ONSTAGE magazine N째 20 MAGGIO 2009
LAURA PAUSINI TIZIANO FERRO GIORGIA SIMPLY RED PINO DANIELE VELVET
6 // editoriale
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poche chiacchiere
Tutti i locali di Milano e Roma dove trovi Onstage Magazine
DI DANIELE SALOMONE
Ogni mese il rito dell’editoriale. Un pezzo (possibilmente) breve che può avere svariate funzioni, assumere infiniti significati. La “vecchia scuola” lo vuole come articolo con cui esprimere, attraverso le parole del direttore, la posizione dell’intero prodotto editoriale, quotidiano o periodico che sia. Molti lo usano come anteprima dei contenuti o per giustificarne la scelta. Nei magazine più cool l’editoriale è il momento giusto per gonfiare il petto fino a far saltare tutti i bottoni della camicia, quando non lo si usa per prendere posizioni contro, che fa molto figo. Ora, che fare quando l’editoriale apre un magazine che parla di musica senza alcun tipo di architettura? Si può comunque scegliere una delle opzioni sopra descritte, per carità, tutte legittime. Oppure si possono cercare le parole per provare a descrivere l’indescrivibile, ovvero l’amore per quella misteriosa alchimia di melodia e ritmo di cui racconta ogni pagina. Quell’amore che traspare leggendo qualunque pezzo parli di musica, bello o brutto che sia: non c’è editorialista, giornalista o pubblicista che scriva di musica senza esserne profondamente innamorato. Ci vuole un’infinita dose di passione per servire qualcosa o qualcuno (a meno che non si venga obbligati, ma non è questo il caso) sapendo che nessuno si curerà davvero del servo. Del resto, quando la posta in gioco è così alta nessuno presta attenzione a chi fa il mazzo. Rileggo con calma il nero che è appena finito sul bianco. In questo editoriale non si parla dei contenuti del magazine. Anche perché i contenuti parlano da soli, specialmente quando si chiamano Laura Pausini, Tiziano Ferro, Giorgia e, dulcis in fundo, Bob Dylan. E’ un editoriale che non esprime una posizione, non gonfia il petto e non ce l’ha con nessuno. Forse, non è un proprio un editoriale. Pazienza, chi l’ha scritto c’ha messo il cuore.
Direttore Responsabile Emanuele Vescovo Direttore Editoriale Daniele Salomone d.salomone@onstageweb.com Art Director Federico Riva f.riva@ineditweb.com Progetto grafico Inedit srl via Pietrasanta, 12 20143 Milano info@ineditweb.com Rock ‘n Fashion Fabrizio Silvio Turrà
Hanno collaborato a questo numero: Andrea Beretta, Karin Kellner, Massimo Longoni, Roberta Maiorano, Gianni Olfeni, Silvia Pellizzon, Virginia Ricotta, Marco Rigamonti, Giorgio Rossini, Silvia Sacco, Davide Zucchi. Pubblicità Areaconcerti srl via Pietrasanta, 12 20143 Milano tel. 02.5695313 Luca Seminerio l.seminerio@onstageweb.com Francesco Ferrari f.ferrari@onstageweb.com Eileen Casieri e.casieri@onstageweb.com
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ON STAGE MAGAZINE_ON TOUR_APRILE 2009
Stampa Centro Stampa Quotidiani Spa Via dell’Industria, 52 25030 Erbusco (BS)
Web http://www.onstageweb.com Onstage Magazine Registrazione al tribunale di Milano N°362 del 01/06/2007
Laura Pausini 3 Aprile – Bologna, Futur Show Station - 5 Aprile – Brescia, Fiera Brixia Expo -14 aprile - Milano, Forum Assago - 20 aprile Genova, Vaillant Palace - 22 Aprile – Milano, Forum Assago - 23 Aprile – Milano, Forum Assago - 24 aprile - Milano, Forum Assago Tiziano Ferro - 20 Aprile – Torino, Palaisozokai - 22 Aprile – Firenze, Nelson Mandela Forum - 24 Aprile – Treviso, Pala Zoppas 30 Aprile – Brescia, Palabrixia - Bob Dylan - 15 Aprile – Milano, Forum - 17 aprile - Roma, Palalottomatica GIORGIA - 15 APRILE Palalottomatica di Roma - 17 APRILE Datchforum di Assago Milano
onstage / maggio 2009
MILANO Bar Magenta BhangraBar Biblioteca Sormani Blender Bond Cafe Milano Cargo Colonial Caffè Cuore Deseo Elettrauto Cadore Expoit Frank Café Fresco Art Good Fellas Ied Item Jamaica Julien Café Kapuziner La Bodeguita del Medio La Fontanella Le Coquetel Le scimmie Lelephant Mom Morgans Pacino Café Pharmacy Store Radetsky Reefel Roialto Café Sergent Peppers Skip Intro Stardust Tasca Trattoria Toscana Twelve Volo Yguana ROMA 200 gradi 3 jolì american bar Anima Bali Circolo degli artisti Latte piu’ Comingout Club 32 Express St’a Salotto 42 Emporio caffe’ Chakra caffe’ Caffe’ friends Stairs club Freni e frizioni Casina dei pini Mom art Le sorelle Sugar c Caffe’ letterario Blob Blow club
Book Brasia Bulldog inn Charity cafè Club akab Deja’ vu Distillerie clandestine Fashion bar Fonclea Gregory’s jazz club Gusto I giardini di adone Il Bidone Il boom La locanda blues L’alibi Le Coppelle 52 Penny Lane Pride Pub Friend’s Art Café Birreria Martini Birreria Marconi Antilia Trillo Pub Fata Morgana Crazy Bull Take it easy café Simposio Mondo Perduto Pub Tumbler Black Falcon Roma Q’s Pub Barbagianni Rock Castle Café Old Trafford Coyote On The Rox Morrison’s Jamboree Il Barone Rosso Lettere cafè L’infernotto Living room cafè Locanda atlantide Magnolia Meo pinelli Micca club Mojbha Nag’s head New scarabocchio Open music cafè Open wine cafè Ore 20 Punto g Secrets cafè Sgt. pepper’s pub Sotto casa di andrea Sotto sotto Tam tam Tantra pop gallery Trinity college Tumbler Vinoteca novecento Zen.0
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8 //indice
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LIVESTYLE la musica letta dal vivo
10 ontour Gli appuntamenti live di marzo da non perdere: David Byrne, Marlene Kuntz, Biagio Antonacci, Marianne Faithfull e tanti altri.
16. LAURA PAUSINI
Successo, successo e ancora successo. Eppure Laura non si scompone di una virgola.
38 coming soon A maggio, dopo una vita, tornano in Italia i Simply Red di Mick Hucknall. E poi continuano i tour di Laura, Tiziano e Giorgia.
40 rock ‘n fashion Ospiti della rubrica moda di questo mese sono i Velvet. Quelli che una volta suonavano in una boy band e adesso fanno sul serio.
22. TIZIANO FERRO
Abitante del mondo, paladino del pop colto. Tiziano è il primo di una nuova generazione di cantautori.
50 what’s new La ristampa di Ten dei Pearl Jam, il nuovo di Pino Daniele, Mostri contro alieni e i soliti consigli per passare la notte davanti ad una consolle.
54 onstage chiama deejay
28. GIORGIA
Radio Deejay e Onstage non c’è verso che si separino. E’ la volta di Andrea&Michele, esperti di realtà parallele.
Il padrino del folk è salito su un treno cinque decenni fa. E non ha alcuna intenzione di scendere.
FACE2FACE 34. SIMPLY RED
Confrontarsi con il passato è un lavoraccio. Ma prima o poi tocca a tutti. Anche a Giorgia.
onstage / maggio 2009
12. Pino Daniele 14. Simple Minds
10 //ontour
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APRILE
Gli appuntamenti live di questo mese
Biagio Antonacci 03/04 Acireale (CT) 04/04 Caserta
06/04 Roma 09/04 Milano Quella tra Biagio e il suo pubblico è una storia d’amore che dura da parecchi anni e che non sembra destinata ad esaurirsi. Almeno finchè l’artista milanese avrà voglia di continuare a regalare spettacoli ed emozioni presentandosi puntuale su tutti i più prestigiosi palchi d’Italia. Come quest’anno, in cui Biagio ha suonato decine di volte da nord a sud; prima la tranche teatrale, ribattezzata “Anima intima”, in cui è salito sul palcoscencio accompagnato solo dal fidato Saverio Lanza, e poi, dalla metà di marzo, quella più energica nei palazzetti, con la band, voluta per sfogare la sua “Anima rock”. Quest’ultima parte della tournè 2009 non è ancora finita. Ad aprile ci sono altre quattro date, compreso il gran finale che andrà in scena a Roma (il 6) e Milano (il
David Byrne 19/04 Senigallia 20/04 Verona
21/04 Milano 22/04 Modena
Rivoluzionario, poliedrico e sempre al passo con i tempi: pochi come lui hanno saputo incarnare la figura dell’artista a tutto tondo senza mai cedere alla tentazione di vivere di rendita. Quello che nei decenni ‘70 e ‘80 ha fatto con i Talking Heads è un argomento più attuale che mai, visto il numero infinito di giovani band che hanno tratto ispirazione dalla new wave tutta. Il progetto insieme all’amico (nonchè produttore principale dei suoi Talking Heads) Brian Eno era già tornato d’attualità in occasione del venticinquesimo anniversario dell’uscita del capolavoro My Life In The Bush Of Ghosts datato 1981; l’anno scorso la reunion dei due si è concretizzata nel secondo album insieme, che ci porta a questo Everything That Happens Will Happen On This Tour. Eno, da buon topo di studio, sul palco non ci sarà; Byrne sarà accompagnato da una band da lui assemblata per suonare i pezzi dei due dischi appena citati e brani tratti da Remain In Light e Fear Of Music, firmati Talking Heads. Il tentativo è quello di legare il lavoro di due menti geniali che dura da ormai trent’anni, attualizzandolo (entro certi limiti, visto che sin dai tempi dell’uscita certe intuizioni erano decisamente avanti) e proponendo il materiale secondo la linea dell’electronic gospel
onstage / aprile 2009
9). Incuriositi da questa sua instancabile voglia di concerti, qualche tempo fa abbiamo rivolto a Biagio una serie di domande riguardo ai live. Soprattutto gli abbiamo chiesto quale, fra le tante dimensioni in cui si è esibito, sia la sua preferita. La risposta è stata decisamente significativa: “Amo tutte le dimensioni del live. Ancora prima che la mia carriera iniziasse, vent’anni fa, cantavo nei piano bar, poi, dopo i primi dischi, nei club o nei teatrini di provincia. Da li sono arrivato alle piazze di paese fino a quelle delle città più importanti. Il passo successivo sono stati i palazzetti. Fino a coronare il magico sogno di San Siro. Eppure sento sempre la stessa grandissima emozione”. Quella che riesce a trasmettere ai suoi fan ogni volta che sale sul palco.
Pacifico
Nek
15/03 Milano
Per tutte le date, info su www.livenation.it
E’ una delle ultime, in ordine temporale, scommesse vinte da Caterina Caselli. Pacifico, che di album ne ha già fatti quattro, è finalmente riuscito ad esprimere tutto il talento che “Casco d’oro” aveva visto in lui fin dal principio. Dentro ogni casa ha ricevuto ottimi giudizi (anche da noi di Onstage): la solita ottima scrittura, che ha attirato l’attenzione di grandi artisti a cui l’autore milanese ha “regalato” pezzi, vedi Gianna Nannini, arrangiamenti raffinati e melodie delicate, uniti ad una nuova qualità vocale. Insomma, un gran disco. Seguito da una voglia matta di spettacoli dal vivo. “Volevo andare in giro a suonare tanto e la mia richiesta è stata soddisfatta oltre le aspettative” ci ha raccontato un paio di mesi fa. “Per questo ho messo su una formazione ‘pieghevole’, mutevole a seconda dei posti. Io canto e racconto della mia storia dove sento che c’è interesse. Abbiamo allestito una cosa molto agile con i miei collaboratori (Alberto Fabris all’elettronica e contrabbasso, Gianluca Mancini al pianoforte e Antonello Leofreddi alla viola), per poter saltare su un furgone e andare ovunque. A questo primo giro saremo nei club come trio. Poi ci sarà una tranche estiva, un po’ più ambiziosa e poi, forse, una invernale esclusivamente teatrale”. Ce n’è per tutti i gusti.
“Affronto questo periodo con sensazioni positive. Entusiasmo e aspettative sono in crescita perché sono decisamente soddisfatto di quello che ho composto, ogni canzone è un’isola, il sound che ho cercato di dare al disco non è monocorde ma sfaccettato. Non voglio parlare di rivoluzione personale, piuttosto di evoluzione. La musica è davvero un viaggio senza fine”. Un’altra direzione era uscito da poche settimane (il 30 gennaio per la precisione, la chiacchierata con Onstage è datata metà febbraio) e Filippo Neviani, che conosciamo meglio come Nek, sprizzava entusiasmo. Ci aveva visto lungo e i numeri parlano chiaro: ha dominato le classifiche italiane per parecchio tempo e solo il Sig. Springsteen e gli U2 sono stati in grado di spodestarlo. E come vuole la tradizione, esce il disco e si prepara il tour. Che, almeno per questo inizio di primavera, ha un sapore diverso dal solito. Sono infatti i teatri ad ospitare Nek: “L’idea di portare il rock in un teatro è stimolante. Le scenografie cercano di interpretare l’attitudine teatrale e gli arrangiamenti sono un giusto mix di classico e moderno”. Chiarissimo. Dopo la data zero del 24 marzo al Teatro Regio di Torino, il tour proseguirà fino a maggio. E chissà che dopo i concerti a teatro, Nek non decida di prendere un’altra direzione, quella dei concerti all’aperto.
ontour \\ 11
Nomadi 01/04 Chianciano Terme (SI) 06/04 Milano 07/04 Roma
Marlene Kuntz 17/04 Roncade (TV) 24/04 Trezzo sull’Adda (Mi) 25/04 Firenze
29/04 Salerno 30/04 Sant’Andrea Delle Fratte (PG)
Freschi del successo della recente tournée teatrale, con cui hanno accompagnato l’uscita del primo Best Of, i Marlene Kuntz tornano a scaldare gli amplificatori con volume e feedback. Le nuove date del tour, partito il 26 marzo dallo storico locale londinese Dingwalls, vedono, infatti, il gruppo piemontese tornare nei club di tutta Italia in assetto elettrico, per regalare al pubblico le chicche di questi vent’anni di carriera affiancate dalle produzioni più recenti. Tra le novità in programma segnaliamo la presentazione di un brano inedito, dal titolo Canzone in prigione, tratto dalla colonna sonora del nuovo film
di Davide Ferrario, Tutta colpa di Giuda (nelle sale italiane dal 10 aprile) in cui potremo ammirare Cristiano Godano per la prima volta cimentarsi nel ruolo di attore. Dopo la prima data londinese i Marlene portano alle orecchie e al cuore dei propri fan il rock intellettuale e viscerale, riflessivo e passionale che li caratterizza da sempre. Questa la formazione con cui si presentano sul palco: oltre al frontman Cristiano Godano, al batterista Luca Bergia e al chitarrista Riccardo Tesio, ci sono Davide Arneodo alle tastiere, violino e percussioni e Luca “Lagash” Saporiti al basso.
Dopo aver festeggiato (l’anno scorso) i 45 anni di attività, la storica rock band italiana torna ad esibirsi dal vivo. In concomitanza con il lancio del nuovo disco, Allo specchio, parte in aprile il lungo tour dei Nomadi. Prime tappe dopo la data zero di Chianciano: i teatri di Milano, Roma e Firenze. E’ un’ottima occasione per ascoltare i successi vecchi e nuovi (si dice che questo album sia il migliore degli ultimi dieci anni) che hanno fatto, e fanno, cantare insieme diverse generazioni. In alcune date è prevista la presenza di Pau Donès, leader dei Jarabe De Palo, cantautore spagnolo protagonista dei tormentoni La flaca, Depende e Bonito. Il gruppo emiliano non è nuovo ad ospitare artisti di una certa fama; alcuni brani del precedente album erano, infatti, suonati insie-
19/04 Firenze 26/04 Taio (TN)
me al trombettista jazz Paolo Fresu. I Nomadi continuano a raccontare storie di grande attualità e mantengono intatta la voglia di cambiare il mondo a colpi di canzoni che li caratterizza fin dal lontano 1963. Che poi è il principio movente di chiunque suoni rock. Dei concerti si sa poco o niente, se non che chiuderanno, come di consueto, con Canzone per un’amica, Dio è morto (scritte da Guccini) e la famosissima Io vagabondo seguita dall’immancabile Te Deum (il cui tema è conosciuto ai più come sigla finale delle trasmissioni nazionali in Eurovisione). Il “popolo nomade” si prepari.
Marianne Faithfull
Razorlight
18/04 Bologna
24/04 Milano
25-27-28/04 Roma
Oltre ad essere decisamente riduttivo, è quasi un’offesa riferirsi a lei come la “sopravvissuta dell’era sex, drugs & rock’n’roll”, focalizzando l’attenzione esclusivamente sui periodi bui della sua carriera o sui gravi problemi di salute che l’hanno costretta ad annullare gran parte delle date previste per il 2008. A Bologna e a Roma si esibirà un’artista dalla carriera quarantennale, capace di fronteggiare e sconfiggere le difficoltà nate dai suoi eccessi giovanili, parzialmente giustificati da una vita consumata nella bollente Swinging London al fianco di un catalizzatore mediatico come Mick Jagger. Easy come easy go è il suo 22esimo album e oltre alla musica ci sarà spazio anche per le letture in stile teatrale a lei tanto care, accompagnate da orchestre classiche.
Giovani, irriverenti, divertenti. Indie rock con radici nel miglior cantautorato folk. Ecco alcune parole per definire lo stile degli inglesi Razorlight, giunti con Slipway Fires alla loro terza, riuscita prova in studio. Considerati la risposta inglese agli Strokes, hanno conquistato il pubblico grazie allo spessore delle esibizioni dal vivo: persino il leader dei Killers, Brandon Flowers, ha solo parole buone per loro : “Sono cresciuti e ora hanno un sound caratteristico. Slipway Fires è incredibile”. Per chi è curioso di vedere il quartetto in azione, l’appuntamento è per il 24 aprile a Milano, unica data italiana.
12 // face to face Pino Daniele
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‘O PERIMENTATORE DI ROBERTA MAIORANO
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Ci sono stati tanti cambiamenti nella mia vita, ma quello che invece non cambia mai è il desiderio di studiare continuamente sulla mia chitarra e di esplorare territori nuovi
02/05 05/05 12/05 14/05 19/05 21/05 24/05
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PINO DANIELE LIVE SAINT VINCENT (AO) FIRENZE CESENA ZURIGO BERGAMO MONACO BENEVENTO
foto: JASMINE BERTUSI
Vedi Napoli e poi muori. Sarà anche vero, ma Pino Daniele, napoletano verace, non ci ha fatto caso più di tanto. Non ha saputo resistere al fascino di popoli, terre e culture anche lontanissime dal Vesuvio. Da trent’anni la musica di Pino è sempre alla ricerca di nuovi approdi, vicini o lontani che siano. Come ci arriva? Con sperimentazioni e marmellate varie.
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erfino quando parla al telefono, il “nero a metà” sembra che canti. La sua voce è soffice e intensa e la semplicità con cui parla di sé riesce a scavare qualcosa dentro chi ascolta. Ci si può perdere nei racconti di Pino Daniele, dimenticandosi delle lancette dell’orologio, sempre troppo veloci. Del resto stiamo parlando di un artista che, in trent’anni di carriera, ha attraversato un intero universo sonoro, insieme ad alcuni dei migliori musicisti al mondo, plasmando la melodia partenopea con rhythm’n’blues, jazz e tanto altro. Parla con pacato entusiasmo di Electric Jam, il suo ambizioso progetto discografico di cui è da poco stata pubblicata la prima parte (la seconda, Acustic Jam, uscirà in novembre). L’idea era quella di creare due tempi artistici ed esprimere due mini concetti musicali: uno prettamente elettrico e l’altro totalmente acustico. Il costo dei due dischi è accessibile a tutti (9.90 €, nda), quasi come un singolo. Mi sembra una cosa giusta, no? In oltre 30 anni di carriera la musica di Pino Daniele non si è mai fermata, si è contaminata con il blues, la fusion e sonorità cubane, nordafricane e mediorientali. Chi ha amato la sua arte ha potuto arricchirsi così come si è arricchito Pino. Quanto di questo straordinario passato in quest’ultimo lavoro? Penso che il passato sia importantissimo. Serve per costruire ancora, per misurarsi sempre, per superarsi e trovare nuovi stimoli. Ci sono stati tanti cambiamenti nella
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mia vita, è diversa anche la mia voce. Quello che invece non cambia mai è il desiderio di studiare continuamente sulla mia chitarra, esplorare territori nuovi cercando, oggi come sempre, di comunicare emozioni diverse. Come dire, il passato è importante a patto che non freni la voglia di affrontare in nuove sfide. Non a caso, per lanciare Electric Jam, o’ scarrafone ha scelto Il sole dentro me, pezzo in cui duetta con l’ex Articolo 31 J-Ax. Una collaborazione decisamente inaspettata. Quando me l’hanno presentato ho conosciuto un ragazzo con una musicalità spiccata e una grande potenzialità artistica. Mi stimolava l’idea di lavorare con lui, far incontrare il mio mondo con il suo, così diverso. Creare qualcosa insieme mi ha dato molta soddisfazione. Guarda caso il singolo, uscito il 6 marzo scorso, è stato lungamente in testa alla chart italiana, ennesimo successo di un artista che in fatto di collaborazioni illustri ne sa parecchio. Tanto per citarne un’altra, nell’ultimo lavoro di Pino Daniele c’è anche il batterista americano Vinnie Colaiuta, uno di quelli che suona solo con i big della musica mondiale. Ho sempre amato l’idea del gruppo, di artisti che fondono sonorità diverse, suonano insieme e si lasciano trasportare. La musica deve essere libera, senza limiti di cultura e di lingua, così come accade in America. Ecco perché mi piace circondarmi sempre di nuovi amici, anche sul palco. In questo tour sarò insieme ai miei fedelissimi, ma con qualche inevitabile sorpresa.
A proposito di tour, l’anteprima è stata una straordinaria serie di concerti al Blue Note di Milano, tempio del jazz, tra la fine di marzo e l’inizio di aprile. Volevo mettere in risalto il concetto di jam session che caratterizza entrambe la parti del mio nuovo progetto discografico, che pure hanno colori e sapori diversi. L’idea era quella di uno showcase in un ambiente intimo, come un club, che credo sia il luogo più adatto per ascoltare la mia nuova musica, ma anche per riproporre brani del repertorio con sfumature diverse. Sul palco mi hanno accompagnato i fedelissimi Alfredo Golino alla batteria, Gianluca Poggi alle tastiere e Matt Garrison al basso. Si parlava di sorprese prima, cosa ci dobbiamo aspettare da questo nuovo tour? Io sono uno sperimentatore, da sempre cerco di dare al pubblico qualcosa di speciale. La scaletta è piena di brani scritti tanto tempo fa, oltre, naturalmente, ai nuovi. Ma la magia nasce soprattutto dalla mia voglia di evoluzione, di crescita e di scambio musicale con chi collabora con me dal vivo.
14 // face to face Simple Minds
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ALIVE AND STILL KICKING
DI DANIELE SALOMONE
SIMPLE MINDS LIVE …SOON IN ITALY!
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Gli anni Ottanta sono stati l’ultima decade in cui l’immaginazione e la creatività musicale hanno dato vita a qualcosa di veramente originale
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Nell’anno in cui celebrano i trent’anni di carriera, i Simple Minds si rimettono in gioco con un disco e un (imminente) tour mondiale. La solita, scontata vittoria del cavallo favorito su cui è facilissimo puntare? Provate a chiederlo a Jim Kerr, scozzese purosangue e siciliano di adozione. Noi lo abbiamo fatto, ma a distanza di sicurezza.
C
ome si riesce a fare un buon disco dopo 30 anni di successi? Si può approfittare della strada che hai alle spalle e dell’esperienza. Ma in inglese diciamo “we want to have the cake and we want to eat it”. Per quanto ci riguarda significa che vogliamo essere fedeli alla nostra storia, ma anche essere contemporanei. Quando la pagina è ancora bianca e dobbiamo scrivere un pezzo nuovo non pensiamo “ehi, aspetta siamo i Simple Minds”, semplicemente cerchiamo di sistemare i pezzi del puzzle con la stessa carica e vitalità di un gruppo giovane. E’ in quel momento che esistiamo, il passato c’entra poco.
mai trovato il momento giusto per usarla. Poi l’anno scorso, mentre in treno uscivo da Londra, ho visto un ragazzo che scriveva “graffiti soul” su un muro. Un paio di mesi dopo stavo ragionando sulla musica dei Simple Minds e ho pensato che il nostro stile è scritto dentro di noi, è nel nostro Dna. E allora mi è tornata in mente questa idea di “graffiti soul”.
Di quali pezzi si compone il puzzle di Graffiti Soul? Abbiamo fatto un disco alla vecchia maniera, solo 8 pezzi per un totale di 38 minuti. Quando vedo album di 15 tracce penso “ma chi ha davvero 15 buone canzoni tutte insieme?”. La risposta è “nessuno”! Vogliamo fare più dischi, ma più corti, non serve aggiungere pezzi giusto per farlo. Quello che conta è l’essenza di un album. E il nostro è un disco dark, spero sexy. La nostra musica è sempre stata scura, credo che sia necessaria l’oscurità per dare la forza alla luce di liberarsi improvvisamente.
Si dice che gli anni Ottanta siano stati “brutti”. Eppure in giro ci sono solo grandi gruppi che nascono in quel periodo e band giovani che si rifanno a quel sound. Non sono un particolare fan della musica anni Ottanta, ma credo sia stata l’ultima decade in cui l’immaginazione e la creatività musicale abbiano dato vita a qualcosa di veramente originale, per lo meno nel mondo anglosassone. Nel 1989 ho sentito per la prima volta Lenny Kravitz perché un mio amico mi aveva detto “è fantastico”. Dopo il concerto ho chiamato quell’amico e gli ho chiesto “ma stai scherzando?”. Kravitz semplicemente ha rubato qualcosa che apparteneva al passato, il look, l’artwork, persino il microfono. La musica ha sempre rubato ma per metterci qualcosa di originale. C’è una grande differenza tra qualcosa di stupendo e qualcosa che ricorda qualcosa di stupendo.
Come siete arrivati al titolo? La parola “graffiti” mi è sempre piaciuta. Originariamente non si riferiva solo alla scrittura ma a tutto quello che era scolpito, aveva un significato un po’ più punk. Ma non ho
Siete pronti a tornare sul palco? Certo, cominciamo a fine maggio. Festival soprattutto, probabilmente anche in Italia, forse a metà luglio suoneremo in piazza San Marco a Venezia. Abbiamo sempre
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pensato ai Simple Minds come a una grande live band. Quando facciamo concerti non è solo musica, non sono solo hit. E’ qualcosa di più, è la nostra vita. Ce lo diciamo ogni sera. Per questo vogliamo sempre dare il 100%, non esiste andare sul palco e fare uno show mediocre. Non importa che ci siano 50 o 50mila persone, diamo sempre il massimo. Siamo animali e questo è il nostro istinto. E poi vogliamo rispettare l’investimento dei nostri fan. Non tanto per i soldi, ma per l’emozione. I ragazzi aspettano per mesi il concerto, ne parlano con gli amici. E noi andiamo sul palco mosci? Non esiste! La Sicilia è diventata la tua casa. Cosa ha più degli altri posti in cui sei stato? Non c’è un posto al mondo che mi faccia stare così bene. E quando ci sentiamo bene abbiamo anche più energia, lavoriamo meglio. Della Sicilia amo il fatto che sia il punto d’incontro tra Europa, mondo arabo e Africa; è come vivere sempre in bilico tra culture diverse. Per godermela al massimo vado a letto alle 9 di sera e mi sveglio alle 3 del mattino. L’alba in Sicilia è una cosa fantastica. Forse sono io che sono pazzo. La mia ragazza mi chiede sempre “ma perché ti svegli così presto?”. Il punto è che in quel momento è come se ci fossi solo io nel mondo. E non è male.
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APOLOGIA DELLA SEMPLICITĂ€ DI VIRGINIA RICOTTA
LAURA PAUSINI LIVE 03/04 05/04 07/04 14/04 16/04 17/04
Bologna Brescia Bolzano Milano Villorba (TV) Villorba (TV)
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19/04 20/04 22/04 23/04 24/04
Livorno Genova Milano Milano Milano
Laura Pausini\\ 17
Tra tutti gli aggettivi che giornalisti, critici e fan hanno usato in questi anni per lanciarsi in iperbolici tentativi di definire Laura Pausini, ‘semplice’ è sempre stato quello più azzeccato. Lo era ai tempi di Solitudine (e si parla del 1993, mica ieri) e lo è anche adesso, mentre è alle prese con un nuovo giro del mondo in chissà quanti giorni. Buon viaggio Laura.
É
l’ icona per eccellenza del pop italiano. Tanto grande da aggiudicarsi un Grammy Award nel 2006 (unica artista del Bel Paese a meritare questo riconoscimento dopo quasi 50 anni dalla vittoria di Domenico Modugno), tanto grande da essere la prima donna a riempire lo stadio Meazza di Milano (erano 70.000 a gremire San Siro il 2 luglio del 2007), tanto grande da avere all’ attivo quasi 100 dischi di platino e aver collaborato con artisti italiani e internazionali di enorme levatura, da Phil Collins a Michael Bublé, da Ray Charles a Luciano Pavarotti, da Julio Iglesias a Madonna fino ad arrivare al suo duetto con James Blunt, solo per citarne alcuni . Ma Laura Pausini indossa in maniera piuttosto anomala la sua veste di star, tanto da sembrare, a volte, del tutto avulsa dal contesto dello showbiz. La cantante romagnola non dà scandalo con comportamenti eccessivi, non imperversa sulle copertine dei tabloid con i suoi amori estivi, non picchia i fotografi, non partecipa a festini a luci rosse, non fa uso di droghe, non aderisce a strane sette, non ha bisogno di scegliere succintissime mise. E quasi ci suona strano, dato che, in tempi di lotte mediatiche tra Britney Spears e Lindsey Lohan, l’ attitudine delle pop star d’oltreoceano a questo ci aveva abituato.
Come? Invia un sms al 320.2043040 (al costo del tuo abituale piano tariffario) indicando il tuo indirizzo e-mail preceduto dal numero 125 (es.125luca@ gmail.com) e ricevi il reportage direttamente nella tua casella di posta entro 48 ore
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Non mi interessa trovare idee nuove per i miei dischi solo per stupire. Preferisco seguire il mio cammino, per me la musica riflette sempre le esperienze che ho vissuto
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Ricevi gratis nella tua casella di posta elettronica il reportage fotografico del tour di Laura Pausini!
Come se il successo, il talento e la notorietà fossero inversamente proporzionali alla lunghezza di una gonna. Laura urla al mondo che non è così, lo intona più che altro, con quella voce limpida e grintosa che gli è valsa la stima della leggendaria Barbra Streisand. E mostra a tutti come si possano vendere 45 milioni di dischi nei 4 continenti (ma è imminente anche la conquista dell’Australia, che sarà toccata da quest’ultimo World Tour 2009), cantando di sentimenti, facendo dichiarazioni di gossip solo riguardo alla propria volontà di diventare madre il prima possibile, accordando la propria preferenza all’imprecazione “porca vacca” e addirittura affermando che il proprio eroe dei fumetti sia Topolino. Insomma dichiara a pieni polmoni che il bene è ancora in grado di vincere sul male. La carriera ultraventennale dell’artista di Faenza, nonostante la sua giovane età (oggi quasi 35enne, esordì nel 1987 a soli 13 anni con l’album I sogni di Laura), è costellata di record e traguardi, sen-
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za che mai la sua determinazione sia trasformata in arroganza, senza mai andare oltre la sua sfera di competenza (nel 2005 rifiuta ruoli che non le competono come la richiesta di partecipare in qualità di attrice alla soap opera messicana La Madrastra, “la matrigna”), anzi mantenendo quel sostrato di umiltà e modestia che l’ ha tenuta in contatto diretto con il pubblico, nonostante la sua libera ascesa. Laura è la voce dei sentimenti semplici, di quella forza delle emozioni che, soprattutto in Italia, ha sempre vinto sulla presunta egemonia della ragione, è espressione della volontà di rimanere ancorati a quelle radici popolari e veraci che storicamente hanno caratterizzato la musica del nostro paese. La gente ha così avuto modo di riconoscersi in lei e nella lotta al superamento delle sue insicurezze che l’ha portata a diventare sovrana di un impero enorme, portavoce di milioni di cuori in giro per il mondo, esempio e sostegno per migliaia di persone in difficoltà (che Laura appoggia anche grazie alle sue opere di beneficenza, elencate nella sezione Charities del sito www.laurapausini.com ). Sembra ieri quando quella ragazzina timida faceva il suo ingresso sul palco dell’Ariston di Sanremo ‘93 sulle note de La solitudine (che, ancora oggi, è tra i preferiti del suo pubblico). Da allora sono passati 16 anni, 12 album editi di cui 8 anche in lingua spagnola, 6 tour mondiali. Ma Laura non sembra avere intenzione di
“
Dopo aver assistito ad uno spettacolo di James Blunt per Mtv, finito il concerto, sono andata nei camerini e senza giri di parole gli ho chiesto se volesse duettare con me
“
arrestare la sua furia. A novembre 2008 esce Primavera in anticipo, che debutta direttamente al primo posto della classifica italiana e in svariate top ten delle classifiche mondiali, non smentendo i pronostici e conferendo alla Pausini un ulteriore record: con la vendita di 140.000 copie in una sola settimana entra al dodicesimo posto della classifica degli album più venduti al mondo. Il disco rappresenta il perfezionamento degli ingredienti che hanno portato le ricette-Pausini ad essere storicamente vincenti, romanticismo, ottimismo, importanza dei rapporti umani (Invece no, primo singolo estratto da Primavera in anticipo, è un brano che affronta la presa di coscienza da parte della cantante del vuoto lasciato dalla scomparsa di sua nonna) storie concluse e speranze: “Non mi interessa trovare idee nuove per i miei dischi solo per stupire. Preferisco seguire il mio cammino, per me la musica riflette sempre le esperienze che ho vissuto. Primavera in anticipo è il racconto degli ultimi quattro anni. Un disco molto vario, mi piace definirlo ‘a stagioni’: l’inverno rappresenta il dolore, l’autunno è la riflessione, l’estate è la libertà e la primavera, la mia meta, la serenità”. Tra i 14 brani inediti, senza dubbio spicca il duetto con l’artista inglese James Blunt, incontro suggellato dal brano che dà il titolo all’album: “Dopo aver assistito al suo spettacolo per Mtv, finito il concerto, sono andata nei camerini e senza giri di parole gli ho chiesto se volesse duettare con me. ‘Per me va bene’ è stata la sua risposta ‘Ma solo se troviamo un pezzo che sia veramente nelle corde di entrambi’. Un approccio serio che mi ha intrigato ancora di più”. D’ altro canto il bel visino di Tidworth dopo la collaborazione ha detto di lei: “ Prima di lavorare insieme mi avevano parlato
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WE ALL LOVE LAURA PACIFICO
andasse benissimo, che non si annoiasse, che
“Sono molto affascinato dalla sua voce, perchè
non si arrabbiasse”
c’è una dimensione nella canzone che solo certe voci possono raggiungere e non basta
ROCCO SIFFREDI
il volume. Certe voci spalancano le finestre.
“Laura Pausini mi stupisce continuamente, è
Quella di Laura è un dono che non ha a che
la Madonna italiana. Se mi fa venire in mente
fare con lo studio, ma con il suo innato talento
qualcosa? E’ talmente una brava ragazza che
comunicativo”
non immagino nulla”
CARLO VERDONE
SAMUELE BERSANI
“Trovo che Laura sia una perla rara. Tra
“Laura canta il mio brano (Spaccacuore) in modo
raccomandati, sopravvalutati e miracolati lei
pregevole e per questo le ho rivolto i miei
riesce ancora ad emozionarmi. Mi piacerebbe
complimenti in occasione dell’ uscita dell’album
che cantasse in un mio film, lo renderebbe
Io canto”
sicuramente migliore. Con la sua voce riesce a tramutare in oro tutto ciò che canta”
LUCA JURMAN “Colpisce vederla a suo agio con qualsiasi star
TIZIANO FERRO
internazionale. La guardi e ti sembra normale
“Quando dovevo duettare con Laura non ci
che stia sul palco con queste artisti, che duetti
dormivo la notte, alla lettera. Volevo che tutto
con loro”
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p nei suoi tratti di riservatezza, come in quelli di maggior sfrontatezza, che le hanno permesso di cavalcare la cresta dell’ onda ormai da oltre 15 anni; ogni suo gesto sembra quindi confermare che la semplicità
“
Durante il tour mondiale voglio stancarmi al massimo per avere poi la scusa per fermarmi un po’, rilassarmi e realizzare tante altre cose
“
molto bene di Laura come cantante. Adesso che ci siamo conosciuti posso dire che è anche una donna latina travolgente con una forte carica sensuale”. E James non è il primo uomo di spettacolo ad aver subito il fascino latino di Laura che, qualche anno fa, pare abbia conquistato (e rifiutato) anche il poliedrico Jim Carrey. Dopo questo ennesimo obiettivo raggiunto, la Pausini è pronta per il World Tour 2009 che è partito da Torino il 5 marzo e si concentra sull’Europa in un primo momento, per poi andare a toccare tutti i continenti fino a giungere, entro la fine dell’anno, l’agognata Australia. “Voglio stancarmi al massimo per avere poi la scusa per fermarmi un po’, rilassarmi e realizzare tante altre cose” ha commentato riguardo alle oltre 30 date in programma solo in Europa, di cui quattro solo a Milano (14-22-23-24 aprile). Se questi numeri da capogiro, i primati e i premi non bastassero, da quasi tre anni, la ragazza della porta accanto più famosa dello stivale è stata insignita dell’onorificenza di Commendatrice della Repubblica italiana insieme a Andrea Bocelli ed Eros Ramazzotti, trio che la Pausini guida con classe nella rappresentanza dell’arte italiana all’ estero. Non c’è aspetto della vita di Laura che non rimandi alla sua genuinità,
(che sia o meno come riteneva Oscar Wilde la più irritante delle pose) è una carta vincente che parla alle coscienze di genti di estrazioni e culture diverse, molto più di quanto non facciano alcune, seppur scintillanti, costruzioni.
PAUSINI&FRIENDS Pochi artisti possono vantare tante collaborazioni illustri quante sono segnate nel curriculum di Laura Pausini. Tutto comincia nel 1993, con il brano Mi rubi l’anima, cantato in duetto con Raf. 1996 - Inesquecivel, versione portoghese di Incancellabile (1996), è incisa con Sandy & Junior, duo brasiliano di grande successo in terra carioca. 1997 - Durante il World Wide Tour, la Pausini sale sul palco con Julio Iglesias (Caruso) e Phil Collins (The Same Moon). L’ex Genesis le regala un brano, Looking For An Angel, inserito in La mia risposta, uscito alla fine del 1998. 1998 - E’ la prima di Laura al Pavarotti&Friends. Canta We Are The World insieme a Zucchero, Joe Cocker, Lionel Richie (e altri) e Tu che m’hai preso il cor proprio con Big Luciano. 2002 - Durante il World Tour, a Milano, Laura interpreta Tra te e il mare con Biagio Antonacci. Lo stesso anno canta Sei solo tu con Nek e si si esibisce a Los Angeles per le famiglie dei pompieri scomparsi l’11/09/01. Interpreta Todo para ti (di Michael Jackson) con Céline Dion, Mariah Carey, Gloria Estefan, Ricky Martin e Shakira. 2003 - Torna al Pavarotti&Friends e viene coinvolta da Elio e le Storie Tese nella registrazione di Pagano, per l’album Cicciput. 2004 - Resta in ascolto include Mi abbandono a te, scritta da Madonna, Vivimi, di Biagio Antonacci, e Benedetta passione, firmata dalla coppia Vasco Rossi - Gaetano Curreri. Niente male. 2005 - Laura Pausini canta Surrender To Love con il grande Ray Charles (contenuta in Genius&Friends), sale sul palco del Live 8 insieme a Claudio Baglioni (Mille giorni di te e di me), e duetta con Michael Bubblè in You’ll Never Find Another Love Like Mine. 2006 - Io canto include un duetto con Tiziano Ferro (Non me lo so spiegare) che i due interpreteranno sul palco di San Siro l’anno successivo. La Pausini torna a San Remo e oltre ad un medley dei brani presentati nelle edizioni ’93-’94, canta Nel blu dipinto di blu con Eros Ramazzotti. 2007 - Incide Vivere per il Best Of di Bocelli e Te amarè con Miguel Bosè, brano che i due interpretano dal vivo, a Milano. 2008 - Laura partecipa ad un concerto di beneficienza in onore di Pavarotti in Giordania. Canta Il mondo che vorrei e Caruso, in duetto con Jovanotti. Esce Primavera in anticipo: James Blunt duetta con Laura nella title track e Gianluca Grignani firma Prima che esci.
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MISTER MONDO DI DANIELE SALOMONE
TIZIANO LIVE 18/04 20/04 22/04 24/04 26/04 30/04 02/04 04/04
Rimini Torino Firenze Conegliano (TV) Padova Brescia Genova Milano
05/05 07/05 09/05 11/05 13/05 15/05 17/05 19/05
Milano Livorno Ancona Bologna Caserta Acireale Barletta Perugia
foto: NICOLAS GUERIN
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Tiziano Ferro \\ 23
Tiziano Ferro vive perfettamente calato nel suo tempo, abituato a viaggiare e a confrontarsi con una nazione che non ha confini. E’ nato a Latina, ha vissuto in Messico, in Spagna e dal 2005 si è stabilito a Londra. I suoi polmoni respirano l’aria del villaggio globale. La sua musica si nutre di cultura internazionale. Alla faccia di chi sostiene che la musica italiana è troppo provinciale. Lo abbiamo incontrato a Milano qualche settimana prima che iniziasse il tour.
L’
Come? Invia un sms al 320.2043040 (al costo del tuo abituale piano tariffario) indicando il tuo indirizzo e-mail preceduto dal numero 223 (es.223luca@ gmail.com) e ricevi il reportage direttamente nella tua casella di posta entro 48 ore
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so, norvegese, pur senza capire una parola di quello che canto. Secondo me la musica è un linguaggio universale. Ma allora è falso che la lingua è l’unico vero ostacolo per gli artisti italiani all’estero? E’ un problema, inutile prendersi in giro. La musica si muove ovunque attraverso i soliti canali tradizionali ed è oggettivamente difficile che sia dia molto spazio agli artisti italiani in Paesi in cui non si parla la nostra lingua. E’ ovvio che facciamo fatica. Addirittura ci sono Stati come la Francia dove le radio hanno l’obbligo di stilare un palinsesto in cui il 51% della musica sia nazionale. Anche in America latina è così. Però in questi anni mi sono reso conto che il limite della lingua non è invalicabile. Quindi non basta prendere un musicista italiano e farlo cantare in inglese per ottenere musica di caratura internazionale. Direi proprio di no. C’è tutta un’altra serie di problemi legati all’atteggiamento, al sound, alla produzione artistica e all’attitudine dell’artista stesso. La lingua è
La generazione a cui appartengo ha rotto certi confini e la mia musica è un riflesso diretto di questo modo di vivere. Non posso immaginare i miei album o i miei tour senza una visione globale
Quanto è importante l’abitudine al confronto con la comunità globale, con altri popoli e altre culture nella tua musica e nel tuo modo di scrivere? E’ essenziale, se mi togliessi questo aspetto inaridiresti la maggior parte delle cose che penso non solo per i dischi ma anche per la loro vita dal vivo. La generazione a cui appartengo ha rotto certi confini e la mia musica è un riflesso diretto di questo modo di vivere. Sarebbe dura immaginare i miei album o i miei tour senza una visione globale. Ho assistito a concerti ovunque nel mondo, ho conosciuto moltissime culture musicali. Per questo mi piace l’idea che ad un mio spettacolo si possa divertire anche un ragazzo, che
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Ricevi gratis nella tua casella di posta elettronica il reportage fotografico del tour di Tiziano Ferro!
appuntamento è alle quattro del pomeriggio in un lussuoso albergo milanese, ma sono le cinque meno venti e di Tiziano neanche l’ombra. E’ in ritardo di oltre mezz’ora. Nonostante il cortese intrattenimento dell’ufficio stampa, la cosa si nota. Vuoi vedere che Mr Ferro è un po’ viziatello e fa il prezioso? Non può essere, penso, sembra così un bravo guaglione. E infatti. Quando arriva si scusa con garbo spiegando cosa l’ha trattenuto in camera. “Stavo scrivendo una canzone. E non potevo proprio smettere perché ero al punto in cui mi stavano venendo le parole per definire l’emozione che sta alla base del pezzo”. E c’è da credergli visto l’aspetto totalmente improvvisato con cui si presenta; non ha certo l’aria, né il look, di uno che si è fatto bello per l’intervista e la session di foto. Gli scappa anche qualche parola in spagnolo e se la ride pensando alla telefonata di qualche ora prima fatta ad un amico messicano che festeggiava il compleanno. Eccolo il Tiziano abitante del pianeta Terra. La vita a Londra, gli amici in Centro America, le prove del tour a Milano. Partiamo da qui, perché è da qui che parte la sua storia.
importante ma non è l’unica spiegazione delle difficoltà di certa musica italiana all’estero. Quale aspetto delle culture musicali che hai conosciuto ti ha più influenzato in questi anni? Sono rimasto affascinato dagli show di artisti rock o pop, ma comunque con una grande dignità, che ho visto soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra. Per loro creare uno spettacolo che sia intrattenimento, che sia un contenitore divertente e colorato, con un certo fare anche leggero se vogliamo, non significa sminuire i contenuti. Penso, ad esempio, ai Green Day o ai My Chemical Romance che sono accompagnati sul
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foto: NICOLAS GUERIN
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B - SIDE Non tutto quello che finisce nel registratore viene poi messo nero su bianco. Ecco qualche passaggio dell’intervista con Tiziano Ferro che non ha trovato spazio nel pezzo principale, ma che meritava comunque di essere letto.
“Non tollero chi dice scaricare musica illegalmente perchè i cd costano troppo. Una ricarica da 50 euro per il cellulare ci dura due settimane, una birra costa anche 10 euro e finisce in 5 minuti. Il prezzo di un cd è tra i 13 e i 18 euro, ma il disco dura anche tutta la vita. La soluzione alla pirateria non c’è, è una questione di coscienza”
“Ascolto qualunque tipo di musica, italiana, rock, r’n’b’, pop latino, alternativa dei club londinesi, musica orientale. jazz. Compro ogni genere di cd perchè anche in un disco che mi non mi piace c’è probabilmente qualcosa che mi può ispirare. E io sono sempre alla ricerca di ispirazione”
“Vorrei ascoltare più metal, ma difficilmente trovo gruppi con il genere di suono che piace a me. Cerco quel sound volutamente grezzo, appositamente sporco che, ad esempio, hanno i Sistem Of A Down e i Nine Inch Nails”. D.S.
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palco da coreografie spettacolari. Non fanno altro che accentuare la drammaticità del messaggio, soprattutto nelle canzoni più intense. Mi piace questo tipo di approccio. Non toccare i contenuti, soprattutto quando si affrontano gli aspetti più profondi della vita, rendendo però lo spettacolo un contenitore piacevole affinché le persone possano godere per un paio d’ore. Mi piace l’idea che il concerto sia una momento in cui le persone abbiano l’opportunità di distrarsi, dimenticare magari una brutta giornata. Hai sentito l’esigenza di parlare di “pop con grande dignità”. Perché la parola “pop” in Italia è quasi un insulto. All’estero pop è Sting, Steve Wonder, Michael Jackson, Elton John, Neil Diamond. Del resto gli anglosassoni sono molto più coraggiosi di noi, si prendono le responsabilità di ciò che fanno. Per noi è un problema storico. L’Italia ha sempre vissuto nella sofferenza, abbiamo attraversato guer-
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con un altro linguaggio, non vuol dire avere contenuti con un peso specifico minore. Anzi, oggi come oggi è un atteggiamento coraggioso perché il cinismo, la protesta, l’offesa intrattengono molto più della fragilità dell’individuo. Ti senti l’alfieri del “pop colto” in Italia? Di sicuro ho abbracciato questa causa, ma più che l’alfiere mi sento uno che ha voglia di stimolare i colleghi che fanno pop a prendersi il diritto di sentirsi importanti, soprattutto quando quello che scrivono nasce da un urgenza reale. E’ una mia filosofia di vita, la ricerca interiore umana è tra le più nobili delle arti. Ogni buon cantautore si distingue per il linguaggio. Ma come si fa a trovare un proprio modo di comunicare, sempre riconoscibile, mai uguale a quello di altri? Per rispondere a questa domanda ti racconto quello che mi capitava quando ancora ero alle
Voglio stimolare i colleghi che fanno pop a prendersi il diritto di sentirsi importanti, soprattutto quando quello che scrivono nasce da un urgenza reale
re, povertà, problemi sociali. E quindi la musica di protesta è quella che per lungo tempo ha spostato le masse. Tutto ciò che non rientra in quel genere è catalogato come pop e dunque indegno. Da noi occuparsi esclusivamente di “buoni sentimenti”, anche se reali, di qualità, sembra una cosetta senza significato. Ma parlare dell’intimità dell’uomo e non del suo rapporto con l’esterno e con la società, non protestare o farlo in un modo più silenzioso,
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“Prima dell’intervista stavo scrivendo un pezzo e buttando giù qualche idea per l’arrangiamento. E’ incredibile come il periodo precedente all’inizio di un tour coincida con i primi demo di canzoni che finiranno poi sull’album successivo. Succede sempre così”.
prime armi. Albero Salerno, uno dei più importanti autori italiani (ha scritto pezzi storici come Io vagabondo, Terra promessa, Donne, nda) ascoltava i miei provini e si arrabbiava. Erano canzoni come Rosso relativo e Imbranato, ma con altri testi. Mi diceva “Tiziano com’è possibile che io parlo con te e mi intrattieni, nonostante tu sia così giovane, ma quando scrivi i testi usi un linguaggio così ‘vecchio’ e noioso? Sembra che tu stia pensando
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p foto: NICOLAS GUERIN
a quello che la gente si aspetta dalla canzone. Ma perché non scrivi come parli?”. Io mi deprimevo e gli chiedevo di comporre i testi per me. “Non te li scriverò mai” mi diceva “perché ce li hai dentro”. L’unica cosa fondamentale per definire un linguaggio è avere delle cose da dire e l’urgenza di dirle. Non lo si può inventare. Purtroppo questo è il problema di molti giovanissimi che vogliono fare musica; si sforzano di costruire qualcosa che sia completamente diverso da quello che esiste. Finendo in realtà per assomigliare un po’ a tutto quello che c’è già. Quale pensi sia la chiave del tuo successo? Ho costruito tutto sulle canzoni. Non credo di avere una voce particolarmente interessante, nonostante molte persone mi dicano di essere molto colpite dalla mia vocalità. Di una cosa sono convinto: la mia voce non basterebbe a vendere dischi. Mi sono guadagnato tutto tirando fuori, una ad una, tante canzoni per ogni disco. Punto tutto su quello. Non sono un presenzialista, non vendo la mia vita privata, non partecipo ai programmi tv, non sono un ruffiano. Ma sulla canzoni non transigo. Finchè non sento di avere almeno otto canzoni importanti, poi le altre possono essere anche solo degli esperimenti, io non pubblico il disco. Non mi interessano le pressioni della casa discografica. Prima della pubblicazione di Nessuno è solo mi davano del pazzo perché, per essere un semi-esordiente, stavo facendo passare troppo tempo dal precedente disco (3 anni, nda). Mi dicevano che avrei perso il treno, che la gente si sarebbe dimenticata di me. Ma tutto questo sarebbe successo se avessi scritto canzoni brutte. E i fatti mi hanno dato ragione perché è quello è stato il mio album di maggior successo.
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Non sono un presenzialista, non vendo la mia vita privata, non partecipo ai programmi tv, non sono un ruffiano. Ho costruito tutto sulle canzoni
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Veniamo al tour. Che direzione hai deciso di seguire? La cosa più importante è dare spazio all’incisività delle mie canzoni, anche senza la potenza delle chitarre distorte. Penso di poter usare un altro tipo di emozioni, come il silenzio, la parola “pesata”. Ma nello stesso tempo non voglio neanche fare uno spettacolo intimista, eccessivamente cantautoriale. Sarebbe un segnale di insicurezza. Vorrebbe dire che non ritengo il contenuto all’altezza, al punto di avere bisogno di una scenografia che lo rappresenti per farmi capire. E invece lo spettacolo deve essere colorato, divertente, deve soddisfare anche la vista, che nell’arte dell’intrattenimento è fondamentale. Ho investito molto nell’allestimento perché voglio che la struttura sia un piacere per gli occhi. Tanto la parte musicale è comunque il nucleo del concerto, non si tocca e non perde di significato. Le videoproiezioni sono particolarmente ricercate, ho contattato artisti internazionali, dal Giappone all’Argentina. Naturalmente gli schermi sono ad alta definizione. E’ un po’ come quando guardi un film: se è brutto, anche con il miglior impianto del mondo resta brutto; ma se è un bel film e in più hai anche un ottimo impianto per vederlo è il massimo. Qualche novità riguardo alla musica? Ci sono meno sequenze e parti elettroniche e più parti suonate. Abbiamo anche scelto un batterista fenomenale (Miles Johnson, lo stesso che ha accompagnato Jovanotti nel Safari Tour) che sta dando un drive bellissimo a pezzi che fino ad ora hanno avuto ritmiche campionate, come Xdono, Xverso, Stop! Dimentica, L’olimpiade. Per la prima volta avrò anche dei coristi. In studio i cori li incido io perché il mio modo di scandire le metriche, che piaccia o no, è singolare, dunque difficilmente ripetibile. Per lo stesso motivo ho sempre evitato di portare i coristi sul palco. Ma questa volta ci sono. Hai quattro dischi, comincia ad essere un problema sceglieri i pezzi per la scaletta? No anzi, è uno dei miei grandi divertimenti. Ogni tanto penso addirittura alla scaletta di altri artisti, mi diverto a immaginare come la farei se avessi i loro repertori. Scherzi a parte, è vero che adesso le canzoni sono tante. Mi sono reso conto che ho 15 canzoni a cui non posso rinunciare. Quindi su 24 brani, 15 sono singoli, presi da tutti gli album. Peraltro ho un buonissimo rapporto con il mio repertorio perché ho sempre fatto quello che mi piace. Cantare le canzoni dei primi dischi è un pò come guardare le vecchie foto. Risveglia emozioni, in te e in chi sta con te.
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TIZIANO SENZA IMPATTO Come già successo per altri illustri artisti in passato (vedi Jovanotti e Ligabue nel 2008), anche il tour di Tiziano Ferro è a zero emissioni. Grazie alla collaborazione tra Enel, che sponsorizza l’iniziativa, e AzzeroCO2 verrà calcolata l’anidride carbonica prodotta durante la tournè dall’intera macchina organizzativa. Per compensarla verranno
piantati alberi nelle zone urbane delle città che ospitano i concerti. Come vogliono sottolineare i promotori dell’iniziativa, si tratta di un buon modo per sensibilizzare i giovani, particolarmente attenti a certe tematiche, sull’emergenza ambientale senza allarmismi ma, anzi, con un messaggio positivo. Speriamo che serva, aggiungiamo noi. D.S.
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PUNTO E A CAPO DI VIRGINIA RICOTTA
GIORGIA LIVE 15/04 17/04 09/05 10/05 13/05 15/05 16/05 18/05 19/05 21/05 23/05
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Milano Roma Conegliano (Tv) Genova Bologna Torino Firenze Ancona Napoli Barletta Catania
Giorgia \\ 29
Capita a tutti, anche e soprattutto ai più grandi. C’è un momento nella carriera di ogni artista in cui bisogna fare i conti con il passato. Non si scappa. Certo, il rischio di uscirne travolti, sconfitti dal confronto, esiste eccome. Ma quando si riesce per lo meno a convivere con quanto ci si è lasciati alle spalle, il gioco è fatto. E’ quello che è successo a Giorgia. Parola sua.
A
novembre è uscito Viaggi di Voce, un’analisi minuziosa dei tuoi primi 16 anni di carriera. Perché in questo momento? L’idea è stata dei discografici. Io non ero sicura che fosse il momento giusto, mi sono chiesta se non fosse un po’ troppo presto e soprattutto se avessi abbastanza materiale per riempire tre dischi. Poi però mi sono resa conto che da un punto di vista prettamente emotivo stavo, e sto ancora, attraversando un momento in cui sentivo il bisogno di tirare le somme. Come se avessi la necessità di guardare indietro, fare pace con tutto il mio trascorso ed inventarmi una strada nuova davanti. Accettare la sfida del disco mi aiutava anche a cominciare questo percorso. Ho avuto crisi di pianto, ci sono stati dei momenti in cui riascoltandomi mi facevo tenerezza, se non orrore. Volevo addirittura ricantare tutto ma poi, per fortuna, il buonsenso ha prevalso e mi sono resa conto che ci sono dei suoni che appartengono talmente tanto ad un periodo che non sarebbe stato rispettoso modificarli. Alla fine quello che più di tutto si è evoluto in questi 16
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pubblico, che mi conosce soprattutto per certe canzoni. In questi 16 anni hai incontrato grandi artisti di estrazione differente dalla tua. Cosa ti hanno lasciato ? Duettare è una grande occasione per scoprire qualcosa in più di se stessi. Certe volte mi sento schizofrenica, ascolto musiche lontanissime da me e mi piace fare cose diverse come collaborare con gli artisti che meno si avvicinano al mio mondo: posso arricchirmi. È una fortuna avere l’occasione di spiegare i vari aspetti della propria personalità attraverso il confronto con altri artisti. Ad esempio lavorare con Elio è fichissimo. Loro sono pazzi esattamente quanto lo sembrano, ma anche incredibilmente colti dal punto di vista musicale. Ogni volta che ho a che fare con loro devo studiare. Durante le registrazioni di T.V.U.M.D.B. (pezzo incluso in Viaggi di voce, nda), per quanto mi sia divertita, c’è stato un momento di grande crisi per la difficoltà di un contro canto. Quando gli Elii chiamano corro perché ho la certezza di imparare qualcosa.
Sentivo il bisogno di tirare le somme. Come se avessi la necessità di guardare indietro, fare pace con tutto il mio trascorso ed inventarmi una strada nuova davanti
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anni è proprio la mia voce e volevo che si avvertisse l’idea di viaggio che ho percorso verso la “liberazione”. Da giovani si è attenti a mostrare il proprio talento più che a comunicare limpidamente, io ero molto concentrata sul curare il suono che mostrasse gli anni di impegno nella scuola di canto. Oggi la mia voce magari è più imprecisa ma senza dubbio più libera perché io mi sono tolta un po’ di fardelli. Alcuni pezzi, però, li hai reinterpretati. In certi casi sentivo di aver dato troppo di meno di quanto effettivamente avrei potuto. Prima del vero e proprio assemblaggio del cofanetto c’è stato un lungo periodo di riascolto di tutta la mia produzione, miv sono scontrata con alcune incisioni che non avevo mai sentito e altre che non sentivo da anni, alcune registrate nei club 15 anni fa. Ho cercato di scegliere col cuore, partendo dai brani che più rappresentassero i momenti significativi della mia vita. Naturalmente ho inserito anche i singoli più importanti per rispettare il
Tra le esperienze di questi anni c’è anche la composizione per un film. Come vivi la compenetrazione tra suono e immagine? C’è una grande interazione tra musica e immagine. La prima facilmente evoca la seconda e quando si riesce a coniugare entrambe le cose il risultato è magia. Con Ozpetek (Giorgia ha composto Gocce di memoria, per i titoli di coda del suo La finestra di fronte, nda) si è trattato di questo, c’è stata grande spontaneità, anche perché lui voleva raccontare una storia che io in qualche modo stavo vivendo. Mi piace comporre per le colonne sonore perché certe volte per scrivere ho bisogno di un’ispirazione visiva. Per quanto riguarda i miei video musicali, invece, mi faccio sempre molto guidare dai registi; cercano sempre di dare un’ immagine di me molto eterea, mentre le mie idee sarebbero ironiche e buffe. Del resto, essendo romana, ho un’anima coatta piuttosto sviluppata che di certo non si può trascurare! Ma ho scoperto che quando si è donna è difficile risultare credibili sul terreno dell’ironia.
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REALITY GRATIA Nel 2007 Giorgia si cambia di veste e indossa per la prima volta l’abito da produttrice per seguire il primo lavoro di Emanuel Lo, giovane emergente che lei stessa aveva ospitato in Stonata. L’artista romana ammette senza fronzoli di essere incredibilmente curiosa del panorama musicale che la circonda, fonte di ispirazione nonostante la discrepanza di celebrità. Come non ricordare il talento di Diana Winter, cantautrice che lei stessa mostrò al mondo lasciandole spazio sempre nel suo Stonata?. Ma c’è di più: “È inutile che io faccia la snob, sono una fan di X Factor, sono stata anche una delle prime ospiti del programma. La televisione ha le sue logiche, ovviamente, e se talvolta qualcosa può sembrare co-
struito, c’è da dire che oggi come oggi chi vuole intraprendere questa carriera da dove parte se non da lì?”. Obiezione accolta. “Partecipare a certe trasmissioni può apparire screditante ma è un problema dei vertici, non degli artisti, che rimangono tali anche se costretti a servirsi di strade meno poetiche, se vogliamo. Per questo i giovani talenti mi ricordano una purezza e una grinta tipiche degli esordi che mi hanno molto guidata e mi hanno fatto del bene come artista” Ma tra i partecipanti all’edizione 2009 del “morganicomio”, Giorgia chi preferisce? “Sono una fan di Daniele Magro, credo abbia un talento naturale che nemmeno lui si rende bene conto di avere”. Se lo dice lei, c’è da fidarsi. V.R.
Salta all’ occhio, navigando in rete, la cura che hai nel rapporto con i tuoi fan. Penso al blog, ad esempio. In realtà in questo periodo sto un po’ latitando perché sono in un momento piuttosto negativo e non voglio appesantire gli animi. Ma in generale ho proprio bisogno di confrontarmi con il mio pubblico anche al di fuori dei concerti. Mi piace parlare degli avvenimenti sociali e politici in questo momento molto delicato e di rilevanza storica. Sto attenta a sensibilizzare chiunque abbia voglia di scoprire il mio mondo sui temi che mi interessano. La mattina controllo puntualmente il blog di Beppe Grillo e se vengo colpita da un tema lo rendo argomento di discussione sul mio spazio web. Qualche volta l’informazione viene dal telegiornale, ma molto spesso non basta e c’è bisogno di cercare altrove le notizie che ci
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Forse i fan vorrebbero avere un’ immagine più idealizzata di me. E invece ormai capita che mi diano pacche sulle spalle chiedendomi “ma come te sei vestita?”
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possano tornare utili. Anche attraverso Radio Spiritolibero (web radio che Giorgia cura per Dada.it, nda), interagisco con i miei fan. Leggo i commenti dei pazzi che mi seguono per vedere di che umore sono. Li abbiamo soprannominati “macchina da guerra”, perché sono agguerritissimi. Al punto che certe volte il mio sito è meno aggiornato del loro. Mi piacerebbe sapere come fanno ad avere notizie prima di me. Anzi, meglio che non lo sappia (ride, nda). Alcuni mi seguono da sempre, li ho conosciuti da ragazzi e adesso li ritrovo sposati con figli. Ormai non è più il classico rapporto con i fan quanto una vera e propria amicizia, anche se non è coltivata quotidianamente. Quando ci si vede c’è una gran confidenza, anche troppa, forse molti di loro vorrebbero avere un’ immagine più idealizzata di me. E invece si passa da momenti in cui si affrontano le rispettive crisi
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LA COSCIENZA DI GIORGIA Nonostante i numerosi appuntamenti artistici che la impegnano, Giorgia non si fa mancare lo spazio per l’impegno sociale. Il suo contributo più che corposo nasce da una sua esigenza primordiale: “Principalmente mi curo dei bambini perché è veramente deprimente che ancora non ci sia una coscienza diffusa sulla loro protezione. Sono madrina di un’associazione no profit di Roma (La Tartallegra, nda) che ha un asilo che segue delle tecniche di psicoterapia non tradizionale con le famiglie. Le iniziative sono moltissime e purtroppo non si può sostenerle tutte, parto da quelle di cui mi fido, che conosco e in cui sono sicura che tutto sia pulitissimo” E poi c’è l’ambiente, altro grande indifeso dei nostri tempi. Oltre ad invitare in prima persona dal suo
sito i propri ascoltatori a prendere parte nella salvaguardia della natura, la cantante romana è attiva nel finanziamento di un progetto che porta il nome di EarthHache (letteralmente “mal di terra”) ed è la linea d’ abbigliamento di una giovane stilista,Valentina D’Avoli, che cerca di produrre vestiti (che per ora si limitano ad essere delle T-shirt) in fibra naturale senza tinte chimiche. Capi che per di più sono prodotti, all’estero, da stabilimenti in cui sia caduta in disuso l’usanza dello sfruttamento. Il ricavato della vendite è utilizzato in parte per riforestare zone in cui ce n’è bisogno e in parte per la costruzione di un centro, in Kenia, in cui bambini orfani potranno apprendere i linguaggi artistici oltre che alfabetizzarsi. V.R.
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GIORGIA & FRIENDS Proprio da Luciano Pavarotti, con cui canta Who Wants To Live Forever dei Queen in occasione del Pavarotti & Friends del 1993, inizia il vezzo delle collaborazioni di Giorgia Todrani, una delle artiste italiane che può vantare i duetti più illustri. Nel 1995 Sir Elton John in persona la chiama ad aprire il suo tour italiano, concedendole l’onore di cantare insieme e definendola una delle più belle voci al mondo, mentre due anni dopo è Pino Daniele a chiamarla per la sua Scirocco d’Africa, canzone inserita nell’ album Dimmi cosa succede sulla terra. Sempre nel 1997, Pino produce quasi interamente Mangio troppa cioccolata, terzo disco di Giorgia. Nel 1999 esce Girasole, che vanta le presenze di Diane Warren (Parlami d’amore), Des’ree (Se ci sei) e di Alex Baroni (È la verità). L’estate successiva, in occasione del Lucca Summer Fest, arriva l’invito di Ray Charles, che la chiama a dividere il palco con lui dopo che la cantante romana gli aveva confidato di dovere il suo nome a Georgia On My Mind, uno dei pezzi più celebri del grande Ray. In Senza ali, del 2001, l’ospite d’eccezione è Herbie Hancock che di lei dice: “Giorgia è fantastica perché non ha paura di rischiare. Quando improvvisa, sa come preservare il suono prezioso della sua voce. Quando canta, ha una luce dentro”. Il duetto con l’ex Boyzone Ronan Keating chiude il 2002 e il brano che eseguono insieme, We’ve Got Tonight, vende in tutta Europa. Nel 2005 Giorgia si mette alla prova in un ambiente che conosce poco. Firma e interpreta un pezzo elettronico contenuto nell’album On the air dei Jet Leg, ben lontano dal suo repertorio abituale. Stonata esce nel 2007 e raccoglie le collaborazioni di svariati artisti, da Pino Daniele a Elio di Elio e le Storie Tese, da Emanuel Lo addirittura a Mina, che interrompe il suo silenzioso letargo esclusivamente per Giorgia. Nell’ estate dello stesso anno partecipa all’Etnafestival organizzato da Carmen Consoli, all’interno del quale si esibisce sul palco con l’artista siciliana ma anche con Ornella Vanoni, Marina Rei, Paola Turci, Tosca, Patrizia Laquidara e Nada. E canta insieme all’amico Fiorello (conosciuto nella redazione di Radio2) per la colonna sonora del film Voce del Verbo Amore.
onstage / maggio 2009
esistenziali, e si piange insieme, ad altri in cui mi danno pacche sulle spalle deridendomi e chiedendomi “ma come te sei vestita?” A Roma il 15 aprile parte il tour. Che spettacolo hai preparato? Abbiamo creato dei set diversi da un punto di vista musicale. Prendendo come riferimento il concerto del 1° dicembre 2008 all’Auditorium di Roma, manteniamo la dinamica tra momenti differenti dello spettacolo: uno più elettronico, uno più acustico e uno più rock, rispettando la natura dei pezzi ma raggruppandoli in modo da avere dei momenti corposi che movimentino la scaletta, affinché sia priva di buchi, silenzi e pause. L’allestimento è di Mamo Pezzoli, che ha lavorato anche con Afterhours, Subsonica ed Elisa e ha un approccio molto psichedelico. L’ obiettivo iniziale era quello di mettere in piedi uno show in cui tutti gli aspetti fossero collegati, le immagini, le luci, i momenti musicali, come se si trattasse di un film. Prima di cominciare ero agitata perché avevo paura che non ci saremmi mai riusciti! Per questo abbiamo deciso di fare una data zero, una prova generale con il pubblico, che è il test migliore per capire se tutto gira come dovrebbe. Quando c’è la gente davanti al palco è tutto diverso rispetto alle prove. Comunque, io ormai non mi vergogno più di sbagliare. E poi l’importante è avere dei musicisti in gamba: se anche dovesse crollare tutto, quando c’è della gran musica si va comunque avanti.
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THE LAST RED SUNRISE
DI MARCO RIGAMONTI
SIMPLY RED LIVE 16/05 Milano 17/05 Milano 19/05 Conegliano (Tv)
PHOTO GUIDO KARP onstage / aprile 2009
Simply Red \\ 35
Ci siamo, è arrivato il momento di salutare i Simply Red. I concerti del 2009 sono gli ultimi della band più rossa del mondo. Mick Hucknall sostiene di voler cambiare la musica (una cosetta da niente!), ma senza usare il nome della band che l’ha reso celebre. Eppure, la motivazione ufficiale sembra non convincere tutti. Soprattutto perchè è già da molto tempo che Mick gioca con la sua creatura. Non potrebbe volerlo fare ancora?
classifiche europee: il campione di I Can’t Go For That di Daryl Hall & John Oates funge da base per uno dei pezzi più emozionanti che il rosso abbia mai scritto, prova di come ci si possa rialzare con grande stile da un periodo di difficoltà. Da poco Mick ha inaugurato la sua carriera solista con un album composto interamente da cover. Un tributo a Robert Calvin Brooks, bluesman che si è guadagnato l’ingresso nella Rock’n’roll Hall of Fame nel 1992. “Mi ha salvato dal punk. Ascoltai un suo disco per la prima volta nel 1977 all’Eric’s Club di Liverpool. In quegli anni infuriava il punk, ma io preferivo ascoltare r&b; la voce di Bobby era sofisticata, quasi
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o pensato che 25 anni di storia sono abbastanza, quindi ho deciso che il tour del 2009 sarà l’ultimo per i Simply Red”. Secco, spocchioso e anche un poco egocentrico. Ma quella prima persona singolare utilizzata da Mick Hucknall non deve stupire più di tanto. Perché in fin dei conti rappresenta in sintesi l’intera carriera della band di Manchester, i cui membri si sono avvicendati nei tempi e nei modi voluti dal suo creatore; un affare che ha seminato malumore tra un bel po’ di musicisti, tanto che fin dalla nascita del gruppo si dice che Hucknall circolasse con appiccicato sulla fronte un adesivo che recitava “operatore spietato”. Il suo ego si rispecchia anche naturalmente nella ragione sociale della band, un chiaro rifermento al colore dei suoi capelli (che coincide con quello della sua squadra del cuore e delle sue tendenze politiche): semplicemente rosso. Il fato vuole che nel lontano 1985 il primo successo dei Simply Red parlasse proprio della voglia di “contrastare” il tempo (Holding Back The Years), mentre ora proprio gli anni si trasformano nel motivo che porta la band allo scioglimento. E tanto per confondere ancora un po’ la favola si interrompe in seguito ad un disco intitolato Stay (2007). Chi ci capisce è bravo. Le malelingue (e i fan della vecchia guardia) non aspettavano altro che una dichiarazione del genere, giusto per intervenire con uno spietato “Meno male che se n’è accorto anche Mick, i Simply Red non ci sono più da una dozzina d’anni…”, riferendosi al ricambio di massa di musicisti in occasione dell’uscita del quinto album Life; quello fu l’ultimo disco in cui, fatta eccezione per il leader, nella composizione figurava ancora un superstite della line-up iniziale, ovvero Fritz McIntyre. Se ne andrà perfino lui con il successivo Blue, album che sancirà il primo grande fallimento della band oltreoceano e che racchiude in sè il seme dello smarrimento che culminerà poco dopo nel divorzio dalla EastWest e nel più grande flop dei rossi: Love And The Russian Winter. Genio e sregolatezza vanno sempre a braccetto, si sa. Rinnegare il gusto e la bravura di Hucknall perché “antipatico” sarebbe come mettere in panchina Maradona per qualche casino combinato al di fuori del campo di gioco. Il clamore che aveva suscitato l’album di esordio (Picture Book) non era affatto ingiustificato; la conferma è arrivata puntuale con Men And Women, A New Flame e soprattutto Stars. L’eleganza di brani come Money’s Too Tight To Mention e If You Don’t Know Me By Now (il primo uno standard soul, il secondo un pezzo di Harold Melvin & The Blue Notes che risale ai primi anni 70) ha svolto un ruolo essenziale nel posizionamento dei Simply Red nel contesto pop mondiale, sottolineando la passione di Mick nel cercare di dare una nuova linfa a canzoni dalle potenzialità immense per elevarle a hit attraverso la sua potente voce “nera”. La forza del personaggio è ben esemplificata da Sunrise, il singolo che nel 2003 riporta la band ai vertici delle
A molti potrebbe non sembrare fondamentale, ma non posso cambiare la musica con il nome Simply Red
jazz. E i suoi testi erano profondi, tristi e malinconici.” Il valore del progetto è stato sancito dallo stesso Bobby, che ha apprezzato Hucknall soprattutto per la personalità con cui ha interpretato i suoi pezzi.“Il principio che ho utilizzato in questo album è lo stesso che metto in pratica da sempre ed è una lezione che ho imparato dal testo di Hey Jude dei Beatles: prendi una canzone triste e rendila migliore”. Semplice, no? E, per lo sconforto dei fan dei Simply Red, anche efficace: Tribute To Bobby ha riscosso un ottimo successo sia di pubblico che di critica. Va da sé che questo particolare possa essere un’ulteriore motivazione alla fine dei Simply Red. L’ambizione di Mick va oltre il disco da poco registrato. Secondo quanto dichiarato durante un’intervista all’emittente britannica Gold Radio, ha in testa di esplorare (come solista) territori musicali quasi vergini, cercando di raccogliere l’eredità dell’r’n’b anni 60 per inventare un nuovo genere musicale. “A molti potrebbe non sembrare fondamentale, ma non posso cambiare la musica con il nome Simply Red. La seconda parte dell’album Stay ha una tensione maggiore, ho intenzione di approfondire quell’aspetto”. Quando una band si scioglie, le cause vanno dai dissapori a livello personale a divergenze artistiche fino a motivi di ordine extra-musicale (la famiglia e i figli su tutti); escluse liti o problemi di compatibilità di carattere per i motivi già accennati (27 musicisti arruolati in 25 anni di carriera traducono alla perfezione il carattere poco accondiscendente del leader), rimane un dubbio. Da un po’ di tempo la sua fama di playboy che tanto attirava l’attenzione dei media è svanita; alla modella Melena Christensen e alle attrici Tracy Shaw, Martin McCutcheon e Catherine Zeta Jones si è sostituita una figura come Gabriella Wesberry, ovvero la
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Line up story La formazione originale dei Simply Red (si parla del 1985) era composta da Tony Bowers al basso, Fritz McIntyre alle tastiere, Sylvan Richardson alla chitarra, Tim Kellet ai fiati e Chris Joyce alla batteria. Il primo a partire fu Richardson due anni dopo, sostituito prima da Aziz Ibrahim e poi dal brasiliano Heitor Pereira. All’uscita del quarto album Stars (1991) il sassofonista Ian Kirkham diventa un membro ufficiale, mentre Bowers e Joyce non figurano più nella band: al loro posto subentrano rispettivamente Shaun Wards e Gota che resistono per un solo album. Con la partenza dell’unico “sopravvissuto” McIntyre, nel 1995, Mick Hucknall ammette che il marchio Simply Red è interamente nelle sue mani: da questo momento in poi è un bel delirio, e i musicisti vengono “noleggiati” dal frontman. Come si presenteranno in questo tour? Sicuramente con Peter Lewinson al basso, Kenji Jammer alla chitarra e Ian Kirkham ai fiati; ma per i ruoli rimasti scoperti è un punto di domanda. M.R.
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Da Hey Jude dei Beatles ho imparato una lezione fondamentale: prendi una canzone triste e rendila migliore
ragazza della porta accanto. I due hanno avuto da poco una bimba, ed è qui che subentra il sospetto che la scelta di Mick abbia a che fare con il suo nuovo status di padre di famiglia. Una sorta di punto zero, dove tutto ciò che è stato fatto fino a quel momento viene automaticamente archiviato nel passato, come se la nascita del figlio volesse dire nuova vita anche per il padre. Un momento di riflessione, in cui chi ha la fortuna di non avere preoccupazioni economiche (più di 50 milioni di dischi venduti in carriera sono un’assicurazione invidiabile) pensa al futuro con un’ottica ancora più passionale e ambiziosa, con una forza nuova a fare da propellente. Ovviamente ci sarà chi non vuole sentire parlare di queste filosofie; il fan di lunga durata potrebbe sentirsi tradito da questa scelta, soprattutto considerando che nei prossimi tour da solista Hucknall non suonerà i pezzi del repertorio dei Simply Red. Almeno così dice. Ma se fosse tutta un’invenzione pubblicitaria per promuovere questo tour? Data la proverbiale cura che il rosso ha sempre avuto per l’aspetto mediatico, non ci sarebbe niente di sorprendente. O magari tra qualche anno, come spesso accade, quando la figlioletta avrà una vita tutta sua, tornerà la voglia di cantare al mondo i successi che hanno caratterizzato la sua gioventù. Tutte ipotesi valide, ma una cosa è certa: quello che i Simply Red hanno rappresentato in questo quarto di secolo non verrà cancellato. A scanso di equivoci conviene credere alle parole di Mick e cogliere l’occasione di sentirli dal vivo ancora una volta.
Onstage, in collaborazione con Edel, mette in palio 5 copie della raccolta 25, The Greatest Hits che contiene tutte le migliori canzoni della band di Mick Hucknall. Come partecipare? Invia una mail a: contest@ onstageweb.com indicando nell’oggetto il nome della band
onstage / maggio 2009
CONCERT TAKE-AWAY Come insegnano i Radiohead (e molte altre band), è bene farsi amica la tecnologia piuttosto che subirne passivamente le scomode ma inevitabili conseguenze. I Metallica insegnano (ricordate il famigerato caso Napster?) che ad arrabbiarsi con il progresso non si ottiene nulla, tranne sberleffi e una bella quantità di fan che salutano e se ne vanno. E allora nel 2009 perché sbattersi per combattere la diffusione di bootleg mozzi e spesso mal registrati quando si può offrire il concerto intero e ad alta qualità ai propri sostenitori? Basta trovare un accordo con un portale di musica (in questo caso Concert Online), che si occupi di impacchettare in speciali chiavette usb personalizzate la prestazione della band nel formato più comodo che esista, ovvero l’mp3. E già che ci siamo, buttiamoci dentro anche le foto del concerto, no? E’ quello che hanno deciso di fare i Simply Red, a dimostrazione di come la tecnologia non sia per forza un nemico imbattibile: con un po’ di intelligenza si può trasformare il costo in guadagno accontentando tutti. MR
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GIUGNO
a cura di VIRGINIA RICOTTA
I greatest gig del prossimo mese
DEPECHE MODE
LENNY KRAVITZ
T
our Of The Universe 2009 può suonare un tantino pretenzioso, ma se la band in questione si chiama Depeche Mode il naso smette di storcersi all’istante. Prima di tutto perché il titolo dell’album che da linfa a questo tour è Sounds Of The Universe, il che toglie gran parte dell’ipotesi di megalomania che il nome a prima vista ispirava. E poi perché, a ben guardare, dopo quasi 30 anni di carriera il trio inglese ha tutto il diritto di tirarsela un pò. Per quanto non si registrino ancora date su Plutone, c’è poco di questo nostro pianeta Terra che la tournè della band britannica, la prima interamente dedicata agli stadi, non andrà a toccare. A partire da Tel Aviv, il 10 maggio, in poco più di 6 mesi il gruppo di Dave Gahan sarà impegnato per quasi 80 date solo in Europa e Nord America, arrivando in Italia alle porte dell’estate. I Depeche Mode avevano già dimostrato di poter riempire uno stadio nel nostro Paese (per la precisione l’Olimpico di Roma nel luglio del 2006), tre anni dopo raddoppiano la posta in gioco prenotando lo stesso impianto per il 16 giugno e San Siro, a Milano, due giorni dopo. Insomma, questo Tour Of The Universe è una sfida aperta a chi crede che l’elettronica debba rimanere rinchiusa nei club.
E
ra il 1989 quando un giovane ventiquattrenne afroamericano di New York irrompeva sul mercato discografico con la sua commistione di adrenalina rock e sensualità funky, concentrata nell’album d’esordio Let Love Rule. Vent’anni e infiniti riconoscimenti dopo, Lenny Kravitz padroneggia con grande disinvoltura il suo status di divinità del rock. E con la magnificenza che contraddistingue gli abitanti dell’Olimpo, anche quest’anno ha deciso di scendere tra i comuni mortali, regalando al pubblico una serie di concerti che stanno illuminando la primavera del Vecchio Continente. E’ imminente il suo arrivo in Italia, a giugno per 4 date: il 3 al Parco della Certosa Reale a Collegno, vicino Torino, il 5 al Palalottomatica di Roma (città che lo aspetta da 7 anni), il 6 a Brescia e l’11 a Lucca in occasione del Summer Festival. Sfortunatamente non potremo vedere l’opening act di Chris Cornell, che aprirà i concerti di Kravitz in tutte le date di maggio. Con o senza guest, comunque, lo spettacolo della star statunitense si preannuncia una tappa fondamentale dell’estate live italiana. Da un paio d’anni Lenny se ne va in giro a dire che è giunto il tempo di una “Love Revolution”. Non siete curiosi di sapere a che punto sia?
e poi .. LAURA PAUSINI 02/06 Firenze 27/06 Codroipo (UD) 28/06 Verona TIZIANO FERRO 21/06 Verona 24/06 Roma 27/06 Cagliari 30/06 Palermo KATY PERRY 23/06 Idroscalo (MI) CLAUDIO BAGLIONI 02/06 Verona 05/06 Milano 22/06 Firenze onstage / maggio 2009
23/06 Firenze 26/06 Spello (PG) 28/06 Cava de Tirreni (SA) 29/06 Cosenza LUCA CARBONI 01/06 Sissa (SR) 07/06 Trinità D’agultu (SS) MARTA SUI TUBI 07/06 Segrate 19/06 Bogogno (NO) 26/06 Tolentino (MC) 27/06 Fidenza (PR) MAXIMO PARK 03/06 Milano
THE KILLERS 08/06 Verona NEW FOUND GLORY 09/06 Roncade (TV) 10/06 Milano EAGLES 13/06 Milano LYNYRD SKYNYRD 03/06 Milano MEGANOIDI 05/06 Roma 06/06 Pinarella di Cervia (RA) 12/06 Genova
20/06 Noto (SR) 21/06 Castel Maggiore (BO) 23/06 Torino 24/06 Padova 27/06 Pisa LIMP BIZKIT 14/06 Idroscalo FAITH NO MORE 14/06 Idroscalo STAIND 15/06 Milano METALLICA 22/06 Milano 24/06 Roma
NEGRITA 27/06 Azzano Decimo (PN) 28/06 Carpi (MO) GODS OF METAL 28/06 Monza UB40 29/06 Idroscalo 30/06 Roma MORGAN 05/06 Bardolino (VR) 06/06 Gallipoli (LE) 08/06 Trieste 15/06 La Spezia
EDITORS 24/06 Ferrara BUGO 13/06 Benevento 25/06 Fucecchio (FI) I MINISTRI 20/06 Lu Monferrato (AL) 24/06 Conselve (PD) 25/06 Vascon (TV) 26/06 Cecina (LI) 27/06 Arezzo
40 // rock’n fashion
VELVET
DA BOY BAND A BAD BOYS Non sono più quelli di “Boy band”, non sono più i ragazzi del jingle di Coca Cola. Sono cresciuti, sono impegnati, sono consapevoli del loro talento e lo sfruttano per osservare il mondo con acume e senso critico. Il nuovo album “Nella lista delle cattive abitudini” è un disco dalle sonorità ricercate, un disco maturo. È un grido contro la nostra società talvolta individualista e apatica. Onstage li ha incontrati nel backstage del video di “Tutti a casa”. Il video è un concentrato di contenuti, la band suona in una gabbia, un joker (buono o cattivo?) ritaglia ed estrae parole scritte sui giornali, quei media spesso disattenti e collusi, denunciati nell’album. Il riferimento è chiaro: un patchwork decontestualizzante e ricontestualizzante, perchè in fondo siamo noi ad assegnare un significato alle cose, al di là di quello che ci possono presentare gli altri. Basta volerlo. Parole, colori, inquadrature, si capisce subito che l’importanza è data al messaggio. Dubitare parlare pensare votare Niente fronzoli, niente paure, niente false verità. Rubrica a cura di Eileen Casieri
Photos: Chiara Mirelli Styling: Eleonora Baiocchi
onstage / aprile 2009
rock’n fashion // 41
Giancarlo Cornetta indossa: T-shirt Datch, Pantaloni Datch, Cravatta A.N.G.E.L.O. Vintage Pierluigi Ferrantini indossa: T-shirt Ring, Gilet Neil Barrett, Pantaloni Ring, Scarpe All Star - Chuck Taylor vintage A.N.G.E.L.O.
42 // rock’n fashion
Pierluigi Ferrantini indossa: T-shirt Ring, Gilet Neil Barrett, Pantaloni Ring, Cintura Ugo Cacciatori, Scarpe All Star - Chuck Taylor vintage A.N.G.E.L.O. Pierfrancesco Bazzoffi indossa: Jeans Lee, Cintura Lee, Giacca Pino Lerario, Scarpe (Anfibi) Artist Own Alessandro Sgreccia indossa: Jeans Neil Barrett, T-Shirt Artist Own, Cintura Ugo Cacciatori Giancarlo Cornetta indossa: Tshirt Datch, Pantaloni Datch, Cintura Ugo Cacciatori, Cravatta A.N.G.E.L.O. Vintage, Bracciale HTC
onstage / aprile 2009
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Pierluigi Ferrantini indossa: T-shirt Ring, Gilet Neil Barrett
44 // rock’n fashion
Giancarlo Cornetta indossa: Giacca Datch Pierluigi Ferrantini e Pierfrancesco Bazzoffi indossano: Giacca Pino lerario Alessandro Sgreccia indossa: Jeans Neil Barrett, T-Shirt Artist Own, Giacca Lee
onstage / aprile 2009
rock’n fashion // 45
46 // rock’n fashion
Streetomisto
Scompiglio nell’armadio, colori accesi e grande voglia di comodità. Questi gli ingredienti per chi vuole accogliere la primavera alla riscoperta degli angoli metropolitani
1. èS 2. Wesc
7. Police by De Rigo Vision
3. Kelto
6. Invicta
5. Puma
4. Seal Kay
1. 65,00 € - Felpa zip, cappuccio in cotone con stampa a scacchi all over - 2. 180 € - Cuffie professionali adattabile anche ai comuni mp3 grazie ai due jack - 3. 39,00 € - T-shirt in cotone con stampa salvadanaio Homebanking - 4. 160,00 € - Jeans Thesis uomo - 5. 80.00 € - Puma EASY RIDER III ispirata alle running del ’78 e modificata per essere indossata nel tempo libero, in camoscio e nylon superleggero - 6. 28,00 € Minisac, originale anni ’80 in nylon - 7. 109,00 € - Occhiale da sole by De Rigo Vision onstage / aprile 2009
rock’n fashion // 47
8. Intimissimi
1. Fiorucci 2. Sonia Rykiel
7. Esprit
3. VERYSIMPLE Super Chic
4. Levi’s
6. Zara 5. Closed
1. 156,00 € - Giubbino in nylon con cappuccio nascosto rosso - 2. 165,00 € - Occhiale da sole a forma di papillon, colore avorio - 3. 79,00 € - T-shirt bianca smanicata in cotone con stampa Topo Gigio Roma e dettagli in strass - 4. 49,00 € - Sandalo in nappa turchese con chiusura laterale alla caviglia - 5. 139,00 € - Jeans drive bootleg - 6. Borsa in camoscio realizzata con decorazioni a fasce intrecciate - 7. 40,00 € Cintura in cuoio bianca realizzata a fasce intrecciate - 8. 25,90 € - Reggiseno imbottito a pois bianco e nero - 9,90 € - Perizoma fianchetto a pois bianco e nero.
48 // rock’n fashion
Streetomisto
Scompiglio nell’armadio, colori accesi e grande voglia di comodità. Questi gli ingredienti per chi vuole accogliere la primavera alla riscoperta degli angoli metropolitani
1. èS 2. Wesc
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8. Intimissimi
1. Fiorucci 2. Sonia Rykiel
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MUSICA
Il meglio (e il peggio) delle uscite discografiche
Pearl Jam
vinci il cd dei Pearl Jam, invia una mail a: contest@onstageweb.com oggetto “Pearl Jam“
Ten Epic/Legacy DI DANIELE SALOMONE
C
i sono storie che vale la pena raccontare. Quelle in cui volontà e casualità si intrecciano in trame sorprendenti, come fossero scritte per una qualche sceneggiatura cinematografica. Il concepimento di Ten, e la nascita stessa dei Pearl Jam, è una di quelle storie. Siamo a Seattle, è il 1990. Jeff Ament (bassista), Stone Gossard e Mike McCready (chitarristi), volti noti della scena locale, incidono un demo con 5 pezzi strumentali. Manca un cantante e i tre si rivolgono a Jack Irons, all’epoca batterista dei Red Hot Chili Peppers. Jack li mette in contatto con una sua vecchia conoscenza di San Diego, tale Eddie Vedder, che nella vita fa il surfista (ma anche il benzinaio) ed è la voce dei Bad Radio, formazione abbastanza seguita nel sud californiano. Ament invia il demo, poi ribattezzato Momma-Son, a Eddie che scrive le parole per tre pezzi, incide la voce sulle tracce strumentali e rispedisce il tutto a Seattle. Quei brani sono Alive, Once e Footsteps, ovvero la prima grande hit dei Pearl Jam, l’apertura di Ten e la b-side di Jeremy (singolo che nel 1993 farà vincere una quantità infinita di premi alla band). Ament, Gossard e McCready rimangono folgorati all’istante dalla voce di Eddie e lo invitano a Seattle. Tempo una
I
settimana e si formano i Mookie Blaylock, che qualche mese dopo diventeranno i Pearl Jam. Ten esce il 27 agosto 1991. Diciotto anni dopo l’album ha venduto qualcosa come dodici milioni di copie ei Pearl Jam sono un pezzo di storia del rock, uno dei gruppi più amati del pianeta. E che più ama i propri fan. Tanto da fargli un regalone per allietare l’attesa del nuovo album (la band è in studio). E’ uscita il 20 marzo la riedizione di Ten, disponibile in diversi formati. Al di la di lustrini&pailletes, l’album è stato rimasterizzato digitalmente e remixato dall’attuale produttore della band, Brendan O’Brien. Che, inizialmente restio, ha accettato di dare un nuovo suono al disco. Ha il grande merito di aver svecchiato Ten senza stravolgerne lo spirito. Ma non finisce qui: nelle varie confezioni ci sono anche 6 bonus track, tra cui State Of Love And Trust (scritta per la colonna sonora di Singles, di Cameron Crowe, uscito nel 1992), che i Pearl Jam adorano suonare dal vivo. E per chi non fosse ancora soddisfatto, nella versione collector’s edition c’è anche la riproduzione del demo Momma-Son con le primissime incisioni di Alive, Once e Footsteps, manoscritti di Eddie e il dvd dell’MTV Unplugged del 1992.
Kerli
Nomadi
Love id dead Island
Allo specchio Warner
DI MARCO RIGAMONTI
DI TOMMASO PERANDIN
nciampando nel video di Walking On Air è facile rimanere affascinati o perlomeno incuriositi da quell’atmo�sfera a metà tra il grottesco e il fantasy, specchio ineccepibile della colonna sonora che lo accompagna; l’interesse cresce quando si riconoscono delle linee melodiche in marcato stile Bjork che aleggiano su beat minimali alla Timbaland con una pesante influenza trip-hop. Singolo a parte, il disco si sviluppa intorno alla bella (ma a tratti inoffensiva) voce della cantante estone, supportata da arrangiamenti solidi che trovano il giusto compromesso tra l’efficacia richiesta dai tempi che corrono e l’attitudine più spregiudicata di fine anni 90. Se esistesse una definizione plausibile di “alternative pop” Kerli ci finirebbe dentro di diritto.
onstage / aprile 2009
“L
a vita è come la terra: deve essere coltivata. I nostri errori, come le azioni positive, si riflettono sempre su di noi. Proprio come in uno specchio”. Si può riassumere con queste poche parole di Beppe Carletti, tastierista e leader dei Nomadi, la filosofia del nuovo album dello storico gruppo. Dopo Con me o contro di me (2006), che racchiudeva il successo sanremese Dove si va, ed il disco live del 2007, registrato insieme all’Omnia Simphony Orchestra, arriva quello che loro stessi definiscono “il lavoro più bello degli ultimi 10 anni”. La vita è il tema che lega le dieci canzoni dell’album. Si passa da brani come Lo specchio
ti riflette, pezzo latineggiante con la presenza straordinaria di Jarabe De Palo, alla poetica Qui, dove Danilo Sacco recita tutto d’un fiato, accompagnato solamente dal pianoforte (rigorosamente a coda) e dal violino, la sofferenza di un uomo che ha sfiorato l’amore della sua vita. Non mancano brani di denuncia: Il ballo della sedia è un ironico tributo ai nostri politici, Prenditi un po’ di te è un inno alla rabbia delle donne ancora troppo poco rispettate. E’ vero che del nucleo originario è rimasto il solo Beppe Carletti, ma se dopo quarantacinque anni di carriera una band ha ancora voglia di guardarsi allo specchio è un segnale importante e merita attenzione.
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PJ Harvey & John Parish
Lionel Richie
A Woman A Man Walked By Universal
Just go Island
DI SIALVIA PELLIZZON
DI MARCO RIGAMONTI
Q
uella tra il chitarrista-produttore John Parish e PJ Harvey è una lunga amicizia, nata verso la fine degli anni Ottanta e giunta fino ad oggi, passando per diverse collaborazioni e progetti. L’ultimo lavoro a quattro mani risale al 1996, col disco Dance Hall At Louse Point, ma Parish è comparso in diversi lavori della cantautrice inglese e ha prodotto album come To Bring You My Love (1995) e il recente, ottimo White Chalk (2007). La coppia è affiatata: lei ci mette testi e voce, lui le parti musicali e arrangiamenti. Nonostante il risultato finale assomigli all’album di tredici anni fa, A Woman A Man Walked By ha il merito di non esse-
R
re mai scontato. Sicuramente si discosta dalle atmosfere oniriche di White Chalk, mantenendone l’eco in lontananza, e si caratterizza per una forte spinta sperimentale, tra le acide sonorità create da Parish e la voce eterea e assolutamente unica di Polly Jean. Partendo dalla traccia d’apertura, l’elettrica Black Hearted Love, passando per la title track e il banjo ipnotico di 16, 15, 14, colpisce la volontà di cercare un cammino sempre nuovo, con sonorità in bilico tra il dissonante e il malinconico, l’arioso e il claustrofobico. E’ decisamente un album per chi non si accontenta dell’ordinaria amministrazione.
A
giugno saranno sessanta le primavere di Lionel Richie, più della metà delle quali trascorse in attività nel mondo della musica soul e pop che conta (la parola Motown a questo proposito riassume molto bene il concetto). Per tale motivo diventa quasi banale aspettarsi un grande disco, cosa che in parte accade con questo Just Go; i duetti con Aliaune Thiam (per gli amici Akon) potrebbero sembrare un espediente per dare un tocco di modernità alla sua scrittura, ma a conti fatti i due brani che lo ospitano non tradiscono intenzioni puramente commerciali, confermando una delle caratteristiche che da sempre contraddistinguono il musicista dell’Alabama: la sincerità. E’ un album composto quasi unicamente da ballad (molto meglio sorvolare sul tentativo dance mal riuscito Somewhere In London, un vero pesce fuor d’acqua), supportato dalla regia esperta di Antonio “L.A.” Reid, mentore di Toni Braxton e responsabile del successo di gente come Usher, Ciara e Tlc. Non ci sono pezzi ammazza-chart, e probabilmente i prossimi singoli faranno la fine del primo (Good Morning), a malapena notato da radio e stampa. Tanto basta per consigliare Just Go esclusivamente agli amanti dell’r’n’b più dolce.
Rino Gaetano
Pino Daniele
Live&Rarities Sony
Electric Jam Sony Bmg
DI ROBERTA MAIORANO
DI ROBERTA MAIORANO
ino non ha avuto il tempo d’invecchiare e nemmeno quello per annoiare. A quasi trent’anni da quel tragico schianto in auto, un doppio cd pubblicato il 20 marzo scorso sembra riportarlo in vita. Rino Gaetano Live & Rarities è un documento prezioso: sette brani inediti, duetti, demo, canzoni incise per il mercato internazionale, un intero concerto con i suoi Crash e parte del Q-Concert con New Perigeo e Riccardo Cocciante (1981). La voce di Rino tiene unite le 24 tracce del disco, ironica, incazzata, urlata e senza filtri. Donde esta el grano è il primo inedito programmato dalle radio; ascoltare una nuova canzone di Rino Gaetano ha un effetto straniante, soprattutto se si pensa
che l’originale era un provino registrato nel 1981, a pochi mesi dalla morte. Inedita è anche la versione inglese di Gianna, che per una bizzarra traduzione diventa Gina, e quelle spagnole di Ahi Maria e di Resta vile maschio dove vai. C’è anche un nuovo duetto con Anna Oxa, mai inciso, Quando il blues arrivò da me. Ma c’è soprattutto La ballata di Renzo (storia di una morte per incidente stradale e invettiva contro la malasanità), lacca del 1970 ritrovata in casa del cantautore dalla sorella Anna, in cui sono impressionanti le coincidenze con quello che capitò a Rino anni dopo. Il doppio cd sarà presto pubblicato in un’edizione speciale, corredata da un libro fotografico e nuovi scritti inediti.
E
lectric Jam è il primo dei due nuovi episodi musicali di Pino Daniele (il secondo, Acustic Jam, sarà pubblicato a novembre 2009). Un cd-ep che, in sei tracce, esalta la capacità d’improvvisazione che appartiene di diritto al musicista napoletano. Come sempre affiancato da fuoriclasse, come il batterista americano Vinnie Colaiuta e due fra i più grandi bassisti jazz al mondo, l’afroamericano Nathan East e il sudamericano Alfredo Paixiao. Prodotto e arrangiato da Pino stesso, il disco ha un sound multicolore e cristallino in cui blues, jazz e melodie mediterranee si fondono con assoluta libertà. Tutti i brani girano intorno all’inconfondibile presenza della chitarra dello “scarrafone”, evidente soprattutto nella jazzata Anime che girano, che tanto ricorda le sue cose migliori, e nel singolo che ha preceduto l’uscita dell’album, Il sole dentro me, una ballata suggestiva e piena di speranza “sporcata” tra l’altro, dalla voce hip-hop di J-Ax che con Pino duetta nei refrain. In Dimentica, la voce del cantautore torna a ruggire con dolcezza ed è incredibilmente immediata la percezione di quanto riesca a divertirsi con i suoi musicisti. E con le mani sulla chitarra. Così come nella rude Sesso e chitarra elettrica, un rock con pennellate hard in cui il musicista napoletano aggiunge l’ironia che da sempre gli è propria (e che mescola con frasi in inglese come da tradizione). Tutto si conclude con la dolcezza di Io vivo fra le nuvole, quasi brano-manifesto della sua immutata voglia di far musica senza compromessi.
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CINEMA
Gli amici di Nick ci raccontano le novità in sala
Star Trek Usa , 2008 animazione Chris Pine, Zachary Quinto, Eric Bana, Simon Pegg Di J.J. Abrams. critica pubblico
U
E’ in edicola nick maggio !
ndicesimo capitolo cinematografico ispirato alla saga televisiva di fantascienza ideata da Gene Roddenberry, Star Trek è il prequel dell’omonima serie classica. Il nuovo re Mida di Hollywood, J.J. Abrams, produce e dirige il film più atteso della stagione. La promozione della pellicola è partita addirittura nel novembre del 2007 e ogni locandina, immagine, teaser trailer o novità sulla trama è stata centellinata accuratamente e accolta con entusiasmo da cinefili e appassionati della serie di tutto il mondo. In questo episodio assi-
stiamo alla costruzione della nave spaziale Enterprise e al primo incontro fra il giovane cadetto James T. Kirk e il vulcaniano Spock, che si imbarcheranno poi insieme nella prima missione spaziale per l’esplorazione di nuovi mondi. Il cast è completamente composto da giovani promesse del cinema, che hanno affidato il loro destino lavorativo a quello del film. A completare l’opera ricchi effetti speciali e battute sagaci, per il film con il più alto budget della storia.
State of play
X-Men le origini: Wolverine
Angeli e Demoni
Generazione 1000 euro
Usa/GB, 2008 Con Russell Crowe, Ben Affleck, Rachel McAdams, Helen Mirren Di Kevin Macdonald
Usa/Nuova Zelanda/Australia, 2009 Con Hugh Jackman, Ryan Reynolds, Liev Schreiber Di Gavin Hood
Usa, 2008 Con Tom Hanks, Ayelet Zurer, Ewan McGregor Di Ron Howard
Italia 2009 Con Alessandro Tiberi, Valentina Lodovini, Carolina Crescentini Di Massimo Venier
critica
critica
critica
critica
pubblico
pubblico
pubblico
pubblico
Bello, giovane, rassicurante: il deputato del Congresso Stephen Collins sembra avere le qualità per candidarsi come futuro presidente degli Stati Uniti, e il suo partito ha puntato tutto su di lui. La morte per omicidio della sua assistente e segreta amante fa venire a galla una serie di pericolosi intrighi politici. Il giornalista Cal McAffrey, amico di Collins, indaga sul caso. Dirige Kevin Macdonald, scozzese, passato con mestiere dai documentari alla fiction.
Quarto capitolo della saga cinematografica consacrata ai supereroi mutanti creati da Stan Lee e Jack Kirby per le leggendarie (e tra le più profondamente allegoriche) pagine stampate dalla Marvel. Dopo Bryan Singer e Brett Ratner dietro la macchina di presa si cimenta Gavin Hood. A lui il compito di dare vita a un prequel dedicato interamente a Wolverine, tra i più amati personaggi della casa di fumetti culto: istinto e fiuto animale, poteri taumaturgici, animo lacerato.
Ron Howard si cimenta con il primo romanzo di Dan Brown, adattato per diventare il sequel cinematografico di Il codice Da Vinci. Il professor Robert Langdon è questa volta alle prese con l’efferato omicidio dello scienziato Leonardo Vetra. Numerosi sono gli enigmi che l’esperto di simbologia religiosa deve risolvere con l’aiuto della figlia dello scienziato Vittoria, seguendo indizi che conducono all’antica setta degli Illuminati, in una pellicola all’insegna dell’azione e della suspense.
Negli anni 90 i ragazzi erano Giovani carini e disoccupati, oggi il lavoro ce l’hanno ma è un co.co.pro. a 1028 euro al mese, senza tredicesima o garanzie. Impossibile progettare un futuro. Ma ce la si può comunque spassare: lo fa Claudio, il protagonista del romanzo Generazione 1000 euro di Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa che, prima di arrivare in libreria, ha spopolato su Internet. Da qui il passo è stato breve ed eccolo conquistare il grande schermo.
Perchè vederlo?
Perchè vederlo?
Una commedia giovane e attuale, firmata da un regista che, privato del sostegno di Aldo Giovanni e Giacomo, deve mostrare il proprio valore. Il cast lo aiuta (tra gli altri anche Paolo Villaggio e Carolina Crescentini).
Perchè vederlo? Rifacimento sul grande schermo di una miniserie di successo della Bbc andata in onda nel 2003. Morte e politica sono un connubio spesso vincente sul grande schermo, il cast è di ottimo livello e di Macdonald vogliamo fidarci. onstage / aprile 2009
Hugh Jackman torna a vestire i panni del supereroe che lo ha consacrato in questo pseudo-biopic fumettistico per chi, anche al cospetto di personaggi di finzione, non può fare a meno di chiedersi da dove vengano e perché.
Perché vederlo ? Per vedere se il piccolo genio J.J. Abrams riuscirà a dare nuova linfa alla saga e per la partecipazione di Leonard Nimoy (unico attore originale della serie classica che compaia nel film) nel ruolo del Dr. Spock.
Per le riprese nella chiesa di Sant’Agostino e di Castel Sant’Angelo e per la ricostruzione dei giardini vaticani della Reggia di Caserta, cui il regista è ricorso in seguito al divieto da parte della Chiesa di girare all’interno del Vaticano.
Perchè vederlo?
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GAMES
I nostri consigli per passare notti insonni A CURA DI ANDREA BERETTA
Mad World
Ninja Blade
Platinum Games / Sega Genere: picchiaduro
From Software / Microsoft Game Studios Genere: action
“Va ora in onda Death Watch: il più cruento, folle e perverso reality show di tutti i tempi. Uno spettacolo che porterà sui vostri teleschermi sangue a fiumi, uccisioni truculente e scioccanti.” Il gruppo terroristico “The Organizers” ha preso possesso di Varrigan City. Le forze dell’ordine sono incapaci di fronte ai disordini che sconvolgono la città. Un sadico programma televisivo mette in palio 100 milioni di dollari per chi riuscirà a sopravvivere in mezzo al caos della metropoli. Incontrerete presto Jack, personaggio grande, grosso e cattivo, nonché nuovo concorrente del gioco. Dimentichiamoci del tutto sezioni platform o enigmi, è il momento di massacrare qualunque altro energumeno ci si pari davanti. E’ il momento di utilizzare cartelloni stradali come lance accuminate per perforare crani, dopo
aver lanciato gli avversari all’interno di bidoni dell’immondizia o averli immobilizzati con copertoni in disuso. Tuttavia se preferite metodi più “classici”, potete sfruttare la fisicità del protagonista per lanciare i concorrenti su punte accuminate disseminate sui muri degli scenari, picchiarli con ignoranza o sguainare una simpatica motosega per farli a fettine, come un buon crudo tagliato al coltello. Il programma viene trasmesso in bianco e nero. L’unico colore è il rosso del sangue che sgorga dai corpi martoriati. Mad World ha uno stile grafico unico, accostabile agli stilemi artistici di Sin City, una colonna sonora ispirata e riesce ad innescare nel giocatore un senso di estremo divertimento ad ogni sessione giocata: particolarmente indicato dopo una giornata stressante!
Tokio, anno 2015. La città è minacciata da una misteriosa infezione che ha trasformato gli abitanti della metropoli in creature mostruose. Ken Ogawa, membro di una squadra di ninja denominata G.U.I.D.E., sembra l’unico in grado di poter liberare la città nipponica e combattere il propagarsi di un pericoloso parassita, denominato “Alpha Worm”. Oltre al classico gameplay a base di combo e squartamenti vari, non mancano momenti platform e numerosi “quick time events”. I filmati d’intermezzo diventano quindi parte integrante del gameplay, dove vedremo Ken esibirsi in acrobazie incredibilmente spettacolari. Nelle parti di matrice più tradizionale siamo impegnati ad affrontare diverse creature, tra cui enormi boss, dai nomi altisonanti, che eliminiamo aiutati da diversi attrezzi
Resident Evil 5 Capcom Genere: sparatutto In questo quinto capitolo della saga, c’è il ritorno di Chris Redfield. Lo ritroviamo coinvolto nuovamente in prima persona, non più come agente della S.T.A.R.S., bensì come membro di un’agenzia denominata B.S.A.A., il cui obiettivo è combattere con ogni mezzo consentito il terrorismo biologico. Alcuni inquietanti avvenimenti lo porteranno in Africa, lungo le stradine deserte di un villaggio, denominato Kijuju. ll nostro eroe è affiancato dall’agente Sheva Alomar. La coppia, entrata in contatto con i nativi infetti e con altre creature dall’aspetto mostruoso, intraprenderà una pericolosa indagine sul “nuovo” agente virale: il Progenitor. La spettacolarità dell’azione, vero e proprio baluardo della produzione, viene sottolineata da sapienti filmati, che danno il via ad un concatenar-
si di eventi in pieno stile hollywoodiano, veicolati anche da incalzanti quick time events. In questo episodio Capcom ha posto grande enfasi sulla modalità cooperativa. C’è, infatti, anche Sheva, fida compagna d’avventure governata da un’intelligenza artificiale efficace. I combattimenti risultano sempre molto coinvolgenti anche off-line. Ma è on-line che il titolo raggiunge il suo apice: saprà regalarvi lunghe ore di angoscioso divertimento, in compagnia dei vostri amici, tentando di far saltare più cervelli possibili nella modalità Mercenari e di districarsi tra viette anguste, assaliti da orde inferocite di infetti, per completare i capitoli della modalità Storia. Preparatevi a vivere un nuovo incubo: Resident Evil 5 vi aspetta.
del mestiere. La lama Ammazzademoni, equilibrata tra forza e velocità di attacco, le lame gemelle Falco, indicate contro avversari poco potenti, ed infine la spada Schiantarocce, pesantissima ma devastante, in grado di ridurre in briciole gli scudi dei nemici. Grazie ai “Cristalli di sangue”, che raccogliamo uccidendo mostri e distruggendo alcune parti dello scenario possiamo aumentare il potere delle armi, acquisire nuove capacità ed abilità elementari. Ninja Blade mischia elementi horror a stilemi tipici dello sci-fi nipponico di serie B, con teorie cospirazionistiche da apocalisse genetica, in un polpettone trash che assolve perfettamente la sua funzione: giustificare un’ enorme quantità di esseri ripugnanti da sminuzzare tra i grattacielo di Tokio.
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THE NEW SIDE OF RADIO DI MASSIMO LONGONI
Silenzio, parla Alessio
L’
Dal 1996 c’è un angolo all’interno della radiofonia italiana dove si respira l’aria internazionale dei club. B Side è il lato della musica che molti snobbano e che invece merita grande attenzione. La voce dietro il microfono è quella di Alessio Bertallot, musicista, dj, giornalista. Una poliedricità che riversa nel suo programma, un laboratorio nel quale trovano spazio esperimenti musicali dal fascino unico.
B
Side è un punto fermo nel panorama radiofonico italiano. Qual è il segreto? Mi verrebbe da dire che se il mio programma è un punto fermo è perché il resto è ancora più immobile di me. Battute a parte, credo dipenda dal fatto che non ho mai affrontato questa trasmissione in maniera tecnica. Ho cercato di darle un suono e una forma che fosse più dall’ottica del musicista appassionato. È un po’ come se questa trasmissione io la suonassi.
dance come un territorio di esperimenti, adesso forse si fa forse un po’ troppo riferimento al passato, si ricicla parecchio quanto inventato da altri negli anni scorsi. Una parte della dance è molto legata a seguire le mode vincenti, ovviamente per scopi commerciali. Qualche segmento sperimentale resiste, mi viene in mente la drum’n’bass. E poi ci sono territori limitrofi un po’ più legati alla cultura della nuova musica black, che mischiano elettronica e jazz.
E’ davvero un programma di nicchia? Lo è solo per i provinciali. Basti pensare che la BBC con la stessa musica ci fa quattro o cinque programmi sul suo principale canale radio. Ma ci sono anche ragazzi italiani che vogliono guardare oltre al piccolo recinto che li circonda. La nicchia esiste ma non è detto che sia marginale. Può essere anche vista come elité, con un positivo senso di avanguardia.
C’è uno spazio in radio che vorresti ancora esplorare? Mi piacerebbe molto trasformare il lavoro radiofonico in qualcosa che vada oltre, facendo in modo che il programma stesso produca qualcosa di nuovo. Stiamo facendo un esperimento che ho chiamato di “jazzapposizioni”. Invito i grandi jazzisti italiani, come Paolo Fresu o Stefano Bollani, e li metto in diretta relazione con la musica elettronica degli ultimi vent’anni. Così si trova una sorta di linguaggio comune tra il pubblico della radio, musicisti e appassionati di jazz. Chiedendo loro di improvvisare su pezzi elettronici, i risultati che otteniamo sono degli ibridi, dei remix in diretta.
Perché in Italia c’è questa chiusura? Perché gli italiani sono diventati ricchi ma non signori. Non si rendono conto che arricchirsi significa anche prendersi delle responsabilità ed elevarsi culturalmente confrontandosi con il resto del mondo. Questa è la vera ricchezza. Il panorama musicale sembra piuttosto fermo. E’ così anche nel mondo dei club? Di sicuro sono passati i tempi in cui si pensava alla club onstage / maggio 2009
Chi sceglie i brani? In genere io. Glieli mando qualche giorno prima perché li ascoltino e ci ragionino. Sono musicisti molto bravi che trovano sempre una dimensione anche dentro pezzi molto lontani da loro. La forza del jazz è questa: a volte è più un mezzo che un fine, un modo di interpretare la musica.
Italia ha avuto modo di conoscerlo nel 1992 al Festival di Sanremo, quando da cantante degli Aeroplanitaliani scioccò tutti con trenta secondi di silenzio nel pezzo Zitti zitti. Dal 1996 invece la sua voce calda affascina gli ascoltatori di Radio Deejay. Alessio Bertallot è uno che ha nel Dna il cambiamento e la sperimentazione. Così negli anni ha declinato il suo talento come conduttore televisivo, dj nei locali, giornalista per Repubblica e Rolling Stone. Oltre naturalmente agli Aeroplanitaliani, di cui resta il leader e che ogni tanto, tra i mille impegni, resuscita.
Io sono entusiasta di questo esperimento e mi sembra che sia davvero il territorio da esplorare. Quale può essere il suo sviluppo? Si potrebbe cercare di riempire un vuoto di attenzione rispetto alla musica che abbiamo in Italia, considerando anche la nuova musica leggera italiana di qualità come un valore da preservare. Chi ha come me la fortuna di avere un programma ascoltato in tutto il Paese dovrebbe porsi il problema di “parlare italiano”. Talenti ne hai trovati? Certo! Ci sono musicisti bravissimi, tanto che alcuni, per il semplice fatto di essersi fatti conoscere grazie al mio programma, sono stati poi prodotti. Come Gianluca Massaroni, di cui Eros Ramazzotti mi ha chiesto il contatto dopo averlo sentito a B Side. Per me è una grande soddisfazione perché vuol dire che non sono l’unico a crederci. Per molti musicisti emergere resta un grande problema. Molti hanno problemi a pagare l’affitto. Ma cosa succederà se nessuno gli da retta? Smetteranno di suonare, saranno dei musicisti frustrati e noi saremo più infelici di prima perché non avremo delle persone che sanno fare delle cose belle. E questo è un delitto. Allora io penso che sia il caso di metterci una pezza. Se avessi più energie potrei anche diventare uno che va alla ricerca di queste
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