CSA - -Community Supported Agriculture

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set tembre 2011

Sportello impresa tendenze CSA

Fuori dal classico schema CSA è l’acronimo di Community Supported Agriculture, ovvero un modo di fare agricoltura diverso dagli standard di scambio economico.

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a CSA – che qui indicheremo come agricoltura associativa - nasce come idea negli anni Sessanta nella testa del tedesco Trauger Groh, che dapprima la realizza negli Stati Uniti. Viene poi re-importata in Europa dove si diffonde con un successo sempre crescente in Germania, Inghilterra, Svizzera francese ed ora anche in Austria. Si tratta di una forma di agricoltura dove l’azienda viene condotta sulla base di un accordo vincolante tra produttore e consumatori. I consumatori si impegnano a sostenere finanziariamente i costi dell’azienda (inclusi gli stipendi degli operatori agricoli) per un anno produttivo. In cambio ricevono dall’azienda i prodotti agricoli che essa produce, in relazione anche alla quota partecipativa che ciascun consumatore decide di versare. L’azienda, dal canto suo, si impegna a produrre cibo – in genere verdura e frutta - di alta qualità e in varietà sufficiente per coprire il fabbisogno dei suoi consumatori, mentre la quantità è legata ai cicli stagionali. In genere una volta l’anno, all’inizio della programmazione della stagione produttiva, il gruppo dei consumatori si riunisce con l’azienda per discutere del piano finanziario e produttivo per l’anno entrante.

possibilità. In cambio, il contribuente riceve su base settimanale i prodotti dell’azienda in una quantità che da una parte rispecchia la quota partecipativa da lui versata e dall’altra rispecchia i cicli stagionali. Questo significa che il consumatore si fa carico anche dei rischi produttivi altrimenti portati dall’azienda solamente. “Se un’annata procede bene - spiega l’azienda Ochsenherz – allora la produzione sarà più elevata e ciascuna singola quota riceverà percentualmente più prodotto. Ma se in una stagione la produzione, per qualunque motivo, non dovesse essere elevata, la quantità di prodotto di ciascun partecipante si riduce in conformità al calo di produzione. Ugualmente, in inverno la varietà e la quantità calano in relazione alla stagione”. ff di Maria Luisa Doldi

info&contatti g http://ochsenherz.at

Come funziona l’agricoltura associativa?

L’azienda biodinamica Ochsenherz, che produce verdura ed erbe aromatiche su 5 ettari di terreno alle porte di Vienna, ha introdotto nel 2009 per la prima volta in Austria il sistema dell’agricoltura associativa e spiega: “Il principio fondamentale su cui si basa un progetto di agricoltura associativa è il finanziamento sicuro dell’azienda e della produzione per un anno da parte dei consumatori. Il costo totale di un anno di produzione, inclusi i costi del personale, viene calcolato dalla azienda stessa, suddiviso sui partecipanti al progetto – i consumatori - e la cifra che ne deriva è la quota indicativa che ciascun partecipante versa alla azienda, legandosi per un anno al suo sostentamento”. Subentra poi anche un’autovalutazione da parte del singolo consumatore che è invitato a versare una cifra maggiore o minore – su base anonima – in base alle sue necessità e

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Sportello impresa tendenze La voce dei sostenitori

Cambiare mentalità Accettare una certa variazione della quantità di prodotti in relazione ai successi o insuccessi della stagione o ai suoi andamenti è forse l’aspetto più complesso da capire ed accettare da parte dei sostenitori del progetto. Come spiega Eva-Maria Haas, membro della prima ora del progetto di agricoltura associativa iniziato da Ochsenherz: “Questo regime di acquisto dei prodotti richiede a noi consumatori un totale cambio di mentalità. Decidere di partecipare ad un progetto simile significa anche staccarsi dal principio di mercato “merce versus denaro”. Ciò che si finanzia con il proprio contributo non è solo il prodotto finale, ma in realtà un modo diverso di produrre, un processo che parte dal seme - che Ochsenherz spesso non acquista, ma moltiplica direttamente, anche da varietà difficili da trovare in commercio – e in questo caso attraverso il regime biodinamico arriva ad una produzione rispettosa dell’ambiente”. E anche i prodotti sono diversi da ciò a cui il mercato ci ha abituati: “I prodotti che acquistiamo da Ochsenherz non sono sempre esteticamente belli e tutti uguali. Essi portano i segni di una natura a cui si lascia entro certi limiti libera espressione, ma sono anche prodotti naturali che sappiamo non contengono prodotti chimici di alcun tipo e che comunque hanno anche un sapore decisamente migliore di molti prodotti standard”. In un regime di

agricoltura associativa il consumatore che partecipa al progetto ha anche un margine di potere decisionale nel processo produttivo: “Nella riunione che facciamo con tutti i soci all’inizio dell’anno - spiega Ochsenherz - non si decide solo il piano finanziario, ma si ascoltano i riscontri e le opinioni dei clienti sull’anno produttivo appena concluso. Laddove sia possibile, si cerca di realizzare idee e stimoli dei clienti riguardo per esempio all’assortimento o disponibilità dei prodotti”. Per quali motivi dunque un consumatore dovrebbe prender parte ad un progetto simile? Eva-Maria Haas spiega: “Ciò che attrae molti di noi in questo tipo di agricoltura è la qualità del prodotto e quindi la

sicurezza alimentare ad esso legata. Conosciamo l’azienda e il suo modo di lavorare ormai da anni, da quando cioè vendeva sul mercato con modalità standard i suoi prodotti. E molti di noi non hanno voluto più rinunciare alla qualità offerta e alla bontà e freschezza dei prodotti. Oltre a ciò, molti adducono motivi di sostenibilità ambientale e produzione regionale”. Molti dunque sono i motivi per cui i consumatori partecipano al progetto di agricoltura associativa di Ochsenherz e questi motivi insieme sono più che sufficienti per accettare di pagare un prezzo un poco più elevato del prodotto rispetto a quello offerto dai canali standard. A ben vedere, però, si tratta non di un prezzo più elevato, ma del prezzo giusto, perché condurre un’azienda come la conduce Ochsenherz - regime biodinamico, grande varietà di verdure, ciclo chiuso di produzione - costa effettivamente più lavoro rispetto ad altri metodi. Insoddisfazioni tra i clienti? “Alcuni non sono contenti del regime di acquisto relativamente rigido: le quote vanno versate, sia che si ritiri la verdura, sia che non lo si possa fare. Se una persona si assenta per qualche settimana e non ha occasione di ritirare la sua verdura, la sua quota settimanale è persa. In questi casi suggeriamo una cooperazione tra più clienti i cui bisogni si complimentino, in modo da suddividere quote e prodotti”.

L’azienda

Una necessità del consumatore

A giudicare dalla crescita della partecipazione, tale modello di produzione sembra venire incontro alle esigenze della clientela. Mentre nel 2010 – prima stagione di produzione in regime di CSA - Ochsenherz aveva circa 50 quote, nel 2011 le quote sono circa 230: “Di più non possiamo accettarne, perché su 5 ettari di terra a regime biodinamico – quindi rispettando l’avvicendamento delle colture e i periodi di riposo del terreno - non è possibile produrre di più”. E la somma delle quote sarà sufficiente per coprire tutti i costi dell’azienda? “Questo lo si vedrà alla fine dell’anno!” risponde Ochsenherz cauto, conscio del fatto che proprio qui risiede una delle grosse difficoltà del sistema, ovvero calcolare a priori i costi di un anno. Oggi una quota per partecipare al progetto di Ochsenherz ammonta a circa 15 €/persona a settimana e dà diritto al consumo di quanta verdura si ha bisogno per 49 settimane all’anno. Un consiglio per chi volesse iniziare un progetto simile? “Sicuramente la vicinanza della grande città gioca un ruolo importante nel successo dell’agricoltura associativa“, perché la grande città è un buon serbato-

io di clienti. Ma soprattutto “è necessario avere un cerchio di clienti e conoscenti che ti conoscono, già apprezzano il tuo lavoro e si fidano di te e con questo cerchio di persone iniziare il progetto. Si tratta di un progetto in cui la fiducia del consumatore verso il produttore è fondamentale. Se manca, è impossibile iniziare!” E nei sette anni precedenti a questa iniziativa, Ochsenherz ha calcato i mercati rionali di Vienna facendosi conoscere per la bontà dei suoi prodotti e la qualità del proprio lavoro. Ma perché avete deciso di abbandonare i canali classici di vendita e passare a questa forma di agricoltura? “Perché per un’azienda come la nostra - piccola, a conduzione familiare, con elevati standard produttivi e biodinamica – è finanziariamente parlando molto difficile rimanere sul mercato tradizionale. Abbiamo quindi deciso di uscire del tutto dagli schemi classici di marketing e proporre un nuovo modo di rapportarsi al prodotto agricolo… e ci sembra di aver trovato la strada giusta!”.

I vantaggi di un metodo alternativo f Tramite il finanziamento assicurato per la produzione, l’agricoltore può allontanarsi dalla morsa dell’obbligo di produrre in quantità e a costi il più bassi possibile e concentrarsi su una produzione qualitativa fatta quasi su misura per i suoi clienti; f Grazie al finanziamento sicuro della produzione, anche aziende medio-piccole possono mantenere il proprio posto sul mercato e quindi assicurare posti di lavoro; f Si viene a creare una relazione etica tra consumatore e produttore; f Si valorizza al massimo il valore della produzione regionale, del consumo a Km zero e, nella maggior parte dei casi, della coltivazione ecosostenibile degli alimenti.

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