ONSTAGE magazine N째 22 LUG/AGO 2009
U2 MADONNA COLDPLAY BRUCE SPRINGSTEEN PLACEBO MOBY
J-AX
SIMPLE MINDS
THE PRODIGY
BOB SINCLAR
TBAND
C’è il piacere di Crema di Yogurt Müller con ciliegia in pezzi, oppure di pesca & albicocca, mela & kiwi, more & lamponi,
fragola, cocco, banana, ananas. Per un piacere cosĂŹ, la bocca non basta.
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8 // editoriale
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the king of the kings DI DANIELE SALOMONE
A Milano è tarda sera, piove. Il classico temporale estivo. Accendo la radio perché non ho un cd, la macchina è fresca di officina meccanica e, si sa, meglio togliere gli oggetti di valore (i dischi) prima di lasciarla in mani estranee, con tutto il rispetto. Ma va bene così, in fondo è proprio di notte che le stazioni radiofoniche passano la musica migliore. Michael Jackson è morto. Lo speaker dice di aver appreso la notizia da un sito americano molto attendibile quanto a celebrities. Neanche per un istante mi sfiora l’idea che si tratti di una macabra bufala. Michael Jackson è morto. Prendo il telefono e chiamo uno dei miei più cari amici, con cui condivido questa schiavitù che si fa chiamare “passione per la musica”. Senza introduzioni, neanche un ciao, gli dico “è morto Michael Jackson”. Lui reagisce esattamente come me, qualche istante di silenzio, poche parole borbottate, poi nuovamente silenzio. Sembra impossibile, ma è così. Quello che fa più male della morte di Jacko è il momento in cui è arrivata. Per lui, non per noi. Che se ne sia andato proprio prima di quella serie di concerti a Londra che dovevano rappresentare il grande ritorno, dopo anni di silenzio artistico e caos mediatico. Ma forse, ripensandoci bene, meglio così. Troppo spesso, solo la morte definisce davvero la grandezza dei campioni del genio umano. E allora è giusto che si torni a parlare di quanto grande sia la musica di Jacko, che la si riascolti con la devozione e l’ammirazione che merita. Da troppo tempo l’arte di Michael Jackson era finita nel dimenticatoio, sommersa da vicende giudiziarie che ne hanno definitivamente compromesso la fragilissima stabilità emotiva. Un’ingiustizia assoluta, come limitare il suo ricordo ad un presunto Re del Pop. Michael è il Re dei Re.
Direttore Responsabile Emanuele Vescovo
Hanno collaborato a questo numero: Andrea Beretta, Silvia Crivella, Damir Ivic, Susanna La Polla, Massimo Longoni, Gianni Olfeni, Virginia Ricotta, Marco Rigamonti, Giorgio Rossini.
Direttore Editoriale Daniele Salomone d.salomone@onstageweb.com Art Director Federico Riva f.riva@ineditweb.com
Pubblicità Areaconcerti srl via Pietrasanta, 12 20143 Milano tel. 02.5695313 Luca Seminerio l.seminerio@onstageweb.com Francesco Ferrari f.ferrari@onstageweb.com Eileen Casieri e.casieri@onstageweb.com Marianna Maino m.maino@onstageweb.com
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Distribuzione Mario Vescovo m.vescovo@onstageweb.com
Onstage Magazine Registrazione al tribunale di Milano N°362 del 01/06/2007
Redazione Eleonora Scigliano e.scigliano@onstageweb.com Francesca Vuotto f.vuotto@onstageweb.com
ONSTAGE MAGAZINE_ON TOUR_LUGLIO/AGOSTO 2009
DEPECHE MODE : 16/06 STADIO OLIMPICO ROMA - 18/06 STADIO SAN SIRO MILANO TIZIANO FERRO: 21/06 ARENA DI VERONA - 24/06 STADIO OLIMPICO ROMA laura pausini: 29/06 arena di verona katy perry: 23/06 idropark milano
onstage / luglio agosto 2009
Tutti i locali di Milano e Roma dove trovi Onstage Magazine
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Book Brasia Bulldog inn Charity cafè Club akab Deja’ vu Distillerie clandestine Fashion bar Fonclea Gregory’s jazz club Gusto I giardini di adone Il Bidone Il boom La locanda blues L’alibi Le Coppelle 52 Penny Lane Pride Pub Friend’s Art Café Birreria Martini Birreria Marconi Antilia Trillo Pub Fata Morgana Crazy Bull Take it easy café Simposio Mondo Perduto Pub Tumbler Black Falcon Roma Q’s Pub Barbagianni Rock Castle Café Old Trafford Coyote On The Rox Morrison’s Jamboree Il Barone Rosso Lettere cafè L’infernotto Living room cafè Locanda atlantide Magnolia Meo pinelli Micca club Mojbha Nag’s head New scarabocchio Open music cafè Open wine cafè Ore 20 Punto g Secrets cafè Sgt. pepper’s pub Sotto casa di andrea Sotto sotto Tam tam Tantra pop gallery Trinity college Tumbler Vinoteca novecento Zen.0
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10 // indice
LIVESTYLE la musica letta dal vivo
82 what’s new
I nuovi di Moby e Black Eyed Peas, il ritorno della Dave Matthews Band e i consigli per il grande schermo a cura degli amici di Nick
86 onstage chiama deejay
42. MADONNA
La Regina è di nuovo on the road con la seconda parte dello Sticky and Sweet Tour. Siete caldi?
Radio Deejay e Onstage non c’è verso che si separino. E’ la volta di Nikki, anima rock della radio preferita dagli italiani
FACE2FACE 18. Simple Minds 20. The Prodigy 22. J-ax
50. BRUCE SPRINGSTEEN
Il Boss sembra un ragazzino, ma sta per compiere 60 anni. In attesa dei concerti italiani, ne ricostruiamo gli ultimi 35.
onstage / luglio agosto 2009
66. COLDPLAY
La prima di Chris Martin&soci in Italia è datata luglio 2000. Sembra un secolo fa.
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42. U2
Dopo essersi presi la Terra intera (da 25 anni buoni), adesso è la volta dello spazio.
16 ontour
Luglio è il mese dei festival. Milano, Roma, Perugia, Lucca, . E poi Santana, Negrita, Nine Inch Nails e tanti altri
70 rock ‘n fashion
Ospite della rubrica moda di questo mese è Bob Sinclar. Proprio lui, il re dei tormentoni che segnano le nostre estati.
24. T BAND
La favola di Marco, Luca, Alan e Fiammetta continua. A che punto è il sogno?
78 coming soon
Settembre è il mese del grande ritorno di Ligabue. Altre sette notti all'Arena di Verona con l'orchestra sinfonica.
28. MOBY
Riservato com'è, vi sareste mai aspettati che ci rivelasse il suo più grande sogno?
onstage / luglio agosto 2009
58. PLACEBO
Duri e scuri. Ieri. Oggi i Placebo sono una band nuova, che flirta col sole
FA B R I C A
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LUGLIO
Gli appuntamenti di questo mese
Umbria Jazz
Milano Jazzin' Festival
10-19/07, Perugia
2-22/07, Milano La lunga attesa dei milanesi per le vacanze è da qualche anno allietata grazie al Milano Jazzin' Festival. La manifestazione (siamo al terzo atto) è prevista dal 2 al 22 luglio, con concerti a pagamento ed altri ad ingresso libero grazie alla collaborazione con il Comune di Milano. Sul palco, allestito all’Arena Civica (tanto suggestiva quanto poco adatta ai concerti), si alternano musiche differenti, anche lontanissime nel genere, perchè quando la musica è buona, è buona è basta, lo stile e l’attitudine c’entrano poco. Il composito panorama della musica internazionale è ben rappresentato dalla new wave dei Simple Minds, dalla commistione di folk, jazz e rock di James Taylor, dal virtuoso eclettismo degli Steely Dan (bentornati!) ed infine dalle atmosfere latine dei cubani Buena Vista Social Club. C’è spazio anche per la tradizione italiana: il Milano Jazzin’ Festival ospita infatti una delle tre tappe del tour della “Notte della Taranta”, con special guest Stewart Copeland, batterista dei Police, che si è innamorato di questo genere nel 2003. Il 20 luglio è la volta di George Benson, unico act organizzato fuori dall’Arena (Teatro degli Arcimboldi). Da segnalare la data del 15 luglio con i Too Many Djs il cui spettacolo è aperto da Ayris, alter ego di Syria, votato all'elettronica. Siccome il progetto ci ha incuriosito, le abbiamo fatto qualche domanda.
Umbria Jazz si conferma come consolidata realtà in grado di offrire performance non solo per gli invasati del jazz ma anche per chi desidera semplicemente godersi tanta buona musica. Anche quest’anno il meraviglioso centro storico di Perugia si anima con tantissimi eventi, dalla mattina fino a tarda notte, e si arricchisce di nuove possibilità di intrattenimento musicale, grazie alla collaborazione con alcuni locali e ristoranti del centro. Il pubblico più generalista può ascoltare cantautori di fama popolare come Paolo Conte e James Taylor, oppure salutare i Simply Red, all’ultimo tour prima dello scioglimento. Agli appassionati sono invece rivolte le esibizioni di John
Scofield e McCoy Tyner, esponenti di un jazz più sofisticato. Come sempre, la manifestazione rivolge particolare attenzione anche al blues, di cui è un illustre rappresentante il leggendario B.B. King. Tra le chicche dell’edizione 2009 di Umbria Jazz, un grande un omaggio a Nat King Cole, il cui genio è ricordato da tre artisti: il fratello Freddy Cole, il crooner Allan Harris ed infine George Benson, la cui performance è accompagnata da un'orchestra d'archi. La rassegna getta uno sguardo anche al panorama jazzistico italiano con il pianista Stefano Bollani, il trombettista Gianluca Petrella ed il giovanissimo sassofonista Francesco Cafiso, classe 1989.
Come, quando e perché ti sei data alla musica elettronica? E’ stato tutto molto semplice, sono curiosa e ho sempre le orecchie tese verso sonorità nuove e atmosfere avvolgenti, attuali. Così quando Giulio Calvino e Sergio Maggioni degli Hot Gossip, mi hanno proposto delle canzoni in italiano da interpretare in versione electro, ho accettato. Grazie al loro gusto nella produzione è venuto fuori un progetto che completa la mia doppia personalità, “lato A” Sirya, “lato B” Ayris. Quali sono i riferimenti musicali di Ayris? Tanti. La Roux, LadyHawke, Roisin Murphy, Peaches, Fesit, Bat For Lashes, Chew Lips, Donatella Rettore, Kylie Minogue e Lucio Battisti . Che obiettivi ti sei posta per questo progetto? Divulgare piu' materiale possibile in formato digitale, remix compresi, con il consenso della mia casa discografica naturalmente. E poi voglio rendere tutto più reale suonando ad oltranza. Quest'estate farò un giro di rodaggio e da ottobre parto con un tour nei club. In futuro ci sarà ancora spazio per Sirya? Certo, ho intenzione di lavorare al mio nuovo album sempre con Cesare Malfatti (dei La Crus) e con Joe (sempre dei La Crus) condividerò un tour teatrale in inverno.
Negrita
Nine Inch Nails
Chris Cornell
Per tutte le date info su negrita.it
22/07 Roma
06/07 Milano
Dopo il tour invernale che li ha condotti persino sul palco del The Borderline di Londra, i Negrita sono pronti per portare Helldorado nelle piazze italiane per tutta l'estate. L’ultimo album segna un ritorno alla matrice rock, come il frontman Pau ci ha raccontato qualche mese fa, ma non accantona del tutto la svolta latina del precedente L'uomo sogna di volare. Un cambiamento figlio del contatto che la band aretina ha stabilito con il Sudamerica, Brasile e Argentina in particolare. Se a tutto questo aggiungiamo ingredienti saporiti come Bob Dylan e i Rolling Stone ecco che la ricetta Negrita è completa. Sa molto di Clash, ma ha poca importanza. Quando una pietanza è buona, qualcuno pensa ad accostarne il sapore a qualche altro piatto?
I Nine Inch Nails danno l'addio ai loro fan con il Wave Goodbye Tour, al termine del quale, come annunciato dal frontman Trent Reznor, concluderanno la ventennale e gloriosa carriera. Per la loro ultima comparsa in Italia hanno scelto Milano, dove hanno suonato a giugno, e la rassegna capitolina Rock in Roma. Da Pretty Hate Machine, l'album di esordio che nel 1989 ha portato scompiglio nel mondo della discografia, ai recenti Ghost I-IV e The Slip, distribuiti in formato digitale lo scorso anno, i Nine Inch Nails hanno sempre stupito. Dubitiamo che decidano per uno spettacolo "normale" proprio in occasione dell’ultimo tour. Lo show è ricco di effetti spettacolari, come da copione. Ogni lasciata è persa, stavolta per sempre.
Dopo il lancio di Scream, Chris Cornell si mette nuovamente in gioco incontrando il pubblico, Italia compresa. Certamente parte del concerto è incentrata sulle esperienze passate, con i Soundgarden prima e gli Audioslave poi, ma ciò che stimola maggiormente la curiosità dei fan è la resa sul palco delle nuove sonorità scaturite dalla collaborazione con Timbaland. La speranza è che la poca convinzione che ha lasciato l'album sia spazzata via dall'esibizione dal vivo, da cui si spera emergano il carattere, la levatura musicale, l'esperienza e soprattutto la voce dell'artista di Seattle. Altrimenti, certi che il buon Chris non abbia alcuna intenzione di fermare le sue sperimentazioni, resteremo in attesa della prossima sfida.
onstage / luglio agosto 2009
07/07 Roma
ontour \\ 17
Festival Latinoamericando 17/06 – 17/09, Milano Se pensate che il Latinoamericando Expo sia un affare della comunità sudamericana, vi sbagliate di grosso. Il festival si rivolge ad un pubblico molto più vasto. Al Forum di Assago, infatti, sono in arrivo artisti di fama mondiale come Gloria Estefan, Enrique Iglesias, Gilberto Gil, Carlos Vives, Jarabedepalo, Carlinhos Brows e tanti altri. Dopo l’inaugurazione del Festival lo scorso 19 giugno con Lola Ponce, il 12 luglio è in programma l’unica data italiana di Enrique Iglesias, uno che a furia di hit mondiali ha fatto quasi dimenticare di essere figlio di Julio. Ma l’evento più atteso è certamente quello del 16 luglio, quando la regina del pop latino, Gloria Estefan, è prevista esibirsi in Italia dopo 13 anni di assenza. Con un palma res di 24 album, 70 milioni di dischi e due Grammy Awards, la cantante de L’Havana punta a fare il tutto esaurito, anche perché si vocifera che questa sia davvero la sua ultima volta nel nostro Paese. Altro appuntamento interessante è il concerto degli Harabe de Palo, in calendario il 23 luglio, quelli de La Flaca e Bonito. Che la lingua dominante del festival sia lo spagnolo, è fuori discussione, ma anche la caratura internazionale dell’evento non è in dubbio. - S.C.
Santana 14/07 Brescia
Franz Ferdinand + The Killers 15/07 Trieste
14/07 Roma
Ad un anno dal suo ultimo concerto in Italia, Carlos Santana torna nel nostro Paese. A differenza delle sue ultime apparizioni, questa volta sono le piazze ad ospitare Charlito e la sua band. Il virtuoso chitarrista messicano ripercorre quarant’anni di carriera (il battesimo di Santana risale a Woodstock ’69) riproponendo i brani più rappresentativi della sua straordinaria carriera, gli stessi pubblicati nella raccolta Multi-Dimensional Warrior, uscita nel 2008: una sapiente commistione di rock, jazz, latin, sonorità afro-cubane e gipsy che prescinde da qualsiasi classificazione e che, da sempre, è l’elemento magico che trascina le folle durante i concerti di Carlos. In attesa che si decida a tornare in studio per produrre materiale inedito, i fan di Santana si devono accontentare di vederlo solcare il palco ancora una volta. C’è decisamente di peggio nella vita.
Lucca Summer Festival 5-25/07, Lucca La dodicesima edizione del festival toscano si apre il 5 luglio con l’attesissimo concerto della Dave Matthews Band. Per un mistero inspiegabile, o forse fin troppo chiaro, in Europa il gruppo americano riempie le più prestigiose arene (per non parlare degli stadi statunitensi che da un decennio abbondante ospitano la band), mentre da noi è pressoché sconosciuto al grande pubblico. Tanto che è servita una petizione lanciata dal fan club italiano, che ha raccolto 5.000 mila firme, per convincere il promoter di turno a scommettere sulla riuscita economica dell’operazione. Chiunque abbia mai sentito un disco della band o abbia mai visto una performance dal vivo, non può invece avere dubbi sulla riuscita artistica dello show. Dave Matthews e soci presentano il nuovo Big Whiskey And the GrooGrux King, uscito in tutto il mondo all’inizio di giugno, anticipato dal singolo Funny The Way It Is (recensione nella rubrica What’s New). Il Lucca Summer Festival propone altre dieci eventi di altissimo profilo. Da Lenny Kravitz al leggendario John Fogerty (anima e cuore dei Creedence Clearwater Revival) passando per Moby e le voci black dei bianchissimi Anastacia e James Morrison. Un festival che merita l’attenzione di tutti gli appassionati di musica, a prescindere da fanatismi vari ed eventuali.
Il 14 luglio, nell'ambito di Roma in Rock, è in programma una serata che fino a pochi mesi fa avremmo definito indie-rock. Ma il successo che Franz Ferdinand e The Killers hanno riscontrato quest’inverno è tale da non consentire più una definizione del genere. Stiamo parlando di band che hanno messo tutti e due i piedi nel circuito mainstream, e non è certo una bestemmia. Con l'ultimo Day & Age, i Killers sono entrati nell’Olimpo della musica mondiale, accentuando fino all’esasperazione l'eclettismo del prece-
dente Sam's Town e rivelando come nella loro musica lo stile non sia mai qualcosa di definitivo. Per i FF, Tonight segna un ulteriore passo in avanti rispetto a You Could Have It So Much Better: un vero e poprio concept album, una sorta di esame di maturità per Alex Kapranos e soci. Ascoltare dal vivo, una dopo l'altra, queste due band è un’ottima opportunità per verificare lo stato di salute del tanto chiacchierato rock ‘n roll. Che non è morto così come non è nato dal nulla. E’ solo in continua trasformazione.
18 // face to face Simple Minds
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ALIVE and STILL KICKING “
DI DANIELE SALOMONE
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SIMPLE XXXXXX MINDS LIVE LIVE 02/05 XXXX 05/05 XXX 03/07 Milano 12/05 XX 24/07 Venezia 14/05 XX 27/07 Taormina 19/05 XX 21/05 XX 24/05 XX
foto: XXXXXXXXX
Nell’anno in cui celebrano i trenta di carriera, i Simple Minds si rimettono in gioco con un disco (Graffiti Soul) e un tour mondiale. La solita, scontata vittoria del cavallo favorito su cui è facilissimo puntare? Provate a chiederlo a Jim Kerr, scozzese purosangue e siciliano di adozione. Noi lo abbiamo fatto, ma a distanza di sicurezza.
Di quali pezzi si compone il puzzle di Graffiti Soul? Abbiamo fatto un disco alla vecchia maniera, corto, con pochi brani. Quando vedo album di 15 tracce penso “ma chi ha davvero 15 buone canzoni tutte insieme?”. La risposta è “nessuno”! Vogliamo fare più dischi, ma più brevi, non serve aggiungere pezzi giusto per farlo. Quello che conta è l’essenza di un album. E il nostro è un disco dark, spero sexy. La musica dei Simple Minds è sempre stata scura perché crediamo sia necessaria l’oscurità per permettere alla luce di liberarsi improvvisamente. Come siete arrivati al titolo? La parola “graffiti” mi è sempre piaciuta. Originariamente non si riferiva solo alla scrittura ma a tutto quello che era scolpito, aveva un significato un po’ più punk. Però non ho mai trovato il momento giusto per usarla. Poi l’anno scor-
onstage / luglio agosto 2009
so, mentre in treno uscivo da Londra, ho visto un ragazzo che scriveva “graffiti soul” su un muro. Un paio di mesi dopo stavo ragionando sulla musica dei Simple Minds e ho pensato che il nostro stile è scritto dentro di noi, è scolpito nel nostro Dna. E allora mi è tornata in mente questa idea di “graffiti soul”. Si dice che gli anni Ottanta siano stati “brutti”. Eppure in giro ci sono solo grandi gruppi che nascono in quel periodo o giovani band che si rifanno a quel sound. Non sono un particolare fan della musica anni Ottanta, ma
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Gli anni Ottanta sono stati l’ultima decade in cui l’immaginazione e la creatività musicale hanno dato vita a qualcosa di veramente originale
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C
ome si riesce a fare un buon disco dopo 30 anni di successi? Si può semplicemente approfittare del glorioso passato e dell’esperienza, ma per noi non è così. In inglese diciamo “we want to have the cake and we want to eat it”. Per quanto ci riguarda significa che vogliamo essere fedeli alla nostra storia, ma anche andare oltre. Quando la pagina è ancora bianca e dobbiamo scrivere un pezzo nuovo non pensiamo “ehi, aspetta siamo i Simple Minds”, semplicemente cerchiamo di assemblare il puzzle con la stessa carica e vitalità di un gruppo giovane. E’ in quel momento che esistiamo, il passato c’entra poco.
credo sia stata l’ultima decade in cui l’immaginazione e la creatività musicale abbiano dato vita a qualcosa di veramente originale, per lo meno nel mondo anglosassone. Nel 1989 ho sentito per la prima volta Lenny Kravitz perché un mio amico mi aveva detto “è fantastico”. Dopo il concerto ho chiamato quell’amico e gli ho chiesto “ma stai scherzando?”. Kravitz semplicemente ha fregato qualcosa che apparteneva al passato, il look, l’artwork, persino il microfono. La musica ha sempre rubato ma per metterci
qualcosa di originale. C’è grande differenza tra qualcosa di stupendo e qualcosa che ricorda qualcosa di stupendo. Siete pronti per il palco? Certo, abbiamo cominciato a fine maggio, festival soprattutto. Abbiamo sempre pensato ai Simple Minds come a una grande live band. Quando facciamo concerti non è solo musica, non sono solo hit. E’ qualcosa di più, è la nostra vita. Ce lo diciamo ogni sera. Per questo vogliamo sempre dare il 100%, non esiste andare sul palco e fare uno show mediocre. Non importa che ci siano 50 o 50mila persone, diamo sempre il massimo. Siamo animali e questo è il nostro istinto. E poi vogliamo rispettare l’investimento dei nostri fan, non tanto per i soldi, ma per l’emozione. I ragazzi aspettano per mesi il concerto, ne parlano con gli amici, e noi andiamo sul palco mosci? Non esiste! La Sicilia è diventata la tua casa. Cosa ha più degli altri posti in cui sei stato? Non c’è un luogo al mondo che mi faccia stare così bene. E quando ci sentiamo bene abbiamo anche più energia, lavoriamo meglio. Della Sicilia amo il fatto che sia il punto d’incontro tra Europa, mondo arabo e Africa; è come vivere sempre in bilico tra culture diverse. Per godermela al massimo vado a letto alle 9 di sera e mi sveglio alle 3 del mattino. L’alba in Sicilia è una cosa fantastica. O forse sono pazzo! La mia ragazza mi chiede sempre “ma perché ti svegli così presto?”. Il punto è che in quel momento è come se ci fossi solo io nel mondo. E non è male.
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Esclusiva
20 // face to face The Prodigy
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MORTE AGLI INVASORI
DI SUSANNA LA POLLA
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THE LIVE PRODIGY LIVE 02/05 XXXX 05/05 XXX 12/05 XX 14/05 XX 19/05 XX 15/07 PADOVA 21/05 XX 24/05 XX
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Credevate che la rave music fosse ormai puro materiale per saggi o autobiografie di nostalgici critici musicali? Sbagliato. A smentirlo è Invaders Must Die, quinto album in studio dei Prodigy. Liam Howlett, Maxim Reality e Keith Flint sono tornati e hanno rispolverato le sonorità techno hardcore che hanno fatto la loro fortuna. In attesa del concerto italiano, Maxim ci ha parlato del nuovo disco e della ritrovata unione della band.
Alcuni (Rolling Stone USA, nda) hanno scritto che il titolo del disco potrebbe sollevare le proteste degli avvocati per i diritti degli immigrati, così come a suo tempo Smack My Bitch Up aveva sollevato quelle delle attiviste femministe. Chi sono gli “invasori” di cui parlate? Davvero hanno scritto questo? Come si può scrivere una cosa del genere? Io sono nero e faccio parte dei Prodigy! Il titolo in realtà si riferisce essenzialmente alla negatività che ci circonda, che può essere rappresentata dalle persone ma anche dalla paranoia che spesso ci assale. Penso al periodo particolarmente buio che abbiamo attraversato come band, nel 2004, quando nemmeno ci parlavamo. Eravamo circondati da forze negative. Cosìddetti amici che ci mettevano l’uno contro l’altro, paranoie. Un giorno, seduti attorno a un tavolo, ci siamo detti “gli invasori devono morire”. Così è nato il titolo dell’album. Non ha
onstage / luglio agosto 2009
niente a che vedere con l’immigrazione, figuriamoci. Gli invasori sono le forze negative che ci impediscono di progredire, di andare avanti, come le sabbie mobili. Era dai tempi di The Fat Of The Land (1997) che non comparivate tutti e tre insieme in un disco. Come vi sentite ora che finalmente vi siete riuniti? Molto bene, perché è stato davvero un periodo duro quello che abbiamo attraversato. Ma lo abbiamo superato e penso che questo album sia il risultato degli sforzi fatti da tutti noi negli ultimi otto anni. E’ un trionfo per noi perché trasmette l’energia che abbiamo impiegato nel registrarlo come band, lo stesso ci ha fatto tornare insieme, uniti.
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Gli invasori sono le forze negative che ci impediscono di progredire, di andare avanti, come le sabbie mobili. Non ha niente a che vedere con l’immigrazione, figuriamoci
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È
paradossale che proprio mentre si celebra la morte della rave culture voi ve ne usciate con un album “old school” che vende centinaia di migliaia di copie. E’ vero, noi veniamo dalla scena rave e quella cultura è morta. Ma non stiamo tentando di riportare alla ribalta la rave culture, noi facciamo semplicemente la musica dei Prodigy, la nostra musica. Questo è il sound che ci appartiene, lo stesso che usavamo nel 1993, anche se ovviamente aggiornato, quindi non dobbiamo giustificare il fatto che lo usiamo. E certamente non lo facciamo per riportare in vita una scena.
Com’è nata la collaborazione con Dave Grohl (leader dei Foo Fighters, nda) per il brano Run With Wolves? Dave è un nostro amico. E’ una persona entusiasta e dal momento che aveva terminato il suo tour, ci ha detto che gli sarebbe piaciuto collaborare con noi. Ha registrato la batteria nel suo studio e ci ha inviato il tutto in un hard
drive. C'erano delle voci su un’altra traccia ma non funzionavano bene con il beat che avevamo, così Liam ha colto l’opportunità e ci ha messo la batteria di Dave Grohl. Funzionavano bene insieme e quando le cose vanno subito nel verso giusto è un buon segno, così abbiamo spedito la traccia a Dave. Gli è piaciuta, Run With Wolves è un brano molto potente. Usate molto spesso campioni nei vostri pezzi, sto pensando per esempio al ritornello di Thunder. Come li scegliete? Prendiamo qua e là le cose che ci entusiasmano. Quello di Thunder in realtà non è un sample. Ho dato a Liam un cd della label giamaicana Studio One e lui ci ha scovato un brano dei Brentford Allstars, ha chiamato Brother Culture (uno dei più rispettati mc della scena inglese, nda) che lo ha re-inciso con una nuova melodia e un testo differente. Fortunatamente abbiamo un amico che ha una grande quantità di dischi della Studio One, roba da collezione, dalla quale possiamo prendere un sacco di cose. Che tipo di performance state proponendo al pubblico durante i concerti? Il nostro nuovo album è molto melodico. Abbiamo scritto tante canzoni vere e proprie. Per noi era molto importante che fosse così, in modo che lo potessimo suonare quasi per intero durante i concerti. Dal vivo presentiamo molte tracce del nuovo album, è senza dubbio uno show pieno di energia. In perfetto stile Prodigy.
22 // face to face J-AX
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VE LA SPIEGO IO LA CRISI
DI GIORGIO ROSSINI
J-AX LIVE 01/07 02/07 03/07 04/07 09/07 17/07 18/07 27/07
Darfo (Bs) Collegno (To) Jesolo (Ve) Cagliari Roma Langhirano (Pr) Simaxis (Or) Pusiano (Co)
foto: Alessandra Tisato
Tra i (pochi) personaggi senza peli sulla lingua, J-Ax è tra quelli che ne hanno di meno. Eppure non è il tipo da sentenze, che spara a zero su tutto e tutti, come invece la sua apparente sfrontatezza lascerebbe immaginare. A ridosso dell’uscita del suo terzo album solista, Deca Dance, e con i preparativi del tour estivo in corso, ci ha raccontato cosa ne pensa del presente, suo e della musica.
Deca Dance è un chiaro riferimento agli anni ’90, un decennio molto fortunato per te. Non mi piace ricordare il passato giudicandolo sempre come “più bello” rispetto al presente. Penso di essermi guadagnato le mie fortune anche dopo quel periodo, con l’inizio della mia carriera solista. Poi da un punto puramente commerciale, le cose ora vanno anche meglio. Di quegli anni sicuramente ho mantenuto l’attitudine, l’incazzatura e la volontà di non essere accondiscendente rispetto a certi poteri. Quando parlo di "vecchia scuola" mi riferisco a questo. Come vivi il presente e la crisi della discografia? La crisi c’è, questo è fuori discussione. In quanto artista, penso che il compito sia semplicemente quello di fare il mio mestiere meglio che posso. La musica ha e deve avere un valore importante soprattutto nei momenti difficili.
onstage / luglio agosto 2009
Detto questo, in prima persona non voglio lamentarmi perché quello che faccio mi soddisfa. Penso che il famoso “urlo di dolore” del mondo della discografia non sia poi così importante rispetto alle grandi multi-nazionali che tagliano personale o che addirittura chiudono. Chi lavora nel mondo della musica dovrebbe solo pensare a fare il proprio lavoro nella maniera migliore possibile, nella speranza che le cose vadano meglio. La mia reazione alla crisi è stata quella di mettermi a lavorare il doppio rispetto a prima.
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Il download gratis non esiste. Esiste il download illegale semmai, ma nessuno scarica musica gratis, perché la connessione a Internet si paga
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n pochi anni sei uscito con due album che hanno un approccio musicale differente. Caso o scelta? Diciamo che in generale è difficile etichettare la musica. Rispetto all’album precedente, Rap n’ Roll, le differenze non sono poi molte, in linea di massima il mio approccio è sempre lo stesso. Quello che faccio è semplicemente assecondare i miei gusti musicali e il mio istinto. Ascolto tantissima musica di vari generi, mi piace prenderne spunto e rimescolare il tutto, cercando di creare un progetto con uno stile diverso e personale.
La tua posizione è abbastanza insolita. Moti colleghi preferiscono cavalcare l’effetto-crisi, prendendosela soprattutto con il file sharing e la pirateria. Innanzitutto il download gratis non esiste. Esiste il download illegale semmai, ma nessuno scarica musica gratis, perché la connessione a Internet si paga. Allora servirebbe un sistema in grado di quantificare il tempo che un utente passa a scaricare musica in rete e, in base a quello, stabilire una sorta di tariffa che sia conveniente innanzitutto per l’utente stesso. Solo così il mondo della disco-
grafia può lentamente ripartire. È sbagliato dare la colpa a chi scarica, perché se è vero che le etichette ci perdono, altri settori, in primis quello della telefonia, ci guadagnano, e tanto. Quindi i soldi non bisogna chiederli ai ragazzini che scaricano, ma semmai a Tronchetti Provera e ai personaggi come lui. Che effetto ti fa’ vedere in cima alle classifiche personaggi usciti dai reality? Non lo considero un problema. Poi c’è reality e reality. XFactor e Amici sono due cose diverse. Penso che il ragazzino che esce dal programma di Maria De Filippi e vende dischi, in fin dei conti, fa comprare musica a chi altrimenti non lo farebbe affatto. Da X-Factor invece ne sono usciti tanti, ma solo Giusy Ferreri si è fatta veramente sentire. Sinceramente non la menerei più di tanto, anzi da un certo punto di vista mi fa anche piacere perché almeno si vende qualche disco in più. Se poi la tredicenne va fuori di testa per Marco Carta penso “bella lì, meglio lui piuttosto che il solito inglesino o americano tutto infighettato”. Per questo tour hai voluto un sound ancor più incisivo. E’ proprio così. Utilizzeremo un set assolutamente innovativo, che ci permettererà di suonare sul palco come si fa solitamente in studio. Io e la band siamo molto soddisfatti, ci siamo dotati di una strumentazione tecnologicamente all’avanguardia. In questo modo sarà più facile ricreare on stage tutti i suoni che vogliamo, per dare allo spettacolo un impatto ancora più forte rispetto al passato.
NOKIA SAZIA LA TUA FAME DI MUSICA. Ascolta e scarica anche tu più di 5 milioni di brani in modo del tutto legale. Come? Con Nokia Comes With Music (tutte le informazioni su www.nokia.it/comeswithmusic). Acquistando il Nokia 5800 Comes With Music o il Nokia 5130 Comes With Music avrai per un anno l’accesso illimitato agli oltre 5 milioni di brani presenti nel Nokia Music Store (music.nokia.it), il negozio on-line di musica digitale di Nokia che ti consente di scoprire nuovi artisti, ascoltare tanta musica e scaricare migliaia di album con un click. Sullo store digitale si possono acquistare brani a 0,99€ e album a partire da 7,99€, ma con un telefono cellulare Nokia Comes With Music i prezzi spariscono e puoi scaricare tutta la musica che vuoi per 12 mesi. Praticamente un abbonamento annuale al Nokia Music Store. Nokia Comes With Music cambia il modo di scoprire, condividere e ascoltare la musica di oggi e di ieri, ascoltando i propri artisti preferiti o esplorando nuovi generi. Vuoi creare una playlist ogni giorno diversa con tutti i tuoi brani preferiti? Con il tuo Nokia Comes With Music puoi farlo subito senza ulteriori costi direttamente sul telefono cellulare (nel caso del Nokia 5800) o tramite PC (nel caso del Nokia 5130) e la musica scaricata rimarrà tua per sempre. Nokia Comes With Music unisce la migliore qualità dei telefoni cellulari Nokia ad un’esperienza musicale per veri intenditori e appassionati. La rivoluzione musicale è arrivata.
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Nokia 5130 Comes With Music Telefono cellulare dalle linee arrotondate, consente di ascoltare fino a 20 ore di musica con audio di qualità anche in movimento. È presente un riproduttore MP3/AAC, una radio Fm Stereo-RDS, suonerie polifoniche a 24 toni e la possibilità di scaricare immagini, loghi e tantissimi giochi dal WAP. Sviluppa una connettività GPRS, 4+2, WAP 2.0, USB, Bluetooth, Edge. La memoria interna è di 30MB espandibile. Nella versione Comes With Music il Nokia 5130 permette di scaricare sul proprio PC tutta la musica del Nokia Music Store per 12 mesi e di trasferirla poi sul telefono cellulare e tenerla per sempre.
NOKIA COMES WITH MUSIC
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TRA SOGNO E REALTA’
NOME DA nomeartista COPERTINA LIVE 19/04 03/04 Bologna Ci è voluto un po’ di tempo per arrivare alLivorno nome 05/04 definitivo Brescia della band di Marco, 20/04 Luca, Alan eGenova Fiam22/04 07/04 Milano metta, maBolzano alla fine la scelta soddisfa tutti. TBAND, 23/04 14/04 Milano in una lista complessiva di quattro possibiliMilano nomi, 24/04 16/04 Milano Villorba (TV) l’ha spuntata su Battito, Timbrica, Very. Migliaia i 17/04 Villorba (TV) voti arrivati sul sito comesuonanoisogni.it. Il primo chiaro segnale di come il pubblico si sia subito appassionato alle vicende della Tband.
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A CURA DELLA REDAZIONE
Marco, Luca, Alan e Fiammetta sono quattro ragazzi che vogliono a tutti i costi sfondare nel mondo della musica. Hanno una grande possibilità, grazie a TIM, e faranno di tutto per non lasciarsela sfuggire.
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Ricevi gratis nella tua casella di posta elettronica il reportage fotografico del tour di Laura Pausini! Come? Invia un sms al 320.2043040 (al costo del tuo abituale piano tariffario) indicando il tuo indirizzo e-mail preceduto dal numero 125 (es.125luca@ gmail.com) e ricevi il reportage direttamente nella tua casella di posta entro 48 ore
hi di noi non ha sognato almeno una volta nella vita di diventare una rock star? C’è chi tenta l’avventura seriamente, perché dotato di innato talento musicale, grande passione o anche solo di irrefrenabile perseveranza, e chi vive l’emozione in modo più intimo, magari nella propria stanza davanti ad uno specchio, con lo stereo “a palla” che passa il pezzo preferito di sempre e un pennarello come microfono. In ogni caso, nell’immaginario degli adolescenti (e non solo..) di tutto il mondo, la magia del palco esercita un fascino irresistibile. Chiudere gli occhi e vivere l’emozione della folla in estasi con le braccia al cielo, con il muro di amplificatori che diffonde nell’aria il suono potente di una chitarra distorta e l'occhio di bue che incornicia il nostro viso nel buio dello stadio: un sogno da cui è bellissimo farsi cullare. Qualche volta il sogno, come d’incanto, si trasforma in realtà. Come nel caso di quattro ragazzi poco più che ventenni. Marco, Luca, Alan e Fiammetta si sono incontrati grazie ad un progetto ideato da TIM, che ha dato loro la possibilità di inseguire quello che fino a poco tempo fa sembrava un sogno impossibile: formare una band e andare alla ricerca del successo. Dopo aver completato la line up con l'ingresso di Fiammetta alle tastiere e aver scelto, con l’aiuto dei fan, il nome per il gruppo, la TBAND ha siglato un contratto con la Sugar, etichetta di Caterina Caselli. In questi giorni il primo singolo del gruppo, la cover di Con te partirò di Andrea Bocelli riarrangiata da Vittorio Cosma, è in onda su tutte le radio e in vendita in tutti gli store digitali, avviandosi a diventare la colonna sonora dell'estate 2009. A raccontare le avventure di Marco, Luca, Alan e Fiammetta ci sta pensando Gabriele Muccino, regista di fama mondiale che non ha bisogno di presentazioni, con una serie di spot tv partiti alla fine di aprile. Una sorta di cortometraggio a puntate che permetterà a tutta l’Italia di seguire e appassionarsi alle vicende della TBAND. Nelle ultime settimane la storia del gruppo ha conosciuto un nuovo capitolo. Giunti in un locale in cui è in programma un concerto, Fiammetta, Alan e Luca scoprono che quella sera deve esibirsi nello stesso posto anche Valentina, la ex di Marco. Lui è ancora molto innamorato, quindi i tre ragazzi annullano lo show per evitare che i due si incontrino. Il sole sta calando sulla spiaggia vicina e decidono che è meglio godersi il mare e la spiaggia cullando l’idea di un nuova canzone per il loro repertorio. Un'avventura che non riguarda solo la musica. È molto di più, perché l'amicizia e i sentimenti di quattro giovani artisti che rincorrono il successo con tutte le armi a disposizione è un concentrato sublime di emozioni, di vita. La storia della TBAND assomiglia tanto ad una favola, anche se l’epilogo è ancora tutto da scrivere.
COMESUONANOISOGNI.IT
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I SEGRETI DELLA TBAND
MARCO VELLUTI Il riff indimenticabile: Message In A Bottle dei Police L'intro più bello: Don't Give up di Peter Gabriel Il primo album comprato: Sacred Fire di Carlos Santana La copertina che preferisci: Emerson, Lake and Palmer Il primo concerto: gli Africa Unite al Villaggio Globale La cover più interessante: Una Bourreè di J.S.Bach eseguita dai Jethro Tull La canzone che avresti voluto scrivere: Ho visto Nina volare di De Andrè\Fossati La musica del primo viaggio in macchina: Ovunque proteggi di Vinicio Capossela Il disco che ti ha cambiato la vita: A Map Of The World di Pat Metheny La prima canzone suonata dal vivo: Andante di F.Carulli
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LUCA PALMIERI Il riff indimenticabile: Whole Lotta Love dei Led Zeppelin L'intro più bello: One dei Metallica Il primo album comprato: Appetite For Festruction dei Guns 'n Roses La copertina che preferisci: In The Court Of The Crimson King dei King crimson Il primo concerto: Turner nel 1990 al Palatrussardi di Milano La cover più interessante: Little Wing di Jimi Hendrix suonata da Stevie Ray Vaughan La canzone che avresti voluto scrivere: Shine On You Crazy Diamond dei Pink Floyd La musica del primo viaggio in macchina: la raccolta Legend di Bob Marley Il disco che ti ha cambiato la vita: Made In Japan dei Deep Purple La prima canzone suonata dal vivo: Smells Like Teen Spirit dei Nirvana
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ALAN CAPPELLI Il riff indimenticabile: Take Five di The Dave Brubeck Quartet L'intro più bello: Smells Like Teen Spirit dei Nirvana Il primo album comprato: Private Dancer Tina Turner La copertina che preferisci: Dangerous Michael Jackson Il primo concerto: Ligabue a Riccione La cover più interessante: Il medley Elephant Love nel film del Moulin Rouge La canzone che avresti voluto scrivere: Something dei Beatles La musica del primo viaggio in macchina: Dream A Little Dream Of Me The Mamas and The Papas Il disco che ti ha cambiato la vita: Le opere di Ludwig Van Beethoven La prima canzone suonata dal vivo: Siamo soli di Vasco rossi
FIAMMETTA CICOGNA Il riff indimenticabile: Wish You Were Here dei Pink Floyd L'intro più bello: Invincible dei Muse Il primo album comprato: Live dei NOFX La copertina che preferisci: Sgt. Pepper’s dei Beatles Il primo concerto: gli AC/DC a Milano nel 1994 La cover più interessante: Sweet Child Of Mine dei Guns ‘n’ Roses suonata da Milo La canzone che avresti voluto scrivere: La canzone di Marinella di Fabrizio De Andrè La musica del primo viaggio in macchina: Born In The USA di Bruce Springsteen Il disco che ti ha cambiato la vita: La colonna sonora del film Il Favoloso mondo di Amelie La prima canzone suonata dal vivo: Contadino Allegro di Schumann
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IL SOGNO DI UNA VITA
MOBY LIVE 25/07 Lucca Summer Festival
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DI MARCO RIGAMONTI
Moby \\ 29
Ci sono artisti che riescono a mettere d’accordo tutti. Piacciono a chi ascolta solo le hit radiofoniche come a chi fa della musica una ragione di vita, a chi adora l’elettronica come a chi preferisce il rock. Moby è il principe di questa categoria di artisti, nonostante la sua dimensione preferita sia quella casalinga. E’ li che spera di trovare l’ispirazione per realizzare il suo grande sogno. Quale? Ce lo ha raccontato mentre in tutto il mondo stava uscendo Wait For Me, suo ultimo lavoro discografico.
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e lo ricordo come se fosse ora quel giorno a cavallo tra il nuovo e il vecchio millennio. Un signore sulla cinquantina in giacca e cravatta varca la soglia nel negozio di dischi dove ai tempi passavo un pomeriggio si e uno no (oggi se va bene ci vado una volta alla settimana, maledetta la rete e chi l’ha inventata) e fischietta al commesso un motivetto che ha sentito alla radio. “E’ un pezzo lento, con il piano”, aggiunge. Il ragazzo dietro il bancone tira fuori un disco che ritrae un pazzo in camicia bianca che si dimena su uno sfondo verde. Quel disco era Play e il matto in questione Moby, che ai tempi non era ancora così famoso. In quel preciso istante, per il sottoscritto tutto è diventato chiaro: quell’album aveva abbattuto gli argini di età e moda, come un fiume in piena che straripa in ogni direzione. Il feticista underground che si nasconde dentro di me urlava allo scandalo e accusava il “piccolo idiota” di essersi venduto, di avere abbandonato le sue radici techno a favore di un successo commerciale fatto di brani ultramelodici dalle sonorità morbide e delicate. “Hai visto” mi sussurrava il commesso, “è’ andato anche lui, dovrai trovarti un altro idolo, qualcuno di più
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singolo, Shot In The Back Of The Head: una traccia strumentale cupa e malinconica, scaricabile gratuitamente dal sito dell’artista, che non troverà spazio facilmente nelle programmazioni dei media. Nessuno ti ha dato del matto quando hai proposto Shot In The Back Of The Head come primo singolo? Mi è stato detto che scegliere come primo singolo un brano strumentale accompagnato da un video così scuro e sperimentale (che probabilmente non verrà trasmesso da Mtv) è l’equivalente di un suicidio commerciale. Ma il vecchio punk-rocker che c’è in me adora l’idea di sfidare le leggi del music business. Di questo supposto suicidio commerciale non m’importa molto, perché quando in passato ho avuto successo è semplicemente capitato, non è mai stato qualcosa di pianificato. A dire il vero non mi sento a mio agio nel mainstream. Penso che troppo spesso i lavori degli artisti vengano giudicati in base a quanto bene si assestano nel mercato, in base a quanti soldi generano. Con questo album ho voluto focalizzarmi su quello che amo, senza badare a come verrà accolto.
Non mi sento a mio agio nel mainstream. Penso che troppo spesso i lavori degli artisti vengano giudicati in base a quanto bene si assestano nel mercato, in base a quanti soldi generano
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coerente. Se ora lo ascoltano persone che appartengono ad altre generazioni non fa più per te”. Fortunatamente grazie ad un po’ di buon senso e ad un’analisi oggettiva sono riuscito a non dare troppa retta a quella diabolica voce. Dopotutto non mi sembrava giusto ripudiare un artista come Moby solo perché la sua musica improvvisamente piaceva a tutti. Chi vince ha sempre ragione, e nove milioni di copie vendute con annessi otto singoli sono una vittoria schiacciante, da zittire chiunque. Richard Melville Hall non era più un dj-produttore ad uso e consumo dei rave, ma una superstar internazionale. I lavori successivi, tra alti e bassi, hanno mantenuto un equilibrio credibile tra mainstream pop e una mai del tutto scomparsa vena elettronica, meno melodica e più concettuale. Con Wait For Me questo equilibrio viene meno per ammissione dello stesso Moby, che ha dichiarato esplicitamente di volere incidere un disco personale ed emotivamente forte, del cui successo poco gli interessa. L’intenzione è confermata dal primo
Il video di Shot In The Back of The Head è stato girato da David Lynch. Quando ti chiederà in cambio il favore di scrivere la colonna sonora di un suo film? Se mai dovesse succedere, anche domani, mi metterei subito al lavoro. E’ il mio regista preferito, adoro tutto quello che fa. Eppure hai esplicitamente dichiarato che ti piace essere semplice, che non vuoi che l’ascoltatore si sorbisca passaggi armonici complicati. Com’è possibile che il tuo regista preferito sia invece proprio Lynch, i cui film sono così ardui da codificare? Sono d’accordo con te, i suoi lavori sono davvero incasinati. Nonostante ciò, credo che ci sia una cosa che abbiamo in comune: le emozioni. Le trame dei film di David sono molto confuse e difficili da capire, ma le emozioni che comunica sono semplicissime, dirette. Tra le altre cose, questa collaborazione in un certo
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Onstage, in collaborazione con Edel, ti regala il nuovo disco di Moby, Wait For Me. Invia una mail a contest@onstageweb.come indica nell'oggetto "Moby"!
senso chiude un cerchio. Mi ha fatto tornare in mente il tuo primo successo, Go!, che conteneva un campione della colonna sonora di Twin Peaks, scritta da Angelo Badalamenti. Fortunatamente non è un campione, altrimenti mi avrebbero sicuramente denunciato! Ricordo che avevo provato a campionare un frammento di quel brano, ma alla fine era troppo lento e ho dovuto risuonarlo io. Così oltre ad evitare una denuncia mi sono anche preso i complimenti di David e Angelo. E’ andata bene! Cosa vorresti che la gente pensasse e provasse ascoltando Wait For Me? Molto semplicemente, vorrei che si emozionasse. Non voglio cambiare il mondo, non ho l’ambizione di scrivere un disco sperimentale o a tutti i costi all’avanguardia. Poi è del tutto normale che vengano fuori dei paragoni con quello che ho fatto in passato, ma quello che mi interessa davvero è che le persone trovino un tempo e un luogo per la musica di Wait For Me. Se dovessi esprimere un desiderio, vorrei che il disco venisse ascoltato almeno una volta per intero dall’inizio alla fine, perché l’ho concepito come un unico viaggio e credo che così si riesca a cogliere la sua essenza più facilmente. L’impressione che in qualche modo ho sempre avuto ascoltando la tua musica (e questo album in particolare) è che sia le melodie che gli arrangiamenti vengano fuori in maniera rapida, scorrevole e naturale. E’ davvero così? In effetti la mia musica è molto spontanea e anche veloce, se vogliamo. Credo che la
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ottime esperienze. Ma sono convinto che sia centomila volte più divertente lavorare con gli amici. Vista la dimensione personale di questo album, che ho registrato per intero in casa mia, è stata una scelta naturale e logica. Considerando che è un disco meno “rock” rispetto ad altri tuoi lavori come sarà composta la band con la quale andrai in tour quest’estate? Ci sarà una sezione d’archi, un tastierista, un bassista, due cantanti e poi io che come al solito mi diletterò a suonare la chitarra, le tastiere, le percussioni e anche a cantare. La scaletta sarà incentrata sull’ultimo lavoro o farai anche qualche passo indietro? Dipende sempre dalla grandezza del posto dove suoniamo. Se si tratta di un luogo con una capienza elevata di solito proponiamo una sorta di greatest hits show. Quando invece ci capita di suonare in posti più intimi allora c’è l’opportunità di focalizzarsi sui brani più silenziosi e lenti, senza l’obbligo morale di eseguire tutti i pezzi più movimentati della mia discografia. A proposito di discografia, nella tua lunga ed eclettica carriera c’è ancora un tassello mancante? L’unica cosa che sogno costantemente di riuscire a fare è comporre un pezzo immortale ai livelli di Heroes di David Bowie. Se mai quel momento dovesse arrivare sarò un uomo felice e completamente realizzato.
Sono sicuro che tanti altri musicisti hanno degli hobby. Mentre io non riesco a pensare a niente di più divertente e importante che comporre musica nel mio studio casalingo.
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spiegazione stia nel fatto che passo moltissimo tempo in studio. E quando dico moltissimo significa che ogni giorno mi sveglio, faccio colazione e poi comincio a suonare. Sono sicuro che tanti altri musicisti hanno degli hobby, qualcosa di interessante da fare. Mentre io non riesco a pensare a niente di più divertente e importante che comporre musica nel mio studio casalingo. In questo album canti in un solo brano. Amo cantare, ma non mi piace così tanto la mia voce. E’ stato necessario chiamare altri cantanti perché mi interessavano molto le voci per questo disco. Oltretutto lavorare con i miei amici mi fa sentire molto bene, ecco perchè in Wait For Me non ci sono star internazionali come ospiti. In passato mi è capitato di collaborare con voci famosissime, tutte onstage / luglio agosto 2009
C’è chi sostiene che l’ispirazione che guida gli artisti nel corso della loro carriera sia dovuta a un sogno, a qualcosa che molto spesso è difficile mettere a fuoco, come una sorta di misterioso punto d’arrivo. Quando col tempo questo traguardo viene identificato in maniera precisa l’ispirazione si fa sempre più forte, aiutando l’artista a raggiungerlo attraverso altre composizioni, altri sfoghi creativi che comunque contengono sempre qualcosa di unico e personale. Il rischio è di sentirsi arrivati. In quel caso l’ispirazione viene meno e molto spesso, se non si ha la fortuna di “sentire” un nuovo punto di arrivo, tutto finisce. Caro Moby, un grosso in bocca al lupo perché tu riesca a realizzare il grande sogno e a scrivere una Heroes del nuovo millennio. Ma cerca di farlo il più tardi possibile. Noi aspettiamo volentieri. E intanto, già che ci siamo, ci gustiamo senza problemi tutti i tuoi sfoghi creativi, fino a quel fatidico momento.
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ALLA CONQUISTA DELLO SPAZIO DI DANIELE SALOMONE
U2 LIVE 07/07 Milano 08/07 Milano
onstage / aprile 2009
FOTO ANTON CORBJIN
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C’è una sola rock band capace di superare i confini, di spostare il limite sempre un po’ più in la. Gli U2 sono costantemente a caccia di nuovi traguardi e più difficili sono da raggiungere meglio è. Il 360° Tour sarà ricordato per il gigantesco The Claw, avveniristico palco frutto di una visionaria interpretazione della dimensione spaziale. Ma siamo sicuri che non ci sia altro dietro?
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Può sembrare paradossale, ma la struttura gigantesca che ci accompagna in questo tour serve per creare più intimità tra noi e il pubblico. Bono
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Ricevi gratis nella tua casella di posta elettronica il reportage fotografico del tour degli U2! Come? Invia un sms al 320.2043040 (al costo del tuo abituale piano tariffario) indicando il tuo indirizzo e-mail preceduto dal numero 125 (es.125luca@ gmail.com) e ricevi il reportage direttamente nella tua casella di posta entro 48 ore
hi l’avrebbe mai detto. Fino a poco tempo fa gli U2 avevano ancora un limite, nonostante gli oltre trent’anni di carriera, gli exploit artistici, il dominio del mercato discografico, i numeri da record dei tour, l’amicizia di Bono con i potenti della Terra. Nonostante, insomma, la band irlandese rappresenti l’eccellenza assoluta applicata alla musica. C’era qualcosa ancora non pienamente compreso, controllato o per lo meno sfruttato a piacimento: lo spazio, nel senso fisico del termine. Un concetto difficile da affrontare per chiunque, scienziati e architetti compresi, una sfida dal fascino irresistibile per un gruppo abilissimo nel liquidare missioni apparentemente impossibili. E’ proprio sulla dimensione spaziale che gli U2 hanno concentrato gli sforzi, artistici e non, dell’ultimo anno (già il titolo e l’immagine in copertina di No Line On The Horizon sono un chiaro riferimento al tema) coinvolgendo nell’impresa tutta l’efficientissima organizzazione che negli anni hanno messo in piedi. Missione compiuta.
Il 360° Tour non è la solita normale sequenza infinita di concerti, ammesso che la parola “normale” possa ancora essere accostata al mondo di Bono&soci. C’è qualcosa di più, una mezza rivoluzione nell’ambito dell’entertainment musicale. La struttura che ospita il palco, oltre che gigantesca, è qualcosa di mai visto prima, un mix di tecnologia avanzatissima, genio architettonico e follia visionaria. Quattro enormi bracci curvi raggiungono il terreno partendo da un corpo centrale sistemato a 30 metri d’altezza, disegnando una sorta di enorme ragno a quattro zampe che copre un’area di 2.400 metri quadri. Dal punto più alto del “mostro”, pile di ampli-
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ficatori scendono verso il basso come acrobati funambolici, pronti a investire con orde di decibel l’area circostante. In mezzo, una sorta di enorme albero (in senso velistico) apparentemente sospeso nel nulla sorregge uno schermo circolare che proietta le immagini di Bono, The Edge, Larry e Adam. Sotto, il palco, tondo anche lui, e la consueta passerella che consente ai quattro (ormai cinquantenni) rocker di muoversi tra il pubblico sistemato ai lati. Al di la dello spettacolare impatto visivo della struttura, l’esperimento consiste nella posizione di The Claw, l’artiglio, com’è stato ribattezzato dall’entourage irlandese, sistemato al centro dell’impianto che ospita il concerto. La struttura inoltre non ha coperture, è aperta da tutti i lati. In poche parole niente più “dietro le quinte”, si vede tutto, da ogni angolatura. Ecco come si affronta la questione dello spazio dalle parti di Dublino. Impossessandosene, sfruttandolo in senso assoluto, ogni singolo centimetro cubo disponibile.
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Una struttura aperta e circolare come The Claw, ci consente di diffondere la musica in tutte le direzioni. Così l’energia continua a girare vorticosamente, senza barriere. Bono
DJ CON GLI STIVALI
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I più cinici potrebbero sostenere che gli U2 (e chi ne influenza le decisioni) si siano lasciati prendere da manie di grandezza. Un rischio inevitabile. Tanto per rinfrescarci la memoria, il Vertigo Tour a cavallo tra il 2005 e il 2006 registrò 4.620.000 spettatori con un incasso di circa 389 milioni di dollari (131 concerti, tutti sold out). Numeri che sfuggono alla comprensione. Eppure, se di megalomania si tratta, c’è qualcos’altro dietro al maestoso progetto. “Sembra paradossale, ma questa struttura gigantesca serve per creare più intimità tra noi e il pubblico” ha dichiarato Bono ad un emittente spagnola durante le settimane che la band e lo staff hanno passato a Barcellona per rodare lo
FOTO BEA DE GIACOMO
Per i Crookers il 2009 è l’anno del grande salto. Phra e Bot si erano già fatti notare per i remix di Moby e Chemical Brothers (il duo ha collaborato anche con gente come Kanye West e Will.I.Am) ma la consacrazione internazionale definitiva è arrivata con il remix ufficiale di Get On Your Boots, primo singolo estratto da No Line On The Horizion. Ne abbiamo voluto sapere qualcosa in più.
FOTO ANTON CORBJIN
Phra, com’ è nata la collaborazione con gli U2? In passato abbiamo collaborato con Will.I.Am dei Black Eyed Peas ed è stato lui a “presentarci” alla band irlandese. All’inizio non abbiamo avuto contatti con il gruppo, sono stati i manager a chiamarci, come sempre accade quando si lavora con realtà così importanti. Che tipo di indicazioni vi hanno dato da Dublino? Quando si remixano brani che sono hit mondiali, le case discografiche sono molto attente al prodotto finale e si fanno sentire con grande frequenza. Ci sono alcune regole che non si possono infrangere. Ad esempio bisogna usare le voci e alcune parti originali. E’ difficile, poi, che vengano accettate particolari “stranezze” in termini di sound. Nel caso della nostra collaborazione con gli U2 per Get On Your Boots è andata esattamente così. Avevamo prodotto cinque versioni differenti del pezzo e alla fine è stata scelta quella più morbida. Get On Your Boots è un pezzo estremamente veloce, quasi punk. Un vantaggio o un problema? Solitamente non usando molto dei pezzi originali e "distruggendo" voci e singole parti dei brani, la velocità del pezzo non ci influenza molto. Nel caso del brano degli U2, invece, ha condizionato il nostro lavoro. Get On Your Boots forse si sarebbe prestato meglio a un remix dubstep (un genere di elettronica dalle pieghe più morbide, nda). Qualcuno della band vi ha dato un riscontro del vostro lavoro? Abbiamo avuto uno scambio di email con The Edge riguardo ad una versione "radio" che poi non è stata scelta dalla casa discografica. A lui piaceva ma era una proposta alternativa all'originale, per le radio, non propriamente un remix dance. Sempre più frequentemente le rock band si fanno remixare da artisti che appartengono al mondo dell’elettronica. Esistono ancora barriere tra generi e stili musicali? Penso che le barriere di un tempo stiano pian piano scomparendo. Oggi è più facile ascoltare musiche diverse e poi credo ci sia di meglio al mondo da fare che menarsela per il genere musicale! –D.S.
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Breathe No Line On The Horizon Get On Your Boots Magnificent Beautiful Day I Still Haven't Found What I'm Looking For Angel Of Harlem In A Little While Unknown Caller Unforgettable Fire City Of Blinding LIghts Vertigo I'll Go Crazy If I Don't Go Crazy Tonight Sunday Bloody Sunday Pride (In The Name of Love) MLK Walk On Where The Streets Have No Name One ------Ultraviolet With Or Without You Moment of Surrender
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FOTO ANTON CORBJIN
spettacolo. “In passato abbiamo sistemato le casse solo sui lati del palco, a destra e sinistra. In quel modo la musica viaggia in un’unica direzione e si crea una sorta di distacco con il pubblico, come se l’energia terminasse davanti al palco. Uno stage aperto e circolare come questo, invece, ci consente di diffondere la musica in tutte le direzioni, permettendo all’energia di continuare a girare vorticosamente, senza barriere”. Il massimo sfruttamento dello spazio disponibile ha dunque una finalità precisa, la stessa che accompagna il cammino della band irlandese fin dal principio: dare più enfasi possibile allo scambio tra band e pubblico, esaltare la componente emotiva della musica targata U2. Il progetto The Claw è opera di Mark Fisher, designer al fianco del gruppo sin dai tempi di ZooTv, in collaborazione con Willie Williams, show director della band
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Mio padre, durante le registrazioni del primo album, era stupito perchè stavamo impiegando due settimane per un disco che durava solo 45 minuti. Chissà cosa direbbe ora Bono
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La set list della “prima” del 360° Tour, Barcellona, 30 giugno 2009.
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Ready to leave the GROUND
dalla notte dei tempi. Pare che Mark si sia ispirato a Gaudì, massimo esponente dell’architettura d’avanguardia catalana e “padre” della Sagrada Familia, simbolo di Barcellona, dove il tour ha guarda caso preso il via lo scorso 30 giugno. Ci sono voluti diversi mesi per costruire l’avveniristico palco del 360° Tour (i lavori sono stati realizzati in Belgio) e quindici giorni per metterlo a punto da un punto di vista tecnico . Che poi di The Claw in realtà ce ne sono tre: mentre la band irlandese ne utilizza uno davanti a decine di migliaia di fan, un secondo è in fase di montaggio nella sede del concerto seguente e un terzo è in viaggio verso un’altra città ancora. L’impianto audio, le luci e gli schermi viaggiano invece appresso alla band. “Mi ricordo quando mio padre, durante le registrazioni del nostro primo album, mi chiese stupito come mai stessimo impiegando due settimane per un disco che durava solo 45 minuti. Chissà cosa direbbe ora” ha raccontato Bono divertito ammirando
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la struttura allestita al Camp Nou. Il tempo, del resto, non è mai stato un problema per gli U2. Almeno all’apparenza. A proposito di Barcellona, la data inaugurale del tour è stata accolta con grande entusiasmo dai 90.000 presenti, estasiati da The Claw e da una set list che ha incluso pezzi amatissimi come The Unforgettable Fire e Ultraviolet, da lungo tempo esclusi dalla scaletta dei concerti. In totale i brani sono stati 22, per due ore e mezzo di spettacolo, come sempre tiratissimo, praticamente senza pause. Dall’ultimo No Line On the Horizon, sono stati
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FOTO ANTON CORBJIN
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estratti 7 pezzi, tra cui i singoli Get On Your Boots e Magnificent, con Breathe ad aprire e Moment Of Surrender a chiudere la serata. A sentire le dichiarazioni rilasciate alla stampa spagnola da Paul McGuinnes, storico menager degli U2, “i ragazzi hanno preparato più di 30 brani e decideranno di volta in volta quali suonare”. Del resto (parlavamo di spazio, no?) gli irlandesi suoneranno tra Europa e America una quantità impressionante di date, proporre la stessa scaletta tutte le sere gli sarà sembrato davvero noioso. Meglio così, ogni show sarà una gemma senza cloni. Oltre alle canzoni, nella notte di Barcellona ci sono stati momenti di grande intensità. Dal saluto a Michael Jackson (il Re del Pop è stato ricordato con alcune strofe di Man In The Mirror) all’omaggio alla leader birmana Aung San Suu Kyi, democraticamente eletta nel 1990 e da allora agli arresti domiciliari per volere del regime locale, passando per le parole dell’arcivescovo Desmond Tutu, simbolo della lotta all’apartheid. E siccome a livello di puro intrattenimento gli U2 non sono secondi a nessuno, è arrivato anche il sorpresone. In diretta telefonica, i quattro rocker hanno parlato con gli astronauti della Internatiol Space Station, in orbita intorno al pianeta. “Comandante, riuscite a vedere Barcellona?” ha gridato Bono, mentre le immagini della navicella spaziale venivano proiettate sui megaschermi sopra il palco. “In questo momento la cosa più bella da vedere nell’intero cosmo è il pianeta Terra” hanno risposto da lassù. Se la dimensione spaziale era il nuovo limite da superare, l’elemento da gestire, non c’è dubbio che gli U2 abbiano voluto stravincere la sfida, andando, come sempre, ben oltre l’immaginazione. Per raccontare la storia di Bono, The Edge, Larry Mullen e Adam Clayton non si può prescindere dall’esperienza live. Quando ancora erano nient’altro che ragazzini squattrinati, furono i concerti nei garage di Dublino a dargli la fiducia e la credibilità necessaria per tentare l’avventura discografica. Più di trent’anni dopo, da consumate star del grande circo del rock ‘n roll (di cui sono indiscussi protagonisti), rivoluzionano il concetto di spazio applicato alla musica con un palco che sembra venuto da Marte. In mezzo, astronavi a forma di limone, travestimenti mefistofelici, gigantesche stazioni televisive. Perché? Perché questa continua ricerca di soluzioni spettacolari da offrire al pubblico? “Il live è il momento in cui scopriamo cosa significano veramente le nostre canzoni” ha dichiarato Bono a pochi giorni dall’avvio del 360° Tour. Forse questi quattro signori britannici che si nascondo dietro l’effige reale degli U2 stanno ancora cercando di capire qualcosa in più di loro stessi, di scoprire fino a che punto possono spingersi, andare oltre. Forse sono ancora quei ragazzini squattrinati, con qualche disco venduto in più e la stessa dannata voglia di stupire. E allora non è più solo una questione di spazio.
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THE BEAT GOES ON !
DI SILVIA CRIVELLA
Due mesi di concerti, da Londra a Tel Aviv. Madonna torna sul palco con la seconda parte dello Sticky and Sweet Tour che già lo scorso anno l’ha portata in giro per il mondo. La nuova tournè è la ciliegina sulla torta di un 2009 che le ha ridato la sua vita da single, una nuova bambina dal Malawi e il debutto come regista.
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veva inaugurato il tour 2008 con un bacio saffico sul palco di Parigi, nella cornice dell’Olympia Theatre, cogliendo di sorpresa un’assistente che le aveva portato una bottiglia di champagne. Scioccando e provocando come sempre. Ha concluso un tour lungo 4 mesi il 21 dicembre lasciando con l’amaro in bocca chi sperava in un immediato annuncio di altre date. La lieta novella è arrivata a gennaio sotto forma di post sul sito ufficiale: “Fans di Madonna, siete pronti?”. È così che Lady Ciccone ha annunciato la seconda parte dello Sticky and Sweet Tour. Questo nuovo giro di concerti promette di eguagliare (se non superare) il successo dell’anno scorso, quando il botteghino ha registrato guadagni per 282 milioni di dollari, consacrando definitivamente Madge come la regina del 2008, con il podio quanto a concerti italiani, con oltre quattro milioni di euro incassati allo Stadio Olimpico di Roma. In una recente intervista al tedesco Spiegel, parlando della sua popolarità ha dichiarato: “E' facile entrare nel club, ma è dura restarci”. Quel che si dice un duro lavoro! “Essere famosi” ha continuato “è sempre stato estenuante. Molti artisti, sia del cinema che del mondo della musica, hanno sofferto molto per la loro fama. Basta pensare a Marilyn Monroe. E' un mondo brutale, sei sempre osservato, recensito e giudicato. Quando cammini per strada con i tuoi figli ci sono sempre quattro o cinque persone che ti puntano la macchina fotografica addosso. E' surreale. Ma non parlo necessariamente di me, penso piuttosto a Diana o a Britney Spears”. Lei resiste, da vera Lady di ferro. E allora eccola, “Sticky And Sweet Tour, atto secondo: ricomincio da Londra”. Mday: 4 luglio. Le città europee sono tappezzate delle locandine dei concerti in programma. Come testimonia il tabloid britannico The Sun, il canale SKY 1 ha firmato
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Essere famosi è estenuante. E' un mondo brutale, sei sempre osservato e giudicato. E' surreale. Ma non parlo necessariamente di me, penso piuttosto a Diana o a Britney Spears
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un contratto in esclusiva per trasmettere le immagini del tour registrate a Buenos Aires lo scorso dicembre, proposte in esclusiva proprio il 4 luglio. Il tour toccherà le città europee in cui Madonna non si è ancora esibita, con la sola eccezione di Londra e Parigi. Per questo motivo è concepito come un progetto principalmente europeo. A Milano è previsto un mega party per i fan più fedeli la sera prima del concerto di San Siro. Sua Maestà, inoltre, è di rotta a Marsiglia, Madrid, Barcellona, Sofia e in Italia, oltre a Milano, a Udine il 16 luglio. Tappa finale Tel Aviv: un concerto in grande stile sulle rive del fiume Hayarkon per celebrare il ritorno della popstar in Israele 16 anni dopo la prima esibizione. In un'intervista ha dichiarato di essere molto emozionata per il fatto di esibirsi in luoghi dove non è mai stata in precedenza. L’entusiasmo di Madge traspare dalle sue stessa parole: "Get ready for another hot summer, Madonna is hitting the road again!", ovvero “preparatevi per un’altra estate bollente, Madonna è di nuovo in pista”, è stato il commento che ha postato sul suo sito ufficiale dopo l’annuncio delle nuove date
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Ricevi gratis nella tua casella di posta elettronica il reportage fotografico del tour di Madonna! Come? Invia un sms al 320.2043040 (al costo del tuo abituale piano tariffario) indicando il tuo indirizzo e-mail preceduto dal numero 125 (es.125luca@ gmail.com) e ricevi il reportage direttamente nella tua casella di posta entro 48 ore
Madonna\\ 43
Madonna LIVE 14/07 16/07
Milano Udine
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p Negli ultimi sei mesi le indiscrezioni si sono echeggiate da un fans club all’altro, da un blog all’altro. Ogni tanto la ex material girl ha rivelato qualcosa, ma senza dire mai troppo. Tutto è rimasto blindatissimo fino all’ultimo. Una cosa è certa: quest’anno, per la preparazione del tour, Louise Veronica non ha potuto contare su un appoggio importante, che da anni la accompagna tra un palco e l’altro. No, non si tratta dell’ormai ex marito, il regista Guy Ritchie, padre del piccolo Rocco, dal quale si è separata definitivamente a dicembre. Guy è ormai acqua passata, tanto che di recente a Londra è stato battuto all’asta un quadro in cui gli ex coniugi posano teneramente nudi, lei sdraiata su un fianco con una mano di lui su una coscia. Pose da far invidia alle dee più vanitose. La perdita che forse per la divina Ciccone potrebbe risultare più gravosa è quella della sua corista storica, Donna De Lory, che ha deciso di lanciarsi in una serie di show da solista e tentare la sorte. Rimangono comunque nomi dalla voce superba come Nicky Richards. La donna perde il marito (numero 3) ma non il vizio. La sua passione per il maschio italiano non è una novità, dopo averla vista posare con Raoul Bova per una nota marca di cosmetici americani. Per sentirsi più vicina e solidale con le donne italiane, pare che Madge abbia messo gli occhi su Luigi Mastrangelo, lo scultoreo pallavolista della nostra nazionale: 202 cm di altezza e “italiano sportivo più sexy del 2008”. Sembrerebbe infatti che la regina abbia espresso il desiderio di farlo salire sul palco al suo fianco e che il coreografo della diva, Jamal Sims, lo abbia contattato per inserirlo in uno dei momenti più provocanti. Con tanto di frustino e pelle nera. Sarà vero?
TRA SACRO E PROFANO Cantante, attrice, scrittrice. L’abbiamo vista cambiare “forma” più volte, eppure anche questa volta ci ha stupiti. E’ uscito nelle sale italiane a giugno il film Sacro e Profano (il titolo in lingua originale è Filth and Wisdom), in cui Maddy debutta anche come regista. “Mi considero fortunata, ho molti modi di esprimermi”, ha dichiarato al Corriere. “Anche il film che ho diretto è una cosa cui tengo molto. Non è che un disco sia meglio di un film. Anche se la musica, certo, è più accessibile”. I maligni mormorano che sia l’ennesimo dispetto all’ex marito Guy Ritchie, di professione regista. Siamo a Londra, la city più variegata e multietnica d’Europa. Tre amici, un ragazzo e due giovani donne, cercano di realizzare i propri sogni e si scontrano con la dura realtà. Lui, Eugene Hutz (leader dei Gogol Bordello), per promuovere il suo gruppo punk si ritrova a fare da escort a clienti sadomaso. Holly è una ballerina classica che per vivere è entrata nel giro delle lap-dancer e poi c’è la farmacista Juliette, che sogna di lasciare tutto e partire come volontaria in Africa. “I miei film e i documentari sono autobiografici, così come ogni disco” dice Madonna. Sarà per questo che nel suo film compare un certo professore Christopher Flynn,
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che fu nel 1976 il suo insegnante di danza alla University of Michigan e anche il primo uomo a incoraggiarla e dirle “che era bella”. E’ probabile che negli scapestrati di Sacro e Profano Madonna abbia riversato un po’ delle sue aspirazioni giovanili: "Quando decisi di andare a New York era la prima volta che prendevo un aereo, la prima volta che prendevo un taxi, la prima volta per qualsiasi cosa. Sono arrivata in città con 37 dollari in tasca. È stata la cosa più coraggiosa che abbia mai fatto". Nel film, oltre a canzoni della neo-regista e dell’amica Britney Spears, anche brani dei Gogol Bordello, gruppo che Miss Ciccone sponsorizza da tempo e che ha curato la versione gitana del classico La Isla Bonita per lo Sticky And Sweet Tour, trasformando la sezione Gipsy del concerto in una festa. A proposito di lavori biografici, non bisogna dimenticare I Am Because We Are, documentario sugli orfani del Malawi martoriato dall’Aids, presentato da Madonna l’anno scorso al Tribeca Film Festival in veste di produttrice, coautrice e voce narrante. Quale sarà il prossimo lavoro? “Vorrei dirigere il remake di un classico” ha confessato a Repubblica, “e sceglierei il capolavoro di Visconti (Rocco e i suoi fratelli, nda). E affiderei i costumi a Dolce e Gabbana". - S.C.
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I miei film e i documentari sono autobiografici, così come ogni disco
Avere un’opinione diversa da quella corrente è sufficiente per essere percepiti come controversi. Basta crescere in un quartiere cristiano e rinunciare a essere cristiani, per esempio
Che Madonna con la danza ci sappia fare non è un mistero. I suoi sono più che concerti, sembrano dei veri e propri musical. In molti avranno pensato a Chorus Line e ai grandi spettacoli di Broadway, quando ha aperto il concerto in pieno stile anni Venti, alzandosi dal suo trono con un body nero e lo scettro, attorniata dal corpo di ballo. Secondo i rumors, questo secondo atto della “Commedia dell’arte madonnesca” prevede uno stile molto anni Ottanta e fortemente hip hop, un mix piuttosto insolito che però pare funzioni davvero bene. Ai fan, iscritti alle sezioni più esclusive del suo sito, Madonna ha rivelato di aver preparato grandi sorprese, tra cui alcune canzoni che pensavamo non avrebbe più cantato e ballato. Si rumoreggia a proposito di un rivisitazione di Who’s
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That Girl, hit del 1987 utilizzata come soundtrack nell’omonimo film. Si mormora che Maddy dalla scorsa primavera stia prendendo lezioni di flamenco, a quanto pare proprio per questa canzone. E forse per l’occasione si inventerà un nuovo look, anche se davvero sembra averli interpretati tutti. In una intervista allo US magazine, riguardando alcune delle sue foto, ha commentato con ironia: “E’ vero, mi sono conciata in maniera davvero ridicola e orrenda in certe situazioni!”. Come sempre, Sua Altezza cura personalmente ogni dettaglio. La direzione del tour è opera sua, insieme a Jamie King. Il direttore musicale è Kevin Anthunes, mentre le coreografie sono di Jamal Sims, già direttore artistico di film come Step Up, Step
Up 2 e Hairspray. Persino il nome del tour è farina, o sarebbe meglio dire “zucchero”, del suo sacco: “Appiccicose e dolci sono le caramelle una volta messe in bocca”, ha dichiarato l’anno scorso all’inizio della tournè. E le scenografie cariche di bonbon, dolci e lecca lecca rosa lo dimostrano, per non parlare dell’album che ha dato origine a questa avventura mondiale: Hard Candy. Lei però, personalmente, non si ritiene così provocante. O almeno, sostiene di non voler fare polemica per rafforzare un personaggio. “Può essere vero in senso filosofico” ha detto in un’intervista al Corriere della Sera. “E poi, basta avere un’opinione diversa da quella corrente per esere conessere concepiti come diversi. Basta crescere in un quartiere cristiano e rinunciare a
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Cos'e' questa informazione-spazzatura sulla mia volontà di scaricare i miei bambini per l'estate mentre sarò in tour? Loro vanno dove vado io
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essere cristiani, per esempio”. Lo vada a dire ai polacchi, che minacciano di cancellare il suo concerto del 15 agosto, perché "offende il nostro credo religioso, le esibizioni di Madonna sono anticristiane” sostiene un gruppo di protesta. Certo il suo nome d’arte non aiuta, anche se qualcuno forse non sa che non si tratta solo un vezzo da provocatrice, ma fa davvero parte del suo nome di battesimo, oltre che essere un omaggio a sua madre, Madonna Louise Fortin. Di tutte le proteste, lei se ne infischia, e si prepara serenamente alla tournè, nella quale sarà accompagnata dai figli: Lourdes Maria (Lola), Rocco, Davd Banda (il bimbo adottato nel 2006) e la piccola Mercy, tre anni, new entry nella famiglia di Nonnie (come la chiamano a casa), proveniente anche lei dal Malawi, figlia di una ragazza-madre morta poco dopo averla data alla luce. Qualcuno ha suggerito alla stampa che Madonna potesse lasciare i figli all’ex marito durante i suoi concerti, ma è stato smentito senza possibilità d’appello. Dal suo Twitter, la regina offesa ha scritto: "Cos'e' questa informazione-spazzatura sulla mia volontà di scaricare i miei bambini per l'estate mentre sarò in tour? Loro vanno dove vado io". Se è per questo, anche noi veniamo con te.
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Nuova apertura per Frankie Morello che ha recentemente inaugurato il suo primo Flagship store a Milano, in corso Matteotti 3. Il negozio è uno spazio moderno e multifunzionale dove macroscopici contenitori mobili di indumenti, come grandi bauli da viaggio, occupano quasi la totalità della location.
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Per aprire alcune delle date dello Sticky And Sweet Tour 2009, Madonna ha scelto il "Mr Dj" per eccellenza: Paul Oakenfold. Il disck jockey ha lavorato a lungo per mettere insieme una playlist speciale, visto il pubblico eterogeneo che normalmente affolla i concerti della popstar. “Programmare il set per uno show di Madonna è dura”, ha detto Paul, “perché lei copre lo spettro completo. C’è gente bianca, nera, gay, di un’età tra i 15 e i 60 anni. Non va bene una musica troppo underground. Nonostante sia un grande evento, il set avrà uno stile 'club' e farà muovere la folla. Del resto non ci vuole molto per fare entrare Madonna nel mood giusto”. Oakenfold è previsto esibirsi il 4 luglio a Londra, “prima” del tour, e nella data conclusiva, il 2 settembre a Tel Aviv. La collaborazione tra i due
dura da molto tempo, l’affetto e la stima reciproci sono evidenti. “I suoi fans la adorano”, ha ricordato Paul alla stampa inglese. “Mi ricordo che abbiamo fatto quattro sold out a Buenos Aires davanti a 80mila persone per ogni sera”. Oakenfold sta inoltre collaborando con la cantante per produrre tre nuove tracce da inserire nel greatest hits che uscirà a settembre. Con Hits, Madge vuole ricreare appieno l’atmosfera anni ottanta dei suoi esordi. Un esempio? Tra le nuove canzoni, Celebration ricorda i tempi di Holiday, un vero salto indietro nel tempo. Dietro questo progetto pare ci sia una sostanziale insoddisfazione della star nei confronti di Hard Candy, nonostante il successo commerciale. Sua maestà vuol tornare al sound che l’ha lanciata. Capricci da diva? - S.C.
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Bruce Springsteen 19/07 21/07 23/07
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FOTO DANNY CLINCH
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Bruce Springsteen \\ 53
HISTORY MAKER
DI MASSIMO LONGONI
Sono passati 35 anni da quando Jon Landau, critico musicale, vedendo suonare un giovanissimo Springsteen disse: “Ho visto il futuro del rock'n'roll, e si chiama Bruce Springsteen”. Landau ci credeva talmente tanto che abbandonò il suo lavoro per diventare il produttore e manager del Boss. Ci ha visto lungo. Oggi Bruce ha sessant’anni ed è diventato la storia del rock ‘n roll.
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ochi artisti hanno incarnato l'anima profonda del rock e al tempo stesso dell'America come ha fatto Springsteen nel corso della sua carriera. Definito inizialmente il nuovo Dylan, dopo due album apprezzati dalla critica ma dal successo commerciale molto limitato (Greetings From Asbury Park, N.J. e The Wild, The Innocent and the E Street Shuffle) c'è voluto che il rocker arrivasse quasi a toccare il fondo, a un passo dal gettare la spugna, perché tirasse fuori tutta l'energia che aveva dentro. Da lì, dal profondo del suo carattere è venuto fuori Born To Run, per molti il suo capolavoro, sicuramente il manifesto della musica sprinsteeniana. Il Boss era nato per correre e, in modo diverso, lo sta facendo ancora adesso. D'altronde Bruce aveva la strada segnata sin da quando, tredicenne, era rimasto folgorato davanti alla televisione da un'esibizione di Elvis Presley. Una vera e propria chiamata. Nonostante le origini umili della sua famiglia (il padre di origini olandesi e irlandesi, la madre di radici italiane) e le difficili condizioni economiche, il piccolo Bruce decide subito che la sua vita sarà dedicata al rock. A 16 anni il primo gruppo, a 18 il secondo, con quella che in breve diventerà la E-Street Band. Fanno infatti parte degli Steel Mill Steve Van Zandt e Danny Federici, che saranno compagni di vita per tutti gli anni a venire.
Il primo contratto arriva nel 1972, con la Columbia Records. A mettere gli occhi su Springsteen è John Hammond, che dieci anni prima aveva scoperto Bob Dylan. La speranza è quella di trovare un altro menestrello che, tra folk e rock, di Dylan segua l'esempio (e il successo). Lo stile di Springsteen agli inizi è molto diverso da quello che poi lo avrebbe portato al successo. Lunghe ballate e influenze folk sono i tratti distintivi dei primi due album, che pure contengono pezzi tuttora amatissimi dai fan e suonati in concerto, come Blinded By The Light, Spirit In The Night e soprattutto 4th Of July, Asbury Park (Sandy) e Rosalita (Come Out Tonight). La svolta come detto arriva nel 1975 con Born To Run. Per Bruce è l'ultima occasione e lo stress accumulato per la pressione dilata la lavorazione dell'album a quattordici interminabili mesi, di cui sei solo sulla canzone che dà il titolo all'album. Quando la situazione si sblocca a sbloccarsi è l'intera carriera di Springsteen e con lei la storia del rock, che trova improvvisamente il suo profeta.
Sin dall'inizio la produzione del cantante di Asbury Park è caratterizzata da una prolificità ipertrofica. Tre album in tre anni, poi una pausa forzata di due anni ma solo a causa di una difficile battaglia legale con il suo precedente manager, che non si dava pace all'idea di essersi fatto sfuggire la gallina dalle uova d'oro. Poco male per il Boss che approfitta del fermo in studio per girare in tour senza soluzione di continuità: è qui che nasce la leggenda dei concerti di Springsteen, una vera e propria esperienza mistica per chi è affasci-
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nato dal sacro fuoco del rock'n'roll. Due ore e mezza, spesso tre ore (mano a mano che il repertorio si allarga si allungano anche i concerti) di show in cui Bruce e la sua band non risparmiano una sola stilla di sudore. Impossibile non farsi trascinare dalla forza d'urto della E-Street Band e dalla gioiosa energia contagiosa sprigionata dal suo leader. Una volta superato l'empasse legale, Bruce torna a sfornare capolavori con regolarità: nel 1978 è la volta di Darkness On The Edge Of Town, due anni più tardi tocca addirittura a un doppio, The River. Lavoro più oscuro il primo, più gioioso e puramente rock'n'roll il secondo, entrambi replicano il successo di Born To Run: i tempi di magra sono ormai un ricordo.
Ma per Springsteen vivere sugli allori e ripetersi non è cosa da farsi. Così nel 1982 sorprende tutti registrando Nebraska, un album intimista realizzato in casa sua con un registratore a quattro piste. Chitarra, voce e testi al vetriolo frutto di uno stato di depressione ma anche di una analisi tanto lucida quanto spietata dell'America. Neppure l'edonismo reaganiano degli Anni 80 riesce a intaccare il Boss che nel 1984 cambia nuovamente direzione con il multi milionario Born In The Usa. Con questo album Bruce infrange ogni tipo di barriera e il rocker di culto, amato soprattutto dal pubblico americano, diventa all'improvviso il cantante più famoso del mondo. Merito anche di un singolo decisamente furbetto e accattivante, Dancing In The Dark, che fa spadroneggiare Springsteen anche nel recinto di MTV: il video del pezzo infatti, con una giovanissima Courtney Cox che sale a ballare sul palco insieme al Boss nel finale della canzone, ha fatto epoca. Il 1985 è l'anno della prima calata di Bruce in Italia: il concerto di San Siro del 15 luglio è passato alla storia e chi era presente probabilmente non lo scorderà mai più. Un successo planetario che però non lo mette al riparo da alcuni traumi privati e professionali. Nel 1986 il suo matrimonio con la modella Julianne Phillips entra in crisi. Il risultato è un album, Tunnel Of Love (1987), molto più riflessivo del precedente. Canzoni d'amore, di disillusione, romantiche e realizzate con solo pochi membri selezionati della E-Street Band. È la prima frattura nel quadro perfetto del Boss che qualcuno prende come un segno dei primi cedimenti alle tentazioni del successo. In realtà sono solo la spia di una crisi profonda, espressa attraverso canzoni più vicine al suo essere del momento. Il tour del 1988 è indicativo di come Springsteen voglia rompere con il passato: molti pezzi storici sono esclusi dalla scaletta (Thunder Road, The River), altri (Born To Run) sono stravolti nell'arrangiamento, proposti in versione acustica o con una robusta sezione di fiati a snaturarli. Nel frattempo diviene di pubblico dominio la sua relazione con la corista Patty Scialfa, che nel 1991 diventerà sua moglie.
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Nonnetti
DEL ROCK Bruce Springsteen, Bob Dylan, Leonard Cohen, Eagles, Lynard Skynard. A leggere l'elenco dei nomi che riempiono stadi e palazzetti in queste ultime settimane sembra di essere stati catapultati direttamente negli anni 70. Gerontocrazia del rock o mancato cambio generazionale? La verità è che gli ultimi stampini di qualità speciale sono stati buttati via proprio in quegli anni. Senza volere fare i nostalgici a tutti i costi i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Bob Dylan ha fatto la storia del folk e del rock, a metà anni 60 si parlava della svolta elettrica del menestrello erede di Woody Guthrie e quello stesso menestrello, più di quarant'anni dopo, continua a girare il mondo con un tour praticamente senza fine. “Nuovo Dylan” è l'etichetta che hanno attaccato a Springsteen ai suoi esordi, datati 1973. E nel 1973 David Bowie aveva già pubblicato cinque album. Da qualche anno Bowie (uno che può permettersi di dire di essere stato il numero uno indifferentemente nel glam, nella disco, nella musica elettronica e nel pop da classifica) si gode la vita da pensionato. Ma è stata solo una pausa perché il Duca Bianco è pronto a tornare con un nuovo album nel 2010. I Beatles hanno purtroppo smesso di esistere da tempo, ma Paul McCartney sale sul palco ancora volentieri, emozionando ogni volta. Chi invece è attivo e al gran completo sono i rivali di sempre dei Fab4, i Rolling Stones, che invecchiano come un vino di qualità. I loro show sono tutt'ora quanto di meglio il mondo del rock possa offrire. I Led Zeppelin si sono riuniti l'anno scorso per un concerto epico, i Queen, pur orfani di Freddie Mercury, realizzano dischi, collezionano tutti esauriti negli stadi e si dilettano pure con un musical con i loro pezzi più belli di sempre. Molti in Europa non lo sanno, ma negli Stati Uniti Billy Joel ed Elton John hanno unito le forze da più di dieci anni per un tour “face to face” che non riempie il salone delle feste dei casinò di Las Vegas, ma palazzetti e stadi. Senza contare che negli scorsi anni poi il “fenomeno” delle reunion ha riportato in giro tra gli altri Genesis, Eagles, Simon & Garfunkel e, alla prova dei fatti, nessuno ha deluso. Se qualcuno insiste a dire che certi anni sono stati irripetibili per la musica rock, qualche ragione ce l'ha. –M.L.
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I primi anni 90 sono i più difficili della carriera del Boss. Ufficialmente sciolta la E-Street Band, Bruce si trasferisce a Los Angeles e nel 1992 pubblica due album a distanza di pochi mesi, Human Touch e Lucky Town. Due lavori deboli dai quali, a malapena, sarebbe uscito un buon album singolo, segnati in maniera indelebile dalla mancanza dei vecchi compagni di un tempo. Anche il tour che ne segue, con il solo Roy Bittan (al piano) della E-Street e un pugno di session men, ottiene un buon successo ma gli show non sono paragonabili a quelli che hanno catapultato Springsteen nella leggenda. Nel 1994 Bruce ottiene un Oscar per la canzone Street Of Philadelphia. La sua strada sembra essere ora quella di un folk intimista e acustico. Nel 1996 è la volta di The Ghost Of Tom Joad, album ispirato a un lavoro di John Steinbeck e che, musicalmente, si può ricollegare a Nebraska. Per quanto minimalista, questo Springsteen impegnato torna però a scaldare il cuore della gente. E così nel 1999 è il momento di rimettere insieme i ragazzi della gang. Il reunion tour dura quasi un anno e rimette tutti i tasselli al loro posto. La rinascita sarà completa tre anni più tardi con The Rising, il primo album realizzato con l'intera E-Street Band dai tempi di Born In The Usa e, guarda caso, anche il migliore da allora.
THE E-STREET FAMILY
Negli Stati Uniti di George W. Bush, i primi anni del nuovo millennio sono per Springsteen quelli dell'impegno politico. In passato Bruce aveva preso parte ad eventi soprattutto di impegno civile: nel 1979 al progetto "No Nukes", contro l'utilizzo dell'energia nucleare, nel 1988 lo Human Rights Now!, tour mondiale organizzato da Amnesty International. Questa volta si mette in gioco in prima persona per la politica americana: è lui a organizzare il Vote For Change Tour del 2004 a supporto della candidatura a presidente di John Kerry. Sul palco con lui ci sono i R.E.M., Dave Matthews, i Pearl Jam, le Dixie Chicks, ma non sarà sufficiente a cambiare l'esito delle elezioni. Nel 2008 il sostegno a Barack Obama
C'è un segreto nella lunga carriera di Bruce Springsteen, e si chiama E-Street Band. Senza il suo gruppo storico, il Boss è come Linus senza la coperta. Ecco in dettaglio, chi sono i componenti di questa grande famiglia. Steve Van Zandt. Noto anche come “Little Steven”, chitarrista, è “fratello di sangue” di Springesteen. Entrato nella band nel 1975, vi è uscito nel 1984 per seguire la sua carriera solista. Dal 1995 è tornato a pieno regime. Clarence Clemons. Sassofonista dal suono inconfondibile, “Big Man” è stato uno dei membri fondatori della band e vi ha impresso il suo marchio di fabbrica. Una spalla fondamentale per il Boss. Roy Bittan. Dal 1974 a “The Professor” sono affidate tutte le parti di piano e sintetizzatore della musica di Springsteen. Ha lavorato anche con David Bowie, Peter Gabriel, Lou Reed e molti altri.
Invia una mail a contest@onstageweb.come indica nell'oggetto "Springsteen"!
onstage / luglio agosto 2009
FOTO DANNY CLINCH
Onstage, in collaborazione con Sony Music, ti regala il greatest hits di Bruce Springsteen & The E Street Band!
Danny Federici . Con il suo lavoro all'organo e alle tastiere è stato una colonna portante dal 1974 al 2008, quando un cancro se l'è portato via lasciando un vuoto incolmabile.
Charlie Giordano. Ultimo entrato, dal 2008 si occupa di organi e tastiere. Soozie Tyrell. Suo è il violino che dal 2002 ha aggiunto un tocco in più alla macchina da guerra springsteeniana. Nils Lofgren. Entrato nel gruppo nel 1985 per sostituire Van Zandt, non vi è più uscito nemmeno quando questi è rientrato. La band è grande, c'è posto per tutti, specie se dotati di grande talento. Garry Tallent. Spesso il suo lavoro al basso viene sottovalutato, anche per via di un carattere schivo che non fa di lui un protagonista. Ma se Tallent è lì inamovibile dal 1972 un motivo ci sarà. Patty Scialfa. Qualcuno sostiene che la sua presenza sia più che altro decorativa. In realtà la donna del Boss è un'ottima corista e contribuisce anche con percussioni e chitarre. Max Weinberg. Batterista solido e preciso, incarna in pieno il sound della E-Street Band. È nel gruppo da sempre anche se negli ultimi tempi, per altri impegni professionali, è stato spesso sostituito dal figlio 18 enne Jay. Siamo alla E-Street Band di seconda generazione. – M.L.
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FOTO DANNY CLINCH
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sarà altrettanto convinto anche se più contenuto nei modi. I risultati in compenso saranno positivi. Bruce, intanto, grazie una ritrovata prolificità (quattro album negli ultimi quattro anni), riesce a giocare agevolemente su più tavoli. Torna alla versione acustica con Devils And Dust, riscopre le sue radici folk con lo splendido We Shall Overcome: The Seeger Session, e rispolvera la E-Street band con due album non perfetti ma comunque godibili come Magic e Working On A Dream. Gli ostacoli ora li mette il destino, che si porta via con un cancro Danny
onstage / luglio agosto 2009
Federici nel 2008. Ma la E-Street Band assorbe il dolore e va avanti. Il Boss e i suoi compagni hanno la capacità di trovare dentro se stessi la forza di rigenerarsi, basti pensare che nel momento in cui il batterista Max Weinberg, per altri impegni professionali, non può essere della partita, a sostituirlo c'è il figlio Jay, 18 anni e stessa energia del padre. Forse, ripensandoci, Bruce Springsteen è tutt'ora il futuro del rock'n'roll.
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ONCE UPON A TIME DI DAMIR IVIC
Sono passati nove anni dal primo concerto italiano dei Coldplay. Poco dopo quella memorabile data, la band inglese è stata catapultata in un’altra dimensione, dove è tutto molto, ma molto più grande. E proprio quando Chris Martin&soci stanno per riempire il primo stadio italiano (Udine, a fine agosto), uno dei momenti più importanti della loro carriera, vi raccontiamo quella serata. Sembra passato un secolo.
Ricevi gratis nella tua casella di posta elettronica il reportage fotografico del tour dei Coldpaly! Come? Invia un sms al 320.2043040 (al costo del tuo abituale piano tariffario) indicando il tuo indirizzo e-mail preceduto dal numero 125 (es.125luca@gmail.com) e ricevi il reportage direttamente nella tua casella di posta entro 48 ore
onstage / luglio agosto 2009
Coldplay \\ 61
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migliaia e migliaia di persone, né potevano farlo i Marlene Kuntz, all’inizio del travaglio che li avrebbe portati a rinnegare il ruvido sonicyouthismo degli esordi per una dimensione più pensosa e tetrale. Siamo, noi presenti, davvero meno del previsto. Ci contiamo a centinaia, in certi momenti addirittura a decine. Col risultato che ci conosciamo tutti, scambiandoci sorrisi malinconici da cospiratori sconfitti. Il mainstream ha vinto un’altra volta pensiamo, fai una line up senza grandi nomi, senza gente che passa in radio o in televisione, e fallisci miseramente, maledizione. Le Sleater Kinney un po’ se la tirano, Beth Orton preferisce perdersi tra le strade del centro di Villafranca assorta nella lettura, ma gli altri ci sono tutti, fianco a fianco con noi, sparuto pubblico, lì fin dal pomeriggio (ai malinconici cospiratori non manca certo il coraggio e la perseveranza). I più simpatici? Dei ragazzi inglesi, capitanati da un tizio estroverso e dinoccolato, molto british nei modi ma molto mediterraneo nell’offrire larghi sorrisi a chiunque incontrasse. “E’ bellissimo, qua. Sì, immagino che quando saliremo sul palco ci sarà sempre poca gente, ma non è un problema. Siamo fra le mura di un castello medievale e non capita mica tutti i giorni. Poi con noi sono tutti gentili, tutti simpatici, il minimo che possiamo fare è ricambiare l’ottima accoglienza. Chi se ne frega se lo faremo di fronte a cinquanta persone!
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É
un tranquillo pomeriggio inglese, nel bel mezzo della pianura alle porte di Verona. E’ il 14 luglio 2000. E’ estate, ma il tempo è incerto, non fa caldo, tutt’altro, le nuvole scorrono e minacciano di lasciare in omaggio fiotti di pioggerellina, cosa che regolarmente accade. Tutto molto inglese, davvero. Anche la tranquillità che si respira. Il posto è molto bello: il Castello di Villafranca, edificio medievale che ha resistito fino ad oggi perdendo progressivamente tutta la parte interna, mentre le mura esterne, le torri di guardia e gli ingressi con tanto di ponte levatoio hanno resistito, crea un’affascinante cornice. Sembra di stare in una saga cavalleresca. Solo che a combattere non sono epigoni di Re Artù, ma valorosi appassionati di buona musica. Pochi, in verità. Molto pochi. Del resto non ci si poteva aspettare che un cartellone con le Sleater Kenney e Beth Orton (che nel 2000 però avevano ancora un perché) riempisse il prato con
Chi se ne frega se suoneremo di fronte a cinquanta persone! Finché crediamo in quello che facciamo non c’è nessuna situazione che ci possa smontare. Chris Martin, 14 luglio 2000
COLDPLAY LIVE 31/08
Udine
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CHRIS AND ALL OF HIS FRIENDS Milano, 30 settembre 2008, seconda data italiana dal Viva La Vida Tour. Noi c’eravamo. Ecco come vi abbiamo raccontato, a caldo, quello straordinario concerto.
onstage / luglio agosto 2009
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In studio anche noi facciamo lunghe cavalcate sperimentali. Ma quando incidiamo un disco o suoniamo live, preferiamo offrire qualcosa di organico, compiuto, che abbia un messaggio. Will Champion, 2005
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Stupire. E’ questa la parola d’ordine dell’ultimo progetto artistico dei Coldplay. I 12.000 di Milano hanno assistito ad uno show con una struttura molto articolata, in cui la musica non è il solo elemento essenziale. C’è molto più spettacolo che in passato, complice l’accresciuta verve di intrattenitore di Chris Martin e una produzione imponente. Roba grossa, insomma. Il palco è inizialmente coperto da un sottile velo nero. Le note di Life In Technicolor introducono i Coldplay, ancora semi-nascosti. Quando la quinta si apre, rivelando i 4 inglesi agghindati in stile soldato ottocentesco, il boato è impressionante. Davanti alla riproduzione del quadro di Delacroix che già appare sulla copertina di Viva La Vida arrivano Violet Hill, Clocks, In My Place, Speed Of Sound. Un avvio letteralmente devastante, nonostante qualche problemino iniziale di Chris con il microfono. Il frontman non manca di rivolgersi ai fan con la solita particolare gratitudine che gli artisti internazionali riservano al pubblico italiano. Dev’essere proprio vero che siamo particolarmente calorosi. O ci prendono tutti per i fondelli?? Arriva la prima sorpresa della serata. I Coldplay si sistemano su una delle due pedane ai lati del palco per dare vita ad un medley, che inizia con suoni sorprendentemente techno. God Put A Smile Upon Your Face e Talk, pur sfigurate, sono due pezzi “enormi” e suonano bene anche così. Il pubblico, prima stranito, apprezza, anche se il picco d’intensità del medley si registra quando Chris resta da solo per intonare, voce e piano, Don’t Panic e Reign Of Love. Dopo una breve pausa i quattro tornano sul palco per suonare Viva La Vida. Si vede lontano un miglio quanto Martin “senta” il brano e si vede (dai salti) quanto il pubblico lo adori. Il Forum trema, sono minuti che resteranno scolpiti nella memoria di chi ha assistito al concerto. Arriva Lost, dall’ultimo album, e poi la band scompare dietro le quinte. Il break serve al gruppo per imbracciare chitarre acustiche e armonica e sistemarsi in un palchetto sulle gradinate del Forum. Tra le urla del pubblico assiepato nei dintorni e l’invidia di chi sta più lontano, arriva una versione unplugged di The Scientist e Death Will Never Conquer (traccia regalata sul web dopo il lancio di Viva La Vida) cantata dal batterista Will Champion. Niente male, il ragazzo. Non ce ne siamo neanche resi conto, ma il concerto sta scivolando verso la fine. Il primo giro di bis ci regala la complessa Politik e il momento più spettacolare del live. Mentre i Coldplay suonano Lovers in Japan, dal tetto del forum cadono migliaia di coriandoli a forma di farfalla. Una ragazza al mio fianco, visibilmente commossa, si rivolge all’amica: “E’ il momento più romantico che io abbia mai vissuto”. Chissà cosa ne pensa il fidanzato, ma come dargli torto? La pioggia di coriandoli è così fitta che quasi non si vede più il palco. Death And All His Friends chiude il trittico di bis. I Coldplay salutano e fanno finta di andarsene. Ma non è ancora finita e lo sanno tutti. Manca il brano con cui quattro sconosciuti ragazzini inglesi hanno cominiciato la scalata all’Olimpo del rock. Yellow arriva puntuale, sovrastata dai cori del pubblico, e chiude il concerto. Fosse stato per i fan, lo show sarebbe potuto andare avanti per ore, ma i Coldplay hanno deciso che è il momento di chiudere, nonostante abbiano suonato per non più di un’ora e mezza. Del resto, l’emozione non si misura in secondi. - D.S.
Finché crediamo in quello che facciamo, e ci crediamo, non c’è nessuna situazione che ci possa smontare”. Allora come oggi, la musica dei Coldplay (su disco ma ancora di più nei live) è questione di spazi. Facile dirlo adesso che il gruppo inglese è considerato in maniera quasi unanime l’interprete migliore assieme ai caposcuola U2 del rock-inglese-da-stadio, totem stilistico forgiato dalla vocalità epica (quasi melodrammatica) di Bono e dagli arpeggi riverberati di The Edge. Ovvio che se devi riempire le migliaia di metri quadri che ospitano audience oceaniche, la musica deve essere imponente, avvolgente, una chiamata alle armi collettiva che necessita dannatamente di sfruttare tutti i trucchi dell’emotività sonora. Ma Chris Martin e soci erano sublimi in quest’arte anche ad inizio carriera. Io ero lì, il giorno di quel concerto a Villafranca, nel 2000. Le parole “Non c’è nessuna situazione che ci possa smontare” il cantante le ha dette davvero, mentre scambiavamo quattro calci ad un pallone in mezzo al prato del Castello. Il concerto l’ho seguito tutto, restandone incantato. All’epoca i Coldplay avevano dato alle stampe solo un EP, Parachutes era di imminente uscita in Italia ma ad accompagnarlo c’erano le forti perplessità del ramo italiano della casa discografica, stufo di dover promuovere gruppi molto inglesi nelle loro strutturazioni pop ma che, appunto, potevano avere davvero senso solo nel mercato britannico. In Italia, con quel filone stilistico lì, il massimo che potevi fare era ambire alle nicchie. Ma di fronte a noi c’erano dei ragazzi che, sotto una pioggia insistente, disegnavano ipnotici cerchi pop, agrodolci e malinconici, con una misura e un tocco frutto di talento vero. Saranno anche destinati alla nicchia, pensai, ma questi sono bravi davvero. A distanza di nove anni, è cambiato tutto. Parlano i fatti: i Coldplay non potranno mai più suonare di fronte ad un pubblico di un centinaio di persone, nemmeno volendo (anche i loro
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A gran parte della musica elettronica manca il songwriting. In molti casi il tutto suona bene, ma quando mancano le canzoni manca anche la capacità di rapire davvero l’animo di chi ascolta Will Champion, 2005
secret show vengono presi d’assalto). Riempiono spazi immensi, chiamano folle di decine di migliaia di devoti. I grandi numeri richiedono equilibri sottili (non puoi sbagliare di troppo le mosse, non puoi fare scarti improvvisi, una battuta a vuoto e mandi sul lastrico non tanto te quanto le decine e centinaia di persone che lavorano attorno a te). I grandi numeri richiedono consapevolezza. Qualche anno dopo il 2000, ho avuto un altro contatto coi Coldplay, stavolta molto più formale. Niente più sfide calcistiche su un prato alle cinque del pomeriggio, ma una intervista con Will Champion e Guy Berryman, rispettivamente batterista e bassista del gruppo. Era il giro promozionale successivo all’uscita di X&Y, lavoro imperfetto e anche piuttosto criticato che tuttavia consolidò la band nel firmamento delle stelle megagalattiche. “Se col primo album ci sentivamo ancora una piccolissima band che poteva suonare nei pub o poco più, col secondo avevamo già un minimo di consapevolezza che il pubblico ci seguiva e che magari i nostri concerti
potevano finire addirittura nei palasport e nei grandi festival. Col terzo vuoi progredire, ti immagini negli stadi con pubblici sconfinati davanti. Non è che ci siamo messi esplicitamente messi a fare musica da suonare di fronte a decine di migliaia di persone, ma penso che nel nostro inconscio tutti speravamo e speriamo che sia così. Perché vorrebbe dire che la gente ci sta apprezzando”. Nel mentre, più per colpa della celebre fidanzata che per volere suo, Chris Martin è diventato una star. Lui prova a difendersi con l’arma della naturalezza (non fugge stizzoso dal circo mediatico, però non fa nulla per alimentarlo) e qualche volta con quella dell’autoironia (fantastica la sua comparsata in una puntata della serie inglese Extras, in cui recita un se stesso cinico, avido, sprezzante, dove l’inteesse per le causem manitarie è solo una facciata, navigare per credere). I Coldplay, nel loro insieme, hanno una strategia simile. Dal vivo sanno di essere delle star e tarano lo show di conseguenza, stando attenti a non creare scalette troppo strane e ad offrire
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C’è chi parla tanto di natura. Noi la rispettiamo.
Quando scegli un’acqua scegli la natura. Da San Benedetto, “eco-friendly”, la linea di bottiglie prodotte con meno plastica, meno energia e più amore per l’ambiente. Un grande risultato frutto di costanti investimenti in ricerca che dal 1983 hanno permesso di ridurre almeno del 30% la quantità di plastica impiegata* e quindi di contenere il consumo di energia. Le ricerche degli ultimi 25 anni, infatti, ci permettono di risparmiare, nella produzione annua dei tre formati principali di acqua minerale, una quantità di energia equivalente alla CO2 fissata da 16.000 ettari di nuovo bosco impiantato. Per questo quando scegli Acqua Minerale San Benedetto scegli la natura ed un futuro migliore per te ed i tuoi figli.
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Ero scettico attorno all’adorazione messianica che i fan di Springsteen hanno verso il loro idolo. Poi l’ho visto dal vivo e ho capito. La portata emotiva di un suo concerto è qualcosa di pazzesco Chris Martin
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rapire davvero l’animo di chi ascolta”. Parole che possono essere valide ancora oggi, nonostante qualche flirt in più con le sonorità digitali (per ora più dichiarato nelle interviste come piano per il futuro, che realtà attuale). Parole che dimostrano come i Coldplay siano (per ora) lontani dall’intraprendere le avventure degli U2, anche se ormai ne condividono i numeri. Non a caso Martin da qualche anno cita spesso un’icona rock ben precisa, Bruce Springsteen: “Io per primo ero scettico attorno all’adorazione messianica che i fan di Springsteen hanno verso il loro idolo. Poi l’ho visto dal vivo e ho capito. Magari la musica che fa non è quella che farei io, ma la portata emotiva di un suo concerto è qualcosa di pazzesco. Un vero e proprio esempio, forse ineguagliabile”. Sana dichiarazione d’umiltà unita ad una chiara idea sulla direzione da seguire: nella sua semplicità, l’equilibrio più difficile da mantenere per una band ormai lanciata sull’ottovolante della fama mondiale.
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una sequenza di agganci per coinvolgere il pubblico. Al tempo stesso, non esagerano con effetti speciali da fantascienza, con approcci visivi troppo concettuali: ci sono i megaschermi, c’è un uso trionfale delle luci, ma fondamentalmente si sta nel solco della grande tradizione rock, niente derive da show multimediale (vuoi di taglio pop alla Madonna, vuoi di taglio dance/digitale alla Daft Punk). Scelta coerente con la ragione sociale artistica del gruppo. Champion conferma: “Quando abbiamo del tempo libero in studio magari anche noi facciamo delle lunghe cavalcate sperimentali. Ma al momento di incidere un disco o fare un concerto, troviamo in realtà necessario offrire qualcosa che sia organico, compiuto, che abbia una struttura, un messaggio, una linearità. E’ importante essere chiari. Puoi anche trovare dei meravigliosi suoni digitali che siano inusuali e sorprendenti, ma l’unico modo per essere davvero convincenti è attaccare a questi suoni una canzone che sia bella davvero, con tutti i crismi, melodia, parole. Questo è quello che secondo noi manca a gran parte della musica elettronica: il songwriting. Mancano delle melodie ben strutturate, testi convincenti. In molti casi il tutto suona bene, certo; ma quando mancano le canzoni manca anche la capacità di
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Onstage, in collaborazione con Spin-go, ti regala Battle For The Sun , il nuovo disco dei Placebo. Invia una mail a contest@onstageweb.come indica nell'oggetto "Placebo"!
PLACEBO LIVE 17/07 18/07
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Livorno Verona
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CHE LUCE SIA! DI VIRGINIA RICOTTA
E’ un periodo di grandi cambiamenti per i Placebo. Un nuovo album, un nuovo produttore, una nuova etichetta e soprattutto una nuova lineup. Più che di una svolta, si tratta di una vera e propria rinascita, necessaria per ritrovare l’entusiasmo perduto e pensare ad un futuro luminoso. Stefan Olsdal (bassita e fondatore del gruppo) ci ha raccontato tutto.
A proposito di cambiamenti, la produzione di Battle For The Sun è stata affidata a Dave Bottrill (già produttore di Tool) e il disco suona molto più complesso. C'è bisogno di un linguaggio più strutturato per descrivere la luce? Volevamo fare un album che suonasse molto forte, un disco monumentale. Dave Bottrill ha lavorato sia con i Tool che con i dEUS, una personalità sfaccettata che era perfetta per i nostri bisogni, per rendere l'idea del concept che sta dietro alla creazione di questo album. La battaglia per la luce è faticosa e ha bisogno di un grande lavoro introspettivo, è un processo molto consapevole che necessita di fasi differenti, che sapevamo Dave avrebbe saputo seguire ed incarnare con grande disinvoltura. Il progetto parallelo con gli Hotel Persona ha contribuito a modificare il tuo approccio alla composizione con i Placebo? Hotel Persona è un side-project, è quello che mi piace fare nel mio tempo libero. Mi diverte scrivere musica e approcciarmi al processo creativo con una leggerezza diversa, fatta di aspettative non enormi e di pressioni non spasmodiche, come adesso avviene per i Placebo. Mi piace molto l'idea di confrontarmi con musicisti di
estrazione così diversa, addirittura di un'altra nazionalità, per non confinarmi nello stesso stile. Anche quest'estate, come spesso accade, sarete in giro per festival in tutta Europa, Italia compresa. Cosa vi piace dell'atmosfera di questi eventi? La pioggia (ride, nda). In effetti è vero, siamo molto legati alla dimensione del festival, a quell'atmosfera di festa di cui è sempre contornato. E' interessante confrontarsi con band differenti e in ogni Paese avere a che fare anche con le realtà locali. Oltretutto riproporre il vecchio repertorio e farci ascoltare da un pubblico che non sia necessariamente arrivato per noi, è una grande opportunità per vedere la reazione della gente alla musica dei Placebo. Siamo molto contenti di poter fare questo tipo di esperienza in Italia quest'anno, veniamo a testare la vostra capacità di fare festa.
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Eravamo arrivati ad un punto in cui i Placebo erano un gruppo molto triste e l’unica soluzione possibile sembrava quella di fermarci
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i abbiamo lasciato con un disco con cui, una volta di più, scandagliavate tutti gli anfratti del regno delle tenebre e oggi vi troviamo a combattere per raggiungere il sole. E’ biologico cercare un equilibrio quando si cresce? Battle For The Sun è a tutti gli effetti un progetto in contrapposizione con Meds, che era un album incredibilmente oscuro. Durante il tour per promuovere quel disco ci siamo resi conto che la comunicazione nel gruppo era decisamente pessima. Perchè i Placebo rimanessero produttivi e fertili erano necessari dei cambiamenti. Il più importante e visibile di questi è stato sicuramente a livello di line up. Con l'abbandono di Steve Hewitt, ci siamo trovati a comprendere una volta per tutte che nella vita non è tutto sempre facile e che ci si trova ad affrontare scelte più difficili del previsto, ma che, nonostante questa consapevolezza, avremmo dovuto essere più ottimisti, andare avanti con una maggiore luce interiore. Questa presa di coscienza pervade tutto il nuovo l'album, a partire dal suo titolo.
Lo scorso anno avete suonato in Cambogia, ad Angkor Wat, davanti ad uno dei più spettacolari panorami sacri del pianeta, per il progetto MTV Exit (vedi box). Un palco mai concesso prima per un evento rock di quella portata. Questa esperienza nasce da un ritrovato bisogno di spiritualità? In parte, ma principalmente siamo molto vicini, Brian in particolare, ad alcune cause umanitarie e ambientaliste. Ci è stato chiesto di suonare da un’associazione che si occupa di fermare il traffico di persone umane in quei paesi. Abbiamo supportato la causa perchè crediamo che canali di comunicazione come MTV abbiano più potere di molti altri mezzi. I giovani traggono da li le loro consuetudini, la loro visione della vita, le loro mode, talvolta anche le loro ideologie; quindi è importante abbinare alla musica un messaggio
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che sposti l’attenzione dei ragazzi da un evento frivolo e di intrattenimento come può essere un concerto, all’interesse per una causa importante come il blocco della tratta degli schiavi, che forse molti pensavano non esistesse più. Poi certo, per noi suonare davanti ad uno scenario così incantevole è stata un’occasione più unica che rara.
Nell’assetto complessivo della band, che cambiamenti apporta l'ingresso del batterista Steve Forrest nei Placebo? Avevamo bisogno di un drummer ma non ci siamo messi a cercarlo, eravamo molto concentrati sul riscoprire soprattutto il nostro rapporto umano, la nostra amicizia, prima di ricominciare a pensare al progetto Placebo. Ma quando questo ragazzo si è messo in contatto con noi siamo rimasti estasiati dal suo entusiasmo e dalla sua grinta. Ovviamente avevamo bisogno di un musicista di un certo livello e Steve lo è, nonostante la sua giovane età. Inoltre ha una sostanziale dose di carisma e di coinvolgimento per il progetto, che forse noi col tempo avevamo un po’ perso per strada. Ha solo 22 anni e la sua vitalità è contagiosa.
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Battle For The Sun è un disco che racconta il nostro tentativo di risalire. Combinando molti fattori siamo pieni di speranze rispetto a questo nuovo inizio
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Un sacco di elementi fanno pensare a questo momento come un nuovo inizio nella carriera dei Placebo, una sorta di "anno zero". Effettivamente lo è. Eravamo arrivati ad un punto in cui i Placebo erano un gruppo molto triste e l’unica soluzione possibile sembrava quella di fermarci. Invece abbiamo intrapreso la strada del cambiamento e siamo riusciti a trovare di nuovo l’entusiasmo per il mestiere che facciamo e per la nostra condizione privilegiata, che era arrivata a non sembrarci neanche più tale. La band è cambiata e in qualche modo ringiovanita. Insieme a noi, oggi, c'è qualcuno che guarda alle esperienze che abbiamo fatto per anni, e che forse in qualche modo ci avevano usurato, da un punto di vista differente e aiuta anche noi a vederle in quella prospettiva. Abbiamo pubblicato una raccolta che fosse una sorta di riassunto del nostro sound precedente per avere l'opportunità poi di con-
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La campagna MTV Exit (End Exploitation and Trafficking) è un’iniziativa multimediale prodotta da MTV Europe Foundation per aumentare l’informazione e sensibilizzare il pianeta in merito al gravissimo problema del traffico di esseri umani finalizzato alla prostituzione. La fondazione è nata nel 2003 su iniziativa di MTV Networks Europe per sfruttare la forza comunicativa e l’influenza del brand MTV sui giovani, al fine di stimolare
la conoscenza e l'interesse per emergenze sociali che coinvolgono tutti noi. Interrogato in merito al dramma della schiavitù in occasione del concerto dello scorso dicembre in Cambogia, il leader dei Placebo Brian Molko ha così commentato: “Non posso credere che in un mondo che si suppone civile possano ancora esserci forme di schiavitù. Credo che tutti noi dobbiamo fare qualcosa per fermare questo orrore”. -D.S.
centrarci su un album, di cui siamo incredibilmente fieri, che segnasse una svolta sostanziale nelle nostre vite e credo anche nella nostra carriera. Battle For The Sun è un disco che racconta il nostro tentativo di risalire. Ci siamo temporaneamente allontanati dalla Virgin, per firmare una serie di contratti con etichette indipendenti diverse in ogni Paese. E’ stato un modo per staccare la spina dalle dinamiche di una major, per cui non siamo nient’altro che un gruppo sotto contratto come tanti, e avere un contatto più diretto con ogni nazione in cui facciamo uscire il nostro disco. Anche così siamo riusciti ad ottenere un’attenzione e una passione maggiore verso il nostro progetto da parte di chi lavora con noi. Combinando molti fattori siamo pieni di speranze rispetto a questo nuovo inizio.
Foto di Paolo Petrignani
Tel Aviv, in ebraico la “Collina della Primavera”. Un luogo magico, il profumo del mare e le notti senza tempo, il fascino della grande metropoli e la sensazione di incontrare il mondo intero in una sola città. Voli per Tel Aviv da 299 euro a/r tutto incluso e soggiorni di 4 notti a persona da 150 euro*. Per info e prenotazioni vai su www.cts.it, telefona allo 06 4411166 oppure visita le sedi CTS.
Guarda i video del viaggio in Israele dei testimonial su www.iogiro.com/israele
CENTRO TURISTICO STUDENTESCO E GIOVANILE * a persona, in doppia, con prima colazione. Solo per i soci CTS.
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MY NAME IS BOB, BOB SINCLAR Ha solo 18 anni quando incomincia a mixare con il soprannome di Chris The French Kiss, dedicandosi soprattutto a funky e hip-hop. Nel 1999 fonda la Yellow Production, insieme a Dj Mikjg, casa di produzione che un po’alla volta si avvicina alla musica house. Da qui, Chris (il suo vero nome) crea il suo alter-ego ispirandosi all’agente segreto Bob SaintClaire del cult movie Le Magnifique. Oggi, Bob Sinclar è una vera e propria superstar, la sua carriera un susseguirsi di hits: Gym Tonic, The Beat Goes On e la celeberrima Love Generation. Nel 2007, durante i festeggiamenti per la vittoria del neopresidente francese Nicolas Sarkozy, viene chiamato a mixare in Place de la Concorde, a Parigi. Nell’ultimo album, Born in 69, che esce dopo un anno di lavorazione, Bob Sinclar è tornato al reggae, naturalmente riletto in chiave dance. E parallelamente si accosta anche a melodie indiane e mediorientali. Tra le collaborazioni di rilievo, vogliamo ricordare quelle con: Steve Edwards, Sugarhill Gang, Sabba Ranks, Kevin Lyttle e Tony Rebel.
Rubrica a cura di Eileen Casieri e Marianna Maino
Photo: Bernard Benant e Nicolas Bets Style: Stéphanie Vaillant Hair: Kim Chincholle Make-up: Sandra Jeannin
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Marina/Karin : Mickey Mouse Ears Phyléa Shop Body American Apparel Shoes Cosmo The T-Shirt Girls : Visors Histoire De Voir T-Shirts Bob Sinclar Clothing Shorts Lacoste Heart Shoes Melissa By Vivienne Westwood White & Pink Shoes Christian Dior Fushia Shoes New Look Bob Sinclar : Polo Shirt Vivienne Westwood Pants Bernard Zins Sophie McElligott
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EDITO
Il y a douze ans, je créais Twelve Bob Sinclar. Fils imaginaire years ago, I created Bob de Hugh Hefner, fan de Sinclar: Hugh Hefner's imaginary Prince et obsédé musical. son, a fan of Prince, and obsessed by music. Un mélange de disco et A mix of disco and eroticism. d'érotisme. Un remix de An ironic remix and a mass of musical styles. second degré et d'une Like the 106 pages you're currently caressing, a profusion de musiques. magazine that mixes sensuality and music, the two motors Comme ces 106 pages que of my life. vous caressez. It's a magazine I've dreamed of and which I hope will give you Un magazine qui mêle as much pleasure to read as we took to make it. sensualité et musique, les The climax of this dream comes with my first Bobmate. I'd like you deux moteurs de ma vie. to meet Jenyfer; I have to pinch myself to believe it. Jenyfer, I love Un magazine dont j'ai rêvé et qui, je you! I was inspired by my old issues of "Playboy", which I've collected l'espère, vous procurera autant de plaisir que for a long time (too long?); I own every issue of the US version printed nous en avons eu à le faire. since 1969, the year I was born. Le summum du rêve, c'est la première Bobmate. Sixty-nine, a number that perhaps predisposed me to the pleasures of Elle s'appelle Jenyfer. Je dois me mordre pour y croire. life and could explain my sensual obsessions… Jenyfer, I love you! A number to which I pay homage in the title of my new album "Born Je collectionne les vieux Playboy depuis longtemps (trop?), in 69"; 1969, a year rich in music, cinema, news, graphic design, je possède tous les exemplaires US imprimés depuis 1969. philosophy and hope… A year from which we've tried to extract 1969, l'année de ma naissance. juice so you can be surprised by its fresh modernity. 69, un nombre qui me prédisposait aux plaisirs de la vie, et qui est the With each album comes the stress of promotion, how to share peut-être le coupable de mes obsessions sensuelles… my passion, how to talk about each record, an extremely Un nombre auquel je rends hommage dans le titre de mon nouvel personal object that only lives in public. album "Born in 69". This magazine is all about Bob Sinclar when he 1969, une année richissime en musique, cinéma, actualité, graphisme, shuts down the sound. philosophie, espoir... Une année dont nous avons essayé d'extraire le My world. My passions. The story behind jus pour vous faire jouir de sa modernité. my new album. An object I hope À chaque nouvel album, c'est le stress de la promo, comment partager will become a collector's ma passion, comment communiquer sur un nouveau disque, objet item. One I dream will be ultra-personnel qui n'a pourtant de vie que collective. rediscovered in 20 years Ce magazine, c'est tout Bob Sinclar quand on coupe le son. and republished by an Mon univers. Mes passions. L'histoire de ce nouvel album. artist. One whose ideas will Un objet que j'espère collector. Un objet dont je rêve qu'il be sampled, as I sample soit redécouvert et réitéré par un artiste dans vingt ans. the best of the musical Que mes idées soient samplées, comme je sample le past with the addiction for meilleur de mes références musicales avec cette nostalgia that characterizes addiction pour la nostalgie qui caractérise all my passions. chacune de mes passions. Enjoy! Enjoy!
CHRISTOPHE LE FRIANT AKA BOB SINCLAR
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Per un autunno in concerto I saldi sono iniziati. Le sfilate A/I 09 ormai finite. E’ ora di tirare le conclusioni e scegliere il nuovo look da sfoggiare il prossimo autunno. Il colore predominante sarà il viola da abbinare con il grigio e il nero, impreziosito da borchie, pietre e accessori glam. Molto in voga gli anni '80, reinterpretati in chiave moderna e contemporanea. Lo stile è femminile e chic, ricco ma senza mai esagerare. Uno stile azzeccato per sentirsi sempre comodi e alla moda.
1. Eastpak 7. Emporio Armani-Safilo
1. Car
3. Tezenis
4. Levi’s Footwear & Accessories
8. Museum
5. Camomilla
2. Benetton
6. Frankie Morello
9. Kelto
1. 89,00 € - Felpa HILTON Lunga felpa con cappuccio oversized, bordi a contrasto e stampa sul retro - 2. 59,90 € - Pantalone in denim stretch delavé - 3. Completo composto da un reggiseno brassiere (9,90 €) e coulotte a costina con profilo a pois viola praga (4,90 €) - 4. 65,00 € Cintura in pelle moro (disponibile anche in nero) con fibbia in metallo, passante con impresso logo Levi’s impreziosita da borchiette decorative di diverse dimensioni in bronzo, rame ed argento - 5. 53,00 € - Pochette effetto pelle stropicciata e preziosi stone di plastica extra gloss - 6. 375,00 € - Stivaletto borchiato www.frankiemorello.com - 7. Fascino anni ’60 per l’occhiale da sole femminile firmato Emporio Armani - 8. 239,00 € - Avvolgente bomber con cappuccio per sentirsi comode nello sport e in città. Disponibile nei colori bianco, fucsia, blu e giallo - 9. 89,00 € ca.- Smanicato imbottito in materiale tecnico. onstage / luglio agosto 2009
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LUGLIO-AGOSTO
a cura di VIRGINIA RICOTTA
I greatest gigs del prossimo mese
Ligabue 24-26-27-29-30/09, 2-3/10, Arena di Verona
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el caso in cui non siate tra gli oltre 90 mila fortunati che l’anno scorso sono riusciti a vedere Ligabue all’Arena di Verona non vi preoccupate, il rocker emiliano concede il bis il prossimo autunno. Come nella precedente occasione, il Liga si esibirà in versione sinfonica accompagnato dai 70 elementi dell’orchestra dell’Arena, tra il 24 settembre ed il 3 ottobre. Oltre all’impatto scenico, l’esperienza del 2008 si è rivelata un vero e proprio esperimento artistico, il cui risultato è stato gradito dal pubblico come dalla critica. Perchè non riprovarci? La liaison con la città scaligera non si limiterà alla sola musica. Durante il periodo coperto dai concerti, sono previste tre iniziative parallele che riguardano l’universo-Ligabue. Innanzitutto la messa in scena, in anteprima nazionale, dello spettacolo Certe Notti, realizzato dalla compagnia di danza Aterballetto, che utilizza canzoni e poesie di Ligabue come accompagnamento alle coreografie (25 settembre). Il programma prosegue con la proiezione dei film Radiofreccia e Da zero a dieci, entrambi scritti e diretti dal Liga (28 settembre). Infine, durante tutto il periodo dei concerti, la storica libreria “Ghelfi e Barbato” esporrà i testi ed i libri di Ligabue. Riguardo allo spettacolo, rispetto all’anno scorso sarà lasciato maggiore spazio all’orchestra, nell’intento di dare ancora più enfasi all’emotività dei brani. Non mancheranno comunque pezzi eseguiti con il supporto della band che lo ha accompagnato nel recente tour europeo. Buone notizie anche per chi aspetta un nuovo disco del Liga. Pare che il rocker emiliano abbia in previsione di regalarsi per i 50 anni, che compirà l’anno prossimo, un nuovo album di inediti. Scommettiamo che la ricorrenza sarà l’occasione per rivedere l’instancabile Ligabue sul palco di qualche stadio?
photo Anton Corbjin
Afterhours 12/08 S. Giovanni del Sannio 14/08 Gallipoli (LE) 16/08 Arbatax 22/08 Siena 29/08 Brescia Cesare Cremonini 7/08 Montoro Superiore (AV) 11/08 Catania 15/08 Riccione 19/08 Carpino (FG) 22/08 Palmi (RC) 12/09 Monte S. Giovanni Claudio Baglioni 03/08 S. Gimignano (SI) 05/08 Olbia 06/08 Alghero 08/08 Tortolì (OG) 09/08 Cagliari onstage / luglio agosto 2009
12/08 Barletta 13/08 Lecce 15/08 Piombino (LI) 16/08 Torre del Lago (LU) 19/08 Macerata 23/08 Catanzaro 25/08 Taormina 26/08 Taormina 28/08 Agrigento 30/08 Ragusa 04/09 Codroipo (UD) 07/09 Vigevano (PV) 08/09 Como 10/09 Brescia 14/09 Arena di Verona
J-Ax 10/08 Tortora (CS) 13/08 Cattolica (RN) 14/08 Battaglia Terme (PD) 24/08 Trescore (BG)
Marta Sui Tubi 01/08 Suzzara (MN) 07/08 S. Stefano (AV) 08/08 Orosei (NU) 10/08 Solagna (VI) 11/09 Caserta
Kasabian 30/08 Milano
MORGAN 08/08 S. Benedetto del Tronto (AP) 10/08 Viareggio 11/08 Follonica (GR) 13/08 Tempio Pausania (OT) 14/08 Gallipoli (LE)
Elton John 29/09 Milano
Marlene Kuntz 01/08 Cassino (FR) 13/08 Gallipoli (LE) 24/08 Brescia 11/09 Milano 13/09 Mantova 17/09 Foggia
Gianna Nannini 08/09 Taormina 10/09 Palermo 13/09 Verona
Kula Shaker 9/08 Castelbuono (PA) Leonard Cohen 3/08 P.zza S. Marco,Venezia
09/08 Monte S. Giovanni Campano (FR) 11/08 Acri (CS) 12/08 Gallipoli (LE) 15/08 Palermo 23/08 Melfi (PZ) 29/08 Castagnole delle Lanze (AT) 04/09 Pisa 05/09 Ravenna 10/09 Bologna Oasis 30/08 Milano
Motel Connection 13/08 Gallipoli (LE) 19/08 Brescia
Offspring 02/09 Alcatraz, Milano
Negrita 01/08 Alghero 07/08 Anzio (RM) 08/08 Gavorrano (GR)
Planet Funk 06/08 Petacciato Marina (CB) 16/08 Gallipoli (LE)
Subsonica 15/08 Arbatax (OG) The Cult 29/09 Bologna The Kooks 30/08 Milano Tiromancino 01/08 Massa 21/08 Borore (NU) 22/08 Jelsi (CB) 23/08 Tattubella (AL) 29/08 Aosta
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SCARICA TUTTA LA MUSICA CHE VUOI SENZA LIMITI. music.nokia.it
MUSICA Moby
Dave Matthews Band
Wait For Me Edel
Big Whiskey And The GrooGrux Band Warner Music
MARCO RIGAMONTI DI DANIELE SALOMONE
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er quanto semi-sconosciuta nei sempre più inaccessibili confini musicali della Penisola, la Dave Matthews Band è una delle più importanti realtà della musica mondiale. Status più che meritato (quello internazionale s’intende) per il gruppo che forse meglio di qualunque altro è riuscito a coniugare songwriting, virtuosismo strumentale e complessità musicale degna dei generi colti. Prodotto da Rob Cavallo, che ha contribuito alla favola dei Green Day, Big Whiskey And The GrooGrux Band è il nono lavoro in studio della band e conferma le virtù di cui sopra. Rispetto al passato si sentono meno suoni acustici, in favore di una complessiva “cattiveria” del suono, ancora più accentuata rispetto alle ultime produzioni del gruppo. Ascoltando tracce come Shake Me Like A Monkey, Why I Am e Squirm si potrebbe azzardare una definizione tipo hard soul, ma non ditelo troppo in giro. La potenza di alcuni pezzi si insinua perfettamente nelle raffinate pieghe stilistiche che Dave Matthews è solito disegnare, di cui Spaceman e Lying In The Hands Of God sono una chiara prova. Gran parte dei pezzi sono stati registrati prima dell’improvvisa e tragica scomparsa del sassofonista LeRoi Moore (la scorsa estate) e anche per questo il disco suona benissimo. In futuro chissà, ma per il momento la Dave Matthews Band non ha rivali.
Airys
L
a prima solare certezza che emerge dall’ascolto del nuovo disco di Moby, Wait For Me, è che le compagnie telefoniche non faranno a pugni per aggiudicarsi un suo singolo da accostare a qualche spot televisivo (lo sfogo deriva dalla rabbia di essere arrivato ad odiare Lift Me Up, nel 2005, a causa di un numero sproporzionato di passaggi pubblicitari). La seconda è che se lo scopo del “piccolo idiota” era quello di scrivere musica bella senza curarsi delle leggi di mercato, affrontando la faccenda in maniera casalinga e naturale. Obiettivo raggiunto, con una certa classe. Study War e Pale Horses confermano la splendida e ormai celebre semplicità di scrittura di Moby, un misto di spontaneità ed esperienza. C’è anche il gusto di andare a cercare ispirazione nel passato
(“perché i dischi moderni sono a volte talmente brillanti e tirati a lucido che rischiano di perdere qualsiasi tipo di umanità”). E così la voce che canta Walk With Me viene processata fino al punto di sembrare il campionamento di un pezzo folk anni 50. Ci sono frammenti magici e ariosi come la strumentale Scream Pilots e la corale A Seated Night, accompagnati da momenti più oscuri come il supposto singolo Shot In The Back Of The Head e l’inquietante Ghost Return (entrambe estremamente lynchiane). C’è la dolce malinconia di brani come Hope Is Gone e Jltf, i tipici pezzi che ti aspetti da Moby, ma molto più toccanti e di una bellezza rara. Le compagnie telefoniche cercheranno sicuramente altrove: è una gioia poter affermare che questo album brillerà di una luce tutta sua.
Vivo amo esco Universal DI ANDREA BERETTA
S
Airys, l’alterego sperimentale di Sirya, ha preso il sopravvento. Vivo amo esco è un seducente frullato di electro-pop, con influenze che spaziano dal french touch alla musica dance di respiro europeo, il tutto amalgamato con testi minimali, in lingua italiana. Esco riassume completamente la filosofia che si pone alla base del progetto: un clubbing sfrenato, circondato da graffianti sintetizzatori, che si fondono in un loop, a tratti ingenuo ma comunque affascinante, di colori ru-
morosi e strilli soavi. Ogni volta che penso a noi è una ballata dal ritmo incessantemente terzinato, sul tema dell’amicizia, nella quale il pathos del distacco è ben espresso da una base elettronica fredda e nostalgica. Io ho te, cover della Rettore, è il pezzo migliore dell’album: il beat travolgente si sposa perfettamente con il testo, sottolineato dalle urla ruggenti dei synth, decise a farci evadere da una savana metropolitana banale e statica. Se il buongiorno si vede dal mattino, Airys è destinata a durare.
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NOKIA COMES WITH MUSIC
Black Eyed Peas
Gossip
The E.n.d. Universal
Music For Men Columbia
DI MARCO RIGAMONTI
DI GIANNI OLFENI
I
ntanto quei puntini che spezzano la parola “fine” hanno un significato preciso: sono l’abbreviazione di "Energy Never Dies" e sintetizzano bene l’approccio della band vincitrice di tre Grammy e dispensatrice di alcuni tra i ritmi più contagiosi della generazione hip pop. La spacconaggine della bella Fergie nel primo singolo Boom Boom Pow (I’m so three-thousand and eight, you’re so twothousand and late”) rispecchia anche il drastico cambio di stile dei quattro californiani, o meglio di Will.I.Am, da sempre produttore e mente dei Black Eyed Peas. Un suono nel complesso molto più
freddo e minimale, con omaggi trance in stile Timbaland, puntate electro (Missing You) e pezzi spudoratamente dance, come I Gotta Feeling. Obiettivamente questa svolta non si può considerare coraggiosa: è sostanzialmente il trend che stanno seguendo tutti da qualche anno a questa parte. La naturale conseguenza sarà una probabilità inferiore di sentire qualche nuova hit dei Black Eyed Peas alle feste di paese a vantaggio di una rotazione più concentrata nei club. Discorso popolarità a parte, il progetto rimane solido e credibile. L’energia, come da promessa, viene conservata.
C
ominciamo da quello che potrebbe essere il giudizio finale. Nonostante tutto, i Gossip restano una delle migliori rock band di ultima generazione. Il punto è cosa significhi quel “nonostante tutto”. Partiamo col dire che la regia di Rick Rubin, uno dei grandi guru del rock, non ha aggiunto più di tanto alla precedenti produzioni della band americana. Se c’è qualche elemento di novità nella musica dei Gossip, riguarda la decisa sterzata verso la dance meno raffinata, di cui Music For Men recupera una certa attitudine a suoni decisamente tamarri. Altro aspetto che balza all’orecchio ascoltando Music For Men è la costante tensione dei brani. Sembra che il disco sia stato concepito come una playlist, magari da ascoltare durante uno di quei party cool che i Gossip, che si sono autodefiniti “nerd”, tanto detestano. Da questo punto di vista il disco è un po’ piatto. Detto questo, confermiamo il giudizio espresso all’inizio. La band guidata dalla extra-ordinaria Beth Ditto è tra le realtà più interessanti, oggi come oggi. Merito di un’interessante struttura melodica dei brani e di un sound che complessivamente mantiene un certo appel, oltre che della meravigliosa voce di Beth. Non è il disco che mi aspettavo, ma al prossimo party sarà la mia prima scelta.
J-Ax
Manic Street Preachers
Deca Dance Best Sound
Journal For Plague Lovers Sony Music
DI GIORGIO ROSSINI
DI GIANNI OLFENI
E’
il secondo album nel giro di pochi mesi, testimonianza di un periodo di grande fertilità artistica per il rapper milanese. Deca Dance segna il ritorno a un sound più vicino al J-Ax che conoscevamo prima di Rap n’ roll. Le chitarre elettriche e le basi rock scompaiono quasi del tutto, sostituite da atmosfere più dance e ovviamente hip hop, con continui riferimenti all’argomento principe del disco, ossia gli anni Novanta. È il solito J-Ax quello di Vecchia scuola e I bei tempi, arrabbiato, ironico e tagliente. Niente di nuovo, verrebbe da dire. Il risultato è certamente gradevole, ma già sentito, eccezion fatta per qualche isolato sussulto (su tutti l’ispirato duetto con Pino Daniele
in Anni amari). Il punto è proprio questo: Deca Dance è l’ennesimo inconfondibile capitolo di una brillante e sudata carriera che, tra Articolo 31 e progetto solista, ha ormai attraversato due decenni. Fin qui tutto bene, soprattutto perchè il personaggio J-Ax resta credibile. L’interrogativo allora è: quanto dovremo aspettare ancora, prima di vedere (e ascoltare) qualcosa di diverso da uno dei simboli del rap nostrano? In altre parole, quando arriverà il definitivo e auspicato salto di qualità di un personaggio che, a 37 anni suonati, probabilmente può iniziare a pensare di produrre un hip hop più maturo? Noi aspettiamo fiduciosi.
T
ra tutti i misteri che hanno accompagnato la controversa storia della musica, ce ne sono alcuni destinati a rimanere impenetrabili. Spesso la popolarità dei personaggi coinvolti (basti pensare al più che giusto caos mediatico scatenato dalla morte di Michael Jackson) sbatte in prima pagina il caso, altre volte morti e sparizioni restano in secondo piano. La scomparsa di Rickey Edwards, chitarrista e autore dei Manic Street Preachers, è uno di questi ultimi. Dal 1994 non si sono più avute notizie del musicista fino a che, l’anno scorso, è stato dichiarato morto. La tragica vicenda ha spinto James Bradfield, Sean Moore e
Nicky Wire, ha recuperare gli ultimi testi scritti da Rickey e a crearci intorno un album. Sarà per il trasporto con cui hanno affrontato il progetto, sarà perche i Manic Street Preachers sono sempre stati una grande band, ma Journal For Plague Lovers è un ottimo disco, in cui si incontrano, come da tradizione, mondi musicali anche molto diversi tra loro. Tra le tredici tracce complessive, da sottolineare la William’s Last Words che chiude l’album, evidente e doveroso omaggio all’amico Rickey.
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CINEMA
Gli amici di Nick ci raccontano le novità in sala
Fighting Usa , 2009 AZIONE Con Channing Tatum, Terrence Howard, Zulay Henao Di Dito Montiel critica pubblico
E’ in edicola nick luglio/agosto !
tre anni dall'esordio autobiografico di Guida per riconoscere i tuoi santi, il regista e scrittore Dito Montiel torna per le strade della sua città per realizzare un film di genere sui combattimenti clandestini. A New York lo spiantato Shawn MacArthur (Channing Tatum) sbarca il lunario vendendo copie taroccate dei libri di Harry Potter. Durante una rissa viene notato da Harvey Boarden (Terrence Howard), un “manager di strada” che lo ingaggia con il miraggio di
A
facili guadagni. I soldi che girano in effetti sono tanti e Shawn ha un talento innato per fare a botte… Ma Fighting appare da subito come qualcosa di più della solita storia del pugile che combatte per ritagliarsi un posto al sole. Non è un caso se gli incontri che si vedono nel corso del film sono solo cinque, in cui peraltro la macchina da presa non indugia mai, come era lecito aspettarsi, sui corpi scolpiti degli attori, prediligendo invece i primi piani. I personaggi sono ben costruiti, ognuno con
Notorious
Harry Potter e il principe mezzosangue
Jonas Brothers: the 3d concert experience
Adventureland
Usa, azione 2009 Jamal Woolard, Angela Bassett, Derek Luke Di George Tillman jr.
Gb, Usa , commedia 2009 Con Daniel Radcliffe, Emma Watson Di David Yates
Usa, azione 2009 Con Joe Jonas, Nick Jonas, Kevin Jonas Di Bruce Hendricks
Usa, commedia 2009 Con Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Ryan Reynolds, Margarita Levieva Di Greg Mottola
critica
critica
critica
critica
pubblico
pubblico
pubblico
pubblico
Sebbene il suo primo album (al 133° posto della classifica “I 500 migliori album secondo Rolling Stones”) si intitolasse Ready to Die, la morte si è portata via Christopher Wallace troppo presto, a soli 25 anni, sotto i colpi di una pistola impugnata da qualcuno che ancora oggi non ha né nome né volto. Notorius B.I.G., il suo nome d’arte, è una leggenda dell’hip hop: gangsta rapper, personaggio controverso, anche violento, MC tra i più talentuosi di sempre. Nulla a che vedere con Hitchcock: Notorious è un biopic dedicato a una delle più importanti icone rap statunitensi. Certificato di garanzia: l’amico P. Diddy e Voletta Wallace, la madre, producono (e supervisionano).
Sesto e penultimo capitolo della saga di Harry Potter, nato dalla penna della scrittrice inglese J.K. Rowling. Forze oscure, paura e tensione in questa avventura piena di strabilianti effetti speciali. Certo, gli interpreti dei piccoli maghi sono ormai giovani ventenni, ma il divertimento rimane assicurato. La regia segna il ritorno di David Yates (Harry Potter e l’Ordine della fenice), già confermato anche per l’ultimo episodio, che sarà diviso in due differenti pellicole. Finalmente gli appassionati di tutto il mondo potranno tornare a vedere sugli schermi la loro saga preferita, che doveva uscire circa un anno fa, ma fu rimandata per bissare l’effetto Il cavaliere oscuro, scatenando le loro ire.
Kevin, Joe e Nick Jonas, fratelli rockettari adolescenti al servizio della Walt Disney tornano sul grande schermo, dopo il successo di Camp Rock, per un docuconcerto che farà la gioia dei loro giovani fan. Sulle tracce di Hannah Montana e delle recenti glorie di High School Musical, i Jonas sfruttano il loro sound semplice e melodico invitando al ballo e l’effetto tridimensionale e con audio Dolby 5.1, è sconcertante. Di strada ne hanno fatta. Con loro anche le giovani star Demi Lovato e Taylor Swift. Da vedere in una delle poche sale italiane attrezzate per l’IMAX 3D, per non perdere il certosino lavoro di cattura dell’immagine e del suono. Fan dei Led Zeppelin astenersi, questo è rock innocuo tutto Disney.
Nell’estate del 1987 il neodiplomato James Brennan sogna di partire per un viaggio in Europa. Sfortunatamente le sue finanze non glielo permettono e il giovane è costretto ad accettare un lavoro in un parco di divertimenti. Un incubo fatto di genitori rompiscatole, panda imbalsamati e marmocchi urlanti che si trasforma però in una piacevole avventura quando James si innamora di Em, una dei suoi squinternati colleghi. Una divertente commedia di formazione dal regista di Superbad. Per la colonna sonora contenente più di quaranta fra i grandi successi degli anni 80. Il film è basato sulla reale esperienza fatta in gioventù dal regista in un parco divertimenti di Long Island.
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un suo background, talvolta solo accennato (come nel caso dei riferimenti sibillini alle losche attività di Harvey), talvolta più esplicito, come per la bella cameriera portoricana Zulay (Zulay Henao), ragazza madre che vive con la figlioletta e la nonna. la regia sapiente restituisce a new york i suoi rumori, le mille voci e il gergo di strada, accompagnati da un'ottima colonna sonora che mescola hip hop, funk e rythm & blues contemporanei.
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I LOVE ROCK ‘N ROLL DI MASSIMO LONGONI
È da molti anni la faccia rock di Radio Deejay. Anche se ora naviga spesso su altri lidi, non c’è dubbio che Nikki, per quanto cresciuto, sia sempre il “ragazzino” ribelle, profondamente rock ‘n roll nell’attitudine. Lo dicono i suoi continui dentro e fuori dalla radio, alla ricerca di esperienze sempre nuove. Con Tropical Pizza ogni pomeriggio intrattiene il pubblico con un happening organizzato a base di musica, anche e soprattutto live, e grandi ospiti.
A
llora Nikki, come va la tua oasi personale a Radio Deejay? Ce la giochiamo. Nel corso degli anni abbiamo creato più che altro un clima, le cosiddette vibes e mood. È un vero e proprio miracolo che siamo ancora lì, toccando ferro. Questa situazione dipende molto da chi ci scrive, che ci fa sentire parte di questo piccolo mondo, e dagli ospiti, con cui scatta sempre qualche jam. Speriamo di continuare. Pensi di aver messo la testa a posto o c’è ancora qualcosa che potrebbe allontanarti dalla radio? Non lo so, mai dire mai. Vanto il record di autolicenziamenti e riassunzioni a Radio Deejay. Al momento mi piace molto quello che faccio e non ho in vista migrazioni. Diciamo che ho raggiunto l’accordo con il capo, che mi fa andare in giro quei tre mesi l’anno. In più viaggio molto in Italia durante i weekend e quindi la fame di spostamento è abbastanza saziata. Ovviamente in questo periodo è maggiore perché siamo in chiusura di stagione, quindi c’è voglia di staccare un po Ma cosa ti scatta dentro ogni volta? Ho sempre sognato di fare certe cose. Sembra brutto da dire, ma avendo iniziato molto presto, rischio di dare un po’ per scontato la bella vita che faccio, sempre in mezzo ai giovani e alla musica. Io avevo voglia di fare qualche lavoro normale, farmi un po’ di culo per riprendere consapevolezza. Ma non è che dall’oggi al domani mi presento con le dimissioni in mano. Un minimo di meditazione c’è, esattamente come a Tropical Pizza non tutto
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è lasciato al caso. Lo diceva anche Hendrix: datemi tre accordi e dopo posso jammare per ore. Ma a casaccio non si fa nulla. In tutti questi anni come hai visto cambiare la radio e il suo pubblico? Intanto negli ultimi anni c’è stato un grande fermento su Internet, con le web radio, un movimento paragonabile a quello delle radio private negli anni 70. C’è un entusiasmo contagioso. Per il resto chi comunica con la gente deve prima di tutto immergersi nella realtà. Sentendo la radio nazionale sembra che per molti non sia cambiato nulla, alcuni hanno un modo di condurre molto staccato dalla realtà. Come hai vissuto questi anni di radiofonia? Se devo essere sincero, dico che sono sempre stato in un mondo a parte. Ma oggi vedo che non c’è più tutto quel fermento per le serate in discoteca, la musica house da quattro soldi, che a dire il vero non ho mai fatto. Mi fa piacere che in questi ultimi anni sia stato riscoperto il rock, magari anche grazie a mezzi anomali come i videogiochi. Vedere un ragazzino di dodici anni che indossa la maglietta dei Black Sabbath riempie il cuore. Tra gli ospiti che sono passati da Tropical Pizza c’è qualcuno con cui è scattato un feeling particolare e qualcuno con cui invece le cose sono state difficili? Ultimamente è venuto Paolo Nutini. Ha 22 anni, ha venduto un sacco di dischi ma è davvero solare, verace. Non devi programmare con lui, proprio come piace a me. E'
PIZZA SPECIALE
F
abrizio Lavoro, meglio conosciuto come Nikki, entra a Radio Deejay giovanissimo, nel 1990. Da sempre si è occupato della nicchia rock della radio, portando nei suoi programmi anche la musica dal vivo. Questo perché è un musicista: nel 1994 con L’ultimo bicchiere, scritta da Max Pezzali, ha partecipato al Festivalbar e vinto il Disco per l’estate. I suoi anni di militanza a Radio Deejay sono stati intervallati da periodi di pausa dove si è dedicato ad altri lavori o a viaggiare. Dal 1997, con varie collocazioni orarie, conduce Tropical Pizza. – M.L.
uno che sta molto con i piedi per terra, decisamente spontaneo. Mentre magari i Placebo sono una grande band ma... …ma Brian Molko non è un mostro di simpatia? Diciamo che è uno un po’ snobbino. Con me ha fatto una gaffe clamorosa. Stiamo chiacchierando e in sottofondo c’è della musica. Lui un po’ scocciato mi chiede cos’è “la musica da ascensore” che stiamo mettendo. Gli faccio notare che è un pezzo di uno dei suoi gruppi preferiti, i Black Sabbath. Allora lui inizia a dire che non è vero, finchè non gli ho fatto vedere il vinile. Ha dovuto ammettere di avere detto una cazzata. Credo che in quel momento abbia smesso di considerarci degli italianotti poco preparati. Grande professionalità ma non è certo il tipo di artista con il quale instauri un rapporto amichevole.
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