Anno 17 Numero 4
Tutti parlano di crisi tanto che è diventata quasi una parola magica capace di evocare catastrofi ma anche di farle improvvisamente scomparire. Un esempio? Se guardate la TV vi vengono mostrate code chilometriche di gente che fa spese per i saldi. Indubbiamente la crisi economica c’è, forse non la percepiamo ancora sulla nostra pelle ma sicuramente in questo nuovo anno ridarà filo da torcere. Dopo aver ascoltato il Presidente della Repubblica nel suo discorso di fine anno ci siamo convinti che oltre che economica questa crisi si rivela sempre più una crisi esistenziale: una crisi cioè del vivere e del pensare la vita. Normalmente pensiamo alla parola crisi in termini negativi. Una situazione di stallo o di passaggio chiusa a qual-
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siasi soluzione. Ci si sente pertanto impotenti e ci si chiede: ma io cosa posso fare? Il problema è ben superiore alle mie forze. Dimentichiamo così che anche i momenti più difficili, anzi proprio i momenti difficili, se accettati e affrontati con coraggio possono rivelarsi occasioni preziose di cambiamento, di apertura e di crescita nella libertà. Nella crisi infatti il campo delle
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scelte diventa più ampio, riemerge la complessità della realtà, rispuntano valori come sacrificio, fatica, solidarietà, essenzialità. La realtà diventa più vera, meno drogata. Certo serve impegno e serietà, serve solidarietà intergenerazionale per trasformare un momento apparentemente di buio in una straordinaria possibilità di crescita. Proviamoci. Insieme, senza panico, unendoci ai nostri amici e ai nostri maestri possiamo anche oggi sperare in un futuro promettente e felice.
La Redazione IN QUESTO NUMERO: Altrove pag. 2 Elogio dell’alunno pag. 3 Scuola: slalom pag. 4 Jean Palac pag. 5 L’inizio è speranza pag. 6 Il menestrello pag. 7 Le coalizioni pag.8 Dossier: la guerra infinita tra Israele e Palestina pag.9 Vioaggio a Mantova pag.18 Giustizia e libertà pag.19 Pianeta musica pag.20 San Valentino pag.22 Girelli Show pag.23
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LUNARFOLLIE accade alla terra, accade ai figli della terra. Se l'uomo sputa sul suolo, sputa su se stesso. Questo sappiamo... non e la terra che appartiene all'uomo ma l'uomo alla terra. Tutte le cose sono unite tra loro come il sangue che lega una famiglia. Ciò che accade alla terra accade ai figli della terra. Non è l'uomo che ha tessuto la ragnatela della vita; lui ne è solo un figlio. Ciò che fa alla ragnatela lo fa a se stesso
ALTROVE L’UOMO Oren Lyons, Onondaga L'uomo talvolta crede di essere stato creato per dominare, per dirigere. Ma si sbaglia. Egli è solamente parte del tutto. La sua funzione non è quella di sfruttare, bensì è quella di sorvegliare, di essere un amministratore.L'uomo non ha né potere, né privilegi. Ha solamente responsabilità. VOI UOMINI BIANCHI Smohalla Voi uomini bianchi pretendete che noi ariamo la terra, che tagliamo l'erba,che da questa otteniamo del fieno e lo vendiamo, affinché diventiamo ricchi.Voi uomini bianchi conoscete solo il lavoro. Io non voglio che i miei giovani uomini diventino uguali a voi. Gli uomini che lavorano sempre non hanno tempo per sognare, e solo chi ha tempo per sognare trova la saggezza.
REDAZIONE 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19.
Albano Cristina 5B Bettoni Alice 4A Bertoloni Franc. 5B Bono Daniela 5B Bordoli Roberta 1A Bosis Giulia 3M Botticini Andrea 3G Broglio Matteo 5D Brotto Ilaria 1L Bua Federica 4H Carlotti Luca 5B Carini Valentina 5C Cazzago Leonardo 4D Chiarello Donato 5C Colombo Erica 2F Dafir Kenza 4E Demrozi Marinela 5I Di Criscito Dav.ide 3L Fiini Chiara 4H
QUATTRO STRADE Diablo, Apache Ci sono quattro strade che possono portarti dove vuoi andare. La prima ti conduce dove ti manda il tuo primo pensiero. Non è la strada giusta. Rifletti un poco. Affronti allora la seconda. Rifletti nuovamente ma non scegli ancora. Finalmente, alla quarta riflessione tu sarai sulla strada giusta. Così non rischierai più nulla. Qualche volta, lascia passare una giornata prima di risolvere il tuo problema.
NASCERE UOMO Shenandoah, Onondaga Nascere uomo su questa terra è un incarico sacro.Noi abbiamo una responsabilità sacra, dovuta a questo dono eccezionale che ci è stato fatto, ben al di sopra del dono meraviglioso che è la vita delle piante, dei pesci, dei boschi, degli uccelli, e di tutte le creature che vivono sulla terra. Noi siamo in grado di prenderci cura di loro.
NELLE CITTA' Capo Seattle Non c'è tranquillità nelle città dell'uomo bianco. Non si ode il fruscio delle foglie che si aprono in primavera né il frullare delle ali degli insetti... e cos'è la vita se un uomo non può sentire il richiamo del caprimulgo o il gracidare delle rane di notte, attorno allo stagno?.. Ciò che 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38.
Fostini Elisa F Giacomini Stefa. Govi Alessandra Gozzini Mattia Grechi Veronica Grimaldi Mattia Guerreschi Lidia Joaca Bine Simona Kaur Ramandeep Krilova Daria Lanari Dayana Lippolis G.Marco Lupoi Veronica Maggisano A. . Mancini Jessica Mangerini Ilaria Massolini Silvia Martinazzoli Lino Mattei Giuseppe
5 5F 2F 4B 5D 5C 5A 5B 5D 4G 4B 3N 4B 2F 5B 2F 5F
39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. 52.
Novali Chiara 3F Noventa Milena 2F Pellegrino Rob. 3D Preda Claudia 2F Quaresmini Franc 5B Pini Sara 4B Robba Sara 5B Rossi Giulia 4H Rubagotti Matti a 5D Scardavilli Sara 1F Schiano Rebecca 1A Stocchetti Amilcare Ustoli Stefania 4H Valcamonico M 5D
Lunarfollie viene pensato, prodotto, stampato e distribuito presso il CIMP dell’ ITC LUNARDI, via Riccobelli 47 - 25125 Brescia Tel. 030/2009508/9/0 Fax 030/390996
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Qualche volta ci dimentichiamo di loro. Dei ragazzi che sono a scuola per imparare, per incontrare adulti sui quali valga la pena di scommettere, per essere aiutati ad introdursi nella realtà di oggi (“complessa” dicono gli intellettuali). Non c’è scuola senza insegnanti (in Svizzera lo hanno tentato) ma sarebbe buffa una scuola senza alunni (diciamo “alunni” nel senso etimologico del termine: da “alo”, far crescere, nutrire). Il tam tam sul bullismo ce l’ha talvolta suggerita questa tentazione: di una scuola senza discenti, sostituiti da persone già fatte con le quali colloquiare, alla pari, di democrazia, responsabilità, regole di comportamento. Purtroppo una realtà così non c’è e sarebbe anche un peccato, forse, se ci fosse. L’insegnante sta all’alunno come un bel romanzo sta al piacere della lettura: nell’alunno il docente legge se stesso. Se non c’è chiarezza e certezza nelle forme comunicative, negli occhi dell’altro si legge nel migliore dei casi una compunta indulgenza. Il bel film “Stella” della regista francese Sylvie Verheyde tratta di una alunna un po’ speciale. Non perché sia un genio, tutt’altro, ma perché a 11 anni decide di puntare sul-
la scuola, vista come la migliore opportunità che le è concessa per uscire dallo stato di non libertà (culturale ed esistenziale) cui la famiglia (una coppia in crisi di giovani gestori di un bar frequentato da emarginati) la costringe. Domanda: ma è possibile che succeda quello che il film descrive così bene: che grazie all’amicizia maturata in modo del tutto imprevisto (in questo caso, con una compagna di classe accogliente e spiritosa) l’alunno decida di puntare sulla scuola? Sì, può accadere. Intendiamoci: puntare non sulla scuola come l’abbiamo ridotta, ambito di compromesso dove ci si intende benissimo tra componenti (docenti, genitori, studenti) solo se si gioca al ribasso, ma alla scuola che sarebbe possibile (che è possibile) se fossimo attaccati al bene comune. La scuola allora diventa un luogo in cui poter fare degli incontri significativi per sé e
per gli altri: con persone che introducono ad uno sguardo critico, con letture che riplasmano il mondo (la cultura inizia assumendo un criterio di scelta), con amici che condividono un cammino. Forse Stella è una figura un po’ idealizzata, (...) eppure l’idea che ci siano alunni che desiderano essere tali, cioè persone animate da una voglia di conoscenza e di sapere è interessante. Lasciamo da parte per un attimo il giudizio sulle condizioni della nostra scuola. La provocazione che proviene dal film (e dalle situazioni che intende rappresentare) interpella tutti coloro, tra questi in prima istanza gli insegnanti, che ogni giorno si accingono a “farla” la scuola e a farla nelle circostanze che sono loro date (e che sarebbe stolto non volere sempre più adeguate allo scopo della educazione e della istruzione dei giovani). Non è forse vero che la scuola dipende anche dal gioco dei rimandi continui tra segni e significati che si verifica nelle ore di lezione? Le domande e le aspettative degli alunni sono un segno decisivo perché il carrozzone ogni giorno si rimetta in moto e ritrovi la sua anima.
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La riforma slitta al 2010 “Maestro unico” solo su richiesta Rinviata di un anno la riforma delle scuole superiori. E' il primo risultato della polemica tra mondo della scuola e governo condotta negli ultimi due mesi. Ma emergono altre importanti novità. Salta, in pratica, il maestro unico alla scuola elementare e viene confermato il tempo pieno di 40 ore. Le importanti novità, che rappresentano un'autentica marcia indietro dell'esecutivo, sono scaturite da un mini vertice tra il premier, Silvio Berlusconi, il Ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, il collega dell'Economia, Giulio Tremonti e il presidente della commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea. La novità senz'altro più importante è lo slittamento di un anno (al 2010/2011) della riforma delle scuole superiori: licei, istituti tecnici. Per l'istruzione professionale è tutto ancora in alto mare. Lo slittamento al primo settembre 2010, viene così motivato: "Per dare modo alle scuole e alle famiglie - si legge in una nota del ministero - di essere correttamente informate sui rilevanti cambiamenti e sulle innovazioni degli indirizzi" di studio. Sul secondo ciclo "si aprirà un confronto con tutti i soggetti della scuola sull'applicazione
metodologico-didattica dei nuovi regolamenti". I punti principali della riforma prevedono "lo snellimento e la semplificazione degli indirizzi scolastici, più legame tra le richieste del mondo del lavoro e la scuola, il riordino degli istituti tecnici e più opportunità per le famiglie". Dagli 820 indirizzi scolastici (tra sperimentazioni e ordinamenti) si passa a 5 licei (classico, scientifico, artistico, delle scienze umane, linguistico e musicale) e 11 indirizzi per quanto riguarda gli istituti tecnici. Inoltre, "saranno messe a regime le migliori esperienze delle sperimentazioni" e verranno aumentate le ore di "studio della lingua inglese, delle discipline scientifiche e di matematica". La riforma delle scuola primaria (l'ex elementare e media) e della secondaria di primo grado (la scuola media) partirà dal prossimo anno ma rispetto al disegno della Gelmini subirà alcune importanti modifiche. Salta infatti il maestro unico alla scuola elementare (con impegni di 24 ore settimanali)
che si trasforma in "maestro prevalente". Come era stato chiesto, infatti, dalla commissione Cultura della Camera l'orario settimanale di 24 ore sarà solo una opzione che le famiglie potranno chiedere accanto alle 27 e alle 40 ore. Nessuno obbligo, quindi, per le scuole. La scuola dell'infanzia, dove erano a rischio le 40 ore settimanali del cosiddetto "tempo normale", resterà praticamente invariata e viene confermato il Tempo pieno con due insegnanti per classe. Alle medie l'orario settimanale sarà di 30 ore anziché 29 come ipotizzato dal PianoGelmini. Il numero massimo di alunni per classe non verrà elevato. Infine, il governo, si è dichiarato disponibile ad aprire un tavolo sul precariato. Soddisfatto Walter Veltroni. "Vedo - ha detto il segretario del Pd - che il governo sulla scuola fa una completa marcia indietro. Ora tutte le prediche che ci avevano fatto, le lezioncine rivolte a noi e a quanti osavano criticare che fine hanno fatto? Vuol dire che avevamo ragione noi, avevano ragione i sindacati dei docenti, gli studenti, i genitori, quel grande movimento che aveva bocciato la finta riforma". Giuma
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Per non dimenticare “La torcia numero uno”, suicida per i suoi principi.
“Qui Radio Praga, oggi un giovane si è dato fuoco a Piazza San Venceslao”. Poco dopo qualcuno entrò nel dormitorio dell’ostello universitario e gridò: ”Il suicida era Jan.” Così è morto Jan Palach il 16 gennaio 1969, cospargendosi il corpo di benzina e dandosi fuoco. E’ con questo gesto che volle protestare contro l’invasione russa che aveva stroncato le speranze della Primavera di Praga. A detta degli amici Jan non era il classico studente, non gli interessavano party e divertimenti, voleva solo studiare. “L’ultima volta che ci vedemmo era all’inizio di gennaio 1969, io e gli altri ragazzi avevamo organizzato un party, lui arrivò, era serio e disse < ma come fate a festeggiare coi tempi che corrono?>” racconta Stepan Bittner, suo caro amico “ noi gli dicemmo di restare e di divertirsi, ma la sua risposta fu <vi saluto amici. Se mi accadrà qualcosa abbiate buon ricordo di me.>” Nei giorni successivi Jan inviò lettere e cartoline ad amici e parenti, citando il sacrificio che intendeva fare, si firmava “la torcia numero uno”. Dopo l’arrivo della Prima brigata russa Palach era affascinato dalla Russia, intesa come gente, non come sistema, ma nel 1968 quando arrivò la Seconda brigata russa,
Jan notò che l’atteggiamento dei russi verso i cèchi era cambiato del tutto, erano contro la Primavera. Da questo momento qualcosa cambiò in Jan, era stato ferito; fu questo che lo spinse a quel gesto esagerato. Ma soprattutto dopo essere andato in un campo di lavoro in Francia, finalmente capì che il suo paese non era vivibile, era troppo oppresso dallo stato e da tutto il sistema; vorremmo porvi un quesito, secondo voi è giusto che per i propri principi si debba arrivare a tanta brutalità? Dovete sapere che, dopo la sua morte Jan fu ancora perseguitato, con la profanazione della sua tomba e del suo corpo che fu rimosso dal cimitero e cremato in segreto dallo Stato; ma come se non bastasse, lo Sato impaurito per le conseguenze e i pensieri di ribellione ,verso di esso,dei giovani, perseguitò chiunque avesse il coraggio di comporre, di scolpire o comunque di ricordare Jan Palach, persino i suoi amici non poterono proseguire gli studi per il suo gesto, perché il regime glielo impedì. Quando successe la popolazione cominciò a capire ed a interessarsi, però impaurita dal regime si rivelò peggiore del previsto, cercando di fingere che quell’atto non fosse accaduto; però la cosa peggiore in assoluto è che lui, forse il più grande cièco di tutti i tempi è stato dimenticato dai giovani d’oggi, addirittura molti non
sanno neanche chi sia o ne hanno solamente sentito parlare. Ora la libertà nel suo amato paese è presente, ma a cosa serve se non si ha memoria di Jan Palach, “La Torcia Numero Uno” che suscitò scalpore e sgomento all’epoca, tanto da farsi odiare ed impaurire dal regime che temeva la sua resistenza. Una torcia umana, uno studente, un ragazzo, morto, suicida per i propri ideali e principi… Non dimentichiamolo. Alessandra e Milena 2^F
XVI Convegno testate studentesche Si terrà ad Alessandria il 20 febbraio il XVI Convegno Interregionale delle testate giornalistiche studentesche. Lunarfollie sarà presente con la sua redazione per discutere i tanti problemi legati al giornalismo studentesco. Saremo in più di 300 provenienti prevalentemente dal nord Italia. Tema dell’incontro sarà: “La scuola tra... le righe”. Ben 15 le Commissioni che affronteranno i problemi principali che ogni redazione deve affrontare nel suo ordinario lavoro nella scuola. Vi terremo informati
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l 20 gennaio 2009 è stato un giorno molto importante per l’America ma anche per il mondo intero. Il presidente eletto Barack Obama ha prestato giuramento ed è diventato ufficialmente il 44° presidente degli Stati Uniti d’America. Ci si aspetta moltissimo da lui perché la sua sola elezione è già un forte segnale di cambiamento: è il primo uomo di colore ad essere presidente degli Stati Uniti. È come l’inizio di una nuova era, la nuova frontiera della lotta alla discriminazione razziale, una nuova speranza, la realizzazione del sogno americano. Il suo programma è il primo passo di distacco dall’amministrazione precedente e si nota subito la voglia di abolire il “soli contro tutti” di Bush. La sua politica estera ha dei punti fermi: il ritiro delle truppe dall’Iraq entro 16 mesi, pieno appoggio all’esistenza dello stato di Israele, convincere l’Iran ad abbandonare il suo programma atomico ed inviare due ulteriori battaglioni di soldati in Afghanistan. Vorrebbe inoltre abbattere il traffico di droga in Afghanistan proponendo lavori diversi dalla coltivazione dell’oppio e un miliardo di dollari per l’assistenza non militare. Promette due miliardi di dollari per i profughi iracheni e un piano finanziario per lo sviluppo e
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il risanamento dell’Iraq. Riguardo a Israele prende le distanze da Hamas che non lo riconosce come stato e promette aiuti diretti ai palestinesi. Intende immettere nel mercato 75 miliardi di dollari tagliando le tasse ai pensionati, ai disoccupati, ai proprietari di immobili e alle famiglie lavoratrici. Inoltre prevede un aumento delle tasse alle persone con un
reddito maggiore di 600 mila dollari mentre non ci saranno variazioni per i redditi compresi tra 220 e 600 mila dollari. Vorrebbe riuscire a garantire l’assistenza sanitaria a tutti i bambini e inserire i giovani al di sotto dei 25 anni nell’assicurazione dei loro genitori anche se questo costerebbe tra i 50 e i 65 miliardi di dollari. Per ottenere questo finanziamento eliminerebbe i tagli alle tasse previsti dall’amministrazione Bush per i redditi superiori ai 250 mila di dollari. Riguardo alla sicurezza nazionale amplierà le raccomandazioni della Commissione
sull’11 Settembre e migliorerà il sistema di intelligence e il sistema di comunicazione tra gli 007 e il governo. Per quanto riguarda Guantanamo Bay chiuderà immediatamente la prigione. Infine stanzierà 150 miliardi di dollari per sviluppare nell’arco di un decennio energie alternative come quelle solare, eolica e delle maree. Non ci resta che sperare, come ha fatto lui durante tutta la sua campagna elettorale, che possa riuscire a fondo nel suo intento. Adesso è tutto nelle mani di quest’uomo. Fortunatamente non è solo ma ha al suo fianco un’équipe di esperti: Joe Biden come VicePresidente. È il Presidente del Senato. Hillary Clinton come Segretario di Stato. È l’equivalente del nostro Ministro degli Esteri, è il portavoce della politica estera americana, attuerà le trattative più spinose e metterà la propria faccia nelle scelte militari. Janet Napolitano Nel 2002 è diventata governatrice dell’Arizona e nel 2006 è stata inserita nella lista dei cinque migliori governatori americani dalla rivista Time. Timothy Geithner come Segretario al Tesoro. È stato il capo della Federal
LUNARFOLLIE Reserve Bank di New York ed è stato sottosegretario per gli affari internazionali dal 1999 al 2001. Robert Gates come Segretario alla Difesa. È stato direttore della CIA dal 1991 al 1993.. James Jones come Consigliere per la Sicurezza Nazionale. È stato comandante supremo delle forze USA e NATO in Europa. Tom Vilsack come Segretario all’Agricoltura. Arne Duncan come Segretario all’Istruzione. La parola d’ordine è quindi speranza, cambiamento, come ci ricorda nel suo discorso ai giovani: “Se i nostri figli vivranno abbastanza da vedere il prossimo secolo, cosa vedranno di diverso? Quale progresso si sarà compiuto? Le nostre storie sono diverse ma il nostro destino è comune. In questo preciso momento qualcosa è cambiato”. Esprime anche un'altra speranza, la speranza nella riaffermazione dell’uguaglianza, come ha detto nel discorso tenuto dopo il giuramento: “È venuto il momento di riaffermare il nostro spirito tenace, di scegliere la nostra storia migliore, di portare avanti quel dono prezioso, l’idea nobile, passata di generazione in generazione: la promessa divina che tutti siamo uguali, tutti siamo liberi e tutti meritiamo una possibilità di perseguire la felicità in tutta la sua pienezza.” Non ci resta quindi che sperare anche noi che questo uomo ce la possa fare. GOD BLESS AMERICA. Veronica Lupoi, 4°B
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MALE AL MALE Aldo scoprì di essere bravo a fare il male, ed aprì un ufficio di consulenza per ottimizzare il male stesso. In breve egli ebbe un successo clamoroso, tutti facevano la fila per consulenze sul male, era diventato così bravo che la fila di persone al suo ufficio era enorme e questo gonfiava il suo conto in banca. Un giorno si presentò una vecchia che chiese “ Io voglio fare il male “ Aldo rispose “ A chi “ Ella riprese “ al Male! Ebbene si! Voglio fare il male al male” Aldo “ Perbacco! Non ho mai fatto il male al male, L’ho fatto alle persone, alle cose agli animali,….” La vecchia “ Allora lei non è in grado?......” Aldo ferito nell’orgoglio, rispose: “ No No….lo farò presto!..non si preoccupi mi verrà bene” Aldo prese a fare bene il male al male e per caso si trovò a fare il bene bene.
Oggi sembra sia contento anche se la coda al suo ufficio è sparita ed il conto in banca si è sgonfiato. Basta poco per fare il bene…. paga meno però.
GIRALUNA Enrico era un bel girasole cresciuto al vertice del campo vicino al fosso; questa umidità gli dava un po’ di disturbi di reumatica e un po’ di torcicollo. Capitò un giorno che non riuscì a seguire il sole e quando esso tramontò ad occidente egli rimase aperto ad oriente e vide crescere un nuovo astro rosso. La Luna nel vederlo fu stupita e chiamò Enrico, in modo scherzoso, Giraluna. Enrico restò tanto incantato da quel mondo stellato e da quella luna gialla, che iniziò ad aspettarla tutte le sere. La mattina era così stanco che tendeva a chiudersi e a sdraiarsi, i suoi colori diventavano sempre più smarriti, ma era contento nel vedere e vivere quella fiaba. L’agricoltore del campo nel vederlo cadente gli diede un colpo i falce che gli stroncò la vita, alla sera la luna guardò il campo e non vedendolo si commosse e disse da oggi in poi in onore del mio amico presenterò solo una faccia al mondo come il girasole presenta la propria al sole. Stoc
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GUANTANAMO CHIUSO A meno di 24 ore dal giuramento, il neo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha firmato un ordine esecutivo che prevede la chiusura entro un anno della base militare americana di Guantanamo e il trasferimento di tutti i detenuti. Nel documento Obama ha anche precisato che la Cia non potrà più usare metodi di interrogatorio che non sono previsti dal Pentagono e che da più parti vengono considerati tortura. Secondo quanto contenuto nell'ordine esecutivo, gli Stati Uniti intendono "tornare agli standard della Costituzione, anche in un momento di guerra" ha detto il presidente americano nel firmare l'ordine per la chiusura della prigione di Guantanamo. Gli Stati Uniti "non torturano" ha poi aggiunto Obama "e per questo gli interrogatori di presunti terroristi d'ora in poi dovranno obbedire alle regole del manuale dell'Esercito". "Vogliamo una lotta al terrorismo che sia fatta tenendo conto dei nostri valori e dei nostri ideali'', ha concluso il presidente. "Non vogliamo sottostare alla falsa scelta tra la nostra sicurezza e i nostri ideali".
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I LIMITI DELLE COALIZIONI Si sa, le grandi coalizioni racchiudono correnti diverse , tutto questo implica differenti modi di pensare all’interno di un partito e mette in continua prova la sua stabilità. Questi ultimi periodi sono stati caratterizzati da terremoti mediatici che hanno colpito i due principali partiti italiani: PD e PDL. Verso fine dicembre un terremoto mediatico mette in allarme la dirigenza del Partito Democratico: a Napoli scoppia il caso Romeo, un imprenditore che elargiva tangenti in cambio di favoritismi nell’assegnazione di appalti pubblici. Gli indagati sono per lo più assessori comunali del PD finiti agli arresti domiciliari. Da registrare anche il suicidio dell’assessore del centrosinistra Nugnes, terrorizzato dalle accuse di tangenti che gli sono piombate addosso in pochi giorni. Questa vicenda ha sollevato una questione morale all’interno del PD che ha portato ad un rimpasto del consiglio comunale e gettato fango su un partito che vede calare sempre più i consensi. Sembra ormai insanabile la frattura fra la corrente Veltroniana e quella capitanata dall’ex primo ministro Massimo D’Alema per cui in molti auspicano un congresso a breve per riorganizzare un partito che in poco più di un anno di vita sembra già in palese difficoltà. Tuttavia anche la maggioranza non se la passa molto bene ultimamente, in particolare tra PDL e Lega su questioni calde come il fu-
turo dell’aereoporto di Malpensa dopo i tagli decisi dalla CAI, dopo il mancato accordo fra CAI e Lufthansa come partner straniero. Altro motivo di scontro con la Lega, è stato quello del federalismo fiscale che ha visto la scorsa settimana il primo lasciapassare di un lungo iter burocratico. Inizialmente il ministro dell’economia Giulio Tremonti era molto scettico sulla bozza presentata dai rappresentanti della Lega, perché sosteneva che il sud con questa legge ricevesse molti meno fondi di quelli che percepisce ora. Il lavoro nelle commissioni è continuato e anche grazie all’appoggio del PD i primi punti della legge hanno ricevuto il via libera del Senato. In conclusione credo che creare partiti di larga coalizione in un paese come il nostro sia un impresa quasi impossibile viste le diverse correnti di pensiero, ogni partito rappresenta l’identità di un popolo di ceto o di una determinata categoria e quindi mettere tutte queste diversità sotto un unico tetto, ritengo sia un impresa difficile e a volte deleteria. Cazzago Leonardo 4 D
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La guerra tra israeliani e palestinesi nella striscia di Gaza si è conclusa dopo 22 giorni di combattimenti, oltre 1600 morti tra cui donne e bambini e circa 4550 feriti. Una guerra infinita con infinito dolore e con il continuo rimando a nuove guerre e a nuove stragi. In questo dossier vorremo aiutarci a capire una situazione che fin dalle sue origini si è mostrata estremamente complessa e ingarbugliata. Anche se tutti lo auspichiamo, sappiamo che non sarà facile uscirne e arrivare a una soluzione vera. Lavorare per la pace diventa allora compito non solo dei politici ma di ciascuno di noi.
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Dalla A alla Zeta: una guida per capire la questione israelo-palestinese dove al posto delle pietre fecero la loro comparsa gli shahid, gli uomini-bomba imbottiti di tritolo che si facevano esplodere nei bar e sui bus delle città ebraiche.
A come Abu Mazen. Nato nel 1935 a Safed, allora parte del territorio mandatario britannico della Palestina, Mahmoud Ridha Abbas (il suo nome di battesimo) è il successore di Yasser Arafat alla guida di Al Fatah e dell’Autorità Nazionale Palestinese. È stato eletto presidente dell’Anp nel gennaio 2005, con oltre il 60%. Ma il voto fu boicottato dagli islamisti di Hamas. Ex militante della prima ora ell‘Organizzazione per la Liberazione della Palestina, Abu Mazen è considerato dagli israeliani e dagli americani l’unico interlocutore pragmatico (e legittimo) della galassia palestinese. Il problema, dopo il colpo di Stato a Gaza del giugno 2007, è che ci sono due Palestine»: una moderata in Cisgiordania guidata dallo stesso Abu Mazen e una islamista a Gaza contro cui è stata scatenato, il 27 dicembre 2008, l’Operazione «Piombo
Fuso». Che speranze può avere una trattativa in cui l’unico interlocutore credibile governa solo a Ramallah e, per di più, gode di un tasso di popolarità assai basso presso la sua gente? B come Barak, Ehud. L’attuale ministro della Difesa israeliana è il militare più decorato della storia politica del Paese. Leader del partito laburista israeliano, tra le cui fila hanno militati uomini politici del calibro di Golda Meyr, Yitzhak Rabin e Shimon Peres, Barak è stato il primo ministro israeliano dal 1999 al 2001. Fu durante il suo mandato che Arafat fece l’errore, a Camp David, di rifiutare la più generosa proposta mai avanzata da Israele: la consegna del 93% dei Territori, congelando la questione di Gerusalemme a un futuro negoziato. Il tragico esito del no palestinese fu lo scoppio, nel settembre 2000, della seconda Intifada. Quella
C come coloni. Qualsiasi fosse la loro ispirazione politica, tutti i governi israeliani che si sono succeduti dalla vittoriosa guerra dei sei giorni del 1967 hanno proseguito la colonizzazione della West Bank creando un puzzle in cui insediamenti, basi militari e check point s’incastrano l’uno nell’altro rendendo impossibile la vita quotidiana dei cittadini palestinesi. È nel 2005 che l’allora premier Ariel Sharon, ex grande sponsor delle politiche di colonizzazione, decide di sgomberare Gaza. Un atto di «generosità» (mitigato dalla chiusura dei valichi dopo la vittoria di Hamas del gennaio 2006) cui gli islamisti che governano la Striscia hanno risposto intensificando il lancio dei missili Qassam verso le città di Asquelon e Sderot. Ottendendo in cambio quella che il portavoce dell’Unrwa ha definito la più «sanguinosa offensiva di guerra» dal 1967. D come Damasco. Sin dal 1948 Damasco è nemico giurato di Israele e ha sempre partecipato alle guerre araboisraeliane. Dopo la guerra dei sei giorni (6 giugno 1967) però la Siria ha perso le altu-
LUNARFOLLIE re del Golan e da allora i rapporti tra Israele e Siria sono sempre stati tesi. I colloqui siro-israeliani per la restituzione del Golan, in corso da un anno grazie alla mediazione del primo ministro turco Tayyip Erdogan, sono stati interrotti il 27 dicembre dopo l’attacco di Israele su Gaza. Damasco, considerato il grande finanziatore degli Hezbollah libanesi, ospita anche Khaled Meshal, leader in esilio di Hamas. Bisogna ricordare inoltre il fatto che il Paese è ancora sotto osservazione per l’attentato del 14 febbraio 2005 a Beirut, che costò la vita all’ex premier libanese Rafiq Hariri. E come Egitto. Dall’Egitto passano le armi dirette a Gaza, territorio egiziano fino al 1967, attraverso i tunnel del contrabbando. Ma il Cairo del presidente Mubarak è anche l’unico grande Paese confinante ad aver firmato la pace con Israele e ad avere un buon rapporto con l’Occidente. Promotore, negli ultimi giorni, di una grande iniziativa diplomatica con Sarkozy per arrivare a un cessate il fuoco, Mubarak ha un problema interno molto serio: Hamas è una succursale ideologica dei Fratelli musulmani egiziani, la principale organizzazione di opposizione egiziana. E se la guerra dovesse proseguire, per il regime di Mubarak, si aprirebbero tempi difficili, con il rischio di rivolte di piazza F come Fatah. Al Fatah è il principale partito dell’Olp, l’organizzazione fondata a
11 metà degli anni 60 da Yasser Arafat tra le cui fila milita anche Abu Mazen. Nata su posizioni nazionaliste e violentemente anti-israeliane Al Fatah ha riconosciuto, con gli accordi di Oslo, il diritto di esistenza di Israele. Un’evoluzione che potrebbe conoscere anche Hamas qualora dovesse allentarsi l’embargo contro Gaza? I diplomatici e gli israeliani ne dubitano. E la pioggia di Qassam di Hamas sulle città di confine sembra dar loro ragione.
G come Gerusalemme. È la capitale dello Stato ebraico dal 1967, ma non è ancora stata riconosciuta dalle Nazioni Unite le cui risoluzioni contro l’«occupazione» israeliana sono sempre rimaste lettera morta a causa anche del diritto di veto, in seno al Consiglio di Sicurezza, degli Stati Uniti. Gerusalemme è però anche la capitale simbolica degli arabopalestinesi e la culla delle tre religioni monoteiste: cristianesimo compreso. Il suo status
giuridico internazionale è perciò sempre oggetto di guerre e diatribe. H come Hamas. Fondata dallo sceicco Ahmed Yassin Hamas (in arabo ardore) è nata alla fine degli anni 80 come un’organizzazione caritatevole che si occupava, non della guerra, ma degli orfani e dei problemi materiali di migliaia di palestinesi. È per questo che lo Shin Beth (il servizio segreto ebraico) ne ha favorito inizialmente la nascita in chiave anti-Olp nei Territori. Fu un tragico errore. Hamas è oggi, dopo la vittoria elettorale del gennaio 2006 e il putch di Gaza del giugno 2007, il più radicale nemico dello Stato ebraico. Il suo braccio militare sono le Brigate Ezzedim Al Qassam. E il suo sogno, sancito nella Carta costituzionale del partito, è la scomparsa d’Israele e la rinascita di una grande Palestina islamica. K come Kadima. Cosa resta del partito fondato da Ariel Sharon che tre anni fa vinse le elezioni e divise il Likud? Il suo fondatore è in coma, il successore, Olmert è dimissionario per una storiaccia di tangenti, l’ultimo leader è l’energica ministro degli esteri, Tzipi Livni, che ha bisogno di imporsi nel suo stesso partito e di allontanare lo spettro di una vittoria di Benjamin Netanyahu, il leader del Likud (destra) che i sondaggi continuano a dare vincente quando manca un mese alle elezioni del 10 febbraio.
12 I come Intifada. Parola araba che significa “rivolta delle pietre”. La prima Intifada, iniziata nel 1987, si concluse con la firma, nel 1993, a Washington, degli accordi di Oslo del 1993 tra Rabin e Arafat. La seconda Intifada dei kamikaze, molto più sanguinaria, sancì invece il definitivo fallimento del processo avviato a Oslo e scoppiò nel settembre 2000 dopo la passeggiata di Sharon alla spianata delle moschee a Gerusalemme, considerato luogo sacro dai palestinesi della capitale israeliana. L come Livni. 50 anni, ex agente del Mossad, figlia di due eroi di Irgun, l’organizzazione terroristica ebraica degli anni 40, l’attuale ministro degli Esteri ha un obiettivo: diventare la seconda donna, dopo Golda Meyr, a guidare lo Stato ebraico. Per ora ha conquistato la guida di Kadima ma non del governo. E deve far dimenticare ai suoi elettori i fallimenti del suo compagno di partito Ehud Olmert. La guerra, secondo gli ultimi sondaggi, potrebbe aiutarla. M come Muro di Difesa. Voluto da Sharon per rendere difficile il passaggio dei kamikaze palestinesi, il Muro (costo previsto: un milione di dollari al chilometro) è tuttora in costruzione. I lavori sono cominciati nel giugno del 2002 intorno al distretto della città di Zububa, estremo nord della Cisgiordania, e nel luglio 2003 è stato completato il settore nord del tracciato, lungo 145 km: 132 km costi-
LUNARFOLLIE tuiti da un recinto elettronico mentre i restanti 13 km sono in cemento armato. Il muro è alto 8 metri e lungo il tracciato sono state costruite strade di aggiramento per soli coloni e 41 varchi agricoli. “Barriera difensiva” per gli israeliani, “muro dell’apartheid” per il palestinesi. Una volta terminato, sarà lungo circa 600 km contro i 350 km della Green Line.
N come Netanyahu. Storico leader del Likud ed ex primo ministro dal 1996 al 1999. A meno che la guerra non faccia risalire i voti per il Labour di Ehud Barak e Kadima di Tzipi Livni, il capo dell’opposizione ha la vittoria in tasca nelle elezioni generali del 10 febbraio. Per lui, ex ambasciatore negli Usa, l’Iran, grande finanziatore di Hamas, è «la Germania nazista» dei giorni nostri. E anche con i palestinesi le sue posizioni non lasciano posto alle speranze di dialogo. Ma la presidenza Obama potrebbe cambiare il quadro politico israeliano e indurre anche un falco come lui a rilanciare i colloqui di pace. O come Olmert. Il successore di Sharon guida il governo israeliano. Travolto dagli scan-
dali e dalla disastrosa gestione della guerra contro gli Hezbollah dell’estate 2006, guida un esecutivo di larghe intese tra Kadima (centro) e il Labour (sinistra) che si regge, alla Knesset, su una maggioranza risicata. Il futuro politico di Olmert, tra i pochi politici israeliani a non avere alle spalle un significativo curriculum militare, sembra ora incerto. P come Piombo Fuso. L’Operazione scatenata da Israele il 27 gennaio 2008 che, secondo fonti mediche palestinesi, haprovocato oltre 1600 morti, tra cui oltre 400 bambini. La guerra ha due obiettivi: la fine del lancio dei missili Qassam contro le città israeliane di confine e la fine del contrabbando di armi lungo i cunicoli tra Gaza ed Egitto. Q come Qassam. I razzi rudimentali che Hamas riversa sulle città israeliane (Asqelon e Sderot) oltre il confine con Gaza. Un pericolo costante, per la vita quotidiana degli israeliani, anche se raramente causano vittime: dal 2001 ad oggi, 15 persone sono morte a causa dei lanci. Devono il loro nome al guerrigliero palestinese Mojahed Izz Al Qassam, attivo negli anni 30. Hanno una gittata di circa 10 km, inferiore a quella dei Katyusha di Hezbollah. R come Road Map. La mappa che avrebbe dovuto portare, seguendo tappe ben definite, alla pace in Terrasanta. Proposta da “quartetto” (Usa, Ue, Russia e Onu) nel 2002. Prevedeva il ritiro degli
LUNARFOLLIE israeliani dall’occupazione delle colonie e uno stato palestinese pacificato, democratico e sicuro. Piano abbandonato di fatto dal 2004 (nonostante le flebili speranze di Annapolis) per le continue violazioni delle tregue da parte di Hamas. S come Sderot. La città israeliana più esposta al lancio dei razzi Qassam da Gaza, dal cui confine dista solo 1 km. Dal giugno 2007, quando Hamas ha preso il potere nella Striscia, Sderot è sotto assedio. Le sirene che avvertono i civili in prossimi-
13 incrinato dagli errori dell’ultima campagna in Libano nel 2006. Il servizio militare in Israele dura 3 anni per i maschi e 22 mesi per le femmine. Attualmente il capo delle forze armate è il generale Gabi Ashkenazi. U come ultraortodossi. Se la sicurezza nazionale è una priorità politica per tutti gli israeliani, per gli ultraortodossi ha anche una venatura biblicoreligiosa. I gruppi ebrei radicali sono una minoranza tra gli israeliani, ma è una minoranza molto rumorosa e attiva anche politicamente: i partiti di riferimento sono lo S h a s (sefarditi), ’Unione Nazionale e il partito Religioso, Ebraismo Unito della Torah (ashkenaziti). V come vittime. Israeliane e palestinesi. Troppe, comunque.
tà delle zone di impatto dei razzi hanno salvato molti cittadini, ma la popolazione è scesa del 10%. T come Tsahal. Acronimo per Tsva Haganah Le-Israel, ovvero armata di difesa di Israele. Uno degli eserciti meglio armati e più potenti del mondo. Il mito della sua invincibilità è stato un po’
Z come zone contese. I Territori al centro dello scontro israelo palestinese sono essenzialmente la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, occupati nel corso della Guerra dei sei giorni, nel 1967. Il ritiro da Gaza è avvenuto nel 2005. Altri territori contesi sono l’altopiano del Golan, con la Siria, e alcuni insediamenti nel sud del Libano.
L’OLOCAUSTO Il Cambridge Dictionary definisce olocausto “una elevata distruzione, prodotta dal fuoco o dal calore, o l’uccisione di un numero molto elevato di persone”, una situazione che si è puntualmente realizzata a Gaza. I palestinesi sono stati uccisi come insetti, non a causa di Hamas, o dei razzi Qassam e delle pietre scagliate a mani nude. I palestinesi vengono inceneriti e uccisi perché sono non ebrei nativi di quella terra. Non c’è un’altra ragione. Così come gli ebrei in passato furono uccisi perché erano ebrei. I palestinesi oggi vengono uccisi perché sono musulmani e cristiani che hanno un diritto storico, giuridico e addirittura genetico su quella terra. Cos’hanno fatto i palestinesi per meritare un simile destino? Per essere continuamente cacciati e trattati come animali? Per vedere le proprie case distrutte, e la propria antica storia ed eredità gettate nel dimenticatoio? Per languire in campi profughi e bassifondi, mentre ebrei da tutti gli angoli del mondo si accalcano per impadronirsi delle loro case e fattorie confiscate? Per essere torturati, imprigionati, e rinnegati nelle maniere più disumane? Israele dovrebbe rispondere di crimini di guerra, come ha affermato senza mezzi termini la professoressa Marjorie Cohn, presidente del National Lawyers Guild e docente
14 presso la Thomas Jefferson School of Law di San Diego. Nel suo articolo “La punizione collettiva di Gaza ad opera di Israele”, la Cohn cita quattro specifiche violazioni compiute dagli israeliani: “L’attacco aereo e terrestre compiuto da Israele a Gaza viola le convenzioni di Ginevra in quattro diversi modi: - Primo, esso è una punizione collettiva dell’intera popolazione di Gaza per le azioni di pochi militanti. - Secondo, prende di mira i civili, come è evidenziato dall’elevato numero di vittime civili. - Terzo, è una risposta sproporzionata ai razzi lanciati all’interno di Israele. - Quarto, una potenza occupante ha l’obbligo di assicurare cibo e forniture mediche alla popolazione occupata; il blocco imposto da Israele ha creato una crisi umanitaria a Gaza.” I soccorritori dell’ONU hanno scoperto quattro bambini che stavano morendo di fame accanto ai cadaveri delle loro madri e di altre persone, in una casa situata in una zona della città di Gaza bombardata dalle forze israeliane, come ha riferito la Croce Rossa. Decine di altri episodi altrettanto orribili riempiono il panorama di Gaza. Per quanto ancora il mondo, e gli Stati Uniti in particolare, continueranno ad affermare che Israele è una nazione civilizzata, al riparo da qualsiasi critica per la carneficina che sta portando avanti? Il New York Times ha riferito che “i gruppi di soccorso
LUNARFOLLIE internazionali hanno aspramente criticato Israele, per la guerra in atto a Gaza, affermando che l’accesso ai civili bisognosi è estremamente limitato, i soccorritori vengono feriti e uccisi, ed Israele sta deprecabilmente contravvenendo ai suoi obblighi nei confronti dei palestinesi che sono in trappola, alcuni fra cadaveri in putrefazione, in un orrendo panorama di miseria e di privazioni”. Se gli americani si chiedono perché il resto del mondo detesti la politica estera USA e perché gli Stati Uniti siano ac-
cusati di essere complici di questo olocausto, per avere una risposta è sufficiente che leggano i recenti titoli di giornale: “Gli USA rifiutano la proposta araba di cessate il fuoco”. Gli Stati Uniti si sono opposti alla proposta che chiedeva “un immediato e permanente cessate il fuoco nella Striscia di Gaza”, la sospensione del blocco imposto da Israele, e la creazione di una forza internazionale con il compito di monitorare la tre-
gua. Mentre il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon condannava pubblicamente gli attacchi israeliani che hanno causato la morte di quattro operatori dell’UNRWA, ed il bombardamento di una scuola ONU che ha ucciso 40 persone fra cui molti bambini all’inizio della scorsa settimana, e mentre avevano luogo proteste di massa in ogni parte del mondo (compreso Israele) contro questa carneficina, il presidente Bush dava il via libera agli israeliani per invadere Gaza con i carri armati e l’artiglieria. Nel suo discorso radiofonico settimanale, Bush accusava Hamas di essere responsabile delle ultime violenze, e proclamava che “nessun accordo di pace sarebbe accettabile senza un’azione più dura che impedisca a Hamas e ad altri gruppi di ricevere armi”. A quale scopo? Al fine di renderli soltanto dei facili bersagli? Nessuna menzione dei massacri di civili in corso. E, com’era prevedibile, poche ore dopo che egli aveva parlato, il 3 gennaio, gli Stati Uniti hanno rifornito i carri armati israeliani entrati nella Striscia di Gaza. Uomo privo di rimorsi e perverso distruttore, Bush deve
LUNARFOLLIE aver analizzato le macerie che lo circondano al termine della sua presidenza, punteggiate dai fallimenti della sua politica estera in Iraq e in Afghanistan, e deve aver deciso per un gran finale – questa volta a Gaza. Alcuni anni fa, egli mentì al mondo sulle armi di distruzione di massa di Saddam al fine di raccogliere il consenso per la sua illegale ed immorale invasione dell’Iraq. Alcuni giorni fa, Israele ha utilizzato una scusa di poco più credibile, i razzi di Hamas, a giustificazione della sua barbarica versione della campagna “Colpisci e Terrorizza” a Gaza. Mentre milioni di americani vedono le loro case ipotecate, si trovano senza assistenza sanitaria, perdono il posto di lavoro e la pensione, nessuno di questi gravi problemi minaccia il tranquillo scorrere dei dollari ricavati dalle loro tasse per alimentare la macchina bellica di Israele. E’ con i loro soldi che vengono acquistati gli aerei F-16 prodotti dalla Lockheed Martin per sganciare bombe sui palestinesi della Striscia di Gaza. Il mondo sbalordito si domanda come abbia fatto a svanire così rapidamente lo spirito dell’America, quello stesso spirito che ha portato ultimamente il primo presidente di colore alla Casa Bianca. Perché questo silenzio e questa sottomissione di fronte a un governo che si rende complice dell’olocausto di Gaza?
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LA PAURA Durante il drammatico conflitto di Gaza, l’opinione pubblica israeliana è sembrata compattarsi su posizioni intransigenti, che tendono ad attribuire la colpa della guerra esclusivamente ai palestinesi. Un misto di insicurezza, vulnerabilità, ed allo stesso tempo di indifferenza nei confronti del nemico, invariabilmente etichettato come “terrorista”, sembra dominare la gran parte degli israeliani. L’opinione pubblica israeliana è essenzialmente modellata dalla paura . Il rischio è che anche tutto l’occidente si faccia guidare da questo criterio che non ha sbocchi. *** Yeela Raanan dice che preferirebbe non sapere nulla della guerra di Gaza. Non vuole vedere le immagini dei bambini morti abbattuti dalle bombe israeliane, né leggere a proposito delle accuse rivolte all’esercito del suo paese, secondo le quali quest’ultimo avrebbe compiuto crimini di guerra, mentre continua ad uccidere i palestinesi a centinaia. Ma non c’è modo di sfuggire. La signora Raanan può sentire l’inesorabile bombardamento israeliano dal cielo, dal mare, e da terra, stando a casa sua, ad appena tre miglia dal confine con Gaza. I razzi di Hamas continuano a colpire la sua comunità. E da qualche parte nel vortice di Gaza, suo figlio ventenne sta servendo come soldato nell’esercito israeliano. “Preferirei non sapere. Non posso farci niente. Non
abbiamo visto le immagini dei bambini palestinesi che sono stati uccisi. E’ più facile non sentire”, dice. “Accendo le notizie per cinque minuti al giorno, e questo è tutto. Solo per vedere se qualcuno dice qualcosa a proposito del mio ragazzo”. Ma quando la signora Raanan pensa a suo figlio, pensa anche alle madri palestinesi ed ai loro figli a Gaza. Ed è qui che si trova in disaccordo con i suoi vicini. “Non ne parlo più con i vicini”, dice. “Hamas è violento. Hamas è stupido. Non mi piace come sono. Ma non mi sento arrabbiata nei loro confronti. Capisco perché sono stati eletti, capisco perché agiscono in questo modo”. Capire Nel suo tentativo di capire, la signora Raanan, un ex ufficiale operativo nell’aeronautica militare israeliana, si è guadagnata l’accusa di essere una traditrice, e di “vendere al diavolo il suo paese”. Non ama suo figlio? – le chiedono. Il mondo ha vacillato dall’orrore di fronte alle rivelazioni delle atrocità israeliane, mentre il bilancio dei morti palestinesi ha sfiorato le 1300 persone. La Croce Rossa Internazionale si è talmente indignata che ha rotto il suo abituale silenzio di fronte a un attacco in cui l’esercito israeliano ha ammassato una famiglia palestinese in un edificio e poi lo ha bombardato, uccidendo 30 persone e lasciando i bambini sopravvissuti avvinghiati ai corpi delle loro madri uccise. L’e-
16 sercito ha impedito ai soccorritori di raggiungere i sopravvissuti per quattro giorni. La scuola ONU Il bombardamento israeliano di una scuola dell’ONU trasformata in un centro profughi vicino a Gaza city, che ha ucciso 42 persone che erano sfuggite ai combattimenti, ha suscitato ulteriori accuse di indifferenza nei confronti della vita dei civili. E Israele si è sforzato di giustificare l’eliminazione di intere famiglie, inclusi molti bambini piccoli, nella sua caccia ai responsabili di Hamas. Guerra difensiva e giusta? Ma agli israeliani comuni è stato detto ben poco di tutto questo, e quando ciò accade, essi generalmente liquidano le notizie affermando che è triste, ma Hamas ha portato tutto ciò al popolo palestinese. Israele è la vera vittima, dicono. I giornali israeliani più diffusi si sono attenuti strettamente alla linea ufficiale secondo cui questa è una guerra difensiva, una guerra giusta a cui Israele è stato obbligato dal lancio di razzi da parte di Hamas. L’ammontare delle perdite civili palestinesi viene minimizzato. I morti sono prevalentemente descritti come terroristi. Le storie di intere famiglie palestinesi annientate vengono sepolte sotto le
LUNARFOLLIE storie dei traumi israeliani dovuti agli attacchi di Hamas. Il paradosso di Israele è che la maggior parte dei suoi cittadini afferma nei sondaggi di essere d’accordo con la signora Raanan e con la lobby che sostiene la pace riguardo al fatto che dovrebbe esserci un accordo negoziato per la creazione di uno stato palestinese. Ma un numero significativo di israeliani ora si chiede se questo sia possibile. Con i coloni Così la gran parte degli israeliani comuni, mentre dice di appoggiare la pace, ancora una volta si trova fianco a fianco con i coloni, e dalla parte dell’oppressione. “Odio dirvi che ve l’avevamo detto”, dice
Yisrael Medad, un importante colono ebreo di Shilo, insediamento situato in profondità nel territorio della Cisgiordania. “Ora si sente dire ovunque che è stato un errore uscire da Gaza. Lo si sente in televisione, mentre non se n’era mai parlato prima. Molti conduttori televisivi sono desiderosi di porre questa domanda. Non lo avrebbero mai chiesto uno o due anni fa. Erano soliti dire che il nostro era un modo di
vedere estremo. Ora potrei dire che è il più diffuso, che non importa quanto abbiamo fatto a livello territoriale: comunque non li soddisfarà [i palestinesi]. Continueranno sempre ad attaccarci”. I coloni potranno essere una minoranza estremista, ma la loro opinione riguardo al motivo per cui i soldati israeliani stanno combattendo a Gaza non è un’eccezione. La signora Raanan vive a Ein Habsor, un moshav (ovvero una comunità agricola cooperativa) di circa 1.000 persone. Essa viene regolarmente colpita dai razzi di Hamas. “Negli ultimi giorni ne abbiamo avuti due al giorno. Nelle vicinanze. Un paio all’interno. Così vicini che poteva essere la tua casa”, dice. Nessuno è stato ferito, ma uno studente del vicino college dove la signora Raanan insegna fu ucciso da un razzo di Hamas a febbraio. Roni Yechiah, un padre di quattro figli, è morto dopo che un missile aveva colpito il parcheggio. Circa un quarto delle famiglie di Ein Habsor se n’è andato. “Non lo hanno fatto tanto per i razzi. E’ stato a causa della guerra e del fatto che erano veramente spaventate. Hanno chiuso le scuole. Quelli con bambini piccoli se ne sono andati quasi tutti”, dice la signora Raanan. Non è un’atmosfera in cui chiedersi se le truppe israeliane debbano essere a Gaza. Molti dei residenti di Ein Habsor vedono l’attacco come una semplice e necessaria risposta ai razzi di Hamas, non complicata da questioni come
LUNARFOLLIE l’occupazione o il blocco israeliano di Gaza. Progressiva disumanizzazione Ma la signora Raanan si interroga. Vuole vedere un governo disposto a negoziare seriamente con i palestinesi, ed è dell’idea che il fatto che Israele sia sufficientemente forte da farla finita con i palestinesi non significa che ciò sia nel suo interesse. La signora Raanan vuole che anche altri israeliani comprendano quello che i palestinesi stanno soffrendo. “Il mio moshav è completamente di destra”, dice. “Credono nell’uso della forza e non amano particolarmente gli arabi. Non parlo molto di queste cose con i miei vicini”. “Se apri il tuo cuore al fatto che 40 persone del tutto innocenti sono state uccise in una scuola delle Nazioni Unite, ti trovi veramente in difficoltà. E’ difficile aprirti ad una cosa del genere ed allo stesso tempo continuare a volere che i soldati abbiano successo nella loro missione. E’ una dura scissione della personalità. Credo che sia necessario, ma che sia una cosa difficile da fare”. La signora Raanan dice che gli israeliani hanno disumanizzato i palestinesi a tal punto che non sono più sensibili alle persone che ucci-
17 dono. “E’ molto difficile per loro mettersi nei panni di qualcuno che vive a Gaza. Credo che tu debba essere in grado di disumanizzare per poter accettare questo tipo di guerra”, dice. “Gli israeliani pensano a Hamas come ad un gruppo terrorista, e perciò qualunque cosa facciamo a Hamas è OK. Ma la domanda è, perché pensiamo che sia OK anche uccidere civili mentre uccidiamo o distruggiamo Hamas? E allora razionalizziamo: sono loro che fanno questo al loro stesso popolo. Questa è la retorica in Israele. E’ OK fare quello che stiamo facendo. In Israele veniamo educati ad aver paura degli arabi. Per odiarli il passo è breve. E’ inconsueto per le persone non avere sentimenti ostili nei confronti degli arabi, e si tratta di sentimenti razzisti perché riguardano un intero gruppo”.
A Shilo, Yisrael Medad si trova d’accordo con la signora Raanan su una cosa. Vede che l’opinione pubblica israeliana è sempre più indifferente nei confronti delle sofferenze dei palestinesi. Ma dice che questo è dovuto alle critiche straniere nei confronti delle azioni di
Israele. “Con l’asprezza delle critiche, stanno lentamente ma stabilmente privando sempre più israeliani degli elementi di umanità e di considerazione, così alla fine loro dicono: chi diavolo se ne importa?”, dice. “Non vediamo il volto umano. In questa situazione possiamo fare tutto quello che vogliamo. C’è un’assenza di identità su chi sia il nemico. Non è più umano”. Tatticismi Quando Ariel Sharon spinse i coloni ebrei fuori da Gaza nel 2005, lo definì un doloroso sacrificio per la pace. Secondo un’altra interpretazione, egli era a corto di opzioni politiche e il disimpegno da Gaza era un modo per sottrarsi alle pressioni internazionali che volevano che egli parlasse con i palestinesi. Una cosa che lo smantellamento degli insediamenti di Gaza non ha fatto è porre fine all’espansione delle colonie in Cisgiordania. Shilo è cresciuta di circa il 25% dal 2005. Gli “avamposti” che la circondano, che sono illegali anche secondo la legge israeliana, si stanno espandendo così rapidamente che il “blocco di Shilo”, con circa 10.000 residenti, è ora ampio quanto il principale insediamento smantellato a Gaza. Netanyahu, E’ un’opinione ampiamente condivisa da Netanyahu, che ha invitato a portare avanti l’attacco a Gaza fino a quando non avrà sradicato Hamas dal potere. Molti israeliani forse non vorranno spingersi
18 così lontano come Netanyahu, ma egli rimane in testa nei sondaggi. Perfino a sinistra, gli atteggiamenti si sono inaspriti. Il supporto nei confronti di Ehud Barak, il leader del partito laburista attualmente ministro della difesa, è cresciuto notevolmente a seguito dell’attacco a Gaza. “Il 70% degli ebrei israeliani dice di non volere l’occupazione. Sarebbe felice della soluzione dei due stati. Ma quello che questi israeliani ci dicono è: ‘Non dovete parlare con me della pace, io voglio la pace. Ma gli arabi non ce la concederanno perché gli arabi sono solo terroristi’. In Israele vi è la convinzione profondamente radicata che gli arabi siano i nostri eterni nemici”. Ora la guerra è finita, ma non c’è pace in Israele. Le classi 1B pni e 2C erica il 9 gennaio 2009 si sono recate in gita a Mantova presso l’abbazia di Polirone in San Benedetto Po e in seguito al museo “Casa del Mantegna” per conoscere la vita e visitare i luoghi di maggior rilievo della nobile Matilde di Canossa.
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VIAGGIO A MANTOVA E A SAN BENEDETTO PO
Dopo circa un’ora e mezza di viaggio sono arrivati al luogo prestabilito. Come prima tappa del loro viaggio d’istruzione hanno visitato, come detto prima, il monastero amato da Matilde. La guida ha spiegato la vita che conduceva questa donna. E’ vissuta tra il 1046 e il 1115 ed è stata l’ultima erede di una grande dinastia feudale. Donna molto religiosa che ha accompagnato alcune importanti riforme della Chiesa. Questa persona è spesso rappresentata nei quadri con un melograno in mano che simboleggia l’unità del clero. L’abbazia è stata fondata nel 1007 dal nonno Tedaldo di Canossa. Qui sono state recuperate ed esposte opere d’arte e documenti autentici appartenuti ai benedettini, delle immagini di Matilde di Canossa e manoscritti provenienti dallo scriptorium abbaziale. Gli studenti si sono recati poi all’esterno per la visita ai chiostri e alla chiesa la quale possiede tutt’oggi resti risalenti
all’antico Impero Romano. Alle ore 12:00 si sono riuniti per pranzare e svagarsi fino all’arrivo del bus alle 14:00 per accompagnarli al museo “Casa del Mantegna” dove li hanno osservato molti oggetti antichi tra i quali, i più importanti sono: -Arazzo della serie Barberini di Urbano VIII, Croce da campo. -Trono imperiale di Niedersachsen. -Corona di Enrico III. Altre opere ricordate sono state:l’albero genealogico della famiglia di Canossa e il modellino in scala ridotta dell’abbazia. I ragazzi sono ritornati davanti l’istituto alle ore 18:30. Le classi, dalle indagini svolte, han ritenuto questa gita istruttiva e interessante. Si ringraziano le professoresse: Cotroneo,Camarda,Caponi. Silvia e Denny 1B
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Nel nostro paese, che ormai non è più nostro, ma loro, la preoccupazione più grande, in materia di principi democratici, istituzionali e costituzionali, è il potere giudiziario. Le vicende di questi ultimi due mesi hanno ancor più evidenziato quel sottile filo, ma che lega con forza, il potere esecutivo-legislativo (che ormai è una cosa sola) con quello giudiziario. Un primo episodio scandaloso ci fu nel 2001, quando il Parlamento si permise di mettere ai voti due provvedimenti del Tribunale di Milano, come se i magistrati di Milano dovessero render conto al Parlamento, e per protesta l’Associazione Nazionale Magistrati si sciolse, ricordando l’ultima volte che si era sciolta per protesta: nel 1924 dopo il delitto Matteotti e la conseguente dittatura. Questa volta la faccenda è ben più critica, rispetto al 2001: abbiamo assistito al fatto che in Italia il Ministro, Angelo Alfano in primis, in buona compagnia di altri cosiddetti Ministri di ogni partito si sono permessi di sindacare e giudicare buone o cattive, giuste o sbagliate le indagini e gli atti commessi dalle procure di Catanzaro e Salerno, e tramite interviste e salotti televisivi, hanno difeso l’una o l’altra procura, come se toccasse a loro (potere esecutivolegislativo) mettere le mani e decidere su ciò che fa una Procura (potere giudiziario).
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Ma d'altronde la televisione, compresa quella pubblica, la comandano loro, quindi è giusto che parlino a loro piacimento, è sempre il capo che decide cosa fare. Dopo questi spiacevoli avvenimenti l’affondo più grave è stato fatto dal Minfischio della Giustizia Alfano, stavolta senza compagnia, che ha introdotto lui una nuova norma, ordinamento o quel che sia, che viola la Costituzione e il diritto (due cosucce da niente): ha stabilito che lui stesso può trasferire, declassare o cacciare, magistrati o PM, non perché hanno sbagliato, ma perché le loro decisioni non piacciono o non soddisfano pienamente le esigenze di politici e ministri. È stupendo, ora sappiamo che da un mese a questa parte, si può fare anche questo. Ora ci sarà questa riforma della giustizia perché siamo in periodo di guerra con tanto di coprifuoco, infatti tg e giornali al servizio della politica titolano: <<Guerra fra Procure>>, <<Scontri CatanzaroSalerno>>, <<PM si fanno la guerra>>, <<Conflitti fra magistrati>>. In realtà non esiste nessuna guerra. I fatti che ruotano intorno a questa vicenda sono molto semplici, i seguenti: c’è una procura indagata, Catanzaro, e un’altra, Salerno, che ha indagato nel rispetto della legge e dell’obbligatorietà penale stabilita dalla legge, ma siccome le indagini in questione toccano esponenti della politica, onorevoli e alte cariche dello Stato, e stavano sco-
prendo una nuova Tangentopoli, bisogna dire che siamo in guerra, anche se il Tribunale del Riesame ha stabilito che Salerno sta lavorando in regola, e bisogna dire che siamo in guerra anche perché serve una scusa, per questa riforma, che servirà a mettere definitivamente le mani sulla giustizia. La conclusione che si attuerà dopo questa storia sarà un nuovo potere, “il legislativo-esecutivogiudiziario”, che se ne infischi Montesquieu e la sua separazione dei poteri, lui non ne capiva di democrazia, che lasci fare a noi. L’ultimo atto che va segnalato riguarda un giornalista del Corriere della Sera, Carlo Vulpio, che è stato rimosso dal suo incarico per aver fatto i nomi delle persone coinvolte dalle indagini in corso a Catanzaro da parte della Procura di Salerno, e tra questi Nicola Mancino, vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Sapeva troppe cose e aveva visto troppo questo giornalista, come quando un delinquente si occupa di un testimone oculare, bisognava farlo fuori. Anche quest’ultima cosa andava riportata, dato che è l’ennesimo episodio di censura, per dare l’idea di quanto siamo liberi e quanto e forte il principio della libertà di stampa in Italia. Ma su con la vita, siamo in democrazia (ad personam). Francesco Bertoloni 5°B
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OASIS "Siamo l'equivalente musicale di Muhammad Ali. Penso che diventeremo il complesso più importante del mondo. Saremo i nuovi Beatles. Siamo il miglior gruppo, non è arroganza: è un dato di fatto". "Siamo ancora la band più importante del mondo e continueremo ad esserlo. Finché lo dico io" Liam Gallagher. Fanno parte del movimento brit -pop degli anni ’90, rivali dei Blur, hanno venduto più di 65 milioni di dischi in tutto il mondo e nel 2008 sono arrivati a 10 album pubblicati. E (si spera) non si fermeranno qua. Liam (voce) e Noel (chitarra) Gallagher, Gem Archer (chitarra), Andy Bell (basso) e Chris Sharrock (batteria), o meglio noti come Oasis, si sono formati nel 1991 a Manchester. Il nome per la band all’inizio doveva essere The Rain, ma dopo Liam prese spunto per il nuovo nome su un calendario degli Insipiral Carpets, gruppo nel cui Noel faceva il roadie prima di entrare nel gruppo. Canzoni consigliate: ‘Wonderwall’, ‘Stand by me’, ‘Stop crying your heart out’, ‘Champagne Supernova’.
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PUDDLE OF MUDD Sono statunitensi e il loro genere è detto post-grunge, tra le influenze principali troviamo gruppi come Nirvana, Led Zeppelin e Alice in Chains. I Puddle of Mudd si sono formati nel 1993 a Kansas City e l’attuale formazione prevede Wes Scantlin (voce e chitarra), Jimmy Allen (chitarra), Doug Ardito (basso) e Mark Bistany (batteria). Hanno alle spalle cinque album pubblicati, e il terzo di questi, ‘Come Clean’ (2001), prodotto da Fred Durst dei Limp Bizkit, è quello che li ha portati al successo internazionale (5 milioni di copie vendute). Segue poi ‘Life on Display’ (2003), che ha un discreto successo (900.000 copie), e s u c c e s s i v a m e n t e ‘Famous’ (2007). Canzoni consigliate: ‘She hates me’, ‘Blurry’, ‘Psycho’. Claudia Preda 2^ F ( PLACEBO Per Placebo molti intendono l’effetto provocato dall’assunzione di un farmaco non dispensabile, facendo credere alla persona che l’ha assunto che fosse un farmaco importante, producendo un effetto benefico.Io invece intendo un fantastico gruppo che non molti ascoltano, forse perché
le canzoni sono un po’ deprimenti. I Placebo sono una rock band alternativa britannica nata nel 1994 formata dall’ ambiguo e androgino Brian Molko (leader) alla voce, chitarra e tastiera, Stefan Olsdal al basso e tastiera e Steve Forrest alla batteria. Suonano principalmente glam, indie rock, post grunge con degli elementi elettronici negli ultimi album. Sono stati molto influenzati da gruppi come: i Kiss, Nirvana, Sex Pistols, David Bowie, The Cure. Hanno prodotto molti album tra cui i più famosi “Without you I’m nothing” che contiene brani come “My sweet prince”, “Every me and every you” e nello stesso anno di uscita si sono trovati a recitare nel film che narra della storia del glam rock “Velvet Goldmine”. Altro album molto interessante “Sleeping with ghost” contenente singoli come “The bitter end”, “Protect me from what I want”, “Covers” che contiene appunto covers di brani famosi come “Running up that hill” o “Daddy Cool” ed è uno degli ultimi album usciti. Tutte canzoni che all’apparenza possono sembrare tristi deprimenti e quant’altro trattano quasi sempre d’amore, e sentimento. I Placebo nel 2001 partecipano a San Remo, con esito piuttosto negativo, difatti il cantante alla fine della performance spacca la chitarra contro un amplificatore terminando in bellezza con il dito medio alzato rivolto al pubblico, che secondo lui era troppo passivo. Erica Colombo 2^F
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Shake It, Con I Metro Station! Tra le band che devono il loro successo ad Internet si aggiunge il nome Metro Station, giovane band americana nata dall’incontro a Hollywood nel 2006 tra Mason Musso e Trace Cyrus, fratello di Hanna Montana. La loro non è quella che si può definire intesa al primo sguardo: Trace è un cosiddetto party boy pieno di piercing e tatuaggi, mentre Mason preferisce passare le sue serate in casa componendo musica. Confermando però il principio degli opposti che si attraggono, i due diventano ottimi amici e dopo i primi componimenti incontrano Blake Healy, colui che diventerà il loro addetto ai sintetizzatori a tempo pieno in seguito alla collaborazione per la registrazione del pezzo
21 “Seventeen Forever”, che balza subito tra i pezzi più ascoltati su Myspace. Diverse etichette si interessano al gruppo, ma non solo: il batterista Anthony Improbo viene ingaggiato per le registrazioni ma l’intesa è tale da farlo diventare il batterista ufficiale. Il successo dei Metro Station è arrivato così, all’improvviso. Dopo pochissimi shows si sono ritrovati a suonare ad un Myspace Secret Show (i concerti esclusivi per gli utenti Myspace)niente popodimenochè con Beck. Viene quindi firmato il contratto con la Red Ink Records, che, contro ogni pronostico(!!!), li scrittura proprio da Myspace! Il primo album, l’omonimo “Metro Station”, vanta collaborazioni del calibro di Motion City Soundtrack, nei pezzi “Kelsey” e “ Comin’ Around”, e del produttore Dave Katz (che ha lavorato con i Gym Class Herpes e Boys Like Girls). Insomma, non è si-
curamente una moda passeggera quella di Mason & soci: provate voi a superare le 23 milioni di visite al vostro profilo Myspace… Per adesso il fenomeno Metro Station è in continua crescita, e finalmente anche in Italia ci si accorge della loro esistenza: prima del loro unico show nel Belpaese a Milano il 6 febbraio, la band sarà ospite al programma MTV TRL, dove sono peraltro votabili nella top 10. Volete incontrare la band o aggiudicarvi un biglietto per assistere al loro concerto? Trovate tutte le notizie e le modalità di partecipazione sul forum ufficiale italiano, gestito dal circuito Teamw o r l d : h t t p : / / forum.teamworld.it/ forumdisplay.php?f=1867 vi aspettiamo numerosi… Shake it! Bua Federica 4H
LA NONNA VECCHIA C’era una volta una nonna molto vecchia che si chiamava Maria; non aveva mai pulito casa sua e non aveva mai fatto neppure i mestieri. Le piaceva trascorrere i pomeriggi di pioggia lavorando a maglia o raccontando fiabe ai suoi nipotini. Un giorno, stufa della sporcizia nella quale viveva, decise di lucidare il pavimento della sua stanza, utilizzando la scopa che sua madre le aveva lasciato in eredità. Tolse anche la polvere e strofinò gli specchi e i vetri. Mentre stava spostando un mobile trovò una moneta. Aveva il valore di un centesimo; tuttavia era fatta di un materiale molto prezioso, l’oro, e pertanto splendeva come il sole d’estate. Molto felice per questa scoperta, la vecchia nonna cominciò a pensare a che cosa avrebbe potuto acquistare con il suo enorme patrimonio e disse: “Cosa mi comprerò con la mia moneta di valore? Avrei voluto prendermi un sacco di cose nuove e elettrodomestici avanzati tecnologicamente, però è chiaro che con un centesimo non si può andare tanto lontano. Dunque, il burro scivola, la marmellata si appiccica, i ceci sono duri per i miei fragili dentini, le olive nere mi spaventano, le caramelle mi vanno di traverso”. E alla fine si decise a comprare mezzo litro di latte parzialmente scremato, visto che lei adorava questo alimento. Quando lo portò alla sua cucina e lo versò dentro un recipiente, improvvisamente una mosca si tuffò in esso e morì, impedendo alla nonna Maria di bere il latte che tanto aveva desiderato. La vecchia, arrabbiatissima, si recò all’ufficio del giudice del quartiere e gli spiegò il suo problema con la mosca impertinente. Egli le consigliò che dovunque scorgesse un insetto lo uccidesse. Ma, mentre i due parlavano e discutevano assieme, una zanzara si appoggio sulla testa calva del povero giudice e la vecchia nonna Maria, attenendosi al suggerimento dell’uomo, afferrò un bastone e lo scaraventò sul suo naso, provocandogli un trauma cerebrale. E, come si suol dire da noi in Marocco, la nostra favola se ne è andata via col fiume e noi siamo rimasti con i figli della gente comune. Kenza 4 E
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LUNARFOLLIE E tutto il buio per ricordarmi queste cose Mentre ti stringo fra le braccia.
Visto che febbraio si definisce x eccellenza il mese dell’amore, non perché abbia qualcosa di particolare, ma semplicemente perché c’è San Valentino, vorrei capire assieme a voi che cos’è “L’AMORE”.
Beh, teoricamente è “un sentimento intenso, totalizzante e tendenzialmente esclusivo rivolto verso una persona, un animale, un oggetto, o verso un concetto, un ideale”, ma scommetto che a noi me non soddisfi molto questa definizione, ma credo che anche molti poeti non la trovassero convincente
amore romantico; amore sessuale (considerato da alcuni più un istinto che una vera e propria forma d'amore); amore platonico, amore romantico verso qualcosa o qualcuno in cui un eventuale coinvolgimento fisico è solo un mezzo per raggiungere l'amore spirituale; amore caritatevole (detto anche bontà o misericordia), aiutare i bisognosi, gli affamati, gli animali feriti amore ideale, per qualcosa di astratto o inanimato, come un'idea o un obiettivo; amore politico o sociale, per i propri principi, la propria na-
Se potessi...Se potessi prenderei un arcobaleno lo farei proprio per te... E condividerei con te la sua bellezza lei giorni in cui tu fossi malinconica. Se potessi costruirei una montagna, potresti considerarla di tua proprietà,un posto dove trovare serenità nei giorni bui un posto dove stare da soli nei momenti più belli. Se potessi prenderei i tuoi problemi li lancerei nel mare...Tutte queste cose sono impossibili per me:non poso costruire una montagna,prendere un arcobaleno luminoso o scacciare tutti i tuoi problemi... Ma lasciami essere ciò che so essere di più:il tuo amore sempre presente.
Credo in te, amore mio.
Infatti il tema principale della maggior parte di composizioni in versi, è proprio l’amore. Ognuno di loro attribuisce a questo sentimento un certo valore, ora chi più, ora chi meno, e in alcuni casi viene anche personificato. Quindi possiamo enunciare che ci sono diversi tipi di amore, tra i più importanti emergono: amore familiare, verso i familiari o i parenti; amore per gli amici; amore per se stessi;
zione o patria, la propria dignità, il proprio onore e l'indipendenza; amore di fede verso qualche essere divino o Dio (detto anche devozione) .
Paris at night Jacques Prevert Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte Il primo per vederti tutto il viso Il secondo per vederti gli occhi L'ultimo per vedere la tua bocca
Credo nel tuo sorriso, spicchio di gioia per il mio cuore. Credo nel tuo sguardo, luce riflessa del tuo cuore. Credo nella tua mano, che sa tener salda la mia. Credo nel tuo abbraccio, approdo sicuro nel tuo cuore. Credo nella tua parola, espressione limpida del tuo amore. Credo in te, amore mio, così, semplicemente, nelle trame silenziose dei piccoli meravigliosi gesti di ogni giorno. Chiara Novali, 3^F Sara Pini, 4^B
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THE MARZIO GIRELLI SHOW: PER TUTTI COLORO SI SONO SBOGIATI ALLE BATTUTE DEL MITICO MARZIO GIRELLI,CON IL SUO CASSETTO ANTI-CHIACCHIERE E I SUOI NUMERI DELLA TOMBOLA PER INTERROGARE..(PER NON PARLARE D E L C A P P E L L I NO..)..QUESTE SONO X VOI: Entra e scrive un enorme NO! alla lavagna... "profe ma cosa vuol dire?..no a cosa?"..profe:"è la risposta alla vostra prossima domanda.." Mary:"Cosa farà durante le vacanze profe?!" profe:"Se dio lo vorrà resterò attaccato alle mie gambe.." ""Che film andate a vedere?"...classe:"Ti do i miei occhi"....."No, non ci penso neanche!!" "Profe ma da dove viene lei?!"…."Da dove vuoi che venga?..dal letto di casa mia!" "Volete essere spennati?!" "Chi è assente oggi?!....Trevisani Alice che brucia e non lo dice!" "Ragazzi quando non studiate non ditemelo..illudetemi!..io voglio morire nell'illusione!" "I cataloghi dei musei oltre a essere molto costosi sono anche un'arma impropria perchè se li tiri in testa a qualcuno lo uccidi!" “Ah Dio dei sette dolori...!!"(????????) "Dai che facciamo una pausina...Laura!...no non faceva ridere questa…" "Skopas prendeva a scopate quelli che non studiavano!" "Tanto lo vedo che sei preparata..lo vedo dal tuo occhio sinistro" “Policleto ha scritto due opere...il Canon e il Gat-
ton....haha!...no dai...questa era pessima!" "Alla Piccinelli le tiriamo i capelli,sulla sedia la poniamo e un bel due le mettiamo!" "Datemi un libro dai...che poi a cosa credete che mi serva?..quello che non so lo invento!" "In effetti una volta mi hanno paragonatA a una tigre perchè sono una specie in via d estinzione....perchè sono laureatA in matematica, e oggi in giro ce ne sono veramente pochi.."(????) Parlando di tatuaggi: "ma vi immaginate se io alla vostra età mi fossi fatta un tatuaggio...come starei adesso?!"..risposta di Claudio Colonna: "in effetti profe io ce la vedo con una bella tigrona sul braccio!!" "Bansal..sei pallido oggi!"...e qui niente di strano..se non fosse che Bansal è indiano e quindi 1 po’ scuro di carnagione…ahah!! "Ecco..dovete studiare al posto che guardare FILIPPI DE MARIA..che tanto so che lo guardate sempre!" "..Ma chi se ne frega del corso di cinese!...io faccio solo il corso Balestro o Zanardelli!" "Bene, segno di sensualità...ma di uomo, di donna o di trans?" "La garanzia x l' EREZIONE (evizione) consiste.....ho detto erezione??? nooo?? è sbagliato??" "In questa scuola ci sono più asini che peli sulla faccia di un gatto..” "I topi sono animali intelligentissimi...proliferano in una maniera impressionante...e abitano proprio nelle città..vicino a noi!" "Io e la matematica andiamo d'accordo, ci vogliamo bene, però ognuno a casa sua.." "Colonna x favore abbassati i pantaloni"…Claudio:"ma è sicuro
profe?!" "Come volete che interroghi?..non mi sembra di aver mai usato il fondoschiena per interrogare.." "Sono vasi preziosi, ben conservati, che non trovi all'Auchan" "Non voglio che raccontiate una verità che non c'è...ma delle bugie ben organizzate!" “Ragazzi..il primo che finisce la verifica va al bar a prendermi un panino..che mi sono dimenticato di prenderlo prima e oggi non vado neanche in pizzeria… non posso mica saltare..già sono un fuscello”..(d’altronde..chi non conosce Girelli per la sua anoressia??!!??) “Guardate qua…studenti accoltellati in piazza!!dovessero mica accoltellare anche voi!!” Vedendo dei bastoni in classe e una mia compagna che ci giocava:”Gobbi,mi sembri una majorette”…”no profe,io faccio twirling,non sono una majorette”….”allora se non sei una majorette sei una minorette…no dai che schifo che faceva questa” “Chi è assente oggi??”…..”Iabanji!!!”….”Chi?? Ah si…la JUMANGI!!!” “Ylenia Arici,che si butta nel Tamigi,avvinghiata a 4 amici,coi capelli ricci o lisci!!!!..ma no…non suona tanto bene..” 1 APPLAUSO A MARZIO!!!! E SE QUALCUNO AVESSE DELLE BATTUTE CHE VUOLE PUBBLICARE SUL GIORNALINO..LE PORTI IN 5^C O LE METTA SUL GRUPPO “MARZIO GIRELLI FAN’S CLAB” SU FACEBOOK…(la A è fatta apposta..) CIAO!!!! GRIMMY 5^C
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Uno dei più grandi problemi che esistono al mondo è quello dell’acqua. Milioni di persone non hanno acqua sufficiente. Ci è venuta un’idea, perchè non contribuire alla realizzazione di un pozzo? Abbiamo scoperto che un pozzo costa 7000 €. Se noi raccogliamo la metà (cioè 3500 €), c’è chi mette l’altra metà. Si tratta di offrire 2 euro a testa e il pozzo Lunardi in tre mesi verrà realizzato in Etiopia. Chiediamo il contributo di tutti. La rac , è te : s n tat col ie ita a d ta f n v o i 3 att on o la si in s 40 a a ro tan irar eu Na u n t e se r i tal e o . e du ppre acch i i o ra l n ig r o Pe lor da v r pe ebbe sar tro. die
Ai rappresentanti chiediamo l’impegno di raccogliere il contributo della loro classe e di portarlo al CIMP entro fine febbraio. Il tutto va consegnato a LINO Grazie