Onstage -dicembre

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ONSTAGE magazine n°26 dic'09 /gen '10

LAURA PAUSINI RENATO ZERO EROS RAMAZZOTTI ARCTIC MONKEYS FRANZ FERDINAND EDITORS

NICCOLÒ FABI ALICE IN CHAINS ELISA DAVE MATTHEWS BAND


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editoriale/ dicembre/gennaio

Tutti i locali di Milano e Roma dove trovi Onstage Magazine di Daniele Salomone

Caro Babbo Natale, è passato molto tempo dall’ultima volta che ti ho scritto, ma spero che tu non te la sia presa. Ho smesso di farlo perché arriva per tutti il momento in cui si è costretti. Bisogna crescere, diventare “grandi”. E per starci, nel mondo dei grandi, meglio convincersi che tu non esista. Eppure io convinto del tutto non lo sono mai stato e ho sempre avuto la tentazione di scriverti. Non lo dico per ruffianeria, né per opportunismo, è la verità. Ti starai chiedendo perché mi sono deciso proprio quest’anno. E’ che sento un estremo bisogno di confidarmi e ho l’impressione che tu sia la persona giusta con cui farlo. Forse perché t’immagino come il più saggio tra i saggi, con quella tua lunga barba bianca. O forse perché non mi puoi giudicare e nemmeno rimproverare. Vedi, caro Babbo Natale, ho paura di non essermi meritato quello che ho avuto quest’anno. Eppure non non ho rubato - è vero, c’è qualche mp3 nel mio lettore che non ho acquistato, ma li ho solo presi in prestito da amici, in fondo si faceva anche con le cassette e nessuno diceva niente – e non ho proprio commesso reati. Ma sento di non avere la coscienza del tutto a posto. Pensandoci bene, credo dipenda dal fatto che mi sono curato poco degli altri, eccetto le poche persone che fanno parte del mio mondo. La mia famiglia, la ragazza con cui vivo, qualche amico, niente più. Non credo sia sufficiente. Sono stato troppo egoista, anche se ho sempre pensato che l’altruismo sia una delle principali virtù dell’animo umano, ma proprio non ci riesco. Certo, la fuori ti sbranano vivo solo se ci provi, ma non è un buon motivo per rinunciare. Voglio liberarmi di questo fardello. Senti la mia proposta: l’anno prossimo mi occuperò anche degli altri, specialmente dove un aiuto può essere davvero utile. Se ci riesco, non voglio alcun regalo. Ma se non ce la dovessi fare, ti prego di darmi la peggiore delle punizioni e fare in modo che non siano più incisi dischi degni di questo nome e che nessun concerto venga più organizzato. Però, pensandoci bene questo penalizzerebbe molte altre persone. Ecco, ci risiamo. Caro Babbo Natale, ho bisogno del tuo aiuto.

Direttore Responsabile Emanuele Vescovo Direttore Editoriale Daniele Salomone d.salomone@onstageweb.com Art Director Federico Riva f.riva@ineditweb.com Progetto grafico Inedit srl via Pietrasanta, 12 20143 Milano info@ineditweb.com Grafica Karin Kellner karin@ineditweb.com

Hanno collaborato a questo numero: Andrea Beretta, Damir Ivic, Susanna La Polla, Massimo Longoni, Roberta Maiorano, Gianni Olfeni, Aurelio Pasini, Tommaso Perandin, Francesco Prandoni, Marco Rigamonti, Giorgio Rossini. Pubblicità Areaconcerti srl via Carlo De Angeli, 3 20143 Milano tel. 02.533558 Luca Seminerio l.seminerio@onstageweb.com Francesco Ferrari f.ferrari@onstageweb.com Eileen Casieri e.casieri@onstageweb.com Marianna Maino m.maino@onstageweb.com

Pubblicità Triveneto, Mantova, Emilia Romagna Ever Est s.n.c. via Roma 5/A - 35010 Limena (PD) Tel. 049.8849246 info@everestadv.it

Stampa Centro Stampa Quotidiani Spa Via dell’Industria, 52 25030 Erbusco (BS)

Pubblicità Lazio, Umbria, Marche Download ADV srl via Sardegna 69 - 00187 Roma Tel. 06.42011918 Fax 06.42010787 info@downloadadv.it

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Distribuzione Mario Vescovo m.vescovo@onstageweb.com

Onstage Magazine Registrazione al tribunale di Milano N°362 del 01/06/2007

Redazione Francesca Vuotto f.vuotto@onstageweb.com

ONSTAGE MAGAZINE_ON TOUR_DICEMBRE 2009 / GENNAIO 2010 laura pausini: 09/12 torino, 22/12 milano, 23/12 milano; eros ramazzotti: 30/11 MILANO, 01/12 MILANO, 02/12 MILANO, 04/12 MILANO 05/12 MILANO,12/12 torino, 13/12 torino; renato zero: 11/12 MILANO, 12/12 MILANO.

MILANO Bar Carducci Bar Magenta Bar Rattazzo Beige BhangraBar Biblioteca Sormani Blanco Bond Cargo Colonial Cuore Deseo Exploit Frank Café Fresco Art Frida Cafè Good Fellas Ied Item Jamaica Janga Cafè Julien Café Kapuziner La Bodeguita del Medio La voglia di Le Coquetel Lelephant Milano Cafè Metropolis Mom Morgans Move Noir Cafè Pacino Café Radetsky Reefel Roialto Café Sergent Peppers Skip Intro Stardust Trattoria Toscana Turnè Twelve Union Volo Yguana

ROMA 200 gradi 3 jolì american bar Anima Bali Circolo degli artisti Latte piu’ Comingout Club 32 Express St’a Salotto 42 Emporio caffe’ Chakra caffe’ Caffe’ friends Stairs club Freni e frizioni Casina dei pini Mom art

Le sorelle Sugar Caffe’ letterario Blob Blow club Book Brasia Bulldog inn Charity cafè Club akab Deja’ vu Distillerie clandestine Fashion bar Fonclea Gregory’s jazz club Gusto I giardini di adone Il Bidone Il boom La locanda blues L’alibi Le Coppelle 52 Penny Lane Pride Pub Friend’s Art Café Birreria Martini Birreria Marconi Antilia Trillo Pub Fata Morgana Crazy Bull Take it easy café Simposio Mondo Perduto Pub Tumbler Black Falcon Roma Q’s Pub Barbagianni Rock Castle Café Old Trafford Coyote On The Rox Morrison’s Jamboree Il Barone Rosso Lettere cafè L’infernotto Living room cafè Locanda atlantide Magnolia Meo pinelli Micca club Mojbha Nag’s head New scarabocchio Open music cafè Open wine cafè Ore 20 Punto g Secrets cafè Sgt. pepper’s pub Sotto casa di andrea Sotto sotto Tam tam Tantra pop gallery Trinity college Tumbler Vinoteca novecento Zen.0


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INDICE/ dicembre/genniao

face2face

16. LAURA PAUSINI

Quando ancora era in America, Laura ci ha parlato del suo fantastico momento, artistico e umano. Che ventata di ottimismo!

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Franz Ferdinand

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Editors

rubriche

10 ontour

21. RENATO ZERO

Era Zero ed è rimasto Zero. Decade per decade ripercorriamo le evoluzioni di un artista sempre controcorrente ma comunque vincente.

Gli appuntamenti live da non perdere: Alice in Chains, Deep Purple, Vinicio Capossela, Niccolò Fabi e chi più ne ha più ne metta.

38 coming soon Torna in Italia la Dave Matthews Band e la prima volta è una mini tournèe. E anche Carmen Consoli ha una sua “prima volta” davvero sorprendente.

40 rock 'n' fashion

26. EROS RAMAZZOTTI

Certe storie non finiscono mai. Come quella tra Eros e i suoi fan, documentata dal report della prima data del nuovo tour mondiale, a Rimini.

L’ospite di questo mese è Giuliano Palma. “The King” ha pubblicato, insieme ai Bluebeaters, un nuovo album, Combo. Passato o presente, questo è il dilemma.

48 what’s new Elisa direttamente dal tredicesimo secolo, Bob Dylan vestito da Babbo Natale, l’uomo serio dei Fratelli Cohen e i soliti consigli per non dormire.

54 onstage chiama deejay

33. ARCTIC MONKEYS

Altro che fenomeni tardo adolescenziali, le scimmiette sono una band di tutto rispetto. Lo dimostra Humbug e la chiacchierata con Onstage.

Continua l’amore infinito tra Onstage Magazine e Radio Deejay. E’ il turno di Gianluca Vitiello, uno a cui piace trasmettere Dee Notte.



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ontour / dicembre/gennaio

Niccolo’ Fabi Per tutte le date: niccolofabi.it e livenation.it

Nina Zilli Per tutte le date: myspace.com/ninazilli e livenation.it Prendete un frullatore ed inserite nell’ordine un po’ di Motown , un pizzico di R’n’B della Stax, rock ‘n’ roll anni ‘60 (tipo Beatles e Rolling Stones) quanto basta, abbondante ska degli Specials e dei Madness. Spolverate con un po’ di musica italiana, da Adriano Celentano a Caterina Valente e gli arrangiamenti di Morricone,

mettete il coperchio, girate l’interruttore ed avrete Nina Zilli. Dopo essersi dedicata al suo primo EP intitolato proprio con il suo nome, Nina è pronta a girare l’Italia con uno show energico e coinvolgente da cui è difficile non farsi contagiare. Provare per credere.

Julian Plenti 12/12 Milano Julian Plenti non esiste, è la maschera dietro il quale si nasconde (ma neanche poi tanto) Paul Banks, meglio conosciuto come cantante degli Interpol. Julian/Paul ha momentaneamente messo da parte il gruppo newyorkese che ha contribuito a portare al successo mondiale e ha pubblicato Julian Plenti is… Skyscraper (recensione nella rubrica What’s New, nda)

Di Niccolò Fabi conosciamo la raffinatezza fin da quando nell’ormai lontano 1997 si presentò a Sanremo con Capelli. In questi dodici anni, il cantautore romano è rimasto fedele al suo stile elegante e mai sopra le righe, pubblicando 6 album (tra cui l’ultimo bellissimo Solo un uomo) e prendendo parte a numerosi progetti. Tra questi ci sono anche dei programmi a favore del miglioramento delle condizioni di vita in Africa: è in quest’ottica che Niccolò ha partecipato al documentario realizzato dalla ong “Medici con l’Africa Cuamm” nei luoghi in cui sono in fase di attuazione i progetti della medesima organizzazione, in particolare in Uganda e nella regione della Karamoja. Per aiutare l’ong, nei mesi in cui sarà impegnato con la tournèe iniziata il 25 novembre (che non terminerà prima di marzo), l’artista romano parteciperà alle presentazioni del documentario organizzate in molte delle città toccate dal tour, presso le locali sedi universitarie. Un gesto nobile che merita di essere sottolineato. Per ulteriori informazioni: www.mediciconlafrica.org

Vinicio Capossela Per tutte le date: viniciocapossela.it E’ uno di quegli artisti che non rilascia interviste, non fa dichiarazioni, non partecipa ad eventi, non si fa notare altro che per la sua musica, insomma. Del resto i progetti di Vinicio Capossela sono così ricchi che non ha bisogno di altro per comunicare. L’ultimo, in ordine temporale, si chiama Solo Show ed è molto più di un concerto, un vero e proprio spettacolo in due parti, ispirato al “side show”, una sorta di “circo delle stranezze” ricco di suggestioni coreografiche e sorprese, con gabbie, personaggi circensi e molto altro. Tanto per capirci, nella pausa in mezzo agli atti (15 minuti) si esibiscono il mago Cristofer Wonder e la mangiafuoco Jessica Love. Solo Show ha contato più di 60 date nelle principali città italiane (oltre 100mila spettatori) tra novembre 2008 e aprile 2009 ed è stato immortalato nel dvd+cd Solo Show Alive. Dal 24 novembre sono partite le ultime repliche, che si concludono con gli spettacoli programmati per le notti di Natale e Santo Stefano. Se volete vivere un’esperienza iper-reale, gli spettacoli di Vinicio sono il massimo che potete trovare.

disco che lo sta facendo conoscere anche e soprattutto dal vivo, Italia compresa. Siccome l’album ha un suo significato ed è evidentemente il frutto di una non semplice produzione, sorge il dubbio che Banks aspettasse da tempo lo spiraglio per una scappatella. Speriamo solo che sappia gestire la doppia relazione.

Special event

PLAY TO STOP

Dal 7 al 18 dicembre è in programma a Copenhagen la 15esima Conferenza ONU sui cambiamenti climatici. Le Nazioni Unite discuteranno delle emissioni di gas serra, ovvero di quell’anidride carbonica che è prima responsabile del surriscaldamento globale. Proprio per il giorno d’apertura, nell’ambito dell’iniziativa “Climate Action – Energy for a changing World” promossa dalla Commissione Europea, è fissato il terzo e ultimo concerto della campagna “Play To Stop”, sostenuta da Mtv, e pensata per chiedere ai leader europei di trovare l’accordo e guidare il resto del mondo sul tema ambientale. Sul palco i Backstreet Boys, tornati insieme proprio quest’anno dopo un lungo periodo di inattività (This Is Us è uscito il 6 ottobre). La band inglese succede a Moby e Editors, protagonisti dei primi due appuntamenti. Mtv punta a sensibilizzare soprattutto i giovani sull’impegno e il ruolo che l’Unione Europea deve avere nella lotta contro i cambiamenti climatici, accendendo i riflettori sull’evento di Copenhagen. Le recenti parole di Obama sulla possibilità che questo dicembre si raggiunga un accordo globale riguardo alle emissioni di CO2 non sono certo promettenti. Ma proprio per questo è ancora più importante che l’opinione pubblica si sensibilizzi e faccia pressione sui governi.


os

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Deep Purple Special event

LG PARTY LG ti aspetta all’LG Party del 10 dicembre presso il Limelight di Milano per la finale del Mobile Italian Cup. A partire dalle 20,30 La Pina e Diego presentano i dodici digitatori di messaggi che hanno raggiunto la finalissima, pronti per sfidarsi a colpi di sms. Il vincitore si aggiudica un favoloso viaggio di una settimana all-inclusive presso l’Eden Village di Djerba. La festa prosegue con l’attesissimo concerto di J-AX, il primo a Milano dell’ex Articolo 31 dopo lungo tempo. A farti ballare fino a notte fonda ci pensa invece Max Brigante di Radio 105. Partecipare all’LG Party è semplice: basta scaricare l’invito su www.lgcampionatosms.it, l’ingresso è ad esaurimento posti. Il countdown è iniziato, affrettati! Se invece vuoi cimentarti nel campionato sms, il record da battere per aggiudicarsi il primo premio è di Alessandro1 di La Spezia, che ha composto un sms di 160 caratteri in soli 0’23”351. Riesci a fare di meglio?

10/12 Bolzano 11/12 Jesolo 12/12 Roma

14/12 Perugia 15/12 Milano 16/12 Bologna

“I Deep Purple sono un gruppo rock britannico nato nel 1968, fra i più importanti ed influenti di sempre. Insieme a Led Zeppelin e Black Sabbath, sono considerati i pionieri dell'hard rock e dell'heavy metal”. Sarà anche vero che Wikipedia non è sempre attendibile quanto possono esserlo le enciclopedie cartacee, ma esistono parole migliori per definire in modo sintetico i Deep Purple? Trattasi di storia del rock, punto e a capo. Uno degli aspetti che più stupiscono della longeva formazione inglese è la line up attuale. In questo ennesimo tour, sul palco salgono due

membri entrati nel gruppo nel 1969 (Ian Gillan e Roger Grover) e persino uno dei fondatori (il batterista Ian Paice), mentre è più recente l’ingresso del chitarrista Steve Morse (1994) e di Don Airey (2002). In poche parole, sono davvero i Deep Purple, non cinque signori che sfruttano avidamente un marchio glorioso. Che siano quasi tutti sopra i sessanta potrebbe sembrare un dettaglio, ma se date un occhio al calendario dei concerti noterete che hanno già programmato date per l’autunno 2010. Roba da far invidia persino alle più attive band di sbarbati. Rock on!

Alice In Chains 02/12 Milano

Claudio Baglioni per tutte le date: baglioni.it e fepgroup.it Dopo aver scandagliato e raccontato l’animo umano in tutte le sue sfaccettature ed età, Claudio Baglioni ha spostato il suo spirito introspettivo sulla musica, fida compagna di vita soprattutto dal 1972, anno in cui si è consacrato con Questo piccolo grande amore. E proprio da qui Baglioni è voluto ripartire, con il progetto Q.P.G.A (di cui fanno parte gli omonimi film e romanzo quest’anno) che a fine novembre ha vissuto un nuovo capitolo con la pubblicazione del doppio cd Q.P.G.A. Per quest’ultimo album il cantautore romano ha lavorato su strofe, ritornelli ed accompagnamenti per dar vita a 52 brani (tra reinterpretazioni e inediti) che si mescolano in una fusion di rock, pop, classica e jazz. I 150 minuti di musica, a cui hanno contribuito ben settanta tra i più importanti nomi della scena italiana, sono stati presentati in anteprima al pubblico dei concerti che Baglioni ha tenuto questa estate. E’ giunto il tempo di portare Q.P.G.A nei teatri.

The Bastard Sons Of Dioniso Per tutte le date: tbsod.com e livenation.it Sono tra i pochissimi ad essere usciti da X-Factor con un vero seguito di fan. E infatti i Bastard Sons of Dioniso sono in tour dal 28 novembre e andranno avanti (almeno) fino a gennaio. I tre ragazzi trentini presentano le canzoni del loro primo album, In stasi perpetua, il cui singolo di lancio è una sorta di omaggio a Mara Maionchi. Mi par che per adesso è infatti figlio di quella contaminazione tra generi diversi a cui la Maionchi li ha indirizzati durante il reality. Il pezzo trae ispirazione dall’opera L’incoronazione di Poppea del compositore seicentesco Claudio Monteverdi: “Se Monteverdi avesse avuto un Marshall con le valvole fiammeggianti probabilmente avrebbe scritto qualcosa di simile al nostro nuovo singolo, un connubio tra opera lirica e chitarroni distorti”. Con questo spirito è molto probabile che i poco più che ventenni Jacopo, Federico e Michele riescano a spezzare il cordone che ancora li lega a mamma Rai e costruirsi un futuro tutto loro. Buona fortuna.

C’è stato un tempo in cui capelli lunghi, camicie a quadrettoni e stivali da boscaiolo dominavano l’universo, un tempo in cui l’hard rock sembrava potesse venire da una sola città. Quel tempo sembra poter vivere oggi un nuovo sussulto con il grande ritorno degli Alice In Chains, che del grunge di Seattle hanno sempre incarnato lo spirito più heavy. Sette anni dopo quel tragico aprile 2002, quando un’overdose ha stroncato la vita dell’indimenticato vocalist Layne Staley, Jerry Cantrell e soci hanno trovato la forza per far ripartire il carrozzone. E’ il cantante/chitarrista William DuVall, ex Comes With The Fall, a guidare la truppa

nell’era post-Staley, aperta dalla pubblicazione del primo disco di inediti dopo 14 anni: Black Gives Way To Blue (uscito alla fine di settembre) ha ottenuto ottime critiche ed è stato accolto benissimo anche dai fan, anche in Italia. Tanto che il concerto di Milano ha dovuto subire un cambio di location vista la grande richiesta di biglietti e dall’Alcatraz è stato trasferito al più capiente Palalido. Colmare il vuoto lasciato da Layne Staley non sarà facile per DuVall e i “vecchi”, ma la storia degli Alice In Chains è talmente importante da meritare una seconda chance. Chissà, potrebbe addirittura andare meglio.


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FACE2FACE/ franz ferdinand

di Daniele Salomone

foto: Soren Solkaer Starbird

Ci sono o ci fanno?

Sono in molti a pensare che i Franz Ferdinand siano la migliore espressione del rock di questo millennio. Per la musica, il sound e l’attitudine. A quanto pare, nessuna band o artista interpreta meglio di loro il concetto di indie rock, che in fondo è semplicemente la volontà di fare musica senza curarsi troppo del resto, specialmente dei numeri. Sarà vero? A giudicare dalle parole di Nick McCarthy, che nei Franz Ferdinand suona chitarra e tastiere (e canta anche), sembra proprio così.

L'

edizione italiana di uno storico magazine musicale vi ha indicato come band di riferimento di questa prima decade del Duemila. Grande! E’ un ottimo complimento. Non so cosa dire, sono contento ma non spetta a me dire “Sì, hanno ragione”.

Mettiamola così: pensi che il sound dei Franz Ferdinand abbia rappresentato un momento di rottura con il passato, anche recente? Sicuramente non abbiamo l’impatto old fashion che molte band cercano e il nostro suono è diverso da quello che ha caratterizzato gli anni Novanta, specialmente l’ultima fase dei Novanta. In effetti è esattamente quello che vogliamo, il nostro obiettivo è sempre stato suonare qualcosa di nuovo, musica che fosse nostra e basta. Ma penso che per capire con esattezza quanto e come ci siamo staccati dal passato ci vorrà ancora qualche anno.

Franz Ferdinand Live 07/12 Torino 08/12 Jesolo (VE)

Scherzavamo da tempo sulla possibilità di ottenere dei suoni da un teschio, perché no? E poi costa solo 15 sterline… Chissà le altre ossa quanto poco valgono! Scherzi a parte, lo studio era situato in un palazzo molto vecchio, sembrava il set di un film horror, un teschio ci stava bene. Così l’abbiamo preso senza avere una precisa idea di come utilizzarlo, era eccitante e spaventoso allo stesso tempo. Un giorno ci serviva un nuovo suono percussivo: uno sguardo tra noi, una risata, ed eccoci a suonare il teschio.

Prima di ascoltare Tonight: Franz Ferdinand avevo preventivato la possibilità che fosse un disco di canzoni “facili”, la svolta verso il grande pubblico. Tutt’altro. Avete mai avuto la tentazione? Non credo che qualcuno del gruppo abbia mai pensato a uno sviluppo del genere. E’ una dimensione che non ci appartiene. Non ci sentiamo bene all’idea di suonare musica ovvia, forse perchè è troppo facile. Ma chi lo sa, magari con il prossimo album (ride, nda). La nostra unica volontà oggi riempie le radio è noiosa, noi è comporre musica che ci piace.

Alex Kapranos (vocalist della band, nda) ha detto che Tonight: Franz FerLa dance music che dinand è un disco buono per ballare. facciamo tutt’altro: siamo una pop band che vuole scrivere canSiete ancora una rock band? zoni pop e suonarle con un approccio molto rock ’n’ roll Certo, c’è una bella differenza tra “danState suonando senza pausa da un ce music” e “music to dance” (musica anno e mezzo. Non c’è il rischio che vi per ballare, nda). Tutta la nostra storia annoiate? Cosa si deve aspettare chi vi gira intorno a questo concetto, anche il primo album. La dance music che riempie oggi ha già visto nel corso dell’ultimo biennio? le radio è davvero noiosa, noi facciamo tutt’altro: siamo una pop band che vuole scrivePosso dire che proponiamo canzoni da tutti i nostri album e che si tratta di uno show re canzoni pop e suonarle con un approccio molto rock ’n’ roll. molto rock ‘n’ roll. Vogliamo incendiare l’atmosfera esattamente come ogni rock band spera di fare. Ma non sono in grado di aggiungere altro perché la riuscita di un concerto Siete quel genere di gruppo che entra in studio con un’idea precisa di cosa incidere? dipende sempre da molte cose, anche da cosa vuole e da come reagisce il pubblico. Però Quando abbiamo cominciato a lavorare all’ultimo disco non avevamo la minima idea ti posso dire quello che ci aspettiamo noi: che la gente venga al concerto dei Franz Ferdidi quello che sarebbe venuto fuori. Abbiamo sperimentato diverse soluzioni, perché nand con l’idea di partecipare ad una grande festa. solo quando fai dei tentativi capisci davvero cosa è buono e cosa no. Per intere settimane abbiamo provato e riprovato gli stessi pezzi, ci siamo lanciati in lunghe jam session Programmi per il futuro? seguendo l’esempio di maestri come James Brown e Miles Davis: suonando all’infinito Dopo il tour in Sud America del prossimo marzo cominceremo seriamente a pensare lo stesso brano riesci a tirarne fuori l’anima. al prossimo disco. Per Tonight: Franz Ferdinand abbiamo lavorato moltissimo e siamo consapevoli di volere un album meno impegnativo. Scrivere canzoni e registrarle abbaSi dice che durante le registrazioni dell’ultimo disco abbiate utilizzato un teschio stanza in fretta sarà la prossima missione. E sono convinto che ci aiuterà a dare nuova come percussione. Dimmi che non è vero! linfa al nostro sound.



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FACE2FACE/ editors

di Marco Rigamonti

Tutta farina del nostro sacco foto Kevin Westenberg

vinci il cd dei Editors! Invia una mail a: contest@onstageweb.com oggetto “Editors“

Fin dal primo album (The Back Room, 2005), la stampa li ha indicati come “the next big thing”. Giudizio confermato due anni più tardi, con l’uscita di An End Has a Start. Oggi gli Editors sono freschi freschi di terzo disco (In This Light And On This Evening) e continuano a volare alto. A sentire il batterista Edward Lay è tutto merito di una totale convinzione nei propri mezzi e della voglia di stupire. Anche perché altrimenti, dove starebbe il divertimento?

S

i dice che il terzo disco sia un esame di maturità. E’ una sfida che vi ha stimolato? Veramente credo che ogni album sia importante. E’ fondamentale riuscire a dare al pubblico ogni volta qualcosa di nuovo senza snaturarsi; nessuno vuole sentire sempre le stesse cose, non ci si può riciclare continuamente perché come si cambia nella vita ci si evolve anche nella carriera. Siamo sempre stati molto attenti a non accettare compromessi e a non farci guidare da nessuno: noi vogliamo fare quello che crediamo sia giusto, vogliamo suonare insieme e divertirci mentre lo facciamo, perchè è l’unico modo per essere sinceri e trasmettere emozioni. E’ triste che nessuno compri più musica e che non si possa festeggiare una data di uscita come un tempo. Io ti dico che andrò là fuori e comprerò una copia del mio album, perché credo ancora nell’importanza di avere qualcosa di fisico tra le mani, ed è oltremodo importante per me e per il duro lavoro che c’è stato dietro.

Editors Live 03/12

Roma

04/12

Milano

Hai menzionato Flood. Tra i progetti da lui seguiti ce n’è qualcuno in particolare che vi ha spinto a sceglierlo come produttore? Senza dubbio il suo lavoro con i Depeche Mode. In This Light And On This Evening aveva già una direzione precisa anche prima che venisse coinvolto Flood; eravamo convinti di volere un suono dark e industriale e lui è il maestro in quest’ambito. Abbiamo pensato che il suo tocco ci avrebbe donato il controllo che avremmo avuto difficoltà a trovare da soli, e così è stato.

La new wave e il synth-pop negli ultimi anni hanno vissuto un importante revival. Durante la creazione di questo nuovo album vi siete ispirati esclusivamente agli originali oppure avete guardato anche a gruppi più moderni? Non credo sia possibile vivere sotto una campana di vetro. E’ normale che oltre ad ispirazioni di stampo classico (per esempio Talking Heads o il kraut rock Avete centellinato la chitarra, che era lo struSiamo sempre stati molto attenti a non accettare di Neu! e Kraftwerk) abbiamo assimimento centrale nei primi due dischi? Vi siete compromessi e a non farci guidare da nessuno: vogliamo lato anche l’influenza di band come affidati al caro e vecchio analogico o avete presolo suonare e divertirci, perchè è l’unico modo per esse- Lcd Soundsystem e Tv On The Radio. ferito buttarvi sul virtuale e su moderne piatC’è qualcosa di davvero interessante e re sinceri e trasmettere emozioni taforme di registrazione? umano nascosto in molti dischi elettroGli strumenti analogici hanno qualcosa in più, nici e noi non volevamo il freddo: ci ha è innegabile: hanno un carattere e una storia. In studio eravamo pieni di synth d’annata e ispirato qualsiasi cosa che pur sfruttando l’elettronica avesse un tocco di umanità. non potrebbe essere altrimenti con Flood. Il tutto è avvenuto comunque in maniera molto naturale, così come l’utilizzo di strumenti virtuali; stavamo cercando un suono per noi Prima di gennaio 2009 avevate già scritto 18 canzoni. Come mai nel disco ne nuovo e quindi abbiamo provato tutto, senza escludere niente a priori. troviamo solo 9? Abbiamo composto tanto perché eravamo ispirati dalla nuova direzione che abbiaCome cambierà il vostro set-up in fase di concerto? mo preso. Considera che nel secondo disco avevamo solo 11 canzoni che poi sono Devo dire la verità, non ho avuto molte occasioni per mettermi a pensare se abbiamo davdiventate 10, quindi capisci che essere nella posizione di avere tanti brani rende vero avuto successo oppure no e cosa significhi avere successo. Per come la vedo io, essere più facile il lavoro di selezione. E’ comunque un discorso che riguarda il flusso un artista, un musicista, significa non essere mai davvero felice perché non puoi mai acdell’album: abbiamo capito che se avessimo incluso altre canzoni avremmo minato contentarti di ciò che hai. Se vedi le cose da un punto di vista creativo devi sempre tendere l’energia del disco, e siamo tutt’ora convinti che questi 9 pezzi riflettano perfettaa migliorarti. Alla fine di quest'anno dovremo metterci a scrivere per il prossimo album mente nella forma e nell’ordine quello che volevamo. e qualunque successo possiamo avere avuto dobbiamo cercare di fare ancora meglio.


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Laura Pausini

Livestyle > di Susanna La Polla / foto: Giovanni de Sandre

IL MERAVIGLIOSO MONDO DI LAURA Entusiasmante ed entusiasta, serena e rassenerante, Laura Pausini è un vortice di emozioni positive. Torna in Italia dopo aver girato l’America da un capo all’altro (e aver raccolto il solito enorme successo), ma non sembra che le fatiche di una tournèe lunghissima abbiano minimamente intaccato il suo innato ottimismo. Quando ancora si trovava oltreoceano si è concessa a Onstage con lo stesso mix di grazia e grinta che la contraddistingue sul palco.

L

aura, come sta andando il tour? E’ un momento bellissimo. Sto facendo esattamente quello per cui sono nata, ovvero cantare dal vivo di fronte a un pubblico. Anche dopo 16 anni di carriera, continua a stupirmi, specialmente quando sono lontana da casa, che ci sia tanta gente che mi vuole bene. La mia band poi è pazzesca, sono ottimi musicisti e grandi amici, compresi i tecnici e gli ingegneri che, nonostante lo stress fisico e l'assenza delle persone a loro care, sono molto gentili e sereni. Tutto ciò è un privilegio, non sempre va così dopo tanti mesi di tour.

Il cd/dvd Laura Live (in uscita a novembre) documenta questa lunga tournée mondiale. Ci puoi anticipare qualcosa, soprattutto per quanto riguarda i contenuti extra del dvd? Amo i contenuti speciali, è la cosa che più mi incuriosisce di un dvd. Trovo affascinante vedere quello che succede prima e dopo lo show o durante la preparazione di un video. Per questo da anni ormai mi occupo personalmente di questa parte dei miei film. In Laura Live ci sono molti backstage, esibizioni live e alcuni video. Inoltre ho inserito i Laura's gifts, cinque canzoni che ho cantato in alcune tappe del tour e che non eseguirò più, in nessun’altra occasione. Lo show dura oltre due ore con più di 30 brani in scaletta, come ti sei preparata fisicamente per affrontare una serie di spettacoli così dispendiosi? Faccio il possibile per seguire un regime alimentare serio ed equilibrato allo stesso tempo, facendomi consigliare da un medico professionista. Non amo particolarmente la ginnastica, la mia attività fisica sono i concerti... più di due ore sul palco non sono male! Ciò a cui tengo maggiormente è mantenere una certa “forma” mentale per dare il meglio di me stessa dal vivo. Durante la prima parte del tour mi allenavo con un programma di cardio-fitness insieme a Maria Grazia Salvo (la mia personal trainer), in questa seconda parte in America, invece, mi è molto difficile farlo visto che un giorno lo passo in viaggio e l'altro tra interviste e concerto.

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Ancora una volta hai ottenuto della nomination (come miglior album pop femminile e miglior registrazione) ai Latin Grammy Awards, in programma il 5 novembre a Las Vegas. Non solo, ci sono anche due candidature al Premio Oye in Messico come miglior solista femminile e miglior canzone per pellicola o serie tv. Il tuo appeal sul pubblico sudamericano è enorme… Si è sempre dimostrato molto accogliente e caloroso nei miei confronti, proprio come lo è la loro terra, dove mi sento a casa. Mi piacerebbe che gli italiani la conoscessero meglio, perché a volte sembra abbiano un'idea un po' stereotipata. Il Messico, per esempio, è un paese bellissimo per cultura e tradizioni ma anche per modernità: Città del Messico e Monterey sono metropoli pulite e tecnologicamente più avanzate delle nostre. Ricevere queste nomination in pieno tour, è stata proprio una bella sorpresa ed essere l’unica rappresentante italiana ai Grammy è per me un vero onore e allo stesso tempo una grande responsabilità nei confronti del mio paese. Quest'anno riceverò anche il premio per il miglior disco italiano in Europa ai World Music Awards a Montecarlo, un ulteriore riconoscimento che mi rende molto felice, anche se purtroppo non posso presenziare alla premiazione perché in quei giorni sono impegnata a Las Vegas per le prove della mia esibizione nello spettacolo La reve del Cirque du Soleil.


foto Federico Riva Ricevi gratis nella tua casella di posta elettronica il reportage fotografico del tour di Laura!

Laura Pausini Live 01/12 03/12 05/12 07/12 09/12 22/12 23/12

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livestyle/ laura pausini

Dopo aver ottenuto tutti i principali riconoscimenti ai quali un musicista può ambire c’è ancora qualche sogno nascosto nel cassetto di Laura? Certo! Anche per chi è fortunato come me i sogni non devono mai finire, perché smettere di sognare significa spegnersi. Sono sempre alla ricerca di nuove cose da conoscere e sperimentare; sono certa che ce ne siano molte ancora, per cui farò di tutto per continuare a vivere con stupore. La responsabilità, la disciplina e la consapevolezza sono importantissime, ma se non sogni non te ne fai nulla.

Grazie al concerto-evento Amiche per l’Abruzzo, da te fortemente voluto e promosso, sono stati raccolti 1.183.000 euro, destinati alla ricostruzione della scuola elementare De Amicis di L’Aquila. Gianna Nannini ha detto che “come volevasi dimostrare, sono le donne a mandare avanti l’Italia”. Concordi? Hai rimproveri da fare a qualche rappresentante del sesso maschile? Mi trovo perfettamente d’accordo con Gianna ma non ho nessun rimprovero per i colleghi di sesso maschile. Sono molto fiera di noi donne che abbiamo raccolto tantissimi fondi, ma penso che tutto il mondo del pop abbia dimostrato grande generosità. Nonostante la musica in questo momento stia attraversando un momento di crisi, che coinvolge molti artisti, siamo stati proprio noi cantanti a unirci e sentirci più forti per raccogliere tanti soldi per i nostri sfortunati compatrioti.

Hai duettato con grandissimi artisti come Ray Charles, Pavarotti e Charles Aznavour. Chi manca all’appello? Bè, ne mancano molti. Tra poco uscirà un bellissimo duetto con Claudio Baglioni, poi ho in progetto un disco dove ospiterò le artiste con le quali ho condiviso il palco di San Siro per l’iniziativa ‘Amiche per l'Abruzzo’. Amo lavorare con altre donne e vorrei ripetere Ti sei esposta sui talent show dichiarando che alcuni concorrenti di X-Factor quell’esperienza che ricordo con grande emozione e commozione. L’importante comun- sono irrispettosi nei confronti dei maestri. Ti piacerebbe condurne uno? Il mondo della tv mi ha sempre affascinata, insique è interpretare un duetto perché lo si sente col sto però su un fatto: vorrei che le cose venissero cuore e non per fini commerciali. E’ questo che mi fatte al meglio. Sono stata ospite sia di X Factor ha permesso di godermi tutti quelli che ho fatto Anche per chi è fortunato come smettere di che di Amici e in entrambe le occasioni ho cercato sinora, da Bublè a James Blunt, da Gilberto Gil a sognare significa spegnersi. La responsabilità, la di dare consigli ai ragazzi ricordandogli che deMiguel Bosè. disciplina e la consapevolezza sono importantisvono rimanere umili e rispettare i professionisti sime, ma se non sogni non te ne fai nulla che mettono a loro disposizione la propria espeHai più volte dichiarato che la tua cantante rienza. Se si accetta di partecipare ad un talent italiana preferita è Elisa. Cosa ti piace di show si conoscono anche i professori coi quali lei che le altre non hanno? si lavorerà, contestarli dopo è poco corretto. In Elisa è una sognatrice, l'ho conosciuta quest'anno al suo concerto di Milano. Da allora ci scriviamo e mi piacerebbe molto che venisse ricono- generale comunque questi programmi mi piacciono quando sono concentrati sull'aspetto sciuta anche all'estero per ciò che è, una bravissima artista italiana, perché se lo merita. L'ho artistico. Amo vedere la crescita dei ragazzi, le liti invece mi annoiano e cambio canale. Mi incoraggiata ad affrontare la tournée di grande successo che ha fatto in America. Starei ore piacerebbe molto condurne uno ma non potrei assicurare la mia presenza con continuità a sentirla cantare e mi piacerebbe avere la sua calma: quando mi è vicina sento che non ci visti i miei molti impegni all’estero. Quando lavoro sono un treno ed esigo rispetto e profespossono esserci problemi. In realtà amo anche Giorgia, ho tutti i suoi dischi e conosco le sue sionalità, non potrei pensare di non assicurarli io per prima. canzoni a memoria. Lo stesso vale per Fiorella Mannoia e Gianna Nannini e inoltre ultimaE’ vero che perlustri Myspace in cerca di talenti, soprattutto autori? mente mi piace molto una giovane artista che si chiama Chiara Civello. E’ successo. Forse da gennaio, quando mi fermerò per un po’, ripeterò l’esperimento. AdesNella tua formazione musicale hanno avuto maggiore peso le grandi dive della so non ho tempo, visito solo il mio sito “laura4u.com”, dedicato al fanclub ufficiale, e Twitmusica internazionale o quelle italiane? ter (“officialpausini”). Avevo anche una pagina su Facebook ma non riuscivo a seguirla e Le mie origini sono italiane e non posso negarlo, ma sono una grande divoratrice di musica, quindi l’ho chiusa. spazio tra svariati generi e contaminazioni diverse, anche lontane anni luce dalle mie. Ho ascoltato con grande interesse Elis Regina, Caterina Valente, Etta James, Ornella Vanoni e I fan ti chiamano “divina”, la tua casa di Solarolo è ora sede del fan club ufficiale ed è stata trasformata in una sorta di museo. Alcuni dei tuoi devoti sfioMina come anche Anna Oxa, Whitney Houston e Celine Dion. rano la patologia (leggevo di un fan che costringeva la sua fidanzata a vestirsi


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Laura canta, noi suoniamo “Mi giro a guardarli, i miei musicisti, e mi sento davvero orgogliosa della band che ho messo insieme”. Così diceva la Pausini all’inizio del tour. Ecco l’dentikit dei magnifici 5 strumentisti che accompagnano Laura on stage. E non dimentichiamoci l’apporto fondamentale dei 3 coristi: Roberta Granà, Emanuela Cortesi e Gianluigi Fazio.

Paolo Carta, chitarre

Oltre ad essere il fidanzato-chitarrista di Laura, è un apprezzato autore (per la Pausini ha scritto, tra le altre, Invece No). Il rock è il suo mondo di riferimento, ma Paolo è sempre stato aperto a tutti i generi musicali, come dimostrano la sua carriera solista e le molte collaborazioni con artisti di culture differenti, da Celentano a Lionel Richie. E pensare che ha studiato chitarra classica!

Gabriele Fersini, chitarre

Nel nuovo inedito Con la musica alla radio ribadisci l’idea che la musica è la colonna sonora della nostra vita. Quali brani hanno segnato la tua? Ogni momento della mia esistenza è legato ad un brano. Ora che sono in tour, per esempio, le canzoni che mi stanno accompagnando, a parte le mie, sono tutte quelle che mi fanno sentire più vicina a casa e agli amici. Mi trovo in un periodo un po’ inquieto per cui desidero soprattutto pace e calma, che riesco a raggiungere ascoltando assiduamente la bossanova. Prosegue la tua love story con Paolo Carta. Quanto è importante nella vostra relazione il fatto che condividiate lo stesso lavoro e la stessa passione per la musica? Abbiamo un rapporto solido basato sulla complicità e sul rispetto reciproco. Fare un lavoro come il nostro, che ti tiene lontano da casa e dagli affetti per lunghi periodi, contribuisce a rafforzare il legame con la persona che hai accanto. E in questo noi siamo ancora più agevolati perché lavoriamo insieme, condividiamo tutto. E’ fondamentale avere questi punti di contatto. Certo non è facile

non staccarsi mai l’uno dall’altra, ma siamo molto diversi e se Paolo non fosse stato qui con me adesso sarei crollata. E poi sono orgogliosa di lui e del suo talento: Paolo è in nomination ai Grammy come produttore e autore di Invece no, alla faccia di tutte le malelingue che trovano sempre da ridire sulle collaborazioni tra fidanzati.

Io e Paolo abbiamo un rapporto solido basato sulla complicità e sul rispetto reciproco. Un lavoro come il nostro, che ti tiene lontano da casa e dagli affetti per lunghi periodi, contribuisce a rafforzare il nostro legame

come te e la chiamava col tuo nome). Ti è mai capitato di avere paura per la tua incolumità? No, mai. Ho un rapporto molto forte e diretto con i miei fan, in modo particolare con tutti i ragazzi del fan club ufficiale. Con loro dialogo e scambio consigli. Dopotutto sono quella che sono anche grazie a loro. Ci sono persone che a volte hanno un po’ esagerato ma non le considero fan, in alcuni casi si può parlare di stalker (persone che perseguitano altre persone, nda)

Hai detto più volte di voler diventare madre, forse avrai tempo per dedicarti alla maternità una volta finito questo lunghissimo tour? La musica è una componente fondamentale della mia vita. Credo sarebbe impossibile metterla da parte anche se per un evento così speciale come la maternità. Mi piacerebbe tantissimo diventare mamma ma non credo che sia una cosa che si possa pianificare a tavolino. Sarà solo il destino a decidere. Certo, ho 35 anni e ancora non ho figli, ma non è tardi. E’ solo che non è così semplice. Forse ho già avuto tanto dalla vita. C’è una canzone del mio disco Primavera in anticipo che inizia con questa frase: “Io non chiedo niente più di quel che ho” e io canto veramente quel che sento!

La storia di Gabriele inizia a Sanremo ’93, quando partecipa nella categoria “Nuove proposte”. In quell’occasione conosce Laura Pausini, ma il suo primo tour mondiale è al fianco di Eros Ramazzotti l’anno dopo. Nasce comunque una grande intesa sul palco e in studio con Laura: Fersini scrive molti brani della cantante (tra cui Che storia è) e arrangia album come Tra te e il mare.

Matteo Bassi, basso

La prima esperienza ad alto livello arriva nel 1999, quando ha solo vent’anni, con Max Pezzali. Matteo è una scoperta di Claudio Cecchetto e Pier Paolo Pieroni, che lo convincono a lavorare anche su brani propri: nel maggio 2002 esce il suo primo album Vivo sulla luna. L’anno dopo si esibisce con Syria e comincia a collaborare con grandi artisti italiani, tra cui proprio Laura Pausini.

Emiliano Bassi, batteria

Tutto comincia nel 2001, quando Emiliano, classe 1981, riceve una telefonata dal fratello Matteo, in quel periodo impegnato con Max Pezzali. Un mese dopo i due sono in Germania sul palco dell'Antenne Bayern Festival con l’ex 883 (di spalla a Lionel Richie) davanti a 180.000 persone. Tre anni dopo Emiliano è per la prima volta a fianco di Laura Pausini, che accompagna ancora oggi.

Bruno Zucchetti, pianoforte

Bresciano, prossimo ai 40, Zucchetti è uno dei più apprezzati session man italiani, oltre che produttore e arrangiatore. Il suo pianoforte ha accompagnato molti tra i più grandi musicisti italiani, tra cui Antonello Venditti, Fabio Concato, Pooh, Mina, Marco Masini e Anna Oxa. Da qualche anno è uno dei punti fermi dell’affiatata band che accompagna la Pausini in giro per il mondo.


TURN THE WORLD UPSIDE DOWN.

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Renato Zero

Livestyle > di Roberta Maiorano

Zero compromessi Controcorrente o sempre due metri davanti a tutti. Il percorso artistico di Renato Zero non è mai stato parallelo alla storia del costume italiano: in 40 anni di carriera ha sempre fiutato prima di tutti l’aria che porta al successo. Eppure la strada verso la celebrità non è stata certo in discesa. Mentre lo ZeroNove Tour continua la sua marcia trionfale, ripercorriamo l’avventura di un giovane aspirante ballerino diventato un mito della canzone italiana.

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livestyle/ renato zero

foto Federico Riva

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“Sei uno zero!”

Lo scintillio della Swingin’ London ha raggiunto anche l’Italia, attraverso i dischi dei Beatles e dei Rolling Stones e grazie alla rivoluzione di Mary Quant (“l’alta sacerdotessa della moda degli anni Sessanta”, secondo lo scrittore Bernard Levin), che induce le ragazzine ad indossare la minigonna. In quest’atmosfera leggera e patinata si aggira all’interno di piccoli club della Capitale un giovane aspirante ballerino, tal Renato Fiacchini, che ama esibirsi travestito da soubrette, con calzamaglie lucide e colorate, canottiere e boa di struzzo. Personaggio alquanto strano, Renato ha solo 15 anni ma sembra fregarsene di qualsiasi insulto che proviene dal pubblico cui fa saltare i nervi e gli urla: “Sei uno zero!!” . Lui solo decide di ribattezzarsi Renato “Zero”, con evidente aria di sfida ma viene anche notato da Don Lurio che lo vuole con sé al mitico Piper, locale di punta della Roma degli anni Sessanta. Entra a far parte de I Collettoni (corpo di ballo del prestigioso club) e qui incontra Rita Pavone, Teo Teocoli, Patty Pravo e le sorelle Bertè (Mimì e Loredana) che diventeranno sue grandi amiche. Inizia ad incidere qualche 45 giri, ma alcuni di questi non vengono nemmeno pubblicati. Al di fuori del ristretto giro di “vip” che folleggiano al Piper, c’è ostilità nei confronti di un personaggio tanto eccentrico. L’atmosfera ingenua e allegra dell’epoca beat comincia a farsi più pesante: l’eco rivoluzionaria del Sessantotto, con tutti i cambiamenti politici e intellettuali che ha portato, si fa sentire in maniera prepotente. Renato Zero, con i suoi travestimenti e canzoni ammiccanti e ambigue, fatica a farsi largo in un momento storico in cui sono i cantautori ad occupare la scena musicale. E’ il tempo di Dylan e Cohen dall’altra parte dell’Oceano e di De Andrè e Tenco da noi. E’ il tempo delle barricate politiche e delle battaglie sociali, non certo il tempo dei lustrini e del maquillage.

70's

Libero di esprimersi

La carriera artistica di Renato Zero, in realtà, comincia ufficialmente verso la fine degli anni Settanta: partita dal Regno Unito, la fase “glam” del rock ovunque ha preso una deriva “punk”, ma in Italia, paese musicalmente spesso in ritardo rispetto al resto del mondo, l’eco si sente ancora. Eppure Renato, l’insegnamento di icone del glam-rock come Mark Bolan, David Bowie e Iggy Pop, l’aveva già appreso tempo prima: grazie a loro era stata sdoganata l’arte del travestimento e quel modo di far musica non eccessivamente complicata, ma al tempo stesso teatrale, con testi zeppi di ambiguità e riferimenti omosessuali. E’ un periodo di paura e confusione: sono “anni di piombo” questi, terroristi neri e rossi seminano panico e morte in più parti d’Europa e la musica risente di momenti tanto tragici quanto disillusi. I sogni del rock and roll si sono infranti e giacciono sepolti sotto gli

insulti dei musicisti punk (i Sex Pistols sbeffeggiano, oltraggiano e se ne fottono, i Clash vorrebbero una nuova rivoluzione) e in Italia la scena musicale sembra essere totalmente estranea a questo tipo di situazione: una nuova generazione di cantautori (Dalla, Venditti, De Gregori) si muove su territori alternativi, mentre una serie di complessi e cantanti melodici non propongono nulla di interessante (adolescenti in piena tempesta ormonale, trash a profusione, nonsense, storie d’amore zuccherose: questi i temi dominanti). E’ Renato Zero l’unico artista in grado di scuotere l’atmosfera sonnolenta e imbambolata dell’Italia musicale: brani come Il triangolo, Madame, Sbattiamoci, Mi vendo e Il cielo scandalizzano e stuzzicano l’interesse di critica e pubblico. Zero sa mescolare abilmente ritmi dance e melodici e vestirli di tematiche scottanti (la battaglia anti-abortista, la droga, le distinzioni sessuali, la tolleranza). La gente inizia a innamorarsi di questo personaggio dal volto truccato, dagli occhi dipinti con il glitter, dai lunghi capelli neri e una voce profonda da transessuale. I suoi dischi scalano le classifiche di vendita (Zerofobia e Zerolandia sono i due fortunati 33 giri pubblicati tra il ’77 e il ’78) e in tanti cominciano ad identificarsi in lui, venendo allo scoperto con le proprie tendenze sessuali. Anche se la “zerofollia” non è ancora un fenomeno di massa, i fan di Renato cominciano a diventare sempre di più. In ogni caso il tempo della totale consacrazione per l’artista romano non è ancora arrivato, non tutti sono disposti ad essere tolleranti con un musicista che si presenta sul palco agghindato come Wanda Osiris.

80's

l'invasione dei Sorcini

Il talento di Zero, le sue trovate, la sua sensibilità fuori dal comune cominciano a prendere il sopravvento sullo scetticismo dei benpensanti e dei puristi della musica italiana. La lezione di Bowie e del suo Ziggy Stardust sembra essere stata ampiamente assorbita e oltrepassata. La casa discografica di Renato, la RCA, esulta visti gli eccellenti risultati di classifica. Ma questo è il tempo di pensare in grande, così l’artista decide di staccarsi dalla major per fondare una sua etichetta: la Zeromania Music. Da solo mette a segno nuovi colpi, firmando piccoli capolavori come Più su, Il carrozzone, Amico mentre nei live dà ulteriore prova di essere un artista a 360°. Quel ristretto circolo di affezionati, inizia ad aprirsi anche alla gente comune che letteralmente lo idolatra. E’il 1980


23 quando, dopo un concerto in Toscana, Renato si vede assediato da un’enorme folla di fan in delirio e, dalla sua auto, commenta così:”Sembrano tanti sorci!” E’ da questo momento che nasce la leggenda dei “sorcini”, il popolo di Renato Zero. Nell’Italia degli anni Ottanta il travestimento non scandalizza più, i riferimenti all’ambiguità sessuale sono dappertutto e non solo nelle canzoni. Per Renato è arrivato il momento di togliere il cerone e i collant e scegliere un’immagine più sobria, anche attraverso i temi dei suoi dischi: nei testi si legge una nuova maturità e riflessioni differenti dal passato. Anche gli arrangiamenti risentono di questa nuova profondità: è l’incontro con il maestro Renato Serio a rendere il tutto più efficace. E nascono nuovi splendidi episodi come Amico e Spiagge. La notorietà conquistata finora, anche a costo di passate censure e cocenti fallimenti, porta Renato Zero a far parte del cast di Fantastico 3 (show televisivo cult degli anni Ottanta italiani) e a firmare le due sigle: Viva la Rai e Soldi. In Italia tira un’aria decisamente meno asfittica rispetto agli “anni di piombo”, i giovani hanno voglia di divertirsi e di lasciarsi alle spalle i malcontenti e le paure. Tutto sembra concesso ai giovani, ma senza eccessi. E proprio in un momento come questo, a Zero piace andare contro la corrente. Infatti pubblica il suo album più introspettivo e, come viene definito dalla critica, più “politico” della sua carriera: Icaro. Al suo interno ci sono riferimenti alla Guerra Fredda, al contrasto destra/sinistra, alla questione gay, alla fede. Soltanto nei live si ritrova il Renato dei travestimenti e degli eccessi (memorabile quella volta in cui aprì un concerto entrando in scena su una carrozza trainata da un cavallo bianco): oltre ad essere dotato di una presenza scenica e di un carisma rari, Zero continua a voler in qualche modo scioccare un pubblico che lo considera una specie di profeta.

90's

Lui chi e’? Come il nostro Renato insegna, la storia del poprock è piena di musicisti e band che hanno fatto del travestimento un’arte sopraffina. Ecco la Top Five di Onstage Magazine. E non ce ne vogliano gli esclusi, a cominciare da un certo Peter Gabriel…

DAVID BOWIE

Re indiscusso del travestimento e della corrente “glam” nella storia del rock è l’inglese David Bowie. Creando il personaggio Ziggy Stardust, con cui spesso amava confondersi, ha sdoganato nel mondo l’arte del travestimento. Trucco shocking, fuseaux e piume, il Duca Bianco, insieme al primo Lou Reed e a Marc Bolan, ha portato nel rock ammiccamenti (omo)sessuali e spianato la strada a molte band formatisi negli anni successivi.

ripartire da Sanremo

Sul finire degli anni Ottanta però, a dispetto dell’enorme schiera di affezionati, la vena artistica di Renato sembra essersi esaurita e i risultati di vendita sono decisamente deludenti. In Italia stanno nascendo nuovi personaggi sulla scena musicale, artisti giovani in grado di dar voce alla nuova generazione e creare nuove tendenze. Qualche nome? Vasco Rossi, Eros Ramazzotti, Luca Carboni. E mentre l’Italia scivola verso l’abisso di Tangentopoli, Re-

MARC BOLAN

E’lui il padre del glam-rock, genere nato per rispondere con la provocazione e la leggerezza, all’eccessiva serietà con cui si prendevano i figli dei fiori. Ex modello, frontman dei T-Rex, è il primo dandy decadente del rock britannico. Seminale: la spettacolarità aggressiva e sensuale della sua musica, il gusto particolare per gli abiti sgargianti e l'ambiguità sessuale, fanno di lui il primo eroe dell’epoca post-hippie.

ROXY MUSIC

Band legata a due personalità carismatiche (quella dandy di Bryan Ferry e quella geniale di Brian Eno) i Roxy Music fanno il loro ingresso sulla scena rock, proponendo un tipo di glam eccentrico e sperimentale. Ferry lascia subito il segno grazie a una vocalità particolarmente sensuale e a giacche piene di paillettes, Eno, che non passa inosservato grazie ad un’estrema cura nel trucco e nelle acconciature, lascia intendere presto la sua infinità ecletticità.

FREDDIE MERCURY

Non esattamente appartenente alla sfera del glam-rock, ma assolutamente maestro nell’arte del travestimento androgino e della provocazione. Freddy Mercury, frontman dei Queen (leggendaria band nata all’inizio degli anni Settanta e ancora oggi attiva, sebbene Mercury sia morto nel ’91), ha costruito il suo personaggio spinto non solo da una proverbiale voglia di stupire e scioccare il pubblico, ma soprattutto dalla sua mai celata bisessualità.

KISS

Inizialmente nati come glam-band e capitanati dal bassista Gene Simmons, i Kiss hanno preso una deriva decisamente hard ed heavy nel corso del tempo. La prerogativa della band newyorchese è un inarrivabile modo di proporsi on stage: cerone bianco in viso, su cui sono disegnati enormi graffi neri, grandi parrucche nere e tute aderenti e borchiate. Memorabili i numeri eseguiti da Simmons travestito da mangiafuoco, sputi di sangue sintetico e chitarre che sparano fumo.


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livestyle/ RENATO ZERO

Zeronove Tour “Non è mai facile, un ritorno non è impresa da niente”. A pronunciare queste parole è Renato Zero, tra le righe del suo ultimo e fortunato brano Ancora qui. Dopo due anni di assenza dai palchi, tra le mani il triplo disco di platino per Presente, pubblicato a marzo dalla sua piccola etichetta Tattica (primo step importante dell’autoproduzione discografica in Italia) e che ha venduto oltre 300 mila copie, Renato riconsegna se stesso a quel pubblico che lo ama alla follia. Zeronove Tour è partito il 16 ottobre scorso dal palasport di Acireale ed è stata una marcia trionfale, fatta di sold out, grande entusiasmo e commozione. Nessun travestimento, nessun eccesso: Zero decide di dar spazio solo alla sua voce e alla sua arte poetica. L’unica traccia glam del suo passato sono completini eccentrici, giacche lunghe e bombetta. Lo stesso cantautore mette in chiaro a tal proposito che: «In questo spettacolo sono meno trasgressivo, più serio. Sono sceso nella cantina della memoria a rovistare e a recuperare certe sfumature sacrificate». Oltre due ore di show, aperto dal brano Vivo, una scaletta fatta di 26 brani che racchiudono più di 30 anni di storia della musica italiana e della sua vicenda personale, fatta di vizi, manie, mode e tendenze. Dall’archivio della discografia zeriana viene scovato un divertente pezzo del 1974, 113. Sono 12 i brani tratti dall’ultimo album e particolarmente intenso è il duetto con Mario Biondi in Non smetterei più. Per la prima volta dopo anni mancano canzoni come Il cielo e Cercami, ma c’è spazio anche per un inedito assoluto, L’ormonauta. L’essenzialità del palco sottolinea l’importanza della musica e delle parole. Solo intensi giochi di luci, immagini multimediali, vele e ventagli colorati che si alzano dal palco a formare un caleidoscopio. Gli unici eccessi che Renato si concede sono sette cambi d’abito. Suggestivi gli arrangiamenti dei brani, con l’orchestra d’archi diretta da Renato Serio e schierata sul palco accanto ai musicisti della band. Una grandissimo ensemble che vede Lele Melotti alla batteria, Paolo Costa e Micky Feat al basso, Phil Palmer alle chitarre, Fabrizio Bosso e Stefano Di Battista ai fiati, Rosario Jermano alle percussioni e Danilo Madonia alle tastiere. R.M.

nato Zero decide di prendersi qualche anno di pausa. Il ritorno sulle scene avviene nel ’91 prima con l’uscita di un album (Voyeur) prodotto a Londra con la collaborazione di Geoff Westley, poi reso ufficiale dalla sua prima volta al Festival di Sanremo. Una giovanissima Mariella Nava confeziona per lui Spalle al muro, testo che racconta la difficoltà di accettare lo scorrere del tempo. L’interpretazione di Renato (vestito con un essenziale abito nero) lascia a bocca aperta tutti: accorata, commossa e senza eccessi o sbavature. Arriva secondo, ma questo gli permette di rientrare nel cuore della gente. A Sanremo torna anche nel 1993 con Ave Maria, stavolta accolto da un consenso unanime di critica e pubblico. E Renato, con grande furbizia, sa che una preghiera serve. In un momento storico di grandi tensioni, l’Italia, violentemente scossa dagli effetti della seconda Guerra del Golfo, sembra ritrovarsi in un uomo come Renato: che ha faticato per il successo, che ha sofferto per esprimere se stesso, che ha saputo accettare le regole dello show-biz con discrezione. Zero non si ferma solo alla musica: sono gli anni dell’impegno sociale, nasce il progetto per “Fonopoli”, la città della musica, del teatro, dell’arte e della solidarietà.

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Renato è di tutti

Nel nuovo millennio sembra che conti soltanto l’immagine. La tv pare l’unico mezzo per fare successo, o meglio per far parlare di sé. E’ il tempo di reality e talent-show: personaggi famosi sul viale del tramonto tornano in scena e gente comune diventa vip. E grazie all’exploit parallelo del web, chiunque può farsi pubblicità e guadagnare notorietà. E anche per molti musicisti apparire in tv è diventata un’abitudine: Celentano, Morandi, Dalla, Ranieri sono conduttori di one-man show di grande successo. E tocca anche a Renato: nel suo spettacolo Tutti gli zeri del mondo (da cui nascerà anche un album) ritroviamo i suoi mille volti. Quest’ulteriore visibilità gli giova non poco: da personaggio istrionico e controverso a uomo normale e mito della musica italiana. Album dopo album, duetti importanti e concerti sold-out, l’ex divo del Piper sembra vivere una seconda giovinezza, testimoniata dal successo dell’ultimo disco (Presente è uscito a marzo ed è già 5 volte disco di platino) e dallo ZeroNove Tour che proprio in ottobre prende il via, con una serie lunghissima di concerti in tutta Italia. Sono lontanissimi i tempi in cui Zero si esibiva travestito all’interno del tendone di Zerolandia: è un artista amato da tutti, capace di riempire teatri, palasport e stadi. Ma capace soprattutto, e come sempre, di far parlare di sé, nel bene e nel male.


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Ricevi gratis nella tua casella di posta elettronica il reportage fotografico del tour di Eros! Come? Invia un sms al 320.2043040 (al costo del tuo abituale piano tariffario) indicando il tuo indirizzo e-mail preceduto dal numero 125 (es.125luca@ gmail.com) e ricevi il reportage direttamente nella tua casella di posta entro 48 ore

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Eros Ramazzotti

Livestyle > di Aurelio Pasini / foto: Elena Morelli

E’ SEMPRE UNA STORIA IMPORTANTE Ci sono relazioni che vanno avanti all’infinito per inerzia, a volte per pigrizia di una o entrambe le parti. Altre invece si mantengono stabili nel tempo perché la fiammella della passione è sempre accesa, pronta per diventare un grande fuoco ad ogni stimolo. La storia tra Eros e il suo pubblico è una di quest’ultime. E quest’anno (merito di Ali e radici e del nuovo tour) ha ripreso a bruciare con grande intensità.

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entotto anni di carriera, undici album (raccolte e live esclusi), concerti trionfali ai quattro angoli del globo, collaborazioni di prestigio con alcuni tra i big della scena pop/rock internazionale. E, ancora, oltre cinquanta milioni di dischi venduti in tutto il mondo. Basterebbero questi dati a inquadrare la grandezza di Eros Ramazzotti. Ma per giudicare un musicista non sono sufficienti le opere e il curriculum, bisogna guardare anche ad altre cose: all’impegno profuso sul palco, per esempio; all’onestà; alla capacità di creare un legame duraturo col proprio pubblico e, insieme, all’amore che questo prova per lui. Ed è proprio da questo punto di vista, ancor prima che da quello delle nude cifre, che Eros è da almeno due decenni una delle star più luminose del firmamento pop italiano. Ecco perché, dopo quattro anni di assenza dai palchi, la prima data del nuovo tour (21/10, 105 Stadium di Rimini) aveva davvero tutti i crismi dell’evento. E tale si è rivelato per i seimila presenti: un evento, emozionante e indimenticabile. Fin dalla mattina, quando i primi fan si sono assiepati fuori dai cancelli ancora chiusi, nonostante il freddo e la pioggia, per conquistare i tanto agognati posti in prima fila. Un’attesa che, col passare delle ore, si è fatta sempre più frenetica, fino a quando non è arrivata, liberatoria, l’apertura delle porte. Tra il pubblico, persone di ogni età: adolescenti, trentenni e tanti oltre gli “anta”; ragazze e ragazzi al primo concerto e veterani degli appuntamenti live; gruppi di amici e non pochi gruppi familiari. Tutti con una luce inconfondibile negli occhi: quella di chi sa che sta per accadere qualcosa di magico. La serata si apre con le breve esibizione di Yuri Da Cunha, cantante proveniente dall’Angola, protagonista di un set coloratissimo e all’insegna di una felice commistione fra sonorità africane e pop/rock occidentale. Un antipasto senz’altro gradevole, che ha svolto pienamente la propria funzione: intrattenere e far crescere la voglia del main event lasciando intravedere la scenografia, all’apparenza semplice e quasi minimale, composta principalmente da due colonne di container disposti uno sull’altro.

Alle 21.25 in punto, le luci si sono spente

all’improvviso ed è partita la musica, mentre dall’alto fasci di luce arancione, muovendosi all’impazzata, hanno iniziato a illuminare il pubblico. Nel frattempo, un container veniva lentamente calato dal basso, lasciando presagire un contenuto speciale. Quando finalmente l’enorme box si è posato sul palco, dietro il portellone è apparso Eros, seduto a un tavolino, pronto a intonare le prime parole di Appunti e note, la canzone con cui si apre anche Ali e radici. È carico, Ramazzotti, e ha voglia di divertire e divertirsi. Si alza subito e si porta al centro del palco, per poi avvicinarsi al pubblico entusiasta e salutarlo, al termine del pezzo, con un “I love you” che tutto è parso tranne che di circostanza. Sincero come il testo di Dove c’è musica, il brano immediatamente successivo: “Dove c’è musica c’è ancora fantasia… dove c’è musica io ci sarò”. E, ancora una volta, Eros c’è. Intanto, alle sue spalle, i container si sono spostati mostrando un enorme maxischermo (cento metri quadrati!), che per tutta la durata dello show alternerà riprese in diretta dello spettacolo con filmati montati per l’occasione. Il concerto è tutto un susseguirsi di emozioni, diverse e complementari. Eros canta di “storie importanti” e di “cose della vita”, descrive l’amore nelle sue mille sfumature, ne canta la purezza ma anche le delusioni; si mette a nudo e, così facendo, rinsalda ancora una volta il legame speciale che ha saputo creare con chi lo ascolta. Ogni volta che finisce una canzone, l’en-


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livestyle/ EROS RAMAZZOTTI

Fenomeni Onstage Tra i dieci musicisti che accompagnano Eros durante l’Ali e radici World Tour, qualcuno ha una storia alle spalle che merita di essere raccontata. E noi ve la raccontiamo, senza scordare l’apporto degli altri (Nicola Peruch alle tastiere, Luca scarpa al pianoforte, Chiara Vergati, Sara Bellantoni e Romina Falconi ai cori) tutti decisivi e fondamentali. tusiasmo degli applausi è misto alla curiosità di scoprire quale sarà quella successiva, sempre e comunque salutata con gioia.

Quasi a voler mettere il pubblico a proprio agio, Eros snoc-

ciola in sequenza alcuni dei suoi più grandi successi, da Quanto amore sei a Se bastasse una canzone, passando per Terra promessa e il medley Una storia importante/Adesso tu. Ci si ritrova come a casa, avvolti dal calore confortante di suoni e parole che si conoscono alla perfezione, ma che qui acquistano una forza nuova, per la vicinanza con il loro autore e, insieme, per come vengono proposte: in una veste sontuosa, fatta di giochi di luci impeccabili (Stella gemella in un atmosferico blu), immagini ed effetti visivi di estrema efficacia (l’effetto-neve in Bucaneve, le mongolfiere che compaiono per Un’emozione per sempre). E poi c’è il supporto di una band che gira a mille, a partire dal chitarrista statunitense Michael Landau, uno che in carriera ha suonato con personaggi del calibro di Miles Davis, Pink Floyd e Michael Jackson. Il tutto mentre Eros non smette un minuto di correre da una parte all’altra del palco e salutare tanto chi è in prima fila quanto chi sta in tribuna. Almeno fino a quando non imbraccia la chitarra e, un assolo dopo l’altro, dimostra di potersela giocare, come strumentista, col blasonato collega americano.

A suon di rock, ma anche di intermezzi funky, di lunghi

passaggi strumentali (l’ariosa Musica è) e di melodie armoniose, i minuti scorrono velocissimi e le sensazioni forti si susseguono. Arriva il momento di I Belong To You, e le “tre caramelle” (le brave coriste Sara Bellantoni, Romina Falconi e Chiara Vergati) si alternano a cantare la parte che in origine era di Anastacia, senza farla rimpiangere troppo. Quando attacca L’ombra del gigante, invece, le ritmiche si fanno serrate e le luci ricordano quelle di una discoteca. Poi il volume sonoro cessa, la band lascia il palco, e ad accompagnare Ramazzotti rimane soltanto il pianista Luca Scarpa, per una parentesi di tre canzoni dal taglio nettamente più intimistico. Anzitutto L’aurora, scritta nel 1996 per la figlia appena nata, toccante oggi tanto quanto lo era allora. Quindi, Sta passando novembre, con la voce di Eros che

CLAUDIO GUIDETTI, chitarre Musicista genovese classe ‘64, Claudio conosce casualmente Eros a metà degli anni Novanta e gli fa ascoltare la futura Più bella cosa. Da allora ha composto molti successi di Ramazzotti (è anche produttore dei suoi album) e collabora con grandi artisti italiani, da Renato Zero a Pieraccioni, per cui ha scritto diverse colonne sonore, compresa quella de Il Ciclone. MICHAEL LANDAU, chitarre Al suo nome sono legati oltre 600 album. Tanti sono infatti i dischi in cui Mike ha suonato, impreziosendo il lavoro di molti dei più importanti musicisti degli ultimi tre decenni. Nato a Los Angeles 51 anni fa, Landau è considerato il miglior chitarrista session man del mondo. In Italia, oltre a Eros, solo Vasco ha avuto il privilegio di lavorare con lui. GARY NOVAK, batteria Figlio d’arte (suo padre Larry è un noto pianista), Gary è cresciuto lontano dal rock, prediligendo generi come jazz e fusion, nell’ambito dei quali ha lavorato con grandi artisti come George Benson e Chick Corea. L’incontro con Alanis Morrisette (nel 1998) ha permesso a Novak di ampliare il suo raggio d’azione, che si è spinto fino al pop-rock di Eros. REGGIE HAMILTON, basso Newyorkese di nascita, Hamilton ha avuto la fortuna di essere allievo di Kim Clarke, pilastro del basso. Dopo essersi trasferito a Los Angeles, un altro Clarke (Stanley) gli ha fatto da mentore: un incontro fondamentale nella carriera di Reggie che, da quel momento, ha cominciato a suonare con grandi musicisti come Tina Turner, Randy Newman e Seal. EVERETTE HARP, fiati Nato a Houston nel 1961, Everette comincia a studiare il sax a 4 anni. Noto per la sua collaborazione con Marcus Miller, bassista tra i più noti della scena contemporanea, negli ultimi anni Harp si è concentrato sulla carriera solista (nel 2006 ha raggiunto il numero 2 della Billboard’s Contemporary Jazz Chart con In The Moment). Ma non ha abbandonato Eros. D.S.


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Fall Winter 09/10

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livestyle/ EROS RAMAZZOTTI

sembra per un istante rompersi, forse per l’emozione, forse per la fatica. Infine L’orizzonte, una dichiarazione d’amore di un’onestà che lascia senza parole, e indubbiamente uno dei vertici emotivi dell’intera serata. Non c’è però tempo per stare a pensarci su, perché lo show deve andare avanti, e il rock pure. Ecco quindi Ali e radici cedere il passo a Il cammino, Cose della vita (con cantante e coriste in un container riconvertito a vagone ferroviario) precedere la torrida e passionale Fuoco nel fuoco, fino a Parla con me e alla ritmatissima Questo grande immenso show, al termine della quale l’artista si congeda, affaticato e visibilmente soddisfatto. Nel parterre come sulle gradinate, nessuno pensa che sia finita. E infatti nel giro di pochi minuti, accompagnato dalle note di un sassofono, Eros ritorna sul palco per gli immancabili bis: Controvento e Non possiamo chiudere gli occhi, quest’ultima scandita da un sottofondo di immagini di degrado urbano, a sottolinearne ulteriormente il messaggio sociale ed ecologista.

Nuovo tour, Vecchio Continente

i paesi toccati dal tour europeo

Dopo oltre due ore sotto i riflettori, Eros ri-

entra nel cassone da cui era uscito. Si accendono le luci, il concerto è ufficialmente finito. Negli sguardi dei presenti non c’è dispiacere ma un misto di felicità e soddisfazione per la consapevolezza di aver assistito a uno spettacolo speciale. Nei giorni immediatamente successivi alla serata di Rimini, l’Ali e radici World Tour prenderà la strada dell’Europa con esibizioni in Francia, Olanda, Belgio, ma anche in Scandinavia e nei paesi dell’Est. La prima data però non poteva che essere qui da noi e il pubblico di Rimini ha ripagato la preferenza con tutto il calore possibile. Lo stesso che, ne siamo certi, saluterà le prossime date italiane dell’artista, in calendario a partire da fine novembre. Così come siamo sicuri che in molti dei presenti alla “data uno” vorranno fare il bis, perché di certe canzoni, e di certe emozioni, non ci si stanca davvero mai. Come succede in ogni storia importante.

le date ... 1 2 3 4

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23/10/09 25/10/09 27/10/09 28/10/09 30/10/09 31/10/09 01/11/09 03/11/09 05/11/09 07/11/09 10/11/09 23/10/09 25/10/09 27/10/09 28/10/09 30/10/09 31/10/09

Nizza Francia Lussemburgo Lussemburgo Rotterdam Paesi Bassi Rotterdam Paesi Bassi Bruxelles Belgio Bruxelles Belgio Bruxelles Belgio Budapest Ungheria Belgrado Serbia Zagabria Croazia Oslo Norvegia Stoccolma Svezia Helsiniki Finlandia Prague Repubblica Ceca Ljubljana Slovenia Zurigo Svizzera Zurigo Svizzera

14 01/11/09 Madrid 15 03/11/09 Ginevra 16 05/11/09 Aalborg 17 07/11/09 Berlino

18 10/11/09 Norimberga 19 15/03/10 Francoforte 20 17/03/10 Amburgo

21 19/03/10 Oberhausen 22 20/03/10 Colonia 23 25/03/10 Monaco

26/03/10 Monaco

24 30/03/10 Parigi 25 04/04/10 Riga

26 06/04/10 Vilnius

Spagna Svizzera Danimarca Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Germania Francia Lettonia Lituania



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Arctic Monkeys

Livestyle > di Daniele Salomone > di Damir Ivic

QUESTO E’ QUELLO CHE SIAMO Dall’uscita di Whatever People Say I Am, That's What I'm Not, primo disco degli Arctic Monkeys e album d’esordio più venduto della storia discografica inglese, sono passati poco più di 3 anni. Un brevissimo lasso di tempo, in cui le Scimmie sono riuscite nell’impresa di trasformarsi da presunto fenomeno passeggero ad affermata realtà del rock mondiale. Che non è esattamente facile. Chiacchierando con i quattro ragazzi di Sheffield ci siamo resi conto di che pasta sono fatti.

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Arctic Monkeys Live 26/01 Milano


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livestyle/ ARCTIC MONKEYS

foto Federico Riva

C'

è da ammirarli, i quattro Arctic Monkeys. Avrebbero potuto facilmente perdere la testa. Sarebbe stato normale perdere il senso della realtà, con un paese intero (l’Inghilterra) ai tuoi piedi appena hai fatto uscire il disco d’esordio, neanche il tempo di rendersi conto di cosa sta succedendo e già ti stanno spiegando che sei più grande degli Oasis (o almeno, cifre alla mano, il tuo album di debutto ha avuto un successo ancora più fulmineo ed epocale del loro). Sarebbe stato ovvio incartarsi, con tutte quelle pressioni su di te, con una carriera che da semplice e speranzoso abbozzo diventa una faccenda complicatissima da gestire e con delle responsabilità enormi. Responsabilità che nemmeno ti aspettavi. In quei concitati mesi del 2006, attorno al grup-

La prima scintilla per Humbug è nata nella campagna inglese, dove abbiamo speso due settimane per mettere insieme le idee di scrittura, uno scambio continuo affrontato da tutti con grande entusiasmo

po era tutto un “Scusateci, noi per primi non sappiamo come gestire la cosa, è pazzesco quello che ci sta succedendo attorno”. Era sinceramente sorpreso, quasi costernato, il management. Quello che di solito deve ostentare sicurezza e consapevolezza sulle strategie da seguire. Figuriamoci come era messo il gruppo.

Bene: tre anni dopo gli Arctic Monkeys sono tutto tranne che un fuoco

di paglia, sono arrivati al traguardo del terzo album e questo terzo album, beh, è davvero un signor album. “Nasce tutto da uno sfortunato incidente, che poi si è rivelato una gran fortuna”, racconta Alex Turner, il cantante. “Sfortuna, o per meglio dire sbadataggine mia: ho perso una borsa

che conteneva il mio laptop, dove c’erano tutti i provini per il disco nuovo. Andato. Ci siamo dovuti rimettere a lavorare non dico da zero, ma molto lavoro è stato perso. In questo modo però siamo tornati sulle nostre idee, abbiamo potuto riconsiderarle e abbiamo capito che alcune cose erano da sviluppare molto di più di quanto pensassimo al momento di completare i provini che poi sono andati persi. Insomma, perdere il laptop con dentro il frutto di mesi di lavoro a prima vista è sembrata una sciagura, col senno di poi è stato un bene”. Borse smarrite a parte, la lavorazione del disco è stata molto pacifica. “La prima scintilla per Humbug è nata nella campagna inglese, nel Norfolk”, spiega Matt Helders, batterista dei Monkeys (ed estemporaneo dj). “Due settimane d’estate che ci sono servite per mettere insieme le idee di scrittura, confrontandoci di continuo”. La cosa buona, prosegue Nick O’Malley, il bassista, era lo spirito fra i componenti della band: “Uno scambio continuo di idee fra di noi, affrontato da tutti con grande entusiasmo. Prima di rinchiuderci tutti insieme in campagna c’eravamo presi un periodo di pausa: erano sei mesi che non suonavamo insieme, che non facevamo vita da gruppo. E’ stato davvero

X Factor ’86-‘09 Whatever People Say I Am, That's What I'm Not è l’album di debutto più venduto della storia discografica britannica. Gli rendiamo omaggio stilando una nostra personalissima top ten dei migliori dischi (rock) d’esordio a partire dal 1986, anno di nascita del giovanissimo Alex Turner, cantante e leader degli Arctic Monkeys.

1

Jeff Buckley

Grace

(Columbia, 1994)

2

3

4

Guns ‘n’ Roses

Pearl Jam

Foo Fighters

(Epic, 1991)

(Capitol Records, 1995)

Appetite For Distruction

(Geffen Records,1987)

Ten

Foo Fighters


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suoi dischi, ma non sapevamo se accettasse di lavorare in conto terzi. Ci abbiamo provato: a demo completati, glieli abbiamo spediti. Lui non solo ci ha risposto, ma ci ha anche detto di andare da lui, in America. Vive a Los Angeles, stiamo stati anche a casa sua, ma la maggior parte del tempo ce l’ha fatta C’è una persona molto speciale, tra quelle coinvolte nella passare da un suo amico nel deserto, a Joshua Tree, al Rancho Dela Luna. lavorazione di Humbug: Josh Homme. Ovvero il leader un tempo dei Kyuss Quelle settimane sono state assolutamente decisive nel definire quello che poi dei Queens Of The Stone Age, pietre miliari del desert rock, nonché uomopoi è stato il sapore dell’album”. ovunque sempre pronto a scomContinua Matt: “Come potrebpaginare le carte, a cambiare la Un anno prima di lavorare a quelli che erano i be essere altrimenti? Credo ci formazione dei propri gruppi o demo per Humbug avevamo incontrato Josh Homme ricorderemo per sempre il viagad infilarsi in quella di altri. A e, accidenti, tutti quanti avevamo pensato ‘Quanto sa- gio da Los Angeles a Joshua lungo tempo è stato nell’orgaTree. Due ore e mezza, con Josh rebbe figo avere lui come produttore! nico degli Eagles Of Death Mealla guida che sceglieva i cd da tal, ora sta ridando vita ai Them mettere nell’autoradio e questo Crooked Vultures con una companorama assolutamente fantastico, quasi irreale, che si sviluppava attorno pagnia, come dire?, di un certo riguardo: Dave Grohl dei Foo Fighters (e, a noi. Dire che non eravamo mai stati in posti come questo prima nella noovviamente, dei Nirvana) e John Paul Jones dei Led Zeppelin. Ecco, Josh è stra vita è dire poco”. “Già”, specifica Nick, “non avevamo mai registrato uno che si muove tra gente di questo tipo. E la gente in questione, lo venera. nulla fuori dall’Inghilterra. Magari c’era anche un po’ di timore in noi, per Alex: “Un anno prima di lavorare a quelli che erano i demo per Humbug quanto inconscio. Invece è andato tutto benissimo. L’idea iniziale su questa lo avevamo incontrato e, accidenti, tutti quanti avevamo pensato ‘Quanto permanenza da Josh non aveva molte pretese, ma ci siamo trovati così bene sarebbe figo avere lui come produttore!’. Sapevamo che lui produceva tutti i salutare, nel momento di rivederci eravamo tutti belli carichi e con una gran voglia di dare vita ad un nuovo album degli Arctic Monkeys”.

5

6

7

8

9

Arctic Monkeys

Oasis

The White Stripes

Arcade Fire

The Strokes

Pj Harvey

(Creation Records, 1994)

(Sympathy for the Record Industry, 1999)

(Merge Records, 2004)

(RCA Records, 2001)

(Too Pure/Indigo, 1991)

Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not (Domino Records, 2006)

Definitely Maybe

The White Stripes

Funeral

Is This It

10

Dry


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livestyle/ ARCTIC MONKEYS

(e siamo stati trattati così bene) che fin da subito abbiamo capito che la direzione da dare all’album era quella formatasi nei giorni di Joshua Tree”. Alex: “La session spesa con Josh alla fine ha figliato una decina di canzoni piuttosto ben definite. Ma c’era ancora lavoro da fare. Io sentivo l’esigenza di scrivere almeno un altro paio di canzoni, per vedere l’effetto che avrebbero fatto inserite nella tracklist, e noi tutti volevamo completare il lavoro con James Ford, che è il nostro uomo di fiducia quando si tratta di definire la produzione. Anche se è super-impegnato siamo riusciti a trovare un buco nella sua agenda e ci siamo incontrati a Brooklyn. Non eravavamo in cerca di suggestioni newyorkesi, dopo aver assaporato quelle californiane: era semplicemente il posto più comodo per lui”. “Sulla carta”, prosegue Matt, “poteva essere un rischio. Poteva infatti esserci troppa discontinuità tra il lavoro fatto con Homme sotto il sole del deserto e quanto avremmo fatto con Ford a Brooklyn. Questo sulla carta. Ma nei fatti noi tutti sapevamo che la traccia lasciata dai giorni di lavoro a Joshua Tree era su di noi così forte e importante che si trattava solo di definire alcune cose con James, che ha sempre rispettato il nostro tocco e si è sempre messo al nostro servizio. Poi, beh, a garanzia ulteriore bisogna dire che l’ingegnere del suono è stato il buon Alain Johannes in entrambe le sessioni”.

E’ vero, quello che ci stanno raccontando. Lo si capisce vedendoli dal vivo. La band ha incorporato nel dna un corredo genetico molto più vicino al rock. Se anche passando

Scimmie ontour 10 le date dei Monkeys a gennaio 2009

11 le esibizioni in Inghilterra

63 i gigs tra l’uscita di Humbug e la fine del 2009

2 i concerti alla Wembley Arena di Londra

02/07/09 il primo concerto del tour, all’Open’er Festival di Gydnia, Polonia

30 i concerti in Nord America (Usa+Canada)

12 le date già fissate per l’inizio del 2010

4 i continenti toccati dal tour: Europa, America, Asia, Oceania

10/02/10 l’ultimo live (a Düsseldorf, Germania) prima di una meritata pausa

15 i festival a cui hanno partecipato gli Arctic Monkeys

I dati sono aggiornati al 20 novembre 2009

qua da noi, a Milano, terranno la stessa scaletta degli show delle ultime settimane, sarà tutto chiaro fin dall’inizio, fin dalla prima traccia in scaletta, Dance Little Liar, che ad un certo punto contiene perfino echi di Metallica. Non che i Monkeys abbiano snaturato il loro suono; lo hanno semplicemente reso più adulto, più maturo, più consapevole, più vissuto, uscendo dal seminato della indie-band-inglese-rivelazione, che può essere buono per un album o due ma poi ti condanna, con certezza quasi assoluta, all’anonimato e infine alla dissoluzione. Non sarà questo il caso Alex Turner e compagni, grazie anche alla potenza dei loro spettacoli dal vivo. Senza tanti fronzoli o scenografie pazzesche, ma con un’intensità e un’essenzialità che non fa prigionieri (non a caso, nel 2009 il prestigiosissimo Q Awards distribuito dalla rivista Q alla voce

E’ stato saggio aver diradato i ritmi tra il secondo e il terzo disco. Abbiamo imparato che, per mettere bene a fuoco le idee, prendersi un po’ di tempo è forse non necessario, ma di sicuro utile

“best live band” è andato a loro). “Eh sì, ora per molto tempo saremo in tour…”, sospira proprio Alex. “Ma a me piace un sacco!”, interviene Matt, “Anche per me è una figata” chiosa Nick. Inquadra meglio il discorso Matt: “Stare in studio e andare in tour sono situazioni entrambe con lati positivi e lati negativi. Fortunatamente, continuiamo a divertirci sia in un caso che nell’altro. Il segreto probabilmente è trovare il giusto equilibrio tra queste due fasi. Crediamo sia stato saggio aver diradato i ritmi tra il secondo e il terzo disco, mentre tra l’esordio e il secondo lp avevamo fatto tutto così in fretta, era una giostra che non si fermava mai. Abbiamo imparato che per mettere bene a fuoco le idee prendersi un po’ di tempo è forse non necessario, ma di sicuro utile”. “Già”, entra nella frase Alex, “probabilmente anche per l’album successivo faremo così, ci prenderemo un po’ di tempo per riflettere e ricaricare le idee”. “Oppure”, lo interrompe ridendo Matt, “siamo andati così bene con Humbug e con le sue modalità di produzione che abbiamo già accumulato le energie mentali necessarie per incidere di corsa e senza soluzione di continuità un quarto album. Ora come ora ti direi quasi che le cose stanno davvero così, da quanto bene ci sentiamo”.



comingsoon/ febbraio

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foto: Danny Clinch

Carmen Consoli Per tutte le date: www.otrlive.it

D

Dave Matthews Band 22/02 Milano

23/02 Roma

25/02 Padova

opo aver ascoltato le canzoni dell’ultimo, bellissimo disco della Cantantessa (Elettra, recensione a pagina 48-49), era lecito aspettarsi un tour teatrale. Che infatti arriva puntuale a febbraio. Ma l’artista siciliana non si è fermata qui. Ha deciso di sorprendere tutti e ai teatri aggiungerà i club, che la vedranno protagonista di uno spettacolo totalmente diverso. Proprio così, Carmen Consoli sarà impegnata in due tournèe che viaggeranno in parallelo e attraverseranno l’Italia da cima a fondo. Per la versione teatrale, ribattezzata “Elettra” proprio come il nuovo album, Carmen riproporrà dal vivo i suoni acustici e le atmosfere del nuovo album, salendo sul palco affiancata da archi e percussioni, oltre che dagli strumenti standard (chitarre, basso, batteria). Il tutto amalgato da precise scelte scenografiche, con tanto di costumi. Il club tour “Ventunodieciduemilatrenta” proporrà invece una versione inedita dell’artista siciliana che, accompagnata da una band completamente diversa, darà vita ad una serie di concerti elettronici (!) studiati per offrire uno spazio nuovo agli elementi più sperimentali della musica di Carmen. Ciliegina sulla torta, la Cantantessa per questa tournèe suonerà il basso. Carmen ci stupisce da anni, ma questo è davvero un progetto sorprendente, oltre che molto coraggioso. Non ci resta che scegliere quale delle due versioni gustarci. Entrambe? Ci può stare.

C

hiariamo subito un concetto fondamentale: stiamo parlando di una band che negli ultimi 15 anni è stata tra le più importanti negli States e che in gran parte dell’Europa gode di un ottimo seguito. In quella “gran parte”, purtroppo, non ci siamo. Eppure uno zoccolo durissimo di estimatori esiste anche da noi. Tanto che in un passato molto recente il fan club ufficiale italico ha raccolto (petizione online) oltre 5mila firme per convincere un qualche promoter nostrano a portare la DMB in Italia. Il fatto è accaduto. Lo scorso luglio a Lucca, nella splendida cornice di Piazza Napoleone, Dave Matthews e soci si sono esibiti davanti a oltre 8mila persone (vi immaginate la gioia dell’incredulo promoter?). Durata del concerto: 3 ore e 40. Avete mai visto un concerto di quella durata? Difficile. Il punto è che un live della DMB è un’esperienza irripetibile, ma non solo per la durata. La qualità dei musicisti è qualcosa di assolutamente mai visto in ambito di popular music e le canzoni di Dave Matthews sono degne di quelli che comunemente conosciamo come “i migliori compositori del mondo”. Del resto, non è un caso che negli Usa riempiano gli stadi e nel 2003 abbiano radunato 200.000 persone a Central Park. Ma queste sono cose dell’altro mondo. Noi ci accontentiamo di poter finalmente accogliere la DMB in un tour italiano. Tre date. E chi l’avrebbe mai detto?

Alice in Chains

Eros Ramazzotti

Kasabian

Roberto Vecchioni

02/12 Milano

23/02 Bolzano

Alessandra Amoroso

Elio e le Storie Tese

18/02 Milano 19/02 Bologna 20/02 Roncade (TV)

7/02 Palermo 8/02 Trapani 9/02 Catania 12/02 Pordenone 13/02 Bussolengo (VR) 18/02 Bergamo 19/02 Brescia 20/02 Milano 25/02 Brindisi 26/02 Matera 28/02 Andria (BA)

01/02 Verona 03/02 Savona 05/02 Carpi (MO) 06/02 Copparo (FE) 08/02 Cesena 10/02 Bologna 11/02 Firenze 15/02 Civitanova Marche (MC) 16/02 Jesi (AN) 20/02 Gallarate (VA)

20/02 Firenze 22/02 Roma 25/02 Lamezia Terme (CZ) 26/02 Marsala (TP)

13/02 Ferrara Neffa

25/02 Torino

6/02 Brescia 10/02 Milano 12/02 Biella 13/02 Sestri Levante (GE) 23/02 Salerno 24/02 Roma 26/02 Ancona 27/02 Ripamolisani (CB)

Joss Stone

Niccolò Fabi

6/02 Padova 7/02 Roma 8/02 Milano

05/02 Gattatico (RE) 13/02 Belluno 19/02 Fasano (BR)

J-Ax Brett Anderson

Morgan

3/02 Milano Emiliana Torrini

12/02 Milano 13/02 Scandiano (RE) 14/02 Roma

The Swell Season

05/02 Ferrara 06/02 Roma 07/02 Milano Vasco Rossi

5/02 Milano 6/12 Milano 10/02 Milano 11/02 Milano 15/02 Milano 16/02 Milano 20/02 Milano 21/02 Milano White Lies

17/02 Milano 18/02 Roma



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rock 'n' fashion

Il curioso caso di

Giuliano Palma La musica di Giuliano Palma e i Bluebeaters trascende la dimensione temporale, la divora. Il presente è passato, il passato è presente e il futuro può continuare a bussare alla porta, prima o poi qualcuno gli aprirà. Non c’è fretta. Ieri e Oggi si stanno scambiando un segno di pace e non è il caso di esporsi a spiacevoli irruzioni. Che poi, come facciamo a sapere cosa e come sia il futuro? Come possiamo essere certi che sia davvero lui? Combo è il passato che ringiovanisce, un lifting naturale, senza plastica, bisturi, liquidi strani. Ska, rock steady, northern soul, reggae, soul, rhythm ‘n blues si guardano allo specchio e riconoscono il vigore che ne ha caratterizzato il profilo durante gli anni d’oro. E come d’incanto, ci sono pure nuovi tratti, inediti, che ne cristallizzano la bellezza. Perché ci disperiamo alla ricerca del futuro? Non dovremmo affannarci per modellare il presente a nostra immagine e somiglianza? Giuliano Palma ha un cuore grande così. E’ li dentro che passato e presente si riconoscono e si abbracciano come vecchi amici. E’ li dentro che musica ed emozioni generano vortici spazio-temporali. Delle cui cause siamo all’oscuro. Ma di cui conosciamo benissimo i risultati. E’ li che è nato Combo, ultimo atto d’amore firmato “The King”.

A cura di Elena Manferdini Stylist: Chiara Allievi Foto: Ago Panini

Combo, il nuovo album di Giuliano Palma & The Blueabeaters è uscito il 6 novembre per l’eticchetta v2 records / universal. La band è in tour, per tutte le date: www.myspace.com/thebluebeaters


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Camicia: MADE IN ITALY 2.0 di ITALIA INDIPENDENT Cravatta: MARC JACOBS Occhiali: PERSOL


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rock 'n' fashion


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Occhiali: PERSOL Vestito: COSTUME NATIONAL Scarpe: DR MARTEN'S


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rock 'n' fashion

Jump suit - vintage Zandra Rhodes Dress & cape by Burberry


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Camicia e pantalone: MADE IN ITALY 2.0 di ITALIA INDIPENDENT Cravatta: MARC JACOBS Pcchiali: PERSOL scarpe: DR MARTEN'S


i g g o i d e z z a g a r o m a i S . . . ' a t t i c a l l e n anime

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rock 'n' fashion

A cura di Eileen Casieri e Marianna Maino

2. Miss Sixty 1. Accessorize

3. Tezenis

... pensiamo sempre all'America guardiamo lontano

troppo lontano

viaggiare e' la nostra passione anche se il domani ci fa un po' paura

finche' qualcosa cambiera' finche' nessuno ci dara'

... dentro i cinema vuoti

seduti in qualche bar

e camminiamo da soli nella notte piu' scura

4. Frankie Morello

8. Quiksilver 5. Camomilla

incontrare nuova gente

provare nuove emozioni

una terra promessa un mondo diverso

e stare amici di tutti

dove crescere i nostri pensieri

noi non ci fermeremo non ci stancheremo di cercare

il nostro cammino 7. Pretty Ballerinas

6. Denny Rose

' Terra Promessa'” 1985 by Eros Ramazzotti

1. 21,50 € - Basco rosso con fiocco - 2. 550,00 € - Piumino nero lucido con inserti in denim - 3. 12,90 € - Body grigio in cotone con pois bianchi - 4. 322,90 € - Cintura in pelle con fibbia bombata - 5. 42,00 € - Pochette rossa con rosa applicata - 6. 68,00 € - Leggings nero effetto lucido in biestensibile - 7. 129,00 € - Ballerine rosse glitter - 8. 115,00 € - Pull girocollo con maniche a pipistrello a maglia traforata


os

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what'snew/ musica

Elisa Heart Sugar DI daniele salomone

A

scoltando Heart mi è venuto in mente il Dolce Stil Novo. Di quella fondamentale corrente poetica (tredicesimo secolo, Dante e Cavalcanti gli autori più influenti) si ricorda in particolare l’approccio stilistico, che faceva della metafora e del simbolismo i suoi elementi fondamentali. L’uso di un linguaggio raffinato, nobile, serviva per stabilire un contatto con la dimensione spirituale, con Dio, spesso attraverso una donna dalle sembianze angeliche, come Beatrice nella Divina Commedia. Bene, lasciatemi dire che Elisa interpreta in chiave post-moderna l’estetica stilnovista. Perché Heart è pervaso da una tensione altamente simbolica, lo spirito umano è naturale interlocutore e allo stesso tempo approdo. Non c’è una donna come tramite, c’è la musica, anch’essa angelica, con tutta la sua carica emotiva a stabilire il contatto, non con Dio ma con la dimensione ideale dell’uomo. Che sia il rock di Your Manifesto, il canto potente del duetto con Giuliano Sangiorgi (Ti vorrei sollevare) o la magia di Forgiveness (featuring Antony Hegarty), il risultato è sempre lo stesso. Dolcemente influenzata dalla gravidanza, mamma Toffoli sembra aver trovato il modo giusto per dare sfogo alla sua urgenza espressiva. Volendo muovere un’unica piccolissima critica, all’artista più che all’album, Heart è un tantino autoreferenziale. Da quando la conosciamo, ovvero dal 1997 (quando sono usciti i singoli Sleeping In Your Hand e Labyrinth, estratti da Pipe&Flowers ), non ha trovato grandi alternative da un punto di vista puramente compositivo. Ma tant’è, con una voce così in Paradiso ci sia arriva lo stesso.

Julian Plenti

Bob Dylan

Julian Plenti Is… Skyscraper Matador DI Giorgio Rossini

J

ulian Plenti è il nome del progetto solista di Paul Banks, frontman degli Interpol. Non si aspettino i fan della band newyorkese una semplice variazione sul genere, mascherata da scappatella artistica del leader, come spesso accade in questi casi. Skyscraper è un progetto nel vero senso della parola e gli undici brani che lo compongono ne sono la dimostrazione. Dello stile

vinci il cd dei Julian Plenti! Invia una mail a: contest@onstageweb.com oggetto “Julian Plenti“

degli Interpol non c’è traccia, eccetto che in qualche passaggio e, ovviamente, nel timbro vocale di Paul, sempre teso all’esplorazione di lontani orizzonti musicali. In definitiva, è un disco pieno di spunti interessanti, certamente coraggioso, perché manca un filo conduttore e l’ascolto non è certo dei più facili.

Snow Patrol Up To Now Fiction Records DI MARCO RIGAMONTI

S

arà forse perché sono un fenomeno Uk, ma io questi 15 anni degli Snow Patrol li sento poco. Vero, ci sono 5 album all’attivo. Ma è anche vero che fino a Final Straw (2003) se li filavano davvero in pochi. Forse il motivo è che la personalità della band è tuttora in fase di definizione, come dimostra l’ultimo A Hundred Million Suns, recensito (bene) in queste pagine un

Christmas In The Heart

anno esatto fa. Ora, non c’è niente di davvero assurdo nell’optare per una raccolta dopo 15 anni di carriera e 5 album. E ci sta infilarci la simpatica cover di Crazy In Love di Beyoncè. O le azzeccate versioni live di Run e Chasing Cars. O il divertente nuovo singolo Just Say Yes (e un altro paio). Ma erano davvero necessari due cd?

Columbia Records

DI roberta maiorano

D

i fronte a un disco di Bob Dylan è impossibile restare indifferenti. E stavolta riesce difficile persino fare una critica imparziale: l’ascolto di Christmas In The Heart intenerisce anche il cuore più duro e le orecchie più sofisticate. Il Natale cantato da Mr Zimmerman ha un sapore talmente particolare che non sembra nemmeno di essere immersi nell’era attuale. Quell’inconfondibile voce nasale non disturba la leggerezza di certi classici, anzi l’amplifica. I campanellini e i piccoli cori femminili di The First Noel o di The Herald Angel Sing e le fisarmoniche cajun di Must Be Santa creano una commistione suggesti-

va con la vocalità arricchita e invecchiata del Profeta di Duluth. In questo disco, che non nasconde un gradevole sapore “vintage”, c’è il Dylan ebreo che si perde e poi si ritrova cristiano, il Dylan che non è mai rimasto ancorato ad un’unica concezione della vita. E’ un disco felice e senza pretese di grandezza, accarezzato da pennellate country, folk e rockabilly. Importante sapere che le royalties internazionali saranno devolute al Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, per fornire 500 mila pasti a bambini dei paesi in via di sviluppo e 15 mila pasti a senzatetto in Gran Bretagna durante le festività natalizie.


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Elio e le Storie Tese

Norah Jones

Gattini

The Fall

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Blue Note Records

Sony Music

DI Giorgio Rossini DI Tommaso Perandin

C

ome celebrare al meglio vent’anni di carriera e di successi? La risposta degli Elio e le Storie Tese si chiama Gattini, doppio cd dal titolo volutamente ironico che ripercorre la storia della band milanese dal 1989 ad oggi. Non è la classica antologia di successi per due ragioni. La prima è che un doppio cd non sarebbe bastato a racchiudere il meglio di questi vent’anni, tanto che classici come Supergiovane o Tapparella (solo per citarne alcuni) non fanno parte della tracklist. E poi le canzoni sono

state re-incise e ulteriormente impreziosite dall’accompagnamento orchestrale della Filarmonica Arturo Toscanini. Anche gli ospiti già presenti nelle versioni originali (tra cui Enrico Ruggeri e Riccardo Fogli) non hanno fatto mancare il proprio apporto. La chicca è rappresentata dall’inedito Storia di un bellimbusto che già da qualche settimana imperversa nelle radio nazionali. Non c’è che dire: Elio e le Storie Tese non sono banali nemmeno quando pubblicano un greatest hits. Questione di stile.

Rihanna Rated R Def Jam DI MARCO RIGAMONTI

U

na Rihanna così non te l’aspetti. L’hai scoperta con un pezzo solare come Pon De Replay, poi ha cantato cose tipo Umbrella e Don’t Stop The Music e adesso la ritrovi dura e violenta con un album che consiglia l’ascolto ad un pubblico adulto e un singolo (Russian Roulette) che finisce con un inequivocabile “bang”. Facile collegare il tutto a quanto accaduto con il suo ex-boyfriend Chris Brown (che ha combinato gli stessi casini del suo omonimo Bobby con Whitney Houston), chi non sarebbe condizionato da certi fatti. Al di là di questo,

N

orah cambia pelle. E ci vuole un bel coraggio considerando che ha venduto 37 milioni di dischi con soli 3 album. Complice una band tutta nuova, pescata direttamente dalla inesauribile fucina della celebre etichetta jazz Blue Note (sua label di sempre) la trentenne texana si rimette in gioco. Con The Fall sperimenta suoni nuovi, ricchi di effetti e riverberi, e per la prima volta consente alla chitarra di prevalere sul piano. Il tentativo è quello di scrollarsi di dosso (ma non del tutto, ci mancherebbe… ) l’immagine di cantante “country”. Norah, come sempre, firma tutti i brani e ci delizia con la sua voce mentre si alterna abilmente tra piano e chitarra. E’ disarmante la disinvoltura con cui passa da brani come Chasing Pirates, divertente pezzo d’apertura il cui ritornello (decisamente orecchiabile) è accompagnato dal ritmo sincopato di un Wurlitzer, al rock di It’s gonna be, per poi ripiegare su sonorità jazzy più familiari con Back To Manhattan e December. Chiude il disco, e il cerchio, Man Of The Hour, un irresistibile honky tonk anni ’60.

la ragazza sta crescendo. La scelta di non ripercorrere per filo e per segno una strada già battuta è da lodare, anche se è per una come lei è più facile: verrà comunque ascoltata. Viene difficile pronunciare la parola pop quando c’è un pezzo (prodotto da un ispirato Justin) che dura oltre 6 minuti. O quando spuntano delle chitarre distorte qua e là (in Rockstar 101 le suona Slash) a sporcare e contaminare. Questa volta balleremo solo Rude Boy. Ma da oggi non sarà più automatico sghignazzare quando la definiranno artista.

Carmen Consoli Elettra

Universal

DI Gianni Olfeni

I

Spandau Ballet Once More

Universal

DI Massimo Longoni

C

i sono voluti vent’anni per appianare la guerra fratricida all’interno degli Spandau Ballet e permettere una reunion attesa da migliaia di fan. Sarà che oggi sono tutti più maturi, come si evince dall’ascolto dell’album che, non previsto all’inizio, accompagna questo ritorno. Scartata (per fortuna) l’idea dell’ennesima raccolta, ecco un paio di inediti a impreziosire un bel po’ di hit rimaneggiate con un piacevole mood acustico e, a tratti, jazzy. Spogliati degli arrangiamenti 80’s, i pezzi si appoggiano soprattutto sulla voce di Tony Hadley,

sempre più piena e a suo modo classica, che ne enfatizza prepotentemente la carica melodica. L’unico pezzo a perderci davvero nel confronto con gli originali è Through The Barricades anche perché, già semiacustica, un suo rifacimento aveva poco senso. Decisamente d’impatto e quel tantino ruffiano il singolo inedito che dà il titolo all’album: una ballatona pronta per gli accendini (o i cellulari come si usa oggi) dei tanti che affolleranno i concerti della prossima primavera.

l cerchio è chiuso. Con questo non s’intende che Elettra abbia esaurito le potenzialità della cantantessa, anzi. Semplicemente Carmen ha confermato la scelta, che già era apparsa evidente in Eva contro Eva (2006), di lasciarsi alle spalle i canoni del pop, peraltro mai completamente abbracciati, per sposare un cantautorato che andrebbe definito letterario, tanti sono gli spunti che accomunano il nuovo progetto discografico a un’opera letteraria. Elettra è un personaggio della mitologia greca, matricida figlia di Agamennone e Clitennestra: nella sua vicenda ci sono molti degli elementi che caratterizzano le storie narrate dalle 10 canzoni dell’album. Carmen ci racconta dell’amore nelle sue più tragiche manifestazioni: personaggi grotteschi lottano tra incesto, abuso, prostituzione, omertà e violenza. “E’ forse una remota speranza la felicità?” si chiede l’artista siciliana nel singolo Non molto lontano da qui. Ci poniamo questa domanda da secoli. Forse non ne verremo mai a capo, ma opere raffinate come Elettra ci offrono lo spunto per andare un po’ più a fondo.


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what'snew/ cinema

a cura di Nick

A Serious Man Usa , commedia 2009 Con Simon Helberg, Richard Kind, Adam Arkin, George Wyne Di Joel Coen, Ethan Coen critica pubblico

L'

E’ in edicola nick dicembre !

ratterizza il lavoro dei due autori, rimane la sensazione di aver visto una commedia nera come la pece.

Sherlock Holmes

Jennifer’s Body

Brothers

Il mio amico Eric

Gb, Aus, Usa, azione 2009 Con Robert Downey Jr., Jude Law, Rachel McAdams Di Guy Ritchie

Usa , horror 2009 Con Megan Fox, Amanda Seyfried, Johnny Simmons, Adam BrodyDi Karyn Kusama

Usa, drammatico 2009 Con Natalie Portman, Tobey Maguire, Jake Gyllenhaal, Taylor Geare Di Jim Sheridan

Gb, commedia 2009 Con Steve Evets, Eric Cantona Di Ken Loach

critica

critica

critica

critica

pubblico

pubblico

pubblico

pubblico

Il detective piÚ celebre di tutti i tempi, creato dall’elegante penna di Sir Arthur Conan Doyle, viene sottoposto alla cura Guy Ritchie: si trasforma in icona pop, abbandona la radicale buona creanza in favore di una piÚ accentuata propensione all’azione (boxe e arti marziali), cancella il suo amore per vizi poco legali - la cocaina e l’oppio - per la digestione del grande pubblico di massa, e scambia la propria sottile ironia con un umorismo piÚ tranciante. Si parla già di sequel.

Jennifer, dopo aver assistito con l’amica Needy a un concerto di musica rock, decide di seguire i membri della band all’interno del loro furgone. Qui scopre che si tratta di un gruppo di satanisti, i quali la iniziano ai loro rituali. Da quel momento, viene posseduta da un demone misterioso e inizia a nutrirsi dei ragazzi di una cittadina del Minnesota. Needy, disperata per le sorti dell’amica, deve liberare la comunitĂ dal demonio, ma per farlo è chiamata a uccidere Jennifer e la rockband.

Il marine Sam Cahill viene mandato in Afghanisthan e qui dato per disperso. Dopo la sua scomparsa il fratello Tommy, considerato la pecora nera della famiglia, decide di prendersi cura delle sue due figlie e della moglie Grace, con la quale fino a prima era in pessimi rapporti. Quando fra Tommy e Grace inizia a nascere l’amore arriva una telefonata di Sam: non è morto e sta tornando a casa. Visibilmente traumatizzato dall’esperienza della guerra Sam deve affrontare il fratello.

La vita è dura per il postino Eric. Demotivato al lavoro, single, con due figli a carico che non lo rispettano e una grande passione: il calcio. Per prendersi cura della nipotina, Eric vede una volta al giorno Lily, la prima moglie, l’unica donna che ha amato e che adesso lo tiene a distanza. Disperato, invoca il suo idolo, il calciatore-filosofo del Manchester United, Eric Cantona. Che, come per magia, si materializza e comincia a dispensargli le sue perle di saggezza.

Perchè vederlo?

Perchè vederlo?

Spaccato di vita giovanile che utilizza toni lievi e qualche risata per trattare argomenti sociali di drammatica attualità . Nunziante mette dentro tutto: pregiudizi territoriali, mondo dello star system e una (in)evitabile iniezione d’amore.

Sceneggiato da David Benioff (La 25ÂŞ ora), è un remake della pellicola della regista danese Susanne Bier (Non desiderare la donna d’altri, 2004). Gli U2 hanno scritto appositamente per il film la canzone White as Snow.

La prima commedia di Ken Loach (73 anni), coerente con i suoi temi, è un piccolo capolavoro sull’amicizia e sul valore dei sogni. Il vero Cantona (che fa la parodia di se stesso) porta la speranza, il gruppo dei postini porta autentiche risate.

Perchè vederlo? Per vedere il nuovo Sherlock Holmes, mito rifondato e adattato al cinema contemporaneo: supereroe bohemien autoironico, uomo di scienza, certo, ma anche d’azione e alle prese con personaggi in bilico sul fantasy.

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Entrambi sono dei Mr. Nobody, destinati a soccombere sotto il peso di “un disegnoâ€? che sembra venire dalle alte sfere. Il pacato tono noir del capolavoro del 2001, qui si fa piĂš aspro, per certi versi apocalittico, dal momento in cui il protagonista, pronto a subire tutto ciò che gli capita, vuole al tempo stesso sapere il perchĂŠ. L’occhio dei Coen è caustico, ma qui lo sguardo su una religione che, oltre a non dare risposte, si rende ridicola, lascia in bocca un retrogusto amaro. E se la storia di quest’uomo serio ha comunque il tono irriverente che ca-

JOEL E ETHAN COEN RICHARD GERE MALIN AKERMAN

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Perchè vederlo?

2009

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PerchÊ i Coen (ormai maestri consacrati) fanno un cinema inattaccabile, divertente e pensante: qui guardano alle proprie origini (la loro religione, la loro città natale), regalandoci l’ennesimo esilarante e impietoso teorema sul vuoto.

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uomo che non c’era è tornato e, nell’ultimo film dei fratelli Coen, veste i panni di A Serious Man: Larry, un mite professore di fisica del Minnesota, che abita le geometrie troppo perfette della provincia americana degli anni '60. Larry è un regolare e ha una moglie insoddisfatta, due figli scapestrati e un rapporto di fedeltĂ distratta con l’ebraismo. Qualcosa però innesca una frana e, da quel momento, la fine ha inizio. Ăˆ inevitabile mettere a confronto Larry con Ed Crane di L’uomo che non c’era.

DIECI COME GLI ANNI CHE SCORRONO IN QUESTO NUMERO SPECIALE. UN VIAGGIO DAL ���� A OGGI ATTRAVERSO I FILM, I FATTI E LE IDEE CHE HANNO CAMBIATO IL MONDO. IN COPERTINA, MISTER ����: GEORGE CLOONEY SHERLOCK HOLMES

INVICTUS

AVATAR

JENNIFER�S BODY

Perchè vederlo?


Foto di un delfino comune (Delphinus delphis) scattata l'1 luglio 2008 nel Parco Marino di Alonissos in Grecia . Autore Andrea Galli, vincitore dell'edizione 2008 di "Chi l'avvisto?".

Reporter o paparazzi? Quel che conta è il risultato. Se tra i soggetti dei tuoi scatti estivi ci sono delfini, cetacei, tartarughe marine, o anche semplicemente mare e spiagge deturpate, puoi partecipare al concorso. Vai su www.lastampa.it/chilavvisto, registra i tuoi dati, scegli la traccia e carica la foto con data, ora e luogo di avvistamento. In palio: 1 Ecocamp CTS a Caprera per 2 persone per l’estate 2010 1 Nikon Reflex D5000 6 fotocamere Nikon Coolpix S 10 Binoculars Nikon Hai tempo fino al 15 ottobre.

in collaborazione con

con il patrocinio di


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what'snew/ games

a cura di Andrea Beretta

Call Of Duty: Modern Warfare 2

Assassin’s Creed 2

(Xbox 360/Ps3) Genere: sparatutto

(Xbox 360/Ps3) Genere: action-adventure

La morte del terrorista russo Zachaev ha lasciato vacante un trono, che non tarda ad essere occupato da un nuovo sanguinario leader: Vladimir Makarov. E’ una persona senza scrupoli, senza bandiera, senza ideali. E’ un uomo crudele e perfido che dobbiamo catturare, uccidere, impersonando, durante tutto l’arco della campagna, diversi soldati. La guerra infatti impazza in tutto il globo, uno scenario apocalittico e mai così vicino ci si para davanti agli occhi. Ora Ranger impegnati a difendere quel che resta del suolo americano, ora appartenenti alla Force 141, tenteremo di seguire le tracce lasciate dal folle terrorista. Correndo come matti su è giù per il globo, dalle Favelas al Kazakistan, tra una folle fuga in motoslitta al rafting in canotto, affronteremo fasi concitate di guerriglia, permeate di tensione viva. Per quanto riguarda il gameplay, l’intelligenza artificiale dei

nostri nemici ha avuto un significativo upgrade, inoltre il respawn (generazione automatica) è stato fortemente limitato. Grazie a ciò sarà possibile avere un approccio ancor più tattico durante gli scontri a fuoco. Non pensate che questo renda tutto una passeggiata, Modern Warfare 2 è ancora in grado di strappare imprecazioni irripetibili anche al più santo dei giocatori. Affianco alla campagna, è stata introdotta un’altra modalità chiamata “operazioni speciali”, in grado di regalare anche qualche ambientazione inedita, giocabile in cooperativa. Affianco ad essa vi è l’immancabile comparto online solido, divertente, infinito. Ore e ore di guerriglia sanguinaria vi aspettano: siete pronti all’ingaggio?

Ezio Auditore, è il nuovo assassino di cui ripercorreremo le gesta, lungo un vasto arco narrativo che va dalla gioventù alla maturità. Tra le vie di una Firenze in pieno fiorire rinascimentale, per la precisione nell’Anno Domini 1476, incontreremo numerosi personaggi, storici come Leonardo da Vinci, o i membri della nobile famiglia Auditore, che presto, ahimè, farà una brutta fine, facendo di Ezio l’unico erede. Mosso da un feroce desiderio di vendetta, il nostro si mette sulle tracce dei congiurati, determinato a spezzare una ad una le loro vite. Ci troveremo, quindi, ad affrontare una lunga catena di missioni, che si susseguiranno in un arco narrativo ben sviluppato, tramite lunghe cut scene. Queste provvederanno a scavare a fondo nella vicenda di Ezio, incastonando le sue avventure in un contesto fanta-storico, costruito intorno ad una moltitudine di carismatici

DJ Hero (Xbox 360/Ps3/Wii/Ps2) Genere: rhytm Game Dopo il successo planetario della serie Guitar Hero, Activision lancia un altro brand, dedicato dal mondo del djing e del mixing. Il prodotto è stato pensato e realizzato per dare a tutti facile accesso ad un’arte mistica e sensazionale, qual è quella del dj. La periferica, tramite cui farete ballare orde scatenate di fan digitali, è ben congegnata. I comandi, costituiti da un giradischi affiancato ad un mixer, sono una riproduzione miniaturizzata di una console, così da rendere l’ esperienza ancor più realistica. Con il vostro mini-turntable vi potrete cimentare in frenetici scratch, mentre il mixer servirà sia per la scelta di campioni vocali, da utilizzare in momenti specifici, che per la selezione del canale audio attraverso il crossfader: una levetta che si muove orizzontalmente a destra e a sinistra. L’aspetto che più colpisce

ed incuriosisce, è la selezione musicale. Sono infatti presenti ben 93 tracce diverse, realizzate attraverso l’unione di generi del tutto differenti tra loro. I mix presenti sono tutti di alta qualità e spaziano notevolmente: si passa da remix dei Queen e Marvin Gaye ai Daft Punk, Eminem, 50 Cent, Jay-Z e moltissimi altri. Chiunque troverà ciò che cerca all’ interno della Dj bag di questo incredibile titolo. Tuttavia non poteva essere tutto rose e fiori, giusto? Tra i difetti purtroppo bisogna annoverare un bilanciamento pessimo del livello di difficoltà. Inoltre il comparto on-line risulta limitato ed essenziale. Nonostante queste pecche, Dj Hero saprà davvero soddisfare sia in termini di gameplay che musicali. Ecco un altro successo targato Activision: be a Dj, be a Hero.

personaggi comprimari. Per quanto lo scopo di Ezio sia unico, la varietà delle missioni è notevole: la natura spiccatamente narrativa del plot concede infatti ampie divagazioni relative a personaggi, che avranno interesse nel sostenere la sua causa, nonché talvolta ad aiutarlo nei preparativi necessari per compiere i delitti più complessi. L’arsenale a disposizione di Ezio è assai ampio: spade, alabarde, mazze ed asce, lame nascoste, per uccidere in modo spettacolare e silenzioso. Inoltre Auditore ha la possibilità di utilizzare una piccola pistola monocolpo creata appositamente dal genio di Leonardo. Il gameplay ed il comparto tecnico sono molto convincenti, l’esperienza è completa ed assolutamente godibile. Con questo secondo capitolo la saga di Assassin’s Creed ha trovato la piena maturità.



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onstage chiama/ deejay

di Massimo Longoni

ALTA fedelta’

Forever and ever

G Radio Deejay scritta nel destino. Da ascoltatore ne è stato praticamente la mascotte, con oltre 300 premi fedeltà vinti, roba da Guinness. Poi a 22 anni è entrato nella grande famiglia per un “incidente” davvero particolare. Nicola Vitiello è una delle voci più amate della radio, soprattutto da chi ascolta in orari “particolari”: dopo sei anni da padrone di casa del mattino presto, dal 2008 lui e Gianluca Vitiello (nessuna parentela ma una grandissima affinità) intrattengono il popolo dei nottambuli con Dee Notte.

D

iornalista, conduttore, speaker, doppiatore e persino autore di cortometraggi. Nicola Vitiello è un personaggio a dir poco poliedrico con un grande amore: Radio Deejay. Ascoltatore al limite del fanatismo, entra in radio nel 1992 diventandone di fatto una delle voci più longeve. Dal 2001 al 2007 conduce 6 sveglio?, programma che apre la giornata. Dal 2007 dà il via a Domenica Deejay, maratona pomeridiana di sei ore, dove inizia a collaborare con Gianluca Vitiello. I due, con il nome “Vitiellos” conducono insieme, dal 2008, Dee Notte. Nel 1999 Nicola è stato anche una Iena.

all'alba a notte fonda, la radio non ti fa dormire... Sì è vero. Devo dire che però ne vale la pena. Quelle che facciamo con Gianluca sono davvero le due ore più felici della giornata: divertimento, risate, sfogo… Per noi è come se fosse il momento della ricreazione.

Moltissimo. Al punto che, devo essere sincero, ci sono rimasto malissimo quando mi è stato tolto. Ho fatto molta fatica a digerire la decisione di Linus, dopo sei anni… e gli ascolti erano molto buoni. Oggi capisco che è normale un certo avvicendamento, ma all'epoca ero infuriato al punto da aver messo in dubbio anche la mia permanenza in radio.

che se non è esattamente così, sembra che possiamo fare quello che vogliamo. E c'è una grande intimità con gli ascoltatori. Forse è anche per questo che, anche se ancora non me lo spiego, non riceviamo mai insulti! Ci vogliono bene e ci chiedono persino dei consigli: che noi ovviamente non siamo in grado di dare perché le nostre vite sono più devastate di quelle di chi ci chiede aiuto.

Facciamo un passo indietro. Ci racconti come sei entrato nel mondo di Deejay? Tutto nasce per una bestemmia del tizio che lavorava alle news di Radio Capital prima di me. Era il 1992, il notiziario all'epoca si registrava tre minuti prima della messa in onda. Lui dice una bestemmia e il fonico per errore la mette in onda. Risultato: licenziato. Questo succede un giovedì e il venerdì avevo il colloquio con Claudio Cecchetto: tre giorni dopo ero in onda.

Invece poi tutto si è appianato... Sì, anche perché, come spesso accade, da un’esperienza negativa è nata un’opportunità.

Quale pensi sia il vostro segreto? Forse la capacità di non trascendere mai. Grazie anche a Martina, la ragazza al centralino, siamo bravi ad aprire i cancelli solo alle persone che si vogliono raccontare in maniera sobria, così trattiamo sempre tutto con delicatezza, anche più di quanto viene fatto in altre fasce orarie.

E dopo come è arrivata la possibilità di diventare deejay? Per due anni e mezzo mi sono occupato dei notiziari, ho anche preso il tesserino da giornalista pubblicista. Poi ho iniziato a scrivere i testi con Savino e Digei Angelo. Quando nel 1997 tutta la truppa è passata a Deejay mi sono trasferito anche io. Prima mi hanno fatto fare qualcosa di domenica, in programmi che parlavano di calcio, argomento del quale non so nulla, e poi nel 2001 ho iniziato con 6 sveglio?, all'alba. Quello è il programma con il quale il pubblico ti ha conosciuto e amato. Quanto ci sei legato?

Parli di Dee Notte? Non solo. Intanto ho conosciuto Gianluca. In quei mesi lui era a Deejay come stagista e mi è stato vicino. È nata prima una simpatia dovuta all'omonimia e poi una vera e propria intesa. Quando mi è stata offerta la trasmissione della domenica pomeriggio, una maratona di sei ore di diretta, ho chiesto di essere affiancato da qualcuno e ho fatto il suo nome. Dopo di che la coppia è continuata nel programma notturno... Sì, Dee Notte è cominciato nel 2008 e l'anno scorso abbiamo fatto una stagione grandiosa. Con Gianluca l'intesa è tale ormai che ci siamo trasformati nei “Vitiellos”. Entrambi ne guadagniamo e, oggi come oggi, tra il mattino e la notte non avrei dubbi a scegliere quest'ultima. Il popolo della notte ti ha conquistato? Credo di fare il programma che tutti ci invidiano. An-

Al di fuori dalla radio che progetti hai? Sono molto pigro. Mi occupo solo delle cose che mi piacciono, come doppiaggi e speakeraggi. Se mi chiamano sono un treno, ma coltivare rapporti, frequentare le feste per conoscere gente, per me è come violentarmi. Adesso con Gianluca pensavamo a un modo di riproporre il format della trasmissione in discoteca: la gente manderebbe messaggi su un maxi schermo e noi li commenteremmo in diretta, il tutto senza fermare la musica. Ma è un progetto per il futuro. Mentre in radio hai qualche desiderio ancora da esaudire? Se mi chiedi cosa vorrei fare a Deejay la mia risposta è: “Quello che sto facendo ora”.


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