamenti. E quando vedi musica. È stato difficile preferito campionare noi che l’informazione è in mano realizzare Black Traffic o è stessi, registrare delle parti a poche persone, aumenta filato tutto liscio? di chitarra, basso e batteria, la preoccupazione» Skin M.R.: Come dicevamo pririprocessarle in maniera difma, ce la siamo presa coferente e poi vedere il risulmoda, in dodici mesi abbiamo avuto tempo di comporre, tato finale. registrare, provare cose differenti. Alla fine avevamo circa Quanto spazio concedete alla sperimentazione durante una cinquantina di idee da terminare e a cui dare una for- il processo creativo? ma definitiva, poi sono diventate venti e infine quindici, S.: Diciamo che ci piace testare i nostri limiti, sappiamo quelle su cui abbiamo lavorato. In studio, abbiamo spes- perfettamente dove sono i paletti che delimitano l’espeso registrato assieme, in modo da poter dare degli input rienza degli Skunk Anansie e ogni volta cerchiamo di spoimmediati ai pezzi e credo si senta che ci siamo divertiti starne qualcuno in modo da rendere più interessante la molto di più che in passato. creazione di un album. Non è detto che si debba cambiare Ci sono parecchie parti elettroniche nel disco. Avete suono o genere, bastano anche solo piccoli accorgimenti usato dei campioni? per avviare un processo di cambiamento e maturazione. S.: In verità poca roba, non ci piaceva l’idea di usare sam- E non è nemmeno detto che ogni volta che sperimen-

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Skunk Anansie

CINQUINA! Dal 1995 a oggi sono usciti cinque album degli Skunk Anansie. Eccoli, uno per uno.

Paranoid & Sunburnt (1995) Il disco di debutto, inciso con il batterista Robbie France (poi sostituito da Mark Richardson), impone gli Skunk Anansie come nuova realtà rock, posizionandosi al numero 8 della chart inglese. È un album rabbioso, con tante canzoni di protesta. STOOSH (1996) È il secondo e ultimo album con la One Little Indian Records e il maggior successo commerciale della band. Merito della superhit Hedonism (Just Because You Feel Good), che catapulta il gruppo in una dimensione mondiale, Italia compresa. POST ORGASMIC CHILL (1999) Gli Skunk Anansie confermano il proprio talento per la composizione di hit: Charlie Big Potato, Lately e soprattutto Secretly regalano un enorme popolarità al gruppo, che tuttavia finisce schiacciato dal successo: la band si scioglie poco dopo.

ti qualcosa d’inedito sia necessariamente buono: in questo caso, avevamo composto due brani che erano davvero troppo pop, in un senso che non ci soddisfaceva per nulla e quindi abbiamo lasciato perdere. Quella è una direzione che non ci rappresenta, ma lo puoi capire solamente sbattendoci contro e provando nuove soluzioni sonore. L’unica vera regola, quando componiamo un disco, è che deve suonare come un lavoro degli Skunk Anansie e non come qualcosa di alieno e irriconoscibile. Che senso avrebbe? Però pop non è una definizione così brutta. In fondo voi siete abituati a stare in classifica, a essere “popolari”. S.: Capisco cosa intendi e, in un certo senso, è proprio così, siamo una band popolare, che vende molti dischi, passa nelle radio, anche quelle commerciali, suona davanti a migliaia di persone. Però è piuttosto chiara la differenza tra gli Skunk Anansie e i Backstreet Boys, giusto? Noi siamo famosi, ma lo siamo alle nostre condizioni, e ci riteniamo una heavy band con un’attitudine pop. Non facciamo nessuna fatica a scrivere dei bei ritornelli, anche se la concezione odierna di “pezzo commerciale e radiofonico” non è certo quella che ci guida.

Prima parlavate della necessità di maturare e crescere in ogni disco, spostando in avanti i paletti. Sapete esattamente dove andare a cercarli? S.: Non sempre, diciamo che però inevitabilmente finiamo per sbatterci contro e accorgerci che certe cose vanno cambiate. In questo disco è successo parecchie volte, per esempio un pezzo come Drowning non l’avremmo mai potuto comporre in precedenza, è abbastanza alieno rispetto alla nostra produzione, ma in qualche modo ne fa parte in maniera organica. Oppure Sticky Fingers, il brano più duro che abbiamo mai composto nella nostra carrierra. Black Traffic, tra le altre cose, esce per la vostra nuova etichetta personale, Boogooyamma. Credo siate soddisfatti... A.: Moltissimo, è un sogno che si realizza, siamo padroni al 100% di ciò che produciamo, possiamo controllare ogni aspetto della produzione e decidere a chi dare il disco in distribuzione, chi si occuperà del tour e del merchandise, chi dei rapporti con la stampa . Certo, possiamo permettercelo in quanto band di successo, ma proprio per questo motivo ci sembrava giusto farlo.

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WONDERLUSTRE (2010) A 10 anni dalla separazione, gli Skunk Anansie tornano a incidere un album. Il disco dimostra la ritrovata compattezza del gruppo dopo la reunion dell’anno successivo (e la pubblicazione del greatest hits “di riscaldamento” Smashes And Trashes). BLACK TRAFFIC (2012) Profondamente influenzati dai loro viaggi e dagli avvenimenti che hanno scosso il mondo negli ultimi anni, Skin e soci pubblicano un album arrabbiato come non accadeva dai tempi dell’esordio. Il primo, emblematico singolo è I Believed in You. (D.S.)


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I biglietti del tour di Cremonini sono in vendita presso i negozi Fnac!

live

13/11 Roma, 15/11 Napoli, 17/11 Bologna Il calendario completo del tour di Cremonini su onstageweb.com

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CESARE CREMONINI

Il tour

dei miei

sogni

Per la prima volta, Cesare Cremonini sta girando i palazzetti italiani con il suo tour. A dir la verità, era già successo con i Lunapòp molti anni fa. Per questo, dopo tantissimi concerti e la gavetta nei club, oggi per il bolognese sembra chiudersi un cerchio. La seconda data della tournèe è stata al Forum di Assago, Milano: il più importante concerto della sua carriera (per il momento). In quell’occasione ha raccontato a Onstage i segreti del tour che aveva sempre sognato e che oggi è realtà. di Daniele Salomone - foto: Francesco Prandoni

è

tutto in bilico tra ragione e sentimento. Il pen- Nel mio caso, partendo da molto lontano. Archiviata la siero di Cesare Cremonini, a poche ore dal bellissima parentesi dei Lunapòp, mi sono concentrato concerto più importante della sua vita, viag- sulla mia crescita, prendendomi dei rischi, perché molgia tra estremi opposti. «La prima volta che sono te delle scelte che ho fatto nella mia carriera sono state venuto qui avevo 16 anni e sono scappato di casa per vedere gli giudicate pericolose. Ma ho pensato solo a migliorare Oasis. Noel Gallagher lanciò il plettro a fine concerto e saltam- insieme alle mie canzoni e a scrivere dischi che fossero mo in tanti per prenderlo. Ma il plettro finì nella mia mano. Ce migliori dei precedenti, nelle musiche, nei testi, negli l’ho ancora a casa e visto che per me tutto ha sempre un signi- arrangiamento, nella produzione. E credo sia innegabile ficato, forse oggi ho capito perché quel plettro lo presi io». Poco che da Bagus a La teoria dei colori, la qualità sia cresciuta. prima di lasciarsi andare ai ricordi, c’è stato da incontrare È così che sono arrivato al tour che sognavo per le mie il sarto per gli ultimi ritocchi ai vestiti di scena, i giornali- canzoni. sti per le interviste, ha fatto gli ultimi ritocchi alla scaletAffrontare dei rischi e uscirne indenni è uno dei migliota, il soundcheck. «C’è una grande gioia che non è solo mia. È ri modi che conosco per raggiungere la libertà. Nel tuo anche dei tecnici, dalle luci, alla regia, di chi lavora al backline caso artistica. e chi monta e smonta il palco. Siamo una squadra molto po- Io faccio musica pop e per me la parola “pop” significa tente e affiatata. È fondamentale libertà. Il mio genere musicale perché il concerto non lo faccio da si chiama libertà (ride, ndr). «Non mi è mai stato regalato solo, ci sono anche i musicisti e Voglio che la mia proposta sia niente. Escludendo i Lunapòp, abbiamo bisogno del supporto di varia, voglio poter fare quello mi sono dovuto conquistare tutte le persone che lavorano con che mi passa per la testa, così tutto con grande pazienza. La noi». Poco dopo Walter Mamemi diverto. Se non mi divertispazienza di aspettare che il li, produttore artistico di Cresi, non lo farei. Da questo punpubblico conoscesse le monini e suo pigmalione, mi to di vista credo di essere ben mie canzoni» confiderà che «Cesare è talmenmesso. Ma come ti ho detto te emotivo che rischia di essere in l’ultima volta che ci siamo vibalia delle sue emozioni una volta sul palco. Ma credo che alla sti, tutto voglio tranne che sentirmi arrivato o consacrato. fine sia questo l’aspetto che più arriva alla gente». Dopo aver Quello che faccio è istintivo, non ho mai la sensazione di visto il concerto, ho ancora la stessa sensazione del po- sapere prima quello che devo fare. Sono pur sempre un meriggio: un perfetto equilibrio tra testa e cuore. Qualche bolognese, pigro e con una gran voglia di tranquillità. ora prima, nelle viscere del Forum di Assago (Milano), In ambito live, come si traduce tutto questo? dove i grandissimi della musica italiana e internazionale Allo stesso modo. Voglio dimostrare che in questo genere sono di casa, Cesare mi ha raccontato come il tour che ha tanto chiacchierato che si chiama pop c’è la grande opsempre sognato si sia trasformato in realtà. Parlandomi, portunità di fare tutto quello che si vuole. L’opportunità naturalmente, con ragione e sentimento. che voglio cogliere io è mettere in scena un concerto kaAllora Cesare, come si riempie il Forum? raoke che nello stesso tempo non sia solo uno spettacolo

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Cesare Cremonini

Dream Tour Setlist

Nella scaletta del tour di Cremonini trovano spazio 25 brani, scelti tra l’ultimo La teoria dei colori, i successi della sua carriera solista e un paio di brani dei Lùnapop.

Il comico (La teoria dei colori, 2012) Stupido a chi? (La teoria dei colori, 2012) Dicono di me (Il primo bacio sulla luna, 2008) Amami (quando è il momento) (Maggese, 2005) Le tue parole fanno male (La teoria dei colori, 2012) PadreMadre (Bagus, 2002) Latin lover (Bagus, 2002) L’uomo che viaggia fra le stelle (La teoria dei colori, 2012) Non ti amo più (La teoria dei colori, 2012) Figlio di un re (Il primo bacio sulla luna, 2008) Due stelle in cielo (Bagus, 2002) Vieni a vedere perchè (Bagus, 2002) Vorrei (Squérez, 1999) Niente di più (Squérez, 1999) Mondo (1999-2010 The Greatest Hits, 2010) Una come te (La teoria dei colori, 2012) La nuova stella di Broadway (La teoria dei colori, 2012) 50 Special (Squérez, 1999) Il sole (La teoria dei colori, 2012) Marmellata #25 (Squérez, 1999) Il pagliaccio (La teoria dei colori, 2012) Le sei e ventisei (La teoria dei colori, 2012)

le fotoerto c del conONINI su M E R C i d M

I love you (La teoria dei colori, 2012)

eweb.CO

Hello! (1999-2010 The Greatest Hits, 2010)

onstag

Un giorno migliore (Squérez, 1999)

divertente e allegro. Da una parte mi piace che la gente cia che porta una persona al mio concerto. Le mie canzo- luto rinunciare ai brani di La teoria dei colori. Mi piacciono canti a squarciagola i ritornelli, che magari gli apparten- ni sono un modo per farmi conoscere, oltre che piccoli/ e m’impegnano molto, e io adoro fare cose difficili. Angono perché fanno parte di un frammento della propria grandi regali che io spero possano servire alla gente. C’è che se questi concerti sono quelli di cui si è parlato di più, vita, dall’altra mi piace che ascolti, usando orecchie e cer- dentro la mia vita, anche se è vestita da sera. Quando ne ho fatti una valanga in passato. E mi sono serviti per vello. canto Marmellata #25, che è un pezzo leggero ma fatto di imparare a stare sul palco, per capire i meccanismi di un Specialmente di questi tempi, band e artisti partono in immagini, ho in testa davvero la mia stanza, casa mia. Io tour. Ho maturato una predilezione per le cose difficili, tour a ridosso dell’uscita del disco. Tu invece hai deciso vivo quello che canto. che m’impegnano. I brani vecchi sono piuttosto semplici di far passare quasi sei mesi. Perché? Questo concerto parla di una fetta grossa e importante per me da proporre, mentre quelli nuovi sono in divePerchè il mio è un progetto musicale a cui non viene mai della tua vita. Perché ci sono i brani di quasi quindici nire, ogni volta che li suoniamo migliorano, crescono, e regalato niente, da sempre. Escludendo i Lunapòp, mi anni di carriera. anche per me sono una scoperta. Non posso rinunciare sono dovuto conquistare tutto con molta pazienza. La Assolutamente. Le scalette non sono fraintendibili. Una a una cosa del genere. Comunque la scaletta è lunga ma pazienza mi è servita per far conoscere al pubblico le mie che si concentra sul passato dice una cosa, una sul pre- vola... perché è una bella scaletta! canzoni, e così vale anche per questo momento della mia sente ne dice un’altra, con degli inediti dice un’altra cosa Mi sembra uno spettacolo scenograficamente più carriera. Volevo che l’album facesse un suo percorso pri- ancora. La mia dice chi sono io e chi sono stato in questi asciutto rispetto a quanto ci sta abituando il pop. È una ma di presentarmi sul palco. Crescelta forte, il pubblico è costretto a do che la storia di un’artista vada concentrarsi sulla musica. «Le canzoni sono un modo per farmi conoscere, oltre che regali pensata nel lungo periodo, per Sinceramente quando canto Una che io spero possano servire alla gente. C’è dentro la mia vita, questo cerco sempre di guardare come te sotto un temporale mi piaceANCHE SE vestita da sera. Vivo quello che cantO» il viaggio e non la singola tappa. rebbe che venisse a piovere e mi Non voglio tutto e subito, anzi sono piuttosto spaventato anni, parla dell’emotività che metto nelle canzoni. Nei volasse via un ombrello dalle mani come fossimo dentro dal successo facile. Ho provato sulla mia pelle cosa si- brani di Cesare Cremonini c’è tantissimo cuore, tantissi- un film anni 40. Ma noi stiamo coi piedi per terra e facgnifica. ma passione, tantissimo amore e voglio che il concerto ciamo bene perché i risultati ci premiano. Siamo cresciuti Quindi il segreto del successo di questo tour è che il esprima tutto questo in maniera inequivocabile. Per que- tantissimo come produzione, abbiamo i migliori tecnici pubblico ha avuto modo di capire quante belle canzoni ci sto l’intensità emotiva è alta fin dall’inizio e non scende d’Italia e questa è la cosa più importante. Perché i misono dentro La teoria dei colori. mai. Forse si abbassa un po’ solo quando scherzo con il gliori sanno fare grandissime cose anche con una produDirei di sì, ma c’è dell’altro. A Bologna ho tre date sold pubblico e mi lascio andare, ma è fisiologico in oltre due zione che non costa milioni di Euro. E comunque, sinout. È una sorta di record. Ma non dipende dal fatto che ore di spettacolo. ceramente mi sentirei in imbarazzo ad esagerare con gli lì le mie canzoni piacciono più che altrove. Il punto è che Due ore in cui proponi 25 brani. È un concerto lungo. effetti speciali. In fondo è il mio primo tour nei palazzetti. Bologna ha avuto modo di conoscermi a fondo e io na- Fosse per me starei sul palco di più, mi diverto da matti. Le cose vadano fatte con calma, una alla volta. Aspiro turalmente conosco la città in cui sono nato e cresciuto Ma lo spettacolo è cosi lungo anche per altri motivi. Pur a molto di più, però è giusto che ogni cosa abbia il suo meglio delle altre. È da questo scambio che nasce la fidu- inserendo quasi tutto il repertorio conosciuto, non ho vo- tempo.

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NOI

WORLD TOUR 2013

MARZO

MAGGIO

9 TORINO / Palaolimpico 12 MILANO / Mediolanum Forum 14 MILANO / Mediolanum Forum 21 CASERTA / Palamaggiò 24 FIRENZE / Mandela Forum

2 GENEVE / Arena 4 FRANKFURT / Festhalle 5 STUTTGART / Schleyerhalle 8 BUDAPEST / Sport Arena 9 BRATISLAVA / Slovnaft Arena 12 ZURICH / Hallenstadion 16 BERLIN / O2 Arena 19 AALBORG / Gigantium 24 MOSCOW / Crocus City Hall 27 ST. PETERSBURG / The New Arena 29 HELSINKI / Hartwall Arena 31 COPENAGHEN / Forum

APRILE

2 PESARO / Adriatic Arena 3 BOLOGNA / Unipol Arena 5 MUNCHEN / Olympiahalle 8 PRAGUE / O2 Arena 10 WIEN / Stadhalle 14 HALLE WEST / Gerry Weber 16 BRUXELLES / Forest National SETTEMBRE 18 BRUXELLES / Forest National 11 VERONA / Arena 20 AMSTERDAM / Ziggo Dome 19 BARCELONA / Palau St. Jordi 22 OBERHAUSEN / Kopi Arena 21 MADRID / Palacio de Deportes 23 KOLN / Lanxess Arena 25 NURINBERG/ Arena Nurnberger 28 AMNEVILLE / Galaxie 30 PARIS / Bercy

IL NUOVO ALBUM hNOI’ DAL 13 NOVEMBRE NEI NEGOZI E STORE DIGITALI JOGP


LIVESTYLE

I biglietti del tour di Marracash sono in vendita presso i negozi Fnac!

MARRACASH

IL RE

è DI NUOVO IN GIRO

Non bastasse l’enorme successo del suo ultimo album, King del rap, e del tour che ne è seguito, ecco di nuovo Marracash alle prese con una manciata di date in tutta Italia. Giusto un giro tour, come l’ha voluto chiamare, per evidenziare la brevità di questo appuntamento. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Marra alla vigilia dei primi appuntamenti. di Stefano Gilardino - Foto: Alessandra Tisato

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eccato non vedersi di persona come accaduto della vecchia scuola e chi invece supporta i nuovi artisti in passato, ma Fabio Rizzo, in arte Marracash, e riconosce come questo sia un momento d’oro e quasi è in tour e quindi tocca accontentarsi del tele- inedito della scena italiana. Senza voler entrare troppo fono. Mi pare in ottima forma e col morale al- nel merito, che idea ti sei fatto della faccenda? tissimo, merito anche di un’accoglienza calorosa da parte Mah, alla fin fine penso che sia stata una polemica un po’ del suo pubblico, del successo che pare accompagnarlo inutile, dettata più da invidie personali che da una reaun po’ ovunque (doppia data sold out a Roma e a Mila- le voglia di confronto. Insomma, è bello che ci sia gente no) e della consapevolezza di avere i mezzi - tecnici ma che critica e motiva gli artisti a migliorare e ad andare anche d’immagine - per poter sfondare definitivamente, avanti, ma qui il livello era proprio basso e, come spesso come solo Fabri Fibra e Club Dogo prima di lui. Non per succede, molti si sono buttati a capofitto solo per il gusto nulla, due nomi con cui di poter criticare un rapspesso Marra collabora, per piuttosto che un altro. «Mi piacerebbe molto che quelli che possiamo defiMi piacerebbe molto che l’attaccamento all’hip hop ci nire senza ombra di dubtutto questo attaccamento fosse anche quando si tratta di bio le scommesse vinte all’hip hop ci fosse anche dimostrare e di manifestare in senso del rap italiano. La scena quando si tratta di dimopositivo e non solo quando si litiga» nazionale sta vivendo un strare e di manifestare in momento di grande visenso positivo e non solo talità e fermento - fomentato anche da fenomeni come quando si litiga. La partecipazione deve esserci in ogni Emis Killa o Fedez, che stanno raccogliendo consensi caso, è quella che rende la scena unita e che la fa crescesoprattutto fra i giovanissimi - e sarà interessante capi- re. Ma se un’occasione per discutere si trasforma in una re se si tratta solamente di una bolla speculativa oppure bagarre sterile, allora credo che ci sia poco da imparare dell’inizio di una storia credibile. Nel frattempo, tanto e da andarne fieri. In ogni caso, come spesso capita, la per non smentire una tradizione ereditata dagli States, faccenda si è sgonfiata nel giro di qualche settimana e c’è stato un piccolo scontro, in Rete, fra tradizionalisti e ognuno è tornato a occuparsi dei fatti suoi, il che non è nuove leve, uno spunto per iniziare la nostra chiacchie- poi un male. Meglio concentrarsi su altro. rata telefonica. Tipo sul Giusto un giro tour, che ti sta di nuovo facenPrima di parlare del tour vero e proprio, ci tocca al- do viaggiare per tutta Italia con grande successo. meno spendere due parole sulla recente polemica che ha Ecco, parliamo di questo che mi dà grandi soddisfazioni coinvolto il mondo hip hop italiano. La serata del Forum (ride, ndr). Pubblico caldissimo, date sold out, abbiamo di Assago - sold out e di grande successo - ha dato adito raddoppiato sia a Roma che a Milano. Mi piace stare in a critiche e pettegolezzi, tra chi si è schierato a favore giro, è l’essenza stessa della mia professione e i concerti

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LIVESTYLE

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16/11 Novara, 20/11 Milano


LIVESTYLE Marracash

live mi danno una grande energia. Più che all’hip hop, ta dell’album, avevamo parlato proprio di un featuring, sia la direzione. m’ispiro a certi spettacoli rock, in cui ci si sbatte un sacco, quello con l’allora poco conosciuto Salmo, che è divenNonostante i tuoi mille impegni, hai trovato anche ci si cambia i vestiti, si immagina una bella scenografia tato un piccolo campione in pochissimi mesi. Sei bravo a il tempo di diventare conduttore televisivo per Spit, un complicata. L’ultima cosa davvero fantastica che ho visto, intuire il potenziale degli altri, bisogna ammetterlo. programma di MTV che è andato molto bene. io che non sono un grande frequentatore di concerti al- Lo so (ride, ndr). Per questo mi piace l’idea di produrre, Sì, stiamo parlando di fare anche una seconda edizione trui, è lo show di Kanye West e Jay-Z. Sarebbe bello avere credo di essere in grado di intuire il talento puro. In più, proprio perché è piaciuto e ha avuto successo. Era una i soldi per permettersi una cosa del genere, ma restiamo spesso si creano sinergie molto particolari, ci si trova a bella scommessa, il pubblico italiano è ancora poco avcoi piedi per terra. confrontarsi con chi è più giovane, ma anche più affa- vezzo a questo genere di cose, le battaglie verbali tra rapÈ cambiato qualcosa rispetto al tour di supporto a mato e questo regala una grande energia. Uno dei buoni per - anche con insulti talvolta - non rientrano certo nella King del rap? motivi per cui i featuring nei dischi hip hop sono spesso nostra cultura di base, ma l’esperimento è stato visto con Sì, abbastanza, mi pareva inutile riproporre la stessa così interessanti e importanti. curiosità e partecipazione. E spesso la gente si divertiva identica cosa. A partire dallo spettacolo in sé - questo è Parlando di dischi, ridendo e scherzando il tuo è uscito proprio quando volavano parole grosse! Abbiamo anche molto incentrato sulla musica e basta - e continuando con nell’ottobre dello scorso anno. Con la velocità del mon- ospitato personaggi diversi fra loro, da Materazzi a Filipla scaletta. Ora sono libero da impegni promozionali, per do discografico attuale, specialmente quello rap, è quasi po Timi, e questo ha creato interesse anche al di là della cui posso permettermi di selezionare una specie di best una vita fa. solita cerchia di ammiratori, una delle mete che c’eravadei miei tre dischi e divertirmi senza limiti. Sono due Hai ragione, infatti appena finito questo tour mi mette- mo prefissati. A parte tutto, io mi sono divertito molto ore in totale, con molto intrattenimento, e penso proprio rò d’impegno per comporre e registrare l’album nuovo, anche se devo ammettere che non è stato poi così diverche si noti quanto ci piace stare sul palco. so, almeno per quanto mi riguarda, da ciò che Oltre ai miei pezzi classici, c’è anche spazio faccio sul palco. Sono un MC, un maestro di «M’interessa molto la produzione e credo che per improvvisazioni, uso basi di pezzi famocerimonie, e a Spit interpretavo quel ruolo. sarà una delle cose su cui punterò per il mio se per rapparci sopra e dimostrare come sia Potrebbe essere un buon viatico per fare alfuturo. Ma adesso penso al mio prossimo possibile fare di tutto con l’hip hop: da Kiss di tre cose in televisione? album, che spero sia il migliorE» Prince a All That She Wants dei Roxette, tanto Se ti aspetti di vedermi diventare il prossimo per dire. Mike Bongiorno, puoi scordartelo. Niente quiz Hai con te la stessa squadra? ma senza per questo mettermi troppa pressione addosso. per me! (risate, ndr) Praticamente sì, ormai siamo una cosa unica. Dj TayO- L’idea sarebbe quella di farlo uscire nella primavera del Prima parlavi di una carriera parallela come produttone è una garanzia, così come Deleterio, con cui collaboro prossimo anno, ma staremo a vedere cosa succederà. Ho re, attività che rientra nel campo dei tuoi interessi attuada tempo. A questo giro abbiamo aggiunto un ragazzo parecchia carne al fuoco, rime da selezionare, basi su cui li. C’è qualche altra strada che vorresti intraprendere? giovane, Attila, salentino, che apre lo spettacolo e poi si lavorare, sono in quella fase in cui tutto appare caotico, Mi sa che ne avevano parlato un po’ anche l’altra volaggiunge a noi per un po’ di jam e featuring. È bravissi- ma estremamente affascinante. ta, ricordi? Scrivere è quello che mi viene meglio, mi dà mo, ha un’energia pazzesca e mi piacerebbe molto lavoSe King del rap era una specie di summa dei tuoi due grandi soddisfazioni e, perché no, mi piacerebbe sviluprare con lui, anzi ci sto già pensando. M’interessa molto primi lavori, uno più immediato e l’altro più ricercato, pare con costanza questa mia attitudine. La letteratura è la parte produttiva di un disco e credo che sarà una delle cosa pensi che verrà fuori dal quarto disco? una delle mie passioni e sono certo che porterà a qualcocose su cui punterò per il mio futuro. Bella domanda, ma davvero non saprei cosa rispondere, sa d’interessante in futuro. Ancora non so bene quando, Quando c’eravamo visti qualche mese fa, dopo l’usci- spero che venga fuori il mio lavoro migliore, qualunque ma sono certo sarà così.

KINGLIST

La scaletta del Giusto un giro tour 2012 di Marra. In faccia Quando sarò morto Se la scelta fosse mia Fantasma opera + L’ultimo giorno che ho Semtex I ragazzi dello zoo del Berlin Sì sì con la testa In down Stupido Badabum Cha Cha Prova a prendermi Tayone vs Marracash Special Tay Marrageddon Fino a qui tutto bene Come la Cina Rapper/Criminale Popolare Bastavano le briciole Di di no Noi siamo il club Senicar

le foto R del TOUASH su AC di MARR .COM

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Sabbie mobili King del Rap Giusto un giro


Eventi MIKA

0 ĂŹ 29 novembre ore 18.0 ed ov gi | O N A IL M C A FN

Mika incontra i fan e presenta il suo nuovo album The Origin Of Love.

Scopri il programma completo degli Eventi su fnac.it Libri, cd, dvd, blu-ray, videogiochi, nuove tecnologie, biglietteria, eventi Firenze | Genova | Milano | Napoli | Roma | Torino | Verona

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WHAT’SNEW

Musica, cinema, videogames, libri

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Atteso ritorno dei Soundgarden di Chris Cornell con King Animal, album che non tradisce le attese. Sempre in questo numero i nuovi lavori di No Doubt, Kiss, Neil Young e Franco Battiato.

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Azione in salsa poliziesca con End Of Watch: Tolleranza zero, pellicola curata da David Ayer. Spazio poi ad altre interessantipellicole cinematografiche come Skyfall, Argo, Venuto al mondo e The Twilight Saga: Breaking Dawn - parte 2.

Aerosmith

Music From Another Dimension! (Sony Music)

HHHHH

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Mese di grandi titoli in chiave games: fanno il loro ritorno Doom 3: BFG Edition, Resident Evil con il sesto capitolo della saga, Dishonored e Xcom: Enemy Unknown.

Come una sbronza con gli amici

Arriva 11 anni dopo Just Push Play il nuovo album degli Aerosmith, Music From Another Dimension!. Un disco vicino alla produzione anni Novanta della band di Boston, in particolare al fortunatissimo Get A Grip. Tra ballate e pezzi veloci, ascoltare il nuovo lavoro dei Toxin Twin è come ritrovarsi con qualche amico di vecchia data davanti a una bottiglia di vino. di Luca Garrò

«C

i sono stati molti momenti complicati. A dire la ritorno alle origini blues di Honkin’ On Bobo era sembrato è un caso che dopo decenni ogni componente del gruppo verità c’è stato più di un periodo in cui ho pen- il primo passo verso un come back in studio di un certo abbia partecipato alla fase compositiva del disco. sato che la fine della band fosse davvero molto livello, ma anche in quel caso, una volta uscito l’album, Una cosa è certa, la band è in forma smagliante e ci vicina. Tuttavia in fondo all’anima sapevo che questo non sa- tutto subì una brusca frenata. Ora, l’album che rischiava tiene a metterlo bene in mostra: brani come Street Jesus, rebbe mai successo e anche per il futuro non ho alcun dubbio di diventare il loro personale Chinese Democracy vede fi- Oh Yeah e la splendida Out Go The Lights sembrano efa riguardo. Abbiamo sempre avuto momenti difficili nel corso nalmente la luce e, in qualche maniera, prova a risarcire fettivamente usciti dagli archivi, mentre il primo singolo della carriera, in cui nessuno di noi aveva voglia di passare un pubblico paziente ma quasi esasperato. Legendary Child vede le sue origini nelle session del fordel tempo insieme agli altri, ma alla fine siamo tunatissimo Get A Grip, datato ormai 1991. sempre tornati uno dall’altro, come attratti da Come era logico aspettarsi, non mancano Ascoltando il nuovo album degli Aerosmith qualcosa di impossibile da evitare”. Con queste le classiche ballad che da semvi divertirete come a una cena in compagnia di vecchi nemmeno parole, sofferte ma allo stesso tempo foriere pre ricoprono un ruolo di prim’ordine nel amici di sbronze, quelli da cui sapete perfettamente di buoni propositi per il futuro, un sorridencanzoniere dei Toxic Twins, ma che questa cosa aspettarvi. te Steven Tyler ha presentato Music From volta non sembrano rappresentare il perAnother Dimension! alla stampa mondiale rano dell’album. Su tutte, a svettare sono We dunatasi in quel di Los Angeles in un caldo pomeriggio Diciamo subito che chi si aspettava una ricomparsa All Fall Down (la canzone del lotto a cui il cantante pare californiano. delle sonorità anni Settanta della band rimarrà parzial- essere più legato) e la conclusiva Another Last Goodbye, I motivi per cui gli Aerosmith abbiano impiegato undi- mente deluso: in effetti, le sperimentazioni di inizio mil- in pratica cantata a cappella dal solo Tyler - davvero da ci lunghissimi anni per ripresentarsi al proprio pubblico lennio sono scomparse e anche la produzione si è fatta brividi lungo la schiena. Insomma, aspettative rispettate con un disco di inediti sono più o meno noti, ma in ogni meno patinata, tuttavia l’album si muove maggiormente in pieno? Se vi avvicinate per la prima volta alla band di caso di difficile comprensione: quando Just Push Play ri- su coordinate vicine ai prodotti degli anni Novanta e ciò Boston, dopo un solo ascolto correrete a comprarne la diempì i negozi di dischi, l’epoca del download illegale era di per sé non è per forza di cose un male, anzi. Jack Dou- scografia completa. Se invece fate parte da anni dell’Aero agli albori e il gruppo di Steven Tyler e Joe Perry era in glas ha svolto ancora una volta un lavoro egregio, dimo- Force One, be’, vi divertirete come a una cena in comgrado di trasformare in oro qualsiasi cosa toccasse, an- strando di essere il produttore in grado di far lavorare la pagnia di vecchi amici di sbronze, quelli da cui sapete che un album minore come quello. Pochi anni dopo, il band al top, tirando fuori il meglio da ogni membro: non perfettamente cosa aspettarvi in ogni occasione.

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WHAT’S NEW Musica

RITORNO AL FUTURO

Chris Cornell e compagni tornano con un album di inediti a distanza di sedici anni (1996) dal loro ultimo disco in studio Down On The Upside. E lo fanno alla grande con King Animal, produzione che soddisferà vecchi e nuovi fan del quartettp statunitense. di Marco Rigamonti

S

ulla riva del Lago Washington, in quel di Seattle, c’è un’installazione dell’artista Douglas Hollis, composta da una serie di strutture d’acciaio. Quando soffia il vento gli organi a canne montati sulle torri riproducono strani suoni; se poi la giornata dovesse essere nuvolosa o grigia, l’effetto è inquietante. è proprio da quest’opera (A Sound Garden) che nel 1984 Chris Cornell, Kim Thayil e Hiro Yamamoto traggono ispirazione per la ragione sociale della loro band. Nati con i primi vagiti del grunge, cambiano presto formazione (alla batteria subentra Matt Cameron, al basso Ben Sheperd), raggiungono il mainstream dieci anni più tardi con Superunknown e infine ognuno va per la propria strada dopo Down On The Upside del 1996. Adesso, con il tweet di Cornell - che annunciava “la pausa è finita, è ora di ricominciare” - e spinti dai (buoni) concerti di quest’anno, è finalmente tempo di un nuovo album. Prima doverosa e importantissima specifica: le recenti escursioni pop di Cornell (inutile dirlo, mal digerite dai fan) non hanno lasciato il benché minimo segno. La chitarra che disegna il riff del singolo (esplicitamente intitolato Been Away Too Long) spazza via ogni tipo di dubbio, accendendosi e spegnendosi per lasciare spazio a cassa e rullante come da tradizione rock. Per par condicio è anche giusto puntualizzare che non si tratta di uno di quei pezzi che verranno ricordati nei secoli; ma perché cercare il pelo nell’uovo quando si è di fron-

te a una dimostrazione di grinta così genuina? Forse perché la successiva Non-State Actor va oltre, e ci riporta indietro nel tempo con rediviva freschezza. Per tutti quelli che sentivano la mancanza dei tempi dispari (e soprattutto della proverbiale capacità dei Soundgarden di farli sembrare poco ostici compensando con melodie e arrangiamenti calzanti), ecco By Crooked Steps, Black Saturday e Worse Dreams. Non potevano poi mancare i brani lenti e trascinati, che nel contesto di King Animal subentrano solo dopo un quarto d’ora abbondante di

sfuriate e si identificano nel trittico composto da Blood On The Valley Floor, Bones Of Birds, Taree e nei lamenti della fulgida Eyelid’s Mouth. L’accessibilità dell’affabile ballad Halfway There rimarca la bravura del quartetto di Seattle, capace di convincere anche quando vengono messi da parte urla e sferragliamenti eccessivi. Quindi quando Chris Cornell predicava energia e ispirazione non stava mentendo: i Soundgarden non sono tornati solo di nome, ma anche di fatto. Poteva forse andarci meglio?

Soundgarden King Animal (Universal)

HHHH

Kiss

Bianco

Neil Young & Crazy Horse

(Universal)

(INRI)

(Warner)

Monster

Storia del futuro

Psychedelic Pill

HHH

HHH

HHHH

di Claudio Morsenchio

di Cristina Valentini

di Stefano Gilardino

Secondo lavoro per Bianco, al secolo Alberto Bianco, artista torinese sotto le ali dell’etichetta INRI Records, che aveva già prodotto il suo disco d’esordio Nostalgina nell’aprile del 2011 con la produzione artistica di AntiAnti (celebre al grande pubblico per aver lavorato con con Samuel dei Subsonica, Fabri Fibra e Caparezza, tra gli altri). Bianco fa parte della nuova leva cantautorale degli anni Zero, schietta e diretta. Storia del futuro è il frutto della collaborazione con sedici artisti, tra cui Gionata Mirai (Il Teatro degli Orrori), Mr. T-Bone (Africa Unite, Bluebeaters), Peter Truffa (Bluebeaters) e Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione che troviamo nel brano La solitudine perché c’è?. Undici canzoni che parlano d’amore, del nostro futuro, della nostra vita. L’onestà è qui una parola che sboccia spontaneamente, perché insita nelle persone, ma che purtroppo guardando solo fuori dalla finestra scompare in un soffio. Bianco e il suo collettivo sono fra coloro che costruiranno la Storia del futuro, perché credono in quello che fanno, superando gli ostacoli, ma soprattutto perché affrontano ogni cosa con quella lealtà che ci viene insegnata dai genitori e dai nonni come valore fondamentale alla base di qualsiasi rapporto umano. «Decido di cambiare, inizio col pagare spesso l’autobus», canta Bianco. Noi tutti dovremmo iniziare a cambiare, oltre che ad ascoltare questo disco. Si parla tanto di stallo del music buisness, forse, per una volta, ci vorrebbe l’umiltà di mettere da parte i preconcetti ed abbandonarsi alla Storia del futuro. Soprattutto se scritta da un cantautore come Bianco.

Manco il tempo di riprenderci e assimilare per bene Americana, un album di cover piuttosto particolare, ed ecco il nuovo doppio CD di Neil Young, accompagnato dai prodi Crazy Horse. Registrato come il suo predecessore negli studi Audio Casablanca, Psychedelic Pill è un ritorno al verbo classico del cantautore canadese, quello fatto di lunghissime jam chitarristiche e di assoli che accompagnano fughe in macchina attraverso l’America e struggenti storie d’amore. E niente potrebbe rendere meglio l’idea dell’iniziale Driftin’ Back, oltre 27 minuti (sì, avete letto bene) che scorrono tra un’intro acustica e una serie quasi infinita - e pure un po’ estenuante, diciamocelo - di assoli, per una canzone che setta il tono di un disco monumentale, è proprio il caso di dirlo. Un episodio non di certo isolato visto che sia Ramada Inn che la conclusiva Walk Like A Giant si spingono oltre il quarto d’ora, con la seconda traccia che pare una versione riveduta e corretta - pur con meno pathos - di Like A Hurricane, uno dei classici targati Neil Young. E se il fulcro di Psychedelic Pill risiede proprio in quei tre brani, il resto conclude un’opera che siamo certi riscuoterà buon successo tra i fan del chitarrista: impossibile non menzionare la bella Twisted Road, omaggio a Bob Dylan, più volte citato come influenza dal musicista, il rock’n’roll tirato della title track e She’s Always Dancing, altra prova che si snoda ben oltre il classico formato canzone. Un disco nato dalle continue jam in sede live e che proprio sul palco, sono certo, acquisterà ulteriore fascino. Chissà se il vecchio Neil passerà anche dalle nostre parti.

“No Filler, No Ballads, Just Full Throttle Rock ‘n’ Roll”. È la scritta che compare sullo stickers rosso appiccicato sulla copertina del nuovo album dei quattro cavalieri mascherati. Come a ribadire, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che il marchio di fabbrica dei Kiss non bada ai fronzoli, ma va dritto al cuore della musica che in tanti anni di storia ha conquistato il mondo: il rock. Ascoltando con attenzione il loro ventesimo lavoro in studio, è tutto vero: il ritorno del gruppo americano è denso di chitarre potenti e ritmiche sostenute, senza pause, tentennamenti smielati e senza sopratutto le noiosissime ballatone strappalacrime. Tutto gira intorno agli ingredienti base della loro fortunata carriera: essenzialità, divertimento, liriche scontate e hard rock: semplice ma efficace. In gran spolvero i superstiti membri fondatori: la “stella” Paul Stanley che produce anche il disco, ed il vampiresco Gene Simmons, potente e graffiante sia nei cori che nei pezzi da lui interpretati come voce solista. Duro ed incalzante il riff iniziale di Hell Or Halleluyah, primo singolo estratto, sensibile l’influenza anni ’80 nella conturbante Eat Your Heart Out. Intendiamoci: la fase compositiva e creativa della band è ovviamente in sensibile calo di originalità, ma se pensiamo che tra poco festeggeranno i quarant’anni di carriera, i ragazzacci di New York sono in ottima forma e sfoderano ancora quella sfrenata voglia di trasgredire, disobbedire e di far festa, che dovrebbe essere la benzina per i giovani ribelli di tutto il pianeta. “I wanna rock and roll all night, and party every day”. Loro ci credono ancora.

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NOVEMBRE


WHAT’S NEW Musica

No Doubt

Franco Battiato

(Interscope Records)

(Universal)

Push And Shove

HH

HHH

di Claudio Morsenchio

C’era una volta una frizzante band americana che nei gloriosi anni Novanta, pieni di straripante contaminazione, si era procurata uno spazio di tutto rispetto nel mondo nel rock, fra ammiccanti ritornelli, accelerazioni scorbutiche e maliziose ritmiche in levare. Con lo zampino di una splendida biondina tutto pepe, che traduceva in armonie vocali il grande lavoro compositivo di tutto il gruppo. A completare l’opera, qualche singolo particolarmente riuscito che spopolava nelle emittenti radiotelevisive degli States, e poi di tutto il mondo, conquistando abilmente grandi e piccini. A distanza di quasi vent’anni dagli esordi, quel che resta della band di allora è poco più che un ricordo. Push And Shove è un disco di pop sbiadito con pochi sussulti emotivi e pochissimi degli ingredienti che fecero grandi i No Doubt due decenni fa. Forse la prestigiosa carriera solista di Gwen Stefani ha in qualche modo condizionato la verve del gruppo, riducendo la partecipazione dei compagni di viaggio della talentuosa vocalist a rapide comparsate. Il disco vanta un’imponente produzione e un dirompente look moderno, ma mancano completamente anima ed ispirazione. Qualche piccolo sussulto lo regala il singolo Seattle Down, supportato da un coloratissimo video. Ma il disco, nell’insieme, è piuttosto scontato e monotono. Un vero peccato, perché i protagonisti hanno indubbie qualità che però restano nascoste dietro chissà quale armadio. Push And Shove è uno dei tanti dischi anonimi da classifica, il tipico prodotto di chi non se la sente di metterla sul coraggio, preferendo l’anonimato al rischio.

Irene Grandi & Stefano Bollani Irene Grandi & Stefano Bollani

di Marcello Marabotti

«Apriti sesamo è uno dei dischi migliori della mia carriera». Con queste parole Battiato aveva battezzato il suo nuovo lavoro durante la presentazione alla stampa. Il ventottesimo album della sua carriera. Il Maestro ha percorso il viaggio della sua maturazione artistica tenendo ferma la rotta sulla qualità, la sperimentazione e la ricerca sia sonora che testuale del proprio lavoro. Una costanza che l’ha sempre premiato rendendolo uno dei pochi, pochissimi artisti in grado di meritarsi il plauso della critica e del pubblico, da sempre affezionato a Battiato. Anche in Apriti sesamo si sente il lavoro del Maestro, la dedizione di un artista che leviga il proprio disco come un ciabattino modella le proprie scarpe. Con lui alla chitarra Simon Tong, quello che accompagnava Richard Ashcroft nei Verve e all’organo Hammond Carlo Boccadoro, uno dei migliori pianisti che la nostra terra possa vantare. Con degli artigiani di questo livello, nella bottega Battiato è facile rimodellare il Passacaglia della vita del musicista cinquecentesco Stefano Landi, Orfeo e Euridice del compositore viennese Christoph Willibald Gluck nella canzone Caliti juncu o ancora Sherazade di Rimski-Korsakov nella title track Apriti sesamo. E i testi? Dietro alle sonorità (nelle quali non può mancare una spruzzata di elettronica e le sue ardite scomposizioni ritmiche) ci sono le parole di Manlio Sgalambro, filosofo, scrittore, poeta e cantautore, nonché amico e storico collaboratore di Battiato dal lontano ‘94. «Manlio mi manda i suoi testi e io, da musicista, li taglio e cucisco a seconda delle esigenze», ha dichiarato a proposito il cantautore. Anche quando «Alì Babà si fece coraggio... e si avvicinò alla grande grotta, impaurito e tremante ripetè la formula magica: Sesamo apriti. La roccia girò su se stessa e come porta si spalancò. A quel punto, sorto il giorno, Sherazade si interruppe e la fiaba finì». E la grandezza di Battiato continuò la sua magia.

(Carosello)

HHHH di Cristina Valentini

Kylie Minogue

The Abbey Road Sessions (Emi)

Dall’amicizia fra due artisti possono nascere esperienze eccezionali. Irene Grandi, una delle più belle voci pop del panorama italiano, e Stefano Bollani, eclettico pianista jazz noto al grande pubblico anche per le sue recenti apparizioni televisive (Sostiene Bollani), hanno deciso di celebrare la loro amicizia, che dura da oltre 20 anni, dando sfogo a tutta la loro creatività. Così hanno interpretato cover ricercate che spaziano dai classici del passato a brani più moderni, come la canzone scritta da Cristina Donà o il primo singolo Costruire, reinterpretazione del brano di Niccolò Fabi. «Amo questa canzone, fa riflettere sul presente, su come viverlo, facendo. Le aspettative e i ricordi sono belle immagini, ma costruire nella propria vita è un atto coraggioso e importante e in questa canzone ne prendiamo coscienza...». Queste sono le parole che Irene ha pubblicato sulla sua pagina Facebook per ringraziare Niccolò. Per chi non lo sapesse, questa non è la prima collaborazione fra i due artisti, che avevano già suonato insieme (nei primi anni ’90) nel gruppo toscano La Forma e successivamente nel 2008 nella raccolta natalizia di Irene, dove interpretarono Oh Happy Day. Questo progetto funziona perchè i due grandi artisti hanno trovato il giusto calibro tra la calda e graffiante voce di Irene e le straordinarie doti musicali di Stefano. Un lavoro che sottolinea tutto il talento, la classe ma anche l’ironia del duo, che passa da Viva la pappa con il pomodoro di Rita Pavone a No Surprises dei Radiohead, due brani che non c’entrano nulla l’uno con l’altro ma che qui, interpretati alla loro maniera, si incastrano perfettamente. Ognuna delle canzoni presenti in Irene Grandi & Stefano Bollani scorre attraversando l’oceano, sorvolando l’Europa e camminando per le strade del nostro passato e presente. Questo è il grande viaggio di Irene Grandi e Stefano Bollani.

HOT

Apriti sesamo

HHH

di Cristina Valentini

LIST

La playlist dei brani più ascoltati a ottobre dalla redazione di Onstage (in ordine rigorosamente casuale).

Donald Fagen

I’m Not The Same Whitout You Suken Condos (2012)

DIE ANTOWOORD

ENTER THE NINJA $0$ (2009)

Florence + The Machine

Rabbit Heart Raise Up Lungs (2009)

ELTON JOHN

TINY DANCER

Madman Across The Water (1971)

Kylie Minogue è un’artista a 360 gradi. Cantante, attrice, produttrice e addirittura stilista, è considerata una delle maggiori artiste pop a livello mondiale. Quale celebrazione migliore per festeggiare i venticinque anni di carriera se non regalare ai propri fan un album all’altezza della sua propria fama? La cantante ha deciso di riarrangiare sedici dei suoi più grandi successi in versione orchestrale, registrandoli nei famosi Abbey Road Studios di Londra che furono già teatro della leggenda dei Fab Four. Un luogo diventato il sogno e la mecca per qualsiasi musicista, oggi fulcro vitale della musica rock, pop e classica. Ad anticipare l’album ci ha pensato il nuovo singolo Flower, traccia inedita che Kylie aveva già stato presentato durante il suo “X Tour” del 2008, ma che non aveva mai trovato spazio in un disco: una canzone delicata che parla di un bambino mai nato, uno dei temi da sempre cari all’artista australiana, Che per questo disco si è avvalsa della collaborazione del signor Nick Cave. I due sono grandi amici e per questo King Ink ha deciso di incidere nuovamente Where The Wild Roses Grow, la meravigliosa ballata che li ha visti duettare nel ’95; diciamocelo, questa nuova versione è da pelle d’oca e vale l’acquisto dell’intero disco. The Abbey Road Sessions è forse il modo migliore di Kylie per ringraziare i milioni di fan, regalando i brani a lei più cari e i suoi cavalli di battaglia in una nuova veste. La sua voce non è mai stata così intensa e sensuale, andando là dove l’arrangiamento abbraccia il suo canto. Con i suoi quarantaquattro anni Kylie ci dimostra che anche pescando nel passato si possono trovare nuove perle.

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Green Day

Kill The Dj !Uno! (2012)

MUMFORD & SONS

BABEL

Babel (2012)

Bianco feat. Tommi Tommaso Cerasuolo

La solitudine perché c’è Storia del futuro (2012)

ELVIS PRESLEY

(YOU’RE SO SQUARE) BABY I DON’T CARE Jailhouse Rock (1957)

Muse

Big Freeze

The 2nd Law (2012)

TUNE-YARDS

ES-SO

Who Kill (2011)


WHAT’S NEW Cinema

A cura di Antonio Bracco

End of Watch - Tolleranza zero

USA, 2012, 109 min.

Cast: Jake Gyllenhaal, Michael Peña, Anna Kendrick, Cody Horn, America Ferrera di David Ayer critica pubblico

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S

outh Central, Los Angeles. Un quartiere il cui nome è stato associato per anni a degrado urbano e criminalità di strada, tanto da convincere la municipalità a rinominarlo South L.A. nel 2003. David Ayer ha trascorso in questa area l’adolescenza, il periodo che più di ogni altro ha influenzato il futuro lavoro di sceneggiatore e regista. Suo è lo script di Training Day, thriller che valse l’Oscar a Denzel Washington. Questo ultimo poliziesco che ha anche diretto è ambientato proprio a South

Central ed è la storia di due agenti di polizia con un solo obiettivo comune: rientrare ogni giorno a casa sani e salvi alla fine del turno di servizio, sempreché il destino non si metta di traverso. Tra situazioni critiche da gestire e spettacolari scene d’azione, trascorrono gran parte della giornata in una macchina della polizia aspettando la prossima chiamata dalla centrale. Tra i due nasce una forte intesa che gli permette di agire come se fossero un’unica forza. L’azione del

film si sviluppa con la tecnica della macchina a mano, volta a far sentire il pubblico in mezzo agli attori. I punti di vista si alternano continuamente tra poliziotti, membri delle gang, videocamere di sorveglianza e cittadini intrappolati nelle linee di tiro. La dinamicità e il realismo diventano il valore aggiunto di questo ritratto di vita urbana, in cui la violenza è costantemente innescata e pronta ad esplodere ad ogni angolo. L’altra virtù del film è la presenza di Jake Gyllenhaal, rasato a zero per vestire la divisa.

Skyfall

Argo

Venuto al mondo

UK/USA, 2012, 140 min.

USA, 2012, 120 min.

Cast: Daniel Craig, Judi Dench, Ralph Fiennes, Javier Bardem, Naomie Harris, Rhys Ifans, Bérénice Marlohe, Albert Finney, Ben Whishaw, Tonia Sotiropoulou

Cast: Ben Affleck, John Goodman, Alan Arkin, Bryan Cranston, Kyle Chandler, Rory Cochrane

Spagna/Italia/Croazia, 2012, 127 min.

di Sam Mendes

critica pubblico

critica pubblico

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Dopo il totale fallimento di un’operazione ad Istanbul, James Bond risulta disperso e viene ritenuto morto. Nel frattempo, in seguito ad una fuga di notizie, le identità di tutti gli agenti operativi dell’MI6 vengono rese pubbliche su internet. Il governo britannico chiama M a rapporto e, proprio quando sono gli stessi servizi segreti ad essere attaccati, Bond ricompare. M lo incarica di rintracciare Raoul Silva, un pericoloso criminale con il quale ha una questione personale aperta. Seguendo una traccia che lo aveva portato da Londra al Mar Cinese Meridionale, Bond vede la sua lealtà messa a dura prova dai segreti che M nasconde sul suo passato. Il 23° film su 007 è diretto dal regista premio Oscar per American Beauty.

Cast: Penélope Cruz, Emile Hirsch, Adnan Hasković, Pietro Castellitto, Saadet Aksoy, Luca De Filippo, Jane Birkin, Sergio Castellitto

di Ben Affleck

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di Sergio Castellitto critica pubblico

Durante la rivoluzione iraniana del 1979, che trasformò la monarchia persiana in una repubblica islamica, un gruppo di militanti fece irruzione nell’ambasciata americana prendendo in ostaggio 52 persone. Nel caos, sei americani riuscirono ad allontanarsi rifugiandosi presso la residenza dell’ambasciatore canadese. Un nascondiglio decisamente sicuro, ma non per molto tempo. L’agente della CIA Tony Mendez mise in atto un rischioso piano per farli uscire dal Paese, tentò di farli passare per una troupe cinematografica. Una vicenda realmente accaduta che Ben Affleck ha scelto di adattare per il cinema. L’attore finisce così dietro la macchina da presa per la terza volta, affidando a se stesso il ruolo di Tony Mendez. Tra i produttori c’è anche George Clooney.

ONSTAGE

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L’intenso amore tra Diego e Gemma non sono abbastanza per colmare l’impossibilità di lei di concepire figli. Nella Sarajevo distrutta dalla guerra, i due trovano una soluzione in un’altra donna. Gemma spinge Diego tra le braccia di quest’ultima per poi essere sopraffatta dal senso di colpa. Sotto il fuoco dei bombardamenti, Gemma riesce a fuggire dalla città con il figlio Pietro ancora in fasce, mentre Diego non ce la fa a partire con loro. Diciannove anni più tardi, Gemma e Pietro tornano a Sarajevo per assistere a una mostra in memoria delle vittime e intraprendono un viaggio attraverso i ricordi della donna. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Margaret Mazzantini, moglie di Castellitto.

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NOVEMBRE

The Twilight Saga: Breaking Dawn Parte 2 USA, 2012, 116 min. Cast: Kristen Stewart, Robert Pattinson, Taylor Lautner, Dakota Fanning, Maggie Grace, Peter Facinelli, Ashley Greene, Michael Sheen, Kellan Lutz... di Bill Condon critica pubblico

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Dopo tre giorni di agonia, Bella si rende conto dei cambiamenti subiti dal suo corpo. La trasformazione appare completa: ora anche lei è un vampiro. La famiglia Cullen la avverte dell’imprevedibile reazione che il sangue umano le creerà. Ciononostante Bella riesce a dimostrare autocontrollo e manifesta il desiderio di poter vedere la figlia Renesmée avuta con Edward ma, dal momento che la bambina è in parte umana, questo desiderio non le viene concesso. Intanto i Cullen sono consapevoli della nuova minaccia incombente e si affrettano a radunare i vampiri alleati per difendere la loro famiglia, e in particolare la bambina, dai malefici Volturi.



WHAT’S NEW Videogames

Chip Talk di Blueglue

Be Stealthy!

(Fai piano, che ti beccano!)

L

a fantomatica virtù dei forti occupa da sempre un posto d’onore quando si parla di videogiochi; ma il termine “pazienza” comprende diverse sfaccettature, ognuna misurabile attraverso determinate azioni e reazioni del giocatore. La concentrazione e la diligenza solitamente influiscono sul numero di tentativi necessari a superare un ostacolo. La perseveranza è direttamente proporzionale al tempo che si passa davanti allo schermo: c’è chi non molla fino a quando raggiunge l’obiettivo e chi dopo pochi tentativi si dà al giardinaggio. La calma (o autocontrollo) è l’aspetto più interessante, perché tira in ballo l’etologia: ci sono giocatori che sanno prendere una sconfitta con filosofia, ce ne sono altri che sfogano la frustrazione in modi esilaranti o preoccupanti (urla, pugni al muro, distruzione sconclusionata di qualsiasi oggetto capiti a tiro – la prima vittima solitamente è il joypad, nei casi più gravi la tv). Il genere che enfatizza il ruolo della pazienza più di ogni altro è quello dei cosiddetti Stealth Games, che ricompensano il calcolatore e penalizzano l’impaziente. I primi esempi risalgono a 30 anni fa: titoli come Castle Wolfenstein (1981) e Metal Gear (1987) invogliavano (o in certi casi obbligavano) a farsi notare il meno possibile per uscire dai quadri tutti d’un pezzo. Dati i limitati mezzi a disposizione dei tempi, essere furtivi significava in sostanza aspettare al riparo il momento giusto per agire, per poi passare velocemente alle spalle di un nemico. Ma la nascita dello Stealth Game moderno va attribuita senza dubbio a Thief: The Dark Project (1998).Nella produzione firmata Looking Glass Studios ci si muoveva in prima persona nei panni di un ladro, che per farla franca doveva considerare meccaniche mai prese in considerazione prima: la luce (nascondersi nell’ombra rendeva il personaggio invisibile alle guardie) e il suono (camminare su superfici morbide non produceva rumori, mentre i pavimenti in ceramica facevano riecheggiare i passi del brigante). Da quel momento in poi le dinamiche della furtività vengono applicate in ogni dove: ad esempio nei giochi di guerra/spionaggio (Splinter Cell, Hitman), nei survival horror (Siren) e negli sparatutto (Crysis). Tra i titoli più recenti impossibile non citare perle come Assassin’s Creed (che con la possibilità di mimetizzarsi in mezzo alla gente aggiunge un ulteriore elemento stealth), Deus-Ex (che rende quasi indispensabile l’azione clandestina) e il nuovissimo Dishonored, probabilmente il miglior gioco moderno in questo genere. Abbiate pazienza: ne vale la pena.

Dishonored (Arkane)

Resident Evil 6 (Capcom)

Disponibile per: PS3, Xbox 360 Genere: Action/Adventure

Disponibile per: PS3, Xbox 360 Genere: Action/Adventure

HHHH

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Un anno fa fui letteralmente rapito dagli screenshot di Dishonored, che trasmettevano un effetto simile a quello suscitato dalla sinistra distopia steampunk di Bioshock. Le mie aspettative sono cresciute a dismisura; e ora posso affermare che non ho sperato invano. Invischiato in un intrigo surreale dai contorni politici e arcani, Corvo Attano - aiutato da una frangia di ribelli lealisti - dovrà vendicare l’assassinio dell’Imperatrice e liberare la sua legittima erede. La pressoché totale libertà di azione è garantita da vari gadget e poteri speciali, ma il più delle volte sarà meglio ingegnarsi e farsi notare il meno possibile piuttosto che aprirsi la strada con armi da fuoco attirando l’attenzione. Nonostante l’immensa varietà di soluzioni a disposizione (dalla possessione degli animali alle alterazioni temporali), il gameplay rimane intuitivo e veloce, dispensando sensazioni di appagamento continue. Inoltre una menzione d’obbligo va alla caratterizzazione degli scorci di Dunwall e dei suoi abitanti: semplicemente abbagliante. Forse - impatto grafico a parte - Dishonored ha ben poco da spartire con Bioshock; ma di sicuro raccoglie ufficiosamente l’eredità del glorioso Thief del 1998, diventando lo stealth-game più ispirato di questa generazione.

Chi pensava che la vena action di Capcom si sarebbe esaurita con il recente spin-off Raccoon City dovrà ricredersi: anche il nuovo capitolo di Resident Evil punta deciso nella direzione dei proiettili, trascurando (con poche riserve) esplorazione e risoluzione di enigmi. Questo sesto episodio è composto da quattro distinte campagne, due delle quali (Leon e Ada) accarezzano i canoni della vecchia scuola, mentre le altre (con protagonisti Jake e Chris) si distinguono per sperimentazione e frenesia; in tutti i casi, i momenti in cui si trattiene il respiro attendendo un agguato da un momento all’altro sono un lontano ricordo. I conservatori potrebbero rimanerci male, ma è bene considerare che il gioco oltre a divertire tantissimo - tiene fede alla sua forte personalità nonostante la componente “adventure” sia relegata ai margini; il comparto tecnico è molto curato (un intero dvd è riservato esclusivamente al doppiaggio delle voci in varie lingue, italiano compreso), e il valore aggiunto della coop unito all’intrico delle trame aumenta il replay value. Cari nostalgici, i tempi del revival puro verranno: ora il consiglio è di concentrarvi senza pregiudizi sul capitolo più moderno ed eclettico della saga survival horror per eccellenza.

Doom 3: BFG Edition (Id Software)

XCOM: Enemy Unknown (Firaxis Games)

Disponibile per: PS3, Xbox 360 Genere: First Person Shooter

Disponibile per: PS3, Xbox 360 Genere: Strategy

HHHH

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Vedete la scritta qui sopra che recita “Genere: First Person Shooter”? Ecco, in questo caso sarebbe giusto fare un’eccezione e mettere un bell’articolo davanti a First Person Shooter. Perché è fuori discussione che senza Doom i livelli di eccellenza raggiunti oggi dai moderni sparatutto non sarebbero tali. In questo pacchetto confezionato dalla mitica Id Software troviamo le versioni originali del primo e del secondo episodio e un restyling accurato (con tanto di espansione Resurrection of Evil) dell’ultima puntata della trilogia - in attesa di Doom 4, annunciato da parecchi anni e ancora avvolto nel mistero. Siccome già ai tempi della sua release ufficiale (2004) il titolo era avanti anni luce per impatto grafico e prestazioni tecniche, la casa produttrice texana ha scelto di ritoccare senza stravolgere. Il mutamento più evidente ha invece a che fare con una rettifica sul sistema di controllo, che ora ci consente di impugnare sia la torcia che le armi allo stesso momento; questo rende alcune circostanze di gioco in origine folli molto meno problematiche, soprattutto a livello Nightmare. L’aggiunta di livelli inediti (The Lost Mission) impreziosisce un pacchetto che profuma di leggenda e disegna l’evoluzione degli sparatutto moderni in tre passi: essenziale.

Rinverdire i fasti di un titolo di culto è un’operazione sempre difficile e rischiosa. Ma per fortuna che c’è Sid Meier. Perché anche se Enemy Unknown è il primo titolo Firaxis a non incorporare il nome del genio canadese (per i profani stiamo parlando della mente dietro a Civilization) il buon Sid ha agito nell’ombra, e la sua direzione artistica è come sempre una garanzia. Nel ruolo del comandante a capo del progetto XCOM, il nostro compito è di orchestrare le operazioni di difesa della terra da un’improvvisa invasione aliena; per ognuna delle missioni sparse per il globo ci confronteremo con altri ufficiali per disegnare la miglior strategia da seguire. Il tutto si svolge attraverso il classico sistema basato sui turni, quindi è necessario valutare attentamente le proprie mosse considerando diversi particolari: dalle abilità specifiche dei soldati alla posizione che stanno occupando, dal tipo di attacco sferrato dai nemici al raggio di azione raggiungibile. Dopo ogni battaglia il livello delle truppe utilizzate cresce: con l’esperienza aumentano le abilità e si ottengono nuove specializzazioni. Il fascino del capolavoro Microprose è intatto - e questa è già una notizia; gli aggiornamenti 2012 funzionano che è una meraviglia.

ONSTAGE

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NOVEMBRE


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COMINGSOON dicembre

The Black Keys

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an Auerbach e Patrick Carney sono nati sotto il segno della D, ovvero del Delta del Mississippi. Esattamente lì, in quelle sacre acque dove è nato il blues. Basta ascoltare una loro canzone per capire che a questi due ragazzi la musica del diavolo scorre nel sangue, fin da quando lavoravano insieme. Il duo mescola la passione di Pat per i Devo, il noise rock e l’hip-hop con l’esperienza blues-elettrica di Dan, tramandatagli dal padre. Il primo segno arriva nel 2001, quando Auerbach prenota la sala di registrazione casalinga (nel seminterrato) di Patrick per registrare con la sua band di allora, i Barnburners. Il gruppo però non si presenta, così Pat e Dan, improvvisando, buttano fuori la prima canzone dei Black Keys. È la scintilla che li porta, nel 2002, all’esordio

con l’album The Big Come Up, a cui hanno fatto seguito poi Thickfreakness (2003) e Rubber Factory (2004). Nel 2006 pubblicano il quarto album Magic Potion e nel 2008 Attack & Release. Sono cinque dischi di grande livello, ma Dan e Patrick esplodono con Brothers pubblicato il 18 maggio 2010. Un album che contiene pezzi come Everlasting Light, Next Girl, Tighten Up e Howlin’ For You, ma l’elenco potrebbe andare avanti comprendendo l’intera tracklist. Il disco consente alla band americana di aggiudicarsi un Grammy per il “miglior disco di rock alternativo”. Con la formula perfetta che unisce la magia del blues a riff sporchi e grezzi, conquistano il mondo. Grazie al loro talento e al loro genio donano nuovo vigore alla musica rock, quella polverosa, rumorosa, sofferta e con qualche chitarra scor-

data, in un periodo storico in cui la dance sembra dominare il pop. Il duo dell’Ohio trova la consacrazione mainstream con El Camino, uscito a fine 2011, di cui Patrick ha detto: «In ogni disco facciamo in modo di trovare il mood e poi ci atteniamo a quello. Ai tempi di Brothers ascoltavamo un sacco di hip-hop e vecchio r&b e abbiamo attinto da lì. Questo è il primo disco che facciamo puramente rock & roll». Nonostante le chiare influenze - il classic rock anni 70, dai Led Zeppelin ai Black Sabbath - il sound del gruppo di Akron resta unico e assolutamente originale. L’abbiamo capito anche noi italiani. Per questo, dopo la data sold out di febbraio a Milano, i Black Keys tornano a suonare nel nostro paese e in una location grande come il Palaolimpico di Torino. Ci vediamo lì. (Cristina Valentini)

live

» ADAM CARPET 12/12 Milano 13/12 Roma 14/12 Conegliano (TV) » BIAGIO ANTONACCI 08/12 Taranto 10/12 Acireale (CT) 12/12 Napoli 13/12 Pescara 15/12 Roma 18/12 Milano 19/12 Milano » CAT POWER 03/12 Milano 04/12 Bologna

» CLAUDIO BAGLIONI 26/12 Roma 27/12 Roma 28/12 Roma 29/12 Roma 30/12 Roma » Il Cile 01/12 Pinarella di Cervia 07/12 Lecce 08/12 Messina » CLUB DOGO 01/12 Roncade (TV) 06/12 Milano 07/12 Bologna 08/12 Roma

09/12 Milano 14/12 Firenze 15/12 Taneto (RE)

20/12 Bologna 21/12 Roma 22/12 Conegliano (TV)

» converge 19/12 Milano 20/12 Roma

» ROB ZOMBIE with Marilyn Manson 12/12 Bologna

» PINO DANIELE 28/12 Napoli 29/12 Napoli 30/12 Napoli » JENNIFER GENTLE feat. VERDENA 14/12 Dueville (VI) 15/12 Ancona

ONSTAGE

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01/12 Torino

» IAN ANDERSON (JETHRO TULL) 02/12 Lucca 03/12 Roma 04/12 Modena 06/12 Pesaro

» NINA ZILLI 10/12 Bergamo 16/12 Milano

» VINICIO CAPOSSELA 01/12 Rimini 06/12 Pordenone 07/12 Verona 08/12 Cortemaggiore (PC)

» IL TEATRO DEGLI ORRORI 01/12 Roma 08/12 Marghera (VE) 14/12 Verona 15/12 Milano

» THE VACCINES 12/12 Treviso 13/12 Milano

» THE VACCINES 12/12 Treviso 13/12 Milano

» MALIKA AYANE 03/12 Milano 04/12 Milano

» THE HIVES 04/12 Milano

NOVEMBRE

» THE XX 02/12 Milano

» MESHUGGAH 05/12 Bergamo



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m o c . s i ezen


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