Sommario La guida Patrizia Manente Teramo Magia della tavola Alba adriatica Atri BASCIANo guide culturali turistiche brochures cataloghi fotografia campagne pubblicitarie
di Patrizia Manente Tel. 339.5653704 · 338.3972169 mail patrizia.marketing@gmail.com
Guida Culturale Turistica 2016/2017 Supplemento a Paese Nostro n. 22 Dic. 2015- Anno VI Registrazione al Trib. di Teramo N. 625 del 8 marzo 2010 Direttore Responsabile: Giuliano Marsili Progettazione Marketing & Comunicazione di Patrizia Manente Via Luigi Longo, 21 - Teramo Testi Patrizia Manente, Valerio Negro Foto Massimo Di Dionisio, Patrizia Manente, Stefano Uberti Marketing e Pubblicità Paola Manente, Patrizia Manente Coordinamento Patrizia Manente Graphic design Imago Comunicazione Stampa EditPress - Castellalto (TE) Copyright © Marketing & Comunicazione di Patrizia Manente Tutti i diritti riservati
Campli CASTEl CASTAGNA CASTEllalto Castelli CIVITELLA DEL TRONTO COLONNELLA CROGNALETO Giulianova ISOLA DEL GRAN SASSo ROSETO SANT'OMERO Tortoreto VALLE CASTELLANA Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della laga
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In copertina dall’alto: • Fosso di Nerito • Ceramica Castelli (proprietà privata Fondazione Tercas) • Porto di Giulianova • Farfalla (Zygaena oxytropis) fotografata a Civitella del Tronto
Questa guida è sfogliabile on-line all’indirizzo http://www.lelcomunicazione.it/blog/ guida-culturale-turistica-teramo-2016/
la Guida
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Patrizia Manente Uno strumento al servizio degli amici turisti
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a sempre ho sentito un profondo attaccamento alla mia terra e alle bellezze paesaggistiche che offre. La mia città, Teramo, senza essere una grande metropoli, ha però una posizione davvero invidiabile. Pochi chilometri dal mare e in poco tempo si arriva in montagna. Senza dire che è circondata da bellissime colline. Siamo in una posizione strategica. Cosa si può volere di più? Ricordo che mio padre Mario era solito dire con orgoglio: “Tereme sta mezz’ nà pizze de furmaggie” (Teramo si trova in mezzo a una pizza di formaggio). Aveva perfettamente ragione. Dunque, la passione e l’amore che ho nei confronti del mio territorio l’ho ereditata da mio padre. Non a caso da anni sono sostenitrice del FAI per la difesa e valorizzazione del nostro patrimonio artistico e ambientale. Questa Guida, perciò, vuole essere una illustrazione di ciò che abbiamo e soprattutto uno strumento per i tanti turisti che arrivano. Alla scoperta dei tanti e bellissimi luoghi da vedere e ammirare.
Senza dire, inoltre, delle tradizioni enogastronomiche locali. Visto che il territorio teramano è ricco di terre fertilissime, che producono eccellenti prodotti: olii, vini, formaggi, salumi di ogni genere. Un posto a parte merita la ricchissima tradizione della cucina che vanta piatti davvero prelibati. Per concludere, un grazie va a tutti gli inserzionisti che, nonostante il difficile momento, hanno contribuito con il loro preziosissimo sostegno, permettendo la realizzazione del progetto con sensibilità e lungimiranza.
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Teramo
Città fra antico e moderno
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u uno sperone argilloso-calcareo sopraelevato, alla confluenza del torrente Vezzola con il fiume Tordino, sorge Teramo (l’antica Interamnes Urbs, città tra i due fiumi, trascritta Interamnia), capoluogo della provincia aprutina di circa 60 mila abitanti. Abitata fin dalla preistoria come testimoniato dagli scavi archeologici nel quartiere della Cona (resti di un villaggio neolitico); i primi insediamenti risalirebbero all’età del bronzo e del ferro. I Pretuziani, popolazione di origine sabina, dalla quale il nome “Abruzzo”, sarebbero stati i fondatori di Interamnes. Conquistata dai Romani, fu chiamata Teramne, divenendo un municipio; con l’arrivo di popolazioni dalle regioni vicine fu trasformata in colonia. Più volte distrutta nel periodo delle invasioni barbariche, nel VI secolo mutò il nome da Pretutium in Aprutium. Nel XII secolo si trasformò in Teramum. Annessa al Ducato longobardo di Spoleto, nel 1078 fu conquistata dai Normanni; in seguito passò al Ducato di Puglia. Distrutta dalle truppe di Roberto di Loretello tra il 1155 ed il 1156, fu ricostruita dal vescovo locale Guido II con la nuova cattedrale di stile goticoromanico con abside.Tra il 1438 ed il 1443 feudo di
Corso San Giorgio
Via V. Veneto
Francesco Sforza che redisse gli Statuti Teramani, più tardi al regno di Napoli. Nel 1798 fu occupata dai francesi che proclamarono la repubblica; nel 1814 si ribellò a Gioacchino Murat, ritornando al re Ferdinando I di Borbone. Il 15 ottobre 1860 accolse trionfalmente Vittorio Emanuele II che si recava a Giulianova. È diocesi con Atri e sede universitaria. In ottima posizione, a metà strada tra il Gran Sasso d’Italia e l’Adriatico. Tra i personaggi illustri: Antonio Zaccaria (XVI sec.), musicista; Giuseppe Bonolis (1800-1851), pittore; Vincenzo Cerulli (1859-1927), astronomo; Melchiorre De Filippis Delfico (1825-1895), caricaturista; Melchiorre Delfico, storico, letterato, pedagogista, fondatore della Carboneria teramana; Gennaro Della Monica (1836-1917), pittore; Carlo Forti (17661845), ingegnere; Giannina Milli (1825-1888), poetessa; Ivan Graziani, cantautore; Berardo Taraschi, costruttore di auto da corsa.
monumenti
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umerosi i monumenti ed i palazzi antichi. Tra le chiese: la romanico-gotica Cattedrale di S. Maria Assunta e S. Berardo (vescovo e patrono di Teramo e diocesi), iniziata nel 1158, ingrandita tra il 1317 ed il 1335 (Polittico di Jacobello del Fiore del XV sec., campanile di Antonio da Lodi del 1493, Paliotto di Nicola da Guardiagrele del XV secolo, Crocifisso ligneo tre-quattrocentesco, statua di S. Maria Aprutina del XIV secolo e tele di Sebastiano Majewsky
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Particolare Palazzo dei Melatino
Arco Porta Reale (Porta Madonna)
in sacrestia). S. Anna (S. Getulio), unico resto dell’antica cattedrale (affreschi dei secoli XII, XIV e XV, statua in cartapesta leccese della titolare, simulacro di S. Vito, una Madonna del Latte tra le SS. Apollonia e Lucia dipinta nell’abside). S. Antonio (S. Francesco), eretta nel 1227, trasformata in epoca barocca e annessa un tempo ad un convento francescano, ospita opere settecentesche di Vincenzo Baldati, una tela della Madonna del Soccorso (proveniente dall’omonima chiesa sconsacrata) di
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Palazzo Castelli
Gennaro Della Monica ed un organo (1862) di Vitale De Luca di Notaresco (restaurato). La cappella del santo titolare, posta dietro l’altare maggiore, è in stile barocco con abside, affreschi, tele e cupola (Gloria di S. Antonio). La Chiesetta di S. Caterina (privata) è meta di devozione durante il triduo dedicato alla santa (23-25 novembre): i fedeli si recano a girare la ruota dentata della titolare (simbolo del suo martirio) per trarne fortuna per l’annata o per trovare un coniuge. La Cappella di S. Luca esistente già nel 1372. Il Santuario della Madonna delle Grazie, dedicato alla compatrona, accorpato ad un convento francescano, con artistica statua lignea della Vergine con il Bambino di Silvestro de L’Aquila (XV sec.), urna del B. Battista da Firenze, chiostro rinascimentale, diverse opere d’arte in chiesa e nell’intero complesso e cupola affrescata da Cesare Mariani. La Chiesa della Ma-
Borgo medioevale - Castello Della Monica
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Ponte a Catena
donna del Carmine ospita una statua in stucco della Vergine attribuita alla scuola ascolana di Lazzaro Giosafatti, un coro ligneo del 1780, un organo del 1850 dell’ascolano Frate Felice Morganti, pregevoli tele dei sec. XVII-XVIII) ed un Crocifisso ligneo. E ancora: la piccola S. Bartolomeo (S. Gabriele) nei pressi dell’Anfiteatro. La barocca SS. Annunziata (sede dell’Adorazione Eucaristica quotidiana) è un vero scrigno di tesori; la facciata è ispirata alla romana S. Pantaleo. Al suo interno si segnalano: l’altare maggiore barocco dorato (già nella Cappella del Suffragio), un Crocifisso ligneo (XV- XVI sec.) simile a quelli del Duomo e del Carmine, una maiolica castellana (Madonna con il Bambino e Anime Purganti) datata 1699 posta all’ingresso della sacrestia e le cappelle Palma e di S. Rita. Questo luogo di culto è caro ai teramani perché custodisce le pregevoli statue del Cristo Morto e dell’Addolorata portate in processione nel pomeriggio del Venerdì Santo. La Chiesa dello Spirito Santo, esistente già nel 1277, con portale degli ascolani Giosafatti; era un tempo annessa ad un ospedale e ad una confraternita gemellata con quella di S. Spirito in Sassia di Roma, che provvedeva alla sepoltura dei carcerati e dei condannati a morte. L’unica grande chiesa gotica è S. Domenico, annessa ad un ex convento domenicano, in parte adibito ad Archivio di Stato. Eretta nel XIV secolo, custodisce interessanti affreschi di varie epoche, la cappella del S. Rosario con stucchi settecenteschi del ticinese Michele Clerici e piccolo chiostro. La Chiesa di S. Agostino, esistente dal 1362 (già S. Giacomo), un tempo adiacente ad un
convento agostiniano (ora Archivio di Stato). La Chiesa dei Cappuccini (S. Benedetto), preceduta da scalinata, anteriore al Mille e trasformata nel 1573, conserva un altare maggiore ligneo di Fra’ Giovanni Palombieri e pregevoli tele. Inoltre le chiese: del Sacro Cuore; del Cuore Immacolato di Maria; di S. Berardo; della Madonna della Cona e della Madonna di Cartecchio del 1512, presso il cimitero, con statua seicentesca della Vergine. Edifici civili: Palazzo Municipale; Palazzo Vescovile (metà del XIV sec.); Casa Urbani; Casa Francese; Casa Muzi (Palazzo Castelli); Casa Corradi (Capuani); Casa Coltellacci; Casa Zaccagnini; Casa di Via Getulio; Casa Di Egidio; Casa Fiocco, Casa Napolitani. Del periodo rinascimentale: Casa Delfico; Casa Cingoli, Casa Forti. Seicenteschi: l’ex Ospedale Psichiatrico (con la cappella di S. Antonio Abate); Palazzo Delfico (Biblioteca Provinciale); Casa Caraciotti, Casa Palma. Del periodo liberty e del XIX secolo: Villa Blandina e il suggestivo falso borgo medioevale attorno al Castello Della Monica. Ancora: il bel Parco Fluviale che circonda la città; la Stazione Ferroviaria, inaugurata nel 1883; la
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Chiesa Madonna del Carmine
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Antica Cattedrale S. Anna
medioevale Fonte della Noce; Porta Melatina; Palazzo Savini. Anche: il Chiostro di S. Giovanni (Istituto Musicale “G. Braga”); la Fontana dei Leoni; Palazzo Pompetti; Casa Catenacci (XIV sec.); la statua romana di “Sor Paolo” (“Gnore Paule” in dialetto, sorta di Pasquino teramano che in passato era utilizzato per proteste contro i governanti ed il malcostume); Casa del Mutilato (ex chiesa della Madonna della Misericordia), del 1348; Casina del Dazio; Villa Comunale. Inoltre: l’Anfiteatro Romano; il Teatro Romano; la “Domus del Leone”. I siti archeologici di Torre Bruciata e della Madonna delle Grazie; la Domus di Vico delle Ninfe; la Necropoli di Ponte Messato. Il Museo Civico Archeologico “Francesco Savini”; il Museo Civico e Pinacoteca Civica; il Museo delle Tradizioni Popolari (contrada Villa Pavone); l’Osservatorio Astronomico di Collurania “Vincenzo Cerulli”. In Via Porta Carrese sono stati rinvenuti numerosi intonaci dipinti appartenenti forse a due abitazioni di epoca romana. Nella vicina Via dei Mille, sotto un’abitazione privata, sono stati riportati alla luce resti di una domus romana (I sec. a. C.); tra questi, un mosaico con il volto di Bacco incoronato da pampini. Alla fine del Viale dei Tigli (Giardini Carino Gambacorta) il Monumento ai Caduti di tutte le guerre (1960-1968), opera bronzea di Venanzio Crocetti, con al centro la statua del Giovane Cavaliere della Pace. La piccola Chiesa di S. Giuseppe (XVI-XVII sec.), oggi in stato di abbandono, custodisce un altare ligneo barocco del teramano Domenico Aviotto abbellito da tele
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Interno Chiesa S. Antonio (già Convento S. Francesco)
seicentesche del polacco Sebastiano Majewsky (quella centrale del 1630), rappresentanti Scene della Vita del santo titolare. Nel quartiere Gammarana, presso l’area ex Gavini, l’interessante Parco della Scienza; comprende il Museo della Fisica e dell’Astrofisica “Galileum”, gestito dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dall’Istituto Nazionale di Astrofisica, la Ludoteca Tecnico-scientifica e un Auditorium di 600 posti a sedere. Nel museo sono esposte opere dell’artista teramano Italo Rodomonti; possibilità di percorsi guidati per bambini e ragazzi alla scoperta della scienza e dei misteri dell’universo. Casa Bonolis (più volte rimaneggiata) è
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nota per aver dato i natali al pittore locale Giuseppe Bonolis. Il Convitto Nazionale “Melchiorre Delfico” e il Liceo Classico sono le più antiche istituzioni scolastiche della città (in precedenza costituivano il Real Collegio); l’edificio mostra ancora una certa imponenza, dominando l’antistante Piazza Dante. Sulla parete di una vecchia abitazione del quartiere di Porta Romana posta nei pressi della Piazzetta del Sole, si trova una nicchia (poco conosciuta) votiva. Ospita una piccola tempera ottocentesca raffigurante Chiostro Santuario Madonna delle Grazie
Affresco di C. Mariani (Santuario Madonna delle Grazie)
Affresco “Cristo vendemmiatore” (Santuario Madonna delle Grazie)
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Cattedrale Santa Maria Assunta e San Berardo
S. Emidio, l’unica immagine del santo esistente in città. Emidio, primo vescovo, martire e patrono della vicina Ascoli Piceno, è invocato dal 1703 (anno di un terribile sisma che distrusse L’Aquila e sconvolse gran parte dell’Italia centrale) come protettore universale contro i terremoti. La devozione è molto diffusa in diverse parti del mondo. In passato in agosto, nella ricorrenza del santo (il 5 del mese), era celebrato con particolare culto dalla famiglia che lo aveva apposto. La Casa dei Melatino (XIII sec.), dal nome dell’antica famiglia locale, è oggi sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Teramo (Tercas). L’interno (visitabile a richiesta), custodisce testimonianze del suo glorioso passato medioevale con ricche e preziose collezioni di maioliche di Castelli, frutto di donazioni. I Melatino sono famosi per la cosiddetta Lapide delle “male lingue” (bassorilievo del XV secolo); raffigura due volti di profilo che si fronteggiano con le lingue trapassate da un grande compasso. Al di sopra, il motto della famiglia: “A lo parlare agi mesura” (Misura le parole). Fa riferimento ad un episodio relativo ai nemici del casato e serve come monito per chiunque.
Ponte Vittorio Emanuele
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magia della tavola di Patrizia Manente
Fra piatti rinomati e specialità teramane
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utta da scoprire la cucina tradizionale di Teramo, giustamente considerata la “Capitale della gastronomia abruzzese” per la varietà e ricchezza dell’offerta. A tavola imbarazzo della scelta. Vale la pena visitare gli innumerevoli e caratteristici locali lungo il litorale e non solo. Basta percorrere poche decine di chilometri per trovarsi alle prese con un fumante e gustoso risotto alla marinara o con il piatto classico e famoso dei “maccheroni alla chitarra”. Piatto-emblema della cucina teramana di una volta (apprezzatissimo persino dal re Faruk d’Egitto negli anni del suo esilio in Italia), che sempre attira e seduce i palati più esigenti. Tra le classiche specialità locali, non vanno dimenticati gli altri appetitosi primi, che rendono varia e attraente la mensa dei teramani. Dai cannelloni al timballo di scrippelle, ai ravioli dolci di ricotta e alle ceppe. Da “li maccarun a la mulènare” alle rinomate “virtù” (piatto forte del primo maggio). Per non dire delle famose e delicate “scrippelle in brodo”, come delle più robuste pappardelle al sugo di papera. Né sono da meno i secondi piatti. Fra i più gettonati dai buongustai: la pecora alla callara, il coniglio alla cacciatora, le mazzarelle, i peperoni ripieni, la ‘ndocca ‘ndocca, il baccalà, la squisita porchetta, gli arrosticini, il tacchino alla canzanese, la galantina, il formaggio fritto. Senza, naturalmente, dimenticare i dolci con la pizza dolce tradizionale, i bocconotti, i calgionetti, le sfogliatelle, i pepatelli (tipiche specialità natalizie per eccellenza). Capitolo a parte, la croccante di mandorle. Maestosa e ricca l’offerta generosa di salumi d’ogni genere con salsicce, ventricina, lonze e cotechini. Ma in una dispensa ben fornita non possono mancare formaggi e pecorini dei monti abruzzesi, i pregiatissimi vini delle colline teramane, olio extravergine di oliva, miele millefiori, d’acacia, castagno e via degustando.
le peschette Ingredienti Per le pesche: 500 gr di farina per dolci, 200 gr di zucchero, 3 uova 50 gr di burro, 1 bustina di lievito per dolci, succo di 1/2 limone Per la crema: 5 tuorli, 5 cucchiai di zucchero, 5 cucchiai rasi di farina 500 ml di latte intero, buccia di limone e stecca di cannella Procedimento: preparare l’impasto delle pesche, a mano o in una planetaria, che deve risultare fluido. Formare tante palline della dimensione di una noce. Posizionarle su una teglia con carta forno un po’ distanziate per evitare che durante la cottura si attacchino. Cuocere al forno a 180° per circa 25 minuti, senza farle colorire troppo. Una volta sfornate, lasciar raffreddare e poi con un coltello tipo pelucchino scavarle con delicatezza. Quando la crema sarà fredda, riempire le pesche, facendo in modo che un pochino fuoriesca cosi le due metà si attaccano. In una ciotolina versare l’alchermes e mano a mano passare le pesche ripiene, farle sgocciolare, poi passarle nello zucchero.
Le peschette e la foto sono state realizzate da
Sandra Pica
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il timballo
“lu timball’ de screppell” Il timballo è un tipico piatto-principe teramano sempre presente sulla tavola delle feste. Ingredienti per otto o dieci persone Per le “scrippelle” o “crespelle”: 10 uova fresche, 10 cucchiai di farina (un uovo e un cucchiaio di farina a persona), acqua, sale q.b. Per le polpettine: 600 gr. di carne macinata di manzo, noce moscata, parmigiano, pizzico di sale. Per il ripieno: 4 mozzarelle grandi e fresche tagliate a dadini, 200 gr. di parmigiano grattugiato, 300 gr. di piselli, 4 o 5 uova. Per il ragù: 400 gr. di manzo, 300 gr. di “magro” di maiale, un petto di pollo, 1,5 kg. di salsa di pomodoro fatto in casa, 1/2 bicchiere di olio extra vergine di oliva, 1/2 bicchiere di vino bianco, metà cipolla, 2 o 3 chiodi di garofano. Preparazione delle scrippelle: sbattere bene le uova con aggiunta di farina. Dopo un primo impasto versare acqua un po’ alla volta per non formare grumi, e un pizzico di sale. Ottenere una pastella liquida, che andrà versata con un mestolino in un tegame caldo già unto con un pezzettino di lardo. Le sottili scrippelle devono asciugarsi un po’ adagiandole su uno strofinaccio da cucina. Si prepara a parte il ragù (con gli ingredienti indicati) a lunga cottura e a fuoco lento. Procedere mettendo in un’idonea casseruola prima l’olio e la carne. Infine, aggiungere gli odori. A carne rosolata sfumare con vino bianco, far evaporare e successivamente versare il pomodoro. Semicoprire la pentola. Quando il condimento salirà in superficie, il ragù è pronto.
Per preparare le polpettine: impastare gli ingredienti necessari e formare delle palline (della grandezza di un pisello). Cuocerle in una pentola con un filo d’olio, vino bianco. Quindi disporre su un tavolo tutti gli ingredienti pronti avendo l’accortezza di mettere in una ciotola quattro o cinque uova sbattute. Ungere una teglia a sponde alte con burro. Foderarla alla base con le scrippelle. Iniziare gli strati mettendo polpettine, piselli, la mozzarella a dadini, il petto di pollo tagliuzzato minutamente, parmigiano e versare le uova sbattute tutt’intorno e infine versare anche un po’ di sugo pronto. Ripetere più volte gli strati farciti come sopra fino ad esaurimento degli ingredienti. Infine, chiudere con uno strato di scrippelle che deve essere il più spesso di tutti, aggiungere qualche fiocchetto di burro sopra e mettere il timballo in forno, lasciarlo cuocere a circa 140° per ottanta minuti. Il timballo va servito caldo, ma è ottimo anche freddo. Consiglio della cuoca. Quando si stendono le “scrippelle” sulla teglia, queste non devono essere stese perfettamente, ma raggrinzite, incurvate a mo’ di fisarmonica.
Il timballo è stato realizzato da mia madre
Adele Di Franco,
esperta in cucina teramana.
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Alba adriatica Spiaggia d’argento
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ittadina moderna e dinamica, è una delle località adriatiche della costa teramana conosciuta come “le Sette Sorelle”, in riferimento ad un’antica leggenda popolare. Per la bellezza dell’ampio litorale sabbioso di 4 km, è stata definita “Spiaggia d’Argento”. È attraversata dal Corridoio Verde Adriatico, pista ciclabile di circa 20 km che congiunge Porto d’Ascoli con Roseto degli Abruzzi. Dal 2003 più volte Bandiera Blu d’Europa, ospita spesso importanti eventi culturali. Il 14 luglio 2006 ha festeggiato il suo primo cinquantenario come comune autonomo. Molto praticata la pesca costiera. Il toponimo significherebbe “altura” o “bianco” (comune radice indoeuropea). Diversi ritrovamenti archeologici neolitici nel territorio circostante. Agli inizi del XX secolo sorsero le prime dimore signorili: le ville, Gialluca, Tonelli, Ranalli, Ricci e Crescenzi. Tra il 1920 ed il 1930 furono inaugurati i viali della Vittoria e Margherita. Con Regio Decreto del 25 ottobre 1919 fu nominato primo parroco della nascente cittadina Don Giuseppe Moretti. La nuova chiesa fu eretta negli anni Trenta e nel 1937 fu resa autonoma dalla “Marina”. Con Decreto Ministeriale del 30 aprile 1930 la sede comunale fu trasferita a Tortoreto Stazione. Con Decreto del Prefetto di Teramo del 30 agosto 1946, Giovanni
Bambinopoli
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Ranzati venne nominato Commissario Prefettizio. Il 29 maggio 1956 la frazione divenne autonoma e prese il nome di Alba Adriatica, ufficializzato con Decreto del Presidente della Repubblica. È gemellata con Miranda (Isernia). Personalità: lo chef Aldo Zilli e il motociclista Ivan Palazzese (1962-1989).
monumenti
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a visitare: la Rotonda Nilo, piccola piazza nelle vicinanze del Parco Giochi di Bambinopoli. In contrada Basciani la Chiesetta di S. Vincenzo Ferreri, fatta costruire dai Guidobaldi di Nereto. La semplice facciata presenta timpano, lunetta e campanile a vela. Il portale è affiancato da due piccole finestre. La località è detta “Casasanta” (in dialetto Casò) perché si ritiene che qui abbia sostato la S. Casa prima di giungere a Loreto. Il Lungomare Marconi, di cir-
ca 2,5 km, ricco di palme e pioppi, è luogo di svago e passeggiate. Un ponte di legno sulla foce del Vibrata collega Alba alla vicina Villa Rosa di Martinsicuro. Inoltre: il Palazzo Comunale degli anni Venti, sito in Piazza IV Novembre dove sorgono il Monumento ai Caduti della Grande Guerra e la Chiesa parrocchiale della patrona S. Eufemia. A Villa Fiore la Chiesa di S. Maria. La Chiesa dell’Immacolata, in contrada Basciani, conserva un bell’organo di 2.600 canne della ditta Bevilacqua di Torre de’ Nolfi. Ed ancora: Villa Ranalli (detta “la Favorita”); Villa Gianluca Palma; Villa Chiarugi; Villa Zannoni; Villa Moscarini e la massiccia Torre del Vibrata (1547). Villa Flaiani, circondata da un parco, ospita la Biblioteca Comunale ed è diventata centro culturale polivalente di primo piano. In contrada Basciani, Via del Vecchio Forte, così nominata perché forse conduceva alla fortezza di Civitella del Tronto.
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Atri
Scrigno di tesori e Città Ducale
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i sviluppa su tre colli affacciati sul mare e sui “calanchi” (“scremoni”, in dialetto): intere colline erose da fenomeni millenari, come una serie di picchi e balzi digradanti verso la vallata sottostante. Alcuni storici fanno derivare Hatria dall’imperatore Adriano. Atri contende con Adria l’aver dato il nome all’Adriatico. Nel XII secolo fu feudo principale della Contea d’Apruzio. Nel 1251 ottenne da papa Innocenzo IV l’istituzione dell’antica diocesi di Atri-Penne e l’autonomia comunale.
Cattedrale di Santa Maria Assunta Affresco di Andrea De Litio
monumenti
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a Riserva Naturale dei “Calanchi”; l’interessante complesso della romanica Cattedrale di S. Maria Assunta (affreschi quattrocenteschi di Andrea De Litio nel coro, una delle poche opere rinascimentali tra le più note di tutto l’Abruzzo) con annessi Museo Capitolare, campanile di Antonio da Lodi, chiostro e la Vasca Limaria (affreschi del XV sec.). La Chiesa di S. Reparata; il Teatro Comunale con annesso Archivio-Museo “Antonio Di Jorio”; S. Agostino (Madonna delle Grazie e santi di Andrea De Litio). Palazzo Illuminati; S. Francesco; la rinascimentale Casa Paolini. Palazzo Vecchioni; la piccola Chiesa neo-romanica di S. Liberatore (Cappella dei Caduti); il Palazzo dei Duchi d’Acquaviva. La Chiesa di S. Nicola (affresco Madonna di Loreto tra i SS. Rocco e Teatro Comunale
Sebastiano di Andrea De Litio); S. Spirito (Santuario di S. Rita); la Rocca d’Atri (resti dei bastioni). Il Belvedere con sculture contemporanee; il Complesso Conventuale di S. Chiara (con annesso convento delle Clarisse) iniziato nel 1260; il portale trecentesco di S. Andrea. Il duecentesco ex Convento Domenicano con la Chiesa di S. Domenico (S. Giovanni Battista); Porta S. Domenico; i resti di un teatro romano (Via Cicada); la Cappella della SS. Trinità (S. Rocco). Inoltre: il Museo Archeologico Civico Capitolare “De GalatiisDe Albentiis-Tascini”. Il Museo Civico Etnografico; le “Grotte” (“li muri”), vani utilizzati per conservare le acque filtranti; la Fonte Canale; antiche Fontane Archeologiche; la Chiesa della Madonna delle Grazie; il Museo Didattico degli Strumenti Musicali Medioevali e Rinascimentali; il Parco Comunale (su un precedente convento dei Cappuccini).
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Basciano Fundus Bassianum
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situata su di una collina allo sbocco della valle del Mavone, affluente del fiume Vomano. Il toponimo farebbe forse riferimento ad un podere detto Bassius, ma già un fundus Bassianum (tenuta agricola) pare esistesse quando l’abitato era parte della colonia romana di Hatria (Atri). Il termine Bassanum o Bassianum deriverebbe da una corruzione di Fasiana, appellativo della dea Cibele. Nel territorio, possedimento dei Sabini adriatici, sono state rinvenute tre necropoli italiche dei sec. VII-IV a. C. Nella frazione S. Rustico esisteva un santuario romano dedicato ad Ercole. L’antica Bassianum fu feudo benedettino dell’abbazia molisana di S. Vincenzo al Volturno; in età normanna, citata come “castrum”, dominio di Oderisio di Collepetrano, signore della vicina Penne e dei Pagliara, Conti di Isola del Gran Sasso d’Italia. In seguito proprietà della cattedrale di Teramo, poi degli Acquaviva, duchi di Atri, fino al 1528. Nel 1843 fu sede di un “Monte Pecuniario”, che elargiva prestiti agli agricoltori. Una sagra estiva è dedicata al suo prelibato prosciutto.
monumenti
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a Porta Penta, unico ingresso rimasto di origine medioevale, sormontata dalla Torre dell’orologio, si accede al nucleo storico. Da visitare: la chiesa parrocchiale del patrono S. Flaviano, già nota dal 1073 (affreschi tardo-rinascimentali); la chiesa di S. Giacomo (finestre gotiche), documentata
Particolari interni Chiesa Santa Maria di Basciano
Affresco Chiesa San Flaviano
dal 1178; la Fontana, con figure simboliche. Nella frazione di S. Maria e nel borgo di S. Agostino (un tempo feudo dei Camaldolesi) le interessanti omonime chiese, con decorazioni barocche, altari lignei e soffitto maiolicato. In frazione S. Rustico resti della necropoli scoperta nel XIX secolo.
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Campli
Città dei Farnese e della Scala Santa
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himble, in dialetto. Insediamenti piceni a Campovalano: tombe circolari a cappuccina. Nel 1300 Nocella e Castelnuovo costituirono un unico centro. Nel XV secolo nacque il convento di S. Bernardino,
Cripta della Collegiata S. Maria in Platea
Scala Santa
eretto da S. Giovanni da Capestrano. Nel 1538 fu data in dote da Carlo V di Spagna alla figlia Margherita d’Austria sposa di Ottavio Farnese. Nel 1600 con bolla di papa Clemente VIII, ricevette il titolo di “Città”, diventando sede diocesana unita ad Ortona, soppressa nel 1818. Nel 1776 con bolla di papa Clemente XIV ebbe il privilegio della Scala Santa. Nota è la gustosa porchetta locale. Tra i personaggi illustri: Giacomo da Campli (1420-1492), pittore; Giovanni Battista Boncori (1643-1699), pittore; Nicola da Campli (XVI sec.), scultore; Nicola Palma (1777-1840), canonico e storico; Primo Riccitelli (1875-1941), musicista e compositore.
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Collegiata S. Maria in Platea
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ase Porticate; Palazzo Farnese; Collegiata di S. Maria in Platea (affreschi di stile giottesco nella cripta e soffitto ligneo settecentesco con Storie del patrono S. Pancrazio); Porta Angioina (XIV sec.); S. Giovanni Battista a Castelnuovo (tele del ravennate Giovan Battista Ragazzini ed affreschi del XV sec. di Giacomo da Campli). Convento celestino di S. Onofrio (affreschi quattrocenteschi nel refettorio);
Madonna della Misericordia; S. Francesco con affreschi trecenteschi; Casa dello Speziale (XVI sec.) e Casa del Medico. Convento francescano di S. Bernardino (affreschi seicenteschi del polacco Sebastiano Majewsky); Santuario della Scala Santa (XVIII sec.) con 28 gradini in legno da salire inginocchiati; Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo. Cappella della Madonna delle Piane (affresco della Madonna col Bambino di Giacomo da Campli); S. Pietro e Necropoli picena a Campovalano. A Nocella, Torre dei Melatino e Chiesa dei SS. Mariano e Giacomo; Santuario della SS. Trinità a Morge; Convento dei Cappuccini (S. Giacomo) a Trinità.
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Castel Castagna Castrum Castanee
Abbazia S. Maria di Ronzano
P
osta nel versante meridionale della vallata del Vomano (Valle Siciliana), in vista del massiccio del Gran Sasso, è circondata da campi coltivati e vigneti. Testimonianze antiche risalgono alla preistoria, l’aspetto attuale è medioevale. Nel XII secolo era nota come Castellum Castanee (in seguito Castrum Castanee); nel 1100 era feudo dei fratelli Trasmondo e Berardo. Passò poi, nel 1270 a Berterajmo de Pugecto, divenendo successivamente possesso dei Pagliara, degli Orsini e dei Mendoza. Nel XIX secolo fu spesso saccheggiata dai briganti locali.
monumenti
I
l paese offre incantevoli panorami sull’Appennino e sulle colline circostanti; il centro storico conserva ancora l’aspetto di piccolo borgo anticamente difeso da mura. Da visitare: i numerosi edifici in pietra (di epoche diverse); il suggestivo belvedere; la chiesa parrocchiale del patrono S. Pietro Martire (portale in pietra scolpita con lunetta). Nell’omonima frazione: uno dei gioielli dell’architettura romanica abruzzese l’Abbazia di S. Maria di Ronzano (XII sec.). La chiesa era un tempo annessa ad uno scomparso cenobio benedettino. L’edificio mostra chiari influssi d’arte pugliese; l’interno, a tre navate, conserva interessanti affreschi duecenteschi (Nuovo e Vecchio Testamento), una stauroteca (reliquiario della S. Croce) del XIII secolo e una bella statua lignea policroma della Vergine. Si segnalano anche: l’antico borgo di Villa Salsa, con chiesa di S. Rocco e i ruderi del vecchio mulino; la chiesa rurale di S. Vincenzo, in contrada Villa Ruzzi, e il cosiddetto “quercione”, quercia ultracentenaria, in contrada Carnevali. In frazione Ronzano: la chiesa di S. Maria degli Angeli (statua lignea della Vergine e portale con mosaico).
Cento Fonti
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Castellalto Castrum Vetus Trasmondi
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orse di origine pre-romana, situata su una collina tra i fiumi Vomano e Tordino, con un ampio e bellissimo panorama su parte della provincia teramana. Nel XII secolo fu feudo del barone Trasmondo (Castrum Vetus Trasmondi); Castelbasso appartenne invece ai Benedettini dell’abbazia di S. Clemente a Casauria (da cui il nome Castrum Vetus Munaciscum). Nel 1481 entrambi i borghi divennero possedimento degli Acquaviva, duchi di Atri.
Castellalto
Castelbasso
monumenti
C
onserva ancora l’aspetto di piccolo borgo fortificato (mura del XV sec. con mastio pentagonale), anticamente diviso in due zone distinte. Si accede da una porta d’ingresso cinquecentesca. Il panorama spazia su tutto il territorio circostante. La chiesa parrocchiale del patrono S. Giovanni Evangelista conserva un bel portale rinascimentale del XVI secolo e la statua lignea del santo. Fuori le mura, in posizione isolata, la cinquecentesca chiesa della Madonna degli Angeli (tele del XVIII secolo e altare barocco), un tempo annessa ad un convento francescano. Nella frazione di Villa Torre un edificio sormontato da torretta merlata. A Castelnuovo Vomano, presso la riva del fiume, si incontra un antico mulino del 1849, recentemente restaurato. Una visita merita anche l’abitato di Castelbasso, che nel periodo estivo ospita rassegne di musica ed esposizioni d’arte contemporanea.
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Chiesa dei S.S. Pietro ed Andrea (Castelbasso)
Presenta un aspetto circolare con stretti caratteristici vicoli. La seicentesca chiesa dei SS. Pietro ed Andrea risale al 1338 (portale in pietra e ricco interno barocco). Inoltre: la Porta della Marina; Casa Costantini (XVI sec.) e la chiesa parrocchiale di S. Gervasio, originaria del XIV secolo (resti di affreschi e portale rinascimentale).
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Castelli
Patria dei ceramisti
“C
ittà della ceramica” (li Castìlle, in dialetto), uno dei “Borghi più belli d’Italia”. Famosi i maestri ceramisti che servirono le più importanti famiglie principesche romane e i sovrani del Regno di Napoli. I monaci benedettini della vicina abbazia di S. Salvatore insegnarono i rudimenti dell’arte ceramica agli abitanti, favoriti dalla ricchezza di acqua e di argilla. Nel Medioevo appartenne ai conti di Pagliara. Feudo del marchese Ferrante Mendoza y Alarçon. Tra le personalità: Silvio Antoniano (XVI sec.), cardinale, poeta, filosofo e letterato, precettore di S. Carlo Borromeo; Felice Barnabei (1842-1922), archeologo e fondatore dei musei romani delle Terme di Diocleziano e di Villa Giulia; Fedele Cappelletti (XVII sec.), ceramista; Gesualdo Fuina (1755-1822), ceramista; Carmine Gentile (XVII sec.), ceramista; Carlantonio Grue (1655-1723), ceramista; Francesco Saverio Grue (1686-1746), ceramista; Concezio Rosa (XIX sec.), archeologo e autore di una monografia sull’arte ceramica castellana; Francescantonio Grue (XVII-XVIII sec.), ceramista; Orazio Pompei, ceramista.
monumenti
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l Museo delle Ceramiche, nell’ex Convento Francescano di S. Maria di Costantinopoli (chiostro, affreschi di autore ignoto e pozzo; antiche maioliche dei Grue, Pompei, Fuina ed altri). Resti dell’Abbazia benedettina di S. Salvatore; Istituto
Volta maiolicata (Chiesa San Donato)
Ceramiche Castelli (proprietà privata Fondazione Tercas)
Statale d’Arte “F. A. Grue”; raccolta internazionale di Ceramica d’Arte moderna; Presepe Monumentale in ceramica (1965-1975). Parrocchiale di S. Giovanni Battista con portale seicentesco e resti dell’ambone della badia di S. Salvatore; all’interno: statua lignea di S. Anna con Maria Bambina (XIII sec.), pala maiolicata di Francescantonio Grue (1647) e croce processionale argentea di scuola sulmonese. “Cona” della Madonna delle Lacrime (1541) con affresco miracoloso della Vergine, di Andrea De Litio. Casa Natale di Orazio Pompei e Palazzo Antoniano, Nei dintorni: “Cona” di S. Donato detta “Cappella Sistina della Maiolica italiana”: soffitto ligneo con 780 mattoni in ceramica (1615-1617).
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Civitella del tronto
Dove abita la storia
C
onosciuta per la Fortezza, ultimo baluardo borbonico prima dell’Unità d’Italia, sorge all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Il nome deriva dal toponimo “Civita” (località di origini arcaiche); ritrovamenti dalla preistoria al periodo longobardo, nelle Gole del Salinello. I Longobardi la annessero al Ducato di Spoleto. Citata per la prima volta in un antico documento medioevale del 1001 come “Tibidella”, borgo incastellato. Nel 1231 fu inclusa nel “Mandatum de Riparacione Castrorum Imperialum”, riguardante i castelli di nomina imperiale.
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P
asseggiando attraverso le strette e tortuose “viuzze” del medioevale e rinascimentale centro storico, si scoprono numerosi tesori nascosti: Porta S. Antonio, Porta Napoli (XIII sec.), Porta delle Vigne, e resti delle mura angioine. La Collegiata di S. Lorenzo (antico protettore del paese), di origini duecentesche e un tempo posta fuori le mura, fu trasformata in stile barocco nel 1777. Proseguendo lungo Via Roma si incontra Palazzo Ronchi, di origini cinquecentesche, con portale a bugnato di gusto ascolano. La Chiesa di S. Francesco (inizialmente dedicata a S. Ludovico IX di Francia) fu edificata con l’ex convento francescano (ora Municipio) tra il XIII e XIV secolo, da Fra’ Guglielmo De Savola da Civitella. Il Palazzo del Governatore (XIV-XV sec.), Palazzo Ferretti (in passato sede municipale) presenta finestre con cornici in pietra con paraste scanalate; nell’atrio, un pozzo ottagonale. A poca distanza, la piccola Chiesa di S. Maria degli Angeli, detta anche “della Scopa o delle Laudi” (XV-XVI sec.), con origini duecentesche. Palazzo Scesi, con portale in travertino, il settecentesco Palazzo Procaccini-Savi e Palazzo Graziani (fine XVI sec.). Nei pressi, la piccola Fontana di “S. Maria Parvula”. Numerosi i portali rinascimentali e medioevali. La Fortezza (1564-1576), costruita durante il dominio spagnolo in forma ellittica, domina l’intera cittadina. Il percorso si snoda attraverso tre camminamenti coperti, grandi piazze d’armi, cisterne, camminamenti di ronda, resti del Palazzo del Governatore, la cappella di S. Giacomo e gli alloggi dei soldati. Al suo interno merita una visita il Museo storico delle Armi e Mappe Antiche.
Santuario S. Maria dei Lumi
In Corso Mazzini il “Nact”, Nina Museo delle Arti Creative Tessili. Tra i vicoli del centro, la Ruetta, la via più stretta d’Italia. Fuori le mura: la Fontana degli Amanti (1863), lungo la circonvallazione panoramica. Il Santuario della Madonna dei Lumi con annesso convento francescano (1466) è così denominato per le varie apparizioni di fiammelle misteriose nel XVII secolo attorno al complesso. A poca distanza da Civitella, l’Abbazia di S. Maria di Montesanto. Meritano una visita: la Riserva Naturale delle Gole del Salinello con grotte ed eremi (S. Angelo a Ripe, S. Maria delle Scalelle, S. Marco e Salomone).
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Colonnella Antica signora
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orse nell’VIII secolo dopo la distruzione nel 739 da parte dei Longobardi di una cittadina edificata sui resti dell’antica Truentum. Sono stati rinvenuti reperti risalenti al neolitico e al periodo romano (cisterne). Il nome forse deriverebbe dalla baronia di Guillelmus Colonnellus (Guglielmo Colonnello).
monumenti
S
i accede alla parte alta dell’abitato attraverso una lunga e panoramica scalinata (inizio XX sec.), al cui fianco si trovano una fontana e un antico lavatoio. Conserva ancora la forma dell’incastellamento medioevale dominato dalla Torre dell’orologio. La parrocchiale dei SS. Cipriano e Giustina, costruita in laterizio
tra il 1795 e il 1815, custodisce: statue del patrono S. Michele Arcangelo, della Madonna del Suffragio, di scuola napoletana (XVIII sec.), antico coro ligneo, tela con i SS. Cipriano e Giustina, tela con l’Adorazione del SS. Sacramento, altari marmorei e un prezioso organo del 1833 di Quirino Gennari di Lanciano. Numerosi gli edifici civili: i palazzi Volpi, Marzi, Pardi, Crescenzi, Grilli (XVII-XVIII secolo) e il Palazzo Municipale del 1841. Il centro storico è caratterizzato da piazzette e strette “rue”. Inoltre: la Fonte vecchia, in contrada Giardino, forse di origine romana; in contrada S. Martino l’antica Fonte Ottone, costruita probabilmente su un sito romano.
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Crognaleto Nell’alta valle del Vomano
S
orge sui Monti della Laga, nell’alta valle del fiume Vomano. Il territorio è ricco di boschi e bellezze naturalistiche. Di origine medioevale era situata un tempo nell’attuale località Fonte S. Salvatore. Il nome deriverebbe da “crognale” (“corniolo”), albero una volta molto diffuso nella zona. I Pretuzi, popolo italico, si stabilirono in questi luoghi tra IV e III sec. a. C., come testimoniato da reperti archeologici. Fece parte dello Stato di Roseto con vari paesi dei dintorni. Ottenne il comune nel 1813. Una delle sue frazioni, Senarica, fu trasformata in repubblica autonoma fino al periodo napoleonico per la sua fedeltà ai sovrani di Napoli e intrattenne rapporti diplomatici e militari con Venezia. A Crognaleto nacque don Michelangelo Forti (XIX sec.), letterato e patriota risorgimentale. Si produce un ottimo pecorino di montagna.
Madonna della Tibia a Crognaleto
gio Umbricchio ospita palazzi in pietra rinascimentali, la Chiesa di S. Michele Arcangelo e quella cinquecentesca di S. Maria Lauretana (altari barocchi, soffitto ligneo a cassettoni del XVII secolo e fonte battesimale ricavato da pietra miliare). Si consigliano visite alle frazioni di Paladini, Tottea, Alvi, S. Giorgio e Senarica, ricca di storia.
monumenti
N
umerose sono le frazioni con possibilità di escursioni. La Chiesa della Madonna della Tibia, meta di pellegrinaggio in agosto, fu costruita per grazia ricevuta da un certo Bernardo Paolini di Amatrice dove anticamente esisteva un villaggio di epoca romana, poi abbandonato: Tibbia. L’edificio sacro risale al XVII secolo conserva una bella statua lignea della Vergine e un altare barocco dipinto. Nell’abitato di Crognaleto la Chiesa di S. Caterina. Interessante il piccolo borgo di Cervaro con diversi edifici rinascimentali in pietra, la Chiesa di S. Andrea (soffitto ligneo settecentesco) e un mulino lungo il torrente Zincano. A Cesacastina la Chiesa dei SS. Pietro e Paolo (altare ligneo settecentesco, calice d’argento quattrocentesco di Bartolomeo da Teramo e croce processionale argentea). A Frattoli: la Chiesa di S. Giovanni Battista, con portichetto e interno barocco. A Nerito, sede municipale, produzione di oggetti in ferro battuto e castagneti. A Piano Vomano: la Chiesa del Carmelo, quella barocca di S. Nicola e la grande quercia “Cerqua Mazzucche” (in dialetto), plurisecolare. A Colle del Vento scavi archeologici di varie epoche e la “Muraglia dei Paladini”, di origine leggendaria. Piano Roseto, antico covo di briganti. Pog-
Chiesa San Giovanni Battista di Frattoli (Crognaleto)
Particolare soffitto ligneo (Chiesa San Giovanni Battista)
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Giulianova
la “Posillipo degli Abruzzi” tra cultura e turismo
C
ittadina rivierasca con forte vocazione commerciale e turistica, Giulianova (Giglije, in dialetto) è una delle località balneari più conosciute e frequentate del litorale teramano, divisa in due parti: il Paese e il Lido. La parte Alta sorge in collina a ridosso del mare, con notevoli monumenti. Il Lido moderno, con strutture ricettive, si è sviluppato nell’ultimo secolo. Abitata già nel periodo neolitico, come testimoniato da ritrovamenti archeologici, le origini risalirebbero ai Romani, che nel III sec. a. C. fondarono la colonia Castrum Novum (o Castrum Novum Piceni), molto frequentata nell’età imperiale per i bagni termali. Le continue incursioni barbariche provocarono lo spopolamento; nel Medioevo prese
il nome di Castrum Sancti Flaviani (o S. Flaviano), in onore del santo patrono. Annessa prima al Ducato longobardo di Spoleto, al Regno di Napoli dopo, nella seconda metà del XIV secolo divenne feudo degli Acquaviva, duchi di Atri, fino alla distruzione nel luglio 1460, durante la sanguinosa battaglia tra Aragonesi ed Angioini. Nel 1471 il duca Giulio Antonio d’Acquaviva volle ricostruirla non più nel vecchio sito, ma sulla collina, cinta da mura fortificate ed otto torrioni. Da lui: Giulia (o Julia) Nova; nel XIX secolo quello attuale. Il paese rimase pressoché intatto fino a metà Ottocento, subendo poi varie modifiche. Subì saccheggi nel XVI secolo dai Lanzichenecchi e dalle milizie napoleoniche. Con l’abbattimento delle mura (1860) si estese sulla collina e verso l’Adriatico, primo centro visitato da Vittorio Emanuele II dopo l’Unità d’Italia. Il nucleo abitato lungo il mare prese il nome di Borgo Marina. All’inizio del ‘900 nacquero numerosi ed eleganti villini in stile liberty nella parte bassa e in Viale dello Splendore, residenze estive delle famiglie facoltose. La bellezza dell’esteso litorale sabbioso, l’amenità del luogo le valsero il soprannome di “Po-
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Porto
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sillipo degli Abruzzi”. Dopo la II guerra mondiale ha acquistato l’attuale aspetto con nuovi impianti balneari e moderne attrezzature. Attività principale è il turismo estivo; numerose le aziende artigianali di pelletteria, oreficeria e “ddù botte”, tradizionale organetto abruzzese della famiglia Janni. Il porto con l’annesso mercato ittico è tra i più importanti della costa adriatica. Tra le varie personalità: Giovanni Girolamo II d’Acquaviva (1663-1709), uomo d’armi e duca; Vincenzo Bindi (1852-1928), letterato; Gaetano Braga (1829-1907), grande violoncellista e compositore; Giuseppe Braga (1839-1878), fratello di Gaetano e musicista; Vincenzo Cermignani (1902-1971), pittore; Raffaello Pagliaccetti (1839-1900), scultore; Venanzio Crocetti, scultore; Riccardo Cerulli, avvocato e storico.
monumenti
I
n Paese, il Duomo di S. Flaviano (1472-1478) è tra i più importanti ed interessanti edifici rinascimentali abruzzesi; braccio reliquiario di S. Biagio del
Villa Castelli-Montano
Quattrocento, statua della Madonna con il Bambino e Crocefisso, opere bronzee (XX sec.) di Venanzio Crocetti. Sempre a Giulianova Alta: la Chiesa di S. Antonio del 1566, con affresco deteriorato della Pietà (XVII sec.); all’interno: dieci bassorilievi, due grandi tele seicentesche, acquasantiera romanica e lapide tombale di un nobile della famiglia De Bartolomeis. La Chiesa della Madonna della Misericordia, forse quattrocentesca, rifatta nel XVIII secolo. A poca distanza è la Chiesa di S. Anna, con altare barocco. E ancora: in Piazza della Libertà il Belvedere, luogo di ritrovo per l’incantevole panorama sul Lido e sull’Adriatico; Palazzo De Bartolomeis del 1876; Palazzo Montebello; l’ottocentesca Cappella gentilizia De Bartolomeis; la Sala “R. Pagliaccetti”, piccola gipsoteca con opere e bozzetti dell’artista giuliese, ed il Monumento a re Vittorio Emanuele II, di Raffaello Pagliaccetti inaugurato nel 1894. In Corso Garibaldi: la Pinacoteca e Biblioteca Civica “V. Bindi”, con interessanti opere della scuola napoletana dell’Ottocento ed
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Porto di Giulianova
arredamento del XIX secolo; la Casa Museo di Gaetano Braga, con ricordi del musicista locale. Inoltre: i resti delle fortificazioni cinquecentesche, volute da Giulio Antonio d’Acquaviva; degli otto baluardi originari resta Torrione “Il Bianco”, adibito a sede del Museo Archeologico, con reperti romani e la Casa Museo di Vincenzo Cermignani, con testimonianze del pittore giuliese. In Viale Gramsci: la Biblioteca del Centro Culturale “S. Francesco” e la Pinacoteca (opere d’arte contemporanea) annesse alla Piccola Opera Charitas, voluta dal frate cappuccino Serafino Colangeli nel 1983; la Casa “Maria Immacolata”, con eleganti merli ottocenteschi e ampio giardino; Palazzo Ciafardoni del 1885,
con affreschi napoletani attribuiti al Paliotti; il Monastero del Volto Santo, già dimora gentilizia con giardino. Ancora: l’ex Palazzo Ducale e la bella Villa della Montagnola, storica dimora degli Acquaviva; Villa Cerulli-Ranzato, con belvedere e decorazioni ispirate al XVI secolo. Lungo Viale dello Splendore sorgono due eleganti villini liberty: Villa Castelli-Montano (1910-1918) con ampi finestroni, decorazioni floreali, elegante e slanciata torretta; Villa ex De Santis (19231928). A poca distanza dal Paese, su un’amena e silenziosa collina, l’interessante Santuario di Maria SS. dello Splendore, protettrice di Giulianova, importante e frequentato luogo di culto mariano. L’origine è legata all’apparizione della
Mosaici Santuario Maria SS. dello Splendore
Vergine (22 aprile 1557), avvolta da una gran luce, su un ulivo, all’umile taglialegna Bertolino, chiedendo la costruzione di una chiesa in suo onore, facendo sgorgare una fonte di acqua pura ai piedi dell’albero. L’intero complesso raggruppa: la bella chiesa, con la venerata statua della Madonna con il Bambino inserita in una raggiera dorata, antiche tele in sacrestia, statue lignee di santi e moderni mosaici, una monumentale Via Crucis in bronzo, dell’artista marchigiano Ubaldo Ferretti, allievo di Pericle Fazzini, le fontane dell’acqua miracolosa, con mosaici, le statue bronzee di Bertolino, due angeli (Preghiera e Silenzio) e dei SS. Francesco d’Assisi e Michele Arcangelo, la Biblioteca “Padre Candido Donatelli”, il MAS (Museo d’Arte dello Splendore) con opere di arte contemporanea. Nell’ampio piazzale antistante, un’alta croce sormontata dalla statua della Vergine ed il bel Portico del Rosario della Scuo-
Cappella gentilizia De Bartolomeis
la del Mosaico di Ravenna. Lungo la strada che porta al mare il Monumento a Gaetano Braga. A Giulianova Lido: la Chiesa della Natività di Maria, sorta nei primi del ‘900, antica parrocchia del Borgo Marina; la moderna Chiesa di S. Pietro Apostolo (1974); il Parco della Rimembranza (giardini pubblici); l’elegante Villino Paris-Costantini, in stile liberty (1904), con ampio giardino e piccola torretta; Villa Gasbarrini; il Kursaal (1913-1929), opera dell’ingegnere teramano Giuseppe Marcozzi, con decorazioni liberty, come sala convegni e mostre espositive. Ancora: il Lungomare Monumentale del 1936 di Giuseppe Meo; l’ex Colonia Marina “Rosa Maltoni Mussolini” (19361937); il Museo della Marineria, presso la sede del Circolo “Il Nautico”; la foce del torrente Salinello, con ponte in legno che unisce Giulianova da Tortoreto; la Torre del Salinello del XVI secolo. Il Lido è attraversato dal “Corridoio Verde Adriatico”, pista ciclabile di oltre 20 km, che congiunge Porto d’Ascoli a Roseto degli Abruzzi. Il porto è diviso in molo Sud e molo Nord; il primo ospita una serie di trabocchi (casupole in legno adibite alla pesca con rete), in dialetto “li caliscinne”. Infine la Chiesa di S. Maria a Mare (SS. Annunziata), dei secoli X-XI: facciata dal bel portale con 18 rappresentazioni allegoriche, scene simboliche, animali, statua della Madonna con il Bambino e due piccoli leoni; all’interno: moderna immagine della Vergine e la piccola cameretta abitata da S. Gabriele dell’Addolorata prima di essere trasferito al convento di Isola del Gran Sasso d’Italia nel 1858.
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Isola del Gran Sasso Paese dei Motti
I
n passato era un’isola (Insula) circondata dai fiumi Ruzzo e Mavone. Nel 1173, contea dei da Pagliara, fu chiamata Isola di Penne. Nel 1526 Carlo V di Spagna la donò al conte Ferrante Mendoza y Alarçon. Dopo l’Unità d’Italia fu interessata da fenomeni di brigantaggio. Nel 1863 prese l’attuale nome. Tra le personalità: S. Berardo di Pagliara (XI-XII sec.), vescovo aprutino, patrono di Teramo e diocesi; Giovanni Parrozzani (1844-1922), chimico; Pietro Tesauri, vescovo; Niccolò dell’Isola (1230-1284).
monumenti
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oprannominata “Paese dei Motti”: diversi architravi e finestre con iscrizioni in latino. Da visitare: Parrocchiale di S. Massimo (portale di Matteo da Napoli, battistero rinascimentale, affreschi sulla volta, maiolica di Andrea Pompei, ostensorio quattrocentesco, statua del patrono). Ancora: Cona di S. Sebastiano con affreschi di Andrea De Litio; resti delle fortificazioni del “Castello d’Insula; porte del Torrione e della Cannavina. Inoltre: Chiesa (Cona) di S. Leonardo; Palazzo baronale Henrici-De Angelis; ruderi della Chiesa di S. Antonio. Nei dintorni: Cappella di S. Lucia con portale del 1450 e affreschi cinquecenteschi; mulini della Marchesa, Pranzella e S. Valentino. A Casale S. Nicola, Eremo di S. Nicola a Corno,Tra Isola e Cerchiara, rovine della Chiesa di S. Valentino. Sul Monte Infornace: Eremo di S. Colomba. Poco distante, rovine del Castello di
Santuario S. Gabriele dell’Addolorata
Pagliara; Chiesetta di S. Maria di Pagliara (XII sec.); S. Giovanni ad Insulam (XII-XIII secolo). Vicino Pretara, l’Eremo di Fratta Grande. Il Santuario di S. Gabriele dell’Addolorata, tra i più visitati del mondo. Nella vecchia basilica primitiva tomba del santo e affreschi di Ugo Scaramucci. Nel convento: vecchio coro, sala dei ricordi, cameretta del transito e museo degli ex voto. Nel nuovo tempio mosaici, bronzi, vetrate e ceramiche. Moderno campanile con concerto di 14 campane. Nel piazzale, sede dell’Eco di S. Gabriele; Via Crucis (2006-2007) e presepe artistico. La nuova basilica ospita la Biennale di Arte Sacra ed il Museo “Stauròs” d’Arte Sacra Contemporanea. Passeggiate lungo i sentieri del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e ai piccoli borghi montani.
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Roseto
Da Montepagano a Rosburgo
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mportante centro balneare, posta tra la foce del Vomano e del Tordino, è uno dei comuni più grandi del Teramano e fa parte delle sette località adriatiche della costa aprutina. Molto frequentata durante la stagione estiva, è nota anche come “Lido delle Rose”. Offre vari divertimenti, occasioni di praticare sport o rilassarsi in spiaggia, numerosi campings, alberghi e stabilimenti balneari, diversi eventi culturali ed artistici. È attraversata dal Corridoio Verde Adriatico, pista ciclabile di circa 30 km che la congiunge a Porto d’Ascoli. Il bel litorale sabbioso si estende per oltre 10 km. Negli ultimi decenni ha avuto un notevole incremento demografico, specialmente nel quartiere del Borsacchio, dove si trova l’omonima pineta, nella frazione di Voltarrosto e nelle località S. Giovanni e Campo a Mare. Dal 1999 è Bandiera Blu d’Europa. La presenza umana nel territorio sembra risalire all’epoca romana e longobarda, come attestato da numerosi ritrovamenti archeologici. Di origine romana anche la frazione di Cologna Paese, più volte citata in numerosi documenti medioevali, in relazione con il monastero benedettino di S. Salvatore a Bozzino. Nella “Marina” il clero della Chiesa Ricettizia di Montepagano (ente morale dell’Italia meridionale composto da corporazioni
Scorcio di Montepagano
Lungomare Roseto
Opera Raffaello Celommi
Opera Pasquale Celommi
di chierici che si occupavano della cura delle anime e del culto divino, con patrimonio comune e senza prebende) possedeva un fondo. Il 30 luglio 1857 il Capitolo, riunitosi nell’oratorio della parrocchiale, studiò e creò un progetto per concedere il suddetto terreno in perpetuo diritto di enfiteusi a coloro che si sarebbero stabiliti nella sottostante zona costiera di proprietà comunale. Il progetto fu redatto da Serafino De Nigris di Canzano, Regio Agrimensore; egli si interessò di stabilirne la quota ed il valore. Il fondo venne così suddiviso in 12 “quote” (lotti di terra) e il 22 maggio 1860, con regolare rogito del notaio Angelo Garrani di Mosciano Sant’Angelo, venne assegnato ad altrettante famiglie. A ricordo, fu murata una
lapide (ancora esistente) nella sacrestia della chiesa della SS. Annunziata. Il primo agglomerato urbano, futuro nucleo della cittadina, prese il nome di “Le Quote”; da qui il soprannome dispregiativo di “cutaroli”, in contrapposizione agli abitanti del paese detti “paganesi”. Il toponimo scelto non piacque tuttavia al patriota Ciro Romualdi che per primo, nell’estate del 1861, chiamò il nuovo abitato “Rosburgo” (ispirato forse dai roseti un tempo esistenti nei pressi delle case dei pescatori), facendolo incidere su una meridiana disegnata dal prof. Donaggio, insegnante di liceo a Teramo. Nel 1863 fu inaugurata la stazione ferroviaria. Nel 1877 fu effettuata la seconda “quotizzazione” da Domenico Ponno, che
Approdo turistico “Portorose”
Approdo turistico “Portorose”
mise in vendita un terreno di circa 600 are (proseguimento di quello già messo a disposizione dal clero) per l’edificazione di numerose ville e case. Il 12 luglio 1886 il Romualdi morì senza vedere realizzato il sogno di chiamare la cittadina rivierasca con il nome da lui proposto. Il consigliere Giammichele Thaulero fece convocare con urgenza il Consiglio comunale per cercare di risolvere la faccenda. Finalmente, il 14 ottobre dello stesso anno, considerato il notevole incremento della popolazione della borgata marinara, il Comune stabilì che la località mutasse il toponimo in “Rosburgo”.Tale delibera fu approvata il 22 maggio 1887 con articolo unico dal re d’Italia Umberto I. Il turismo si sviluppò grazie all’ospitalità dei pescatori locali che, ai primi del XX secolo, cominciarono a mettere a disposizione le proprie abitazioni per i forestieri: ciò servì a trasformare la ridente località in una spiaggia ospitale e tra le più frequentate dell’Adriatico, ricca di luoghi di svago e divertimento. Nel 1909 fu aperto un ufficio anagrafico. Una terza “quotizzazione” fu effettuata per volontà del
barone Luigi Bernardi Patrizii nell’agosto del 1913, per dare la possibilità a quanti abitavano nella vallata del Vomano di costruirsi una casa al mare. Nell’estate del 1920 ospitò varie personalità: il generale Pietro Badoglio, Raffaele Paolucci ed il filosofo Giovanni Gentile. Il Regio Decreto del 3 aprile 1924 trasferì la sede municipale da Montepagano alla frazione di Rosburgo, come richiesto dal Consiglio comunale con delibera del 15 dicembre 1923. Primo sindaco fu il ceramista Giuseppe Di Blasio. Con Regio Decreto del re Vittorio Emanuele III del 20 febbraio 1927 la borgata prese il toponimo di “Roseto degli Abruzzi”, trasferendo la frazione nell’antico borgo collinare. Montepagano, ridente paese collinare a circa 6 km da Roseto, borgo medioevale incastellato (Castel Pagano), sarebbe sorto tra l’XI-XII secolo. Gli abitanti si stabilirono su un cucuzzolo per sfuggire alle ripetute invasioni dei pirati turchi e saraceni, protrattesi nei secoli successivi. Nel 1065 l’imperatore Enrico III nominò vassallo (“milite”) il vescovo di Teramo Pagano; da lui forse deriverebbe il toponimo (“Castelpagano” o “Castellum Mons Paganus”).
monumenti Di origini recenti, la cittadina non ha monumenti di rilievo. Meritano tuttavia una visita alcuni edifici degni di nota. La Parrocchiale di Maria SS. Assunta (patrona di Roseto), fu aperta al culto nel 1890. Inizialmente venne dedicata a S. Filomena V. M. L’interno, a navata unica, molto semplice, custodisce sull’altare maggiore una pregevole ancona marmorea in stile neogotico, opera
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degli allievi della Scuola d’Arte di Atri, decorata da affreschi, nicchie e bassorilievi a tema mariano. Degna di nota è pure la tela raffigurante la Sacra Famiglia di Pasquale Celommi. Nella zona meridionale si trova la Parrocchia del S. Cuore di Gesù, inaugurata nel 1954; la chiesa, officiata dai PP. della Congregazione della S. Famiglia di Nazareth, fondata da S. Giovanni Battista Piamarta, è internamente decorata dai mosaici del rosetano Bruno Zenobio. Nella parte meridionale, la Riserva naturale del Borsacchio (torrente), tratto di spiaggia selvaggio ed incontaminato, di particolare bellezza. Nei pressi Villa Paris con la Cappella privata “Russicum”, dedicata al culto ortodosso; possiede pregevoli affreschi ed icone russe. Lungo Via Nazionale la Villa Comunale; l’ottocentesco Palazzo Municipale, ospita le biblioteche Civica, Regionale dello Spettacolo, Dialettologica e l’interessante Civica Raccolta d’Arte, istituita nel 1981, con opere di Pasquale Celommi ed altri artisti locali. Durante tutto l’anno vi si svolgono mostre ed eventi culturali. Sempre sulla Nazionale, in direzione di Cologna Spiaggia,Villa Clemente, antica dimora signorile. Nella zona meridionale della spiaggia il Pontile sul mare, adatto alle passeggiate ed alla pesca; al suo imbocco, il bronzeo Monumento ai Caduti del mare, dello scultore Daniele Guerrieri. Il moderno Lungomare, abbellito da palme, è meta privilegiata di passeggio. L’Approdo turistico “Portorose”, a sud, dispone di 150 posti barca; adiacente alla foce del Vomano, è gestito da una società privata ed aperto tutto l’anno. L’Associazione sportiva “Portorose” organizza spesso tornei e prove di pesca d’altura del Campionato Italiano. Montepagano,
su una collina a ridosso del mare, offre splendidi scorci sull’Adriatico e dintorni. Ricca di storia, conserva l’aspetto di borgo incastellato con resti di mura medioevali; rimangono ancora tre accessi: Porta di Borea, Porta S. Caterina e Porta da Piedi. Sembra abbia posseduto nei secoli ben 28 chiese; oggi ne restano in piedi solo quattro. Il Campanile di S. Antimo, con orologio, è quanto rimane dell’antica parrocchiale dedicata al patrono, abbattuta nel 1876; è in stile tardogotico lombardo, molto simile ad altre torri costruite nel XV secolo in Abruzzo dal Maestro Antonio da Lodi. Comunemente detto “Torre di Sisto V” per via della suddetta leggenda, è considerato il monumento simbolo del paese, rimaneggiato nella parte superiore nel periodo barocco. Costruito in cotto, ospita tre campane; la maggiore, chiamata “Campanone”, fu rifusa dai Fratelli Pasqualini di Fermo. A poca distanza, l’insigne Parrocchiale della SS. Annunziata, sorta in seguito ad un miracolo: alla fine del XVI secolo l’immagine della Vergine pianse per diversi giorni. Le offerte dei fedeli che vi si recarono in pellegrinaggio permisero l’edificazione
SS. Sacramento; ospita un ricco tabernacolo ligneo dorato in forma di tempietto, del XVII secolo. L’altare, costruito in mattoni nel 1765, fu restaurato una prima volta nel 1893, e successivamente nel 1987; custodisce una tela del pittore camplese Onorio Marbioli (1674) rappresentante la Madonna con il Bambino ed i SS. Gaetano Thiene e Michele Arcangelo. Nel medaglione superiore l’Addolorata. Nell’abside è situato l’interessante altare maggiore, con fastoso dossale in legno policromo e dorato, ricco di elementi del tempio, completato nel 1637. Fu fondata da Tizio Patrizi e il primo rettore fu istituito nel 1607. Seguono le cappelle dedicate al S. Cuore di Gesù e a S. Gabriele dell’Addolorata. La successiva ospita un organo del 1654. Nel transetto destro si trova la cappella di S. Antonio di Padova, in legno policromo e dorato, con pregevole altare barocco, ricco di elementi decorativi e bassorilievi. Al di sotto, una piccola tela raffigurante Cristo e S. Francesco d’Assisi che portano la Croce. Nel transetto sinistro la cappella del
Riserva Naturale del Borsacchio (foto Giovanna Di Sante)
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orientali; nella parte superiore è posto un bassorilievo dell’Eterno Padre benedicente. Le nicchie ospitano le statue dei SS. Sebastiano e Biagio e due profeti; in quella centrale è ospitato il gruppo ligneo composto dalla Vergine Annunziata e S. Gabriele Arcangelo, protagonista del prodigio che ha dato origine al luogo di culto e venerato con il titolo di “Madonna del Pianto”. È opera d’arte abruzzese, ma con influssi senesi (XIV se-
colo). In sacrestia: bella croce astile di Pietro Santi da Teramo (1500), con l’immagine del patrono e stemma di Montepagano, e armadio intarsiato del Maestro Colangelo Martiis da Morro d’Oro (firmato e datato 1704). La Chiesa di S. Maria della Misericordia fu edificata nel 1862 a ridosso dell’abside della parrocchiale: è detta di “S. Anna”, per la statua della santa posta in una nicchia sopra l’altare maggiore ed og-
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getto di particolare devozione. Il luogo di culto è piccolo e raccolto; la facciata presenta un campanile a vela cuspidato con un’unica campana. Si presenta a navata unica, con una cappella laterale dove sono esposte le statue dell’Addolorata e del Cristo Morto. Fu decorata e stuccata nel 1988 dal pittore Nino D’Eustachio, consigliato dall’architetto Luigi Formicone, entrambi di Notaresco. Nella volta sono raffigurati i Quattro Evangelisti; all’ingresso, la Trasfigurazione e la S. Famiglia. Possiede un piccolo organo a mantice (XIX sec.). È sede della Confraternita del SS. Sacramento, composta da un centinaio di fedeli; la congrega fu fondata subito dopo il Concilio di Trento (1545-1563). Dotata di propri statuti approvati dal vescovo si occupa solo di aspetti religiosi e di culto, prendendo parte alle processioni del paese; lo stendardo risale al 1856. Fuori le mura si trovano la Chiesa di S. Rocco, sorta in tempo di peste (1527), e l’Oratorio di S. Libera-
tore (dedicato al Cristo miracoloso). Il Museo Civico della cultura materiale, inaugurato nel 1987, custodisce interessanti oggetti e attrezzi della civiltà contadina, una raccolta santini d’epoca, un erbario con i nomi dialettali delle piante e la riproduzione di alcuni ambienti di una tipica casa colonica. La Fonte dell’Accolle, recentemente restaurata e situata a metà strada tra Roseto e Montepagano, risale forse ai primi dell’800; circondata da folta vegetazione mediterranea. Fabbricata in mattoni, è divisa in due parti: una scoperta, per gli animali, l’altra nel retro, coperta, per deposito. In passato era utilizzata dalle donne del paese come lavatoio pubblico. La Banda Musicale “Croce e Delizia” fu fondata nel 1836, composta inizialmente da artigiani e contadini. Durante la bella stagione viaggiava in ogni parte d’Italia, anche per piccoli guadagni. Nella prima metà del XX secolo raggiunse il massimo splendore; oggi raccoglie alcuni giovani diplomati nei conservatori abruzzesi.
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Sant’Omero
Terra di antica cultura
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lcune famiglie nobiliari romane decisero di edificare due grossi centri urbani: Castrum Rufi (Garrufo), sui possedimenti di Lucio Tario Rufo (dal quale prese il nome) tra il 268 e il 476 a.C. e Vicus Stramentarius (dove trovasi l’antica chiesa di S. Maria a Vico). Il borgo fu fortificato tra il IX e il X secolo. Dal 1154 fu feudo di Gualtiero di Rinaldo, poi agli Acquaviva, duchi di Atri, dal 1528 al 1639. Alcuni storici ipotizzano che l’attuale cittadina sarebbe stata edificata dai Normanni intorno al XII secolo: in Normandia e nel Passo di Calais si trovano due paesi di nome Saint Omer. Nel 1644, con la frazione di Poggio Morello, fu donata al marchese Alvaro de Mendoza y Alarçon; nel 1860 fu annessa al Regno d’Italia. Negli ultimi decenni si sono sviluppate numerose aziende vinicole, artigianali, abbigliamento, metalliche e pelletteria. Personaggi illustri: Mario Melarangeli; Vincenzo Monti, industriale; Tresy Taddei Takimiri, attrice e circense; Franco Franchi, ciclista che corse con Bartali e Coppi; Pasquale Iachini, ex calciatore e Giammario Sgattoni (1931-2007), giornalista, scrittore e poeta.
Chiesa Sant’Angelo Abbamano
monumenti
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a cittadina è ricca di stretti vicoli in discesa, chiusi o incrociati tra loro. Da visitare: la Parrocchiale di S. Antonio Abate (XVII sec.), annessa ad un ex Convento Francescano; il Palazzo Municipale; il “Guerriero loricato” (forse coperchio di una tomba del XV secolo); i murales; il Palazzo Marchesale; l’ex Chiesa Marchesale della SS. Annunziata del XVII secolo (auditorium). Nei dintorni: il Frantoio oleario (XIX sec.), in contrada Metella; le “pinciare” o “pinciaie”, case rurali costruite con paglia e terra, tipiche della Val Vibrata; le cisterne dette “Grotte dei Saraceni”, utilizzate in passato per la raccolta delle acque; la Chiesetta di S. Angelo Abbamano, in località Case Alte, edificata forse sui resti di un serbatoio romano (S. Angelo ad Puteum). L’antica Chiesa di S. Maria a Vico (X sec.), nell’omonima frazione, eretta sui ruderi di un tempio di Eracle. In frazione Villa Ricci la piccola Chiesa dell’Immacolata Concezione (1893). Infine, il borgo fortificato di Poggio Morello: la Parrocchiale di S. Lucia (XVII sec.); resti dell’antica cinta muraria; antica porta di accesso all’abitato; Palazzo Striglioni (fine ‘800-primi ‘900) e Fonte “Battistò”.
Santa Maria a Vico - particolari affreschi
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Tortoreto
Il mare e la collina
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l paese si ar ticola in due zone distinte tra loro: una più antica, in collina, Tor toreto Alto, borgo medioevale for tificato, con tre quar tieri (Terravecchia, Terranova, Borgo), l’altra moderna, Tor toreto Lido, stazione balneare. Numerosi sono i ritrovamenti preistorici: resti di capanne circolari o ellittiche nei pressi del torrente Salinello; dopo il V sec. a. C. si insediarono i Piceni, successivamente i Romani. Durante il periodo romano il territorio era compreso nell’ager Palmensis (dal nome della città di Palma, impor tante centro piceno). In collina sorgeva Castrum Salini, in pianura i villaggi di Servium e di Salinum. I superstiti della devastazione gotica si rifugiarono sulla collina di Castrum, fondando il nuovo nucleo urbano. Nell’867, Tortoreto venne donata dall’imperatore Ludovico II a Bertario abate di Montecassino, citata in un documento col nome di “Tur turitus”. L’attuale borgo deriva da “tor tora” (raffigurata nello stemma comunale), zona un tempo ricca di boschi abitati da tor tore. Nel 1282 divenne feudo degli Acquaviva, duchi di Atri, fino al 1733. Nel 1860 fu annessa al Regno d’Italia. Nel XIX
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secolo ci furono i primi insediamenti nella zona costiera con la costruzione della ferrovia (1863). Negli ultimi decenni si è verificato un grande sviluppo balneare; dal 1992 al 2014 è Bandiera Blu d’Europa. Al Lido alcune aziende di pelletteria e mobilifici. Tra le varie personalità: Nicola De Fabritiis (1887-1968), musicista e composi-
tore; Emidio Piermarini, bibliotecario della Biblioteca Nazionale di Napoli, poeta e scrittore, il più grande epigrammista del’900, secondo il giudizio di Giovanni Gentile e di Benedetto Croce; Padre Natale Cavatassi, biblista e poeta; Alberto Capanna, direttore generale della Finsider e poi presidente.
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Cappella Madonna della Misericordia
monumenti
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or toreto Alto mantiene l’aspetto di borgo medioevale incastellato, con strette viuzze, passaggi e panorami. La seicentesca Chiesa di S. Agostino, annessa ad un ex convento agostiniano del ‘500 (chiostro in stile romanico e pozzo). Fino al 1973 vi era custodita la preziosa tela di Mattia Preti raffigurante il Battesimo di S. Agostino (ricollocata
dal 2007 nella sua sede antica splendidamente restaurata). In sagrestia è in allestimento un piccolo museo di ar te sacra. In Piazza Garibaldi la Torre dell’Orologio, in origine antico mastio difensivo e por ta di Terravecchia. La Cappella della Madonna della Misericordia, eretta dopo l’epidemia di peste del 1348, un tempo annessa ad un ospedale conserva il prezioso ciclo di affreschi raffiguranti la Passione di Cristo, del 1526, di Giacomo Bonfini da
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Patrignone di Montalto Marche, allievo del Pintoricchio; nell’abside Crocifissione con veduta cinquecentesca del paese. A poca distanza la Chiesa del patrono S. Nicola di Bari, ricostruita nel 1534 (organo del 1842 di Vincenzo Paci, statua argentea della Madonna della Neve del 1925, cappella del santo protettore del 1873). Ed ancora: il Belvedere, dall’ampio panorama; l’ex chiesa del 1529 della Madonna del Carmine; la porta urbana settentrionale; la cinta muraria; il settecentesco Palazzo Comunale (De Fabritiis); la Fortezza, in mattoni, con una bella torre cilindrica degli Acquaviva e il suggestivo porticato ricavato sotto piazza Garibaldi nell’avvallamento che separava originariamente i tre quar tieri antichi. Nel territorio c’erano numerose “pinciare” o “pinciaie”, case rurali costruite a secco con paglia e fango. Lungo la strada che sale dal mare a Tor toreto Alto, in località “Muracche” sono stati rinvenuti i resti di una villa rustica romana con pavimento musivo e vasche per il deposito dell’olio o del mosto. Scendendo dal paese verso nord l’O-
asi Naturalistica delle Fonti del Vascello, in località “Fontanelle” (zona ricca di polle d’acqua con animali, piante e laghetto). A Cavatassi un interessante Museo dell’Arte Contadina. Al Lido: Museo della Cultura Marinara, la moderna Chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta. Parallelo al Lungomare Sirena il Corridoio Verde “Adriatico”, pista ciclabile di oltre 20 km, che congiunge Por to d’Ascoli a Roseto degli Abruzzi e i 3,5 km di spiaggia dalla sabbia fine e dorata, priva di scogli.
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Castel Manfrino
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Valle Castellana Nell’alta valle del Castellano
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alle Castellana (“i Piana” in dialetto) è circondata da un paesaggio di notevole bellezza, tra i Monti della Laga e l’alta valle del torrente Castellano. Le origini sembrerebbero risalire al III secolo. Nel VI secolo i contadini marchigiani di Castel Trosino vi sarebbero emigrati per procacciarsi il sostentamento, disboscando la zona. Esistevano all’epoca sette comunità (alcune corrispondenti alle odierne frazioni). Le prime quattro decisero nel 1285 di formare un unico abitato con l’attuale nome; fu annessa al Teramano nel XIV secolo. Un tempo questi luoghi erano abitati solo da boscaioli e pastori. La ricchezza di scenari naturali, i boschi di castagni, la grande quantità di acque (anche sulfuree), oltre ai ritrovamenti archeologici di epoca paleolitica ne fanno una delle mete privilegiate del turismo montano abruzzese in ogni stagione. Nel Medioevo il borgo più popoloso era quello sorto attorno alla chiesa di S. Maria di Starnazzano, dipendenza dell’abbazia benedettina femminile di S. Giovanni a Scorzone di Ioanella (Torricella Sicura). Fu feudo dei Crescenzi di Roma e degli Acquaviva, duchi di Atri. Tra XVII e XVIII secolo il territorio fu rifugio anche di bande armate di briganti; durante il Risorgimento contrastò l’annessione al nuovo Regno d’Italia. E’ patria di Felice Lattanzi, storico, poeta e scrittore.
monumenti
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u una sponda del torrente Castellano si affaccia la chiesa della SS. Annunziata, eretta su una precedente duecentesca e modificata nel XVI
Chiesa San Vito (Foto di Francesco Mosca)
Santa Maria di Starnazzano
Particolari (Foto di Francesco Mosca)
secolo; all’interno tele cinquecentesche e una piccola cripta con resti di affreschi. A Colle la chiesa medioevale di S. Maria di Starnazzano, con cripta dell’XI secolo e affreschi cinquecenteschi. Faggi millenari formano la cosiddetta “Ciuffetta Bonifazi”, sul colle S. Sisto, dove sorgeva l’omonima abbazia benedettina (resti). Sotto il colle il laghetto Sbraccia (privato); nel piccolo borgo di Collegrato, l’interessante chiesa di S. Giovanni. A Leofara, di origine medioevale (forse longobarda), resti del “palazzo del Governatore” e la trecentesca chiesa di S. Maria Assunta. Nella disabitata Macchia da Sole abitazioni del XVII secolo e la coeva chiesa di S. Giovanni Battista. Macchia da Borrea, paesino a poca distanza. A Pietralta, un tempo covo di briganti, la chiesa di S. Nicola con ciborio (1512), opera in arenaria di scultori lombardi, mentre a Villa Franca la chiesa di S. Rufina (XII-XIII sec.). Inoltre: la località sciistica di S. Giacomo-Monte Piselli; le frazioni di Vallenquina e Valle Pezzata da Borrea; i ruderi di Castel Manfrino, fatto costruire, secondo la leggenda, da re Manfredi. E ancora: la grotta-eremo benedettino (1226) di S. Angelo in Volturino e S. Vito, piccolo centro noto per la produzione di ottimo pecorino, con l’omonima chiesa romanica (monumento nazionale) del XIII secolo: custodisce una croce processionale in argento. Su una collinetta vicina al paese statua dell’Immacolata. Per arrivare a Valle Castellana si consiglia di percorrere la superstrada Ascoli-mare.
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Parco Nazionale Del Gran Sasso e Monti della Laga
La caciara
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stituito nel 1991 è situato tra Abruzzo (province di Teramo, L’Aquila e Pescara), Lazio (provincia di Rieti) e Marche (provincia di Ascoli Piceno). Si estende su un territorio prevalentemente montuoso, tra il massiccio del Gran Sasso d’Italia e la catena dei Monti della Laga; è suddiviso in 11 distretti. Il parco offre ai visitatori la possibilità di interessanti escursioni, immersi nella bellezza della natura e dell’ar te: cascate, boschi, antichi tratturi e abbazie benedettine. Molto frequentate le sue località sciistiche. È gestito dall’omonimo Ente parco con sede ad Assergi, nell’Aquilano. Tra le numerose specie di flora e fauna presenti, ricordiamo: pini neri, abeti, betulle, cornioli, genziane, faggi, prataioli, porcini, camoscio d’Abruzzo, cervo nobile, capriolo, lupo appenninico, orso bruno marsicano, aquila reale. I comuni del Teramano che ne
fanno par te sono: Arsita, Campli, Castelli, Civitella del Tronto, Cortino, Crognaleto, Fano Adriano, Isola del Gran Sasso d’Italia, Montorio al Vomano, Pietracamela, Rocca Santa Maria, Torricella Sicura, Tossicia e Valle Castellana.