LUI 1/2 2018

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mensile - anno ventidue - numero uno/due - febbraio/marzo 2018

italia

PANTONE Ultra violet 2018 MOSTRA Rick Owens STREET ART Maua COSTUME Le calze


Showroom:

Via G. B. Morgagni, 33 - 20129 Milano (si riceve solo su appuntamento)

E-mail: info@idilliumparfums.it

www.idilliumparfums.it

“IL PROFUMO HA UNA FORZA DI PERSUASIONE PIÙ CONVINCENTE DELLE PAROLE, DELL’APPARENZA, DEL SENTIMENTO E DELLA VOLONTÀ” (cit. Patrick Süskind)


EDITORIALE

18-3838 Ultra Violet

N . 1 / 2 F E B B R A I O / mar z o 2 0 1 8 cover Photo by Azzurra Piccardi Styling by Maison Bizzarre Susanna Fabbrini Make-up and hair by Silvia Gerzeli Model: Carla @AllureModelsAgency editrice Sedit sc Via Emile Chanoux, 26 10026 Pont St. Martin (AO) direttore editoriale Calogero Urruso direttore responsabile Salvatore Paglia pubbliche relazioni Jean Paul Bianco

Drammaticamente provocante e riflessiva”, Pantone 18-3838 Ultra Violet è il colore del 2018. Considerata una tonalità complessa e contemplativa, Ultra Violet è un inno ai misteri del cosmo che coniuga ciò che siamo con quello che ci aspetta. Leatrice Eiseman, direttore esecutivo del Pantone Color Institute, afferma: “Viviamo in un tempo che richiede creatività e immaginazione ed è questo tipo d’ispirazione creativa che spinge la nostra consapevolezza e potenzialità ad un livello superiore; dall’esplorazione delle nuove tecnologie e della galassia, passando per l’espressione artistica e la riflessione spirituale, l’intuitivo Ultra Violet illumina la strada verso ciò che continua a pag. 4

pubblicità Tel. +39 329.8622268 info@luimagazine.com impaginazione e grafica Michele Alberti redazione Fax 02 91390360 redazione@luimagazine. com stampa Tipografia Giglio-Tos pubblicazione mensile Reg.Trib. di Milano N. 169 - 03/2000

hanno collaborato a questo numero: Alessandro Rizzo Alexia Mingarelli Claudio Marchese Michele Vignali Riccardo di Salvo Silvia Trepago Lui Magazine è un mensile distribuito gratuitamente (0,10 euro) in tutta Italia e Costa Azzurra Lui Magazine non è responsabile per la qualità, la provenienza o la veridicità delle inserzioni. La direzione di Lui sì riserva il diritto di modificare, rifiutare o sospendere un’inserzione a proprio insindacabile giudizio. L’editore non risponde per eventuali ritardi o perdite causate dalla non pubblicazione dell’inserzione. Non è neppure responsabile per eventuali errori di stampa. Gli inserzionisti dovranno rifondere all’editore ogni spesa eventualmente da esso sopportata in seguito a malintesi, dichiarazioni, violazioni di diritti, ecc. a causa dell’annuncio. L’apparizione di un modello sulla copertina o sulle pagine del giornale non costituisce implicazione relativa al suo orientamento sessuale. Il © delle immagini è di proprietà degli autori. L’editore rimane a disposizione per gli eventuali accordi di pubblicazione che non è stato possibile definire. I dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti e quelli degli inserzionisti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio del giornale e la pubblicazione degli annunci e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo.


EDITORIALE

deve ancora venire. “Sfumata e piena di emozioni, la profondità d questa nuance simboleggia la sperimentazione e la non conformità, spronando gli individui ad immaginare il loro “essere” nel mondo e spingendo i confini attraverso gli sbocchi creativi. Ma come si arriva a proclamare il colore dell’anno? Il processo di selezione richiede una considerazione ponderata e un’analisi delle tendenze. Per arrivare alla selezione ogni anno (anno in corso) il Pantone Color Institute si cimenta in una minuziosa ricerca su come e quali influenze cromatiche hanno interagito e coinvolto l’industria dell’intrattenimento, i film in produzione, le raccolte d’arte itineranti, i nuovi artisti, la moda, tutte le aree del design, le destinazioni di viaggio popolari, nonché nuovi stili di vita e le condizioni socioeconomiche. Le influenze possono anche derivare da nuove tecnologie, materiali, trame ed effetti che condizionano il colore, le piattaforme social media e gli eventi sportivi che catturano l’attenzione di tutto il mondo. Per 19 anni Pantone’s Colour of the Year ha influenzato lo sviluppo del prodotto e le decisioni di acquisto in diversi settori, tra cui moda, arredamento, design… Scopriamo come Ultra Violet inciderà nei diversi ambiti e mercati.

Moda. Nato da una combinazione di rosso e di blu, questo tono veste con estremo carattere indistintamente entrambi i sessi sottolineandone una spaccata verve ed eleganza. Indubbiamente saranno i diversi abbinamenti e il dosaggio della tinta nei disuguali outfit a caratterizzarne l’impronta. Ultra Violet si presta ad una miriade di combinazioni: con gli ori o altri metalli diventa lussuoso e abbagliante; con verdi o grigi evoca l’eleganza naturale, con i rossi e i blu sprizza anticonformismo, mentre con le gradazioni più tenui aggiunge quello sprint in grado di dare al

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EDITORIALE

look quel determinato tocco di sana audacia. Non da meno l’accostamento con i diversi materiali che ne rilevano le diverse caratteristiche ed evocano ricordi che affondano nella natura; ecco che il fluido e incessante movimento della seta rammenta il vento che accarezza i campi di lavanda durante l’estate provenzale, mentre i velluti sono come i lampi che squarciano il cielo e oltre ad illuminare e sfumare per pochi attimi la notte, lasciano presagire l’irruenza di un temporale.

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EDITORIALE

Beauty. Parola d’ordine osare, ma con estremo garbo e sofisticato charme. Il trucco non deve per forza di cose stupire o sbalordire, ma accentuare e valorizzare i tratti. Con Ultra Violet gli occhi si trasformano in finestre per il cosmo, le tinte viola per i capelli continuano ad elevare gli stili di strada come simbolo di espressione creativa, mentre sulle labbra la texture più in voga è quella mat perché celebra quell’aura di mistero dark penetrante che affascina e intimorisce. Negli interni. Azzardare per sedurre e uscire dagli schemi per creare continuità o per porre l’accento su un elemento in contrasto che divide lo spazio. Il colore ha il potere di rimarcare e di vestire una stanza donandole vigore e carattere e più la tinta è forte e maggiore è l’impatto visivo. Nel caso di Ultra Violet bisogna dosare senza eccedere in modo che tradizione, eleganza ed innovazione si mescolino tra di loro in assoluta coerenza creando una sensazione multidimensionale. Design. Ultra Violet offre complessità e sfumature che fanno appello al nostro desiderio di originalità in tutto ciò che tocchiamo, ed è per questo motivo che i diversi mercati si lasciano sedurre dalla tendenza per vestire i loro prodotti e renderli sempre più accattivanti e al passo con i tempi. Nel cibo. Appagare la vista per invogliare il palato: la presentazione e il gusto si destreggiano in un gioco 6


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di equilibri che non lasciano scampo ad alcuna sbavatura. Frutta e verdura viola non solo portano vivacitĂ al piatto, ma essendo ricchi di sostanze nutritive e antiossidanti sono un vero toccasana per il nostro organismo. I viola enigmatici sono stati a lungo anche simboli di controcultura, anticonformismo e genialitĂ artistica.


Le icone musicali Prince, David Bowie e Jimi Hendrix hanno portato le sfumature di Ultra Violet alla ribalta della cultura pop occidentale come espressioni personali d’individualità. Ma non in tutti i campi artistici il viola è visto di buon occhio, tuttora è un colore off-limit per teatri e spettacoli televisivi. Il motivo? Nel Medioevo, durante la Quaresima, erano vietate le rappresentazioni e per chi viveva di spettacolo questo periodo di blocco forzato rappresentava un momento di forti ristrettezze. Anche se le cose oggi sono cambiate, sono molti gli attori che continuano a “temere” il viola. Per questi ultimi si prospettano “tempi difficili” poiché più di qualche spettatore, visto la moda in corso, deciderà di partecipare a qualche rappresentazione indossando questo colore. Che sia davvero arrivato il momento di voltare pagina? Magari! Considerando che la gente, oggi, durante le festività (Pasqua compresa) esce di più e di conseguenza pellicole e rappresentazioni teatrali dovrebbero registrare una maggior affluenza di pubblico. Staremo a vedere, nel frattempo vi lasciamo con

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una celebre frase del famoso esoterista Omraam Mikhaël Aïvanhov: “Ogni colore è l’espressione di una virtù; il rosso è la vita, l’amore; l’arancio, la salute, la santità; il giallo, la saggezza; il verde, l’evoluzione, l’eternità; il blu, la verità, la pace; l’indaco, la forza; il viola, l’amore spirituale e l’onnipotenza divina. Lavorate con le virtù dei sette colori e vi sentirete ricchi di tutte le loro benedizioni”. Buone combinazioni. Salvatore Paglia


FASHION 86

FASHION 60

FASHION 38

Sommario

FASHION 22

I grandi Maestri

14

FASHION Flowers

22

MOSTRA Tracce

30

FASHION Replicante

MOSTRA 30

MOSTRA 14

MOSTRA

38

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Prosa 14 - 19 novembre ROBERTO ALPI LAURA LATTUADA AGNESE NANO ISABEL RUSSINOVA

28 novembre - 3 dicembre PIPPO FRANCO

12 - 17 dicembre SAVERIO MARCONI

16 - 21 gennaio COMPAGNIA TEATRO SAN BABILA

Brancaleone e la sua armata

ReFusi

Toccata e fuga

Il seduttore

30 gennaio - 4 febbraio BARBARA DE ROSSI FRANCESCO BRANCHETTI

Il bacio

20 - 25 febbraio MICHELA ANDREOZZI JONIS BASCIR PIETRO GENUARDI GABRIELE PIGNOTTA SILVANA BOSI

6 - 11 marzo PAOLA GASSMAN MIRELLA MAZZERANGHI PAOLA TIZIANA CRUCIANI

Tutte a casa

20 - 25 marzo ANTONIO GROSSO

Minchia Signor Tenente

Ostaggi

10 - 15 aprile PATRIZIA PELLEGRINO STEFANO MASCIARELLI

Una moglie da rubare

8 - 13 maggio ROSSANA CARRETTO MARCELLO MOCCHI ALFREDO COLINA

Omicidi in pausa pranzo

Operetta

COMPAGNIA D’OPERETTE ELENA D’ANGELO 25 - 26 novembre

27 - 28 gennaio

La Vedova Allegra

Il Paese dei Campanelli

17 - 18 febbraio

17 -18 marzo

La Principessa della Czarda

Cin Ci Là

SOGNO TEATRO E PEPITA ONLUS 10 dicembre

6 gennaio

11 febbraio

4 marzo

Babbo Natale e la magia ritrovata

Cercasi Befana disperatamente

Il Principe Ranocchio

Pinocchio

Corso Venezia, 2/A - Milano - Biglietteria 02 798010 www.teatrosanbabilamilano.it


SOMMARIO

FASHION 174

MOSTRA 52

MOSTRA Rick Owens

52

FASHION Baroque white dusk

60

MOSTRA Women Jewellery Designers

76

FASHION It’s just my way of expressing myself

86 MOSTRA 76

FASHION Skate park

140

FOTOGRAFIA André Kertész

156

FASHION Good morning Paris

166

fashion In the storm

Le mille storie delle calze

96

fASHION Barbie on tour

106

fashion Mr. Exposito

116

MOSTRA Revolution

174 FOTOGRAFIA 156

COSTUME

126

12


SOMMARIO

COSTUME 96

fashion Golden queen

252

beauty Minimal carnival

260

street art MAUA: Street Art Factory

268

beauty It’s just the iceberg tip, babe...

Il mondo fuggevole di Toulouse-Lautrec

ARCHITETTURA 216

ARTE 184

fashion Labyrinth

276

194

mostra Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento

204

fashion Glamorous street

210

260mq di stile e modernità

216

BEAUTY Female freak

228

FASHION Nylon baroque

238

design 999. Abitare contemporaneo

246

13

FASHION 116

ARTE 184

ARCHITETTURA


I Grandi Maestri MOSTRA

100 Anni di fotografia Leica

Christer Strömholm Nana, Place Blanche Paris, 1961 © Christer Strömholm Estate 2014



René Burri Costruzione di un edificio a più piani Düsseldorf 1959. Serie “Die Deutschen” © René Burri


Paolo Roversi. Kate, Studio Parigi, 1996 © Paolo Roversi



John Bulmer Donna che stende il bucato Per il Sunday Times Magazine, Liverpool, 1965 Š John Bulmer


è

Roma, unica tappa italiana, ad ospitare, fino al 18 febbraio 2018, la mostra: “I Grandi Maestri. 100 Anni di fotografia Leica ”. L’appuntamento, allestito al Complesso del Vittoriano - Ala Brasin, indaga, per la prima volta, sulla grande rivoluzione del mondo della fotografia e in particolar modo sul ruolo da protagonista che le fotocamere Leica hanno avuto dagli anni Venti del Novecento fino ad oggi. Oltre 350 stampe d’epoca originali, filmati sui fotografi, locandine pubblicitarie vintage, riviste storiche e prime edizioni

di libri, accompagnano il visitatore in un viaggio, nel tempo e nella storia, alla scoperta di quei cambiamenti innovativi che non solo hanno radicalmente cambiato il mondo della fotografia ma che hanno determinato una significativa metamorfosi nella nostra percezione della società e del mondo circostante. Dalle fotografie in bianco e nero di Robert Capa, Henri CartierBresson, Sebastião Salgado, Elliott Erwitt e Gianni Berengo Gardin, fino al colore di William Eggleston, Fred Herzog e Joel Meyerowitz, la mostra propone le 20


spiratorio, una forma molto acuta di asma, da lì a poco non sarebbe più stato in grado di portarsi a presso e di maneggiare la pesante attrezzatura fotografica dell’epoca e che per questo motivo avrebbe dovuto rinunciare alla sua passione. L’uomo non si diede per vinto e decise di mettere a frutto i suoi studi da ingegnere ottico e realizzò il primo prototipo di fotocamera 35mm. La sua “35mm”, introdusse l’idea di esporre una piccola area della pellicola fotografica per creare un negativo da ingrandire successivamente in camera oscura. Un’invenzione che rivoluzionò nettamente il mondo della fotografia. L’ideazione della “Ur-Leica” segna la nascita di una fotografia dinamica e con un’enorme portata creativa, offrendo al fotografo innumerevoli nuove forme di espressione e permettendo di osservare il mondo in molti modi proprio perché l’esistenza di un nuovo apparecchio duttile e flessibile in grado di seguire il fotografo ovunque andasse e in qualsiasi situazione, da quelle più intime alle più ufficiali, ha permesso a generazioni di autori di vedere, di immaginare, di documentare e di riprendere in un modo diverso la realtà. Nel corso degli anni la Leica fu progressivamente utilizzata da fotografi di diverse nazionalità, estendendo il suo uso a diversi tipi di reportage. Dal fotogiornalismo di guerra (nel 1930 Erich Salomon fu il primo fotogiornalista che portò una Leica negli Stati Uniti e durante la Guerra civile spagnola), all’uso della fotografia come strumento di propaganda. Ma anche ad un tipo di ricerca più umanista, infatti, la Leica arriva ad essere utilizzata nel settore della moda, rivoluzionando anche in questo caso il genere: si passa dalla fotografia in studio alla fotografia in strada. La mostra, composta da 16 sezioni, riserva uno sguardo privilegiato sull’Italia: ecco che accanto alle immagini di Gianni Berengo Gardin, l’esposizione romana dedicherà spazio anche alle fotografie di altri interpreti italiani d’eccezione come Piergiorgio Branzi, Paolo Pellegrin, Valerio Bispuri e Lorenzo Castore. Forse non tutti sanno che Il nome Leica sta per Leitz Camera. Invece delle “lastre”, usate nelle precedenti fotocamere Leitz, la Leica usava la pellicola standard cinematografica da 35mm. Barnack decise che il formato standard cinematografico 24 x 18 mm (4:3) non era abbastanza largo da produrre buoni fermi immagine con le pellicole d’allora. Decise di raddoppiare le dimensioni adottando il formato 24 x 36 mm (2:3) ruotando la pellicola in orizzontale.

Walter Vogel Cane dalmata Düsseldorf, 1956 © Walter Vogel

immagini dei più grandi interpreti internazionali che hanno fatto della Leica il proprio strumento creativo di espressione d’elezione. Foto dopo foto, questa mostra rivela come gran parte delle immagini impresse nella nostra memoria costituiscano un ampio caleidoscopio delle tendenze fotografiche e degli sviluppi degli ultimi dieci decenni. Per scoprire il motivo di tanto successo dobbiamo tornare indietro nel tempo. È il 1914 quando il fotografo e meccanico industriale Oskar Barnack, si rese conto che a causa del suo importante disturbo re-

I Grandi Maestri. 100 Anni di fotografia Leica Complesso del Vittoriano Ala Brasini Via di San Pietro in Carcere, Roma. Info + 39 06.678 0664 Orario apertura: dal lunedì al giovedì 9.30 - 19.30, venerdì e sabato 9.30 - 22.00, domenica 9.30 - 20.30

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flowers Photos by ENZO BARBIERI Styling by Manela Zotti

Silk blouse with flowers and striped trousers ZARA



Velvet Kimono ZARA



Flowery silk dresses WAREHOUSE


Flower combination anf flat mules MANGO


Flowery skirt NATHALIE WLEESCHOUVERS Sequin sweater ZARA Flat mules MANGO


Flowery silk dresses WAREHOUSE Photos by Enzo Barbieri Styling by Manela Zotti Make-up and Hair: Brigitte Fresnel Model: Aude Jane Deville


MOSTRA

Tracce

Dialoghi ad arte nel Museo della Moda e del Costume

Roberta di Camerino Abito modello Sciarpone spinato 1976-1977 Jersey poliestere Dono Giuliana Coen di Camerino


MOSTRA

Bruno Benelli (Sesto Fiorentino, Firenze 1943) Diaframma 1971 ca. Ignoto miniatore del terzo quarto del Trecento. Regia Carmina 1350-1360 circa. Codice membranaceo (c. 13r) Elemento fuso in ferro patinato Firenze, Biblioteca Acquistato Nazionale Centrale di Firenze (su concessione MIBACT) alla XX Biennale Internazionale d’arte Premio del Fiorino, Firenze, 1971


Alvaro Monnini (Firenze 1922 – Milano 1987) Composizione, 1948 Olio su tela Donato da Micol di Palma Monnini, 1996


MOSTRA

Elsa Schiaparelli Abito Femminile 1946 ca. Seta stampata Dono Umberto Tirelli

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MOSTRA

Romano Campagnoli (Torino 1934 - Carpi, Modena 2009) Animale marino, 1967 ca. Olio su tela Acquistato alla XVIII Mostra Internazionale d’Arte del Fiorino, Firenze, 1967

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Roberta di Camerino Bauletto modello Bagonghi 1960 ca. Velluto di seta, pelle, metallo Dono Giuliana Coen di Camerino


MOSTRA

S

e “nell’anima” sono i diversi e svariati codici estetici e figurativi che si sono avvicendati dagli anni Trenta del Ventesimo secolo fino ai giorni nostri gli indiscussi protagonisti della mostra: “Tracce. Dialoghi ad arte nel Museo della Moda e del Costume”, nella “materia” sono le opere esposte - 107 tra abiti, accessori, dipinti e sculture - che simbolizzano i linguaggi espressivi in grado di mostrare le corrispondenze tra le creazioni di stilisti-artisti e di artisticouturiers. La mostra allestimento, fruibile fino a fine 2018 nel Museo della Moda e del Costume, vanta il coinvolgimento diretto della Galleria di arte moderna di Palazzo Pitti e si è posta l’obiettivo di rivoluzionare i criteri espositivi finora seguiti per questo genere di eventi facendo dialogare attivamente, l’uno con l’altro, tutti gli elementi presenti abbandonando così i canoni che mettono in risalto le “categorie dominanti” e i silenziosi “arredi a commento”. Ecco che ogni pezzo presente diventa protagonista rapportandosi l’uno con l’altro grazie anche ad un accurato allestimento a specchi che, attraverso le immagini riflesse, crea un suggestivo e coinvolgente effetto di dilatazione degli spazi, di replica delle linee e dei colori degli abiti, oltre che di amplificazione delle luci che ne esaltano le forme. A tal proposito è bene rilevare che la presentazione dei vestiti i e delle opere d’arte non è precisamente cronologica perché vuole essere un invito ad una lettura che privilegi le corrispondenze formali, oltre ad evidenziare analogie di ambito culturale. Si è ricercata, quindi, una corrispondenza di segni e di decori fra i capi stessi e tra questi e i dipinti e le sculture esposte nelle varie sezioni. In questa stessa occasione è presentato anche il nuovo deposito degli abiti e del tessile della vasta collezione del Museo della Moda e del Costume - che si trova sempre a Palazzo Pitti, nella nuova ala adiacente

al primo deposito - costruito con i fondi frutto della collaborazione fra le Gallerie degli Uffizi, il Centro Fiorentino per la Moda Italiana, Pitti Immagine e Pitti Discovery. Il Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, afferma: “I nuovi depositi, dal punto di vista tecnologico, sono assolutamente all’altezza di quelli degli altri grandi musei della moda al mondo e sono un’ennesima prova che la tutela e la diffusione della cultura traggono immenso beneficio dall’aprirsi dei musei ad altre realtà.

Issey Miyake Completo: maglia e gonna, Collezione Pleats Please, 1995 Poliestere plissettato Dono Luciana Chiostri Corsi

La collaborazione delle Gallerie degli Uffizi con l’ambiente produttivo delle aziende toscane, e di queste in particolare, ha portato novità e idee in città, ma anche risultati pratici evidenti, tra i quali i nuovi depositi. Ciascun’entità trae spinta dall’altra, in un dialogo fattivo e utile per tutti, così come nella mostra “Tracce “ogni oggetto viene valorizzato dal confronto intelligente - e spesso inaspettato - con le altre opere”. Il Museo della Moda e del Costume (già noto come “Galleria del Costume”) è situato nella Palazzina della Meridiana, addossata all’ala meridionale di Palazzo 36

Pitti. L’edificio, iniziato sotto Pietro Leopoldo di Lorena dall’architetto Gaspero Maria Paoletti nel 1776 e completato nel 1830 da Pasquale Poccianti per volontà di Leopoldo II di Lorena, prende il nome dallo strumento astronomico realizzato da Vincenzo Viviani nel 1699, situato nel vestibolo dell’allora appartamento del Gran Principe Ferdinando de’ Medici, nella cui volta, dove è praticato il foro gnomonico, Anton Domenico Gabbiani aveva raffigurato l’Allegoria del tempo e delle Arti (1693). Tutte le dinastie che si sono succedute, dai Lorena ai Savoia, passando attraverso la reggenza di Maria Luisa di Borbone Parma e il breve regno di Elisa Baciocchi, hanno lasciato la loro impronta nell’arredo e nell’apparato decorativo delle pitture murali. Fondato nel 1983, esso costituisce costituisce il primo museo statale italiano dedicato alla storia della moda e alla sua valenza sociale. Fanno parte delle sue collezioni abiti e accessori di moda dal XVIII secolo ad oggi, oltre a biancheria intima, gioielli e bigiotteria. Fra i costumi si annoverano anche gli abiti funebri cinquecenteschi di Cosimo I de’ Medici, Eleonora di Toledo e del figlio don Garzia, esposti in permanenza dopo un complesso restauro.

Tracce.

Dialoghi ad arte nel Museo della Moda e del Costume Curata da Caterina Chiarelli (Coordinatore Museo della Moda e del Costume), Simonella Condemi (Coordinatore Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti) e da Tommaso Lagattolla. Museo della Moda e del Costume, Palazzo Pitti, P.zza de’ Pitti, 1 - Firenze FINO AL 31.12.2018 Enti promotori: Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Gallerie degli Uffizi


MOSTRA

Gualtiero Nativi (Pistoia 1921 - Greve in Chianti, Firenze 1996) Lacerazione, 1959. Olio su tela. Acquistato alla XI Mostra Internazionale d’Arte del Fiorino Firenze, 1960

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REPLICANTE Photos by Eric Ouaknine Styling by Etienne Jeanson

Dress SANDRA MANSOUR Leggings boots ON AURA TOUT VU Python clutch MABIANI



Jumpsuit ON AURA TOUT VU Bag ESTARTE Shoes ARCHE



Left: Dress FANNY LIAUTARD Embroidered jacket ON AURA TOUT VU Right: Embroidered shoulders ON AURA TOUT VU Bra TARYN WINTERS



Top ON AURA TOUT VU Pants SINA NOORI Shoes APERLAI



Left: Jacket & skirt JITROIS Bra PALOMA CASILE Right: Dress SANDRA MANSOUR Belt JUNKO SHIMADA Boots APERLAI



Left: Dress ETIENNE JEANSON Belt JITROIS Right: Bra PALOMA CASILE Jacket SANDRA MANSOUR Skirt ESCADA



Leather dress JITROIS Embroidered sleeve ON AURA TOUT VU Boots APERLAI Photos by Eric Ouaknine - www.eouaknine.com Production by EOP Paris Styling by Etienne Jeanson @Jnsn Make-up: Stéphane Dussart Hair-style: Kevin Jacotot @B Agency Paris Model: Kate Alexeeva @Red NYC




Rick Owens “Subhuman Inhuman Superhuman” MOSTRA


MOSTRA

D

opo l’acclamata recente mostra al MOCA di Los Angeles, che si è focalizzata esclusivamente sul furniture design di Rick Owens, la Triennale di Milano rinnova il suo appuntamento con il segmento moda e fino al 25 marzo 2018 ospita “Rick Owens. Subhuman Inhuman 54


MOSTRA

Superhuman”: un’esposizione che ha il sapore di un tributo e che vuole celebrare non solo la straordinaria carriera del visionario designer, ma anche il suo visivo eterogeneo linguaggio artistico. Owens, che ha sempre lavorato riconoscendo e mettendo in risalto attimi di bellezza

solitamente trascurati, dichiara: “I vestiti che faccio sono la mia autobiografia. Sono la serena eleganza a cui tendo e sono i danni che ho fatto lungo la strada. Sono un’espressione di tenerezza e di ego furente. Sono un’idealizzazione adolescenziale e la sua inevitabile disfatta”. 55


MOSTRA

Lo spazio espositivo è stato trasformato dall’artista in un percorso coinvolgente che si muove attraverso due decadi d’inesauribile creatività: una selezione dei suoi abiti, oggetti, accessori, mobili, fotografie e immagini in movimento sono esposte e connesse attraverso una spettacolare installazione site-specific da lui creata per l’occasione. La scultura assume la forma di una gigantesca struttura materica che unisce cemento, gigli, sabbia dell’Adriatico e capelli dello stesso stilista e diviene metafora dell’eterno e primordiale impulso creativo che porta avanti l’umanità, nel bene e nel male. Un’opera “ingombrante” che Owens motiva così: “Volevo prendere ciò che un mondo sprezzante 56

può deridere per trasformarlo in qualcosa di buono, empatico, gentile ed inclusivo, se riuscirò mai ad offuscare anche solo leggermente i rigidi parametri di ciò che è considerato bello o accettabile dalla nostra generazione, sentirò di aver contribuito ad un potenziale cambiamento positivo di questo mondo”. Del resto Rick Owens ha fatto della provocazione intelligente il suo cavalo di battaglia, un mezzo e uno strumento non dedito al chiacchiericcio spiccio, ma fonte e origine di un atteggiamento e modo di pensare che vuole accompagnare l’osservatore a guardare oltre gli schemi e le apparenze e al di là dello sconvolgere c’è il desiderio di confondere la psiche per portarla a porsi



MOSTRA

delle “nuove” domande. La sua è una simmetria dove ingovernabilità e armonia e sovversivismo e ordine, condividono lo spazio e il tempo circostante. Nato a Porterville, California, il progettista ha lanciato nel 1994 la linea che porta il suo nome. La sua prima sfilata a New York è stata sostenuta da Anna Wintour. Nel 2003 si è trasferito a Parigi, città che è diventata il centro operativo della sua attività e nel luglio 58

del 2005 ha presentato una collezione di arredi realizzati in compensato grezzo, marmo e corna di alce americano, successivamente esposta al Musée d’Art Moderne di Parigi e al Museum of Contemporary Art di Los Angeles. Nel giugno 2017 è stato insignito dal Council of Fashion Designers of America con il Lifetime Achievement Award, dopo aver già conseguito nel 2002 il Perry Ellis Award for Emerging Talent. Nel 2007 è


stato premiato con il CooperHewitt National Design Award e il Fashion Group International Rule Breaker Award. “Rick Owens. Subhuman Inhuman Superhuman” presenta anche uno speciale box in edizione limitata, prodotta da Electa, contenente testi, immagini tratte da collaborazioni con fotografi, oggetti e il profumo inedito di Rick Owens allo zibetto e ambra grigia.

“Rick Owens Subhuman Inhuman Superhuman” Fino al 25 marzo 2018 Proposta e presentata da Eleonora Fiorani Triennale di Milano, Viale Alemagna 6 Milano Info +39 02 724341 triennale.org

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Baroque White Dusk Photos by Azzurra Piccardi Styling by Maison Bizzarre Susanna Fabbrini make-up, hair and concept by Silvia Gerzeli

Bustier top and cage crinoline MAISON BIZARRE Shirt ZARA Jeans DAVI’S JEANS



Bustier top MAISON BIZARRE Shirt ZARA


Bustier top and cage tournure MAISON BIZARRE Blouse ZARA Jeans MISS SIXTY


Renaissance top and gown MAISON BIZARRE Babydoll OCCHIVERDI


Corset MAISON BIZARRE


Medieval dress MAISON BIZARRE 90’s vintage demin blouse Shorts BERSHKA


Corset and ruff MAISON BIZARRE Jeans DAVI’S jeans blouse ZARA


Renaissance dress and belt MAISON BIZARRE Chemise dress SAMSØE & SAMSØE




Robe Andrienne MAISON BIZARRE 90’s vintage shirt Shorts BERSHKA


Tailcoat MAISON BIZARRE Tights CALZEDONIA



Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Blush: Nars liquid Orgasm Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Nars Rendevous + Your Move – Man Ray Palette Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Gloss: Bobbi Brown Crystal Lip Gloss

Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Blush: Nars liquid Orgasm Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: MAC Prolongwer Paint Pot Quite Natural + Christian Dior Montagne Palette Eyebrows: MAC Brow Mascara transparent Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Gloss: Bobbi Brown Crystal Lip Gloss Bodypainting: MAC Full Coverage White

Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Blush: Nars liquid Orgasm Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Nars Play Me – Man Ray Palette Eyebrows: MAC Brow Mascara transparent Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lispstick: Nars Satin Lip Pencil Isola Bella + Golshan

Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Blush: Nars liquid Orgasm Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: MAC Prolongwer Paint Pot Quite Natural + Nars Rendevouz Man Ray Palette Eyebrows: MAC Brow Mascara transparent Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lipstick: Nars Velvet Lip Glide – Unspeakable

Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Blush: Nars liquid Orgasm Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: MAC Prolongwer Paint Pot Quite Natural + Nars Rendevouz Man Ray Palette Eyebrows: MAC Brow Mascara transparent Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lipstick: Nars Velvet Lip Glide - Unspeakable

Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick + MAC Full Coverage White Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Nars Your Move + Nars Tryst – Nars Man Ray Palette Eyebrows: MAC Brow Mascara transparent Eyepencil: Urban Decay Waterline Eye Pencil Legend Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Pencil: Nars Velvet Gloss Lip Pencil Baroque

Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick + MAC Full Coverage White Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Nars Your Move + Nars Tryst – Nars Man Ray Palette Eyebrows: MAC Brow Mascara transparent Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Pencil: Nars Velvet Matte Lip Consuming Red


Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Blush: Nars liquid Orgasm Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Nars Play Me – Man Ray Palette Eyebrows: MAC Brow Mascara transparent Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip

Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Blush: Nars liquid Orgasm Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Nars Play Me – Man Ray Palette Eyebrows: MAC Brow Mascara transparent Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip

Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Blush: Nars liquid Orgasm Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Nars Regal Blue – Narsissist L’Amour palette Drops: MAC Chromacake Marine Ultra + Pure White Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Gloss: Bobbi Brown Crystal Lip Gloss

Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick + MAC Full Coverage White Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Nars Your Move + Nars Tryst – Nars Man Ray Palette Eyebrows: MAC Brow Mascara transparent Eyepencil: Urban Decay Waterline Eye Pencil Legend Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Pencil: Nars Velvet Gloss Lip Pencil Baroque

Photos by Azzurra Piccardi - www.azzurrapiccardi.com Retouch by Azzurra Piccardi / Alex Maior - www.alex-maior.com Styling by Maison Bizzarre Susanna Fabbrini - www.maison-bizarre.it Make-up, hair and concept by Silvia Gerzeli - www.silviagerzeli.com Make-up assistants: www.newlineacademy.it Models: Carla and Benedetta @AllureModelsAgency - www.alluremodelsagency.com Location: Armonie di Villa Incontri - www.villaincontri.com Flower designers: facebook.com/pg/Il-Campo-dei-Cucchi e www.fiorialbano.it




Moutard for Boivin: Pineapple brooch, c. 1940 ruby, peridot, diamond, platinum, yellow gold Image courtesy of Pat Saling, New York


Marie-Antoinette necklace - white talosel encrusted with pink mirrors, courtesy of Marie Laure Bonnaud Vautrin; photography by Jean-Claude Marlaud


JEWELS

Moutard for Boivin: noeud de passementerie earclips, c. 1945 sapphire, diamond, yellow gold, image courtesy of Christies Inc.

L

a pubblicazione Women Jewellery Designers, scritta dalla popolare gemmologa e autrice di talento Juliet Weir-de La Rochefoucauld, racconta, attraverso l’ausilio di splendide immagini e di accurate e minuziose ricerche, il lavoro dei designer di gioielli nel corso del 20° secolo fino ad oggi. Il progetto editoriale, edito da Susannah Hecht, è di alto prestigio: oltre a vantare un formato importante, 275 x 325 mm, è a rilegatura laminata ed è custodito in una rigida custodia che ne conserva l’innata classe. A prima vista la copertina richiama immediatamente l’attenzione grazie ad una collana decorata ispirata all’Art Déco creata dall’artista russa Olga Tritt, che risplende di strati di diamanti e di acquemarine incastonati su uno sfondo bianco minimale. L’interno, composto da 360 pagine di puro e prezioso brilluccichio, non inganna le attese e conserva ben 612 fotografie suddivise in tre differenti segmenti tematici. La prima parte del volume si sofferma e analizza la straordinaria effervescenza artistica antecedente e a cavallo tra le due guerre mondiali tra cui: la leggendaria mostra Bijoux de Diamants di Gabrielle “Coco” del 1932, l’ascesa di Jeanne Toussiant - direttore artistico di Cartier dal 1933 al 1978 e creatore del famoso Cartier pantera, il percorso di Suzanne Belperron e di Juliette Moutard, entrambe acclamate e fortemente volute dalla casa francese di gioielli René Boivin. Un appunto: è bene ricordare che prima dei due conflitti internazionali l’industria dei preziosi era dominata principalmente da disegnatori maschi, anche se i gioielli erano quasi esclusivamente indossati dalle donne, e le creatrici femminili hanno dovuto sgomitare per riuscire ad affermarsi nel settore. 80


Boucheron: Ivy ring - diamond, white gold


Gold ring and Disk link necklace, c. 1962 mother-of-pearl, cabochon aquamarine, onyx, gold, image courtesy of the Worshipful company of Goldsmiths, London


Les filles de Zeus bracelet - bronze gilt courtesy of Marie Laure Bonnaud Vautrin. Photography by Jean-Claude Marlaud


JEWELS

Moutard for Boivin: Coq (Cockerel) brooch, c. 1944-calibre-cut sapphire, calibre-cut ruby, natural baroque blister pearl (240 grains), diamond, platinum, yellow gold Image courtesy of David Morris, Historical Design Gallery, New York

La seconda parte libro racconta gli anni del dopoguerra, periodo contraddistinto da un’esplosione di creatività, e ripercorre i cambiamenti nella ricerca e nella forma del gioiello nel corso del 20° secolo e in modo particolare strizza l’occhio alle donne ideatrici che stanno o hanno giocato un ruolo di spicco nella progettazione dei preziosi come Elsa Peretti, Marina B, Viviana Torun e Nanna Ditzel per Georg Jensen. A tal proposito l’autrice afferma: “Ho cercato di includere le donne che hanno lasciato un segno indelebile nel design del gioiello, coloro che hanno contribuito alla sua storia anche quando il loro lavoro non è stato realizzato con materiali nobili”. La terza parte del volume esplora il lavoro di una vasta gamma di progettisti attuali e pone l’accento sul loro background, il DNA, l’ispirazione e l’influenza che caratterizza il loro operato. Questa parte mostra chiaramente la diversità degli stili, l’alta qualità prodotta oggi dalle donne designer sul palcoscenico internazionale della gioielleria e pone sotto i riflettori i nomi di Alexandra Mor, Victoire de Castellane per Dior, Cindy Chao, Monique Pean, Jacqueline Cullen e Claire Choisne per Boucheron. Women Jewellery Designers trasuda storia e racconta in tutta la sua straordinaria bellezza non solo la blasonata scalata delle leggendarie maison di gioielli come Cartier, Bulgari e Tiffany & Co., ma racconta e dà lustro anche alle storie degli eroi sconosciuti come Meta Overbeck, un talentuoso smaltatore che è stato a capo del dipartimento di gioielli di Tiffany dal 1914 al 1933. In fondo non c’è nulla di più prezioso della storia e della vita di ogni singola persona. 84


Cuff – jet, champagne-coloured diamond, electroform yellow gold

Women Jewellery Designers Di: Juliet Weir-de La Rochefoucauld Edito da: Susannah Hecht Misure: 275 x 325mm Pagine: 360


It’s just my way of expressing myself Photos by GIULIA SALVADORI Styling by ALESSANDRA BLOOM


Total look blue lingerie CHANTAL THOMASS Snake blue ring PEPPER CHOCOLATE Blue and gold bracelet MILANO BIJOUX Foulard HERMES


Total white lingerie look “Tombeuse” with Swarowsky details CHANTAL THOMASS Earrings and bracelet PEPPER CHOCOLATE Stockings CALZEDONIA


Black and pink “grain the folie” corset CHANTAL THOMASS Earrings SWAROWSKY Black sandals GEDEBE


Black “Fashination” corset, bra and thong CHANTAL THOMASS Blue and white crystals earrings MILANO BIJOUX transparent black socks with dots CALZEONDIA “Disco” sandal OSCAR TIYE


Black “Tentation” transparentbra and thong CHANTALTHOMASS Snake blue ring by PEPPER CHOCOLATE Three gold bracelets with romans number MILANO BIJOUX Blue and gold bracelet MILANO BIJOUX Gold hoopearring from the stylist’s archive


Black “Tentation” transparent body with thong CHANTAL THOMASS “Dafne mule” pair of jewelry sandals GIANNICO Black crystals earrings MILANO BIJOUX Transparent black stockings CALZEDONIA


Total look blue lingerie CHANTAL THOMASS Snake blue ring PEPPER CHOCOLATE Blue and gold bracelet MILANO BIJOUX. Completes the outfit a blue and white Foulard HERMES


Black “Fashination”corset, bra and thong CHANTAL THOMASS Blue and White crystals earrings MILANO BIJOUX Photos by Giulia Salvadori Styling & Art Direction by Alessandra Bloom www.cornefashionmanagement.com Production by Corne Fashion Management www.cornefashionmanagement.com Make-up artist: Raffaele Romagnoli www.romagnolimakeup.com Hair stylist: Martina Russo www.martinarusso05.wixsite.com Model: Fanny Buchhloz @Elite Models Management www.elitemodel.it




COSTUME

Le mille storie delle calze

C

alze, che passione! Sono diventate negli ultimi anni un accessorio indispensabile, iconico e mai fuori moda. Portato ai piedi da tutti e tutte in diverse occasioni, da quelle più formali a quelle più informali, portate con disinvoltura ed estremo gusto. Dalle passerelle allo street style di ogni capitale della moda sono state grandi protagoniste indossate da fashion blogger, influencer e persone comuni. Si tende molto spesso a pensare che non ci sia una lunga storia dietro le calze come ad esempio può esserci dietro ad un cappotto o un pantalone che nel corso dei decenni hanno subito cambiamenti ed evoluzioni differenti segnando un’epoca e affermandone un’altra. Allo stesso tempo, anche questo accessorio che ha fatto la sua prima comparsa nel lontano Medioevo, a seconda dei fatti storici a cui ha partecipato è stato presente in più svariate forme.


COSTUME

All’epoca dei Sumeri le calze erano lunghi gambali di tela che comprendevano anche il piede e una suola di cuoio. Successivamente, nell’epoca greco-romana, i ‘‘tibiales’’ ossia fasce di tessuto a maglia in cotone o lana, arrotolate intorno alla gamba, potremmo definirli I primi scalda muscoli, facevano parte del guardaroba di soldati e gladiatori ed erano sorretti da cinturini e slegacci di cuoio e privi di suola. All’epoca dei barbari prendono il nome di ‘bracae’: disponevano di un’allacciatura più complessa, ma non ci sono tante fonti che ne raccontano la storia. È forse nel Medioevo che si ha la nascita della calza interpretata e concepita per l’utilizzo simile a quello di cui ne facciamo noi oggi. I materiali usati erano la seta, ma anche la lana. Nel Quattrocento, periodo in cui la rivoluzione del costume maschile fu innescata proprio dalla calza che diventò un capo importante abbinato alle tuniche, alle gonne, alle camicie lunghe, in pratica una sorta di pantalone attillato che copriva le gambe lasciando intravedere le forme perfette e scolpite del corpo. Le calze-brache erano realizzate con colori sgargianti di solito a contrasto e molto forti come il nero-bianco, rosso-verde oppure viola-blu. 98


COSTUME

Quelli sono gli anni di una grande realizzazione artigianale, infatti nacque anche il primo abbozzo di calzamaglia elasticizzata grazie all’impiego dell’intreccio a maglia. Presero il nome di calze “ad ago” permettendo quell’elasticità e quell’ aderenza che nessuna stoffa poteva dare. Questo tipo di indumento a calza era destinato esclusivamente a persone d’alto rango, come ad esempio gli ecclesiastici. Le persone normali continuavano ad indossare calze tagliate nella pezza del tessuto e poi cucite e, anche se le cuciture erano eseguite con cura particolare, formavano facilmente pieghe e si rimborsavamo molto facilmente a causa del fatto che non era ancora stato inventato l’elastico: per questo motivo erano particolarmente scomode. Nel Rinascimento si realizza l’epoca d’oro per le calze, che furono create in svariati materiali come cotone, seta, pelo di coniglio, d’angora alpaca e cashmere. Venivano tinte in capo e molto spesso erano anche ricamate a mano per dare loro un

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COSTUME

effetto pregiato e finissimo di alta qualità. In questo frangente storico cambiarono la loro lunghezza diventando lunghe sino alla vita prendendo la sembianza di una vera e propria calzamaglia: da questo momento si differenzia la moda femminile da quella maschile così che ogni sesso potesse avere il proprio indumento. Oltre a questo fatto gli uomini abbandonano la “gonnella” a favore delle calze, che diventano un indumento di forte richiamo sessuale: la maglia infatti fascia i muscoli delle gambe mettendoli in evidenza e i colori, le applicazioni pregiate, fanno della calza un indumento di massima aspirazione per tutte le classi sociali. Diventano così una forma di feticismo sessuale come ancora oggi lo rappresentano per alcuni. La moda maschile modificò la loro divisa accorciando così le brache al ginocchio, mettendo in mostra calze variopinte assicurate al ginocchio da nastri colorati. Questa nuova moda ebbe un successo strepitoso e diede un nuovo assetto alla linea dell’abito maschile. Con l’avanzare del XVII° secolo l’abbigliamento smorzò i suoi 100


COSTUME

toni e le appariscenti, colorate, bombate brachette furono abbandonate a favore di pantaloni più aderenti, sobri e meno colorati, sotto i quali anche le calze ridussero la varietà dei colori. Nel 1600, con il domino degli Spagnoli, tutto diviene in colori più cupi e prevale come colore il nero. Il Settecento dona vitalità e leggerezza e le calze diventano candide come segno di ozio, di massima eleganza di persone che fanno lavori “puliti” o al massimo si occupano di “negozi”. Bianche sono le calze semplici, ma elegantissime, che sfoggiano i personaggi aristocratici dei ritratti di Reynolds o di Gainsborough, bianche le calze di gentiluomini come Goethe che si fa immortalare sulla tela semisdraiato sullo sfondo della campagna romana. Di giorno si portavano bianche e di sera nere. Stenterete a credere che tra i più famosi produttori di calze c’è un personaggio che è entrato a far parte della storia ben due volte, si in quella della moda, ma anche in quella comune del tempo. Il suo nome originario è François-Marie Arouet, meglio conosciuto come Voltaire. Ultrasettantenne, caduto in disgrazia alla corte di Luigi XV, si rifugia

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in Svizzera e si mette a produrre calze di seta sfruttando, per venderle più facilmente, le relazioni di corte. Con la rivoluzione francese tutto ciò che è “fronzoli” viene eliminato, così i pantaloni vengono indossati sciolti e lunghi sino alla caviglia, le calze così nascoste s’intristiscono, diventano due tubi neri chiusi tra caviglia e scarpa, solitamente ben chiusa, alta e stringata. All’inizio del Novecento, diventando un dettaglio rilevante dello stile di un uomo, nascono nuovi sistemi di differenziazione; senza dare troppo nell’occhio si affermano i particolari che contano, le personalizzazioni minute: un disegno tono su tono, una costina sottile, un motivo leggero di baguette nuovi tipi di filato. Ad inizio secolo però anche le scarpe iniziano a cambiare e arrivano così scarpe più basse senza ghette. A causa di questo cambiamento la calza non è più considerata indumento di sotto ma di sopra: da qui nasce anche un galateo della calza che sancisce che la calza è quel dettaglio in genere che rivela l’eleganza vera quella innata che non si può acquistare in nessun negozio. I futuristi come Giacomo Balla, Fortunato Depero, Filippo Tommaso Marinetti e Ernesto Thayath erano soliti portare calze spaiate. Lo facevano per dimostrare un cambiamento verso l’apatia sociale, oggi invece si dice che chi le indossa spaiate è 102


tipico di persone sicuramente disordinate, a volte inquiete, caratteristiche che spesso contraddistinguono gli animi artistici. Per Andy Warhol non era insolito uscire con calze spaiate e come lui altri pittori, attori e scrittori che per distrazione o per scelta aggiungono questa piccola nota di eccentricità al loro abbigliamento. Tra le persone che, al contrario, erano molto meticolose nella scelta delle calze c’era Luigi XVI che nell’abbigliarsi prima di andare al patibolo disquisiva con il suo cameriere Cléry sul colore delle calze da indossare. Le voleva di tono austero, adatto alla “seria” funzione cui era destinato. L’aneddoto è tratto dal catalogo del Piccolo Museo Storico della Calza, un tempo esposto da Pilade Franceschi in via Manzoni 16 a Milano. Tra le calze da uomo custodite nella raccolta c’erano quelle appartenute a Voltaire che amava sferruzzarsele

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COSTUME

a mano personalmente, e quelle dell’ammiraglio Nelson di cui si narra la visita al fornitore di calze dopo la battaglia di Tariffe in cui aveva perso un braccio. Al bottegaio che gli manifestava il rammarico per l’amputazione sembra che l’ammiraglio abbia detto: “Meno male per voi che non si è trattato di una gamba se no ora avrei bisogno di metà delle calze che sto per acquistare”. L’attenzione per la calza non è una prerogativa del passato. Ronald Reagan, ad esempio, al discorso inaugurale della presidenza degli Stati Uniti, ha voluto indossare un paio di calze ad intarsio da lui considerate un portafortuna. Come abbiamo visto le calze femminili sono poco presenti nella storia del costume: la loro comparsa la fanno negli Venti ed erano di seta pregiata e ricercatissima. Nel 1959 da parte di Allen Grant Sr. Che inventò i collant in nylon. Assomigliavano a quelle calze-brache che erano state inventate nel Medioevo. I collant coprivano entrambe le gambe. Vengono cucite assieme tramite una specie di tassello igienico, una sorta di mutandina oppure una guaina che costituisce la parte superiore e che serve per rendere superfluo

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l’utilizzo di reggicalze oppure della giarrettiera. Molti trovano i collant molto più comodi delle calze. I collant sono rimasti nell’immaginario comune come emblema di eleganza e raffinatezza. Ciò ha portato ad un rapido declino delle calze, in particolare negli anni ‘60, quando le donne iniziarono ad indossare la minigonna. Oggi diventate anche componente di eleganza: ad esempio Calzedonia ha realizzato perfette calze-gioiello con applicazioni surrealiste e giocose. Ci accorgiamo così di quanto le calze come altri capi d’abbigliamento possano avere una storia travolgente, unica, ricca di fatti segreti e privati che sono cuciti e realizzati in calze che non possono parlare ma solo trasmettere emozioni. Michele Vignali

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BARBIE ON TOUR Photos by Yves Kortum Styling BY Dominique Taylor

Total look ETIENNE JEANSON PARIS Shoes CHRISTIAN LOUBOUTIN PARIS


Top en chaines metal SIMON AZOULAY PARIS Jupes CUI R ROYAL


Latex body & stockings LADYLIKE LATEX Coat CHANEL Shoes CHRISTIAN LOUBOUTIN PARIS


Top ETIENNE JEANSON PARIS Latex skirt LADYLIKE LATEX Shoes GIUSEPPE ZANOTTI


Dress UNA BURKE LONDON Shoes GIORGIO ARMANI


Total look ETIENNE JEANSON PARIS


Skirt THE KOOPLES Blouse CELINE PARIS Käppi ETIENNE JEANSON PARIS


Total look ETIENNE JEANSON PARIS


Dress MARINA HOERMANSEDER Shoes GIUSEPPE ZANOTTI


Trench BURBERRY Stockings CERVIN PARIS Garters and bra MISE EN CAGE PARIS Shoes CHRISTIAN LOUBOUTIN PARIS Photos by Yves Kortum Styling by Dominique Taylor Make-up and hair: Natalia Goff Model: Adela-Marinela Fort


Mr. Exposito Photos by Stéfanie Renoma Styling by Raphael Say

Jacket RENOMA jewels LEKA




Total look RENOMA Bracelet LEKA


Jewel CHRISTOPHE LEKA PARIS



Neck top RENOMA jewels LEKA


Smoking RENOMA Necklace LEKA Belt ARMANI


Pant RENOMA


Jewel CHRISTOPHE LEKA PARIS Glasses CHANEL Photos by Stéfanie Renoma Styling by Raphael Say Fashion assistant: Lukah Dito Make-up: Yazid Mallek Model: Juan Carlos Exposito


‘Revolution’, Alan Aldridge/Harry Willock/Iconic Images, 1968


Revolution MOSTRA

Musica e ribelli 1966-1970 Dalla Londra dei Beatles a Woodstock



Left: Poster di The Crazy World of Arthur Brown at UFO, 16 and 23 Giugno 1967, Hapshash and the Coloured Coat (Michael English & Nigel Waymouth) © Victoria and Albert Museum, London Right: Lennon, Kaleidoscope Eyes, 1967, ideato da Larry Smart © Private Collection/Bridgeman Images


MOSTRA

Il primo Earth Day, New York, 22 aprile 1970 (Photo by Hulton Archive/Getty Images)

P

arole come pace, libertà e diritti uguali per tutti hanno da sempre un forte significato, ma nel corso della storia c’è solo un periodo dove questi termini hanno mosso e smosso le vite di quella generazione e, a cascata, quelle di tutti noi; stiamo parlando degli anni a cavallo tra il 1966 e il 1970. Ed è proprio a questo densissimo e breve ciclo che la mostra “Revolution. Musica e ribelli 1966-1970 Dalla Londra dei Beatles a Woodstock” strizza l’occhio. Ecco che dopo il successo ottenuto al Victoria and Albert Museum di Londra e a Montréal- Canada, l’appuntamento approda in Italia, fino al 4 aprile 2018, negli spazi del capoluogo meneghino della Fabbrica del Vapore. Protagonisti dello sfoggio sono oltre 300 fra oggetti di moda, design, film e canzoni che con la loro verve sono diventati dei veri portavoce di un messaggio in grado di rievocare energie mai perse nel tempo. Attenzione, questa non è una mostra su un periodo storico, una moda, uno stile o un genere musicale, bensì è una collettiva su una delle cose più fragili e allo stesso tempo più resilienti e durature che esistano sulla faccia di questo pianeta: un’idea. L’idea di Rivoluzione. Rivoluzione è l’idea che scoprire le gambe sia il punto di partenza per liberare le nostre ipocrisie, e lasciare che ognuno possa vivere la vita che vuole nel segno del sesso che desidera; che il colore della pelle sia meno importante delle parole che 130

Vestito fatto da Marijke Koger dei The Fool, 1967-­68 © Victoria and Albert Museum, London

Abito di John Lennon per Sgt. Pepper, 1967 © Victoria and Albert Museum, riprodotto con il permesso di Yoko Ono Lennon


MOSTRA

Jimi Hendrix al Piper di Milano, 1968 © Renzo Chiesa

La Swinging London È l’aprile del 1966 quando Londra viene ribattezzata dal Time “The Swinging City”, per tutti poi Swinging London. Nella capitale britannica si stava attuando una vera rivoluzione sociale e artistica. I nuovi negozi di moda, come Bazaar a King’s Road e Biba a Kensington, erano il ritrovo dei giovani che vi trovavano coloratissimi vestiti, armatura tattile delle nuove istanze culturali. Twiggy e Jean Shrimpton indossavano le prime minigonne, che scoprivano le gambe e aprivano la testa. Fotografi, artisti impazzavano sulla scena e cambiavano le pagine delle riviste culturali, mentre nell’aria si diffondeva la musica dei Beatles, dei Rolling Stones e degli Who. Troviamo qui esposte copertine di riviste come Time e Observer, poster con LP dei Beatles o di Dylan, celebri fotografie di Twiggy

Beatles a casa di Brian Epstein, Linda McCartney, 1967 © MPL Communication. Riprodotta con il permesso di Paul McCartney

Djinn Easy Chair, disegnata da Oliver Mourgue, prodotta da Airborne, 1963 © Victoria and Albert Museum, London

Poster di Che Guevara da una fotografia di Alberto Konda, ideato da Osiris Visions Ltd, fine anni ’60 © Victoria and Albert Museum, London


Left: Installazione immersiva “Cave� al Riverside Museum, New York, 1966 (Photo by Yale Joel/The LIFE Picture Collection/Getty Images) Right: Libertad para Angela Davis poster, 1971, ideato da Felix Beltran



Rev. Dr. Martin Luther King Jr. a United Nations Plaza, 15 Aprile 1967, © Christian Science Monitor

Lato A e B dell’album Cheap Thrills dei Big Brother and The Holding Company, 1968

offendono la nostra dignità di qualunque colore siano; che la tecnologia ha senso solamente se fa rima con democrazia; che la musica sia una voce, un grido, un manifesto e infine un mezzo per cambiare quello che non funziona perché non fa del bene al nostro vivere collettivo e che un disco che gira sia in realtà un ufo che trasporta la coscienza e la conoscenza tra le persone e persino tra le generazioni. Revolution è un’idea che nasce quasi contemporaneamente in differenti parti del mondo, ma che certamente trova i suoi poli generativi nella Londra che presto diventa Swinging London, e nella West Coast libertaria e pacifista di San Francisco, passando anche attraverso un’Italia liberata e ricostruita che finalmente pensa al futuro. “La Rivoluzione nella moda – dichiara Clara

Fotografia della sezione ‘‘Swinging London’ dalla mostra al V&A © Victoria and Albert Museum, London

Tosi Pamphili, una dei curatori della mostra insieme a Victoria Broackes, Geoffrey Marsh, Francesco Tomasi e Alberto Tonti - è il segno più visibile del cambiamento di quegli anni, il modo più immediato per comunicare agli altri le proprie scelte: il rifiuto delle regole imposte, la volontà di non essere come i padri e le madri. Le gambe scoperte delle ragazze e i capelli lunghi dei ragazzi manifestano quotidianamente la voglia di restare bambini e selvaggi, il corpo è privo di costrizioni sotto abiti minimal geometrici o lunghe silhouette che scivolano addosso lasciando libero ogni movimento. In mostra l’espressione del tempo anche nella moda italiana: insieme alle immagini di Blow Up e dentro Carnaby Street una serie di abiti evidenziano l’emulazione ma anche la capacità artigianale, unica del made in Italy, che crea la trasgressione senza mai dimenticare la qualità”. Sono ben sette le sezioni in cui si sviluppa la mostra milanese, scopriamole insieme. Fotografia della sezione ‘Consumerism’ dalla mostra al V&A © Victoria and Albert Museum, London

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MOSTRA

Ritratta da Cecil Beaton o di band come Still, Nash & Crosby, i Beach Boys, i Rolling Stones, disegni di abiti, costumi coloratissimi o dai tagli eccentrici, vestiti, cartoline, illustrazioni, canzoni autografe di musicisti come Lennon, inviti di gallerie a happening ed esempi di riviste d’arte, fotografie dal set di Blow up, film realizzato nel 1966 da Michelangelo Antonioni che oppone il fascino e il successo alle angosce esistenziali del protagonista, alla ricerca di un senso della vita più profondo.

Il pubblico di Woostock Music & Art Fair, Bethel, New York, 15 agosto 1969 (Photo by Baron Wolman/Getty Images)

Lato A dell’album Wow/Grape Jam dei Moby Grape, 1968

Lato A dell’album Ssssh dei Ten Years After, 1969

Musica e contro-cultura Musica, arte, cinema, letteratura e cultura under ground vivevano una stagione di sperimentazioni continue, non di rado frutto di droghe assunte con lo scopo di allargare e potenziare la mente. Le religioni esotiche impazzavano, così come i club psichedelici tipo l’UFO o il Roundhouse di Londra, luogo prediletto di ritrovo per artisti e designers che davano vita a spettacoli di luce, e dove, oltre alla musica, si proiettavano film avant-garde o si assisteva a nuove performance di danza. Questa sezione si snoda tra costumi storici dei Beatles, poster dei loro primi concerti, poster di altri celebri cantanti come Frank Zappa, copertine di LP, testi di canzoni autografe come quello di Lucy in the Sky with Diamonds, locandine di concerti di Jimi Hendrix, immagini psichedeliche dei quattro di Liverpool realizzate dal noto fotografo Richard Avedon, testi e illustrazioni di giornali di propaganda hippie o di danze mantra-rock, bollettini come APO-33 di William S. Burroughs, sculture tribali e maschere indiane, fumetti, modellini di Harley Davidson, la moto simbolo di libertà. Power to all people - Voci del dissenso La scintilla del ‘68 è partita dalla Francia dove operai, studenti, lavoratori fianco a fianco nelle strade scioperavano e manifestavano contro un governo vecchio e passatista. Di lì prese fuoco l’intera Europa generando una battaglia politica e ideologica contro le istituzioni in generale per ottenere leggi e vita adeguate al cambiamento già in atto nella società occidentale. In questa sezione di mostra si potrà capire quali sono state e come si sono espresse le azioni degli attivisti che hanno portato a diritti oggi consolidati e alla realizzazione di quegli ideali. Esposti dunque oggetti legati al mood politico: poster che inneggiano alla solidarietà con soldati di colore, contro l’oppressione, contro la guerra, per la libertà delle donne, per un mondo più sano ed ecologico, contro la guerra in Vietnam, per la sessualità libera di gay e lesbiche; poster di Lenin, Marx, Stalin, pro rivoluzione cinese; disegni come il celeberrimo War is over di Lennon e Yoko Ono, caricature e disegni 135


Left: Poster di Jimi Hendrix, 1967, ideato da Larry Smart © Victoria and Albert Museum, London Right: Aubrey Beardsley,The Climax, 1907 Stampa su carta © Victoria and Albert Museum



Preparativi dei Merry Pranksters per la festa Acid Test Graduation, San Francisco, California, ottobre 1966. (Photo by © Ted Streshinsky/CORBIS/ Corbis via Getty Images)

di gruppi studenteschi di protesta, distintivi rivoluzionari; giornali del maggio francese illustrati da Roland Topor, costumi e manifesti di soldati americani nella guerra in Vietnam, fotografie delle persone uccise e burattini che rappresentano quel massacro, poster del movimento afro delle Black Panthers, scatole di pillole anticoncezionali. Costumi e consumi I costumi si adeguavano ai consumi. La crescita, che dal dopo guerra non si era arrestata ed anzi aumentava, si traduceva nel consumismo, spesso accompagnato dall’orgoglio patriottico delle aziende che costruivano oggetti e prodotti tecnologici destinati al mercato di massa. Milioni di visitatori-consumatori si accalcarono all’esposizione universale del 1967 a Montréal per ammirare e poi acquistare questi prodotti. La diffusione sempre più capillare delle televisioni portò nelle case aggiornamenti in tempo reale sulla guerra in Vietnam e l’atterraggio dell’uomo sulla Luna. Le missioni spaziali e le Expo sono i simboli di una nuova visione modernista, il cui declino avvenne alla fine di una decade in cui vi era un crescente interesse verso la politica da parte dei giovani. La disillusione si estese verso la pubblicità, anche se le agenzie corteggiavano il mercato giovane e alla moda. Qui sfilano i costumi dei Beatles per i loro celebri album o film, come All you need is love, la famosa lingua dei Rolling Stones, copertine di album in luoghi esotici, pubblicità di nuovi prodotti dal design ultramoderno, vestiti illustrati con gli stessi prodotti come le celebri zuppe Campbell, occhiali da sole avveniristici, oggetti innovativi di arredamento come la Globe Chair di Eero Aarnio, la Djinn Chair di Olivier Mourgue o la Chair di Gaetano Pesce, e ancora vestiti, poster e giocattoli spaziali ispirati dalla scoperta della Luna.

Lato A dell’album Underground con i Pink Floyd/Chocolate Watchband/Jake Holmes/ Kim Fowley, 1969

Lato A dell’album Disraeli Gears dei Cream, 1967

The summer of love Ecologismo e rivoluzione digitale sono tra le eredità lasciate dal movimento hippie e dalle comuni che nascevano ogni giorno, soprattutto in California e in tutta la West Coast americana. Un modo di vivere alternativo che, attraverso la liberazione sessuale, il rifiuto 138

Lato A dell’album West Coast Love In con Various Artists, 1967


MOSTRA

John Lennon e Yoko Ono a letto nella Presidential Suite dell’Amsterdam Hilton Hotel, 25 marzo 1969 © Bettmann

delle regole e dell’autorità imposta, propugnava una filosofia che aveva al centro non solo il ritorno alla terra ma la sua salvaguardia attraverso una divisione equa delle risorse fisiche. La conoscenza e la consapevolezza uguale per tutti erano la base su cui si fondava un futuro migliore, paritario ed equo. Questa ideologia ispirò non solo la fondazione di Greenpeace e l’istituzione dell’International Earth Day nel 1970, ma anche i primi pionieri del personal computing moderno. La West Coast vide la prima dimostrazione di computer nel 1968, durante la quale furono presentati il primo mouse, l’ipertesto e la videoconferenza. Sono qui esposti esemplari dei primi mouse e calcolatori elettronici oltre che trattati e libri sull’utilizzo ecologico del pianeta. Woodstook e la cultura dei festival La città era il luogo delle idee ma anche delle istituzioni e dei consumi. La campagna sembrava un eden in cui rigenerarsi, ascoltando musica, ballando e assumendo un atteggiamento libero e libertino che ribaltava lo stile di vita conservatore delle generazioni precedenti. Folle enormi di persone, hippie e non solo, si davano appuntamento in quelli che sono passati alla storia come i primi festival culturali. Il più iconico di tutti resta Woodstock del 1969: tre giorni di pace, musica e molto altro, divenuti il simbolo della controcultura e del pensiero politico e filosofico degli anni ’60. Stokely Carmichael (1941-­1998), attivista americano nel movimento per i diritti civili. Londra, UK, luglio 1970 (Photo by Bentley Archive/Popper foto/Getty Images)

Iggy Pop durante un concerto a Crosley Field, Cincinnati, Ohio, 23 giugno 1970 (Photo by Tom Copi/ Michael Ochs Archive/ Getty Images)

In questa sezione troviamo costumi e cappelli stravaganti indossati ai festival, distintivi e poster che inneggiano alla tutela dell’ambiente, il testo originale di Essay on Utopia di Dennis Hopper, la lettera di Paul McCartney in cui annuncia lo scioglimento dei Beatles, riviste e fumetti contro l’establishment, fotografie su Woodstock, programmi, mappe e biglietti per accedere all’Isola di Wight, riviste dedicate al più grande raduno musicale organizzato in Europa, contratti con artisti e lettere organizzative, strumenti musicali tra cui la celebre chitarra di Jimi Hendrix distrutta durante il Monterey pop festival, anelli e collane indossati dal grande rocker ai concerti. Woodstock – live experience Questo viaggio fatto di stimoli e storia si conclude in una sala immersiva che riporta lo spettatore al concerto più importante del secolo: Woodstock. Una sala con un prato e con dei cuscini dove basta sdraiarsi per soccombere al maxi schermo che sovrasta le pareti circondate da un impianto audio di altissima qualità, lasciando che negli occhi e nelle orecchie dello spettatore passino Janis Joplin, gli Who, Joe Cocker, Jimi Hendrix e gli altri artisti che hanno fatto la storia. 139


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SKATE PARK Photos by Olivier Brauman styling by Sylvie Portugal de Moura


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Dress ISTITUTO MARANGONI Blouse INGIE Pant JITROIS Shoes PIERRE HARDY Photos by Olivier Brauman - www.olivierbrauman.com Styling by Sylvie Portugal de Moura - www.sylvieportugaldemoura.com Make-up artist: Peggy Valor @backstageagency.fr Model: Carla Mattei @City Models Production & location: Belleville Films - www.bellevillefilms.com




FOTOGRAFIA

André Kertész

Un grande maestro della fotografia del Novecento

Nageur sous l’eau, Esztergom, Hongrie, 1917


Chez Mondrian, Paris, 1926


Ombres, 1912


L’ombre de la tour Eiffel, Paris, 1929


FOTOGRAFIA

A

ndré Kertész in più di cinquant’anni di carriera ha sempre utilizzato la fotografia come se fosse un diario visivo atto a rivelare la poesia dietro le semplici e anonime cose quotidiane, catturate attraverso prospettive uniche e rivoluzionarie. Ed è proprio a lui che Palazzo Ducale di Genova, dal 24 febbraio fino al 16 giugno 2018, dedica una retrospettiva curata, nientepopodimeno che, da Denis Curti. La mostra, in oltre 180 fotografie suddivise in tre sezioni, mette in risalto l’intero percorso artistico del maestro ungherese che ha passato tutta la sua vita alla ricerca dell’accettazione e del consenso della critica e del pubblico. La sua arte non si è mai avvicinata ad alcun soggetto politico ed è rimasta legata ai lati più semplici della vita quotidiana, con toni molto intimi e lirici. Soltanto gli ultimi anni della sua vita e quelli successivi alla morte segnano un rinnovato interesse verso degli scatti che riescono ad essere senza tempo. Nonostante la strada sia stata il soggetto principale delle sue fotografie, l’uomo non era interessato alla cronaca o agli eventi mondani, quanto alla possibilità di mostrare la felicità silenziosa dell’intimità quotidiana. Kertész ha mantenuto una linea poetica che lo tenne distante tanto dallo sperimentalismo di Man Ray, quanto dall’impegno sociale e politico che avrebbe avuto la sua definitiva consacrazione con la Guerra di Spagna del 1936. “La mia fotografia è veramente un diario intimo – disse - è uno strumento, per dare un’espressione alla mia vita, per descrivere la mia vita, come i poeti o gli scrittori descrivono le esperienze che hanno vissuto”.
L’artista ci lascia immagini che prediligono gli attimi e le emozioni passeggere, foto che vivono nel ricordo e che evocano ricordi come il profilo dei comignoli sullo sfondo del cielo e il gioco di doppi creato dall’ombra di una forchetta in un piatto; tutto con una capacità modernissima di reinventare il reale. Il fotografo francese Henri Cartier-Bresson, che ha contribuito a portare la fotografia di stampo surrealista ad un pubblico più ampio e pioniere del foto-giornalismo tanto da meritare l’appellativo di “occhio del secolo”, disse: “Qualsiasi cosa noi facciamo, Kertész l’ha fatto prima”. Quest’affermazione, considerando da chi è stata pronunciata, sottolinea in modo netto il lavoro, l’inventiva e la tecnica che André Kertész ha dato al mondo della fotografia e all’arte stessa. Tra le diverse dichiarazioni che l’uomo ha lasciato, questa è una di quelle che meglio riassume il suo operato: “Fotografo il quotidiano della vita, quello che poteva sembrar banale prima 161


Le marchĂŠ aux animaux, quai Saint-Michel, Paris, 1927-1928


Champs-ElysĂŠes, 1929


Nuage perdu, New York, 1937

Le Pont des Arts vu à travers l’horloge de l’Institut de France, Paris, 1929-1932

La Tulipe mélancolique, New York, 1939

di avergli donato nuova vita, grazie ad uno sguardo nuovo. Amo scattare quel che merita di essere fotografato, il mondo quindi, anche nei suoi squarci di umile monotonia. Sono nato chiuso, ma un chiuso aperto alla strada, ed ho cercato la felicità nel silenzio di un istante. Batteva intanto il cuore al tempo di un click. Ho cercato gli occhi innocenti, di cui ogni sguardo sembra il primo, le menzogne dietro la superbia ed i sorrisi fatui, fantasmi seduti al sole su delle vecchie sedie. Senza trucchi ho cercato di vedere, ho cercato di capire. Ho cercato di vedere, e quando ho capito, ho lasciato gli occhiali su un tavolo insieme alla pipa”.

con la quale documentò la vita di trincea e le lunghe marce, evitando gli aspetti più crudi della guerra. Finita la guerra si trasferì a Parigi nel 1925, e lì ebbe modo di conoscere e di frequentare gli artisti e gli intellettuali del momento come Mondrian, Picasso, Chagall che influenzarono e ispirarono il suo lavoro dell’epoca. Nel 1933 la rivista Le sourire gli offrì cinque pagine da riempire in piena libertà. Per l’occasione il fotografo ungherese - influenzato dal Surrealismo e vicino alla poetica cubista di Picasso, di Hans Arp e di Henri Moore - affittò uno specchio deformante da un circo e nel suo studio realizzò una serie di fotografie conosciute con il nome di “Distorsioni”. L’incontro del 1926 con Brassaï fu fondamentale per la carriera di quest’ultimo in quanto Kertész lo introdusse alla pratica fotografica. Nel 1928 acquistò una Leica ed insieme a Henri Cartier-Bresson iniziò a lavorare per la rivista Vu, antesignana dell’americana LIFE. Nel 1929 Kertész partecipò alla prima mostra indipendente di fotografia “Salon de l’escalier”, insieme a Berenice Abbott, Laure Albin-Guillot, George HoyningenHuene, Germaine Krull, Man Ray, Nadar e Eugène Atget.

Interessato alle nuove correnti artistiche americane, decise di accettare l’offerta di Erney Prince dell’agenzia Keystone, trasferendosi insieme alla moglie Elisabeth a New York, nell’ottobre del 1936. Il lavoro alla Keystone durò solo un anno. Le sue immagini non erano ben accette nel panorama fotogiornalistico statunitense, che richiedeva uno stile rigoroso e didascalico.
 Lavorò come freelance collaborando per molte riviste, tra cui Harper’s Bazaar, Vogue, Town and Country, The American House, Coller’s e Coronet, Look. Costretto a stare in casa per problemi di salute, e affascinato dalla vista fatta di tetti e strade sul Washington Square Park, Kertész cominciò a fotografare dalla finestra di casa riuscendo a cogliere i momenti intimi delle persone che attraversavano la piazza: il lavoro From my Window è uno dei più struggenti ed emozionanti ritratti dell’umanità, colta nei momenti più semplici del quotidiano. Nel 1984, per preservare l’intero lavoro della sua vita, donò tutta la sua collezione di negativi e di documenti al Ministero della Cultura francese. André Kertész muore nella sua casa di New York il 28 settembre del 1985.

La vita Nato a Budapest il 2 luglio del 1894 in una famiglia della media borghesia ebraica, dopo essersi diplomato nel 1912 all’Accademia commerciale di Budapest, comperò la sua prima fotocamera, una ICA 4.5x6, un apparecchio maneggevole che utilizzava senza stativo. Arruolatosi nel 1915 nell’esercito austro-ungarico, partì volontario per il fronte russo-polacco, portando con sé una piccola Goerz Tenax con obiettivo fotografico da 75mm,

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Autoportrait, 1927

André Kertész. Un grande maestro della fotografia del Novecento 24 febbraio - 16 giugno 2018
Palazzo Ducale, Sottoporticato piazza Matteotti, 9 - Genova Orari: da martedì a domenica 11-19 - info: 010 8171600/663 - Fax 010 8171601 palazzoducale@palazzoducale.genova.it La mostra è organizzata dal Jeu de Paume di Parigi, in collaborazione con la Mediathèque de l’Architecture et du Patrimoine, Ministère de la Culture et de la Communication - France, con diChroma photography e con la partecipazione di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura.

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Good morning Paris Photos by Andrea Sartore Designer Farah Racha


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Dress RACHA FARAH Photos by Andrea Sartore - www.fotografoandrea.it Designer Farah Racha Make-up and Hairstylist: Ladyaah Beauty Model: Yurika Yorozu


In the storm Photos by Stéfanie Renoma styling by Parker Mc Comb

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Photos by StĂŠfanie Renoma Styling by Parker Mc Comb Fashion assistant: Lukah Dito Mua: Frenchtouchofmakeup Hair: Sonia Amor Model: Kate Makiela Location: Dream Hotel - NYC


ARTE

“Il mondo fuggevole di Toulouse-Lautrec”


Henri de Toulouse-Lautrec, Le photographe Sescau, 1894, litografia, manifesto, collezione privata

C

on una grande monografica che racconta il suo intero percorso artistico, Palazzo Reale celebra Henri de ToulouseLautrec (1864-1901). La mostra, godibile fino al 18 febbraio 2018, conduce il visitatore a comprendere il fascino e la rilevanza artistica del pittore bohémien che, senza aderire mai ad una scuola, seppe costruire un nuovo e provocatorio realismo, sintesi estrema di forma, di colore e di movimento. In mostra sono esposte oltre 250 opere tra dipinti, provenienti dal Musée Toulouse-Lautrec di Albi e da importanti musei e collezioni internazionali come la Tate Modern di Londra, la National Gallery of Art di Washington, il Museum of Fine Arts di Houston, il MASP (Museu de Arte di San Paolo), la BNF di Parigi e da diverse storiche collezioni private. Inoltre è possibile ammirare eccezionalmente anche la serie completa di tutti i 22 manifesti realizzati da Toulouse-Lautrec, accompagnati da studi e bozzetti preparatori dell’artista “maledetto”: straordinari ritratti dei personaggi e del mondo dei locali notturni di Montmartre, dal Moulin de la Galette al Divan Japonais, dalla celebre Goulue a Jane Avril. Il progetto, articolato in sezioni tematiche, mette in risalto l’evoluzione stilistica dell’artista e delinea tutte le sue fasi di maturazione, dalla pittura alla grafica, con particolare riguardo per la sua profonda conoscenza delle stampe giapponesi e per la passione verso la fotografia.


ARTE

estese, rendevano il manifesto visibile anche da lontano, facilmente riconoscibile al primo sguardo e, soprattutto, attraente per il potenziale consumatore. Introdotta da uno sguardo introspettivo sulla famiglia di Toulouse-Lautrec, la mostra prende avvio con la sezione che analizza il rapporto intercorso tra l’artista francese e la fotografia, una delle tante novità che - al pari della bicicletta, del manifesto pubblicitario, del telefono - trasformerà per sempre il quotidiano, portando nella vita parigina negli anni 1880 un’aria d’inebriante modernità. Henri de Toulouse-Lautrec, Jane Avril, 1899 Per quanto riguarlitografia, Bibliothèque Nationale de France, Parigi da Henri, più che fotografare amava farsi ritrarre. Non è un caso che, Proprio per questo motivo il pernel corso della sua vita, realizzò corso della mostra ospita anche un unico autoritratto, il “Ritratto di alcune rare e preziose stampe Lautrec allo specchio” del 1880, di maestri giapponesi fra le quali qui esposto. Tuttavia tenne molto la serie completa della Maison a costruire una propria immagine, verte di Utamaro che raffigura incaricando gli amici di rappresenl’ambiente dei postriboli, con tutto tarlo in una serie di pose al limite l’universo di uomini e di donne che della provocazione, da lui stesso li abitavano. La novità introdotta scrupolosamente sceneggiate. A da Toulouse-Lautrec nel mondo testimonianza di ciò, è proposta contemporaneo fu il modo di una galleria d’immagini dissacranti raffigurare gli artisti e le ballerine che fanno da contraltare a quelle attraverso un’affiche. L’uomo fu il austere e paludate della vita di primo a percepire la necessità di famiglia. Perché tutto questo? inventare un moderno “stile” per Dobbiamo ricordarci che Henri quel nuovo genere artistico, tipicaera sì di origine aristocratica, mente cittadino, che è il manifesto. ma non condivideva affatto le Mostrandosi sensibile all’influsso ideologie e i modi di vita borghedelle stampe giapponesi, Lautrec si e proprio per questo motivo impiegò linee impetuose, tagli decise di vivere a Montmartre: un compositivi nuovi, colori intensi e sobborgo vivace, colorito, ricco di piatti, tinte squillanti che, applicate cabaret, di café-chantants, di case omogeneamente su superfici di tolleranza e di locali di dubbia 186

fama. Il rigetto per la sua classe sociale è di certo da attribuire alla sua malattia diagnosticata già durante l’infanzia: una deformazione ossea congenita che gli procurava fortissimi dolori e problemi vari di sviluppo; per questo motivo le sue gambe smisero di crescere, ma non il resto del corpo così che da adulto, pur non essendo affetto da vero nanismo, rimase alto solo 1,52 m. La sua corporatura non rendeva Toulouse-Lautrec fisicamente adatto a partecipare alla maggior parte delle attività sportive e sociali solitamente intraprese dagli uomini del suo rango e ciò lo rendeva un escluso, un emarginato ed è per questo che presumibilmente preferì porsi dalla parte dei diseredati, delle vittime e ciò certamente alimentò il suo affetto per le prostitute, per i cantanti sfruttati e per le modelle che bazzicavano intorno a Montmartre. Il rapporto con le “ragazze” delle case chiuse costituì uno dei temi della vita di Toulouse-Lautrec e una fonte d’ispirazione decisiva al pari di quello con le cantanti, le attrici e le ballerine dei café-concert. In mostra s’incontra la serie “Elles”, dedicata alla descrizione della vita nelle case chiuse, che s’impone come uno dei capolavori di Toulouse-Lautrec e di tutta l’arte di fine Ottocento. Facendo un passo indietro, sono i ritratti di cani e di cavalli ad essere al centro della figurazione di un giovanissimo Henrie; questi ultimi, in particolare, ritorneranno in forme sempre diverse durante tutta la sua carriera, dai calessi e dalle scene di caccia fino agli straordinari e celeberrimi ritratti dei cavalli da corsa e dei loro fantini. Il critico Matthias Arnold affermò: “ I cavalli, se non poteva cavalcarli voleva almeno saperli dipingere molto bene”, verosimilmente per guadagnarsi disperatamente la stima del padre Alphonse, acerrimo appassionato d’equitazione.


ARTE

Henri de Toulouse-Lautrec, Portrait de Lautrec devant une glace, 1880 olio su cartone, MusĂŠe Toulouse-Lautrec, Albi, France


ARTE

Henri de Toulouse-Lautrec, Emile Bernard, 1885, olio su tela, National Gallery, London (in deposito dalla Tate Gallery)


Henri de Toulouse-Lautrec, La clownesse assise, Mademoiselle Cha-U-Kao, 1896 litografia, tavola 1 della serie Elles, Bibliothèque Nationale de France, Parigi


Henri de Toulouse-Lautrec, Au lit, 1892, olio su cartone Foundation E.G. Bührle Collection, Zürich


ARTE

Henri de Toulouse-Lautrec, Mademoiselle Marcelle Lender, en buste, 1895 litografia, collezione privata


ARTE

Henri de Toulouse-Lautrec, Le jockey, 1899, litografia, collezione privata


ARTE

Henri de Toulouse-Lautrec, Etude de nu. Femme assise sur un divan, 1882, olio su tela Musée Toulouse-Lautrec, Albi, France

“IL MONDO FUGGEVOLE DI TOULOUSE-LAUTREC” A cura di Danièle Devynck (direttrice del Museo Toulouse-Lautrec di Albi) e Claudia Beltramo Ceppi Zevi, è promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, da Palazzo Reale, da Giunti Arte Mostre Musei e da Electa, in collaborazione con il Musée Toulouse-Lautrec di Albi e l’Institut National d’histoire de l’art (INHA) di Parigi, con il patrocinio dell’Ambasciata di Francia in Italia. Palazzo Reale Piazza del Duomo, 12, Milano fino al 18 febbraio 2018 www.toulouselautrecmilano.it 193


Labyrinth Photos by Silvio Cassano styling by Sara Pensado


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Photos by Silvio Cassano www.silviocassano.com www.instagram.com/silvio.cassano Styling by Sara Pensado www.instagram.com/sara_pensado MUA: Nika Ambrozic www.instagram.com/@erion_mua Model: Yulka from @Sight www.sight-management.com Location: Barcelona


MOSTRA

“Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento. Lana, seta, pittura”

Pourpoint di Charles de Blois Francia, 1364 circa seta e oro, lino e cotone Lyon, Musée des Tissus


MOSTRA

Ignoto miniatore del terzo quarto del Trecento. Regia Carmina 1350-1360 circa. Codice membranaceo (c. 13r) Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (su concessione MIBACT)


MOSTRA

Gherardo di Jacopo, detto Starnina Incoronazione della Vergine 1405-1410 Tempera su tavola Parma, Complesso Monumentale della Pilotta, Galleria Nazionale


Mattonella Persia centrale (Sultanabad?) fine del XIII – inizio del XIV secolo Ceramica invetriata Firenze, Museo Nazionale del Bargello

F

ino al 18 marzo 2018, la Galleria dell’Accademia di Firenze presenta la mostra “Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento. Lana, seta, pittura”: un’esposizione che si concentra sull’importanza dell’arte tessile del capoluogo Toscano dal punto di vista economico, nel campo della produzione artistica e nei costumi della società del tempo. Forse non tutti sanno che è proprio nel Trecento che inizia a svilupparsi il fenomeno del lusso e il termine moda comincia a diventare un’espressione chiave che affonda le sue radici nel classico pensiero sociologico. Ecco che abbigliarsi non è solo vestirsi, ma uno status che pone l’accento su un determinato ceto sociale e specifiche cariche amministrative, sacerdotali e militari. Nonostante i costi molto alti delle materie prime e dei coloranti, i filati fiorentini raggiunsero un livello di eccellenza tale da imporsi in Europa a dispetto delle guerre, delle frequenti epidemie, nonché delle crisi finanziarie e dei conflitti. Lussuose stoffe erano richieste ovunque, dal Medio Oriente all’Asia, dalla Spagna alla corte del sacro romano impero di Praga, dalla Sicilia fino al mar Baltico. Si trattava, insomma, di un fenomeno di straordinaria diffusione geografica e di prestigio senza eguali, nonché di un enorme fonte di ricchezza. Ecco che sfarzo e

Veste infantile Groenlandia, metà del XIV secolo Lana. Copenaghen, Nationalmuseet

ostentazione si legano imprescindibilmente al contesto di magnificenza e potere. La lavorazione dei tessuti diviene ben presto la base dell’enorme ricchezza della città, che consentiva investimenti d’importanza cruciale non solo nello stesso settore, ma anche nei beni di lusso e nel campo dell’architettura e della produzione artistica. Le grandi corporazioni del settore, della Lana e della Seta, l’Arte di Calimala e di Por Santa Maria, oltre ad essere strutture portanti dell’economia divengono autentici detentori del potere politico e, allo stesso tempo, straordinari committenti d’arte. Gli artigiani e i pittori, in particolare, trovarono ampia ispirazione dalle stoffe e dalla moda del tempo, tanto da “trasferire” le lussuose trame dei tessuti nelle tavole e negli affreschi custoditi in città così com’è possibile 207

riscontrare nelle opere tessute e dipinte visibili nell’esposizione. Cecilie Hollberg, direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze e curatrice dell’esposizione, afferma: “Ho voluto fortemente questa mostra per offrire ai visitatori la possibilità di immergersi tra stoffe, tessuti preziosi e fastose pale dorate che testimoniano la grande tradizione artigianale e artistica di Firenze; opere e manufatti che costituiscono le radici più profonde della moda e che ancora oggi fanno di questa città uno dei centri di maggiore creatività al mondo”. Il percorso espositivo dello sfoggio è cronologico e approfondisce lo sviluppo e la provenienza dei manufatti. Si comincia con le cosiddette “Geometrie mediterranee” che rimandano al mondo musulmano, si prosegue con i piccoli motivi vegetali e animali racchiusi


MOSTRA

nella sezione il “Lusso dall’Asia”, si continua con le “Creature alate” degli ornamenti tessili d’influenza cinese e con le “Invenzioni pittoriche” che evocano con fantasia i disegni delle sete pregiate lavorate da tessitori altamente qualificati. Quasi in dirittura d’arrivo troviamo la porzione dedicata al “Lusso proibito” che prende spunto dal registro che dal 1343 al 1345 annovera le vesti proibite elencate nella cosiddetta Prammatica delle vesti, mentre a chiudere in grande stile quest’affascinante viaggio negli intrecciati ci pensano i “Velluti di seta” che anticipano gli sviluppi della moda nel secolo successivo. Tra i pezzi più rappresentativi presenti all’appuntamento vi segnaliamo un grazioso vestitino in lana prestato dal National Museum di Copenhagen, confezionato sulla metà del XIV secolo per una bimba di circa tre anni e proveniente da scavi condotti nel 1921 a Herjolfnaes sulla costa orientale della Groenlandia. Un Frammento di tessuto con fenici e foglie di vite proveniente dal Museo del Tessuto di Prato, una delle istituzioni culturali più importanti in Italia per lo studio, la conservazione e la valorizzazione del tessuto e della moda. Il Pourpoint di Charles de

Frammento di tessuto con motivo a rosette Italia (Lucca?), ultimo quarto del XIV secolo Lampasso lanciato, seta, oro Prato, Museo del Tessuto

Pezza di velluto con motivo di dischi d’oro Tabriz (Persia) XIV secolo. Velluto tagliato lanciato, seta e oro filato Firenze, Museo Nazionale del Bargello

Blois: un corpetto di seta e oro, proveniente dal Musée des Tissus di Lione, che la tradizione vuole fosse stato indossato proprio da Charles de Châtillon, conte di Blois quando, fu ucciso durante la guerra dei Cento anni. Altrettanta particolare attenzione meritano alcune delle opere presenti come il grande Crocifisso del tardo Duecento appartenente alla Galleria dell’Accademia restaurato per l’occasione – che testimonia, con il raffinato motivo decorativo del tabellone centrale, la ricchezza delle stoffe islamiche più antiche, riscontrabili in alcuni tessuti presenti in Spagna alla metà del Trecento e il dipinto l’Incoronazione della Vergine e quattro angeli di Gherardo di Jacopo, detto Starnina, proveniente dalla Galleria Nazionale di Parma. Mentre ad accompagnarci verso l’uscita troviamo il sontuoso piviale del Museo Nazionale del Bargello, che documenta la sfarzosità raggiunta da Firenze nel corso del Quattrocento, nel campo della seta e dei velluti.

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“Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento. Lana, seta, pittura”. Fino al 18 marzo 2018 Galleria dell’Accademia Via Ricasoli, 58/60, Firenze Info 055 2388609 galleriaaccademiafirenze.beniculturali.it La mostra è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con la Galleria dell’Accademia di Firenze. Catalogo edito da Giunti

Piviale in velluto a motivo di tronchi fioriti ondulanti Italia, primo quarto del XV secolo Velluto tagliato operato a fondo raso in seta (‘zetano vellutato’), broccato in oro filato Firenze, Museo Nazionale del Bargello


MOSTRA

Dalmatica Germania del Nord, 1400 circa Confezionata con quattro diversi lampassi in seta e argento filato membranaceo (su budello), Italia Stralsund, Stralsund Museum


Glamorous street Photos by Daria Miva STYLING BY Angelina Lepper


Coat NADIR MAUT Shirt SUN68 Jeans FRENCH CONNECTION Shoes COMPTOIR DES COTONNIERS Sunglasses MOSCOT



Left: Dress jacket NADIR MAUT Top MIAHATAMI Right: Fur COMPAGNIA ITALIANA Pants D.EXTERIOR


Left: Jacket NADIR MAUT Shirt GIUSEPPE BUCCINA Skirt FRENCH CONNECTION Shoes ALBANO Bag SALAR Right: Suit D.EXTERIOR SHIRT VICTORIAVICTORIA Top MAURO GASPERI Shoes ALBANO Hat PASQUALE BONFILIO


Photos by Daria Miva Fashion editor: Angelina Lepper Glooming Matilde Davolio Model: Ella Barton Buchanan @Boom


ARCHITETTURA

260mq di stile e modernità



ARCHITETTURA

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er il consueto appuntamento con le abitazioni dalla spiccata personalità, questo mese ci siamo spostati a Myslowice, una città polacca del voivodato delle Slesia. L’alloggio, con relativa ristrutturazione, che ci ha conquistato è di ben 260mq e si espande su due contraddistinti livelli che separano nettamente le zone giorno e notte. I materiali scelti per questo loft urbano dagli architetti Katarzyna Widawska e Tomasz Widawski di Widawscy Studio Architektury, sono composti e rappresentati da una combinazione magistrale di elementi a contrasto che dialogano tra loro

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ARCHITETTURA

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ARCHITETTURA

e delimitano saggiamente i diversi ambienti. I protagonisti indiscussi di questo progetto sono molti e tutti dosati in modo da creare in ogni ambiente un piacevole effetto wow inaspettato. Dosi di eccentricità sono plasmate, smorzate e contemporaneamente valorizzate dall’uso non banale delle pareti bianche che danno continuità, luce e respiro. Stesso discorso vale per i pavimenti in legno anticato che percorrono tutta la superficie e a sorpresa, alle volte, vestono anche il muro arrivando fino al soffitto. I mattoni a vista sono l’ennesimo fil rouge dell’abitazione

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ARCHITETTURA

e in alcune occasioni spiccano in tutta la loro grezza rusticità, come in cucina e nella zona giorno, altre, invece, sono stati attenuati con l’ausilio del bianco per dare porosità e una materialità diversa alle pareti. Tra i colori la tonalità del giallo brillante predomina sul resto senza però rubare la scena, fatta eccezione del bagno di servizio dove questa nuance spicca in maniera totale e la brillantezza e l’opacità della tinta è data dai diversi materiali utilizzati per le micro piastrelle e per i pensili laccati che si erigono e seguono l’obliquità del soffitto. 222



ARCHITETTURA

Degna di nota è l’uso della carta da parati dalle tinture bianche e nere in stile optical art che non solo delimita la zona bar e ingloba totalmente due finestre rivestendo la parete che affaccia sulla cucina e sul tavolo da pranzo, ma a livello cromatico riprende le gradazioni del compartimento cottura creando un legame non legame con le zone circostanti. Rimanendo in quest’ambiente la cucina e la sala da pranzo formano un’unica area funzionale che si articola attorno alle scale, ma in realtà sono tutti gli ambienti che si susseguono

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ARCHITETTURA

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ARCHITETTURA

uno con l’altro senza interruzioni. La zona living è dedicata all’ospitalità e all’intrattenimento: la parete frontale è attrezzata con un grande mobile con ante scorrevoli che in un solo gesto nasconde la tv e si trasforma in una libreria, mentre le diverse scaffalature permettono di riporre gli oggetti di decoro o di uso quotidiano. Un grande camino in mattoni crea la perfetta e sempre apprezzata atmosfera mentre lo spazio circostante è occupato da un comodo divano a tre sedute e una coppia di chaise longue. Gli elementi distintivi di questa residenza non finiscono qui, al piano terra dobbiamo ancora parlarvi delle pareti rivestite da un mosaico di ceramiche coloratissime fatte a mano che caratterizzano sia l’ingresso sia la scalinata che porta al piano superiore. Salendo, la superficie è interamente destinata al riposo e al relax ed è suddivisa in una camera padronale con bagno privato, due camere ospiti con bagno, 226


ARCHITETTURA

una stanza guardaroba e una grande spa dotata di zona lounge-bar. Tra i due livelli c’è una certa continuità e anche se alcuni elementi caratterizzanti dell’area inferiore sono nettamente decurtati della loro anticonformista verve, mantengono la loro sempre decifrabile forza. L’effetto sorpresa della camera principale, dove sul soffitto predominano due grandi lucernari che lasciano filtrare molta luce naturale, è dato da una parete multicolore in vetro piombato che separa la stanza da bagno. In tutta la casa si assapora un rigore nell’architettura minimale contrapposto a molti e diverse peculiari materie che danno origine ad un insieme in perfetto equilibrio tra ricercatezza, modernità, sperimentazione e profonda rigidezza nel concetto, ma non nell’animo.

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Coat LOUISE FERAUD


Rollneck INTIMISSIMI Coat Vintage Photos by Paolo Cagnacci www.paolocagnacci.it Styling by Alessandra Chiatante www.alessandrachiatante.com Make-up, hair and concept by Silvia Gerzeli www.silviagerzeli.com Make-up assistants: www.newlineacademy.it Models: Lara and MelissaPi @EspritModelManagement


Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Foundation: Giorgio Armani Luminous Silk + MAC Full Coverage Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: MAC Paint Pot Soft Ochre + NyX Lindschatten – NyX Oogshaduw – NyX Cien do Powiek Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara False Lashes MAC Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lipgloss: Mark Jacobs Pretty Thing

Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primerw Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Luminous Silk + MAC Full Coverage Concealer: Mark Jacobs Powder: Nars Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Light Blue Inglot Eye liner: NyX Matte Liquid Liner Eye pencil: NyX Wonder Pencil Light / Claire False lashes: MAC Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lipgloss: MAC Kissable Lipcolour En-Chantèe

Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Luminous Silk + MAC Full Coverage Concealer: Mark Jacobs Powder: Nars Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Nars Man Ray Palette Dirty Talk + Tryst Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lipstick: MAC Retromatte Liquid Lipcolor Burnt Spice Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Luminous Silk + MAC Full Coverage Concealer: Mark Jacobs Powder: Nars Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Christian Dior Bar Palette False lashes: MAC Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lipstick: MAC Retro Matte Liquid Lipcolour Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Luminous Silk + MAC Full Coverage Concealer: Mark Jacobs Powder: Nars Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Christian Dior Bar Palette + Nars Man Ray Palette Dirty Talk Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lipstick: MAC Retromatte Liquid Lipcolor Back in Vogue

Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Luminous Silk + MAC Full Coverage Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Christian Dior Montagne Palette Eye liner: Bobbi Brown Eye pencil: Shu Uemura Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lisptick: MAC Liptensity Galaxy Grey

Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Luminous Silk + MAC Full Coverage Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: MAC Soba Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lisptick: Nars Velvet Matte Lip Pencil Cruella Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Luminous Silk + MAC Full Coverage Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Nars Man Ray Palette: Submissive +Dirty Talk + Long Game Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lisptick: MAC Liptensity Blue Beat


Jacket and shoes MONCLER Dress ETTORE BILOTTA HAUTE COUTURE Socks ZARA Dog jackets POLDO DOG COUTURE for Moncler


Nylon Baroque Photos by Bruno Torturo styling by Christian Siciliano and Tiziano Farinola


Jacket and shoes MONCLER Shirt PIANURA STUDIO Skirt ETTORE BILOTTA HAUTE COUTURE Socks H&M



Fur Moncler Grenoble Dress ANDRÉS ROMO Dog jacket POLDO DOG COUTURE for Moncler


Fur MONCLER GRENOBLE Dress ANDRÉS ROMO Socks AMERICAN APPAREL Shoes ETTORE BILOTTA


Coat and boots ETTORE BILOTTA Duvet scarf MONCLER


Jacket MONCLER Dress ETTORE BILOTTA HAUTE COUTURE Photos by Bruno Torturo Styling by Christian Siciliano and Tiziano Farinola Make-up: Gigliola Ferrari Hair: Christian Siciliano Model: Julia Shvets


999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo DESIGN


Studiolabo, Sandbox. La stanza dei giochi non ha pareti


E

se la tua casa non finisse con i muri del tuo appartamento, ma si estendesse fino ai confini della città? La casa deve mostrare: chi siamo, chi vorremmo essere, o come vorremmo essere visti? Preferisci la doccia o la vasca? Ma questo non era il soggiorno? In casa, dove nascondi i tuoi vizi? Dove abita il silenzio? Queste e altre 993 domande sono al centro della mostra “999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo”: è un progetto espositivo inedito ospitato fino al 2 arile 2018 da Triennale di Milano che non solo rappresenta un intreccio di domande sui luoghi del nostro vivere e racconta l’abitazione come non l’abbiamo mai vista prima, ma muta ed evolve in funzione del tempo e dello spazio. 999 interrogativi che generano 999 modi di abitare con un numero infinito di risposte possibili. Tsung Yen Hsieh + Ivan Chia Shun Liao + Fielddirektor, Staircase the Threshold City of Taiwan 248


DESIGN

NABA, Abitare pop. Abitare, Voce del verbo popolare

La mostra costituisce una grande indagine sul concetto di casa, di abitare, di senso di dimora e, a cavallo tra il mondo fisico e quello digitale, si pone una serie di quesiti che spaziano nella nostra esistenza e la trasformano. Lo spazio espositivo è a tutti gli effetti un luogo di conversazione, di arricchimento e di scambio dove non solo ognuno dei soggetti coinvolti presenta la propria declinazione dell’idea dell’abitare, ma attraverso i mondi materiali e quelli immateriali, il terzo settore, la tradizione e l’innovazione espone il suo concetto di “comunità. “È un palinsesto di esperienze italiane

Mangiarotti, Suppanen per Manerba - Undecided collection - Foto Miro Zagnoli

249


Print Club Torino Quattrolinee, Stamperia domestica

significative a cui si affiancano una serie di ospiti internazionali - spiega il curatore Stefano Mirti - in grado di coinvolgere il pubblico in maniera interattiva e partecipata grazie a una serie di ambientazioni fisiche, digitali e social. Una mostra dove è vietato ‘non toccare’, uno spazio di conversazione, arricchimento, scambio. L’antico proverbio cinese ‘se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco’ viene qui trasformato in una mostra. La casa non è dunque intesa come un luogo, quanto piuttosto come un’esperienza. E questa mostra vuole raccontare queste nuove - e antiche - ‘esperienze’ legate all’abitare”. Ecco che il visitatore compie un vero e proprio viaggio nell’abitazione di un futuro che è diventato presente, spostandosi da un ambiente all’altro e interagendo in prima persona con tutta una serie di nuovi modi di abitare.

Farm Cultural Park + Laps Architecture + School AUIC (Architettura) del Politecnico di Milano + Faculté d’Architecture La Cambre Horta-ULB Bruxelles WHAT IS CO-DIVIDUAL ARCHITECTURE 250


Innumerevoli sono gli spunti di conoscenza, intrattenimento e riflessione che vengono proposti. Sono innumerevoli i modi di vedere una casa e per ognuno di noi l’abitare ha un significato, un valore e una concezione completamente diversa, basti pensare alla casa vista da un malato di Alzheimer, l’idea di abitare di chi la casa non ce l’ha o le persone che vivono in un alloggio condiviso con sconosciuti… 999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo è una grande mostra che può essere intesa come una grande casa. Abitanti, attività, relazioni, situazioni. Luogo per conversare, conoscere, stare bene assieme. 999 domande per sollecitare le nostre curiosità, i nostri dubbi e le nostre conoscenze, in riferimento alle esperienze attuali più interessanti e significative, a Milano, in Italia, nel mondo.

INDA - Antonio Bernacchi Alicia Lazzaroni, GUSTI DOMESTICI SPECULAZIONE SU MISURA 251


Golden Queen Photos by Giulia De Nicola Fashion designer Diamond Luisant








Photos by Giulia De Nicola Fashion designer: Diamond Luisant Mua: Chiara Calabrese Model: Meve Zunderdorp


MINIMAL CARNIVAL Photos by Azzurra Piccardi Make-up and Hairstyling by Silvia Gerzeli


Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Christian Dior Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Pencil: Nars Velvet Matte Lip Dolce Vita

Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Christian Dior Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lipstick: Nars Audacious Julie


Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Christian Dior Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Pencil: Urban Decay Glide-on Eye Pencil Woodstock Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Pencil: Nars Velvet Matte Lip Dolce Vita

Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Christian Dior Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Pencil: Urban Decay Glide-on Eye Pencil Woodstock Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lipstick: Nars Audacious Julie




Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Christian Dior Cream Eyeshadow: Charlotte Tilbury Eyes to Mesmerise Cleopatra Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Pencil: Urban Decay Glide-on Eye Pencil Woodstock Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip

Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Nars Ombretto Opaco New York + Nars Stick Velvet Shadow Usbek Cream Eyeshadow: Charlotte Tilbury Eyes to Mesmerise Cleopatra Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Pencil: Nars Soft Touch Shadow Pencil Hollywoodland Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip


Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Charlotte Tilbury Luxury Palette The Dolce Vita Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lipstick: Nars Audacious Julie

Skin Mosturize: Charlotte Tilbury Magic Cream + Charlotte Tilbury Wonderglow Face Primer Primer: Giorgio Armani Fluid Master Primer Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Liquid Lotion + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Laura Mercier Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadows: Charlotte Tilbury Luxury Palette The Dolce Vita Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lipstick: Nars Audacious Julie


Photos by Azzurra Piccardi www.azzurrapiccardi.com

Make-up and hairstyling by Silvia Gerzeli www.silviagerzeli.com

Photographer assistant: Luce Bonifetto Retouch: Azzurra Piccardi & Olga Novitskaya www.facebook.com/ONretouch

Model: Bianca @Wave Management Milano


ARTE

MAUA: Street Art Factory


L’arrivo del treno a Milano via Sesto San Giovanni 149. Spray, 2016. Autore: OSGEMEOS. Foto: Saad Karam, Greta Minci, Antonio Martinez. Realtà aumentata. Autore: Giuseppe Giunta


Volevo fare la ballerina via Diomede 36. Spray + pennelli, 2015. Autore/i: Menade + Gaab. Foto: Melanie Alberca, Martina Di Molfetta. Realtà aumentata. Autore: Manuela Belli

M

aua è l’acronimo di museo di arte urbana aumentata ed è, a tutti gli effetti, un museo a cielo aperto unico nel suo genere. Il progetto nasce a Milano e - con 218 opere fotografate, oltre 200 autori coinvolti e 50 murales in realtà aumentata da scoprire nei quartieri grazie all’app Bepart gratuita - vanta la più grande mappatura cittadina di street art. Maua vuole essere un nuovo modello di museo, diffuso e partecipativo, capostipite di molti altri musei tecnologici del futuro e si pone l’obiettivo di dare vita a modalità innovative di fruizione 270


e valorizzazione del territorio accessibili ad un ampio pubblico. Visitare il Maua è semplice ed ha un triplice vantaggio, infatti, oltre alla scoperta di sorprendenti murales offre l’opportunità di esplorare zone della città meno conosciute e una volta arrivati nel luogo dell’ubicazione dell’opera, l’esperienza prosegue in forma digitale: ogni opera, inquadrata con lo smartphone, ne genera una nuova e si trasforma in un lavoro di digital art, appositamente creato per il museo grazie a tecnologie di realtà aumentata da 50 giovani animation designer. 271


Il gusto tailor made via Brembo 3 Spray, 2017 Autore: Zed1 Foto: Fabiana Bosatra, Olivia Pascari, Valentina Lombardi, Mahmoud Abdelaziz, Federico Summo Realtà aumentata Autore: Ambra Isabella Terzi

Per cominciare ad immergersi in questa fantastica esperienza è sufficiente consultare la mappa delle opere di street art selezionate, quartiere per quartiere, dagli abitanti di ciascuna zona coinvolta e pianificare il proprio itinerario. Le aree interessate al momento sono ben cinque: Giambellino-Lorenteggio; Adriano-Padova-Rizzoli; Corvetto-Chiaravalle-Porto di Mare; Niguarda-Bovisa; QT8-Gallaratese. Chi non ha la possibilità di recarsi fisicamente di fronte alle opere di street art potrà comunque fruire dei contenuti aumentati attraverso il catalogo 272


edito da Terre di Mezzo, mentre chi desidera scoprire nel dettaglio tutte le caratteristiche e le curiosità del progetto, può prenotare una visita/passeggiata gratuita - con eventuale contributo libero a discrezione del visitatore - compilando il forum sul sito mauamuseum.com. Maua nasce dal progetto “Milano Città Aumentata”, uno tra i 14 vincitori del “Bando alle Periferie” promosso dal Comune di Milano per ripensare e valorizzare i quartieri. Erano stati 160 i progetti presentati da quasi 500 associazioni in risposta al primo bando pubblico voluto 273


All u can eat via Carlo Jannozzi 14, San Donato Milanese. Spray, 2017. Autore/i: Mate. Foto: A.S., B.K. Realtà aumentata. Autore: Marco Ranzini

dall’Amministrazione per sostenere - con un finanziamento totale di 548mila euro - alcune importanti iniziative delle forze sociali, culturali ed economiche presenti in città. L’assessore alla Cultura Filippo Del Corno dichiara: “Un museo è un luogo in cui si testimonia un momento, un passaggio, un pensiero; uno spazio in cui si conserva la memoria di un tempo raccogliendone tracce e segni, in modo che quelle esperienze, viste, vissute e approfondite, possano essere utili allo sviluppo di una comunità. 274


Informazioni: mauamuseum.com - streetartfactory.eu/maua app Bepart e in formato cartaceo gratuito presso BASE e Infopoint del Comune di Milano. App Bepart scaricabile gratuitamente da Apple Store e Google Play. È possibile condividere l’esperienza sui profili social con l’hashtag #maua #museoarteurbanaaumentata #realtaaumentata

Un’esperienza come quella del Maua può quindi servire a raccontare anche questo nostro tempo, che fa sbocciare ovunque, spontanee, creatività e bellezza, “fissandole” in uno spazio virtuale senza separarle dal loro contesto, e animandole là dove sono nate per invitare tutti ad alzare gli occhi, e scoprirle”.

275


IT’S JUST THE ICEBERG TIP, BABE... Photos by Marco Bucco styling by Alessandra ChiatantE make -up, hair AND concept BY Silvia Gerzeli

Top CALZEDONIA Neckless Vintage



Kimono FOREVER 21 Necklace ZARA


Swinsuit SOUTH BEACH


Top INTIMISSIMI Necklace Vintage



Shirt ZARA Necklace Vintage


Kimono Vintage Earrings ALTEROSA


Top MÃ’TIVI



Skin Primer: Nars Pore & Shine Control Primer Mosturize: MAC Moisture Infusion Foundation: Yves Saint Laurent Le Teint Encre De Peau + MAC Strobe Cream Hydratant Lumineux Redlite + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Laura Mercier Powder: Shu Uemura no color Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Eyepencil: MAC Eye Kohl White Eyeshadow: MAC Charcoal Brown Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lip-pencil: MAC Genuine Orange Lipstick: MAC Darling Clementine

Skin Primer: Nars Pore & Shine Control Primer Mosturize: MAC Moisture Infusion Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Cream Hydratant Lumineux Goldlite + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Shu Uemura no color

Skin Primer: Nars Pore & Shine Control Primer Mosturize: MAC Moisture Infusion Foundation: Yves Saint Laurent Le Teint Encre De Peau + MAC Strobe Cream Hydratant Lumineux Redlite + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Laura Mercier Powder: Shu Uemura no color

Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Mascara: Hypnose Lancome Eyeshadow: Felix Sthein Fuxia Eyepencil: Urban Decay Perversion

Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Eyeshadow: INGLOT yellow, red, orange Eyepencil: MAC Genuine Orange

Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lipstick: MAC Lipensity Hellebore Pigment: MAC Borgogna

Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lip pencil: MAC Plum Lipstick: In my fashion

Skin Primer: Nars Pore & Shine Control Primer Mosturize: MAC Moisture Infusion Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Cream Hydratant Lumineux Goldlite + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Shu Uemura no color Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Mascara: Hypnose Lancome Drops: MAC Acrylic Paint Black Black Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Pencil: MAC Brick Lipstick: MAC Retro Matte


Skin Primer: Nars Pore & Shine Control Primer Mosturize: MAC Moisture Infusion Foundation: Giorgio Armani Maestro + MAC Strobe Cream Hydratant Lumineux Goldlite + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Mark Jacobs Powder: Shu Uemura no color

Skin Primer: Nars Pore & Shine Control Primer Mosturize: MAC Moisture Infusion Foundation: Yves Saint Laurent Le Teint Encre De Peau + MAC Strobe Cream Hydratant Lumineux Redlite + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Laura Mercier Powder: Shu Uemura no color

Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Mascara: Hypnose Lancome Eyepencil: MAC Eye Kohl White Eyeshadow: MAC Electric Eel Watercolor: Kryolan light blue

Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyeshadow: Green Felix Shtein Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lips Teint: MAC Retro Liquid Lipcolour “back in Vogue”

Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lipgloss: Mark Jacobs Pretty Things

Skin Primer: Nars Pore & Shine Control Primer Mosturize: MAC Moisture Infusion Foundation: Yves Saint Laurent Le Teint Encre De Peau + MAC Strobe Cream Hydratant Lumineux Redlite + Bobbi Brown Skin Stick Concealer: Laura Mercier Powder: Shu Uemura no color Eyes Primer: Highlighter MAC Prep+Prime Eyebrows: MAC Big Brow Pencil + MAC Brow Set Mascara Line: MAC Acrylic Paint Pure White Lips Primer: MAC Prep + Prime Lip Lipgloss: MAC En-Chantée

Photos and retouch by Marco Bucco www.designbunkerfirenze.com Styling by Alessandra Chiatante www.alessandrachiatante.com Make-up, hair and concept by Silvia Gerzeli www.silviagerzeli.com Make-up assistant: Veronica Galletti


Thank ZARA, Davi’s Jeans, MISS SIXTY, OCCHIVERDI, Bershka, Samsøe & Samsøe, CALZEDONIA, Azzurra Piccardi, Maison Bizzarre, Susanna Fabbrini,

Maison Bizarre,

Silvia Gerzeli, Carla and Benedetta @AllureModelsAgency, Michele Vignali, Chantal Thomass, Pepper Chocolate, Milano Bijoux,

HERMES, SWAROWSKY, Gedebe,

Oscar Tiye, GIANNICO, Giulia Salvadori, Alessandra Bloom, Corne Fashion Management, Raffaele Romagnoli, Martina Russo, Fanny Buchhloz @Elite Models Management, Rick

Owens, Marina Rinaldi, Callaghan, MANGO, Andrea Sartore, Farah Racha, Ladyaah Beauty, Yurika Yorozu, André Kertész, Nadir Maut, Comptoir Des Cotonniers, Moscot, MIAHATAMI, Giuseppe Buccina, ALBANO, SALAR,

SUN68, French Connection,

Compagnia Italiana, D.Exterior,

VictoriaVictoria, Mauro Gasperi, Pasquale

Bonfilio, Daria Miva, Angelina Lepper, Matilde Davolio, Ella Barton Buchanan @Boom, Giulia De Nicola, Diamond Luisant, Chiara Calabrese, Meve Zunderdorp, WAREHOUSE, Nathalie Wleeschouvers, Enzo Barbieri, Manela Zotti, Brigitte Fresnel, Aude Jane Deville, Sandra Mansour,

On Aura Tout Vu, Mabiani, Estarte, ARCHE, Fanny Liautard,

Taryn Winters, Sina Noori, APERLAI,

JITROIS, Paloma Casile, Junko Shimada,

Etienne Jeanson, ESCADA, Eric Ouaknine, EOP Paris, Stéphane Dussart, Kevin Jacotot @B Agency Paris, Kate Alexeeva @Red NYC, RENOMA, Christophe Leka Paris,

CHANEL, Stéfanie Renoma, Raphael Say, Lukah Dito, Yazid Mallek, Juan Carlos Exposito, John Galliano, LÉONARD, Isadora Limare, Pierre Hardy, Tommy


ks to: Hilfiger, Scotch&Soda, Dragon, Ablétics, Ainur Turisbek,

Y-3, ADIDAS by Alexander

Wang, Junko Shimada, Talbot Runhof, Elisabetta Franchi, Ivy Park, Shourouk, Mou, Lutz Huelle,

New Balance,

UNGARO, Istituto Marangoni, INGIE, Olivier Brau-

man, Sylvie Portugal de Moura, Peggy Valor, Carla Mattei @City Models, Belleville Films,

INTIMISSIMI, Louise Feraud, Raffaello Bettini, Uniqlo, Louise Feraud,

Paolo Cagnacci, Alessandra Chiatante, Lara and MelissaPi @EspritModelManagement,

Comme Des Garçons, Junya Watanabe, Demonia, MAISON MARGIELA, Repetto,

FENDI, Aubade, Parker Mc Comb, Frenchtouchofmakeup, Sonia Amor, Kate

Makiela, ZAGV, Momiche,

CLOÉ, PRADA, &Other Stories, LOEWE, Pregadeus,

MARC JACOBS, Silvio Cassano, Sara Pensado, Nika Ambrozic, Yulka from @Sight, FOREVER 21, South Beach, Alterosa, Veronica Galletti, Christian

MÒTIVI, Marco Bucco, Alessandra Chiatante,

Louboutin, Simon Azoulay Paris, Cui R Royal, Ladylike

Latex, Giuseppe Zanotti, Una Burke London, ples, Celine Paris, Marina Hoermanseder,

GIORGIO ARMANI, The Koo-

BURBERRY, Cervin Paris, Mise En Cage

Paris, Yves Kortum, Dominique Taylor, Natalia Goff, Adela-Marinela Fort, MONCLER, Ettore Bilotta Haute Couture, Pianura Studio,

H&M, Moncler Grenoble, Andrés Romo,

Poldo Dog Couture, American Apparel, Bruno Torturo, Christian Siciliano, Tiziano Farinola, Julia Shvets, Gigliola Ferrari


stagione teatrale 2017.2018 dal 19 ottobre al 5 novembre 2017

dal 22 febbraio all’11 marzo 2018 La Bilancia Produzioni presenta

E20inscena presenta

/Divina/

di Jean Robert-Charrier adattamento di Anna Mazzamauro regia di Livio Galassi

dal 9 al 26 novembre 2017 La Bilancia Produzioni presenta

/Che classe/ di Veronica Liberale regia di Marco Simeoli

dal 30 novembre al 17 dicembre 2017

/Non dirlo a nessuno/

di Chiara Boscaro e Marco Di Stefano regia di Marco Di Stefano

dal 15 marzo all’1 aprile 2018 La Bilancia Produzioni presenta

Concorso Una commedia in cerca di autori®

/Freddy aggiustatutto/ di Lorenzo Riopi e Tobia Rossi regia di Roberto Marafante

La Contrada/Teatro Stabile di Trieste presenta

/La cena perfetta/

dal 5 al 22 aprile 2018 La Bilancia Produzioni presenta

/Ieri è un altro giorno/

di Sergio Pierattini regia di Nicola Pistoia

dal 19 dicembre 2017 al 7 gennaio 2018

di S. Meyniac e J. F. Cros adattamento di Luca Barcellona e David Conati, regia Eric Civanyan

Planet Production presenta

/Il club delle vedove/ /Prestazione occasionale/ /Sabbie /Non avere mobili/ paura... è solo uno /Ho adottato spettacolo/ mio fratello/

dal 26 aprile al 13 maggio 2018 Teatro Carcano Centro d’Arte Contemporanea presenta

di Ivan Menchell regia di Silvio Giordani

dall’11 al 28 gennaio 2018 ArtistiAssociati presenta

scritto e diretto da Francesco Brandi

dal 17 maggio al 3 giugno 2018 La Bilancia Produzioni presenta

di A. Benvenuti, P. Aicardi, N. Formicola, C. Pistarino regia di Alessandro Benvenuti

dall’1 al 18 febbraio 2018 Agricantus Produzioni presenta

di Eduardo Aldan adattamento di Franco Ferrini regia di Ricard Reguant

di M. Cannella, N. Innocenzi, M. Iovane, J. Libertino, N. Mattei

ABBONAMENTI A PARTIRE DA 60 EURO riconosciuto da

con il contributo di

Via R. Pitteri 58, Milano (zona Rubattino)

www.teatromartinitt.it

Tel 02 36.58.00.10

ingresso 22 euro orario biglietteria Lunedì dalle ore 17.30 alle ore 20 - da Martedì a Sabato dalle ore 10 alle ore 20 - Domenica dalle ore 14 alle ore 20

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dal 5 giugno al 24 settembre 2017da Lunedì a Sabato dalle ore 10 alle ore 20 - Domenica chiuso ufficio promozione Viviana Gagliardi - Tel. 02 36.58.00.11 - promozione@teatromartinitt.it ufficio scuole Annalisa Cataldi - Tel. 02 36.58.00.13 - scuole@teatromartinitt.it ufficio stampa Federica Zanini - Cell. 347 41.68.599 - stampa@teatromartinitt.it


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