Onstage Magazine settembre 2011

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AVRIL LAVIGNE | ZUCCHERO | KASABIAN | VALENTINA LODOVINI | SUPER 8 | F.3.A.R.

Anno V, n.44 - 2 settembre 2011 www.onstageweb.com

ARCTIC MONKEYS

Speciale I-Day Festival

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/BS

La migliore rock band inglese? Intervista esclusiva ad Alex Turner

Jay Kay dixit

JAMIROQUAI

«Per me una canzone è ancora una questione di melodia semplice e ritornello orecchiabile»

Dischi caldi

RED HOT CHILI PEPPERS I’m With You è meglio di YouPorn

Happy b-day

NIRVANA

I primi vent’anni di Nevermind

Archivio Cinque mesi fa Onstage incontrava JOVANOTTI. Stava iniziando il tour di Ora. Per celebrarne il successo (mancano solo due date) ripubblichiamo l’intervista a Lorenzo.

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EDITORIALE

Magazine Registrazione al Tribunale di Milano n. 362 del 01/06/2007

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Editorialisti Charlie Rapino, Mattia Odoli Hanno collaborato Blueglue, Antonio Bracco, Guido Amari, Gianni Olfeni, Marco Rigamonti, Vittoria Stefanelli Foto di copertina Alfredo Lando (Zucchero), Mark Liddell (Avril Lavigne)

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8 giugno 2011. Amy Winehouse sale sul palco di Belgrado per il primo concerto dopo l’esilio volontario degli ultimi due anni. è il suo grande ritorno sui palchi, la data iniziale di un tour che si protrae per tutta l’estate e chissà quanto ancora dopo. Headliner allo Sziget, ospite di altri grandi festival (la aspettiamo anche in Italia), Amy è la migliore notizia dell’anno. Pienamente ristabilita, racconta chi le sta vicino. Entra in scena con uno dei suoi soliti abiti retrò, mostrando un corpo che sembra tutt’altro che provato. Pochi secondi e il tempo si azzera. è ubriaca. La musica di Tears Dry On Their Own scappa via senza le parole. Non le ricorda. è una delle sue hit, l’avrà cantata un milione di volte. Ci prova, accenna qualche movimento del corpo, come volesse ballare, ma fatica a stare in piedi. Cerca aiuto nel sorriso dell’elegante corista a fianco, che le sussurra qualche parola, forse una strofa del brano, ma non serve. Amy non è in grado di cantare e lascia il palco mentre grandinano fischi. Concerto annullato, tour cancellato. Ci vuole qualche ora perché quelle immagini buchino lo schermo di milioni di computer con la complicità di YouTube. Il video è buffo. Talmente drammatico da sembrare finzione. In redazione lo guardiamo il mattino dopo e ci scappa qualche ghigno. Ma tu guarda com’è conciata ‘sta sconvolta. Cinici, vigliacchi, insensibili figli di puttana, commentiamo divertiti come fosse una grottesca rappresentazione. Provo un imbarazzo indescrivibile ripensando a quanto accaduto quel giorno e sento il bisogno di scusar-

mi, anche se non so bene come e con chi. Ma che cazzo ridevamo tutti? Perché cazzo fischiava il pubblico serbo? Temo che non mi starei vergognando se la Winehouse non fosse morta, come invece è accaduto un mese dopo Belgrado. Mi sarei anzi dimenticato del video, fino alla prossima debacle da sfottere. E questo mi provoca ancora più imbarazzo. Non è facile ammetterlo ma non posso farne a meno. Quei minuti sono solo una delle tante manifestazioni del complesso di superiorità con cui ci ostiniamo a rifiutare la diversità, specialmente se nella sua forma più estrema, ossia la sofferenza. Quella di Amy, di Kurt, di mille altre celebrità e di un’infinità di signori nessuno, un buco nero talmente grande da poter avvolgere anche chi si crede fuori pericolo. Se ti droghi, bevi, sei depresso, frocio, negro, zingaro, terrone, provochi una gamma di reazioni tra l’odio e l’ironia. Se va bene rideranno di te mentre anneghi, se va male può succedere qualunque cosa. Si fanno persino delle leggi, anche nei paesi che si dichiarano civili, per infierire su chi soffre per la sua diversità. Con soli due album, Amy Winehouse è riuscita a diventare un riferimento musicale che resisterà al tempo. Artisticamente eterna. La morte le restituisce quello che la vita le ha tolto, obbligandoci a parlare esclusivamente delle sue qualità. Finché è stata quaggiù, era la sua fragilità a interessarci morbosamente. Compatirla ci faceva sentire migliori di lei. E questo non l’ha certo aiutata. Daniele Salomone

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Onstage Magazine on tour - Settembre 2011 I-DAY FESTIVAL: 3-4 SETTEMBRE: ARENA PARCO NORD, BOLOGNA; JOVANOTTI: 16-17 SETTEMBRE: ARENA, VERONA; JAMIROQUAI: 9 SETTEMBRE: STADIO BRIANTEO, MONZA; AVRIL LAVIGNE: 8 SETTEMBRE: PALAISOZAKI, TORINO; 10 SETTEMBRE: PALALOTTOMATICA, ROMA; 11 SETTEMBRE: MEDIOLANUM FORUM, MILANO; ZUCCHERO: 25-26 SETTEMBRE: ARENA, VERONA;

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ONSTAGE

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SETTEMBRE



INDICE

20 Jovanotti

Arriva all’Arena di Verona per chiudere il cerchio del suo Ora Tour: una tournée, o meglio un viaggio, che ha portato Lorenzo in tutte le città d’Italia regalando uno spettacolo magico.

rubriche

3 Jukebox 1Musica, cinema, column e qualche idea per i vostri viaggi in chiave rock, questo è quanto vi offriamo questo mese.

18 Face To Face Dopo lo strepi-

26 Avril Lavigne

Ne è passato di tempo da quando la cantante canadese sbarcava a New York per imparare a essere una star. Ora porta la sua fresca consapevolezza punk rock nella nostra terra.

toso successo ottenuto con la pellicola Benvenuti al sud incontriamo Valentina Ludovini per fare il punto della situazione.

52 Rock’n’fashion In fatto di stile sono senza ombra di dubbio dei numeri uno... Chi? Avril Lavigne e Alex Turner degli Arctic Monkeys!

32 Zucchero

È tornato alle origini con un album dal forte sapore rurale, contadino, che ha suonato in giro per il mondo con un tournée d’altri tempi che, ora, arriva a Verona.

38 Arctic Monkeys

Il loro ultimo album, Suck It And See ha riscosso un grande successo. Per la rivista Mojo, è l’album del 2011. Ora, all’I-Day Festival promettono uno show da numeri uno.

web

Questo mese su onstageweb.com: Videointerviste: Evanescence, J-Ax, Kasabian, The Drums.

46 Jamiroquai

JayKay torna dopo aver timbrato la primavera e l’estate scorsa due concerti fantastici nel nostro paese. L’infortunio alla caviglia sembra ormai un lontano ricordo.

Live report: I-Day Festival, Jamiroquai, Avril Lavigne, Zucchero, Jovanotti, Fabri Fibra e molti altri. E ancora recensioni, contest e molto altro. Stay connected!

www.onstageweb.com ONSTAGE

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SETTEMBRE

55 What’s New

Dischi, libri, film e videogames: non ci facciamo mancare proprio niente qui a Onstage. A iniziare dal ritorno dei Red Hot Chili Peppers con I’m With You e i nuovi lavori di Kanye West & Jay-Z, The Rapture, Cani, The Kooks!

62 Coming Soon Dopo una lunga attesa causata dai problemi di salute del cantante Giuliano Sangiorgi, per i Negramaro giunge il tanto atteso momento di tornare a calcare i palchi d’Italia.



CELEBRATION

Era il 24 settembre 1991... Nevermind non ha solamente cambiato il corso della musica rock, ma è anche diventato un punto di riferimento a livello di produzione discografica. Il sapiente lavoro di Butch Vig è uno dei segreti del secondo album dei Nirvana, che segna anche l’ingresso di Dave Grohl alla batteria. Sarà la line-up definitiva, quella che passerà alla storia, firmando anche il sottovalutato In Utero due anni più tardi. Ispirato alla forma canzone

dei Pixies (il loro stile “loud-quiet-loud” sarà la principale influenza di Kurt), Nevermind, registrato ai Sound City di Van Nuys, in California, si sgancia dalle classiche sonorità grunge del debutto Bleach per diventare un grande album rock. La star della copertina, ormai iconica, è Spencer Elden, all’epoca neonato e pagato 150 dollari per lo scatto. Ormai ventenne, Elden lavora con il celebre illustratore Shepard Fairey.

La bellezza di Nevermind di Daniele Salomone

C

onservo ancora la copia di Nevermind in cassetta che comprai nel 1992. L’album era uscito negli Stati Uniti l’anno precedente, ma c’era voluto qualche mese prima che la sponda orientale dell’Atlantico se ne accorgesse. Naturalmente a distanza di poco tempo ho acquistato anche il cd (che sono diventati due quando la copia #1 si è letteralmente consumata) ma non ho mai pensato neanche per un istante di privarmi di quell’oggetto rettangolare. è così poco ingombrante. E poi quel formato obsoleto - alla rivoluzione digitale i veri feticisti reagiscono con il vinile - mi ha sempre rassicurato sull’importanza del suo contenuto. Le musicassette mi ricordano un’epoca in cui gli album contavano più dei singoli ed erano l’unità di misura musicale. Quanta più bellezza c’era dentro un disco, tanto più l’artista valeva, piaceva e vendeva. Non sono sicuro che funzioni ancora esattamente così. Temo anzi che la regola sia diventata eccezione. E così quella cassetta mi aiuta a ricordare quanta bellezza ci sia nel bimbo che insegue il dollaro sott’acqua. Nevermind è diventato una pietra miliare del rock e della musica tutta perché è un disco di grandi canzoni. Al netto del mito di Kurt Cobain - gonfiato dalla sua tragica esistenza - della rivoluzione grunge, dei video dissacranti, il secondo album dei Nirvana è un capolavoro assoluto in termini prettamente musicali. Cito qualche suo compare: Sgt. Peppers dei Beatles, Bitches Brew di Miles Davis, The Dark Side Of The Moon dei Pink Floyd, Thriller di Michael Jackson. Furono estratti quattro singoli (Smells Like Teen Spirit, Come as You Are, In Bloom, Lithium) ma avrebbero potuto essere dodici, cioè tutti. Prima e dopo Nevermind, i Nirvana non hanno mai raggiunto gli stessi livelli di bellezza, prima e dopo Nevermind altre band hanno pubblicato capolavori di estetica grunge restando lontanissimi dalla creatura di Kurt Cobain. Possiamo girarci intorno, fare esercizio intellettuale e tirarci tutte le pippe che vogliamo, ma la sostanza non cambia. Nevermind non avrebbe venduto trenta milioni di copie (100.000 era la previsione «ottimistica» dei discografici della Geffen) se non avesse contenuto tanta meraviglia. Una donna talmente bella da rendere superfluo il più prezioso dei vestiti. In questa esplosione di bellezza, l’artificiere è Kurt Cobain. Ho sempre pensato che Nevermind fosse nato dal mash up tra l’innocenza e la disperazione che abitavano le viscere del ragazzo di Aberdeen. Una scintilla fatale per Kurt, un miracolo per la musica. Qualcuno - commentando il successo dei Foo Fighters - si è chiesto cosa sarebbero stati i Nirvana se Cobain avesse lasciato partecipare Dave Grohl alla composizione. Senza nulla togliere al vecchio Dave - che Dio ce lo conservi a lungo in questo stato - credo che i Foo Fighters non sarebbero mai neanche esistiti se Grohl non avesse conosciuto Kurt Cobain.

three is a magic number. I Nirvana sono sempre stati un trio, come nella migliore tradizione punk. Nella foto, il gruppo nella sua formazione più celebre, quella che incise Nevermind. Da sinistra, Krist Novoselic, Dave Grohl e Kurt Cobain.

ONSTAGE

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SETTEMBRE




JUKEBOX

Musica, moda, cultura, spettacolo, cinema

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La bellissima Jennifer Aniston, una delle più amate attrici americane, torna al cinema con una commedia in cui interpreta una sexy dentista.

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Hanno rappresentato la punta di diamante dello ska revival di fine anni 70, quello targato Two Tone. Ritornano in Italia i leggendari Specials, per un’unica data.

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Daniele Silvestri ci racconta i segreti del suo ultimo album e del tour che riparte a settembre.

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Sono in tre, arrivano dalla Germania e si chiamano The Baseballs. Il loro rock’n’roll anni 50 è pronto per mietere vittime anche in Italia.

Cinema

Tutti pazzi per George

Le Idi di Marzo di e con George Clooney apre la Mostra del Cinema di Venezia. Attesi anche Madonna, Al Pacino e Vasco Rossi, per una kermesse che si preannuncia molto più glamour del solito. di Antonio Bracco

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a sintesi “Avanti tutta e in tutte le direzioni” che te le sue forme tra divismo, popolarità, impegno sociale è invece il ritratto inedito firmato da Alessandro Paris e SiMarco Müller fa di mesi di lavoro, precisando e arte, ma dimostra anche di non soffrire l’umidità della bylle Righetti della grande rockstar italiana abbinato a un che è sempre stato il chiaro intento da perseguire laguna essendo questa la sua sesta partecipazione in nove evento live con Vasco in persona (condizioni di salute pernell’allestimento della Mostra d’Arte Cinemato- anni. Gosling è in voga tra il pubblico femminile che ne mettendo). Mentre l’immenso Al Pacino sbarca al Lido per grafica di Venezia fin da quando si è insediato alla direzio- apprezza il distaccato fascino e cavalca la cresta dell’onda ricevere il premio Glory to the Filmmaker 2011 e promosso ne. Questo è il suo ottavo anno al comando, forse l’ultimo, con due film in uscita (Crazy, Stupid, Love e Drive). dallo sponsor Jaeger LeCoultre, il regista Marco Bellocchio mentre la Mostra festeggia la 68ª edizione. è il meritevole destinatario del Leone d’Oro Il cinema pescato in ogni parte del mondo Apre il concorso Le idi di marzo, quarta regia di George alla carriera. E ancora Matt Damon, Gary porge una molteplicità di punti di fuga che Clooney che cuce su di sé il ruolo di un candidato alla Oldman, Colin Firth, Keira Knightley, Kate etichettarlo banalmente con Cinema d’AuViggo Mortensen, Monica Bellucci e Casa Bianca affiancato da un esperto di comunicazione, Winslet, tore o Cinema Commerciale dimostra una il marito Vincent Cassel dovrebbero accominterpretato da Ryan Gosling. certa miopia. pagnare i rispettivi film. Ma al Lido di Venezia tra il 31 agosto e il I titoli italiani in competizione sono tre, 10 settembre non ci sarà bisogno di oculisti. La selezione I riflettori della Mostra non puntano sul trentenne at- Quando la notte di Cristina Comencini, Terraferma di Emadi Müller e dei suoi collaboratori appare sulla carta più tore canadese perché assente per impegni di lavoro, non nuele Crialese e L’ultimo terrestre, esordio alla regia del fuche degna perché ogni spettatore possa ritrovare nei film c’è però ragione di tenerli spenti. Spiccano due nomi che mettista Gian Alfonso Pacinotti in arte Gipi. Infine i numediverse porzioni della propria identità. Apre il concorso alle luci sono abituati forse più di tanti attori: Madonna e ri della Mostra che non servono a molto, ma fanno effetto: Le idi di marzo, quarta regia di George Clooney che cuce su Vasco Rossi. La signora Ciccone è la regista di W.E., storia 5208 sono i film totali visionati, 65 anteprime mondiali, 11 di sé il ruolo di un candidato alla Casa Bianca affiancato d’amore tra la miliardaria americana Wally Simpson e il opere prime, 34 i diversi paesi di origine. I giurati del conda un brillante esperto di comunicazione, interpretato da re britannico Edoardo VIII che per suo amore abdicò in corso sono 8, presieduti da Darren Aronofsky che vinse Ryan Gosling. Clooney non solo incarna il cinema in tut- favore del fratello balbuziente Giorgio VI. Questa storia qua nel 2008 con The Wrestler.

ONSTAGE

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SETTEMBRE


JUKEBOX Cinema

Musica

Sensualmente Aniston

I biglietti del tour di George Michael sono in vendita presso i negozi Fnac!

L’attrice si è trasformata in una sexy molestatrice di uomini nel film Come ammazzare il capo... e vivere felici. Un ruolo assolutamente inedito per una delle fidanzate d’America. di Antonio Bracco

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orridono gli occhi di Jennifer Aniston. Occhi azzurri in un volto bello e candido che chiunque non può non aver amato nei dieci anni di Friends, una delle sitcom di maggior successo della TV americana. Lei è l’unica del gruppo dei sei “amici” a essersi conquistata un posto da star nel cinema USA. E ad averlo mantenuto, fino a oggi. La rottura con Brad Pitt, avvenuta nel 2005, le è costata anni di pettegolezzi e ancora si specula impietosamente. Un gossip, però, che le è stato anche d’aiuto per aver conservato il suo nome sulla bocca di tutti. Non serve ricordare che a Hollywood più si parla di qualcuno, più questo qualcuno riceve proposte di lavoro. A volte a prescindere da meriti personali. Di talento, però, Jennifer Aniston ha ampiamente dimostrato di averne e i ruoli da protagonista femminile in commedie comico-sentimentali di successo l’hanno catapultata nella stretta cerchia delle at-

trici americane più pagate. Era maturo tuttavia il tempo di vederla in una nuova veste, o meglio... svestita. Ninfomane, sexy e provocante come mai si poteva immaginare è come la si vede in Come ammazzare il capo… e vivere felici, nei cinema dallo scorso 17 agosto. Tutta quell’aura della bionda e brava ragazza svanisce di colpo lasciando il posto a una dentista bruna e molestatrice di uomini. Resistere è quanto tenta di fare il suo assistente, fidanzato e in procinto di sposarsi, ma trovarsela di fronte quasi nuda con il solo camice bianco addosso è qualcosa in grado di turbare i sonni di chiunque. Ovviamente il malcapitato deve ricorrere a estremi rimedi pur di non cedere e l’omicidio sembra essere una soluzione. Tolto di mezzo il capo ostile e tiranno si vive felici, come recita il titolo. E lo stesso vale per gli altri due detestabili boss di questa commedia, Kevin Spacey e Colin Farrell, anch’essi nel mirino dei loro dipendenti.

Il ritorno del bianco e nero

I biglietti del tour degli Specials sono in vendita presso i negozi Fnac!

live

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22/09 Milano

sonale, Two Tone, sarà sinonimo dell’invasione delle classifiche britanniche a opera di Specials, Madness, The Beat e Selecter, tutti sotto contratto con la label, anche se per breve tempo. La storia degli Specials si ferma poco tempo dopo, all’inizio degli anni Ottanta, con un singolo d’addio, Ghost Town, che resta una delle descrizioni più lucide di un paese spaventato, in piena recessione e attraversato da moti di violenza. Con il nome Special AKA, Dammers e qualche altro membro della band riscuoteranno ancora ampi consensi di pubblico, specialmente con l’inno Free Nelson Mandela, ma è solo una fiammata prima del brusco stop. Fino al 2009, almeno, quando un tour britannico di enorme successo li riporta sulla cresta dell’onda, pur senza nessun disco o pezzo nuovo. Poco importa, il 22 settembre all’Alcatraz di Milano, la gente sarà lì per ballare A Message To You, Rudi, Rat Race, Concrete Jungle e tutte le altre hit targate Specials.

ONSTAGE

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George Michael rinasce e arriva in Italia di Marcello Marabotti

Non vogliono più smettere di suonare gli SPECIALS, non dopo essersi riformati a distanza di trent’anni dall’uscita del loro album d’esordio. E il successo continua a essere incredibile in ogni parte del mondo.

a scorsa estate erano passati dall’Italia, più precisamente a Torino, nell’ambito del Traffic Festival, riuscendo a trascinare nella città piemontese migliaia di fans che non avevano mai smesso di ballare la musica ska degli Specials. Due soli album e una manciata di singoli incredibili sono il lascito del gruppo guidato dal tastierista Jerry Dammers, paradossalmente l’unico membro originale non presente in questa reunion e in disaccordo col resto dei componenti. Ma chiunque abbia ascoltato il debutto omonimo e More Specials, il secondo lavoro, è rimasto folgorato dai sette musicisti di Coventry, nati durante l’esplosione del punk, ma capaci di sterzare immediatamente verso un sound ricco di influenze giamaicane: in pratica, dei rude boys cresciuti in una delle città più industrializzate del Regno Unito, un riuscito mix di suoni bianchi (punk soprattutto, ma anche pop) e neri (ska, rocksteady, persino soul). Il nome della loro etichetta per-

10/09 Firenze, 11/09 Napoli, 13-14/09 Verona

Un nuovo percorso musicale per l’ex Wham!, dopo gli scandali che lo hanno travolto, che torna nel nostro paese con uno spettacolo inedito per uno dei tour più attesi del 2011: Symphonica The Orchestral Tour.

Musica

di Stefano Gilardino

live

SETTEMBRE

E

ra il 1981 quando per una serie di fortunate coincidenze, il primo lavoro degli Wham! finì nelle mani giuste, portando il duo (oltre a Michael, l’amico Andrew Ridgeley) a firmare il primo contratto discografico con la Innervision. Sono passati trent’anni e George Michael non ha affatto voglia di smettere, anzi. Da quando ha intrapreso la carriera solista nel 1987 con l’album Faith, portandosi a casa due Grammy come artista r’n’b, ha sempre regalato show incredibili, dimenticando e facendo dimenticare le crisi personali, gli scandali, i gossip, i rumors e le critiche. L’ultimo suo album in studio risale al 2004, quando dà alle stampe Patience. Un album particolare, il cui tema principale è la morte: da Please Send Me Someone (Anselmo’s Song) dedicata ad Anselmo Feleppa, ex-partner di George morto di AIDS, a John And Elvis Are Dead in cui Michael menziona i suoi idoli Lennon e Presley. Ma è nei live che la popstar da il meglio di sé, come dimostra anche la sua discografia, a partire da quel Five Live, datato 1992 per arrivare al dvd George Michael Live In London del 2009. Ora, George sembra essere rinato. Torna con un tour ‘diverso’, perché uno spettacolo del genere, l’ex Wham! non lo ha mai fatto prima: proporrà, infatti, da una parte una setlist fatta dei pezzi storici della sua trentennale carriera; dall’altra, canterà le cover di alcune delle canzoni da lui preferite di altri artisti (come True Faith dei New Order, con la quale è tornato sulla scena musicale lo scorso marzo). Il tutto, riarrangiato per l’orchestra che accompagnerà l’artista inglese in ogni tappa di questo suo Symphonica The Orchestral Tour, permettendo a questa nuova influenza classica di dare una nuova veste al suo repertorio per un nuovo percorso adatto alle cornici in cui verrà proposto: 10 settembre Firenze, Piazza Santa Croce; 11 settembre Napoli, Acciaieria Sonora; 13 e 14 settembre Verona, Arena; 11 novembre Assago (Mi), Mediolanum Forum.


JUKEBOX Musica

Lo S.C.O.T.C.H. di Silvestri

London calling di Charlie Rapino - Produttore discografico

Da Gaber a quella volta che ha scambiato il motorino con la sua prima tastiera, passando per Saviano e Fazio, il cantautore romano apre la valigia del suo viaggio. I biglietti del tour di Daniele Silvestri sono in vendita presso i negozi Fnac!

di Marcello Marabotti

I

ncontrare Daniele Silvestri è sempre qualcosa di particolare. Il cantautore romano è uno di quegli artisti che in questo 2011 ha messo la faccia per quel ‘vento di cambiamento’ che ha attraversato la nostra penisola, partecipando al concerto di Pisapia con Io non mi sento italiano (la cover di Gaber) in una «serata di cui andare orgogliosi come milanesi e italiani perché in molti ci siamo affacciati a quella scommessa prima e vittoria poi della città di Milano come se fosse il segnale che trainava tutti, proprio in quanto Milano». Daniele è tornato con un album «registrato in presa diretta, un disco diverso da tutti gli altri perché non ho solo deciso di farmi guidare dalla musica, ma ho aspettato di essere certo di quello che volevo dire e raccontare». S.C.O.T.C.H., infatti, è uscito a quattro anni dal lavoro precedente, Il latitante, soprattutto perché Silvestri si è preso «un tempo molto lungo, anche per rivedere i testi delle canzoni, che avevo scritto tre anni fa, oggi sarebbero stati dei testi vecchi: li ho completati mano a mano che il

progetto andava avanti, in alcuni casi all’ultimo momento perché volevo raccontassero eventi aderenti alla realtà». Una riflessione che ha portato Daniele a collaborare con Fazio e Saviano nel programma Vieni via con me, nel quale è andato due volte in trasmissione, la prima per suonare Io non mi sento italiano, ma mentre provavano c’è stato un problema tecnico, così Silvestri gli ha proposto la canzone alla quale stava lavorando che, però, era solo abbozzata. In mezza giornata l’ha chiusa e due giorni dopo era in diretta da Fazio, con i musicisti che l’hanno provata due ore prima della puntata in treno. È sempre stato istintivo, fin da quando ha iniziato la sua carriera musicale, a 15 anni: come? «Sapendo che i miei genitori avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di non vedermi su un motorino, in cambio sono riuscito ad ottenere la tastiera più innovativa dell’epoca, quella Yahamha DX7, che è stata uno dei momenti fondamentali nella storia degli strumenti elettronici».

live

10/09 Napoli

Musica

Una parata di stelle

Tre giorni imperdibili proprio all’inizio di settembre, al MAGNOLIA PARADE passeranno in rassegna decina di artisti tra rock ed elettronica. Ospiti d’onore, i Mogwai. di Guido Amari

A

costo di fare un elenco del telefono, è quasi impossibile non citare almeno i nomi migliori del Magnolia Parade, giunta alla terza edizione e ormai appuntamento clou di fine estate. Quattro palchi, tra live show e dj set: si parte giovedì 1 con Digitalism, Buraka Som Sistema, Cold Cave e No Guru per proseguire il 2 con Mogwai (nella foto), Ministri, Grandmaster Flash e Mad Professor, due autentiche leggende dell’hip hop e del reggae. La chiusura di sabato è affidata allo spettacolo targato Unkle, al dj set di James Murphy di LCD Soundsystem e a uno show che promette scintille dei punk olandesi The Ex, assieme ai Brass Unbound. Ovviamente, questo è solo un assaggio, per il programma completo visitate il sito www.circolomagnolia.it e cominciate a mettere da parte i soldini per l’abbonamento alla tre giorni.

ONSTAGE

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SETTEMBRE

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Webstars (1975-2011) pt.II

gosto 2011: Will è appena tornato da un festival, ha 20 anni e si vede che si è sparato la nottata a parlare coi suoi amici su qualche social network. È distrutto sul divano del mio ufficio, completamente azzerato. Il sabato Will ha una serata in un club nell’East London, dove si circonda delle meglio sbarbe e dove i gruppi più cool del momento suonano senza volere un penny. Non vengono da X Factor e neanche da qualche talent show, non hanno interesse ad andarci; nel club si è esibita per la prima volta Adele, che Will aveva scovato sul web. Di solito arriva nel mio ufficio stonato come una campana, ma fino ad ora mi ha portato Friendly Fires, The Horrors e, soprattutto, The Night, un gruppo con una chanteuse da urlo, Sophie Rose, che a turno stiamo scannandoci per avere. Mi dice con la sua arroganza da sbarbo: “Hey C., state sbagliando tutto, dovete smetterla di correre dietro ai pop idol, i veri sono da qualche altra parte”. “Kid, abbiamo fatturati da fare, fottuti salari da pagare, mi sento vecchio”. “Charlie, guarda una cosa su YouTube, un incredibile DJ di Parigi che, preme pulsanti che corrispondono a campioni, ha un suono da pazzi. Si chiama Madeon, ha 17 anni, ha già un milione di contatti, ma se ne fotte, è fuori dal radar di tutti e si rifiuta di vedere discografici. Se vuoi, gli mando un messaggio per contattarlo”. Will mi chiede dove sono finite tutte quelle produzioni dance italiane degli anni passati perché a parte Benny Benassi, non c’è piu’ molto. “Gli italiani hanno delle mamme emancipate che fanno ancora più danni di quelle di una volta. Sai, a voi inglesi non è ancora arrivato il Mulino Bianco, vi è andata grassa”. “What’s Mulino Bianco?”. “Un giorno te lo spiegherò, Will”. Questo weekend, lui va a vedere The Night per conto mio e anche quella biondina da sballo di Kyla LaGrange, che vorrei firmare. Ci va sul suo maggiolone di ottava mano carico di inglesine yèyè bianche nere e a pallini. I suoi genitori, entrambi dirigenti allo sbaraglio, si spareranno qualcosa in tv, X Factor o Dancing Under The Stars, tanto per sentire la gente “che canta bene” o qualche relitto cantautorale degli anni 70, in tascapane o Ray-Ban a specchio e stivaletto, che sta a menarsi il cazzo con gli ideali: “Ah la nostra sì che era musica vera, noi sì che lottavamo e avevamo gli ideali!”. Mentre succede tutto questo, Will torna a casa dal college infernale dove lo hanno infilato, arma il suo computer, si collega coi suoi compagni scoppiati come lui e le sue biondine e inizia a scovare qualcosa da portarmi o qualcuno per il suo club del sabato pomeriggio. Madeon ha detto che farà un apparizione da Will e forse Adele ritornerà lì, dopo aver rifiutato American Idol per una cifra inaudita. Alea iacta est: se volete la vita facile e fare “il cantante”, unitevi pure alla fila e andate a fare i provini in televisione, forse ci sarà un Charlie annoiato, se siete fortunati, che pensa a Will sul maggiolone intasato di sbarbe, e che vi ascolterà. Se sarete sfortunati, invece, avrete un caratterista, un cantautore o qualche attricetta che non sa un cazzo. Ma se siete vero e avete le palle, sono sicuro che state già attaccati all’iMac, a suonare cose nuove sul vostro strumento o su Garageband, a sparare idee sul network e sui vostri forum. Siete già su YouTube, coi vostri video da guerriglia, e Will prima o poi vi troverà. È tempo di WebStars: i cantanti, i musicisti e i cantautori sono roba da ‘77. Roba da democrazia, roba da repubblica, roba da Mulino Bianco!


JUKEBOX

Corsi & ricorsi di Mattia Odoli - Autore

Oltre i confini della realtà

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9 settembre 1995. Il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton ammette pubblicamente per la prima volta l’esistenza della base segreta militare denominata Area 51. Gli elevati livelli di segretezza che circondano la struttura e il fatto che la sua esistenza sia stata più o meno nascosta dal governo statunitense hanno reso la base un tipico soggetto delle teorie del complotto nonché la protagonista assoluta del folklore ufologico. Tutti gli appassionati di ufo e di extraterrestri, che fino al giorno prima dovevano stare attenti a diffondere le loro teorie per paura di essere rinchiusi in manicomio, possono finalmente uscire allo scoperto. è la televisione a offrirgli terreno fertile. La tv infatti, dopo il 29 settembre 1995, diventa la cassa di risonanza di dubbi personaggi - per non dire cialtroni - che si sentono autorizzati a sparare qualsiasi cazzata gli passi in mente: l’importante è buttarci dentro un ufo e il gioco è fatto. E così assistiamo ai deliri di persone rapite dagli alieni e portati a bordo di dischi volanti. Alla domanda “cosa ricordi di quell’esperienza?” molti rispondono “…un forte odore di Arbre Magique”. Voce solista nel coro dei mitomani, una donna rivela di portare in grembo un feto alieno. La sua credibilità viene meno quando il marito scopre che il colpevole non é ET, ma l’amministratore di condominio. E cosa dire dei cerchi nel grano? Che delusione scoprire che non sono causati dall’atterraggio di un ufo, ma dai proprietari dei terreni che fanno le sgommate con il trattore. I fanatici dell’ufologia hanno il coraggio di affermare addirittura che il numero degli avvistamenti di dischi volanti diminuisce quando aumenta il prezzo della benzina. A tutto c’è un limite. Dal momento in cui i pseudo esperti di ufologia perdono definitivamente ogni credibilità, le televisioni di tutto il mondo cominciano a mandare in onda interviste di ex-ufficiali dell’aeronautica che raccontano gli avvistamenti a cui hanno assistito mentre erano in servizio. Il governo degli Stati Uniti finalmente si decide a proibire l’assunzione di alcolici in volo e si affretta a congedarli con disonore. Oltre a demolire la credibilitá dei testimoni, bisognerebbe soffermarsi su una questione. Perchè gli alieni dovrebbero sorvolare continuamente i nostri cieli? C’è meno traffico che in altre galassie? Il casello costa molto meno? O forse negli autogrill spaziali non c’è la Rustichella? Settembre coincide con l’inizio della stagione televisiva: finché quesiti come questi non troveranno risposta, gli investigatori del mistero continueranno a popolare i palinsesti con indagini ai confini della realtà.

Musica

(Anni) 50 Special

Dopo aver conquistato l’Europa a suon di rock’n’roll anni Cinquanta, i tedeschi BASEBALLS tentano di convertire anche il pubblico italiano. Tirate fuori dall’armadio le giacche di pelle e la brillantina… I biglietti del tour dei Baseballs sono in vendita presso i negozi Fnac!

di Guido Amari

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am, Digger e Basti, ovvero i Baseballs, sono tre ventenni innamorati del rock’n’roll, quello di Elvis, Buddy Holly, Little Richard e Jerry Lee Lewis per intenderci, quello puntualmente fa capolino quando si pensa che sia stato definitivamente messo in naftalina. In Germania, soprattutto, rock’n’roll e rockabilly sono sinonimo di grande pubblico, sia underground, con una scena floridissima, sia a livello commerciale, come dimostrano i Baseballs. Partiti con una cover di Umbrella, i tre hanno continuato sulla falsariga – cover di brani famosi in salsa Fifties – fedeli al motto “squadra che vince non si cambia”. Il pubblico europeo gli ha dato ragione e ora i Baseballs cercano conferme anche da parte del pubblico italiano. Il 27 settembre saranno di scena ai Magazzini Generali di Milano, unica data nel nostro

paese, e vedremo se confermeranno le ottime impressioni destate su disco. Effetto nostalgia? Forse sì, ma non da parte dei tre giovanotti tedeschi: «Il rock’n’roll è musica sempre attuale, ormai fa parte della cultura popolare ed è entrata nell’immaginario comune. Il fatto che non possa mai passare di moda la rende eterna ed elimina l’effetto nostalgico». Se lo dicono, tanto vale crederci e fare un salto a vedere quale sarà la reazione del pubblico italiano. Sempre loro hanno un’idea ben precisa di chi va a vederli dal vivo: «Ai nostri concerti la gente viene per stare bene, per ballare, per dimenticarsi dei problemi e lasciarsi andare. Abbiamo un seguito di fedelissimi che appartengono alla scena rockabilly, ma anche di ragazzi e ragazze che vogliono solamente fare festa a un concerto».

live

27/09 Milano

On Tour con

Britney Spears summer live

Oltre centro milioni di copie vendute in tutto il mondo. Con Circus è diventata la più giovane artista americana della storia ad avere cinque album in vetta alla classifica di Billboard. Nel giugno 2010 si è classificata sesta in una classifica di Forbes sulle 100 celebrità più influenti al mondo. Noi vi segnaliamo quattro date per seguire il suo tour. 11 ottobre Malmo Arena, Malmo

25 ottobre Odyssey Arena, Belfast

Location: Arena multiuso può contenere fino a 15.000 spettatori. Con CTS: Volo per Malmo da 592 euro a/r Hotel*** da 134 euro a persona

Location: Dagli Iron Maiden a Katy Perry, l’Arena ospiterà quest’anno i big della musica mondiale. Con CTS: Volo per Belfast da 120 euro a/r Hotel*** da 93 euro a persona

24 ottobre The 02, Dublino

27 ottobre 02 Arena, Londra

Location: Forum per concerti ed eventi sulla banchina del North Wall del fiume Liffey. Con CTS: Volo per Dublino da 62 euro a/r Hotel*** da 63,50 euro a persona

Location: 20.000 posti per una delle arene più famose d’Europa. Con CTS: Volo per Londra da 65 euro a/r Hotel*** da 100 euro a persona

Le offerte indicate sono riservate ai soci CTS. Le quote dei voli sono per partenze da Roma e Milano. Le quote degli hotel sono a persona, a notte, in doppia, con prima colazione. Info e prenotazioni su www.cts.it, nelle sedi CTS o al n° 06-4411166.

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FACE2FACE

VALENTINA LODOVINI

Bellezza e talento insieme sono rarità per il cinema, ma Valentina Lodovini li possiede entrambi. Lo scorso maggio ha vinto il David di Donatello per il suo ruolo nel film Benvenuti al Sud. Ora è sul set del sequel Benvenuti al Nord, mentre in sala esce Cose dell’altro mondo dove recita insieme a Valerio Mastandrea e Diego Abatantuono. di Antonio Bracco

I

n Cose dell’altro mondo succede qualcosa di stra- Molto spesso c’è solidarietà. Mi è successo un paio di dicesti di sentirti come una rockstar. Non c’è sentimento no in una cittadina del Nord Italia. Tutti gli immi- volte di non trovare empatia con altri attori. Il cinema è più calzante per un mensile come Onstage. Quanto ocgrati scompaiono. Il giorno prima c’erano, il gior- un lavoro di gruppo tra cast e troupe, io parto sempre da cupa la musica nella tua vita? no dopo non ci sono più. Con questa premessa questo presupposto. Diego e Valerio sono stati tra i più ge- Tantissimo, per me la vita è musica. Riconosco l’imporsurreale dove vuole arrivare il film? nerosi colleghi con i quali io abbia lavorato. Ti ascoltano, ti tanza del silenzio, ma senza musica non ci so stare. È una Questo film è una commedia molto intelligente, una fa- aiutano e anche fuori scena fanno di tutto per renderti im- compagna, ricca di valori e di ricordi. vola grottesca che spero possa permettere al pubblico di portante e forte, in una maniera bella, protettiva, umana. Le note di chi ti allietano, allora? riflettere sull’integrazione razziale. Dialoghi e situazioni, È faticoso reggere il peso di essere bravi e famosi nella Quelle di Beethoven tanto. La Nona Sinfonia mi fa venire scritti tra virgolette in tempi non sospetti, ricalcano l’attua- vita di tutti i giorni? i brividi quando l’ascolto. E poi tantissimi altri, i Rolling lità italiana e non solo. Sono molto fiera di questo. Stones, i Beatles, i R.E.M., i Coldplay, Antony and Il regista Francesco Patierno e gli sceneggiatori « Trovo molto bello che mentre qualcuno cerca di the Johnsons, Janis Joplin, Cat Power... non ho sono riusciti a fotografare il germe di un atteggia- spaccare l’Italia in tutti i modi una commedia riesca limiti d’ascolto. E comunque mi definisco ignomento che sta crescendo nel mondo. L’elemento perché non ho una conoscenza enorme in a unire, perché Benvenuti al Sud è stato visto ovunque rante, grottesco è questa pioggia che si porta via tutti gli materia. Un’altra mia passione sono i Joy Division e non solo nelle regioni meridionali » immigrati, ma il resto descrive la realtà. che ascolto tre giorni su sette. Questo ti fa capire il Perché hai scelto di farlo? mio nichilismo dove arriva (ride). Era un copione ricco di domande, una cosa che si vede Io sento una responsabilità gigante nei confronti del pubNon vorresti cantare? poco al cinema. Ora, dopo aver visto il film, sono ancora blico che rispetto enormemente. Una responsabilità che un Sto prendendo lezioni di canto, ma per lavorare sulla voce. più convinta che in ogni società democratica la diversità po’ ti soffoca e un po’ è meravigliosa. Ora che Benvenuti al È uno strumento e devo saperla usare bene come fanno i diventi ricchezza. Sud mi ha reso più riconoscibile cerco di stare concentrata grandi attori americani, devo imparare a cambiarla, più Chi sei nel film? più che mai sul set e fuori, o quantomeno ci provo. profonda o più nasale a seconda del personaggio. Magari Laura, una maestra elementare. Apparentemente l’unica In questi giorni stai girando Benvenuti al Nord. I pre- non mi servirà mai, però intanto ci sto lavorando. idealista rimasta sulla faccia della terra. Come maestra è giudizi tra Nord e Sud grazie a questi film si scoprono Ti sentivi una rockstar prima del David di Donatello. aperta all’integrazione, crede nei valori, protegge i suoi essere più una virtù che un imbarazzo. E adesso che l’hai vinto come ti senti? bambini, non ha pregiudizi, mentre nel privato rivela la Tutte le volte che si mette in scena l’essere umano al cine- Eh... adesso non lo so (ride). Questo David io ancora non sua ipocrisia. Esistono anche queste persone che si riem- ma si racconta anche l’identità di un paese. Trovo molto l’ho capito, ogni tanto entro in casa lo vedo e dico “Odpiono la bocca di ideali e quando si scontrano con una bello che mentre qualcuno cerca di spaccare l’Italia in tutti dio, ma che è?”. E mi ripresento “Ciao, io sono Valentina, realtà vicina a loro non riescono ad andare fino in fondo. i modi una commedia riesca a unire, perché Benvenuti al piacere”. Scherzi a parte, l’unica cosa che ho provato era Con te nel cast ci sono Mastandrea e Abatantuono. Si Sud è stato visto ovunque e non solo nelle regioni meri- gratitudine per tutte le persone che avevo intorno, le loro trova sempre solidarietà sul set tra attori o capita che ci dionali. emozioni. È un riconoscimento molto bello, ma io penso siano frizioni? Sulla scia del successo di questo film qualche mese fa che i premi siano la ciliegina e non la torta.

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LIVESTYLE

I biglietti del tour di Jovanotti sono in vendita presso i negozi Fnac!

Jovanotti

L’ELEMENTO UMANO NELLA MACCHINA

Cinque mesi fa incontravamo Jovanotti. Il tour non era ancora cominciato, ma Ora aveva già fatto saltare il banco, piazzandosi stabilmente in testa alla classifica. Ma soprattutto, sorprendendo tutti per l’ennessima svolta artistica di Lorenzo. Dopo un disco suonato come Safari, ecco un album dance con dentro il suono digitale dei giorni nostri. Elettronica riscaldata dal’umanità di Jova. Per festeggiare l’annata straordinaria, ripubblichiamo l’intervista realizzata per il numero di aprile.

di Daniele Salomone - Foto: Martina Barbon

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hissà com’è davvero, di persona? Scagli la nda) e il suo team è stato davvero un grande regalo per prima pietra chi non si è mai posto questa me. Ho sempre avuto grande attenzione per la grafica dei domanda pensando al proprio eroe musica- miei album e avere la firma di uno dei più importanti le o comunque a un grande artista. È natura- artisti al mondo è il massimo. Credo però che uno come le pensare che la realtà sia diversa dalla fiction, dove per Maurizio non avrebbe mai accettato di collaborare con fiction s’intende il lato pubblico di certi personaggi, sem- me se non avesse visto che anche nei dischi passati c’è plicemente perché molto spesso le cose stanno proprio sempre stato un lavoro accurato. così: l’uomo è diverso dall’artista. Spesso ma non sempre. Come sulla cover del tuo precedente lavoro Safari, Lorenzo per esempio appartiene alla categoria dei “nudi anche stavolta il tuo volto è “disegnato”. Qui c’è una e crudi”. Non ha mai creato un alter ego di se stesso a barchetta stilizzata sul tuo viso sospeso nell’universo. uso e consumo dell’audience, neanche quando cantava Che cosa significa? Jovanotti For President. Certo, qualche barriera esiste, ma Non sta a me spiegare il significato delle cose che mi riè solo autodifesa. guardano. Gli artiLo capisci da quello sti non devono mai « Mi piace l’idea che io “ci metta la faccia” che dice e da come in quello che propongo. Che poi il mio viso tentare di raccontalo dice, ma non solo. non è più mio, diventa la faccia del disco che re quello che fanno, È qualcosa di più, quello è un altro ho fatto e resta lì, non cambia più. Mentre qualcosa che percemestiere. quella vera cambia sempre, si trasforma » pisci oltre le parole. Ripensando alle C’è una profonda e copertine dei tuoi fanciullesca umanità nel suo modo di essere ed è questo album, noto che spesso hai piazzato il tuo viso in primo che coinvolge, che rapisce. Nelle parole di Lorenzo non piano. Si potrebbe quasi ricostruire la tua maturazione si può fare a meno di cogliere l’onestà, nell’entusiasmo fisica! Non credo sia vanità, per cui mi chiedo quale sia come nella riflessione e persino nel risentimento, quelle il motivo. Forse è solo un caso? rare volte che emerge. Se bara, ma ne dubito fortemente, Parto sempre con l’idea di non utilizzare la mia faccia, è davvero bravo. poi tutte le volte succede che il processo creativo mi porta in una zona dove niente funziona meglio di un viso. Lorenzo, partiamo dalla copertina del tuo nuovo di- Mi piace l’idea che io “ci metta la faccia” in quello che sco. Le cover sono spesso sottovalutate da pubblico e propongo. Che poi il mio viso non è più neanche mio, critica, mentre per gli artisti sono importanti in quanto di volta in volta diventa la faccia del disco che ho fatto e sintesi di tutto il lavoro fatto per l’album. Quanto sei resta lì, non cambia più. Mentre quella vera cambia semlegato alla copertina di Ora? pre, si trasforma. Molto, è stata proprio una bella avventura. Aver lavorato Parliamo della musica di Ora. Molti hanno intercon Maurizio Cattelan (autore dell’immagine del disco, pretato la scelta di virare verso un sound dance come

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LIVESTYLE

live

03/09 Taormina, 06/09 Agrigento, 10/09 Cagliari, 16,17/09 Verona

GIMME TWO. I singoli Yo e Welcome sono stati pubblicati sotto il nome d’arte “Gino Latino”, anche se, nel 1988, Lorenzo aveva già scelto lo pseudonimo di Jovanotti.

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LIVESTYLE Jovanotti

© Stefania Rosini

una sorta di chiusura del cerchio, visto che hai iniziato Non è più una questione di “bello o brutto” ma di ener- interessante con il quale scrivere un pezzo. come dj. Sinceramente mi sembra un’interpretazione gia. Lady Gaga - i suoi pezzi, il suo modo di proporsi - ha A proposito di strumenti e sequencer, sta per arrivare un po’ banale. Io credo sia piuttosto l’ennesima riuscita oggi più energia dei Radiohead o dei Red Hot Chili Pep- la prova più difficile: il live. I tuoi concerti sono sempre trasformazione di una carriera in cui - a partire da Una pers, con tutto il rispetto per queste band che hanno scrit- stati caratterizzati da un’energia pazzesca, merito tuo tribù che balla - hai fatto della discontinuità la tua cifra to la storia del rock in maniera indelebile. I Black Eyed ma anche della band che ti accompagna. Non credo che stilistica. Peas sono più creativi della maggior parte dei jazzisti salirai sul palco solo con una consolle! Ti ringrazio molto. La verità è che ogni mio disco è un in circolazione. I loro testi di cinque parole funziona- No anzi, sarà il mio concerto più suonato in assoluto. Ci laboratorio. Si entra in studio e si cerca un sound fino no, raccontano dove siamo oggi. È la musica di adesso sarà molta elettronica ma sarà tutta prodotta dal vivo, sul a quando non arriva qualcosa che mi dice “eccomi!”. E e a me interessa sempre la musica che racconta il mio palco. Niente di preregistrato. questo qualcosa è diverso per ogni disco. tempo. Come si mettono nello stesso spettacolo Amami, BaQuando, come e perché il sound che poi hai catturato Hai anche sostenuto che le persone cercano nel corpo, ciami ancora o Safari? Ci sono anche degli aspetti tecnicon le tracce di Ora ti ha detto “eccomi”? e quindi nel ballo, le risposte ai momenti di crisi e per ci da tenere in considerazione. È un lavoraccio… Dopo un paio di mesi passati in studio con i miei È un lavoraccio, te lo confermo. Ma è una sfida collaboratori mi sono fermato perché il suono affascinante e alla fine vince la forza delle can« Non è più una questione di “bello o brutto” che cercavo non veniva fuori. Mi sono reso conto zoni. I miei concerti hanno la coerenza del loro ma di energia. Lady Gaga ha oggi più energia che nel mio iPod stava girando quasi solo musicantante, ovvero nessuna sul piano formale ma dei Radiohead o dei Red Hot Chili Peppers, ca elettronica e molta dance, anche la più popototale sul piano umano. con tutto il rispetto per queste band che hanno lare tipo David Guetta o Black Eyed Peas. Era un In questi mesi ho notato che parli di scritto la storia del rock » periodo in cui ascoltavo più volentieri gli album Ora sempre con grande entusiasmo. È il di Rihanna che quelli dei cantautori, e allora ho lavoro che ti ha dato le maggiori soddideciso che bisognava assecondare quel momento. questo adesso hanno voglia di ballare. È una riflessione sfazioni? Come lo collochi nella tua discografia? E infatti «Ora è un disco ispirato da artisti come che mi trova completamente d’accordo. Però non mi è Ci vuole sempre qualche anno perché un mio disco trovi Lady Gaga e Black Eyed Peas. Questo è il sound che chiaro perché per far muovere le persone si debbano il giusto posto nella mia discografia. Per il momento è anva forte oggi e non me ne frega niente se è bello o è abbandonare gli strumenti per passare ai sequencer! cora l’album che prediligo di tutta la mia carriera e spero brutto. La gente ha voglia di ballare». L’hai detto la sera Un sequencer è uno strumento tanto quanto una chitarra. che lo rimanga fino a quando non inizierò a preferire il in cui hai presentato il nuovo album alla stampa. Mi Non esiste più una gerarchia degli strumenti, c’è la musi- prossimo. è sembrato che con questa frase volessi stoppare sul ca, esistono le idee. Gli strumenti servono a far venir fuoPrima dicevamo della discontinuità musicale, mentre nascere le inevitabili critiche di chi, pur apprezzan- ri le idee. Io amo tutti gli strumenti, dal violino all’iPad, il tuo linguaggio - sempre a partire dai primi anni Nodo te, non ama gli artisti che hai citato come modelli. ma di fatto oggi il tablet di Apple è un giocattolo molto vanta - rappresenta un elemento di assoluta continuità

GIMME FIVE Il resto va da sè (Capo Horn, 1999) «Secondo me ha una struttura armonico-melodica molto interessante. E poi sono molto affezionato a questo brano».

Saturnino ci svela i suoi 5 pezzi preferiti di Lorenzo.

L’ombelico del mondo (Lorenzo 1990-1995) «E’ un pezzo di world music. Lo abbiamo suonato ovunque, persino a Città del Messico. È il nostro passaporto per il mondo».

Ragazzo fortunato (Lorenzo 1992) «Questa canzone è un meraviglioso inno alla gioia, mi piace perchè quando la suono mi sento davvero bene».

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Piove (Lorenzo 1994) «Mi piace la purezza con cui è nata. Eravamo a Milano alle 4 di mattina e piovea. Jova ci ha chiesto di andare in studio a provare e pochi attimi è nata Piove»

Ho perso la direzione (Lorenzo 1992) «Ho suonato il contrabbasso elettrico e ogni volta che lo riascolto penso all’energia che c’ho messo nel suonarlo»



LIVESTYLE Jovanotti

nella tua carriera. Cosa cerchi nel testo di una canzone? meglio deve ancora venire. Abbiamo appena cominciato. niente. Trovo che un pezzo come È qui la festa sia ancora In un testo cerco l’emozione. Anni fa ho cercato anche Però gli anni di carriera sono già più di venti. Che forte, ha qualcosa di funky e di oltraggioso. Certo non l’informazione o altro, mentre in questi ultimi tre dischi sensazioni hai ripensando agli esordi? Quando rileggo puoi dare un giudizio musicale - risulterebbe un “non (Buon sangue, Safari e Ora, nda) ho cercato essenzialmente i miei primi articoli provo un misto di tenerezza, per- classificato” - eppure aveva qualcosa, ci piaceva e piacel’emozione, la parola che accenda l’emozione. ché ci vedo tanta inesperienza, e orgoglio, perché co- va a una sacco di gente, di bella gente. Se incontrassi me Credo che nell’insieme “linguaggio” rientrino anche munque mi appartengono. Com’è per te riascoltare, per stesso a vent’anni anni sarei un suo fan, ci vorrei fare la i video. Il clip di Tutto l’amore che ho ha suscitato qual- esempio, È qui la festa? foto insieme. che polemica perché ritenuto troppo simile a quello di Quando uscì in Italia quella roba aveva una forza assurda Solitude Is Bliss degli australiani Tame ImIo ci credo. Che sia come dice lui intendo. pala. Ti ha dato fastidio? « Un pezzo come è qui la festa è ancora forte, è funky e Dopo l’intervista ho riascoltato È qui la festa Non mi ha dato fastidio perché sono due oltraggioso. Ci piaceva e piaceva a una sacco di gente, (su cassetta originale dell’epoca, ma la notivideo che usano qualcosa di simile per dire zia è che ho ancora un mangianastri!) e non di bella gente. Se incontrassi me stesso cose molto diverse. posso che essere d’accordo. Come Lorenzo a vent’anni anni sarei un suo fan, Polemiche a parte, sei quel tipo di musistesso ha raccontato, siamo sicuramente su ci vorrei fare la foto insieme » cista che si trova molto bene davanti a una un altro pianeta rispetto a un certo modo di cinepresa. Ti hanno mai proposto di lavointendere la musica - compresa quella che rare per il cinema? e quelli con le antenne alzate la beccavano. In genere le fa oggi Lorenzo sia chiaro. Ma quella voglia di spaccare Me l’hanno proposto ma non fa per me, credimi, io non antenne alzate le hanno i bambini e chi mantiene accesa il mondo di cui parlava Jovanotti è talmente immediata sono buono a recitare per il grande schermo. Mi piace la propria parte infantile, disposta al gioco, che guarda che risulta impossibile ignorarla. Avevo pochi dubbi priscrivere canzoni e fare concerti. più alla carica che alla grammatica. Erano dischi allegri, ma di lavorare a questa intervista e ne ho ancora meno Cinema o no, senti che manca qualcosa alla tua pa- sfacciati, semplici e ingenui, con poca musica e molta vo- adesso. Piacciano o no la sua voce, lo stile, la musicalità, rabola artistica per raggiungere l’apice? O pensi vada glia di spaccare il mondo. E la voglia di spaccare il mondo il suo modo di intendere l’idea dell’artista, Jovanotti e bene così? è l’elemento fondamentale in un disco di successo. Non Lorenzo Cherubini sono la stessa cosa. E se anche fossero L’apice? Non è una scalata la mia, ma un’avventura uma- sapevo scrivere una canzone e non sapevo fare niente due persone ben distinte, non c’è dubbio che andrebbero na. Ogni giorno è un giorno nuovo. Va bene così ma il ma avevo questa libertà dentro, non mi vergognavo di d’accordo.

FUTURSHOW

In attesa delle ultime date del tour di Lorenzo, eccovi un breve resoconto dello spettacolo. Tra brani dell’ultimo disco, che formano l’ossatura dello show e alcuni vecchi classici del repertorio. la rockeggiante Il più grande spettacolo, poi alla ballata Baciami ancora, in cui i telefonini (upgrade del vecchio accendino) brillano in tutta la platea e, infine, a La bellavita, che Lorenzo introduce come il proprio tributo alle radici africane della sua musica. In qualche modo accantonate per questo tour, ma pur sempre presenti

© Stefania Rosini

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e l’intenzione era quella di creare uno spettacolo che avesse un sapore moderno - ma pure con con un gusto retro future che non guasta mai -, allora Jovanotti ha azzeccato il colpo alla perfezione. D’altronde, con un disco (e conseguente tour) che si chiama Ora, come minimo era lecito aspettarsi una riflessione sul presente, musicale ovvio, ma anche e soprattutto tecnologico. Ed è proprio questo secondo aspetto il grande protagonista di uno show che utilizza ogni tipo di risorsa per stupire e coinvolgere. Come ci ha spiegato anche il bassista Saturnino, i musicisti si trasformano in supereroi e il palco in un’enorme spazio in cui trovano posto gli strumenti, tutti alla sinistra del pubblico, e uno schermo video utilizzato molto spesso per sottolineare i momenti salienti del concerto. Lorenzo è il mattatore, come al solito, tra mille cambi d’abito e persino un assolo di batteria, e la scaletta privilegia, come pare giusto, l’ultimo lavoro in studio. Si parte con una lunga porzione dedicata proprio a Ora, con Megamix, La porta è aperta, Amami, L’elemento umano della macchina, La notte dei desideri, ma non mancano i vecchi successi come L’ombelico del mondo, Mi fido di te e persino due medley acustici: uno che sfoggia Le tasche piene di sassi e A te, l’altro che guarda al passato remoto con Ciao mamma, Bella e Serenata rap e vede tutta la band seduta quasi a stretto contatto col pubblico). L’ultima parte di concerto prima si sofferma sul fortunatissimo singolo Fango, pezzo portante dello scorso album Safari, e poi vede Lorenzo impegnato come un crooner anni 40 con il jazz di Quando sarò vecchio. Viene subito alla mente la beatlesiana When I Get Old, stesso titolo e stessa atmosfera, ma la vecchiaia è solo un attimo perché a ruota Jovanotti si scatena con un’applauditissima versione di Ragazzo fortunato. Ad aprire i bis tocca ancora a un brano dell’ultimo album,

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nel cuore del musicista e cantante, che saluta brandendo una spada e abbracciando tutta la band: Riccardo Onori, Saturnino, Christian Rigano, Franco Santernecchi, Gareth Brow e Leo di Angilla. Chissà che per Verona, ultime date del tour, Lorenzo non abbia in mente qualche sorpresa… S.G.



LIVESTYLE I biglietti del tour di Avril Lavigne sono in vendita presso i negozi Fnac!

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LIVESTYLE

Avril Lavigne

NON è PER NIENTE

O T A C I L COMP

Nove anni fa una sconosciuta ragazzina di nome Avril Lavigne chiedeva al suo boyfriend perché dovesse sempre complicare le cose. Oggi quella teenager è una popstar di quasi trent’anni, diversa nel look, nel modo di porsi, nella proposta artistica. Ma ha la stessa voglia di semplicità, che si riflette con naturalezza in tutto quello che la riguarda. In attesa di vederla dal vivo in Italia, abbiamo raggiunto (telefonicamente) Avril negli States di Marco Rigamonti

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iaccone alle ginocchia, pantaloni larghi a vita bassa e sneakers: mi ricordo bene la ferma figura di Avril Lavigne che si stagliava nera e minacciosa davanti a uno sfocato viavai di macchine e persone. Mi fissava, braccia conserte e sguardo duro, un atteggiamento di sfida che era un tripudio di strafottenza. Molto punk. Quasi dieci anni dopo la ritrovo in abito bianco da sposa, è scalza, seduta su un pianoforte nero luccicante, una foglia d’autunno tra le mani. L’espressione si è palesemente ammorbidita, trasformandosi in una languida occhiata tra il dolce e il misterioso. Ma in tempi così veloci e impietosi, in cui se sei fortunato ti accorgi del cambio di stile di una celebrity quando è alla terza trasformazione, sarebbe fuori luogo stupirsi. Dopo tutto, ai tempi di Let Go (2002) la popstar canadese non era nemmeno maggiorenne e come la stragrande maggioranza dei teenager aveva sicuramente molta più rabbia ed energia in corpo. Oggi la signorina Lavigne è una vera star, attiva su più fronti come impone lo status: suonare e cantare resta il mestiere principale, ma ci sono anche cinema, vestiti, profumi, fumetti e beneficienza. Naturalmente anche la musica si è adattata alle piroette e ai cambiamenti dell’ex ragazzina terribile. Si è ammorbidita alla stregua del suo viso in copertina.

POP è BELLO «Goodbye Lullaby è un album decisamente pop. è un disco molto sincero, non c’è stato spazio per l’aggressività. Non volevo incorrere nell’imbarazzante situazione di copiare da me stessa, volevo qualcosa di diverso, e così ho scelto di aprirmi in tutto e per tutto. Dentro quel disco ci sono dei brani che ho scritto quando avevo quattordici anni, è stato come condividere un diario segreto con i miei fan». Naturalmente la svolta pop si è riflessa anche sulla produzione, affidata - udite, udite - a Deryck Whibley, leader dei Sum 41 nonchè ex marito di Avril. Arrossisco per loro pensando alle situazioni imbarazzanti in cui si saranno trovati. «Non ci vedo proprio nulla di male: siamo ottimi amici. Lui sa come tirare fuori il meglio di me, che poi è esattamente quello che deve fare un produttore, giusto? A conti fatti ha svolto un lavoro impeccabile e mi sento molto fortunata ad avere lavorato con lui». Tra ex-moglie ed ex-marito non mettere il dito, soprattutto se tutto fila liscio. Tornando ad argomenti di più ampio dominio, si parlava della morbidezza di Goodbye Lullaby. Non sarà una questione di gusti che mutano, interessi che cambiano, ispirazioni che si modificano? Quando Avril cantava Sk8er Boy e citava i Blink 182, i Goo Goo Dolls e Courtney Love come modelli tutto aveva un senso. Ma ora? «In realtà sono rimasta piuttosto fedele

« Lavorare con il mio ex marito? Non ci vedo nulla di male: siamo amici. Lui sa come tirare fuori il meglio di me, che poi è esattamente quello che deve fare un produttore » live

08/09 Torino, 10/09 Roma, 11/09 Milano

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Avril Lavigne Nel 2007 viene distribuito in Italia il fumetto creato ideato dalla cantante (Make 5 Wishes), che racconta le gesta della protagonista Hana alle prese con un demone.

Numerosi sono stati i brani di Avril utilizzati nelle colonne sonore di film e telefilm, tra cui: Scrubs, Una settimana da Dio, Alice In Wonderland e American Pie.

Nel luglio 2008 ha lanciato la sua prima linea di abbigliamento disegnata da lei stessa, Abbey Dawn, che viene distribuita dai grandi magazzini statunitensi Kohl’s e disponibile in 50 diversi paesi in tutto il mondo..

La prima apparizione televisiva della cantante americana avviene nel 2002 quando partecipa a una puntata della serie tv statunitense Sabrina, una vita da strega interpretando il ruolo di se stessa.

Il gruppo The Rubinoos ha citato Avril Lavigne con l’accusa di aver plagiato con la sua canzone Girlfriend il loro brano I Wanna Be Your Boyfriend. La cantante si è difesa sostenendo di non aver mai sentito la canzone del gruppo americano.

alle mie radici, alla musica che ascoltavo quando ero ra- suonarla ho deciso di inserirla in scaletta». Niente da fare. cedenti. Perciò a momenti rock si alterneranno parti più gazzina. Mi piacciono molto i Coldplay, i Radiohead e Vince ancora il suo prepotente, innocente candore. intime e rilassate. Nei pezzi più tranquilli è anche possitutte le rock band storiche. Non ho sentito nulla di recente bile che mi ritrovi a cantare solamente accompagnata da che mi abbia lasciato a bocca aperta, niente che potesse FORTEZZA INESPUGNABILE un piano o da una chitarra. Credo di essere cresciuta, ho ispirarmi abbastanza da mettere in discussione il mio stile Avril sta portando in giro per il mondo il suo Black Star molta più esperienza di prima, la mia voce è più forte e Tour (che non si chiama “Goodbye Lullaby Tour” un po’ sono senza dubbio una performer migliore sul palco. Non e il mio modo di scrivere musica». La sicurezza ostentata sulla copertina di Let Go non perché suona meglio così, un po’ perché “Stella Nera” è il vedo come potrebbe andare male!» sembra affatto svanita. Prima però era Nessun problema, dunque. La sicurezza nei sfrontata, ora è, come dire, candida. propri mezzi è spesso la scorciatoia migliore « Oggi la musica è molto più accessibile. Certo, La confidenza che Avril mostra nei propri questa facilità di accesso finisce per togliere qualcosa verso l’efficienza. In un impeto d’orgoglio mezzi è quasi irritante. Ma è colpa mia: cosa scaglio la mia ultima freccia, con la flebile a noi artisti e alle etichette, ma le cose cambiano ci si può aspettare da una popstar che esorsperanza di beccare Avril impreparata che si e non resta che adattarsi » disce con un pezzo che nel ritornello dice spegne sempre più velocemente: il prossimo “Perché devi sempre complicare le cose?” album? Ne ha appena registrato uno e pro(Complicated). Mi chiedo se ci sia un modo per mettere in nome di uno dei suoi profumi e un po’ di pubblicità non prio per questo non riesco a pensare a una domanda più crisi la sua sicurezza. Magari, che ne so, farle notare che mi ha mai fatto male a nessuno), spettacolo in cui convivono bastarda da rivolgerle in questo momento. O sei un alieha appena detto una balla, perché si vocifera che nei live i pezzi nuovi e vecchi che hanno un feeling spesso molto no che oltre a occuparsi di abbigliamento e cinema scrive si esibisca in una cover di Airplanes - il pezzo di Hayley differente. Interpretare nel corso dello stesso concerto - in canzoni senza soluzione di continuità, oppure mi dici che Williams e B.o.b. che da un annetto buono ci tartassa alla maniera credibile - canzoni che sembrano appartenere a ora ti concentri sul tour e poi si vedrà. «Ho già pronti una radio - e che quindi mente quando afferma di non essere vite diverse non deve essere troppo facile. «Sinceramente decina di pezzi per il prossimo album, che ho intenzione stata colpita da nulla di recente. Se la canta le deve piace- non vedo il problema: amo cantare ogni mio singolo pez- di realizzare in tempi brevissimi. Ho già scelto e inciso il re, caspita. «è un bel pezzo, mi piace davvero tanto. Ave- zo, perché ho sempre messo molto di me nella musica che primo singolo, e ti posso dire che il nuovo disco sarà molvo notato che gli accordi di Airplanes erano molto simili scrivo. Ho intenzione di suonare quasi tutte le canzoni del to diverso da Goodbye Lullaby». Sconforto e ammirazione a alla mia My Happy Ending. Così l’ho imparata e a furia di mio ultimo disco e tantissimi pezzi dei miei album pre- volte possono andare a braccetto, ve lo assicuro.

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Avril Lavigne

DON’T CALL ME

BABY!

Tra ex-veline, starlette e prodotti di reality show, ci sono troppe bamboline a rappresentare l’universo femminile nella musica. A noi piace un altro tipo di donna: decisa, sexy, aggressiva e trasgressiva. Ecco le nostre cinque preferite rocker (per questioni di spazio ci siamo limitati agli ultimi 15/20 anni) in rigoroso ordine alfabetico. ALANIS MORRISETTE: Lo sanno in pochi, ma i primi pezzi di Alanis erano molto dolci (Rolling Stone la paragonò ad una Madonna più soft). Poi è cresciuta ed è diventata una rockstar di fama mondiale con un pezzo che insulta in maniera piuttosto esplicita il suo ex (You Oughta Know). Da allora, è una paladina del femminismo rock. ANOUK: Influenzata dalla mamma (era una cantante blues), l’olandese Anouk Teeuwe compie i primi passi nella musica cantando a matrimoni e feste private. Alla tenera età di 22 anni urla arrabbiata al mondo che non sarà la moglie di nessuno (Nobody’s Wife). Il suo sport preferito è conquistare rapper e sfornare bambini (4 fino ad ora). BETH DITTO: La diva extralarge (voce dei Gossip) che capovolge le regole: per sua ammissione non fa uso di deodorante ed evita di depilarsi le ascelle, perché secondo lei i punk devono puzzare. Mostra la sua consistente mole senza veli su diverse copertine e finisce per essere apprezzata da stilisti di fama mondiale. HAYLEY WILLIAMS: Quando esce il primo disco dei Paramore non ha ancora 17 anni. Due anni prima viene scoperta e blindata dalla Atlantic Records, che vorrebbe fare di lei una pop star. Hayley si ribella e dice che le sue intenzioni sono altre: vuole suonare alternative rock in una vera band. Che caratterino, la ragazza. PINK: Alecia Beth Moore - è il vero nome di Pink - esordisce a 21 anni con un disco quasi r’n’b. Dal secondo album si sposta sul pop trovandosi a suo agio nei panni della donna ribelle che porta i capelli corti, veste sportivo, si mangia i maschietti e non si lascia scappare l’occasione di mostrare il dito medio.

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IL LATO POSITIVO DEL DIGITALE

tica ma realista. Ad essere cattivelli si potrebbe ipotizzare Ho ufficialmente terminato le munizioni, mi arrendo al ne- che tutte le attività parallele intraprese da Avril siano state mico, alzo bandiera bianca e decido in maniera piuttosto in qualche modo pianificate proprio alla luce della debacle spudorata di mettere in atto il penoso “piano b”, quello a del supporto musicale fisico e dai seguenti minori introiti cui spesso ci si affida quando ci si ritrova in una situazione per gli artisti. Ma bisognerebbe mettere in discussione di difficoltà nel corso di una conversazione: è giunto il mo- l’indubbia trasparenza con la quale si pone e la naturalezmento di cambiare argomento. Mi viene in mente che quan- za con cui affronta la sua vita (quanti sono davvero in grado sentii per la prima volta le note di Complicated uscire da do di lavorare con l’ex coniuge in tutta serenità?). Non me un’autoradio mentre sfrecciavo baldanzoso su una freeway la sento. californiana - era l’estate del 2002 - il pezzo mi colpì non poco. Tanto che mi fiondai in un negozio di musica a com- NIENTE PIù SOGNI prare il CD. Chi lo farebbe oggi? I CD non se li fila più nes- Rimane una questione da affrontare. Avril Lavigne è una suno e l’accesso ai negozi di dischi è riservato a un pubblico star della musica, un’attrice alle prime armi ma con tutte di nostalgici e feticisti (come il sottoscritto) oppure ai pochi le carte in regola per sfondare anche a Hollywood, gestisce con passione ed entuche non utilizzano Insiasmo la sua linea di ternet. « Penso di aver realizzato tutti i miei sogni. abbigliamento Abbey E pensare che a Non credo di averne altri. Vorrei solo Dawn, lancia una fraquei tempi erano stati concentrarmi su tutte le attività che conduco granza all’anno (oltre da poco chiusi i serper riuscire a portarle a un livello superiore » alla già citata “Black ver di Napster e ci si Star” ci sono anche interrogava su come legalizzare il download sciacallo (sembra il Paleolitico). “Forbidden Rose” e “Wild Rose”) e dulcis in fundo si occuSarebbe interessante sapere cosa pensa della “questione di- pa di beneficenza - nel settembre del 2010 ha istituito la Avril gitale” Miss Lavigne. «Mi piace vederne il lato positivo: la Lavigne Foundation per supportare le associazioni che aiumusica è molto più raggiungibile, per tutti. Certo, questa fa- tano i giovani disabili e afflitti da malattie gravi. Che cosa cilità di accesso inevitabilmente finisce per togliere qualcosa dobbiamo aspettarci ancora da lei? Ha qualche altro sogni a noi artisti e alle case discografiche, ma le cose cambiano e da realizzare? «Penso di aver realizzato tutti i miei sogno. non resta che adattarsi. Quando penso che Let Go ha vendu- Potrebbe sembrare brutto dire che non ne ho più, perché to 18 milioni di copie mi sembra fantascienza. Se Goodbye molto spesso i sogni sono il carburante della vita di ciascuLullaby ne venderà un terzo potrò definirmi fortunata. So no di noi, la spinta a porsi degli obiettivi e a raggiungerli. che quando ho cominciato io era come vivere in un altro Ma nel mio caso non è così, perché sono più che contenta mondo, c’era ancora la spinta ad entrare in un negozio di di tutto quello che sto facendo e vorrei solo concentrarmi dischi, a mio modo di vedere era tutto molto più romantico. su tutte le attività che conduco per riuscire a portarle a un Ma ormai è passato davvero troppo tempo, bisogna abituar- livello superiore». Servono forse altre parole? Un inchino e si a come gira il business e agire di conseguenza». Roman- un augurio, Avril.



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Zucchero I biglietti del tour di Zucchero sono in vendita presso i negozi Fnac!

L’AMBASCIATORE

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Zucchero live

25-26/09 Verona

Il Chocabeck World Tour è l’ennesima prova della popolarità di Zucchero oltre i confini italici. Qualcosa di molto raro (ahiloro) per i musicisti di casa nostra. Come ogni buon diplomatico in terra straniera, Sugar ha costruito la sua credibilità internazionale mettendoci sudore e talento. Oggi se la gode, registrando sold out ovunque e pubblicando dischi in inglese con i testi di Bono e Iggy Pop. Di questo e altro ci ha parlato durante una pausa del tour. di Daniele Salomone - Foto di Alfredo Lando www.alfredolando.it

A

llora com’è il raccolto? è una buona annata? Ottima direi. Oltre 50 concerti in poco meno di 3 mesi, tutti strapieni e la gente, sia qui in Italia che in Europa, entusiasta. Questa prima parte del tour mi ha dato una grande energia, suonare dal vivo è qualcosa di magico quando si ha la fortuna di avere un pubblico come il mio. Ogni fatica scompare. E quando non sono sul palco, mi manca tutta questa sensazione. Per spiegare a chi non conosce il retroscena, parliamo di “raccolto” perchè prima di partire per il tour hai detto, parlando del tuo seguito all’estero, che «in tutti questi anni hai seminato e adesso è venuto il momento di raccogliere». Cosa intendevi dire? Volevo dire che in passato ho investito molto economicamente ma soprattutto artisticamente sulla mia carriera fuori dai confini italiani. Sono andato in posti dove non andrebbe nessuno, nei paesi più sperduti, pensando solo a suonare. Quando qui in Italia avevo già successo, dopo Blue’s e Oro Incenso & Birra, ho fatto da supporter al tour del 1990 di Eric Clapton, senza scenografie, quattro luci e via, uno spettacolo che definirei “nudo”, però con una band di prim’ordine. Ma questo è solo un esempio, ho seminato moltissimo per costruire qualcosa d’importante anche all’estero. E ora è arrivato il momento della raccolta, vado in giro per il mondo a divertirmi con un gruppo straordinario - 11 musicisti tra i migliori in circolazione. Mi hanno detto, e qualcuno l’ha anche scritto, che sembra di sentire un’intera orchestra. A proposito della band, alcuni membri sono con te da tempo, altri sono arrivati recentemente. Come hai costruito la squadra? Solitamente i produttori, che conoscono ovviamente tantissimi musicisti (anche quelli adatti a suonare in sala di registrazione), consigliano i migliori per il tipo di proposta artistica. Poi si fanno i provini e si sceglie. Della band che mi accompagna in questo tour conoscevo bene sia i fiati, che avevano in passato già lavorato con me, e i bravissimi ragazzi della sezione archi. Come già successo in passato, li ho radunati tutti a casa mia un paio di mesi prima della partenza - ho uno spazio grande per le prove - facendoli stare notte e giorno lì con me. Abbiamo suonato tantissimo. Specialmente le hit, volevo preparare molte canzoni per avere la libertà di cambiare la scaletta ogni tanto. Nonostante qualche canzone in inglese, gran parte di quello che all’estero ascoltano di Zucchero è cantato in italiano. Forse la lingua è una scusa e non un limite per la musica italiana all’estero? Se non è la lingua, allora qual è il problema? La musica buona non ha nulla a che fare con le lingue, le canzoni possono essere cantate anche in idiomi indecifrabili, se sono buone restano buone. Non vedo problemi. Per riuscire anche all’estero bisogna semplicemente volerlo con tutte le proprie forze, non si scappa. Ma volerlo veramente, ad ogni costo e preparandosi a

« Ho investito molto economicamente ma soprattutto artisticamente sulla mia carriera all’estero. Sono andato in posti dove non andrebbe nessuno, nei paesi più sperduti, pensando a suonare » ONSTAGE

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fare molti sacrifici. Poi ognuno è libero di fare le proprie di show? te, non ha confini di alcun tipo. scelte. Assolutamente sì. Era un progetto rischioso, ma fin dalla Presentando il tour, dicevi che il pubblico da te vuole Ti considero una sorta di ambasciatore italiano primissima data, il 9 maggio all’Hallenstadion di Zurigo, qualità, anche acustica. Non dev’essere facile garantirla all’estero, per cui ti chiedo: come sono le relazioni in- è stato tutto molto naturale, liscio come l’olio. Il mio pub- cambiando location praticamente ogni giorno. Ci riuternazionali? Cioè, se WikiLeaks avesse pubblicato i blico ascolta e canta con me tutte le canzoni nuove, poi scite? dialoghi tra gli artisti o la critica straniera, Abbiamo una squadra di tecnici, fonici e che quadro sarebbe emerso della nostra operatori di primissimo livello e ci siamo « In Italia le location per la musica sono quelle che musica? sono. Poi con la crisi e tutto il resto, figuriamoci se chi riusciti. Da parte nostra credo sia tutto perGrazie per l’ambasciatore, anche se non fetto. Poi naturalmente dipende dalla locaci governa pensa a questo problema. Per loro la cultura tion, ma se fai un buon lavoro i risultati si credo di essere l’unico, ci sono molti artisti e l’arte vengono sempre per ultime » italiani che hanno successo a livello internavedono. E infatti non abbiamo quasi mai zionale. Personalmente, parlo quindi solo incontrato problemi. delle mie esperienze, ho ottime relazioni. La nostra musi- ovviamente si scatena ancora di più con le hit, ma ormai A proposito, in Italia l’acustica è generalmente un ca è comunque molto apprezzata all’estero, basti pensare ballano anche con è un peccato morir o Vedo Nero. problema. Tra location in cui si sente male e limiti imalla Pausini o a Bocelli. Noi siamo sempre stati il paese Rispetto alle tue produzioni passate, le canzoni di posti al volume (da milanese, penso a San Siro e all’Aredella bella musica, fin dai tempi di Modugno, ma anche Chocabeck hanno un sound molto più vicino al folk na), il pubblico è stanco di pagare per non sentire nulla. prima! che al rhythm’n’blues e sono arrangiate naturalmente Non a caso le vendite di biglietti diminuiscono. Come Torniamo al Chocabeck World Tour. Ad aprile dice- in modo molto diverso. Come hai reso lo show omo- si risolve il problema? Magari creando spazi esclusivavi di pensare a uno spettacolo in due tempi, il primo geneo? mente dedicati alla musica e non prestando alla musica dedicato a Chocabeck e il secondo alle hit della tua di- Nei miei concerti c’è ancora tanto blues e tanto soul. Ri- location pensate per altro? All’estero ci sono! scografia. Hai poi effettivamente proposto questo tipo peto, la buona musica, quella che piace davvero alla gen- Questo è uno dei motivi che mi hanno spinto già molti

L’UNDICI TITOLARE La squadra che accompagna Zucchero a spasso per il mondo è composta da musicisti esperti e di livello internazionale. Undici fuoriclasse al servizio del collettivo. Eccoli uno per uno. Polo Jones, basso: Inizia a suonare a 10 anni - la sua prima esperienza in una band è con i genitori – e a quattordici anni è già al fianco della leggenda del blues John Lee Hooker. Il grande amore per la musica porta Polo a spaziare anche tra rock, jazz, funk. Tra le collaborazioni ricordiamo Whitney Houston e Bruce Springsteen. David Sancious, tastiere: Comincia nella E Street Band di Springsteen all’inizio degli anni Settanta, decennio in cui si dedica a numerosi progetti musicali. Tastierista, chitarrista, compositore e produttore, David ha registrato ed è stato in tour con i maggiori talenti della musica internazionale, tra cui Eric Clapton, Santana, Peter Gabriel e Sting. Kat Dyson, chitarra: Nasce nel sud degli Stati Uniti ma si trasferisce giovanissima a Los Angeles, dove prima di entrare nei New Power Generation, la band di Prince, contribuisce alle registrazioni del greatest hits di Cyndi Lauper, 12 Deadly Cyns. Ha suonato in studio e dal vivo con mostri sacri come Mick Jagger, Jeff Healey e Bernie Worrell (Parliament Funkadelic). Adriano Molinari, batteria: Modenese, inizia la carriera professionale a 14 anni e superati i venti entra nei Bossa Nostra, con cui incide due album. Nel 2002 incontra Zucchero, che se lo porta dietro per lo Shake World Tour, e da allora non si sono più lasciati. Ha collaborato con Claudio Baglioni e alcuni musicisti che appartengono al gotha del jazz, vedi Bob Franceschini. Mario Schilirò, chitarra: Ha iniziato a suonare la chitarra a 13 anni per amore di Beatles e Rolling Stones, ma si è dedicato anche al contrabbasso, studiando per quat-

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tro anni alla scuola di musica classica S. Cecilia di Roma. Lo hanno scelto, tra gli altri, artisti come Cocciante, Baglioni e Venditti. Dal 1995 suona in tutti i tour mondiali di Zucchero. James Thompson, sax: Passa l’adolescenza in California - ascoltando soul, rock, r&b, jazz, pop e blues - iniziando a suonare il sax contralto nella band della scuola a 15 anni, dopo aver studiato il clarinetto per 3 anni. Nel 1983 è arrivato in Italia e non se ne è mai andato. Ha suonato con Paolo Conte, gli Stadio, Spagna, i Timoria ed è un fedelissimo di Zucchero. Massimo Greco, tromba: Si diploma presso il Liceo Musicale Bellini di Catania e dopo alcune esperienze con la classica si butta sul jazz. Incontra numerosi fuoriclasse del genere, con cui incide e va in tour. Insegna teoria, arrangiamento e composizione al Centro Studi Musicali di Verona. Dal ‘95 è la tromba di Zucchero (nella tournèe in corso suona anche il corno francese). Beppe Caruso, tromba e tuba: Diplomato presso il Conservatorio Verdi di Milano, vanta numerose collaborazioni in ambito jazzistico, ma non solo. Ha lavorato con Roberto Vecchioni, Tullio De Piscopo, Gino Paoli e altri. Attualmente è co-leader, con il percussionista Francesco

D’Auria, del Duo D’Auria-Caruso. Dal 2007 fa parte della band di Zucchero. Luca Campioni, violino: Anche lui diplomato presso il Conservatorio Verdi di Milano (diploma di Violino e diploma di Strumenti a percussione), dal 1988 collabora con le più illustri orchestre italiane (Teatro alla Scala, Sinfonica della RAI di Milano, Sinfonica Santa Cecilia di Roma, etc). In ambito pop, oltre a Zucchero, ha lavorato con Bobby McFerrin. Simone Rossetti Bazzaro, violino e viola: Terzo diplomato al Conservatorio di Milano nella band di Sugar, comincia a farsi conoscere suonano violino e viola per Giovanni Nuti e la grande Alda Merini. Il suo talento viene notato anche da Renato Zero, Vecchioni, Paola Turci, Baglioni, Baustelle e persino dai Muse. Oltre che da Zucchero, naturalmente. Enrico Guerzoni, violoncello: Ha collaborato con vari gruppi strumentali fra cui i Solisti Veneti i Virtuosi Italiani, i Filarmonici di Bologna e la Filarmonica Toscanini. Ha inciso e suonato dal vivo musica barocca e classica, con artisti quali Muti, Pavarotti, Fresu, Bocelli Ramazzotti, Vinicio Capossela. Da qualche anno completa la sezione archi di Zucchero. G.O.



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anni fa ad andare ai grandi festival europei oppure a tenere con- La prima parte della tournèe è finita solo il 7 agosto e ora mi sto certi in posti come la Royal Albert Hall di Londra. Purtroppo in riposando un po’. Siamo ancora pieni di adrenalina per i cinquanItalia le location sono quelle che sono e non si riesce ad avere al- ta concerti iniziali, ma siamo anche stravolti dalla fatica, quindi tro. Poi con il casino di questo periodo, la crisi e tutto il resto, al momento non ho deciso nulla per il tour invernale. Potrebbe figuriamoci se chi ci governa pensa a questo problema. Per loro anche essere un’idea non cambiare nulla, come si dice “non camla cultura e l’arte vengono sempre per ultime. Sono in fondo alla biare la strada vecchia per quella nuova”. Oltretutto prima dei lista delle cose di cui occuparsi. palasport italiani, e dopo Verona, mi aspetta un lungo giro di conPossibile che non ci sia modo di far capire ai nostri gover- certi negli Stati Uniti e in Canada. A settembre in Nord America nanti che la musica e l’arte in generale sono una risorsa e non esce il mio album, è un doppio, con tutta la versione italiana di un ostacolo alla crescita di questo paese? Ci deve essere, non Chocabeck sul primo disco e quella inglese sul secondo. possiamo e non dobbiamo rassegnarci. Hai qualche idea? I testi della versione inglese li hanno scritti rockstar del caliResto convinto del fatto che solo essendo molto determinati e so- bro di Bono e Iggy Pop. Come li hai “selezionati” - cioè perché prattutto uniti si possa fare pressione. Dobbiamo usare moltissi- proprio loro e non altri? Hanno deciso da soli per quale canzone mo il web, i social network, scrivere le parole o invece per continuare a difendere, hai scelto tu per loro? « Con Bono c’è un feeling speciale (mi ha pacificamente ma con ferscritto via sms “la tua voce sembra una sezione I brani li propongo io in mezza, le nostre idee. Pendi fiati”). Gli ho mandato Il suono della domenica, base a quello che mi piace e so ad esempio alla gente credo possa piacere a loro. gli è piaciuta e ha scritto Else’s Tear per la che ha occupato il Teatro Con Bono c’è un feeling versione inglese di Chocabeck » Valle di Roma, persone musicale speciale (recentestraordinarie che tra l’altro mente mi ha mandato un ho ospitato all’inizio del mio concerto di luglio all’Olimpico per sms in cui diceva “la tua voce sembra una sezione di fiati”) oltre aiutarli a diffondere il loro messaggio. Insomma, non dobbiamo che una grande amicizia, ha già fatto delle cose con me in passato. smettere di crederci e anzi è bene continuare sulla strada dalle Gli ho mandato la musica de Il suono della domenica senza testo, iniziative propositive. gli è piaciuta molto e ha scritto Someone Else’s Tear. La cosa meraTra giugno e settembre sono sette i concerti all’Arena di Vero- vigliosa è che c’è molta affinità tra il suo testo e il mio. Iggy Pop na. Sei particolarmente affezionato a quella location, immagino era a Los Angeles quando stavamo incidendo, lui ha un rapporto proprio per una questione di acustica. Evidentemente 2000 anni speciale con il mio produttore Don Was, hanno lavorato assieme. fa erano in grado di fare meglio di noi oggi. Te ne accorgi quan- Così è venuto a trovarci e ascoltando alcuni brani si è entusiasmado il pubblico sente meglio? to tra gli altri per Chocabeck e Alla fine, che sono diventate rispettiMe ne accorgo eccome. L’Arena è appunto un magico posto per vamente Spirit Together e Too Late. l’acustica, non per niente è uno dei templi della lirica. Cantare Voglio chiudere sconfinando sul personale. L’impressione e suonare lì è tutta un’altra cosa e cerco di tornarci più che pos- che ho di te in questo momento è di un uomo in pace con se so. Sono stato fortunato con le nuove date di settembre, all’inizio stesso, molto più sereno che in passato. Probabilmente è merito speravamo semplicemente in un solo concerto, dopo i cinque di del nuovo corso “contadino”, chiamiamolo così. Sbaglio? giugno, poi sono diventati addirittura due. Il 25 e 26 settembre Hai ragione, sono in grande armonia con me stesso, mi voglio sarà ancora una grande festa, anche perchè proprio il 25 è il mio bene e in tanti me ne vogliono. è anche per questo che ho avucompleanno. to un ottimo raccolto, dopo aver seminato a lungo. Ottimo come Dopo aver girato in lungo e in largo Europa e Italia, a novem- sarà quello della mia vendemmia a settembre, quando inizieremo bre comincia la tranche invernale del Chocabeck World Tour. a raccogliere l’uva per il mio vino. Con quella dell’anno scorso Sarà lo stesso spettacolo o stai pensando a qualcosa di diverso? abbiamo fatto un rosato che abbiamo chiamato “Chocabeck”. è Magari una nuova scaletta? veramente buonissimo.

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ZUCCHERO CHI?

Per la prima volta nella sua carriera, Sugar pubblica un disco in inglese. Zucchero Who? uscirà a settembre in Nord America: un doppio album con tutto Chocabeck nella versione italiana sul primo cd e 8 brani dello stesso album, ma con testi in inglese, sul secondo. Hanno scritto per Zucchero personalità illustri della musica mondiale. Ecco la tracklist del cd 2 con gli autori delle liriche. 1. LIFE (Un soffio caldo ), R.Orzabal 2. SOMEONE ELSE’S TEARS (Il suono della domenica), Bono Vox 3. GLORY (è un peccato morir), T.Douglas e B.O’Brian 4. DEVIL IN MY MIRROR (Vedo nero), J.Irvin 5. GOTTA FEELING (Un uovo sodo), T.Douglas e B.O’Brian 6. SPIRIT TOGETHER (Chocabeck), Iggy Pop e J.Irvin 7. TOO LATE (Alla fine), Iggy Pop 8. IN THE SKY (Spicinfrin boy), T.Douglas e B.O’Brian



SPECIALE

I-Day Festival

I biglietti dell’I-Day Festival sono in vendita presso i negozi Fnac!

3 settembre h 22.00

ARCTIC MONKEYS h 20.15

KASABIAN

h 18.45

WHITE LIES

h 17.20

THE WOMBATS h 16.10

TBC

h 15.10

MORNING PARADE h 14.15

HEIKE HAS THE GIGGLES Apertura cancelli ore 13.30

4 settembre h 21.45

THE OFFSPRING h 20.00

SIMPLE PLAN h 18.30

NO USE FOR A NAME

h 17.15

TAKING BACK SUNDAY h 16.10

FACE TO FACE h 15.20

IF I DIE TODAY h 14.30

ADAM KILLS EVE Apertura cancelli ore 13.30

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SPECIALE

I-Day Festival

Arctic Monkeys

Best

British RockBand

Non deve essere facile esordire con la fama (orrenda) di gruppo diventato celebre grazie a MySpace, ma nel corso degli anni gli Arctic Monkeys sono cresciuti fino a diventare uno dei punti di riferimento della scena rock britannica e mondiale. di Stefano Gilardino

s

live

03/09 Bologna

ono passati solamente cinque anni dal come gli scozzesi Franz Ferdinand (sempre su etidebutto fenomenale di Whatever People chetta Domino, tra l’altro). Forte di un’incredibile Say I Am, That’s What I’m Not, ma sem- sequenza di pezzi frizzanti e originali, Whatever… bra molto di più, specialmente se si tiene è il disco giusto al momento giusto, il jolly lanciato conto del ruolino di marcia del quartetto di Sheffield sul tavolo da chi può permettersi di rischiare senza capitanato dal talento di Alex Turner: quattro album avere nulla da perdere. Fake Tales Of San Francisco, all’attivo e altrettanti tour di successo, senza contare Dancing Shoes e When The Sun Goes Down raccontano la scappatella del leader con i Last Shadow Puppets, una generazione cresciuta nei club ed esaminata dal progetto Sixties messo in piedi assieme all’amico punto di vista di un giovanissimo osservatore come Miles Kane dei Rascals, e Alex Turner, all’epoca della colonna sonora, sempre la pubblicazione neppure « Mi piace molto scrivere, a nome Turner, del film intendo proprio il gesto fisico, ventenne (ma con le idee Submarine. Insomma, non è una cosa che credo mi riesca chiarissime, però). Nessumancano certo né talento no, tra l’altro, riesce a farlo particolarmente bene. né ispirazione al quarmeglio di lui e gli Arctic Quatomeno mi entusiasma tetto, specialmente se si Monkeys fanno incetta di e questo è essenziale » esamina i decisi cambiapremi della critica a fine menti di rotta che hanno anno, rivaleggiando con caratterizzato la loro bruciante carriera fino a questo mostri sacri come Oasis e con gli altri terribili ragazzi momento. degli Strokes. A fare le spese di tanta attenzione, successo, fama e di tutto ciò che ne consegue sono, priDA MYSPACE ALLA CONQUISTA ma il bassista Nicholson, che se ne va all’apice della DEL MONDO popolarità, incapace di gestire il delirio personale e È stato un passaparola travolgente a far conoscere della band, e poi la musica, che risente di un debutil nome dei giovanissimi musicisti di Sheffield, nato to strabiliante e si assesta su una formula dorata. Il durante i loro live show in cui veniva distribuito un secondo lavoro della band, Favourite Worst NightmaCD che raccoglieva alcune canzoni sotto forma di re del 2007, è interessante e abbastanza convincente demo. Un modo come un altro per farsi un nome, - soprattutto per i fans, che lo spediscono subito al insomma, non fosse che quello degli Arctic Mon- numero uno -, ma lascia intravedere qualche piccokeys si è velocemente piazzato in cima alla lista la imperfezione, come se la sua pubblicazione fosse delle band emergenti più calde del 2005, anno in cui avvenuta troppo in fretta. Poco male, perché il tour hanno firmato un contratto con la indie label Domi- che li porta in giro per tutto il mondo non conosce no, svelta a intuire il potenziale incredibile di Alex cedimenti e li consacra nel ruolo di portavoce di una Turner, Jamie Cook, Matt Helders e Andy Nicholson generazione, scomoda posizione che Turner rifiute(sostituito dopo il primo album da Nick O’Malley). rà sempre a priori (e a ragione, a ben vedere). Dopo Giusto il tempo di licenziare un singolo irresistibile essere stati gli headliner del prestigioso festival di come I Bet You Look Good On The Dancefloor, finito Glastonbury, i Monkeys chiudono il 2007 con due dritto in cima alle charts, e gli Arctic Monkeys sono concerti sold-out all’Apollo di Manchester che vendiventati il gruppo più famoso e invidiato del Regno gono filmati e pubblicati su DVD l’anno successivo. Unito: l’esordio sulla lunga distanza di cui sopra ha stracciato ogni precedente record nella storia delle PERSI NEL DESERTO classifiche inglesi, arrivando a vendere oltre 360.000 Dopo un tour de force così estenuante, arriva il clascopie nella prima settimana e regalando agli indie sico momento di transizione e pausa per tutti tranne kids di tutto il mondo un motivo valido per gioire che per il vulcanico Alex Turner che, trasformandosi e ballare, al pari di quanto successo un paio di anni in un ibrido tra Scott Walker e il David Bowie deprima con l’esordio di un altro pezzo da novanta gli anni Sessanta si inventa un progetto calligrafico

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SPECIALE

I-Day Festival

Kasabian

«Siamo una gang» Una delle migliori rock band britanniche sta per pubblicare il proprio quarto album, dal nome evocativo e “cattivo”: Velociraptor, proprio come i feroci predatori della preistoria. Ce ne parlano Sergio Pizzorno e Tom Maighan.

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« Si parla molto del cambiamento di suono dei nostri ultimi due dischi, ma penso che si tratti di una legittima voglia di sperimentazione e di crescita » ma eccezionale come i Last Shadow Puppets. Accompagnato dall’amico Miles Kane dei Rascals, Turner incide The Age Of The Understatement, uscito ad aprile del 2008, un pastiche sonoro di grande classe e che deve moltissimo, oltre ai nomi citati, anche al maestro Morricone, a Serge Gainsbourg e alla musica orchestrale degli anni Sessanta, decennio a cui i due si rifanno anche a livello visuale, con capelli a caschetto, stivaletti a punta, giacche di pelle scamosciate e pantaloni a tubo. È l’ennesimo successo del giovane musicista e mostra un talento inarrestabile e onnivoro, capace di spaziare tra generi e suoni senza soluzione di continuità. La carriera con gli Arctic Monkeys è solo in stand-by però e viene riportata in prima fila con l’uscita di Humbug, nell’agosto dello stesso anno, co-prodotto dalla band e da Josh Homme, lavoro che risente delle atmosfere americane (viene registrato negli States appunto) e desertiche tipiche del chitarrista dei Queens Of The Stone Age. Una svolta che coglie leggermente di sorpresa i fans ma che mostra quattro musicisti decisi a non ripercorrere i fasti del passato ma a sperimentare, nel bene o nel male. Humbug riscuote un buon successo ma, visto col senno di poi, pare l’anticipazione della portata principale ovvero Suck It And See, quarto album targato A.C., uscito qualche mese fa. La trasformazione in una rock band classica pare finalmente completata e il quartetto è in grado di mostrare una maturità compositiva davvero di primissimo piano. I testi, poi, rivelano uno spettro d’interessi molto più ampio di quello passato e proprio questo è l’argomento della prima domanda che formuliamo via telefono a un Alex Turner che pare un po’ assonnato e svogliato. Dopo averlo inseguito per settimane, il leader degli Arctic Monkeys è finalmente connesso con noi…

om Meighan, cantante dei Kasabian e autore dei testi, ha ben chiaro il proprio ruolo all’interno della scena rock britannica e, per fortuna, non è così ipocrita da negare certe attitudini per così dire esagerate che circondano da sempre quel mondo: «Non siamo contro i cliché, anzi, ci piacciono. Siamo consci di essere una rock’n’roll band e non ci fa paura interpretare certi ruoli che sono classici di chi suona e sta in tour. Ci divertiamo, facciamo casino, in fondo siamo sempre stati ispirati da gruppi come gli Who e loro erano i maestri, in tutti i sensi. Siamo una band attuale, non saprei come spiegartelo meglio. Abbiamo influenze importanti, che guardano al passato certamente, la psichedelica, certo rock anni Settanta, ovviamente la scena dance dei Novanta, ma siamo pienamente convinti che il nostro sound sia perfetto per il periodo in cui viviamo e non so di quanti altri gruppi si possa dire lo stesso. L’ultimo grande nome che mi viene in mente è quello dei Primal Scream, ma sono più di vent’anni che suonano ormai, non si può dire che siano un gruppo nuovo». Ma come? E i loro grandi amici Oasis, con cui hanno anche diviso un tour? Come si può dimenticare l’importanza dei Gallagher per la musica rock inglese e mondiale? Ci risponde Sergio: «Hai ragione, ma Tom credo facesse un discorso puramente innovativo. I Primal Scream, con un album come Screamedelica, hanno rivoluzionato il corso

Qualche tempo fa, su un numero della rivista Mojo, tu avevi scelto di intervistare John Cooper Clarke, poeta punk di Manchester, mostrando un interesse molto chiaro per le parole e i testi delle canzoni. Qual è il tuo rapporto con le liriche dei pezzi degli Arctic Monkeys dunque? Mi piace molto scrivere, intendo proprio il gesto fisico, è una cosa che credo mi riesca particolarmente bene. Quantomeno mi entusiasma e questo è essenziale. Mi hanno definito il portavoce della

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stesso della musica, riuscendo a legare due mondi distanti come quello dei dancefloor e quello indie rock. È un atteggiamento che ci piace ed è ciò a cui puntiamo anche noi, incidere delle grandi canzoni indipendentemente dai generi. Vogliamo il marchio Kasabian su ciò che facciamo! Tornando agli Oasis, sono stati ovviamente importanti e mi spiace che si siano sciolti. Non posso dire che non me lo sarei aspettato però, Liam e Noel litigavano spesso anche in tour e, in generale, c’era sempre un’atmosfera piuttosto tesa attorno a loro». Intanto i Kasabian, con sempre maggior successo, sono arrivati alla pubblicazione del loro quarto disco, una specie di summa di tutte le loro influenze, con pezzi che oscillano tra la psichedelica profumata dei Sixties, il nervosismo dei rave e un robusto rock di purissima tradizione britannica. Senza contare un titolo, Velociraptor, che accentua l’aggressività del sound. Un’idea di Tom, a quanto pare: «È nato assolutamente per caso, credo di aver letto quella parola su qualche giornale mentre stavo scrivendo i testi negli Stati Uniti. Riflettendoci, però, mi pareva che si adattasse alla perfezione ai Kasabian. Velociraptor potrebbe essere un buon nome per una gang di motociclisti e noi in fondo siamo quattro fratelli molto uniti. L’idea di accentuare questo aspetto dei Kasabian era importante, vogliamo che la gente ci percepisca come un quartetto molto unito». S.G.



SPECIALE

I-Day Festival mia generazione, ma sinceramente non mi sento così im- di raccontare ciò vedo intorno e, se devo sbilanciarmi, ti nuare a scrivere, pubblicare dischi e suonare finché si senportante da poter parlare a nome di migliaia di persone; dico che forse sono diventato anche più romantico. Senza te in condizioni di farlo. Sono pieno di energia, non mi sono molto timido ed è stato un processo difficile quello esagerare… sento stanco e credo che la qualità artistica dei brani sia che mi ha portato a diventare un personaggio pubblico In soli sei anni avete pubblicato quattro album, senza più che buona quindi perché no? La tendenza attuale è conosciuto e apprezzato. Parlare di se stessi è una cosa contare i brani che hai scritto per il progetto Last Sha- quella di fare un album ogni due, tre, addirittura quatstrana e prima o poi può diventare alienante, costruisce dow Puppets e quelli della colonna sonora del film Sub- tro anni. A noi interessa comporre buona musica e farla un’immagine distorta di quello che sei; il brutto è che fini- marine. Si tratta di moltissimo materiale, non credi? sentire ai nostri fans. Non vogliamo bruciare le tappe o sci per crederci e ti trasformi in quello che gli altri vorreb- Sì, è così, ma io sono uno di quelli che preferisce conti- saturare il mercato ma esprimere la nostra creatività. Inolbero che tu fossi. È complicato, insomma. tre, Last Shadow Puppets è un progetto non Tornando alla tua domanda, penso che il solamente mio, ma anche di Miles, quindi « Io punto all’immortalità, perdonami la poca mio modo di scrivere i testi sia cambiato col parte del merito va a lui. Ci siamo divertiti modestia, e questo è anche uno dei motivi per cui nei a incidere quell’album, tutti continuano a tempo, sia diventato più personale e ricco: miei testi non parlo mai di politica » spesso mi trovo a scrivere di me invece che chiederci quando ne faremo un altro quindi

The Offspring

I punk da classifica

Al pari dei Green Day, esplosi nello stesso anno dorato per il punk, 1994, i californiani Offspring hanno contribuito pesantemente a rendere commerciale e vendibile la musica punk. Un controsenso? Forse sì, ma che li ha resi comunque delle rockstar planetarie, abbonati alle classifiche e agli stadi.

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on è sempre stato così, anzi. All’inizio della parabola punk, appena oltre la metà degli anni Settanta, le classifiche di vendita - specialmente quelle inglesi, bisogna ammettere - erano spesso invase dai gruppi della nuova ondata: i Sex Pistols rischiarono persino di arrivare in vetta con God Save The Queen, ma grazie a forti pressioni quella settimana la classifica di vendita ufficiale fu pubblicata su tutte le riviste senza il numero uno. Nomi leggendari di quella scena come Stranglers, Clash, Ian Dury erano abbonati alla top ten, altri ancora come Police o Blondie, cresciuti in quello stesso contesto, usarono parte degli stilemi punk per sbancare le charts. Tutti, a parte rare eccezioni, erano accasati presso multinazionali del disco, senza che nessuno ci trovasse un granché di strano o di opinabile, almeno fino a quando il punk subì una brusca accelerata, trasformandosi in hardcore: oltre a una radicalizzazione della musica, ce ne furono altre più importanti a livello di tematiche dei testi, di comportamenti personali e di rapporti verso l’esterno. I gruppi hardcore cominciarono a rifiutare sistematicamente il confronto con il music business, preferendo creare un circuito realmente alternativo in cui operare e da cui trasmettere suoni, rumori, opinioni. Anche solo il pensiero di poter guadagnare qualche soldo con la vendita dei propri dischi era un’eresia, almeno fino a quando, nei primi anni Novanta, l’esplosione di una versione decisamente più edulcorata dell’hardcore, a cui si aggiunse il suffisso “melodico”, portò l’attenzione su un suono che sembrava inconciliabile con grandi cifre di vendita. A rendere cool l’hardcore melodico (o il pop punk, che dir si voglia) ci pensarono soprattutto due etichette come Epitaph e Lookout, che lanciarono le carriere di Bad Religion, Rancid, NoFx, Green Day e, appunto, Offspring. Nati e cresciuti a Orange County, contea della California ad alta densità punk - da lì provenivano pesi massimi come T.S.O.L., la maggior influenza di Noodles e compagni, Social Distortion e Adolescents, tanto per fare qualche nome - Dexter Holland, Greg K, Noodles e Ron Welty debuttano nell’88 con un album omonimo che li fa notare all’interno della scena, bissato qualche tempo dopo da Ignition, primo lavoro su Epitaph. È l’anticamera del successo, che arriva due anni più tardi, nel

’94, con la pubblicazione di Smash. Trascinato da singoli impeccabili come Come Out And Play, Self Esteem e Gotta Get Away, l’album decolla verso le zone alte della classifica americana, finendo per vendere sei milioni di copie e conferire agli Offspring lo status di punk band milionaria. Insensibili alle accuse di chi li reputa opportunisti e venduti, i quattro smettono abilmente i panni di arrabbiati punk rockers e li sostituiscono con quelli di star pla-

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netarie, finendo per bissare il successo di Smash con una lunga serie di hits: da Pretty Fly (For A White Guy), Original Prankster e The Kids Aren’t Alright, alla terribile versione di Obladì Obladà in salsa punk che è Why Don’t You Get A Job. Nonostante una flessione di ispirazione e vendite, i californiani stanno per fare il loro ritorno con un nuovo disco, schedulato per la fine del 2011: in attesa, ecco la nuova possibilità di godersi dal vivo un greatest hits punk che vanta pochi rivali a livello di popolarità. S.G.



SPECIALE

I-Day Festival prima o poi ci toccherà (ride). A parte tutto sono contento, è un lato del mio carattere che voglio sviluppare e che credo abbia buoni margini di crescita. Submarine, infine, è stato registrato per un film di Richard Ayoade, un amico che ha girato anche qualche videoclip per noi. Mi ha chiesto di occuparmi della colonna sonora ed è stato un piacere registrare sei brani per lui, un esperimento appagante. Vista la quantità di materiale pubblicato allora, credi che la riserva di canzoni di un musicista sia infinita? È una buona domanda. Se devo essere sincero penso proprio di no, immagino che ogni buon compositore di musica abbia dentro di sé un numero finito di canzoni. O perlomeno che il numero di quelle buone non sia senza fine, sarebbe davvero chiedere troppo al proprio talento. Poco dopo aver inciso il primo disco mi sono domandato per quanto potessi continuare a buttare fuori canzoni una dietro l’altra a quel ritmo, come fossero noccioline. Poi ho capito che l’abilità va affinata, non basta prendere la chitarra

« Parlare di se stessi è una cosa strana e prima o poi può diventare alienante, costruisce un’immagine distorta »

Welcome to our life Simple Plan

Si sono formati nel 1999 a Montreal, in Canada, e a giugno è uscito il loro quarto album, Get Your Heart On, che presentano a Bologna. Ce ne ha parlato il chitarrista Jeff Stinco.

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ome sta andando il vostro ultimo disco, Get Your Heart On? Siamo eccitati perché ci abbiamo lavorato molto e ora stiamo ricevendo numerosi commenti positivi e attestati di stima. Le radio stanno passando il nostro singolo (Can’t Keep My Hands Off You, con il feauturing di Rivers Cuomo dei Weezer) di cui amo le parole e la musica. La cosa sorprendente è che tutti ne parlano: ci hanno invitato in diversi show e questo ci rende orgogliosi dell’album. C’è un significato particolare o una storia dietro alla scelta del titolo? (Ride, nda) Get Your Heart On è un titolo molto veloce: il suono stesso è forte e arriva subito all’attenzione dell’ascoltatore. Non posso negarti, però, che nasconde anche un doppio senso, perché ha una forte componente sessuale. Abbiamo accompagnato questo gioco con un sound allegro, colorato, che ti accende il cuore e lo spinge a seguire le tue passioni, e le tue emozioni. Ho letto che avete descritto Get Your Heart On come il miglior lavoro della vostra carriera. Perché? Perché ci siamo impegnati davvero tanto. È come quando sei a scuola e lavori duro per preparare i compiti, ci metti tutto te stesso e sei orgoglioso di presentarli e mostrarli all’insegnante il giorno dopo. Eravamo carichi, ci siamo divertiti a pensare, suonare e registrare questo disco. Volevamo fare un ottimo lavoro insieme. I Simple Plan sono gli stessi cinque membri da sempre. E vissero felici e contenti…

Penso che dipenda dal fatto che siamo amici. Ci siamo conosciuti a scuola, da ragazzi, condividendo la vera vita. Siamo l’esempio di una grande storia di amicizia, cinque teenager che decidono di fare una band e riescono a emergere. Penso sia davvero magico. Aiuta anche il fatto che tutti e cinque siamo molto concentrati sullo stesso obiettivo: vogliamo continuare a suonare insieme, raggiungere un certo successo. Non è facile fare dischi per 10 anni. Avete iniziato la carriera come una tipica band poppunk americana. Ma presto vi hanno definiti rock, anche perché avete preso posizione in questo senso. Le etichette contano? Non siamo molto legati ai clichè, penso che per ogni band sia importante trovare la propria strada, la propria identità in modo autonomo. Noi siamo ambiziosi e cerchiamo di fare il massimo per trovare il nostro suono. L’ultima volta che siete venuti in Italia, nel 2008, avete suonato due volte a distanza di un mese. Che rapporto avete con il nostro paese? Lo amiamo! Io in particolare perché ho origini siciliane. Adoriamo tutto del vostro paese e soprattutto i fan italiani, con cui abbiamo un rapporto diretto grazie ai social network. Parlando con loro impariamo molto sull’Italia, sulle tradizioni, sulla meraviglia della vostra arte, sul cibo e sulle ragazze (ride, nda). A settembre suoniamo a Bologna e sono sicuro che sarà uno show fantastico. Ci saranno anche gli Offspring, sono davvero dei cool guys. Siamo fan della loro musica e credo che ci abbiano in qualche modo influenzato. M.M.

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o sedersi al pianoforte e aspettare l’ispirazione. Scrivere una grande canzone pop è un’arte, solo pochi sanno maneggiare la materia con competenza: sarà il lavoro più bello, ma come per tutte le cose ci vanno applicazione e passione. Spesso la musica, anche e soprattutto quella pop, riflette il proprio tempo, influenzandolo e venendone influenzata a sua volta. Credi sia lo stesso per quella degli Arctic Monkeys? Non ne sono certo, ma se devo essere sincero preferisco la musica che a distanza di vent’anni conserva la capacità di sembrare attuale piuttosto che quella fossilizzata in un attimo ben preciso o in un’epoca. Io punto all’immortalità, perdonami la poca modestia, e questo è anche uno dei motivi per cui nei miei testi non parlo mai di politica. Spesso alcune canzoni invecchiano precocemente anche per gli argomenti che trattano e quindi cerco di evitarlo. Questo non significa che io non sia attento a ciò che succede e ai tempi in cui viviamo, ma la musica in qualche modo ne resta al di fuori. Una delle critiche principali che vi hanno rivolto ultimamente è quella di una certa americanizzazione del vostro sound. Tu tra l’altro ora abiti anche a New York, vero? Sì, ma i motivi del mio trasferimento sono personali (la sua fidanzata abita lì, nda) e c’entrano poco con le scelte musicali. Comunque è vero, si parla molto del cambiamento di suono dei nostri ultimi due dischi, ma penso che si tratti di una legittima voglia di sperimentazione e di crescita. I nostri ascolti sono cambiati, le esigenze pure e da musicisti curiosi ci siamo chiesti come sarebbero diventati gli Arctic Monkeys dopo una collaborazione con Josh Homme, per esempio. Non capisco certe critiche, se devo dirti la verità. Cosa dovremmo fare? Diventare delle copie di noi stessi e parlare di Sheffield anche se i nostri orizzonti sono più vasti? Non sarebbe onesto, non per quanto mi riguarda e, alla fine, mi interessa maggiormente un discorso qualitativo rispetto alla fama pura e semplice.



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COSi PARLo

JASON KAY

Una copertura per il signor Jason Cheetham da Stretford, Uk, meglio conosciuto come Jason Kay. Questo sono oggi i Jamiroquai - c’è chi giura lo siano sempre stati - nuovamente protagonisti dopo qualche recente passaggio a vuoto. In attesa dell’ennesima data italiana del 2011 (9 settembre, a Monza), abbiamo raggiunto, ma non come avremmo voluto, l’imprevedibile Jay. Ci ha parlato dello stato di forma della sua creatura. O meglio, ce l’ha imposto. di Gianni Olfeni

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etesto le interviste via mail. Non è un pro- ce il prezioso lavoro dell’ufficio stampa di Live Nation nella mia musica, perché credo che i Jamiroquai siano blema di forma, anzi, è un sistema como- - agenzia promoter della band - le risposte arrivano in sempre stati soprattutto una grande live band. Dynamite do e veloce che evita allo scriba il fastidio pochi giorni, mentre mi aspettavo tempi biblici). Dovrei non suonava nello stesso modo. Era molto più pensato, di ascoltare e trascrivere la registrazione essere contento e orgoglioso di ospitare Jay K su queste ragionato, non avrebbe mai potuto avere la stessa vibraaudio. Butti giù le domande, le invii, aspetti le risposte. pagine e infatti lo sono, il personaggio è di quelli che si zione che abbiamo durante i concerti. E quando arrivano sono già li, nero su bianco, che atten- definiscono inafferrabili, quindi prendere o lasciare. Ma La prima volta che l’ho ascoltato sono rimasto sordono solo di essere sistemate prima di chiudere il pezzo mi sarebbe piaciuto poter replicare alle sue frasi. Special- preso da come fossero ben amalgamati tutti i differenti e consegnarlo per l’impaginazione. Oltretutto questo ge- mente alle mezze-risposte e a quelle che si è “dimentica- stili che caratterizzano la musica dei Jamiroquai fin dal nere d’interviste svincolano dalle costrizioni degli orari e to” di dare. principio. Funk, jazz, disco, reggae e rock funzionano dai quei maledetti quindici minuti che solitamente venIn ogni caso, l’intervista via mail ci consegna un ma- bene insieme dentro Rock Dust Light Star. Non credo gono concessi per le interviste (non sono fosse mai accaduto in passato. Mi sbaglio? quasi mai sufficienti, ma vige la regola del No, non ti sbagli. Credo che questo disco sia « Rock Dust Light Star è il nostro disco più rotondo. “cazzi tuoi”). il più rotondo e completo, in termini di stili è come se avessimo registrato un concerto, dal vivo Il problema delle interviste via mail è nelmusicali, che abbiamo mai inciso e pubblisiamo sempre stati molto bravi a mettere insieme la sostanza. Non c’è scambio, le domande cato. Dipende da quello che dicevo prima. è stili musicali diversi » hanno risposte che non avranno repliche, come se avessimo registrato un nostro cona meno che il questionante sia così bravo certo, e dal vivo questo tipo di operazione ci e fortunato da prevedere cosa dirà il questionato. Come nifesto del nuovo Jason, quello che pare essersi comple- è sempre riuscita benissimo. Mi sbaglio? una partita di tennis che si risolve in due colpi, servizio tamente ristabilito dalle dipendenze varie accumulate in (No, non si sbaglia). Ci sono voluti cinque anni per e risposta, senza scambi – noiosissima - le interviste via passato, morbido nei toni e chiaro nei concetti. Una ver- vedere il seguito di Dynamite. Perché tutto questo temmail privano gli individui coinvolti della possibilità di sione brit-pop del folletto impazzito che abbiamo impa- po? C’entra il cambio di etichetta? un vero confronto. E finiscono per essere degli spottoni rato a conoscere nei vent’anni di carriera dei Jamiroquai. Essere passati a una nuova casa discografica ci ha finalpromozionali per l’artista. Sarà per questo che sono get- Che, per la cronaca, sono ancora una band. mente permesso di registrare l’album dove volevamo e tonatissime? senza fretta. Pensavo ne valesse la pena e credo che i riJason Kay mi viene concesso proprio così. Non credo Dopo l’uscita di Rock Dust Light Star ho letto molte sultati si siano visti. Ho scritto e inciso l’album che volevo temesse di essere messo in difficoltà da un magazine interviste in cui ti dichiaravi particolarmente soddi- fare piuttosto che l’album che qualcun’altro voleva che italiano (e perché mai dovrebbe?). Semplicemente sta sfatto del disco. Che cosa c’è di speciale nel tuo ultimo facessi! girando l’Europa - siamo a luglio, i Jamiroquai sono in lavoro? Forse senti di aver recuperato qualcosa che in Avete cambiato label proprio nel bel mezzo della critour proprio qui in Italia - e gli viene più comodo rispon- passato era mancato? si che sta colpendo l’industria discografica. Pensi che dere alle domande del sottoscritto quando ne ha voglia Rock Dust Light Star mi piace molto. C’è un feeling “live” oggi le etichette siano ancora il punto di riferimento per e tempo piuttosto che a un’ora prestabilita di un giorno che pervade tutto l’album in modo organico, come se chi vuole fare della musica il proprio lavoro? prestabilito (per onestà devo ammettere che, compli- l’avessimo registrato dal vivo. Amo questa sensazione Le cose sono cambiate. La gente compra meno dischi che

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LIVESTYLE I biglietti del tour di Jamiroquai sono in vendita presso i negozi Fnac!

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09/09 Monza (MB)


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in passato e questo ha reso la dimensione live il momento più impor- stato tagliato tutto quello che non è Jason-che-canta-e-balla. tante del music business. Credo sia una buona cosa, tutti gli artisti Le jam session saranno sempre parte degli spettacoli dei Jamiroquai. che ammiro e rispetto hanno un grande seguito dal vivo. E non penso Per quest’ultimo tour in particolare abbiamo lavorato moltissimo sulsia un caso. le strutture dei pezzi in modo che ci fosse spazio per l’improvvisazioJason, hai cominciato vent’anni fa. Sei cambiato più come artista ne musicale. E sta funzionando alla grande. o come persona in tutto questo tempo? Dopo l’abbandono di tutti gli altri membri fondatori, ti senti anHaha (letterale, nda), entrambi! Mi piace pensare di essere maturato cora dentro una band? Sai, una parte del pubblico, specialmente sia personalmente che artisticamente parlando. quello più giovane, crede che “Jamiroquai” sia una specie di nome Come entra la vita reale nelle tue canzoni? Voglio dire, scrivi d’arte, o addirittura il tuo cognome! subito dopo che qualcosa acNoi siamo e ci sentiamo assocade oppure hai bisogno di « Per me una canzone è ancora una questione di lutamente una band. Io sono tempo affinchè le esperienze melodia semplice e ritornello orecchiabile. Se fin quello che firma le canzoni e si depositino dentro di te e lasui contratti c’è il mio nome, dall’inizio sei troppo attento all’elaborazione vorino sulla tua creatività? ma quando siamo là fuori a del suono significa che il pezzo Credo che se mi sedessi in stusuonare, sul palco, nessuno non è buono abbastanza! » dio davanti a un foglio di carta può dubitare che i Jamiroquai bianco sarebbe davvero diffisiano una band. è il nostro spicile uscirne con qualcosa di buono. è quando sto facendo qualcosa, rito e non cambierà mai. quando ho appena avuto una particolare esperienza, oppure ho proCredo che Emergency On Planet Earth sia stato un album rivoluvato un’emozione forte che l’ispirazione arriva. è in quel momento zionario. Perchè ha portato un genere “colto” come l’acid jazz alle che nascono le mie canzoni. masse e il pop ad un livello più alto di ascolto. Pensi che ci sia anOggi basta un iPad per creare suoni e fare musica ovunque si cora spazio, oggi, per qualcosa di fortemente innovativo? voglia. Le nuove tecnologie hanno cambiato il tuo modo di com- Hhhmmm, è difficile da dire. Credo che le cose davvero nuove venporre? gano dall’underground, ma con Internet e tutti i modi che le persone Non proprio. Per me una canzone è ancora una questione di melodia hanno a disposizione per ascoltare la musica che vogliono è difficile semplice e ritornello orecchiabile. Se fin dal primo momento della che un movimento musicale di nicchia approdi al mainstream. Però, creazione sei troppo attento all’elaborazione del suono significa che nella musica come nella vita, mai dire mai. il pezzo non è buono abbastanza e nessuna tecnologia o fantasiosa Come dicevamo prima, sono passati vent’anni da quando hai initecnica di produzione può aiutarti. Se un brano non suona bene voce ziato. Per cosa vorresti che fossero ricordati i Jamiroquai quando la e chitarra o voce e piano… bè, ricomincia daccapo! storia sarà conclusa? Parliamo di live. Come si sono evolute le perfomance dei Jamiro- Per aver scritto belle canzoni. Ma soprattutto vorrei che le persone quai in questi anni? Mi sembra che l’improvvisazione strumentale si ricordassero di noi come una grande live band, capace di concerti sia lentamente venuta meno. Ad essere sinceri, mi sembra che sia incredibili sempre e comunque.

Disco graphy La discografia completa dei Jamiroquai.

1993 Emergency on Planet Earth

1994 The Return of the Space Cowboy

1996 Travelling Without Moving

1999 Synkronized

2001 A Funk Odyssey

2005 Dynamite

2010 Rock Dust Light Star

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LIVESTYLE Jamiroquai

« Io firmo le canzoni e sui contratti c’è il mio nome, ma quando siamo sul palco nessuno può dubitare che i Jamiroquai siano una band. è il nostro spirito e non cambierà mai » Potrebbe accadere. Per chi lo conosce - qualche milione di persone su questo pianeta - il marchio Jamiroquai si associa all’esperienza live un po’ come il made in Italy alla moda o le automobili ai tedeschi. Anche l’ultima versione della band inglese, quella che abbiamo visto quest’anno, è un paio di gradini sopra alla media di quello che ci viene proposto in questa lunga (ma prossima alla conclusione) stagione di sovrabbondanza live. Nonostante sul volto e nelle movenze di Jay K, visibilmente meno generose che in passato, si siano manifestati i postumi di una sbornia durata 15 anni, un concerto dei Jamiroquai continua a valere i soldi spesi per acquistare il biglietto d’ingresso. E sarà d’accordo anche chi rimprovera all’inglesino un presente meno luminoso rispetto all’arcobaleno di colori musicali che ha caratterizzato la parte iniziale della sua carriera, quella dei primi tre dischi per intenderci. L’equazione Jamiroquai uguale grandi live probabilmente sopravviverà alla band stessa, come accaduto per altri storici gruppi o artisti solisti. Vorrei scomodare i Queen, ma solo per citare una vicenda musicale in cui la dimensione live ha giocato un ruo-

lo chiave nella costruzione del mito - non sto paragonando i due gruppi. Freddie Mercury è una leggenda in quanto leggendario performer e così anche Jason Kay non avrebbe lo stesso fascino se non avesse mai strapazzato i palchi con quei fighissimi balletti (e, sì, se non avesse mai indossato quei cappelli). Ci ricorderemo insomma, giunti all’epilogo della storia, dei Jamiroquai come una grande live band, appagando l’ambizione del leader e padrone del progetto. Ci dimenticheremo invece molto in fretta di questa versione politically correct di Jason Kay, che non affonda mai il colpo (vedi il discorso iniziale sulla discografia), finge di non capire domande estremamente chiare (quando gli faccio notare che dagli show della band sembra sia stato eliminato tutto tranne lui che canta e balla) o si dimentica di rispondere ad altre solo all’apparenza più scomode (gli avevo chiesto se le separazioni dagli altri membri fondatori fossero inevitabili e se ne avesse in qualche modo sofferto, ma non ho avuto risposta). Non ho potuto farglielo notare – maledette interviste via mail. Incalzato, (forse) ci avrebbe deliziato con la sua imprevedibile e raffinata follia. Meglio che la tenga per il palco, direte voi.

F1 ROCKS MEET JAMIROQUAI TM

Da qualche tempo Formula Uno™ e musica vanno a braccetto in giro per il mondo. Merito di un concept che porta grandi artisti ad esibirsi dopo le gare. A Monza, il 9 settembre, sono attesi i Jamiroquai. Ne abbiamo parlato con Robert Montague, CEO di F1 Rocks™.

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1 Rocks™ nasce nel 2009. Quale obiettivo vi ha spinto a realizzare il progetto? Volevamo creare una proposta d’intrattenimento “off track” che sposasse la normale offerta “on track” di cui il pubblico può godere durante un weekend di Formula Uno™. Dopo la gara, invece che lasciare il circuito, la gente può ancora assistere ad un evento ufficiale. F1 Rocks™ mette insieme uno tra gli sport più popolari del mondo, la Formula Uno™, e alcune delle più luminose stele delle firmamento musicale. Come programmate gli eventi? In questi due anni siamo stati a Singapore, San Paolo, Milano e Valencia. Nel 2011, oltre a Milano il 9 settembre, saremo in India e Brasile e abbiamo grandi progetti per il prossimo anno. Il nostro obiettivo è portare l’evento in più gare di Formula Uno™ possibile, ma dobbiamo fare i conti con la domanda dei singoli paesi e le difficoltà organizzative che un evento del genere comporta. Comunque nel 2012 abbiamo la possibilità di arrivare

fino a dieci eventi e vogliamo sfruttarla. Entro la fine di quest’anno pianificheremo tutto. E gli artisti? Come li scegliete? Teniamo in considerazione soprattutto la loro popolarità locale e internazionale, oltre naturalmente alla disponibilità. F1 Rocks™ non è solo un evento live, è anche uno show televisivo di portata mondiale, con un pubblico potenziale di oltre 40 milioni di persone in 127 paesi. è quindi fondamentale che l’artista sia in grado di offrire uno show adatto ad un’audience globale. Lavoriamo molto sulla spettacolarità dell’evento. Penso, ad esempio, a quando Fernando Alonso ha raggiunto David Guetta sul palco di Valencia, lo scorso anno. Per Monza avete scelto i Jamiroquai. Con la sua

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nota passione per i motori e le gare, Jason Kay è un testimonial perfetto per F1 Rocks™. Jay Kay è un performer fantastico e personalmente non vedo l’ora di ammirarlo sul palco. Sicuramente il suo amore per le macchine è un valore aggiunto, lo rende ideale per F1 Rocks™. Naturalmente è un aspetto che abbiamo considerato, ma non il solo. Come dicevo prima, dobbiamo verificare molte altre cose. è la seconda volta di F1 Rocks™ a Monza. C’è qualcosa di speciale in quel circuito? Il Gran Premio d’Italia è un’icona della Formula Uno™, abbiamo sempre pensato a un evento annuale che accompagnasse il weekend di gara. L’anno scorso abbiamo ospitato gli Stereophonics ed è stato un grande successo, che ci ha spinto a tornare nuovamente nel 2011. L’Italia è famosa per il suo lifestyle, per la moda e per la grande passione del pubblico per i motori. Milano e Monza sono perfetti per F1 Rocks™. Ci aspettiamo un grande evento. Non perdetevelo. D.S.



ROCK’N’FASHION

ForeverTeen Avril Lavigne

Vera e propria icona dell’universo teen, l’artista canadese si è sempre contraddistinta in fatto di look, come testimoniano la sua linea di abbigliamento Abbey Dawn e la collaborazione con la Disney per la realizzazione di abiti ispirati al film Alice In Wonderland. a cura di Marianna Maino

Glassing: voluminoso occhiale da sole con linee sinuose, realizzato in grillamid e dallo speciale effetto pelle ottenuto con una particolare tipologia di verniciatura. L’ultimo passaggio è realizzato a mano, € 75

French Connection: t-shirt in cotone a righe orizzontali, € 77,00

Dimensione Danza: gonna a balze in felpa nera, € 119

Odd Molly: mutandina rosa con inserti in pizzo, € 132,50

L’oreal paris: collezione Cinema Couture che esalta la bellezza sublimando l’originale ed intrigante personalità delle donne

Philipp Plein: sneaker nera in pelle modello trekking con applicazioni in metallo, € 298

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ROCK’N’FASHION

The coolestGuy Alex Turner

Voce e chitarra di punta di Arctic Monkeys e Last Shadow Puppets, nel dicembre 2005 è stato definito dalla rivista inglese NME, l’uomo più cool del pianeta. Motivo questo che ci porta a presentarvi il suo stile. a cura di Marianna Maino

Museum: bomber storico Museum realizzato in tessuto di nylon/cotone traspirante e waterproof. L’interno è trapuntato e imbottito in ovatta 80 gr., chiusura con zip a doppio cursore, caratteristiche doppio nastro reflex sulla schiena e porta ID card sul petto, € 300

Puma: t-shirt con immagine scattata da Martha Cooper, una fotoreporter che durante gli anni ’70 e’80 si è dedicata a documentare il mondo dei graffiti, della street art e della comunità B-boy, € 30

L’oreal Paris: Hydra Energetic Roll On occhi di Men Expert, nuovo prodotto dedicato agli uomini attivi, desiderosi di combattere i segni della stanchezza, € 10 Reebok: sneaker nera in pelle, € 95

Levi’s: Levi’s 527 Bootcut fit Red Tab Men’s Collection, € 80

Eastpak: zaino Padded Pak’r, prodotto icona del brand, è realizzato in tessuto vellutato, con grande tasca frontale e spallacci imbottiti, € 55

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WHAT’SNEW

Musica, cinema, videogames, libri

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Il ritorno al lavoro ha bisogno di buona musica. In questo numero vi presentiamo il ritorno di Lenny Kravitz, Stephen Malkmus & the Jicks, Cani, Kasabian, e Kanye West & Jay Z.

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Volete andare al cinema? Ecco i nostri consigli, con le recensioni di Super 8, L’alba del pianeta delle scimmie, I Puffi, Questa storia qua e Box Office 3D: il film dei film.

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Che c’è di meglio di una serata in compagnia di amici e videogames? XBox, PS3 o WII, a voi la scelta. Noi intanto abbiamo provato F.3.A.R., Deus Ex: Uman Revolution e Bastion

Red Hot Chili Peppers I’m With You

(Warner Music)

HHHHH

Altro che YouPorn

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Dopo aver finito i libri che vi siete portati in spiaggia, potete sceglierne uno tra questi: A Rocket In My Pocket, Amy Winehouse - Fino alla morte e La cavalcata dei morti.

Nessuna band al mondo ci stimola sessualmente come i Red Hot Chili Peppers. I’m With You è l’ennesimo riuscito, tentativo di risvegliare in nostri sensi dal torpore. Un tripudio di erotismo che Anthony, Flea, Chad e Josh (Klinghoffer, sostituto/controfigura di Frusciante) ci sbattono in faccia. Non resta che arraparci. di Daniele Salomone

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acciamo un giochino. Prendete dieci amici appas- fa eccezione - ci ricordano quanto sia bello trombare e Ancora una volta i Red Hot Chili Peppers confermano di sionati di musica, qualunque sia il genere che pre- ci spingono a farlo ancora e ancora. Ci fanno arrapare. badare poco ai fronzoli artistici. Le canzoni latitano, sono diligono, e rivolgete loro una semplice domanda: Anthony, Flea e Chad hanno cinquant’anni, ma ci vuole le andature sensuali a sedurci. Quasi tutte le tracce girano «Cosa ne pensate dei Red Hot Chili Peppers?». Vedrete l’aiuto di Wikipedia per scoprirlo. Sembrano matricole intorno alla potenza ritmica che da molti anni è la cifra che le risposte cadranno tutte dentro un intervallo che della University Of California, petto scolpito e tatuato, stilistica dei californiani - Flea e Chad sono una delle miva da “fighissimi” a “li rispetto”. Provate ora a ripetere cappelli da baseball, sneakers, capelli colorati. Sullo sfon- gliori sezioni in circolazione, Anthony gioca con la mel’esperimento sostituendo i californiani trica delle parole meglio dei più quotati con una qualunque delle più grandi rock Il sound dei peperoncini rossi, caldi e piccanti (mai nome rapper. Il sound dei peperoncini rossi, band del mondo in termini di popolarità. caldi e piccanti ci tocca nelle zone erogefu più azzeccato) ci tocca nelle zone erogene. Solletica le Non avrete lo stesso unanime giudizio ne. Solletica le nostre fantasie portando la nostre fantasie portando la libido a prevalere sulla ratio. positivo. Non con gli U2 (qualcuno dirà libido a prevalere sulla ratio. «Bono mi sta sulle palle»), non con i Bon Finalmente possiamo consumare Jovi («sono solo dei tamarri del New Jersey») e neanche do c’è Los Angeles, la città più sexy del mondo, con le sue un’avventura inseguita e alla nostra portata. è gratificancon i Rolling Stones («dovrebbero suonare negli ospizi») o spiagge infinite piene di bionde e surfisti. te. I’m With You è un amplesso musicale. I Red Hot Chili i Metallica («si sono venduti il culo»). Come molti altri in passato, il video di The Ad- Peppers sono i maestri di questa arte. Non li batte nessuL’esperienza empirica non lascia scampo, provare per ventures of Rain Dance Maggie (primo singolo di I’m no. Arrapati maschietti e vogliose femminucce di mezzo credere. Ma perché i Peppers godono di tutto questo With You) è ambientato a Venice Beach. Esempla- mondo - a partire dai dieci amici del giochino iniziale - sacredito? Semplicemente perché sono la cosa più vici- re. Volete un’esperienza davvero erotica? Bene, sali- ranno soddisfatti. Ma sarà davvero bello solo se non chiena al sesso che esista nel mondo del rock. Sono erotici. te sul tetto di un palazzo affacciato sulla spiaggia più deranno altro che qualche orgasmo a una storia che con Ogni volta che pubblicano un disco - I’m With You non figa del mondo e fate vedere i muscoli. Vi piacerà. l’amore non ha niente a che fare. È solo (ottimo) sesso.

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WHAT’S NEW Musica

Jeff Bridges

Jurassic rock

Jeff Bridges

(Blue Note/Emi)

Una volta tanto, i riferimenti ai dinosauri non sono sinonimo di musica polverosa e gruppi imbolsiti.

HHH di Marcello Marabotti

di Stefano Gilardino

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ome spiega in maniera esauriente Tom Meghan, cantante del quartetto di Leicester, nella nostra intervista che trovate su questo stesso numero, il titolo Velociraptor è stato scelto per sottolineare la qualità aggressiva di molti dei pezzi presenti su questo quarto lavoro in studio dei Kasabian, ma pure per rimarcare come i componenti siano affiatati come una vera e propria gang. Senza nulla togliere alla spiegazione di Tom, diretto interessato, bisogna però aggiungere come l’elemento di aggressione sia solamente uno dei molti presenti tra le tracce dell’album, abilmente smussato da fioriture psichedeliche che devono molto all’Inghilterra degli anni Sessanta - in Acid Turkish Bath e Goodbye Kiss,

per esempio - oppure al canonico rock alla Faces e Mott The Hoople di Let’s Roll Just Like We Used To, Re-wired e Velociraptor. Altre facce del quartetto vengono messe in mostra quando i bpm si abbassano e i pezzi si trasformano in ballate agrodolci che rispondono ai nomi di Neon Noon e La Fée Verte, ottimi esempi di uno stile personale che non conosce (troppi) confini. Se l’intento, come spiegato dal chitarrista di origini italiane Sergio Pizzorno, era quello di creare un jukebox ricco di pezzi diversi fra di loro ma di qualità costante, l’esperimento è molto vicino al suo compimento. “Velociraptor è il nostro Revolver”, hanno detto alla stampa inglese. Aspettiamo Sgt. Peppers quanto prima...

«Ho lavorato nel settore musicale per un po’. Sì, in tournée con i Metallica. Facevo il tecnico del suono. Una manica di stronzi!». Questo il Drugo-pensiero ne Il grande Lebowski, quando Jeff Bridges (forse) aveva già in mente di incidere (un giorno) un disco. E, infatti, nel 2000 pubblicò il suo esordio, Be Here Soon, con un’etichetta indipendente, la Ramp. Sul grande ritorno ha probabilmente influito l’aver interpretato in Crazy Heart il personaggio di Otis “Bad” Blake, un cantante country in declino. Quel film, che gli è valso un Oscar come miglior attore protagonista, lo vede cantare 5 brani della colonna sonora. Chissà. L’album eponimo è un lavoro di spessore, vicino a Johnny Cash, grazie anche alla collaborazione di un produttore come T-Bone Burnett e musicisti come Stephen Bruton, John Goodwin, Greg Brown. Non proprio una manica di stronzi.

Cani

Il sorprendente album d’esordio dei Cani (42 Records)

HHH di Marco Rigamonti

Se vi definite dei puristi in quanto a musica il disco dei Cani non fa per voi. Nel loro album d’esordio, infatti, non troverete le classiche strutture strofa-ponte-ritornello, la rima è un optional e la metrica non viene rispettata. Se poi per voi il rock fa rima con chitarra, voltate pagina: gli undici pezzi composti e suonati da un solo misterioso personaggio - fanno leva sull’elettronica, per quanto distorta e fracassona. A essere sinceri, questa musica sarebbe ben poca cosa se non fosse il miglior modo per accompagnare i testi, che dipingono con grande (auto)ironia un quadretto neorealista sconfortante. Intendiamoci, sciorinare verità senza censura non rappresenta certo un’impresa. Ma se vuoi che qualcuno ti ascolti devi renderti interessante, e i Cani lo sanno bene a quanto pare.

Kasabian

Velociraptor (Sony)

HHHHH

Stephen Malkmus & The Jicks Mirror Traffic

The Rapture

In The Grace Of Your Love (DFA/Modular)

(Domino Records)

HHH

Cansei De Ser Sexy

HHHH

(Sub Pop)

di Guido Amari

di Marcello Marabotti

Whatdoesthesenatorwant.com: Stephen Malkmus cerca il vostro aiuto. Un’iniziativa lanciata per la necessità di riscrivere una parte del testo di Senator, il primo singolo tratto dal nuovo album Mirror Traffic, che nel ritornello canta così: «What the senator wants is a blowjob». Obiettivo sostituire ‘blowjob’. Un bel modo di farsi promozione per uno dei personaggi di riferimento della scena alternativa, che in questo nuovo album (il quinto con i Jicks è ralizzato in collaborazione con Beck), presenta 13 tracce in cui spicca proprio il singolo di cui tanto si parla. Un sound che torna ai Pavement dei momenti migliori miscelato con un’ironia alla Lou Reed. Uscito per Domino Records (Arctic Monkeys, Franz Ferdinand), questo album è una piccola chicca.

La Liberaciòn

Dopo aver esordito con un singolo epocale, House Of Jealous Lovers, un brano che aveva fatto gridare al miracolo e che pareva la versione anni Duemila di Gang Of Four e Contortions mischiati assieme, i Rapture si sono via via persi per strada, finendo per divorziare dalla DFA, etichetta che aveva lanciato il loro punk-funk in tutto il mondo. Dopo la parentesi poco fruttuosa su major - e almeno un buon album, l’esordio Echoes, anche colonna sonora del telefilm Misfits - i Rapture tornano alla base, quindi su DFA, e sfornano il disco che avremmo sempre voluto sentire da loro, ricco di scintillanti brani da dancefloor alternativo: Miss You scatena immediatamente le danze, così come Come Back To Me, tamarra quasi oltre il limite, How Deep Is Your Love?, una scheggia house davvero di gran gusto. Bentornati a casa!

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HH di Stefano Gilardino

Quando Beyoncé in un’intervista dichiarò di “sentirsi stanca di essere sexy”, cinque ragazzi in Brasile decisero che quello sarebbe stato il nome della loro band: Cansei De Ser Sexy. Con la superstar del R’n’B, però, hanno poco a vedere. Divenuti famosi grazie a MySpace, i CSS miscelano l’indie rock, l’elettronica e alternano l’inglese e il portoghese. Dopo un primo album interessante, che ha stupito critica e pubblico, i cinque brasiliani hanno deluso con il secondo, arrivando alla prova decisiva con La Liberaciòn, registrato a San Paolo dopo un periodo di touring non stop. L’album vanta la collaborazione di Bobby Gillespie (Hits Me like A Rock), cantante e compositore dei Primal Scream e Mike Garson (Partners In Crime), già pianista in Aladin Sane di Bowie. Probabilmente, serviva di più per produrre un terzo album di valore.


WHAT’S NEW Musica

Kanye West & Jay-Z Watch The Throne

Hot List

(Universal)

HHHH di Marco Rigamonti

Dieci brani della playlist di La pratica del featuring nel mondo dell’hip-hop è diventata ormai una regola: tu sputi due rime nel mio ultimo singolo e io rappo su una traccia del tuo prossimo disco. Ma quello di Watch The Throne è un esperimento che va oltre le regole: stiamo infatti parlando di un intero album che unisce il rapper più ricco e famoso in attività (il newyorkese Shawn Corey Carter, in arte Jay-Z) e quello più influente degli ultimi 10 anni. E allora largo ai proverbiali cut & paste di Kanye - nel 2004 è venuto alla ribalta tagliando, incollando e cambiando di tonalità un pezzo di Chaka Khan - che si diverte a saccheggiare sia mostri sacri come Otis Redding e James Brown che il più moderno Cassius. Niente di stupefacente, molti ricorderanno che aveva già preso in prestito una hit dei Daft Punk per la sua Stronger. Il risultato di questa super-collaborazione non è rivoluzionario, ma sottolinea bravura e dedizione di due personaggi che - come da copertina - possono contare sul prezioso dono di trasformare in oro tutto quello che toccano.

C’è vita oltre il presente

Il nuovo disco dei Kooks è la prova che si può ancora costruire qualcosa per il futuro. Persino con i giovani. di Gianni Olfeni

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ell’era digitale non c’è spazio per il futuro. è sparito dentro un buco nero dove tutto è adesso, subito, oppure non è niente. A soffrire di questa catastrofe sono soprattutto gli sbarbati: devono preoccuparsi solo della gallina oggi. Giusto i pazzi puntano su progetti capaci di creare valore artistico (ed economico) nel tempo. Qualche matto in Inghilterra deve starci se una band come i Kooks ha inciso un disco come Junk Of The Heart. Breve ripasso: nel 2001, a Brighton, quattro adolescenti cresciuti a pane e Bowie formano una band. La Virgin fiuta il business e pubblica l’esordio Inside In/Inside Out nel 2006, seguito da Konk due anni dopo. Si scatena un tripudio di teenager orfani (a loro insaputa) di Jagger, Lennon e compagnia bella, grazie a singoli come Naive e Always Where I Need to Be. Ma l’adolescenza, ahinoi, dura poco. Un altro disco così e i Kooks sarebbero scomparsi. Serviva pazienza e, sorpresa, c’è stata. Gli è stato permesso di diventare maschi adulti, maturi al punto da conservare una buona dose di giovanile innocenza. Junk Of The Heart forse faticherà, ma è il terzo disco di una band che ha futuro.

The Kooks

Junk Of The Heart (Emi Music)

HHHHH

ROBERTO FERRARI Roberto Ferrari insieme a Digei Angelo conduce ogni giorno dalle 13.00 alle 14.00 Ciao Belli, in cui intervengono personaggi di fantasia (come il famoso Marco Ranzani) e le imitazioni di persone famose.

The Drums Portamento

(Moshi Moshi)

HHH

di Stefano Gilardino

Forse non bisognerebbe prendere troppo sul serio il nuovo singolo targato Drums, un fantastico pezzo indie pop che profuma tanto di Smiths intitolato Money. “I want to buy you something, but I don’t have any money” canta Jonny Pierce e non si sa se dargli retta oppure ricordare il gran successo del primo album della sua band, piuttosto saccheggiato anche a livello pubblicitario. Poco male, perché in Portamento la band mostra di padroneggiare bene la materia e di esser in grado di replicare i fasti del recentissimo passato. Molte tastiere analogiche e suoni anni Ottanta, un orecchio ai Kraftwerk e un altro al kitsch elettronico dei Sixties di Switched On Bach, capolavoro di Walter Carlos, e una bella spruzzata di indie pop condito da testi che, a differenza dell’esordio si fanno più grevi e personali. L’adolescenza di Pierce, nato da una famiglia ultra religiosa, fa capolino in Book Of Revelation, anche se il meglio arriva con Hard To Love e I Don’t Know How To Love, manifesti programmatici dei Drums.

1

Run To Me

Tracy Spencer Tracy (1987, CBS)

2

Touch Me 49Ers 49Ers (2009, Media Records)

3

Pump It Up Danzel

The Name of the Jam (2004, Ministry Of Sound)

4

Hi-A Ma (Pata Pata) Milk & Sugar

Hi – A Ma (Pata Pata) (2011)

Lenny Kravitz

5

Black And White America

HHHH di Vittoria Stefanelli

Katy Perry Makeba Teenage Dream (2010, Capitol Records)

(Warner Music)

Last Friday Night

6

Il mio giorno migliore Giorgia

Il mio giorno migliore

Chiariamo: affidarmi la recensione del nuovo disco di Lenny Kravitz è una provocazione. Sanno benissimo (quelli di Onstage) che non si tratta di un artista che ammiro. In tutta onestà non mi è mai piaciuto, nonostante gli vadano riconosciute qualità superiori alla media. Trovavo grottesca l’imitazione di Hendrix con cui si è fatto conoscere - come altrimenti ricordare i tempi di Are You Gonna Go My Way? - e poco credibile la trasformazione nel novello Marvin Gaye di qualche anno dopo. Lasciamo stare i video con le gnocche e il bicipite gonfio. Ma Black And White America mi costringe a ricredermi. Per come la vedo io, è il personale capolavoro di Kravitz. Il buon Lenny è riuscito a mettere insieme - intento chiarissimo fin dal titolo - l’intera gamma musicale della tradizione americana senza scimmiottare (solo ogni tanto, via) gli artisti che ha ascoltato da bambino. Strutture musicali, sound e melodie sono di altissimo livello. Il risultato è un disco denso di musica, una perla che non mi stancherò di ascoltare e che soddisfa il mio appetito rock quanto quello soul. Ma tu pensa.

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(2011, Dischi di cioccolata)

7

Ready 2 Go Martin Solveig Ready 2 Go (2011, Universal Music)

8

Love Love Take That Progressed (2011, Polydor)

9

Little Bad Girl David Guetta Little Bad Girl (2011, EMI)

10

Rabiosa Shakira

Sale El Sol (2010, Sony)


WHAT’S NEW Cinema

A cura di Antonio Bracco

Super 8

Usa, 2011, 112 min. Cast: Joel Courtney, Kyle Chandler, Elle Fanning, Zach Mills, Gabriel Basso, Riley Griffiths, Ryan Lee di J.J. Abrams critica pubblico

HHH H H H H HH

Nell’estate del 1979 un gruppo di giovanissimi amici di una piccola città dell’Ohio è testimone di un incidente ferroviario. Un treno militare si scontra con un furgone e deraglia proprio dove i ragazzi stanno girando un film in super 8. Rendendosi conto di aver assistito a un incidente anormale e che qualcosa di misterioso fosse celato all’interno del treno, i ragazzi giurano di non parlarne con nessuno. Ben presto, però, strane sparizioni e

L’alba del pianeta delle scimmie Usa, 2011 Cast: James Franco, Freida Pinto, John Lithgow, Andy Serkis, Brian Cox, Tom Felton di Rupert Wyatt critica pubblico

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Ambientato nella San Francisco dei nostri giorni, questo film racconta di come una serie di esperimenti genetici conduca alcuni scienziati verso la creazione di una specie di scimmie super intelligenti. La conseguente lotta tra gli umani e gli animali per la supremazia del pianeta potrebbe svilupparsi con uno o più sequel, sempre se questo prequel/reboot avrà successo (cosa che non ebbe il remake diretto da Tim Burton del 2001). L’alba del pianeta delle scimmie è un tentativo di re-inizializzare la nota saga degli anni 70, affidandosi a un nuovo incipit, a un protagonista sulla cresta dell’onda come James Franco e alla creazione di scimmie in motion capture, la stessa tecnica usata per la creazione di Gollum de Il Signore degli Anelli.

eventi iniziano a verificarsi nella cittadina. Con questo film J.J. Abrams vuole omaggiare il cinema di Steven Spielberg (tra i produttori di Super 8) con il quale è cresciuto. Richiami diretti a E.T. e a Incontri ravvicinati del terzo tipo sono evidenti, soprattutto nel rapporto di amicizia che lega i ragazzi. Conscio comunque di essere nel 2011, il regista non dimentica di spettacolarizzare la storia a suon di esplosioni.

I puffi

Questa storia qua

Usa/Belgio, 2011, 86 min.

Italia, 2011

Cast: Neil Patrick Harris, Jayma Mays, Sofía Vergara, Hank Azaria

Cast: Vasco Rossi di Alessandro Paris, Sibylle Righetti

di Raja Gosnell critica pubblico

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critica pubblico

Nati nel 1959 dalla matita del fumettista Peyo, i Puffi sbarcano per la prima volta al cinema ricreati in computer grafica. Inseguiti del loro acerrimo nemico Gargamella (poteva forse mancare?), i piccoli ometti blu si avventurano pericolosamente fuori dal loro villaggio. Attraverso un magico tunnel vengono trasportati dal loro mondo al nostro atterrando a New York, nel bel mezzo di Central Park. Escogitare il modo di tornare al villaggio diventa per loro vitale se non vogliono essere catturati dal malvagio stregone, un copione classicissimo. Live-action e animazione al computer si mescolano con uno strano effetto nostalgico (per chi vedeva i Puffi in TV tra gli anni 70 e 80) esaltato dal 3D. Una curiosità: la voce di Puffetta nella versione originale appartiene nientemeno che alla cantante Katy Perry.

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La vita e la musica di Vasco Rossi, dopo aver conquistato gli stadi, approdano anche al cinema. Attraverso il racconto e le canzoni del cantante di Zocca, e con l’ausilio di un ricco materiale di repertorio, il film regala un intimo e inedito ritratto dell’unica vera rockstar italiana (appena prima delle sue dimissioni dal ruolo!). Lo scomparso scrittore Pier Vittorio Tondelli già scriveva alla fine degli anni 80 che “Vasco, con la sua faccia da contadino, la sua andatura da montanaro, la sua voce sguaiata da fumatore, il suo sguardo sempre un po’ perso, diventava l’idolo di una diversità, di un farsi i fatti propri, di un non volersi irreggimentare che trovarono pronta e osannante una moltitudine di ragazzini”. Il 5 settembre il film sarà presentato alla Mostra del Cinema di Venezia con un evento musicale live (sempre che il rocker riesca a presenziare).

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Box office 3D: Il film dei film Italia, 2011 Cast: Ezio Greggio, Gigi Proietti, Antonello Fassari, Maurizio Mattioli, Enzo Salvi, Anna Falchi di Ezio Greggio critica pubblico

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Mentre Hollywood sta sfornando ben 27 sequel in un solo anno per sfruttare il più possibile i generi e i personaggi ai quali il pubblico è affezionato, Ezio Greggio si diverte a prendere in giro questo fenomeno con una sequenza di parodie delle serie cinematografiche di maggior successo degli ultimi anni. Presi di mira sono film come Il Codice da Vinci, Il gladiatore, Il signore degli anelli, Fast and Furious, la saga di Harry Potter, quella di Twilight e naturalmente il campione d’incassi Avatar. Ezio Greggio non ha bisogno di presentazioni. Già nel 1994 aveva realizzato un film parodistico, Il silenzio dei prosciutti. Ma anche senza aver visto i suoi precedenti film si sa cosa aspettarsi da Box office 3D, primo film italiano da vedere con gli occhialini.



WHAT’S NEW Videogames

F.3.A.R.

(Day 1 Studios)

Disponibile per: X-Box 360/Ps3 Genere: Shooter

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Chi nel 2006 ha vestito i panni di Point Man nel primo episodio del noto sparatutto targato Monolith/Day 1 Studios rimarrà un po’ spaesato di fronte all’incipit di questo secondo sequel: il fantasma di Paxton Fettel - il nostro nemico di F.E.A.R. 1 - viene in nostro soccorso e ci libera dalle grinfie dell’Armacham Technology Corporation, un’organizzazione militare da sempre avvolta nel mistero e dagli intenti a dir poco disonesti. Si forma quindi una strana alleanza, con l’obiettivo comune di giungere ad Alma Wade, la bimba dai temibili poteri psichici che a tutti gli effetti è la vera protagonista della serie.

Nel corso dell’avventura - giocabile sia nei panni del “buono” Point Man che in quelli del “cattivo” Paxton Fettel - ci imbatteremo in personaggi chiave come Michael Beckett (protagonista di F.E.A.R. 2) e Harlan Wade (lo scienziato fondatore di Project Origin nonché padre di Alma), in un susseguirsi di intrecci come al solito ottimamente congegnato. Dal punto di vista del gameplay, F.3.A.R. rimane fedele alla sue radici: avremo quindi a disposizione il fantomatico Reflex Time, potere che ci consente di rallentare tutto quello che si muove intorno a noi per affrontare i momenti più complicati con un po’ di vantaggio. Sono invece inedite le modalità di combattimento nel caso si decida di utilizzare Fettel, che ricorre ad abilità soprannaturali tipo

la facoltà di impossessarsi dei nemici o di attaccarli dalla distanza mediante telecinesi. Menzione d’obbligo per il divertentissimo comparto multiplayer, che si articola in 4 modalità: Contractions (dove lo scopo è sopravvivere ad ondate di nemici), Soul Survivor (dove uno dei quattro giocatori è uno spettro e deve impossessarsi e trasformare gli altri prima dello scadere del tempo), Soul King (dove invece tutti i giocatori sono spettri e dovranno collezionare le anime degli altri) e la punta di diamante Fucking Run (in cui i quattro giocatori dovranno farsi strada tra i nemici collaborando e scappando dal Muro Della Morte eretto da Alma, che li insegue ad una velocità spaventosa rendendo il tutto frenetico e delirante).

Deus Ex: Human Revolution (Eidos Montreal)

Bastion (Supergiant Games)

Disponibile per: Xbox360/PS3

Disponibile per: Xbox360

Genere: Shooter/RPG

Genere: Action/RPG

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HHHH

Adam Jensen è un ufficiale responsabile della sicurezza delle Sarif Industries, una compagnia tecnologica specializzata in biomedicina che nell’anno 2027 sta conquistando il mondo con il suo credo: sostituire arti reali con protesi meccaniche ed operare innesti nuerali per migliorare la vita è ormai pratica comune, e il confine tra uomo e macchina si riduce in maniera eclatante. Nel corso di un attacco Adam ha la peggio; l’unico rimedio alla sua morte sono una serie di innesti tecnologici nel suo corpo, fatto che al suo risveglio lo turberà non poco. L’avventura comincia qui, con Jensen alla ricerca dei motivi che hanno fatto si che perdesse parte della sua umanità. Human Revolution (prequel dell’originale Deus Ex) è uno shooter in prima persona dall’anima stealth: il giocatore è portato dalle situazioni di gioco a muoversi con cautela, evitando fasi “Rambo”. Come i suoi predecessori si avvale di una marcata impostazione RPG: sta a noi decidere come evolvere il personaggio, cosa che di conseguenza determinerà il nostro stile di gioco.

Essere indie - come insegna la musica - non è sempre una sfortuna. A fare da contraltare alla posizione di partenza sfavorevole per quanto riguarda mezzi, risorse disponibili e notorietà, c’è un vantaggio che non va sottovalutato: si può osare molto di più. La libertà d’azione spesso dà vita a giochi che riescono a distinguersi dalla massa, stimolando l’immaginazione attraverso disegni e ambientazioni al di fuori dell’ordinario. È questo il caso di Bastion, un titolo a metà tra azione e gioco di ruolo che a livello grafico e sonoro sfiora la perfezione. La voce calda di un onnipresente narratore ci racconta le gesta di The Kid, eroe sopravvissuto alla cancellazione del mondo, nel suo disperato tentativo di raggiungere Bastion, il luogo che avrebbe dovuto difendere il suo popolo dall’attacco della Calamità. Nel corso dell’avventura The Kid dovrà creare il suo arsenale, utilizzare abilità speciali al prezzo di un goccio di whiskey e cercare tesori nascosti. Poetico e misterioso, Bastion è un gioco che provoca un’assuefazione forte e positiva.

Blueglue consiglia:

Libri

Titolo/Store

Consigliato a chi...

From Dust (Xbox Live - Marketplace) Catherine (PS3 - Xbox 360) The Legend Of Zelda: Ocarina... (Nintendo 3DS)

...si sente in grado di affrontare catastrofi e di difendere un mondo nei panni di una divinità. ...ha voglia di una delirante avventura psicologica, ostica ed estremamente brillante. ...a chi? A tutti. Si può forse sbagliare scommettendo su un episodio di Zelda?

A cura di Stefano Gilardino

Max Décharné

E. Porzioni - Prince Greedy

Fred Vargas

A Rocket In My Pocket

Amy Winehouse - Fino alla morte (Chinaski Edizioni)

La cavalcata dei morti

(Arcana)

Un libro sulla musica scritto da un musicista, ma non solo. Oltre a essere stato il batterista dei Gallon Drunk (e ora frontman dei Flaming Stars), Décharné è anche scrittore e giornalista, nonché appassionato di rockabilly, tema su cui verte questo suo saggio, A Rocket In My Pocket, “storia vera del rockabilly” che traccia la parabola di un suono crudo e non edulcorato, dagli esordi di Elvis nel 1954 ai Sun Studios, passando per le leggende Jerry Lee Lewis e Wanda Jackson.

Ancora non si sono spenti gli echi della tragica scomparsa di Amy Winehouse ed ecco comparire puntualmente le ristampe dei suoi dischi e degli instant book che cercano di raccontare con dovizia di particolari la breve parabola di una delle artiste più talentuose degli ultimi anni. Fino alla morte cerca di esplorare a fondo le cause di una terribile fine raccontando la sua storia, i suoi amori turbolenti, gli eccessi con alcol e droghe e, per fortuna, anche il suo lascito musicale.

ONSTAGE

60

SETTEMBRE

(Einaudi)

Tre anni dopo il suo ultimo romanzo, Un luogo incerto, torna una delle migliori scrittrici noir con il nuovo capitolo della saga del commissario Adamsberg. Il quale, per l’ennesima volta, deve lasciare l’amata Parigi per indagare su alcuni delitti commessi in Normandia, omicidi che paiono scaturire dal Medioevo, da un gruppo di cavalieri spettrali chiamati La Schiera Furiosa. Straordinario e ricco di fascino, come sempre quando si tratta della scrittura della Vargas.



COMINGSOON ottobre

I biglietti del tour dei Negramaro sono in vendita presso i negozi Fnac!

Negramaro

D

opo aver posticipato il tour già sold out, la band salentina ha ripreso il suo viaggio, tornando alla grande. Prima tappa l’Heineken Jammin’ Festival dove i Negramaro hanno messo a punto quel set che porteranno in giro per tutta Italia a partire da ottobre. Giuliano ha risolto i suoi problemi alle corde vocali e ora, sta «meglio di prima. L’intervento è stato un’operazione di routine, tantissimi si operano per questo problema». D’altronde, la carriera di Giuliano è iniziata vent’anni fa, ed è normale che nel tempo possano esserci dei problemi di logorio. È stata dura però spostare il tour, «un trauma incredibile, per il quale ho voluto muovermi nella maniera più sincera possibile, non usando comunicati stampa ma scrivendo una lettera attraverso il fan club, attraverso Facebook, ovunque si potesse comunicare a livello personale quello che stava succedendo. E il ritorno dei fan è stato incredibile».

live

Ora Giuliano è pronto a tornare sul palco, con un tour che «avrà un lato antologico, riprenderemo canzoni del passato mescolandole al repertorio di Casa 69. Il tour sarà uno spettacolo molto più rock, che riprenderà l’album». Un disco forte che riprende le tinte scure della situazione contemporanea, evidenziata dal pensiero della band che, però, in tutti questi anni di merda vede anche «una ginestra, c’è sempre una cosa positiva: c’è chi vincerà questo temporale e saremo noi, noi persone, noi italiani». Giuliano crede nel lato umano del popolo italiano, sopportando poco, però, che «le piazze stiano morendo, i centri, i centri storici pazzeschi. La bellezza della vita italiana, Roma su tutte, credo sia stata un esempio per tutto il mondo. Si sta perdendo la vita in mezzo alla strada, alla gente. Questo contatto diretto è importantissimo. Non penso sia tanto difficile capire che ora l’uomo politico si stia facendo i cazzi suoi, che stia pensando veramente poco. C’è un abuso

della parola ‘libertà’ in tutte le salse politiche: viene proposta come ideale, ma se la libertà deve essere ‘commerciale’ a discapito di tutti, di altri individui, non è più libertà. Secondo me il popolo italiano, tutti noi, dovremmo essere rieducati alla libertà sociale. Parlare di libertà, difendere la libertà mi intimorisce, perché se c’è bisogno di sostenerla vuol dire che non ce n’è». Temi forti che Casa 69 riprende fin dal titolo, perché è un disco «della libertà sociale. ‘Io’ non esiste senza di noi: stare insieme, condividere, non a caso abbiamo scelto il nome Casa 69: abbiamo voluto partire da un luogo che è una casa, dal nostro piccolo esempio dove tutti noi viviamo. In un contesto così familiare con persone che di familiare non hanno niente. Ora ti portano a pensare che non è possibile, oggi è tutto ‘io’, da solo, a casa, devi avere tutto a disposizione. Ti vogliono far credere di non aver bisogno dell’altro». Prima data: 1 ottobre, Pesaro. Per sentirsi a Casa.

04-05-07/10 Roma, 12-13-15/10 Milano, 18-19/10 Torino... Il calendario completo su onstageweb.com

Da sinistra: Danilo Tasco (batteria), Ermanno Carlà (basso), Andrea De Rocco (campioni, tastiere), Giuliano Sangiorgi (voce e chitarra), Andrea Mariano (tastiere), Emanuele Spedicato (chitarra).

» Beady Eye 07/10 Roma 08/10 Padova » Alice Cooper 12/10 Roma 13/10 Padova 14/10 Trezzo d’Adda (MI) » Alter Bridge 22/10 Sesto S.G. (MI) 24/10 Bologna

25/10 Roma 26/10 Pordenone

17/10 Roma 18/10 Conegliano (TV)

21/10 Bologna 22/10 Brescia

18/10 Torino 21/10 Milano

» Anna Calvi 20/10 Milano 21/10 Firenze 22/10 Roma

» Michael Franti 17/10 Nonantola (MO) 18/10 Roma 19/10 Milano

» Guano Apes 23/10 Roma 24/10 Milano

» Hurts 26/10 Milano

» Architecture in Helsinki 15/10 Bologna 16/10 Mezzago (MI)

» Mario Biondi 08/10 Mantova 11/10 Genova 13/10 Firenze 15/10 Padova

» I Cani 08/10 Roma 14/10 Perugia 15/10 Torino

ONSTAGE

62

SETTEMBRE

» J-Ax 01/10 Brescia 06/10 Pescara 07/10 Napoli 08/10 Castellaneta M. (TA) 10/10 Roma

12/10 Firenze 14/10 Torino 15/10 Villafranca (VR) 18/10 Milano 21/10 Padova 22/10 Rimini » Max Gazzè 08/10 Ravenna » The Kooks 27/10 Milano




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