Magazine 2021 - MAGAZINE NATALIZIO Teramo

Page 1


2


3

Merry Christmas 2021 MAGAZINE

SOMMARIO LA BEFANA E LA SUA STORIA

4

LA BACCHETTA MAGICA DI LUISELLA CHIARINI

6

GLI ZAMPOGNARI E LA ZAMPOGNA “ZOPPA” TERAMANA

8

I BORGHI MORENTI DEL GRAN SASSO

11

ALIMENTAZIONE E BENESSERE PER I NOSTRI BAMBINI

12

JACOPO DI LAZZARO

14

IL PARCO ARCHEOLOGICO PER TERAMO TURISTICA

16

di Elisabetta Mancinelli

di Sara Di Giacomo

di Nicolino Farina

MAGAZINE MERRY CHRISTMAS 2021

Supplemento a Teramo Nostra n. 2 Settembre 2021 - Anno 14 Aut. Tribunale di Teramo - Registrazione n. 575 del 7 Agosto 2007 Direttore Responsabile: Cosima Assunta Pagano

Progettazione Marketing & Comunicazione di Patrizia Manente Via Luigi Longo, 21 - Teramo Foto Massimo Di Dionisio, Ugo Di Giammarco, Patrizia Manente, Alice Ruggieri, Antonio Santangelo Marketing e Pubblicità Paola Manente, Patrizia Manente Coordinamento Patrizia Manente Graphic design Imago Comunicazione Stampa EditPress - Castellalto (TE) Copyright Marketing & Comunicazione di Patrizia Manente © Tutti i diritti riservati

Questo magazine è sfogliabile on-line all’indirizzo: https://www.lelcomunicazione.it/blog/ magazine-pama-natalizio-teramo-2021/

di Roberta Guidi

di Patrizia Manente

di Marcello Martelli

LE USANZE NATALIZIE TERAMANE A TAVOLA 18 di Patrizia Manente

“SOGNO LA PRESIDENZA DI DRAGHI E LA SCALATA E’ GIA’ COMINCIATA”

20

INVITO A CASA MIA

22

UN PREMIO AI MAESTRI DEL CINEMA NEL NOME DEL TERAMANO GIANNI DI VENANZO

24

SCATOLE DI NATALE

26

QUEL GRANDE MAESTRO DELL’OBIETTIVO E DELL’ALTA MODA DIMENTICATO NELLA SUA CITTÀ

28

MARCELLO MATTIOLI E LA SUA RELAX ART ANTIDEPRESSIVA

30

di Patrizia Manente di Chie Yoshida

di Marcello Martelli

di Patrizia Manente

I ETTUOS F F A I R TRI AUGU AI NOS E I R O T STI AI LET RZIONI E S N I I AMIC

nente a M a l o a P


4

LA BEFANA E LA SUA STORIA di Elisabetta Mancinelli

Le origini

I

l ciclo dei festeggiamenti legati al Natale non si conclude con la fine dell’anno solare, ma il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, che nella saggezza popolare “tutte le feste porta via”. La dodicesima notte dopo il Natale, ossia dopo il solstizio invernale, era ritenuta una notte speciale dedicata alla luna, di qui il termine “epifania” dal greco “Tà epiphaneia” cioè apparizione, rivelazione della divinità e “manifestazione” della luce lunare. A differenza del Natale che era una festa solare, l’Epifania si viene a connotare come una festa della luna, un astro, questo, intimamente connesso a Madre Natura ed al suo ciclo di rinnovamento. Anticamente, infatti, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. La notte del 6 gennaio, infatti, essa, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l’anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa. Oramai secca, Madre Natura era pronta ad essere bruciata come un ramo, per far sì che potesse rinascere dalle ceneri come giovinetta, una luna nuova. Come per le altre tradizioni italiane che si svolgono in tutto l’arco dell’anno, molte nostre festività hanno un’origine rurale, affondando le loro radici nel nostro passato agricolo. Così è anche per la Befana. Nella tradizione popolare il termine Epifania, storpiato in Befana, ha assunto un significato diverso, andando a designare la figura di una vecchina particolare. Prima di perire però, la vecchina passava a distribuire doni e dolci a tutti, in modo da piantare i semi che sarebbero nati durante l’anno successivo.

La storia

L

a figura della Befana ha origini antichissime. I romani celebravano l’inizio dell’anno con le “Sigillarie”, feste in cui ci si scambiavano doni in forma di statuette dette appunto Sigilla. Le Sigillarie erano attese soprattutto dai bambini che ricevevano in dono i sigilla in forma di bamboline e animaletti in pasta dolce. Con il passar del tempo l’Epifania divenne una ricorrenza della tradizione cristiana per designare la prima

manifestazione della divinità di Gesù Cristo, avvenuta in presenza dei re Magi. Da questo periodo, che viene dopo la seminagione, dipendeva il raccolto futuro e quindi la sopravvivenza del nuovo anno. Durante queste notti i contadini credevano di vedere volare sopra i campi seminati Diana, dea della fertilità. La Chiesa condannò questa figura pagana e Diana, da dea della fecondità, diventò una divinità infernale. Da qui nascono i racconti di vere e proprie streghe e dei loro voli e convegni a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno. Dal XIII al XVI secolo la Befana non è ancora una persona ma solamente una festa, una delle più importanti e gioiose dell’anno. Nel tardo 1500 si comincia a parlare di Befane come figure femminili che vanno in giro di notte a far paura ai bambini. In seguito la Befana diventa una benefica vecchina che, a cavallo di una scopa, porta doni nella dodicesima notte. Il suo culto si ritrova in varie parti del mondo. In Francia si fa un dolce speciale al cui interno si nasconde una fava. Chi la trova viene nominato Re o Regina della festa. In Spagna i bambini pongono davanti la porta di casa un bicchiere d’acqua e del cibo. In Russia, dove il Natale viene celebrato il 6 gennaio, i doni vengono portati da Gelo accompagnato da Babuschka, una simpatica vecchietta. In molte regioni italiane in questo periodo, si eseguono diversi riti purificatori simili a quelli del Carnevale, in cui si scaccia il maligno dai campi grazie a pentoloni che fanno gran chiasso o si accendono imponenti fuochi, o si costruiscono dei fantocci di paglia a forma di vecchia, che vengono bruciati durante la notte tra il 5 ed il 6 gennaio. In Veneto i ragazzi girano per le case cantando lau-


5

di in onore della Sacra Famiglia; in Toscana vi sono le “befanate” rappresentazioni sacre e profane. Befanate sono anche i canti che gruppi di giovani intonano davanti le case per ricevere doni, come accade in Calabria, Sicilia, Puglia e nel nostro Abruzzo in cui si pensa che gli animali parlino ma non bisogna udirli, pena la morte.

finestre. Su questa benevola vecchina vi sono varie filastrocche tra cui:

La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte. Il vestito alla romana viva viva la Befana. e ancora

Viene viene la Befana, vien dai monti a notte fonda. Come è stanca, la circonda neve, gelo e tramontana. Viene viene la Befana. (G.Pascoli)

Ricostruzione storiografica di Elisabetta Mancinelli email: mancinellielisabetta@gmail.com

Leggende

C

i sono inoltre molte leggende che spiegano la nascita di questa figura. Una di queste narra che “Quando i Re Magi partirono per portare doni a Gesù Bambino, solo una vecchietta, brutta e gobba, con il naso adunco e il mento aguzzo, vestita di stracci e coperta di fuliggine si rifiutò di seguirli. Poi pentita, cercò di raggiungerli, non ci riuscì. Da allora, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, volando su una scopa con un sacco sulle spalle, passa per le case a portare ai bambini i doni che non è riuscita a dare a Gesù Bambino e attraverso la cappa del camino infila doni e dolcetti nelle calze appese mentre tutti dormono. Ai bambini buoni lascia caramelle e dolcetti, a quelli cattivi lascia pezzi di carbone. Si narra che nell’ultima notte della sua dimora il mondo è pieno di prodigi: gli alberi si coprono di frutti, gli animali parlano, le acque dei fiumi e delle fonti si tramutano in oro. I bambini attendono regali; le fanciulle traggono al focolare gli oroscopi sulle future nozze, ponendo foglie di ulivo sulla cenere calda; ragazzi e adulti, in comitiva, vanno per il villaggio cantando, in alcuni luoghi si prepara con cenci e stoppa un fantoccio e lo si espone alle


6

LA BACCHETTA MAGICA DI LUISELLA CHIARINI

Sbarca a Dubai per dirigere l’orchestra dei giovani talenti della musica di Sara Di Giacomo

I

l Maestro abruzzese Luisella Chiarini il 14 dicembre dirigerà, nella prestigiosa cornice dell’Esposizione Universale di Dubai, un concerto lirico-sinfonico organizzato dal Ministero dell’Università e Ricerca. L’evento culturale, che si preannuncia di grande interesse, vedrà come protagonista l’Orchestra Sinfonica Nazionale dei Conservatori, che comprende i migliori studenti provenienti da tutta Italia, scelti tramite audizioni nazionali e cinque cantanti solisti selezionati per l’occasione. Saranno eseguite le sinfonie e le arie d’opera più significative del nostro patrimonio operistico: le note di Bellini, Donizetti, Rossini, Puccini e Verdi risuoneranno in quella che è una vetrina mondiale unica per visibilità e lustro. Un tassello molto importante da aggiungere alla carriera del M° Chiarini, che ha già alle spalle varie collaborazioni con artisti internazionali come Juan Diego Florez, Roberto Frontali, Nicola Alaimo, Stefano Bollani e Paolo Fresu (per citarne alcuni). “E’ un grandissimo onore per me aver ricevuto questo incarico dal Ministero dell’Università e della Ricerca – dichiara il Maestro Chiarini. Poter rappresentare la più alta istituzione

Musicale del nostro Paese all’Expo di Dubai, mi riempie davvero di gioia e di grande responsabilità. Porteremo oltre sessanta ragazzi ad esibirsi in una vetrina internazionale molto importante e soprattutto vogliamo dare un segnale di ottimismo, fiducia e speranza al settore musicale, fortemente penalizzato da questi due anni di pandemia. Sarò di parte, ma a mio avviso la musica è tra tutte le arti quella a più alto potere di aggregazione e capacità di far condividere emozioni. Sarà una grande occasione per tutti noi, per valorizzare ancora una volta le nostre pagine musicali più belle, la nostra tradizione ed il nostro repertorio. Sono inoltre particolarmente felice di condividere questa esperienza con i giovani talenti dell’Orchestra Sinfonica Nazionale dei Conservatori ed i migliori cantanti selezionati recentemente presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma per questa grande avventura. Tutti i ragazzi che parteciperanno sono tra i migliori studenti d’Italia e porteremo sul palco le voci e le arie che ci sembravano più adeguate all’evento che ci apprestiamo a vivere. Ci esibiremo davanti a migliaia di persone nel “Jubilee Park” di Dubai, anche alla presenza del nostro Ministro dell’Università Maria Cristina Messa. Sono stata coinvolta in questo progetto da diversi mesi e da allora sto dedicando gran parte delle mie energie alla sua buona riuscita. Colgo l’occasione per ringraziare sin da ora tutto lo staff organizzativo, la delegazio-

ne del Ministero dell’Università e Ricerca e tutte le maestranze dispiegate in una operazione molto grande e complessa come questa. La partecipazione italiana all’Expo di Dubai ha come titolo “La bellezza unisce le persone” e per questa occasione mi permetto di modificarlo in “La bellezza della Musica unisce le persone!”. Con molta probabilità, il concerto potrà essere seguito con una diretta streaming da parte del Ministero, che conferirà all’evento una visibilità mondiale.


7


8

GLI ZAMPOGNARI E LA ZAMPOGNA “ZOPPA” TERAMANA di Nicolino Farina

U

na mattina di domenica mi sveglio al suono di una nenia che inconsciamente mi riporta a tempi remoti ma vissuti. La melodia celestiale si fa più vicina e le pive della zampogna, prima ancora che dalla mente, sono riconosciute dal cuore. D’un lampo mi ritrovo bambino festante correre per le strette vie, incontro due zampognari che, nel gelo intenso della mattina, annunciano l’imminenza del Natale a tutta la comunità del piccolo centro storico.

I musicisti pastori, vestiti come quarant’anni prima, suscitano lo stesso “quadretto”: persiane che si aprono lasciando scoprire teste canute o ragazzi col naso spiaccicato sul vetro, porte e finestre che si socchiudono per lanciare qualche offerta. In modo inequivocabile gli zampognari per noi abruzzesi sono legati alla raffigurazione della Natività. Nel presepio della cultura contadina abruzzese, vicino alla Sacra Famiglia, sono sempre posizionati gli zampognari e il resto dei pastori con i loro armenti. Personaggi misteriosi, gli zampognari rimandano a tradizioni antiche, a modi arcaici pastorali tipici dell’Abruzzo, del Molise, della Ciociaria, ma anche del sud della Grecia, della Scozia, di alcune aree iberiche e francesi e di ogni altro luogo legato strettamente alla pastorizia. Figure quasi fuori dal tempo, questi musici transumanti, vestiti con cappello a forma di “pan di Zucchero”, corpetto di montone, pesanti mantelli di lana e calzari (cioce) legati alla caviglia con lacci di cuoio, rimandano a tempi lontani, vissuti con dignità nella povertà e nell’essenzialità. L’evento della Natività fu annunciato per primo alle persone più umili, ai pastori; per questo la tradizione abruzzese e delle terre della transumanza nel presepe inserisce immancabilmente gli zampognari. Per molti studiosi la zampogna è uno strumento tipico del Molise e poi diffusosi sull’Appennino. Nella realtà l’origine della zampogna è molto vaga, perché poche sono le notizie e ancora meno gli strumenti antichi conservati, quali al S. Cecilia di Roma, a Monaco in Germania, a Pittsburgh negli Usa e in Belgio. La zampogna che è costituita dall’ancia, dal fusto e dalla campana che amplifica il suono, in genere si riconosce tipo logicamente proprio da quest’ultimo elemento. La zampogna ha tutte le canne o bordoni che guardano in basso. Le canne sono tre più una divenuta muta: due sono digitate, rispettivamente, con la mano sinistra e la mano destra, mentre la terza suona libera. Le cornamuse, usate anticamente anche in Abruzzo (costruite a Piva di Mareto di Avezzano), invece hanno una canna che guarda in basso, digitata con entrambe le mani, e tre canne che guardano in alto e suonano liberi. Le zampogne italiane, secondo gli studi più recenti, sono di tre tipologie: quelle dette “Campagnole” con la campana aperta; quella detta “Avezzanese” ma fabbricata a Casellafiume (AQ); quella teramana o cerquetana detta”Zoppa”.


9

distante che con il mignolo non si potrebbe. La “Zoppa” ha un suono più arcaico sia per come è costruita, sia per la diversa estensione musicale. Essa si costruiva, almeno a Pretara, Villa Piano, Casale S. Nicola e Forca di Valle, paesi dove ancora esistono costruttori e figli di costruttori. Per alcuni studiosi e Vito Giovannelli in primis, la zampogna in Abruzzo nasce zoppa e ad Avezzano si evolve con la chiave. In origine, infatti, la zampogna è fatta con le sole canne con un’ancia semplice e priva di campana. Le zampogne evolute invece hanno il bordone conico e l’ancia doppia. La zampogna zoppa cerquetana, unica in Europa ha: la campana aperta; il ceppo (dove si attaccano le canne) cilindrico e non a tronco di cono; le canne cilindriche a pezzo unico; le decorazioni non solo sulla campana ma anche sulle canne a profilo continuo. L’origine della zampogna cerquetana è sicuramente “lu frecavente” (il frega vento), simile al flauto di pan (a 4 o 5 canne) citato anche da Gabriele d’Annunzio.

Quest’ultima è stata classificata grazie a quella antica trovata da don Nicola Iobbi presso uno zampognaro di Cerqueto, per il museo etnografico, e lo studio condotto, documenti alla mano, da Maurizio Anselmi. Tale zampogna è detta zoppa perché è priva della chiave (elemento metallico) utile a chiudere un foro così


10


11

I BORGHI MORENTI DEL GRAN SASSO

S

apete la lieta novella? La montagna e i pascoli del Gran Sasso teramano sono esclusi dal progetto per valorizzare la transumanza nelle aree interne, ora deserte e abbandonate. “Il Centro” conferma che i soldi ci sono e il progetto anche per il “più grande cammino d’Europa”, comprendente Puglia, Molise e Abruzzo. Ma tassativamente escluso il Teramano con tutto il suo patrimonio agropastorale. Il tutto, come sempre, nel silenzio e nella rassegnazione delle istituzioni e dei politici locali. Solo alcuni sparuti rappresentanti della categoria si sono fatti avanti in difesa dei pastori di serie B, già abbondantemente ignorati e mortificati. Hanno fatto presente il grave torto a un signore che presiede il consiglio di una Regione di cui forse ignora persino i confini. E in merito, infatti, ha fornito generiche assicurazioni, cascando dalle nuvo-

le. Né ci sarebbe da meravigliarsi se la brigata garibaldina che sgoverna la Regione dovesse aggiungere alle già viste (Provincia, collegi elettorali, Camere di commercio, ecc.), un’altra riforma a modo loro. Quella dei pastori e dei tratturi. Per i fondi in arrivo dal governo Draghi, avevamo persino immaginato un progetto per arricchire la fitta rete dei cammini per dare una scossa anche ai borghi morenti del Gran Sasso. Ma dopo l’Alta Velocità che passa altrove, c’è una montagna sfortunata dove negano persino i tratturi dei vecchi pastori.


12

ALIMENTAZIONE E BENESSERE PER I NOSTRI BAMBINI di Roberta Guidi

fantile troviamo un eccessivo uso di calorie, di sodio, di grassi animali e di proteine. Una conseguente carenza di vitamine, sali minerali, oligoelementi, fibre, carboidrati complessi e proteine nobili dei vegetali. Agli errori nutrizionali si aggregano una colazione scarsa o insufficiente ricca di zuccheri, pasti inadeguati intervallati da numerosi spuntini e una monotonia alimentare giornaliera che crea deficit nutrizionali e, alla lunga, squilibri organici. Risulterebbe urgente adottare una maggiore attenzione nei confronti della formulazione dei piani alimentari scolastici ed un contributo fondamentale dovrebbe arrivare da parte dei genitori e degli educatori per sviluppare nei bambini una coscienza alimentare consapevole ed autonoma che permetta loro di fare scelte nutrizionali giuste e sane. Magari unendo la promozione di una costante e quotidiana attività fisica. Un presupposto imprescindibile è che ogni pasto dovrebbe essere completo di tutte le componenti nutritive, dovremmo quindi creare dei pasti composti da proteine, carboidrati (possibilmente complessi), vitamine, sali minerali, e grassi (possibilmente “buoni”). Nessun alimento preso singolarmente può soddisfare le esigenze nutrizionali di un organismo, per uno stile alimentare equilibrato è necessario variare gli alimen-

A

dottare uno stile di vita sano ed equilibrato è fondamentale, soprattutto per i bambini. Curare l’alimentazione fin dalla prima infanzia è un atto doveroso per qualsiasi genitore. È sbagliato associare una giusta alimentazione solo a chi ne ha bisogno perché in sovrappeso o sottopeso, o perché sportivo; infatti l’alimentazione corretta deve, o dovrebbe, essere mantenuta da ognuno ai fini di una miglior vita. L’esempio migliore proviene dalla famiglia che dovrebbe adottare uno stile alimentare salutare e genuino. Ovviamente è in età scolare che si impostano e consolidano le abitudini alimentari del bambino, è in questa fase della vita che la famiglia e la scuola dovrebbero contribuire allo sviluppo di una alimentazione corretta e mai monotona, che permanga nell’età adulta. Purtroppo, troppo spesso, nella popolazione in-


13

ti ogni giorno attingendo ai diversi gruppi alimentari che devono essere presenti in modo proporzionale. Ad esempio, partendo dalla colazione, essa è indubbiamente il pasto più importante della giornata, troppo spesso trascurato. È ormai dimostrato che non fare colazione causa ridotta concentrazione, ovvia ipoglicemia e si associa spesso ad una futura obesità. Alla base di una giusta dieta per bambini deve esserci, quindi, una buona e nutriente prima colazione; uno spuntino leggero che non comprometta l’appetito del pranzo; un pranzo equilibrato e ricco in quanto è il pasto che deve fornire più calorie; una merenda nutriente ma non eccessiva ed una cena completa ma non pesante. Di sera, infatti, è meglio rimanere leggeri in quanto la giornata volge al termine ed il piccolo organismo del bimbo non riuscirebbe a smaltire le calorie assunte a causa dello scarso tempo materiale. I detti popolari ci aiutano in questo: “colazione da Re, pranzo da Principi e cena da poveretti!” Per concludere, possiamo tenere a mente tre punti fondamentali da seguire quotidianamente per una corretta alimentazione per i nostri bambini: varietà, stagionalità degli alimenti, moderazione e proporzionalità.

Roberta Guidi si forma come Naturopata all’Istituto di Medicina Naturale di Urbino presso la Scuola Italiana di Naturopatia. Diplomata con il massimo dei voti diventa referente abruzzese dell’IMN e, annualmente, organizza seminari e conferenze sulla medicina naturale, sulla salute e sul benessere della persona a 360 gradi. Le sue competenze nel settore spaziano dalla floriterapia alla fitoterapia, auricoloterapia, moxibustione, intolleranze alimentari e, non per ultima, alla riflessologia plantare, palmare e del viso che utilizza ormai da anni durante le sue consulenze individuali e lavori esperienziali di gruppo. Inoltre, sin dagli esordi, si proietta verso la cura della cucina dando quindi spiccata attenzione allo stile di vita alimentare dell’individuo. Di conseguenza inizia un percorso personale di cambiamento che la porterà ad un’evoluzione psicofisica che ha voluto condividere creando, ormai da 5 anni, corsi ed incontri pratici e teorici sulla cucina naturale. Perfezionatasi presso l’Accademia Chefs di San Benedetto cerca di apportare nozioni utili e creatività in cucina, utilizzando prodotti salutari con maggiore consapevolezza e competenza. Con tanta passione e, come afferma spesso lei, “con Tanto Tanto Amore!”, vuole lanciare il messaggio dell’alimentazione come fonte primaria di prevenzione e benessere. Ecco perché, ormai da anni, si batte per informare e lavorare specialmente con i più piccini, organizzando seminari nelle scuole e corsi per bambini. Attualmente Executive Chef e consulente naturopata presso la Digitalsoft Group.


14

JACOPO DI LAZZARO Tra poesia e amore per gli animali di Patrizia Manente

J

acopo Di Lazzaro è un giovane con la passione per la letteratura. Nove anni fa, partecipando all’ottava edizione di “Tortoreto alla cultura”, ha ricevuto il suo primo premio letterario e il secondo posto nella sezione narrativa. Il suo amore per gli animali, dopo la maturità scientifica nel liceo Marie Curie di Giulianova, lo ha spinto a iscriversi alla facoltà di Medicina Veterinaria di Teramo. Nelle pause dallo studio non ha perso la passione letteraria, distinguendosi in vari concorsi poetici tra cui: “Concorso Letterario della Città di Grottammare”, “Il Federiciano”, “Habere Artem”, “Ossi di seppia”, “I colori dell’anima”, “Maria Virginia Fabroni”, “Premio Dante Alighieri” ed altri. Jacopo inoltre annovera collaborazioni nelle antologie poetiche delle riviste “M’illumino d’immenso”, “Le tue parole” e “Logos”. Da qualche tempo pubblica le sue poesie sui vari social-media con lo pseudonimo CavalierSettesoli.


15


16

Le proposte di Walter Mazzitti e Vittorio Sgarbi

IL PARCO ARCHEOLOGICO PER TERAMO TURISTICA di Marcello Martelli

“L

o scarso interesse culturale della politica, la gracilità organizzativa, la mancanza di specifiche professionalità specializzate nel settore, scelte errate, anche nella utilizzazione delle risorse finanziarie disponibili, sono solo alcuni dei fattori che hanno frenato, ovvero impedito lo sviluppo di iniziative volte alla valorizzazione del ricco patrimonio archeologico e storico artistico detenuto dalla città. Con la conseguenza che anche la collettività è rimasta silente, facendo mancare il necessario sostegno al dibattito, alle iniziative e alle proposte del mondo culturale e scientifico volte ad esaltare le specificità e le potenzialità del patrimonio, quale volano di crescita e sviluppo della città, puntualmente disattese dalle amministrazioni comunali succedutesi negli anni”. Sono penetranti riflessioni di Walter Mazzitti che, con grande passione umana e civile, introducono il testamento politico-culturale del rimpianto avvocato-manager, ex presidente del Parco, stimato ovunque e inascoltato nella sua città, che Vittorio Sgarbi non riuscì a im-

porre neppure come commissario alla ricostruzione a posto del politico di lungo corso Vasco Errani. Uno sgarbo estremo e una ulteriore disattenzione verso il noto personaggio prematuramente scomparso, che in tanti modi aveva saputo dimostrare il suo forte legame con la città, della quale conosceva in profondità la storia passata e presente. Di più: grazie al suo bagaglio di cultura e operosità, ne aveva anche tracciato la strada maestra verso il futuro, coinvolgendo l’identità profonda del territorio “per una svolta in grado di provocare nuovo sviluppo sociale ed economico”. Eccellente e studiato a puntino il suo progetto per creare un grande parco archeologico permanente e di rilievo nazionale, per dare avvio ad un futuro da protagonista. “In parallelo alla implementazione del progetto, - ha lasciato scritto Mazzitti - la vera grande sfida sarà dunque quella di restituire ai cittadini teramani il senso di appartenenza degli spazi culturali, di sviluppare una società più consapevole, più sensibile e capace di percepire il bello e l’importanza della cultura e sentirsi parte attiva

in un’azione corale volta a provocare una autentica svolta della città”. Parole al vento, ma il testamento di Mazzitti resta ed è meritevole di religiosa attenzione dalle nuove generazioni, che dall’eredità di una voce lungimirante, eppure inascoltata, possono raccogliere stimoli e indicazioni per un sicuro riscatto.


17


LE USANZE NATALIZIE TERAMANE A TAVOLA di Patrizia Manente

P

repariamoci al Natale, la grande festa dell’anno, che riscalda il cuore e rilancia il rito della tradizione. Con al primo posto la tavola e le sue specialità. Ogni territorio ha i suoi piatti che esaltano la convivialità delle feste trascorse nell’intimità della famiglia. Quando tornano puntualmente le tradizioni e le ricette che si tramandano da una generazione all’altra. Anche se le mode tentano di cambiare persino la tavola, ma la tradizione riesce ad avere sempre i suoi spazi. Anzi, diciamolo: non c’è Natale senza i piatti delle brave cuoche d’un tempo. Fra questi non mancano quasi mai alla Vigilia o a Natale, gli antipasti di fritti prevalentemente a base di verdure: finocchio, sedano, cavolfiore, zucchine, carciofi ma anche di baccalà e olive all’ascolana.


L

LI FRITTE

a sera della Vigilia di Natale, ma anche al pranzo del 25, sulle tavole teramane non possono mancare “Li fritte”: verdura di stagione, come cavolfiori, zucchine, carciofi,...e inoltre baccalà, olive ripiene. Vengono pastellati e fritti in l’olio extra vergine di oliva. Il risultato sono deliziosi e succulenti bocconcini, croccanti fuori e gustosissimi dentro.

Fritti e Ceci sono stati preparati da mia madre

Adele Di Franco Foto di

Patrizia Manente

LA ZUPPA DI CECI

T

enere a bagno i ceci nell’acqua tiepida e salata per due giorni. Dopo le ore d’ammollo si mettono a cuocere. Quando avranno bollito per circa dieci minuti, aggiungere tre o quattro foglie d’alloro, il sedano un ciuffetto di prezzemolo, tre spicchi d’aglio, a crudo. Una volta cotti versare metà bicchiere di conserva di pomodoro, l’olio e un pizzico di sale. Far bollire sempre a fuoco lento perché la zuppa di ceci deve risultare piuttosto densa.

LI CAGGIUNITT’ (cagionetti)

Foto e cagionetti di

Erminia Iannetti

S

ono dolci della mensa tradizionale delle feste natalizie, presenti in molte famiglie abruzzesi per onorare le ricette e i segreti culinari delle nonne. Specialità tipiche locali che fanno bella mostra nelle vetrine dei forni e delle pasticcerie di Teramo e dintorni. Specialmente nel periodo natalizio, quando la caccia ai dolci della tradizione è aperta e non c’è mensa che non ne sia fornita. Li caggiunitt’, per la loro forma, ricordano i ravioli, ma con un sapore tutto diverso e sicuramente eccellente.


20

“SOGNO LA PRESIDENZA DI DRAGHI E LA SCALATA E’ GIA’ COMINCIATA”

Intervista con la teramana Michela Cialini, giovane e brillante collaboratrice parlamentare al Senato della Repubblica con il pallino per la politica di Patrizia Manente

circonda, rispecchia un inno alla vita”. A questo punto, che fa? “Scelgo di frequentare l’Alma Mater Studiorum e conseguo una triennale in Scienze Internazionali e Diplomatiche. Senza fermarmi un attimo, e soddisfatta di ciò che la teoria politica mi ha insegnato, mi iscrivo al corso magistrale di Mass Media e Politica. Partendo così da un percorso di studi più generale, internazionale decido di scendere nel particolare della politica interna”. Un debutto in grande stile… “Tuttavia nel 2017, a causa di un brutto incidente qualcosa sembra interrompersi… Ad ogni modo, qualche volta le cose buone vanno in frantumi affinché cose migliori possano arrivare...”. Poi cosa succede? “Post fata resurgo…Dopo la morte torno ad alzarmi! Nonostante il coma riesco a laurearmi anche in magistrale e la mia rinascita è già qui… La mia rinascita, infatti, parte con una voglia immensa di stravolgere il mondo per tornare ad essere più forte di prima, certo con qualche cicatrice in più ma sicuramente avendo arricchito la vita di un bagaglio di emozioni, sentimenti, esperienze e passioni”. Si gira pagina? “Intraprendo così una seconda e più entusiasmante

“I

l mio racconto inizia alla tenera età di tre anni, quando mia nonna decide di insegnarmi “Bella Ciao” e l’inno nazionale cominciando così ad instillare in me la passione che poi si trasformerà in ossessione per la politica”. Comincia così l’intervista con Michela Cialini, 27 anni, partita dalla nostra città con una valigia piena di sogni e oggi, dopo traversie anche difficili, brillante collaboratrice parlamentare al Senato della Repubblica. “A sei anni la svolta, in un tema di prima elementare metto per iscritto il desiderio di voler diventare “Presidente del Consiglio”. Quello che a tanti potrebbe suonare come “arrivismo”, per me è da sempre solo il tentativo di essere realizzata, nel perimetro del rispetto altrui, e un giorno ricordata per aver aiutato gli altri e diffuso positività e amore. Per questo decido di dedicare la mia vita e il mio percorso di studi con ideali, valori e principi volti alla nobile arte della politica. Il tutto senza perdere mai il mio sorriso che, secondo chi mi

A destra S.E. Salvatore Micalef. A sinistra Cristian Raponi, Presidente della Nobile Accademia Leonina.


21

vita... E devo dire che il destino, grazie anche alla mia irrefrenabile tenacia e voglia di cambiare pur solo con un sorriso, mi ha riservato belle cose...Per aspera ad astra!”. E arriviamo al presente. “Nel 2020 divento Collaboratrice Parlamentare al Senato della Repubblica coprendo via via incarichi quali consulente legislativa, social media manager, esperta di comunicazione e moderatrice di conferenze stampa. D’altronde sono tutto tranne che tranquilla e come diceva la mia amata Frida Kahlo: «sono vita, sono colore, sono essenza, sono piacere, sono ribellione, sono istinto, sono pelle, sono rivoluzione. Posso essere tutto, tranne tranquilla». Le novità sono anche altre… “Nel 2021 conquisto il titolo di Accademico di Merito per il mio fervido e generoso contributo all’affermazione dei più alti ideali della vita, della solidarietà sociale, della cultura in conformità con gli scopi della Nobile Accademia Leonina. Il tutto durante l’evento culturale e di aggregazione per la diffusione e la promozione di messaggi di pace, di amicizia e di cultura tra le diverse etnie e religioni; in tale circostanza ho avuto l’onore di conoscere diverse personalità del mondo civile, religioso, diplomatico, militare, dell’imprenditoria e dello spettacolo di differenti nazionalità e di appartenenze religiose, in un clima del tutto amichevole e di fratellanza”. Ma non finisce qui… “Il mio obiettivo rimane quello che scrisse la bambina di 6 anni, piena di buoni propositi e forza di volontà. Conscia che quella politica è una carriera difficile e in salita, sono soddisfatta di essere già una collaboratrice parlamentare in modo tale da avere un background dell’ambiente e il contesto nel quale vorrei rimanere”. Che augurarle?

“Ad maiora, nella speranza di raggiungere pian piano il traguardo di Presidente del Consiglio senza mai perdere la magia di bambina che c’è in me, mossa sempre dalle mie convinzioni ed ideologie. D’altronde come disse Einstein “solo chi è abbastanza folle da credere di poter cambiare il mondo, lo cambia davvero”.


22

INVITO A CASA MIA tra bella musica e scuola di cucina giapponese di Chie Yoshida

M

i chiamo Chie Yoshida e sono una musicista giapponese. Nel 1998, dopo il diploma in violino a Tokyo, mi sono trasferita in Italia per approfondire gli studi musicali. Nel 2005, diplomata anche in viola a Livorno, ho iniziato a girare tutta la penisola suonando con varie orchestre e formazioni cameristiche. Parallelamente ho anche collaborato con numerose celebrità della musica e del teatro come Ron, Pavarotti, Enrico Rava, Skin, Marco Paolini, Natalino Balasso. Nel 2010 ho sposato un ragazzo ascolano. Anche lui è musicista ma autodidatta, suona molti strumenti a fiato e tastiera, canta ed è anche produttore di musica elettronica. Insieme abbiamo creato un duo elettro acustico che si chiama Kousagi Project (siamo su Fb) con il quale ci esibiamo dal vivo in Italia e all’estero, collaborando anche con importanti video artisti e compagnie di danza. La nostra musica è in bilico fra classica, melodie tradizionali giapponesi, elettronica colta e anche dance. Dopo una parentesi di due anni in Giappone, dove in-

segnavo musica e mio marito lingua e cucina italiana, abbiamo deciso di tornare a vivere nel Piceno, perché nel frattempo è nata nostra figlia e volevamo crescerla in un contesto più tranquillo e meno frenetico. Un anno fa, quasi per gioco, ho intrapreso un corso di cucina tradizionale casereccia giapponese. Fin da bambina ho infatti sempre affiancato mia madre nella preparazione di piatti tipici casalinghi. Questa mia passione è cresciuta negli anni, soprattutto da quando vivo


23

in Italia perché qui è difficile mangiare piatti originali giapponesi nei ristoranti. La maggior parte degli italiani crede che la nostra cucina sia soltanto pesce crudo e riso. Allora per divulgare le tante ricette tradizionali che conosco, ho deciso di intitolare simpaticamente il mio workshop ‘Non solo Sushi’ (corso di vera cucina casereccia giapponese). Le lezioni si svolgono a casa mia, in un ambiente intimo, che può ospitare al massimo sette persone. Tutti gli amici e i parenti che hanno partecipato sono rimasti piacevolmente sorpresi e affascinati dalle mie ricette. Cerco di programmare dei menù con ingredienti di facile reperibilità in Italia in modo tale che chiunque partecipi possa replicarli. Fra gli ospiti del mio corso ho avuto anche l’immenso piacere della presenza di veri e propri chef abruzzesi e marchigiani, i quali sono rimasti entusiasti delle mie proposte. Su richiesta ho anche organizzato lezioni in forma di pacchetto regalo per amici che volevano festeggiare in modo originale un compleanno. Insieme a mio marito sto organizzando anche un progetto di aperitivo-cena giapponese in locali e bistrot. In futuro vorremmo anche abbinare la nostra musica italo nipponica al cibo, chissà che non ne nasca qualcosa di davvero originale. Mi rende felice sapere che sempre nuove persone possano apprezzare le mie proposte culinarie nipponiche oltre a quelle della cucina italiana. Cucina quest’ulti-

ma che comunque amo moltissimo e nella quale mi cimento spesso cercando di recuperare ricette tradizionali, sane e gustose per la gioia della mia famiglia.


24

UN PREMIO AI MAESTRI DEL CINEMA NEL NOME DEL TERAMANO GIANNI DI VENANZO Importante appuntamento annuale dal 1996

I

l Premio Internazionale della Fotografia Cinematografica nasce nel 1996 per volontà dell’Associazione culturale Teramo Nostra con l’intento di celebrare un grande teramano del mondo del cinema sconosciuto praticamente ai suoi concittadini. Gianni Di Venanzo, a cui è intitolato il Premio, nato a Teramo il 18 dicembre 1920 e morto a Roma il 3 febbraio 1966, è considerato da tutti il più grande Autore della fotografia cinematografica italiana di tutti i tempi. Seppure morto giovane, a soli 45 anni, Di Venanzo ebbe modo di esprimere le sue qualità rendendo immortali i film dei migliori registi italiani del momento. Collaborò infatti con i più grandi registi del periodo d’oro del cinema italiano e vinse per ben cinque volte il Nastro d’Argento quale direttore della fotografia dei film Il Grido (1957) di Michelangelo Antonioni, I magliari (1959) e Salvatore Giuliano (1961) di Francesco Rosi, Otto e mezzo (1963) e Giulietta degli Spiriti (1965) di Federico Fellini. Come scrive il critico cinematografico e presidente della giuria del Premio Di Venanzo, Stefano Masi, nel suo Dizionario mondiale dei direttori della fotografia (2007, Le Mani, realizzato proprio con il contributo del Premio Internazionale Gianni Di Venanzo organizzato dall’Associazione Teramo Nostra) “… Nei film di Michelangelo Antonioni, Francesco Maselli, Francesco Rosi e Valerio Zurlini, Di Venanzo cambiò il look del bianco

A sinistra, Piero Chiarini Presidente di Teramo Nostra. A destra, Sandro Melarangelo Direttore Artistico.

e nero italiano, rendendolo più aderente alla realtà…” E dunque nel nome di Gianni Di Venanzo l’associazione Teramo Nostra, guidata dal Presidente Piero Chiarini e dal Direttore Artistico Sandro Melarangelo, con il Premio Internazionale celebra ogni anno a Teramo il ruolo fondamentale nella realizzazione di un film degli Autori della Fotografia Cinematografica. La giuria, formata da esponenti del mondo del cinema e presieduta da Stefano Masi, individua ogni anno quattro vincitori a cui assegnare l’Esposimetro d’Oro in quattro distinte categorie: Fotografia per un film straniero, Fotografia per un film italiano, Carriera e Memoria. Dalle sesta edizione del 2001 è stato introdotto il riconoscimento “Targa speciale per la fotografia di una Fiction Tv” intitolata a Peppe Berardini e dalla 18^ edizione del 2013 la “Targa speciale della Giuria” intitolata a Marco Onorato. E ogni anno nel giorno della cerimonia di consegna dei premi Teramo diventa una sorta di Cinecittà abruzzese per la presenza di numerosi e qualificati cineasti: autori della fotografia, registi, produttori, attori, sceneggiatori, musicisti. Oltre ai grandissimi direttori della fotografia che sono arrivati a Teramo ogni anno per ritirare l’Esposimetro d’Oro (citiamo solo Vittorio Storaro, tre volte Premio Oscar), tantissimi sono stati gli ospiti illustri del mondo del cinema nel corso delle 20 edizioni tra registi, attori e attrici. Ma il Premio Di Venanzo è anche molto altro: la kermesse si sviluppa nell’arco di quattro settimane e oltre alle proiezioni di film e alla cerimonia di premiazione con le stelle del cinema, propone presentazioni di libri, convegni sul cinema e sull’arte, mostre di pittura e scultura, mostre fotografiche, concerti musicali, il tutto coinvolgendo l’intero territorio provinciale. All’interno del “Di Venanzo” è nato anche il “Premio Speciale Istituto G. Caporale”, arrivato alla 6^ edizione: il concorso premia il miglior video dedicato al rapporto tra uomo e animale. Il “Di Venanzo”, prima manifestazione che ha inteso valorizzare e premiare gli Autori della fotografia cinematografica, è punto di riferimento per il mondo del cinema italiano e internazionale ed è ovviamente diventato un appuntamento importante per Teramo e per l’Abruzzo intero. Tutta l’organizzazione poggia sulle “spalle” dell’Associazione Culturale Teramo Nostra che nel corso degli anni ha visto anche ridursi di molto i contributi degli enti pubblici.


25


26

Bellissima iniziativa coordinata da Giselda Bruni

SCATTA LA NUOVA EDIZIONE DI SCATOLE DI NATALE CON DENTRO IL CALORE DELLA SOLIDARIETÀ

“S

catole di Natale” è un progetto di solidarietà nato lo scorso anno che ha riscosso un notevole successo. Torna in 2^ edizione a grande richiesta da parte di tanti per donare un piccolo momento di gioia a chi ne ha più bisogno. L’iniziativa, che ha scaldato i cuori di numerose persone, è partita lo scorso anno ed è divenuta virale in tutta Italia, grazie ai promotori di ciascuna città. A Teramo cura l’iniziativa la dott.ssa Giselda Bruni, che ha personalizzato il progetto rendendolo più vicino ai fabbisogni delle persone destinatarie delle “scatole” residenti

in città e dintorni. Natale arriva a grande velocità e le Scatole di Natale Teramo 2021 si confermano con successo anche in 2^ edizione. “In questo periodo difficile -sottolinea Giselda Bruni- ma pur sempre natalizio, con un piccolo gesto, un semplice dono fatto con tanto amore si può portare felicita’ e sorrisi ai più bisognosi, grandi e piccini. I gesti discreti e gentili non sono mai piccoli, sono preziosi e straordinari”. L’idea è semplice, ma significativa: preparare una scatola regalo per una persona in difficoltà. In ognuna vanno inseriti precisi oggetti che scaldano il corpo e il cuore. Le “scatole” sono distribuite a tante associazioni di volontariato, alle persone in quarantena e anche alle persone che stanno attraversando importanti problemi economici dovuti al contingente periodo economico. Tutte le persone alle quali saranno consegnati i doni sono tutelate da privacy. Il motto caro a Giselda Bruni è: “A Natale si può… Natale è per tutti!”. Per donare le “Scatole di Natale” occorre prendere una scatola di scarpe e mettere dentro UNA COSA CALDA (guanti, sciarpa, cappellino, maglione, coperta ecc.); • CIBO IN SCATOLA a lunga conservazione (pasta, scatola di tonno, barattolo di pomodori, barattolo di piselli, barattolo di fagioli, barattolo di fagiolini, va bene tutto il cibo non deperibile e in contenitori NON FRAGILI) • COSA GOLOSA (caramelle, torroncini, lecca lecca, piccoli pandori, cioccolata) • PASSATEMPO (libro, rivista, sudoku, matite ecc.) • PRODOTTO DI BELLEZZA (shampoo, dentifricio, crema, bagno schiuma, profumo ecc.) • BIGLIETTO GENTILE, un augurio in forma anonima (chi riceve non deve sapere da chi proviene il dono) perché le parole valgono anche più degli oggetti! Qualche precisazione:

SCATOLA UOMO/DONNA:

• La COSA CALDA e il PASSATEMPO possono essere “usati” ma in buono stato; • Il CIBO IN SCATOLA e la COSA GOLOSA: cibo non deperibile e nuovo; • Il PRODOTTO DI BELLEZZA: deve essere nuovo, solo


27

prodotti mai aperti! • Il BIGLIETTO GENTILE in forma ANONIMA: forse la cosa che scalderà di più il cuore di chi aprirà la vostra scatola!

SCATOLA BIMBO/BIMBA/RAGAZZO/RAGAZZA:

• La COSA CALDA e il PASSATEMPO possono essere “usati” ma in buono stato, No matite a metà, No pennarelli scarichi, No dido’ (o altre paste modellabili) aperte e secche – indicare sempre età e sesso sulla scatola; • La COSA GOLOSA: caramelle, Chupa Chups, torroncini sarebbero apprezzatissimi. • Il PRODOTTO DI BELLEZZA: dentifricio o spazzolino per bambini, gioiellini per bambini ecc. • Il BIGLIETTO GENTILE in forma anonima: bigliettino di auguri con un disegno/decorazione fatto dal vostro bambino/a o ragazzo/a potrebbe essere un bellissimo pensiero. In questo i bambini/ragazzi sono meravigliosi!!! È un regalo di Natale, quindi per incartare la “scatola” si può usare una bella carta, nastro, fiocchi, disegni fatti da bimbi o qualunque cosa possa abbellirla e scrivi in un angolo a chi è destinato il dono: donna, uomo o bambino/a, ragazzo/a (aggiungere fascia età).

Giselda Bruni e suo figlio Gianfilippo

Ogni famiglia può preparare anche più di una scatola. Giselda, promotrice dell’iniziativa a Teramo, avverte:

“Ve lo assicuro, è un’attività bellissima da fare insieme in famiglia, coinvolgendo anche i bambini per renderli partecipi dell’azione e dare consapevolezza di essere bambini fortunati”.

L’iniziativa di solidarietà è elaborata, studiata e personalizzata da Giselda Bruni riguarda la provincia teramana.

LA RACCOLTA CI SARÀ FINO AL 15 DICEMBRE 2021 Presso i seguenti punti: AMFORA - Ente di Formazione della Regione Abruzzo - Via Panfilo Gammelli n. 8 - Teramo. Centro di Raccolta Ufficiale “Scatole di Natale Teramo”. Tutti i giorni, compresi il sabato e la domenica, dalle 09:00 alle 19:00 orario continuato. SCATOLE DI NATALE TERAMO, è una iniziativa protetta dalla registrazione del marchio e da copyright.


28

QUEL GRANDE MAESTRO DELL’OBIETTIVO E DELL’ALTA MODA DIMENTICATO NELLA SUA CITTÀ

Sandro Morriconi, eccellente fotografo, giornalista ed estroso imprenditore, protagonista nella Roma di Fellini e della “Dolce vita” di Marcello Martelli

G

iornalista di talento, eccellente fotografo alla corte dei Grandi dell’alta moda, dimenticato dalla sua città. Un protagonista, tanto la sua intensa e straordinaria vicenda umana e professionale si presenta costellata e intrecciata di interessi, eventi e rapporti con alcuni dei più imSandro Morriconi e portanti protagonisti del Elizabeth Taylor nostro tempo. La figura di Sandro Morriconi riconduce ai magnifici anni ’60 e alla stagione esaltante dei sogni giovanili. Tempi di passione per il giornalismo, anche in una piccola città, lontana dal mondo con le autostrade neppure immaginate. Dove un ristretto gruppo di amici alimentava progetti e speranze. Tutti legati a Sandro e Giammario Sgattoni, che da compagni di liceo avevano cominciato nei giornali studenteschi, pubblicando il periodico “Il cavolo a merenda”. Ragazzo che sapeva apprendere in fretta, appena 16nne, Sandro era diventato corrispondente provinciale de “Il Tempo”. “Fu una splendida esperienza - così ricordava quel periodo- La redazione province del giornale di Angiolillo era diventata un vivaio di giornalisti di classe, sotto la guida di Egidio Sterpa, eletto in seguito senatore liberale”. Più giovane di tutti, ebbi la fortuna

di entrare in quel gruppetto di privilegiati, che a Roma frequentava la scuola di Palazzo Wedekind, sede de “Il Tempo” in Piazza Colonna, con le firme più illustri del giornalismo dell’epoca (oltre al mitico direttore Angiolillo, Enrico Mattei, Ilario Fiore, Sandro Paternostro, Alberto Consiglio, Enrico Falqui, ecc.). E Pino Rauti, Gianni Letta, Bruno Vespa, Mino D’Amato con altri nella redazione province. Era toccato proprio a me, nell’ufficio corrispondenza del grande quotidiano romano, sostituire Sandro Morriconi, che da giornalista di razza “in pectore” e, prima di tutto, “battitore libero”, aveva deciso di fare il grande salto verso la metropoli. Allora un miraggio difficile per noi tutti. Ricordo le serate trascorse insieme, parlando di rischi e prospettive del “salto nel buio” verso la Capitale. Da una provincia, quella di allora, blindata dentro confini rigidi e angusti. Lontanissima dagli ambienti dove si faceva cultura e grande giornalismo. Alla fine, Sandro trovò la forza necessaria e partì con la sua valigia piena di speranze. E al resto del nostro gruppo impartì una formidabile lezione di coraggio. L’ex corrispondente di provincia, si trovò subito immerso nella Roma di Fellini e Flaiano, negli anni memorabili della “Dolce vita”. E a Sandro capitò nella vita reale l’identica esperienza che il giornalista Marcello Mastroianni della finzione cinematografica interpretava da protagonista nel celebre film felliniano. Con ammirazione (e un pizzico d’invidia) di noi rimasti in provincia. Furono subito in tanti a credere nelle qualità del ragazzo arrivato da Teramo, intraprendente e professionalmente attrezzato. Gaetano Baldacci, direttore de Il Giorno, gli affidò alcuni importanti servizi da inviato speciale. Arrigo Benedetti, fondatore dell’Espresso formato lenzuolo e mostro sacro del giornalismo del dopoguerra, gli pubblicò alcune inchieste e servizi che lo proiettarono sulla ribalta nazionale. Specie quando si trovò a Belgrado e Tito si staccava dal blocco orientale; poco dopo, in Algeria, spettatore della rivolta per l’indipendenza. Da quelle esperienze, vennero fuori reportages e articoli eccezionali, che collocarono il giovane Sandro Morriconi in primo piano. Giornalista, ma prima di tutto “battitore libero” e di questo occorre sempre tener conto, raccontando il personaggio. Dopo il giornalismo d’assalto, Sandro cominciò ad occuparsi di cinema e durante la lavorazione dei film di Sergio Leone, ebbe la sorpresa di incontrare l’assistente del regista, Tonino Valerii, altro teramano inurbato nella Capitale. Ma fu solo un passaggio per poi

Marcello Mastroianni e Anita Ekberg


29

approdare alla fotografia. Quando scoprì che “fotografare era più divertente, ma soprattutto molto più redditizio”. Negli anni ‘60’ quella della foto di moda era un campo ricco di possibilità e segnarono la nascita del made in Italy. Bravo in tutto ciò che faceva, Sandro non si accontentava senza primeggiare, nel giornalismo come nella fotografia. Fino ad essere conteso dagli editori delle più importanti riviste internazionali di alta moda. Molto lo aiutò l’incontro con Tilly Tizzani, raffinata compagna di scuola, che ritrovò a Roma apprezzata ed affascinante top-model di Schuberth. Un sodalizio sentimentale e professionale che fece da base al successo della giovane indossatrice, divenuta celebre in tutto il mondo, e del suo fotografo-fidanzato. Ma il “battitore libero” non sapeva fermarsi, e determinò il lanciò e l’affermazione di altri volti femminili, divenuti famosi nel mondo rutilante dell’alta moda. Dieci anni intensi dedicati alla fotografia di moda e un bilancio davvero sorprendente: migliaia di foto pubblicate, oltre mille copertine sulle riviste più importanti. Il primo servizio sulla minigonna pubblicato dal settimanale “Gioia” di Rusconi portava la firma del maestro teramano dell’obiettivo, che in Italia aveva fotografato modelli di Valentino, Irene Galitzine, Schuberth, Balestra, Sorelle Fontana. Fotografo e amico personale di Emilio Pucci, il celebre personaggio gli svelò la vicenda clamorosa dei suoi rapporti con Edda Ciano. Nella fotografia di moda, in quegli anni, c’era tutto da inventare, e Sandro Morriconi nel campo si rivelò innovativo e rivoluzionario. Quanto bastava per chiudere ancora una volta capitolo e girare pagina, passando a nuovi interessi. All’amore per la campagna toscana, dove andò a vivere con la sua nuova fidanzata e poi moglie, notissima

modella pure lei. Nella sua tenuta scoprì la passione per i prodotti naturali, rivelando eccezionali capacità manageriali, con la creazione del “Club delle Fattorie” e poi di “Bottega verde”. Aziende d’avanguardia, con almeno 30 anni di anticipo, nella ricerca di prodotti alimentari e cosmetici naturali selezionati. Idee e iniziative nate e lanciate dall’esilio verde fra Pienza e Montepulciano. Dove Sandro ha vissuto per il resto della vita, sempre più isolato e lontano dagli amici di un tempo. Scovato anni fa dalla rivista “Capital”, che pubblicò un articolo su importanti personaggi che avevano cambiato vita. Gli era rimasta tuttavia un po’ di nostalgia del suo Abruzzo e della città natale, Teramo. Ma c’era qualcosa che Sandro non sapeva fare: tornare indietro, innovativo e creativo come sapeva essere. Più che il passato, amava conoscere e anticipare il futuro. Una ricerca che forse lo ha tormentato fino all’ultimo, andandosene in silenzio. Come non si addice forse ad un protagonista del suo calibro, che ha saputo confermarsi unico e straordinario fino all’ultimo.


30

MARCELLO MATTIOLI E LA SUA RELAX ART ANTIDEPRESSIVA di Patrizia Manente

riciclati. Mi aiutano a esprimere emozioni e stati d’animo che all’inizio erano nascosti o che non volevano manifestarsi. Anzi, mi logoravano all’interno. Questo mi ha portato ad approfondire con schizzi di colori accesi, che hanno accentuato il mio stato d’animo, dandomi una carica quasi elettrica di massima positività. Con un riciclaggio dei materiali che dona positività anche all’ambiente”.

M

arcello Mattioli e il suo percorso artistico (relax art). Nato ad Hagen (Germania) il 24/01/64. Figlio di emigranti ma attualmente vive a San Benedetto del Tronto. “Nel 1997 -racconta- mi sono dedicato a un’arte rilassante, antidepressiva e disintossicante. Attraverso colori accesi intreccio fili in viscosa e materiali

marcellino_mattioli


31



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.