Anno 31 Numero 9
LA BIOLOGIA DELLO STRESS
Come funziona il nostro cervello?
Lo stress è una componente più che presente nella vita degli studenti, ma qualcuno si è mai domandato come funzioni e che conseguenze abbia sul nostro organismo?
Noi alunni della 2^AT abbiamo esplorato i temi dell’ansia e dello stress nel modulo di educazione civica, nel corso del quale la nostra professoressa di scienze motorie ci ha guidati verso una maggiore consapevolezza relativa ai temi della salute e del benessere.
Abbiamo quindi deciso di condividere i nostri progetti con voi! Abbiamo appreso che il cervello è strutturato in tre parti, ognuna con compiti specifici, tutte collegate fra loro.
la neocorteccia, che si occupa di elaborare il pensiero e di esprimerlo sotto forma di parole;
il sistema mammaliano, comune a tutti i mammiferi, il quale regola l’espressione emotiva;
il sistema rettiliano, condiviso con i rettili, che dirige le funzioni vitali e gli istinti di sopravvivenza.
Inoltre abbiamo fatto amicizia con il sistema nervoso autonomo, che è suddiviso in sistema simpatico e sistema parasimpatico
Il primo si attiva in situazioni di stress emotivo, fisico, ambientale, mentre il secondo ha un effetto di “spegnimento”, portando il corpo in uno stato di relax.
Il giusto equilibrio dei due sistemi mantiene l’organismo nella comfort zone, mentre lo squilibrio tra essi porta ad uno stato di iperattività, ansia, ecc… (prevalenza del sistema simpatico) oppure ad una condizione apatica e di noia (prevalenza del sistema parasimpatico).
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All of Us
Il primo lavoro che è stato realizzato è un quadretto: quest’ultimo raffigura le anime di due persone. Una di loro, quella di color grigio/blu, è la raffigurazione di qualcuno che sta provando un forte stress. La neocorteccia è spenta, per cui la comunicazione tra questa, il sistema mammaliano e sistema rettiliano è notevolmente ridotta. Quando una persona non è in grado di ritrovare il
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proprio equilibrio autonomamente, l’unico modo per tranquillizzarsi è essere affiancati da qualcuno a noi caro: trovando infatti una zona di comfort i muscoli si rilassano ridando zona di comfort i muscoli si rilassano ridando equilibrio al sistema simpatico e al parasimpatico. In questo caso l’anima verde è la persona che aiuta l’altra a tranquillizzarsi, abbracciandola e
IN QUESTO NUMERO:
PER...CORRI LA PACE
FLORA,DERIVANTE DAL
cercando di rilassarla il più possibile.
Lo scopo del dipinto è quello di evidenziare l’importanza di una persona importante nella nostra vita, in grado di aiutarci nei momenti in cui risulta difficile autocontrollarsi.
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Il significato del titolo è molto semplice: ognuno di noi, indipendentemente dal carattere e dai problemi che può avere, almeno una volta nella vita passerà un periodo in cui sarà pervaso dall’ansia e i dubbi; dovremmo quindi smetterla di nascondere la nostra debolezza perché chiedere aiuto non ci rende deboli, ma anzi, ci rende estremamente coraggiosi.
Heart to Heart
Il secondo progetto si collega al tema dell’empa-
tia e dell’aiutarsi a vicenda.
Per riuscire a superare determinati momenti difficili, spesso abbiamo bisogno di una connessione con qualcuno che ci aiuti a regolare l’equilibrio tra i due sistemi.
Dopo un confronto, si è riusciti a mettere assieme le idee e quindi a realizzare un lavoro che soddisfacesse tutti, rendendolo anche strettamente personale esprimendo un lato di ognuno.
Sono state elaborate delle frasi che rappresentassero la vera essenza della parola “empatia”, e nel complesso si ha ottenuto un elaborato dal significato unico e profondo: non bisogna sentirsi sbagliati se si attraversano periodi difficili, e non si deve pensare che chiedere aiuto sia motivo di vergogna.
Il supporto che una persona può dare semplicemente ascoltando, fa capire che non si è né sbagliati, né che si è soli, perché ci sarà sempre qualcuno su cui contare e pronto ad aiutare.
Questo vale più di mille parole.
Mirabilansia
Il terzo gruppo ha deciso di rappresentare le funzioni del sistema nervoso autonomo come un luna park.
Lo scopo principale è quello di sottolineare il continuo alternarsi del sistema simpatico e parasimpatico e che per essere in uno stato di comfort bisogna completare un ciclo.
La ruota panoramica esprime perfettamente il concetto di infinita ciclicità, per cui si parte da uno stato di tranquillità, per poi avere un avere un episodio di ansia, innescato da un fenomeno esterno. Quest’ultimo rappresenta il picco di una situazione dominata dal sistema simpatico; segue poi il procedimento graduale di rilassamento, dettato dal sistema parasimpatico che porta nuovamente alla stabilità (agitazione, relax).
Non bisogna quindi badare a quanto tempo ci vorrà, prima o poi ognuno di noi riuscirà ad essere il proprietario del proprio luna park.
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"MATEMATICA SENZA FRONTIERE”
L’INASPETTATA VITTORIA DELLA 2°G
Era un giovedì qualunque. I nostri compagni tornavano in classe dopo la consueta e ossigenante pausa del cambio ora. Si attardavano, come sempre, cercando di rubare qualche minuto alla lezione successiva. Improvvisamente si fiondò in classe la Parmigiani (la nostra mitica prof. di matematica), che ci mimò con le mani di non parlare. Ne fummo sorpresi: cominciammo a farci ipotesi di ogni tipo dentro la nostra testa. Nel silenzio cominciò a parlare: doveva essere qualcosa di parecchio importante.
“Abbiamo vinto matematica senza frontiere!”
Lì per lì eravamo tutti letteralmente sorpresi. Già, all’inizio ci sembrava quasi uno scherzo, non pensavamo di essere così bravi in questa materia solitamente ritenuta ostica da noi studenti. Invece ce l’avevamo fatta. Ce l’abbiamo fatta. Proprio noi: la seconda G.
HANNO SCRITTO PER LUNARFOLLIE
BAJENARU VANESSA, 4°FL
BOTTARELLI JENNIFER, 4°BT
BUCATEENI, 5°DR
CAENARO SOFIA, 5°EL
CASTREZZATI CHIARA, 4°CL
CHIARINI SARA, 4°AAFM
COMINCIOLI CAMILLA, 4°AL
CUSSOLOTTO SOFIA, 3°AL
D’ANGELO LINDA, 4°AT
DOGARU CRISTINA, 5°EL
EZZIRARY SARA, 2°AT
FRANZONI MARTINA, 5°EL
GAMBA ALESSANDRO, 5°EL
GILBERTI EMMA, 4°AL
LIN IVANA, 5°AAFM
MARSIGLIA DOMINIQUE, 4°BT
Questa gara, da noi presa come un gioco (essendo sicuri di perdere, ci ripetevamo non molto convintamente: “l’importante è partecipare!”) consisteva nel risolvere nove esercizi – tra cui uno in lingua straniera –, nel limite di tempo stabilito. Si trattava di esercizi di algebra, geometria – solida e non – e logica, da svolgere all’interno della nostra aula, sotto la supervisione di un docente. Gli organizzatori ci consegnarono diversi faldoni, contenenti tutti i problemi e noi ci suddividemmo in diversi gruppi, in base alle nostre competenze: un gruppo era composto dai cosiddetti “linguisti”, mentre gli altri erano abbastanza omogenei. Era severamente vietato utilizzare il telefono, che ci è stato ritirato. Era invece consentito utilizzare calcolatrici e dizionari di lingua. La prof. ci aveva preparati il giorno prima, facendoci risolvere diversi problemi di logica. Chissà se lei si
MASSAROTTO GIULIA, 5°EL
MONNI ARIANNA, 5°EL
PANSINI DENISE, 4°AT
PICENI ILARIA, 4°DL
PITURRO LORENZO, 4°AT
SCAGLIA CLARA, 5°AAFM
SCHIVARDI JENNIFER, 5°CL
TELLAROLI EMMA, 3°FL
VODOPYAN NAZAR, 3°FL
ZAMBELLI CHIARA, 4°AT
Classe 2°BT
Classe 2°G
Classe 5°DR (numerosi studenti)
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Laboratorio Teatrale della Scuola
Prof.ssa Laura Angelini
Prof.ssa Gilda Bresciani
Prof.ssa Emanuela Grillo
Prof.ssa Rossana Ranzetti
aspettava che avremmo vinto.
L’abbiamo presa più seriamente del previsto; i minuti scorrevano inesorabili, le tempie sembravano spremute d’arancia in una torrida giornata estiva. Via con il lavoro di squadra: sembravamo un ingranaggio perfettamente in sintonia. Mancavano cinque minuti… e l’ultimo maledetto problema. Tutti lo avevano procrastinato e nessuno lo aveva risolto. Ma unendo le nostre forze e le conoscenze di ognuno di noi, riuscimmo a solcare quell’ultima vetta alpina che si opponeva alla nostra vittoria. Lo risolvemmo dunque, in parte increduli. Fu un sollievo enorme, frammisto a qualche mal di testa.
Ce lo ripetiamo ancora, un po’ straniti: siamo stati premiati come una delle migliori classi come tipologia di studi nella competizione
“Matematica Senza Frontiere 2023”.
È stata un’esperienza sicuramente difficile ma in fondo divertente. Persino proficua: il credere in noi stessi, la collaborazione tra di noi - che spesso ci tiriamo addosso biro ed evidenziatori -, il dare tutti noi stessi per una disciplina scolastica, il gioire tutti insieme, ci hanno donato una buona dose di sole in questo piovoso maggio. Speriamo di aver reso fiera di noi la nostra professoressa e prendiamo anche l’occasione per porgerle i nostri accorati ringraziamenti per la premurosa preparazione che ci ha permesso di raggiungere questo inatteso risultato. E, sebbene non ce ne sarà sicuramente bisogno, perché oramai abbiamo scoperto di essere dei piccoli Einstein (ci piacerebbe), ci auguriamo che la prossima verifica sia più un pochino pochino più semplice (noi ci proviamo sempre…).
MEDIANDO S’IMPARA
bito, questi possono essere gestiti attraverso la mediazione che diventa trampolino di lancio per costruire relazioni. Alla fine degli incontri preparatori, gli alunni delle 4 classi sono stati chiamati a svolgere degli elaborati attinenti e i due più originali e creativi che sono stati premiati sono quelli delle classi 4AT e 4DR. Alle classi vincitrici è stato dato un premio in denaro messo in palio dalla Fly Comunication, sponsor sensibile verso le nuove generazioni.
Gli studenti e i docenti delle classi coinvolte ringraziano i promotori dell’interessante progetto.
In questo nostro anno scolastico sono state 4 le classi a partecipare al progetto “Mediando s’impara”, tenutosi nel nostro istituto durante il secondo quadrimestre: 4AT, 4DR, 4CR, 5BR. Il progetto, curato e tenuto attraverso laboratori didattici dai mediatori civili dott.ssa G. Giuliani e dott.re D. Di Benedetti con referente della scuola prof.ssa M.T. Petrarolo, ha avuto lo scopo di sensibilizzare gli studenti all’ascolto e al dialogo e di fornire gli strumenti giusti per poter gestire i conflitti in modo positivo, sia nelle classi che nel futuro mondo del lavoro. Inserito nell’ambito del percorso di educazione civica, fa capire agli studenti che, se nascono dei conflitti in qualsiasi am-
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RIECCOCI! NONA VITTORIA SU DIECI PARTECIPAZIONI AL CONCORSO DEL FESTIVAL DELL’ECONOMIA!!!
Anche stavolta ce l'abbiamo fatta! Una studentessa della nostra scuola è fra i 19 vincitori del prestigioso Concorso legato al Festival internazionale dell'economia di Torino.
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“
Sarei ipocrita se non dicessi che credo di aver avuto un ruolo in questi successi, sia come allenatore che come motivatore dei ragazzi; dal 2014 siamo stati fra i vincitori 9 volte su 10 partecipazioni!”, ci dice il prof. Filippini, da sempre responsabile della parte didattica del progetto, “ma è una vittoria di tutto il gruppo, di tutti i ragazzi impegnati nel progetto oltre che del singolo vincitore. È anche un successo della scuola nel suo insieme, di tutti i docenti, del modello Lunardi.”
110 scuole iscritte da quasi tutte le regioni d’Italia, 572 studenti che hanno consegnato la prova, 19 vincitori formalmente ex equo. Fra essi la nostra Phil Sylvesterdi 5°Ar, che si era distinta anche lo scorso anno, e che in realtà ha avuto il 5° punteggio assoluto. Solo un regolamento che non ammette più di un vincitore per scuola ha tolto la soddisfazione della vittoria a Lorenzo Prandini (4°Aa) e Greta Mozzi (4°Ba). Ai vincitori, oltre a 200€ ed al soggiorno gratuito a Torino per 3 giorni di Festival, la menzione nel Registro delle “eccellenze scolastiche” del Ministero dell’Istruzione, accanto ai 110 e lode dell’esame di Stato e ad altri studenti vincitori di competizioni di pre-
DIREZIONE
PROF.SSA RITA PILIA
PROF.SSA ELENA BIGNETTI
PROF.SSA MANUELA BAMBINI
PROF.SSA PATRIZIA MARIOTTINI
Lunarfollie viene pensato, prodotto, stampato e distribuito presso il CIMP dell’
IIS “A. LUNARDI” via Riccobelli, 47 Tel. 030/2009508/9/0
Email: lunarfollie@lunardi.bs.it
Archivio: https://issuu.com/lunarfollie
stigio.
Il tema del Festival Internazionale dell’Economia di quest’anno, “Ripensare la Globalizzazione” è, come sempre, lo stesso su cui si sono cimentati i ragazzi di quarta e quinta superiore partecipanti al Concorso. Questi, dopo 40 domande “chiuse” sui testi indicati per la preparazione, si sono misurati su un dibattito immaginario fra due ragazzi sui vantaggi e gli svantaggi della globalizzazione, in tutte le sue sfaccettature. Anche quest’anno al Festival, che si terrà dall’1 al 4 giugno, prenderanno parte alcuni fra i
IMPAGINAZIONE
MAZZUCCHELLI CRISTIAN, 4^CL
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massimi studiosi italiani e mondiali, inclusi vari premi Nobel; il programma completo è pubblicato sul sito internet del Festival, compresi molti incontri visibili anche in streaming. Gli eventi del Festival sono moltissimi, durano poco più di un’ora circa e sono sparsi fra vari siti del Centro di Torino, in modo da incrociarsi con la visita di questa capitale europea.
Nel concludere non possiamo che ricordare e ringraziare chi ha reso possibile il nostro prestigioso
risultato: i 10 ragazzi che si sono preparati e confrontati sul tema del concorso, la Prof.ssa Cristina Cristini, docente responsabile del Progetto, l’esperto (ormai “esterno”) Prof. Oliviero Filippini, che ha seguito la preparazione del gruppo, il Dirigente Scolastico e l’intero Collegio dei Docenti del Lunardi che hanno reso possibile questo Progetto.
ILFASCISMO IN UNAMICROREALTÀANOI VICINA
ai nostri giorni.
In sostanza, l’interrogativo più diffuso tra gli studenti era proprio sulla loro città: “Quindi com’era Brescia sotto il fascismo?”
Oltre a presentare la realtà locale, ovvero mostrare foto di Caino e Nave e dei loro abitanti durante il ventennio fascista, il tema principale della conferenza è stato il fascismo non come fenomeno storico ma come un vero e proprio fenomeno culturale.
Giovedì 20 aprile, presso il nostro istituto, si è tenuta una conferenza particolarmente interessante incentrata sulla presentazione del libro “La valle del Garza e il bresciano in camicia nera”. La conferenza, introdotta dal professor Guerra, è stata coordinata dalla professoressa Vavassori, la quale, dialogando con gli autori del libro Mauro Abati e Firmo Novaglio, ha posto degli interrogativi stimolanti e dato spunti interessanti su cui riflettere.
L’autore Abati ha presentato un’introduzione sul fascismo come fenomeno storico, definendolo come un “totalitarismo imperfetto” e dopo una presentazione più tradizionale, si è concentrato in particolare su delle micro-realtà che ci riguardano in quanto bresciani. Gli autori, infatti, si sono concentrati principalmente sul trasmettere a noi, studenti bresciani, come vivevano e in che modo vedevano il mondo gli abitanti di Caino, Nave e Bovezzo, comuni bresciani della Valle del Garza, durante il ventennio fascista. Attraverso le loro testimonianze e i dati raccolti dai vari archivi comunali, sono riusciti a spiegare com’erano i rapporti tra i bresciani ed il regime fascista e il modo in cui la nostra società è mutata fino ad arrivare
Gli autori Abati e Novaglio, infatti, hanno esposto i vari aspetti del fascismo in molteplici ambiti, in primis quello della scuola e hanno ragionato su come la creazione del consenso fosse fondamentale per la sopravvivenza del regime. Secondo gli autori, il fascismo creò “masse senza individualità” e ci riuscì proprio grazie alla graduale formazione del consenso, il quale raggiunse il culmine quando il Duce diffuse e promosse l’immagine dell’Italia come potenza colonizzatrice, la quale aveva il compito di espandersi in Africa e civilizzare quei paesi arretrati che potevano portare vantaggi economici agli italiani.
La creazione del consenso iniziava nelle scuole, dove i sussidiari ed i libri contenevano citazioni di Mussolini e delle figure fondamentali per il regime. Per esempio, durante la conferenza è stata proiettata una delle frasi più celebri del duce contenute nei sussidiari dell’epoca: “Per il Fascismo lo stato è un assoluto, davanti al quale individui e gruppi sono il relativo. Individui e gruppi sono pensabili in quanto siano nello Stato”. Oltre a ragionare sul ruolo dell’individuo, si è riflettuto anche su come i lavoratori venissero scelti in base al proprio orientamento politico. Durante la conferenza, infatti, è stata proiettata una frase pronunciata da un’insegnante di Caino, che, per continuare a lavorare, fu costretta a giurare fedeltà al regime, contribuendo così anche ad un indottrinamento dal punto di vista politico dei
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suoi studenti. La frase in questione è: “Obbedienza al Duce, Egli è l’espressione della patria, Egli riassume, personifica il sentimento del popolo e la volontà tenace della stirpe.”
In seguito alla presentazione dei comandamenti che doveva seguire il buon legionario fascista tra cui: “Mussolini ha sempre ragione” e “L’obbedienza consapevole e totale è la virtù del legionario”, è stata presentata la questione coloniale dell’Italia, la quale puntava alla conquista di territori quali la Libia, la Somalia, l’Etiopia e l’Eritrea attraverso una politica di violenza. La conferenza si è conclusa con le domande da parte degli studenti. Una delle questioni più dibattute e a mio avviso più interessanti è stata l’analisi del ruolo della donna durante il ventennio fascista.
La donna era tradizionalmente destinata alla cura della casa, del marito e dei figli ed era impossibilitata a realizzarsi come individuo, in quanto poteva essere solamente “specchio dell’uomo” ed
era obbligata a negare la propria identità in quanto donna.
Le riflessioni sono state arricchite grazie agli interventi dei ragazzi di tutte le classi, in particolare, per quanto riguarda la questione della donna, dagli studenti di 5El, i quali si sono confrontati con gli autori circa il ruolo dello sport femminile durante l’epoca fascista, rifacendosi principalmente ai fatti narrati nel libro “Giovinette” di Federica Seneghini, lettura che racchiude storie vere di donne impossibilitate a giocare in una vera e propria squadra di calcio durante il ventennio fascista.
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UN TRENO PER AUSCHWITZ: LA MOSTRA FOTOGRAFICA
Il 3 maggio alcune classi di quarta e di quinta si sono recate in Auditorium per visitare la mostra fotografica organizzata dai loro compagni, che avevano aderito al progetto: “Un Treno per Auschwitz”. La mostra era costituita da sei pannelli tematici che mostravano le tappe più significative dell’esperienza vissuta tra l’11 e il14 febbraio: “Il Viaggio”, “Il campo di Auschwitz “,
“Birkenau” (con 2 pannelli espositivi), “La Shoah dei bambini “ e “Quello che Resta”. Questi pannelli erano decorati con rose rosse e bianche per sottolineare che c’è la vita; i vuoti tra le foto evocano la morte. I pannelli dedicati ai campi di Auschwitz e Birkenau mostrano le foto più rappresentative scelte dai ragazzi. Il pannello sulla Shoah dei bambini, invece, è stato pensato per ricordare le violenze subite da creature innocenti e inermi a causa della loro “colpa” di “non essere di razza ariana”. L’ultimo pannello ricorda i memoriali eretti in ricordo di tutte le vittime dei campi. Durante la presentazione della mostra, è stato chiesto ai ragazzi di intervenire per raccontare le emozioni ed i momenti importanti del viaggio. In conclusione, un gruppo di ragazzi e professori si sono riuniti nuovamente per ricordare il trionfo della vita sulla morte.
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IL BITCOIN, CRIPTOVALUTE E IMPATTO AMBIENTALE CONFRONTO CON LA FINANZA TRADIZIONALE
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In Italia, un'altra azienda che si dedica all'estrazione di criptovalute, Alps Blockchain, sfrutta l'energia inutilizzata proveniente dalle centrali idroelettriche, che normalmente andrebbe sprecata. Sfruttando una fonte energetica pulita e rinnovabile, l'azienda contribuisce a ridurre l'impatto ambientale complessivo dell'estrazione di criptovalute, mitigando le emissioni di gas serra e l'uso di combustibili fossili.
Il Bitcoin e le criptovalute in generale hanno suscitato molta attenzione per l'impatto ambientale che l'estrazione degli stessi può avere, specialmente confrontato con l’inquinamento prodotto dalla finanza classica. Di fatto, ci sono alcune ragioni per cui questi nuovi mezzi finanziari, a prima vista, potrebbero rappresentare un impatto ambientale significativo rispetto al sistema finanziario attuale.
Uno dei problemi principali riguardo all'inquinamento causato da Bitcoin e altre criptovalute è la loro produzione, che consiste nella risoluzione di algoritmi matematici estremamente complessi, i quali richiedono una grande quantità di energia per essere risolti. Tuttavia, nell’ultimo periodo, l'intera industria sta facendo sforzi verso una produzione sempre più green. Si calcola, infatti, che circa il 59% dell'energia attualmente utilizzata nel mining provenga da fonti rinnovabili. Ad esempio, TeraWulf è una società di mining che si occupa dell'estrazione di criptovalute, in particolare Bitcoin e altre criptovalute basate sullo stesso algoritmo di consenso (Proof of Work).
Ciò che distingue TeraWulf da altri miner è il suo approccio alla sostenibilità ambientale. La società utilizza energia nucleare e altre fonti di energia rinnovabile per alimentare le sue operazioni di mining, come l'energia solare, eolica o idroelettrica.
Un altro problema associato a Bitcoin riguarda il suo processo di estrazione che, come per altre criptovalute, può comportare un consumo elevato di materie prime. La creazione di Bitcoin richiede l'utilizzo di molta capacità di calcolo, fornita da computer appositamente progettati, che devono essere sostituiti molto spesso. Da una parte questo comporta l'utilizzo di materiali come metalli, plastica e silicio e dall’altra la produzione di rifiuti elettronici, i quali rappresentano una sfida significativa dal punto di vista dello smaltimento, poiché spesso contengono materiali tossici o dannosi per l'ambiente se non gestiti correttamente.
Per quanto riguarda il sistema finanziario tradizionale, ci sono diversi aspetti che possono avere un impatto non indifferente a livello ambientale. Ad esempio, la produzione di carta moneta comporta un consumo elevato di acqua e altre risorse naturali, nonché l'emissione di prodotti chimici dannosi per l'ambiente. Inoltre, le banche tradizionali e le compagnie di carte di credito utilizzano sistemi di calcolo piuttosto complessi e server per gestire le transazioni e i dati finanziari, che hanno un peso non indifferente dal punto di vista dello smaltimento. L'uso di documenti cartacei, moduli, estratti conto e altre forme di documentazione finanziaria tradizionale può generare una quantità significativa di rifiuti. Questi rifiuti devono essere adeguatamente smaltiti o riciclati, il che può comportare ulteriori impatti ambientali.
È importante tenere presente che Bitcoin è stato progettato per essere decentralizzato e anonimo, il che rende difficile l'imposizione di restrizioni ambientali sui minatori e sulla loro produzione. Al contrario, il sistema finanziario esistente è gestito da entità governative e regolatorie che possono imporre norme ambientali più stringenti. La decentralizzazione, però, può essere considerata come un punto di forza per le criptovalute per quanto riguarda il consumo energetico, se si pen-
sa all'energia consumata giornalmente dalle strutture finanziarie come le banche. Inoltre, le continue innovazioni nel settore, come ad esempio la nuova blockchain di Ethereum che permette una risoluzione degli algoritmi più semplice e quindi meno dispendiosa dal punto di vista energetico, fanno ben sperare per un futuro a zero emissioni per le criptovalute.
Ethereum è passata da qualche tempo a questa parte a un nuovo algoritmo di consenso chiamato Proof of Stake (PoS) con l'introduzione di Ethereum 2.0. Il PoS è considerato un metodo di consenso più efficiente dal punto di vista energetico rispetto alla PoW, poiché non richiede l'esecuzione di complessi calcoli matematici. Questo potrebbe portare a un significativo miglioramento dell'impatto ambientale di Ethereum nel lungo periodo, riducendo il consumo di energia e rendendolo più sostenibile dal punto di vista ecologico.
Le continue innovazioni nel mondo delle criptovalute e la complessità dei molteplici attori e sottosettori coinvolti nell'industria finanziaria tradizionale rendono difficile valutare in modo esaustivo il loro impatto sull'ambiente. Tuttavia, è importante notare che le criptovalute spesso ricevono molta attenzione dai media e dalla comunicazione generale, mentre il consumo di risorse naturali, l'energia utilizzata, le emissioni di carbonio e lo smaltimento dei rifiuti generati dall'industria finanziaria tradizionale possono passare in secondo piano.
Un altro argomento interessante riguarda il confronto tra il mondo delle criptovalute e l'industria dell'oro, poiché entrambe queste attività generano flussi di ricchezza molto elevati e hanno attirato un'ampia attenzione riguardo all'impatto ambientale e sociale delle loro attività.
In primo luogo, l'industria dell'oro spesso comporta una massiccia deforestazione e l'alterazione dell'ecosistema naturale. L'estrazione dell'oro comporta la rimozione di grandi quantità di terra e roccia, che vengono spesso disposte in grandi cumuli, chiamati cumuli di sterili, che possono avere effetti negativi sul terreno circostante e sui corpi idrici locali. Questo processo può distruggere intere aree di habitat, causando la morte o la migrazione di animali, così come la morte di piante e altri tipi di flora. Inoltre, l'industria dell'oro è nota per il consumo di grandi quantità di acqua, risorsa sempre più scarsa in molte parti del mondo.
Anche il confronto sotto il punto di vista dell’impatto sociale dei due settori è piuttosto interessante. Ad esempio, l'estrazione dell'oro spesso comporta l'espulsione di comunità indigene o locali, o la creazione di conflitti nelle aree dove l'oro viene estratto. In queste aree, il lavoro viene spesso svolto in condizioni poco salubri, e molte operazioni di estrazione comportano l'utilizzo di cianuro, che può contaminare le acque sotterranee e causare gravi problemi di salute. Sin dalla sua nascita, l'industria dell'oro è sempre stata caratterizzata dalla piaga dello sfruttamento dei lavoratori, e ancora oggi i salari sono estremamente bassi.
Infine, c'è la questione della sostenibilità economica. Molti esperti ritengono che l'industria dell'oro sia destinata a scomparire a causa dell'esaurimento delle riserve. D'altra parte, l'industria delle criptovalute potrebbe avere buone prospettive di crescita futura, dato il sempre maggiore interesse e gli ingenti investimenti, anche da parte di importanti operatori nell'industria finanziaria "classica".
In conclusione, l'industria dell'oro e i Bitcoin sono due settori che hanno effetti significativi sull'ambiente e sulla società in cui operano. Tuttavia, sia l'estrazione dell'oro che l'estrazione di Bitcoin e altre criptovalute offrono anche opportunità economiche che possono supportare lo sviluppo delle regioni interessate. In ogni caso, è importante che questi settori siano gestiti in modo sostenibile, anche in vista delle future sfide ambientali e sociali che la comunità globale dovrà affrontare.
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“PER…CORRI LA PACE” 2023
BRESCIA-
VIENNA:
IN BICI VERSO LA PACE
“Lentius, profundius, suavius”
Più lento, più profondo, più dolce. È di Alex Langer, politico, giornalista ambientalista e pacifista italiano, questo motto che dal 22 al 26 aprile ha accompagnato alcuni ragazzi dell’IIS A. Lunardi (Ronchis Vittoria di 3FL, Tellaroli Emma di 3FL, Aime Benedetta di 3FL, Statella Eleonora di 3FL, Cussolotto Sofia di 3AL, Boccacci Noemi di 4CR, Tameni Davide di 3CL, Coscarella Giulio di 3CL, Lucchini Nicola di 3CL), V. Dandolo e Canossa Campus durante il progetto “Per…corri la pace”. Questa esperienza nasce nel 2011 grazie alle ACLI Bresciane (Associazioni Cristiani Lavoratori Italiani), cresce negli anni e arriva fino a noi con la sua dodicesima edizione. L’iniziativa, mirata all’educazione alla pace e alla sensibilizzazione dei giovani su grandi temi sociali e politici, si avvera ogni anno con un viaggio in bicicletta per le strade d’Europa
Prima dell’inizio del percorso in bici, il gruppo si è fermato per rendere visita al cimitero monumentale del Vajont. Il luogo è dedicato alla terribile strage avvenuta il 9 ottobre 1963, quando un versante del monte Toc franò nel lago artificiale sottostante, sollevando un’immensa onda che venne spinta oltre la diga, costruita nonostante la non-idoneità geologica del sito. Quella notte la massa d’acqua rase al suolo i centri abitati della valle e seminò morte e distruzione. A memoria dei 1910 morti, un pari numero di marmoree lapidi si erge sul grande prato del cimitero a Fortogna, località a sud di Longarone. Qui i visitatori sono accolti da una frase emblematica incisa su una stele di vetro: “Prima il fragore dell’onda, poi il silenzio della morte, mai l’oblio della memoria”. La testimonianza di Mirella Pozzobon, sopravvissuta al disastro, ha accompagnato i ragazzi anche durante la visita alla chiesa monumentale di Santa Maria Immacolata, progettata dall’architetto Giovanni Michelucci come simbo-
lo di speranza e rinascita della comunità.
I 90km del giorno hanno portato il gruppo oltre il confine austriaco, partendo da San Vito di Cadore, valicando il passo Tre Croci e percorrendo la ciclabile che collega Dobbiaco a Lienz. Proprio da qui è ripartito il gruppo la mattina seguente, per poi raggiungere in bicicletta il Memoriale di Gusen, sottocampo austriaco durante la II Guerra Mondiale. Ideato da Lodovico Barbiano di Belgiojoso (egli stesso ex deportato), il monumento si presenta come una costruzione moderna e austera. Poiché il sottocampo di Gusen fu distrutto dai nazisti alla fine della guerra, il memoriale sorge su un lotto di terreno che fu acquistato da un’associazione di superstiti. Le imponenti mura di cemento sono ricoperte di lastre commemorative che circondano l’area del forno crematorio. Il cuore del monumento custodisce foto e dediche delle famiglie alle vittime. Una delle frasi che ha colpito di più è stata: “La tua famiglia non ti dimenticherà mai”. Sempre in questo luogo il gruppo ha ricordato i nomi delle vittime bresciane del campo tra cui Andrea Trebeschi, avvocato che aveva abbracciato gli ideali antifascisti della Resistenza cattolica di Brescia.
Il gruppo ha in seguito proseguito in bici per qualche chilometro, fino a raggiungere il campo di concentramento di Mauthausen. Tra tutti i campi nazisti il lager è stato l’unico ad essere classificato come di categoria III (campo di punizione e di annientamento attraverso il lavoro) e assunse l’aspetto di un inferno dove i prigionieri venivano sterminati attraverso lavori forzati e stenti. I luoghi emblematici di questo campo sono la “Scala della Morte”, dove i detenuti erano costretti a trasportare per metri blocchi di granito, e spesso cadevano o inciampavano, finendo per morire, e il “Muro dei Paracadutisti”, qui i prigionieri spesso si buttavano per le condizioni disa-
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strose a cui erano sottoposti. Durante il periodo tra la costruzione del campo nel 1938 e la liberazione nel maggio del 1945, a Mauthausen furono deportate quasi 190.000 persone. Al termine della visita Don Corazzina ha celebrato la santa Messa in una delle baracche, onorando la memoria di uomini e donne che hanno perso la vita nel campo di concentramento.
La giornata si è conclusa quando ragazzi ed accompagnatori hanno raggiunto la cittadina di Ybbs an der Donau dopo aver percorso un tratto di ciclabile lungo il fiume.
Il 24 l’abbazia benedettina di Melk ha accolto i ragazzi, dopo una lunga pedalata sotto la pioggia battente. Il complesso monastico si staglia su un'altura rocciosa appena sopra il Danubio ed è stato edificato nel 1089 da Leopoldo II, marchese d'Austria. È celebre per essere rimasto sempre attivo fin dalla sua fondazione ed oggi sorge imponente ed elegante nello stile barocco del XVIII secolo. Gli ambienti che risaltano particolarmente sono la biblioteca, che custodisce innumerevoli manoscritti medievali ed incunaboli, e la chiesa riccamente decorata con affreschi e dorature. Dentro l'abbazia si trova una scuola, che ancora oggi ospita numerosi studenti. Resistita alle guerre napoleoniche e all'annessione dell'Austria alla
Germania nazista, l'abbazia affonda solidamente le sue radici nella storia e rimane ancora oggi un importante simbolo della fede e della dedizione dell'Ordine di San Benedetto. Il famoso motto benedettino "Ora et labora et lege” (Prega, lavora e leggi) si trasforma in una lezione importante grazie alle parole di Don Fabio, che ha ricordato ai ragazzi che solo impegnandosi con la mente e con il fisico possono produrre qualcosa. Per questo il gruppo di “Per…corri la pace” non si è limitato a visitare i luoghi, ma li ha vissuti, arrivandoci con la propria forza di volontà.
L’ultima tratta compiuta in bicicletta ha portato il gruppo da Tulln a Vienna, dove sono arrivati nella Stephansplatz. I ragazzi hanno visitato qui il “Castello del Belvedere”, il palazzo imperiale e il centro della città, ricolmo di turisti e monumenti.
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A concludere l'esperienza, il 26 aprile, la visita del gruppo alla sede ONU del Vienna International Centre. Qua, in una delle sale conferenze, si è tenuto l'incontro con gli esperti di tre settori: l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) e l’Organizzazione per lo sviluppo industriale (UNIDO). L’ambasciatore italiano ha accolto il gruppo con calde parole di benvenuto. Una stimolante discussione ha permesso ai ragazzi di toccare con mano grandi temi di respiro europeo ed internazionale. Al termine gli esperti hanno augurato il meglio a tutti i ragazzi che non hanno potuto fare altro che ringraziarli per la conferenza. Si conclude così il viaggio di pace dei ragazzi, che sono tornati in Italia con una nuova consapevolezza del mondo e di sé stessi.
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UNA GIORNATA STORICA PER IL REGNO UNITO... E NON SOLO!
6/05/2023. In quello che poteva sembrare un banale, piovigginoso sabato inglese, milioni di persone da ogni angolo del mondo si sono riunite a Londra per celebrare un evento storico: l’incoronazione di King Charles III, a distanza di ben 70 anni da Elizabeth II, la cui incoronazione era avvenuta nel 1953. Eppure, sebbene il mondo non si fermi, il legame con il passato resta: Carlo è il 40esimo re ad essere incoronato all’interno di Westminster Abbey dal 1066; la cerimonia ha svelato usanze e tradizioni risalenti a più di 1000 anni fa. Ma soprattutto: come potevano Charles, un diciassettenne inglese appassionato di storia, e Camilla, un’exchange student italiana, mancare ad una simile occasione, quando i protagonisti erano proprio Charles & Camilla? Ripensando ora, a distanza di una settimana, a quel sabato mattina, percepisco ancora l’emozione e la gioia del momento, che un unico popolo è riuscito a trasmettermi nonostante non si trattasse di un festeggiamento riguardante direttamente il mio Paese. In questo articolo vi porterò con me, passo per passo, alla scoperta di un avvenimento che ha attraversato gli oceani.
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04:53 AM, Margate Train Station: “Welcome abord, this is a southeastern service to London Victoria”. Sapete come si dice: “Il mattino ha l’oro in bocca!”. A quanto pare, alcuni più di altri! Sono stati i miei host parents a suggerirmi di partecipare: “You will never get this chance again”. Avevano sicuramente ragione! Tuttavia, solo un’opzione avrebbe permesso di godersi a pieno la cerimonia: arrivare all’alba. Non so se ne siete al corrente, ma alcuni veri fanatici inglesi erano accampati fuori dal palazzo reale già dal martedì precedente! Dunque, alle 5:00 di mattina, io e il mio amico Charles eravamo già sul treno diretto alla stazione London Victoria. E per fortuna: arrivati a St. James’ Park alle 07:15, siamo riusciti a posizionarci se non nella quinta sicuramente nella sesta fila, da cui avevamo una perfetta visuale! A quel punto, non restava che aspettare pazientemente, dato che la processione vera e propria non sarebbe iniziata prima delle 10:20! Al posto dell’antica Gold State Coach, Charles e Camilla si trovavano all’interno della Diamond Jubilee State Coach. Preceduti e seguiti da più di 1000 membri dell’esercito, parte di Service Charities & Royal British Legions, Royal Air Force, Civilian Services, Royal Marines & band, Royal Navy ed infine army, da Buckingham Palace la coppia reale ha attraversato The Mall, l’am-
pia strada di fronte alla residenza, passando poi per Whitehall e arrivando infine a Westminster Abbey. Con più di 4000 invitati speciali lungo il percorso e 2200 persone da 203 paesi del mondo all’interno della cattedrale, tra cui anche il nostro Presidente Sergio Mattarella, alle 11:00 precise la carrozza arrivava a destinazione, acclamata da una folla a dir poco impressionante.
Il Regno Unito è l’unico Paese europeo ad utilizzare ancora regalia per le incoronazioni: the crown, orb and sceptres. Storicamente, l’Arcivescovo di Canterbury svolge la cerimonia, ma per la prima volta anche 3 vescovi vi hanno preso parte. Essa è molto complessa e caratterizzata da precise e distinte fasi. Nella prima, the recognition, il re è presentato al popolo, rivolgendosi verso i quattro lati della cattedrale (una tradizione risalente ai tempi degli anglosassoni) e proclamato “undoubted king”; dopo la prima dichiarazione dell’arcivescovo, la congregazione ripete la frase:” God save the King”. Segue poi the oath, il giuramento, quando l’arcivescovo riconosce i diversi doveri del re, i quali vengono confermati dallo stesso. The anoiting, la terza fase, corrisponde all’unzione, quando l’Arcivescovo versa un olio speciale da un’ampolla d’oro. Alle 12:00,
con neanche un minuto di ritardo, è avvenuto il momento probabilmente più atteso: durante the investiture, l’arcivescovo ha posto la corona, St Edward's Crown (2kg!), in testa al re. Applausi su applausi, ecco che tutti cantavano in coro l’inno nazionale. E finalmente, the enthronement: il re ha potuto finalmente sedere sul trono, omaggiato dal figlio William. A seguire è avvenuta l’incoronazione, molto più rapida, di Camilla, che ha indossato Queen Mary’s Crown. Grandi schermi hanno permesso a noi e al resto del pubblico di non perdere un singolo istante, malgrado le condizioni non fossero esattamente le stesse che all’interno dell’edificio: il tempo inglese ha infatti ben pensato di farsi riconoscere, e per tre ore ha piovuto quasi ininterrottamente. La prossima volta sarà meglio ricordarsi di portare un ombrello o un impermeabile, o almeno una giacca con cappuccio. Arrivato il momento di tornare a casa, non ero bagnata, di più!
All’incirca alle 13:00 è iniziata la processione di ritorno; questa volta, l’intera famiglia reale ha partecipato: Prince William & Princess Kate of Wales con i loro tre figli, Princes George & Louis e Princess Charlotte, erano all’interno di una delle tre carrozze che seguivano Charles e Camilla. Ritornati a Buckingham Palace alle 13:30, i festeggiamenti non finivano qui: dopo aver consentito al pubblico di accedere a The Mall, la folla si è diretta verso il palazzo per assistere, poco prima delle 14:30, al saluto della famiglia reale dal balcone. Infine, una parata aerea organizzata dalla Royal Air Force ha colorato il cielo della capitale di blu, rosso e bianco; sarebbe dovuta durare 7 minuti, ma a causa del maltempo, gli aerei sono stati ridotti e non è stato possibile superare i 2 minuti. Poco importa però, è stato ugualmente appassionante.
Essendo un giorno di festa, tutto a Londra era chiuso; dunque, non restava molto da fare: al ter-
mine della cerimonia la folla è stata diretta dalla sicurezza da James’ Park verso Green Park, dove con la metropolitana siamo ritornati a London Victoria e poi, con il treno, a casa, accolta dalla mia host family davanti alla televisione. In piedi dalle 04:00 di mattina, una doccia calda e una serata tranquilla erano ciò di cui avevo bisogno. Inoltre, sempre per l’incoronazione, il lunedì successivo non siamo andati a scuola.
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In conclusione, è stato sicuramente un evento unico, e mi sarei pentita di non avervi preso parte. Per quanto riguarda la mia vita qui, al di fuori dell’incoronazione, tutto procede per il meglio. Come anticipato nell’articolo precedente, abbiamo messo in scena Woyzeck, una tragedia di Georg Büchner, in cui avevo due piccoli ruoli: un ubriaco apprendista di un dottore, che da un tavolo di un pub rivolge un discorso alla folla che lo circonda (è stato divertentissimo provare la scena), e un’abitante del villaggio che scopre Marie, la moglie di Woyzeck, morta assassinata dal marito. Senza il gruppo di teatro, i miei pomeriggi sarebbero stati monotoni, e sono talmente dispiaciuta che quest’esperienza sia già giunta a termine. Per lo meno, il gruppo debate è ancora all’opera e, ironia della sorte, il prossimo dibattito sarà proprio sulla monarchia. Indovinate quale parte la mia squadra deve difendere? Quella contro! Sarà senza dubbio molto interessante.
Manca esattamente un mese al mio ritorno, e il tempo sta passando troppo velocemente. Giusto ieri, venerdì 12 maggio, ho dovuto salutare i miei amici dell’ultimo anno, Year 13, che in vista dei loro esami terminano prima le lezioni. Ma, se si guarda il bicchiere mezzo pieno, quante cose si possono ancora fare in attesa del 14 giugno!
Prima di salutarvi, quasi dimenticavo di raccontarvi cosa ho fatto la domenica successiva all’incoronazione. In compagnia di Rich, il mio host dad, e Kathi, la ragazza austriaca, abbiamo fatto il “bagno” nel mare! Ad un’una temperatura di 10°C, il mio livello di resistenza è stato meno di 3 minuti! Più un rapido tuffo che una vera e propria nuotata! Con un po’ di fortuna, a giugno l’acqua diventerà più calda, e magari non sarà più una semplice tortura. Ho ancora 2 settimane di scuola prima dell’inizio del prossimo half term, dunque il mio ultimo giorno sarà il 26 maggio. Ma anche da voi l’estate si avvicina: tenete duro! In bocca al lupo per tutto!
Camilla Comincioli, 4^ALLA MIA VITA IN CANADA
Nuova casa, nuove persone, nuove abitudini e nuove esperienze: questo è parte di quello che ho trovato dall’altra parte del mondo in questi miei primi tre mesi oltreoceano. Attualmente infatti mi trovo in Canada, più precisamente nella provincia della Nuova Scozia affacciata sull’Oceano Atlantico, per trascorrere il mio semestre all’estero. Quando sono arrivata qua a fine gennaio, mi sono trovata spaesata. È stata dura abituarsi a questa nuova routine e a questo ambiente diverso rispetto a quello italiano, ma è stato anche veramente affascinante potersi immergere fin da subito nella cultura canadese, nelle tradizioni e buttarsi nelle nuove scoperte. La vita qua finora è stata davvero eccitante, anche se talvolta difficile, e totalmente differente dalla mia vita in Italia: una delle cose che mi ha subito colpita quando sono arrivata è stato l’inno nazionale canadese, che ogni mattina viene trasmesso a scuola insieme alle news della giornata. Il primo giorno sono rimasta davvero sorpresa nel vedere tutti i miei compagni alzarsi per ascoltarlo!
Anche le temperature scioccanti, come i -25 gradi che ho sperimentato la settimana in cui sono arrivata, la prima cena canadese (rigorosamente alle 17:30) e vedere l’oceano per la prima volta sono stati momenti davvero sorprendenti. In particolare però, vorrei condividere uno dei momenti più interessanti secondo me, vissuto negli scorsi mesi: ho avuto l’occasione di assistere e contribuire alla preparazione del vero sciroppo d’acero canadese. Ho infatti partecipato a un falò a casa di una mia amica, anche lei studentessa internazionale:
la sua famiglia ospitante canadese stava preparando lo sciroppo d’acero. Quel pomeriggio insieme a tutti gli altri studenti presenti, abbiamo aiutato a svuotare i secchi di linfa, prelevata dagli alberi, dopo un lunghissimo periodo di attesa. Ci hanno spiegato che 40 litri di linfa producono 1 solo litro di sciroppo! Successivamente abbiamo assaggiato lo sciroppo durante i vari stadi del processo di ebollizione. All’inizio ha un colore giallo e sa di acqua zuccherata, ma alla fine della preparazione, seppur rimanendo ancora liquido perché non lavorato, sa proprio di sciroppo e l’abbiamo assaggiato su dei buonissimi waffles. È stata un’esperienza davvero curiosa e spero di farne ancora tante altre negli ultimi due mesi che mi rimangono qua in Canada. Vorrei poter raggiungere a pieno i miei obiettivi ed imparare sempre più cose su me stessa e sul mondo attorno a me. Non vedo l’ora di creare altri ricordi indimenticabili con le persone che sto conoscendo qui, da portarmi via in Italia e spero di tornare senza rimpianti, ma cresciuta e più sicura di me stessa! A presto! :)
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gno?), “ich bin satt” (sono pieno), “Gesundheit!” (salute!), “Mahlzeit” (buon appetito), eccetera
Arrivati a destinazione dopo otto ore, che poi così lunghe non sono state, il pullman ci lasciò in fon-
sere in cui restavamo sveglie sul divano a parlare fino all’una o alle due quando gli occhi si chiudevano da soli e capivamo che era meglio decidersi a dormire. Lei si è aperta con me, mostrandosi per la persona fantastica che è e condividendo le
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sue passioni per integrarmi e farmi vivere la sua vita per sette giorni. Sia in casa che fuori devo a lei molti ringraziamenti per quell’esperienza che porterò sempre nel cuore e per averla resa ancora più speciale, come è diventata lei per me. Perché, pur di non dirmi di no, o di farmi divertire e conoscere la città, è uscita anche dai suoi standard rendendo i miei ricordi a Graz memorabili. Ma questa settimana non mi ha lasciato solo bei ricordi e una nuova amica speciale, bensì mi ha permesso di conoscere molti altri ragazzi che a loro volta, chi più chi meno, hanno lasciato un ricordo in me, con cui mi sono divertita e ho passato anche dei bei momenti, ma soprattutto mi ha permesso di stringere legami anche con alcuni miei compagni di classe con i quali, prima, non avevo avuto l’occasione di rapportarmi. Per una settimana ho avuto l’opportunità di conoscere uno stile di vita diverso dal mio in una città alla quale non sono abituata e ho imparato come vive un teenager non italiano e ho potuto anche scoprire la loro scuola e come l’affrontano, e posso confermare che è ben diversa dal sistema italiano!
Ma purtroppo come tutte le cose belle anche quella settimana finì, arrivò il momento di preparare le valigie e ripartire. Era il 17 dicembre. Fiumi di lacrime ci aspettavano davanti al pullman per tornare a Brescia. Abbracciai per prima Flora, poi salutai tutti i ragazzi austriaci che avevano preso posto nel mio cuore e quando ebbi finito tornai dalla mia partner, e, senza parlare, scoppiammo in lacrime. Lacrime sincere. Lacrime piene di “mi mancherai”. Ma, soprattutto, lacrime che ricordavano tutti i bei momenti insieme. Sono quelle lacrime che hanno fatto nascere il nostro fiore; è così che definiamo la nostra amicizia, un fiore. Perché, come dice lei, insieme, fidandoci l’una dell’altra, incontrandoci per caso abbiamo piantato il nostro fiore immaginario, che non può appassire poiché i ricordi lo mantengono in vita.
Salii sul pullman, mentre giù rimasero i nostri nuovi amici. Consti e Peter per salutarci fecero un cuore con le braccia, e tutti gli altri si consolavano e agitavano le mani per salutarci calorosamente. Io avevo lo sguardo fisso su Flora che si copriva gli occhi lacrimanti con la sua fascia di lana. L’autista decise di partire, continuai a salutarla, fin quando girato l’angolo, sparirono tutti.
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Fu un viaggio diverso da quello dell’andata, più triste, ma allo stesso tempo ognuno di noi, partito con una valigia, tornò con due, riempiendo la seconda di ricordi, esperienze, emozioni e amici speciali.
Ora non restava che aspettarli e dopo qualche mese, il 16 aprile, infatti sono arrivati a Brescia con il loro pullman. Ero molto emozionata, Flora mi mancava tanto e non vedevo l’ora di rivederla e presentarla alla mia famiglia. Avevo moltissime cose da raccontarle, e altrettante ne aveva lei dopo il suo Erasmus a Modena e due settimane in Sud Africa. Li guardai a uno a uno scendere finché non corsi incontro alla mia amica: eravamo felicissime! Fin dal primo momento, appena salimmo in auto, volevo sapere tutto dei suoi viaggi, e la lasciai parlare. Dopo qualche gossip e aggiornamento, iniziò fin dalla prima sera la nostra settimana. Ci aspettavano 7 giorni più impegnativi rispetto a quelli a Graz, ma altrettanto speciali. Abbiamo fatto gite, laboratori, lezioni, il giro della città e visitato i classici musei di Brescia. Ma queste giornate mi hanno insegnato quanto anche la scuola sia in grado di darti. Non sarò mai abbastanza riconoscente ai miei professori, ma soprattutto alla professoressa di Tedesco, per averci donato questa esperienza che oltre ad avermi fatto prendere più confidenza sia con l’inglese ma soprattutto con il tedesco, mi ha insegnato molto anche a livello personale, a essere una persona che sa stare al mondo. Mi ha donato nuove amicizie a 450 chilometri da qui. Mi ha insegnato ad affrontare le situazioni con responsabilità e sicurezza. Mi ha mostrato come si possa sempre imparare dagli altri e non si debba mai chiudersi in se stessi e mi ha aiutata a conoscere meglio anche me stessa, ritrovandomi in situazioni in cui dovevo dimostrare maturità e responsabilità e situazioni in cui mi sono sentita coinvolta emotivamente. Di conseguenza, ho scoperto i lati più sensibili della mia persona. Ma, soprattutto, si è portata via un pezzo del mio cuore insieme a uno di loro, e non parlo di Flora…
Giulia Nicolai 3^CLUN ANNO IN CALIFORNIA
un sacco quando tornerò in Italia. In quest’ultimo mese sono stata invitata a due compleanni completamente diversi. Il primo organizzato da una mia compagna di classe, Jojo e il secondo da una mia amica di un’altra classe, Aisha. Il primo lo abbiamo festeggiato a casa sua: abbiamo preparato e mangiato sushi e poi, dopo cena, la vera festa è iniziata, una festa a tema (omicidio misterioso), dove ognuno dei partecipanti interpretava una parte che doveva rispettare fino alla fine della serata. Alla fine della festa bisognava cercare di capire chi era stato il colpevole, io e la mamma di Jojo ci siamo avvicinate alla soluzione più di tutti.
Ciao a tutti, come prima cosa vorrei scusarmi perché nell’articolo precedente non vi avevo raccontato come viene festeggiata la Pasqua in California. Innanzitutto, non essendo un Paese strettamente cristiano, la festa non è come la nostra e la cosa che mi ha fatto più ridere è che una delle mie sorelle ospitanti mi ha detto: “Non è strano, che Pasqua sia sempre domenica?” io sinceramente non sapevo cosa rispondere: cioè non è ovvio? Comunque, nella mia famiglia abbiamo festeggiato Pasqua facendo la caccia alle uova nel giardino e poi abbiamo mangiato insieme a degli amici di famiglia.
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Ok, adesso che ho recuperato ciò che mi era sfuggito posso parlarvi di quest’ultimo mese.
In questi ultimi mesi sto cercando di fare più cose possibili: sono stata invitata a due compleanni diversi, sono andata in spiaggia almeno un milione di volte, ho partecipato alle finali di atletica, sono andata sull’aereo di mio papà e ho seguito strane attività con la scuola. A metà aprile dei miei vicini di casa sono andati in una breve vacanza e mi hanno affidato i loro porcellini d’india; praticamente dovevo andare a controllare come stavano e nutrirli almeno due volte al giorno. La cosa che mi ha stupita è che si sono fidati talmente tanto da darmi le loro chiavi di casa e io li conosco solamente da un anno; se c’è una cosa che adoro di Humboldt è che tutti sono sempre gentili e sinceramente felici di spendere del tempo con te. Cosa che si può vedere ovunque, ma soprattutto in piazza il sabato, al mercato, posto e momento meraviglioso per uscire con gli amici, cosa che sto cercando di fare il più possibile perché sono sicura che mi mancherà
L’altro compleanno, quello di Aisha, lo abbiamo festeggiato in spiaggia, intorno ad un falò con musica e cibo da arrostire. Nonostante ci trovassimo sull’oceano gelido, ho deciso di fare il bagno insieme ad altre tre ragazze, le uniche abbastanza pazze da fare il bagno nell’acqua che viene direttamente dall’Alaska. Questa non è stata l’unica uscita in spiaggia, sono andata anche altre volte con diversi amici, tra cui gli studenti di scambio e i volontari. Voglio parlare di questa volta in particolare perché è stata la prima per una mia cara amica e anche perché quando sono andata a nuotare non ero completamente da sola anche se ero l’unica che stava facendo il bagno: c’era anche una foca, è stato molto divertente e sono molto grata di aver avuto quest’esperienza perché non so quante volte ancora potrò averla nella vita. Quella sera, per tornare a casa, mi sono fatta dare un passaggio da una volontaria e in macchina c’era anche un’altra studentessa. Io e la volontaria stavamo parlando della mia scuola e Eszti, l’altra ragazza, era affascinata dal fatto che
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esistesse una scuola così strana, talmente affascinata che vorrebbe venire a vederla prima di tornare i Ungheria.
A proposito di cose strane nella mia scuola vorrei parlarvi di due esperienze: una è stata una cena a casa di un’insegnante e l’altra è May pole. La cena a casa dell’insegnante è stata organizzata da Marceau, il prof di arte, che ha voluto riunire il gruppo che aveva partecipato al viaggio in Europa semplicemente preparando una cena tutti insieme e mangiando in compagnia. È stata proprio una bella serata e mi sono divertita molto a rivedere i professori come degli amici. May pole se non sbaglio è una festa di origine svedese, è entrata nelle tradizioni della scuola e praticamente consiste nel danzare intorno ad un palo, tenendo in mano delle stringhe che poi si annodano l’una con l’altra creando una sorta di treccia. Mentre alcuni studenti danzavano intorno al palo altri suonavano strumenti musicali dando il ritmo e altri avevano diversi animali.
Un’altra stana tradizione è il ballo di fine anno. Come sapete in America le scuole normali hanno il Prom in cui sono solitamente invitati solo gli studenti dell’ultimo anno, nella mia scuola il ballo ha un nome preciso: Cotillon. Ci sono delle danze da eseguire e tutti sanno come ballare…
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diciamo che è tipo un ballo vecchio stile. Ci sono delle regole, per esempio chi indossa il vestito deve indossare anche i guanti. Per questo motivo ho ordinato il mio completo e poi sono andata a farlo sistemare.
I miei genitori ospitanti mi permettono di fare molte più cose di prima e quindi sono sempre in giro con i miei amici, anche se solo per una passeggiata, ma sto cercando anche di spendere più tempo possibile con loro perché ormai il giorno della partenza si avvicina sempre di più. Proprio per via della partenza in questo periodo ho un mix di emozioni dentro di me; sono felicissima di tornare e poter vedere i miei amici e la mia famiglia, ma sono tristissima di lasciare i miei amici e la famiglia che mi ha accolta qui. Una settimana fa sono andata all’ultimo incontro con gli studenti e i volontari di Intercultura e mi ha confortata molto sentire che non sono l’unica, che anzi, questo confusione di sentimenti è presente in tutti gli
studenti.
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Finalmente sono riuscita anche a salire sull’aereo di mio papà. Sì, lui è un ex pilota e ha il suo aereo personale. Non ho molto da dire di questo giorno, ma posso confessare che mi sono spaventata a morte quando mi ha lasciata ai comandi, cosa che poi è risultata un’esperienza incredibile e divertentissima che vorrei rifare altre mille volte.
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E infine, vi dico che ho partecipato all’ultima gara di atletica, sono riuscita ad accedere alle finali del salto in alto e del salto in lungo. Mi sono divertita molto a provare e gareggiare in questo sport che non avevo mai provato prima.
Vi saluto e ci vediamo nel prossimo articolo o magari direttamente a scuola.
Sara Chiarini, 4°AAFMEL ARTE Y LA LITERATURA: DOS MUNDOS QUE SE UNEN
El 19 de abril mi amiga Cristina y yo participamos en la última competición “Per un pugno di libri” para ganar una entrada a la exposición de obras de arte de Frida Kahlo y Diego Rivera. Las profesoras nos pidieron que leyéramos “Una biografía de Frida Kahlo” de Hayden Herrera, porque tendríamos que contestar a las preguntas sobre este libro para ganar el premio. Para mí, fue muy interesante leer esta biografía, porque estoy muy interesada en el arte y la historia. Herrera supo aprovechar de las técnicas literarias adecuadas para que la biografía no resultara aburrida, pesada y llena de detalles inútiles. Las que me gustaron más entre ellas fueron la descripción detallada y contextualizada de algunas obras de arte de la pintora mexicana y el uso de citas de la misma Frida, porque son muy eficaces para entender los pensamientos y las emociones que ella quería transmitir. Además, el contexto puede servir para comprender los acontecimientos que influenciaron la creación de los cuadros.
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Por lo que concierne a la competición, Cristina y yo tuvimos que reconocer los cuadros y contextualizarlos. Pensamos que fue la competición más difícil, ya que no se basaba en preguntas tradicionales y detalladas. Sin embargo, aprovechamos de este momento y nos sumergimos en el mundo que nos gusta más, el de la literatura. Además de esta oportunidad,
Esta es la magia de un libro: une a las personas y les permite viajar a mundos lejanos.
In occasione dell'ultimo incontro della competizione “Per un pugno di libri”, io e la mia amica Cristina ci siamo sfidate a colpi di lettura per aggiudicarci il premio finale, ossia alcuni libri e un biglietto per visitare la mostra dell'artista messicana Frida Kahlo. Ci è stato chiesto di leggere la biografia di Frida Kahlo scritta da Hayden Herrera. Abbiamo trovato questa competizione più complicata rispetto alle precedenti, perché dovevamo riconoscere i quadri dipinti da Frida e contestualizzarli per vincere. Tuttavia, siamo state felici di aver partecipato e di aver avuto modo di vivere in maniera alternativa l'esperienza di lettura.
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*ТАК БЫВАЕТ COMPITO DI REALTA’ IN LINGUA RUSSA
Saper fare con la lingua è l’obiettivo principe quando si studia una lingua straniera, meglio se questo obiettivo si coniuga con dei compiti di realtà stimolanti e attinenti all’indirizzo di studio prescelto. Ecco perché, al termine di un modulo didattico dedicato alla descrizione dei luoghi di attrazione turistica e non solo, ho proposto alla classe 5AT un lavoro di gruppo: preparare un dépliant turistico in lingua russa scegliendo fra i luoghi di maggiore attrazione turistica di Brescia e dintorni con immagini e brevissime descrizioni dei luoghi scelti. Il compito era articolato e richiedeva da parte degli studenti la dimostrazione di conoscenze, abilità e competenze, in particolare:
saper lavorare in gruppo;
organizzare il proprio lavoro; conoscere i principali luoghi del proprio territorio;
assumere un punto di vista “altro” (quello del potenziale turista);
selezionare le informazioni in proprio possesso secondo questo nuovo punto di vista.
Prima dell’attività sono stati formati i gruppi e selezionati gli strumenti informatici da utilizzare più adatti, mettendo in chiaro alcuni punti fondamentali. A questo proposito sono state lette e spiegate le istruzioni, mettendo in evidenza soprattutto il prodotto da realizzare, le fasi di lavoro e la tempistica da rispettare, ma anche rassicurando sulla presenza costante del supporto ogni qualvolta si fossero presentati dubbi da sciogliere o problematiche da risolvere, correggendo i testi prodotti e fornendo riscontri e commenti non solo sulla correttezza dei testi ma anche sull’adeguatezza delle immagini scelte, sull’impaginazione e il layout dei testi nella veste grafica finale che avrebbe dovuto avere il prodotto. Dopo aver deciso insieme quali fossero i principali luoghi di attrazione turistica, ogni gruppo ha scelto l’argomento su cui lavorare ed è iniziata la fase collaborativa. Attraverso vari momenti di monitoraggio e revisione di gruppo e in plenum, si è così arrivati ad un momento conclusivo in cui, insieme alla classe, sono stati osservati gli elaborati e sono state scambiate impressioni e osservazioni sul lavoro, ognuno facendo le proprie valutazioni sia dal punto di vista linguistico che dell’efficacia visiva.
Il risultato finale è stato eccellente. Che sia di buon auspicio per tutti!
Prof.ssa Laura Angelini*..Capita
Segue: dépliant turistico in lingua russa realizzato dalla classe 5AT e la traduzione in italiano.
TRADUZIONE DEL DEPLIANT
Brescia e provincia
Scoprite la bellezza di questo splendido territorio...
Il centro storico Brescia è una città del nord Italia vicino a Bergamo e Milano; si trova tra due laghi: Lago di Garda e Lago d'Iseo. Non lontano dall'aeroporto di Bergamo. A Brescia c'è anche una stazione ferroviaria, la città è facile da sia in treno che in autobus, che in macchina.
Tempio Capitolino:
Questo è il più grande complesso di rovine nel nord Italia, l'UNESCO lo ha riconosciuto come patrimonio dell'umanità nel 2011. Si trova in centro, in Via Musei, vicino al Museo Santa Giulia. Quando è stato scoperto, è stata scoperta anche una scultura, con il nome di una vittoria alata, è oggi il simbolo principale della città di Brescia.
Il Museo di Santa Gulia si trova vicino a Piazza Arnaldo, in via Dei Musei.
Questo è il principale museo di Brescia, dove si possono ammirare i resti e reperti antichi di migliaia di anni fa. Castello di Brescia: situato sul colle Cidneo, questo bellissimo castello è un altro simbolo della città. All'interno del castello si trovano il Museo delle Armi e il Museo Rinascimentale. Piazza Vittoria: è una piazza molto grande di epoca fascista, perché è stata costruita per ordine di Benito Mussolini; qui ci sono le poste e la torre INA, nota come il primo grattacielo in Europa. Inoltre, ci sono molti bar e ristoranti. Questa è la piazza principale di Brescia.
Franciacorta:
La Franciacorta è una zona collinare situata tra Brescia e il Lago d'Iseo, in Lombardia. È un ter-
ritorio conosciuto per l'omonimo vino.
Il territorio, con colline e boschi, ora vigneti che la caratterizzano. Ci sono numerosi monumenti dell'antichità e luoghi d’interesse.
È semplice raggiungere la zona grazie alla rete ferroviaria e agli autobus che coprono tutti i paesi che fanno parte della zona.
I Luoghi di interesse:
- Monastero di San Pietro in Lamosa: si trova in una riserva naturale chiamata Torbier del Sebino, dove si trova un piccolo lago in cui vivono specie protette. Nel monastero si possono vedere molti bellissimi affreschi.
- Cantina Berlucchi: è una cantina storica e popolare nella zona di Franciacorta. Questo luogo è molto famoso in tutto il mondo per la produzione di vini di ottima qualità, ottenuti con il metodo classico e naturale. Qui non solo si può bere dell'ottimo vino, ma anche pranzare o cenare.
- Borgo Del Maglio: si trova nel paese di Ome. Ci sono dei musei. Si possono vedere diversi vecchi strumenti di lavoro usati dai cristiani nei campi e capire come lavoravano i contadini nel territorio della Franciacorta.
Uno dei laghi più belli d'Europa:
Il Lago d'Iseo, conosciuto anche come il "Segreto della Lombardia", formatosi da un antico ghiacciaio oltre settanta milioni di anni fa, è il più piccolo dei quattro principali laghi dell’Italia settentrionale.
Situato a metà strada tra Brescia e Bergamo, rappresenta una vera e propria “oasi di tranquillità”, dove trascorrere le proprie vacanze, passeggiare per la città di Iseo o per i paesini che sorgono sul lago o fare un'escursione a Monte Isola: l’isola lacustre più grande d’Europa.
Cosa visitare?
Iseo
Lovere e Sarnico
Monte Isola
Le Piramidi di Zone
La Riserva Naturale “Torbiere del Sebino”
Il territorio della Franciacorta
Iseo:
Iseo è la città più grande dell'omonimo lago, meta ogni anno di migliaia di turisti.
Lì è possibile passeggiare sul lungolago e nel centro storico, con le sue chiese, l'architettura antica e molti bei negozi, si può fare un giro in traghetto, godersi varie attività acquatiche e praticare sport.
Monte Isola:
Monte Isola è considerato uno dei borghi più belli d'Italia, il paese è famoso per i prodotti tipici come il Salame di Monte Isola, l'Olio extra vergine di oliva e le Sardine essiccate.
Un'altra attrazione è il Santuario della Madonna della Ceriola, situato sulla cima della montagna.
Sarnico:
Sarnico è un comune della provincia di Bergamo, situato nella parte sud-occidentale del Lago d'Iseo sulle rive del fiume Oglio, qui si possono ammirare le numerose ville costruite in stile liberty.
Piramidi di Zone:
Le Piramidi di Zone sono una riserva naturale situata a nord-est del Lago d'Iseo.
L'ingresso alla riserva è gratuito, qui è possibile camminare intorno a questa formazione montuosa in circa un'ora, ammirandola da tutti i lati con una splendida vista sul lago.
Val Camonica:
La Val Camonica è una valle alpina situata nella regione della Lombardia, nel nord Italia. È famosa per le sue incisioni rupestri preistoriche. Le incisioni rupestri della Val Camonica sono la più grande collezione di arte rupestre in Europa. Inoltre, la Val Camonica è nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO.
L'aeroporto più vicino si trova a Bergamo.
Bienno:
Bienno è uno dei borghi più belli d’Italia. Strade strette, case in pietra e belle chiese storiche caratterizzano questo borgo. La chiesa principale di Bienno è la chiesa di Santa Maria Annunciata. Inoltre Bienno ogni gennaio organizza la Fiera di Sant'Antonio che attira molti turisti.
Lovere:
Lovere si trova sulle sponde del lago Sebino. Anche questo è uno dei borghi più belli d'Italia, conosciuto per la sua pittoresca architettura e per la posizione panoramica sul lago.
Edifici in stile rinascimentale e barocco caratterizzano il centro storico della città.
A Lovere si può praticare trekking, sport acquatici e mountain bike.
Il carnevale di Lovere si celebra ogni anno, è una ricorrenza molto importante per la città.
Incisioni rupestri:
Le incisioni rupestri della Val Camonica sono una testimonianza delle antiche popolazioni che vi abitavano.
Sono uno dei più grandi e importanti complessi di arte rupestre in Europa. Perciò nel 1979 l'UNESCO proclamò (la Val Camonica) patrimonio dell'umanità.
Il Museo Archeologico della Val Camonica si trova nella città di Cividate Camuno. Il museo è dedicato alla storia e alla cultura della Val Camonica e mostra molti reperti archeologici, dalla preistoria all'epoca romana.
Inoltre, il museo organizza visite guidate, laboratori didattici e conferenze.
Il Lago di Garda si trova nel nord Italia tra le province di Brescia, Verona e Trento, è il lago più grande d'Italia, che attrae turisti italiani e stranieri da tutto il mondo.
Ci sono due aeroporti poco distanti dal Lago, a Bergamo e a Verona, ma sul lago ci sono anche molte stazioni ferroviarie. Sul Lago di Garda è possibile fare numerose attività culturali e sportive: puoi mangiare del buon pesce bere un classico aperitivo italiano: lo spritz, e fare uno spuntino in un bar sul lago; trascorrere le vacanze in hotel o in campeggio, inoltre, poco distante si trova il parco divertimenti più grande d'Italia: Gardaland. Puoi anche praticare diversi sport: nuotare, canottaggio e canoa, andare in bicicletta, fare windsurf.
Intorno al lago ci sono molti borghi caratteristici e i più belli sono in provincia di Brescia, tra questi i più famosi sono i seguenti:
1. Limone sul Garda: si trova nella parte settentrionale del lago ed è noto per il suo percorso pedonale e ciclabile lungo il lago, la coltivazione di agrumi e la produzione di olio d'oliva di alta qualità.
2.Gardone Riviera: è un piccolo paese nella parte occidentale del lago, famoso per la presenza del Vittoriale degli italiani, la casa del famoso poeta italiano Gabriele D'Annunzio
3.Tremosine: situato al confine con Limone sul Garda, è uno dei borghi più belli d'Italia, è un luogo caratteristico dove si conservano i resti della Prima guerra mondiale e alcune chiese, inoltre, da qui si può ammirare uno dei panorami più belli del Lago di Garda
4.Sirmione: questa città si trova al confine con il Veneto ed è famosa per le sue terme, il castello medievale e le grotte di Catullo.
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LAPROF. DELLUNARDI HATRADOTTO UN LIBRO!
Da docente di inglese e collaboratrice di presidenza del Lunardi a traduttrice di libri: bella opportunità che ho colto con piacere. Con un’amica appassionata di letteratura femminile, abbiamo scoperto una scrittrice di biografie di scrittori fa-
mosi che non era mai stata tradotta dall’inglese all’italiano. L’unica copia esistente in Italia era sua: essendo trascorsi più di 25 anni dalla morte di Elizabeth Sprigge, l’opera non è soggetta a copyright, e dopo verifica da parte del noto editore bresciano, la mia traduzione del libro “La Vita di Ivy Compton-Burnett” è stata stampata e messa in vendita. Bella emozione vedere il mio nome comparire sulla copertina e vedere il libro esposto sui tavoli della libreria, poi presentarlo al pubblico. Il mio lavoro di diversi mesi trasformato in volume con illustrazioni fa un certo effetto. Tradurre dall’inglese e cercare le sfumature di significato che meglio rendono in italiano l’idea dell’autrice è una bella sfida; è un ulteriore arricchimento della conoscenza approfondita di una lingua straniera, è occasione per ampliare la propria cultura (vanno controllate tutte le citazioni di luoghi, persone e storie), è attività affascinante e al tempo stesso stancante, ci si deve concentrare indisturbati per ore non troppe di seguito però! Comunque, vale la pena proseguire! Così, terminato il primo libro, abbiamo importato le uniche copie esistenti di altre due biografie di scrittori famosi: il lavoro di traduzione prosegue e forse prossimamente si trasformerà in libri con belle copertine. Scoprire le vite di scrittori e artisti famosi è un viaggio nel recente passato che svela molto anche del presente.
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Un anno in biblioteca tra allestimenti, artisti e scarti infiniti…
L’anno scolastico sta ormai volgendo al termine ed è tempo di bilanci, anche per la nostra amata biblioteca. Un anno che ha visto l’avvicendarsi di artisti, alcuni dei quali hanno stretto con noi collaborazioni che dureranno nel tempo, nonché belle amicizie; altri che hanno preferito dirci addio prima ancora di aver messo piede nella nostra scuola, ma si sa, sono gli inconvenienti dello star system! Sono stati comunque incontri emozionanti che ci hanno trasmesso energia e voglia di fare, grazie anche alle fantastiche locandine realizzate per noi, ogni mese, dalle super artiste Blackbanshee (Marga Biazzi) e Loputyn (Jessica Cioffi). Non sono mancate le critiche ma, anche di queste, faremo tesoro per migliorarci, in vista dell’anno
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prossimo.
Oltre ad aver ospitato tali iniziative, la biblioteca è stata teatro dei gruppi di lettura dei docenti e degli studenti, e della gara Per un pugno di libri. E poi c’è il dietro le quinte, ossia gli scarti di libri ormai desueti o in condizioni precarie, il tentativo di introdurre man mano nuovi titoli ed edizioni; la catalogazione, il continuo lavoro di smaltimento che, probabilmente, non si esaurirà mai. Infine
gli allestimenti, l’ultimo a tema mare legato alla scrittrice Sonia Aggio, per tentare di attrarre sempre più utenti che, purtroppo, col tempo si sono via via assottigliati. Alcuni hanno scoperto della nostra esistenza solo in questi giorni, altri non ci metteranno mai piede. Colpa degli orari? Forse. Certo è che la nostra biblioteca dovrebbe diventare di fruizione e non di conservazione, come quelle storiche, nonché luogo centrale di numerose attività.
Ma ci sarà tempo (spero) anche per questo per il momento voglio ringraziare le mie alunne Giorgia, Giulia, Anna ed Elisa per il prezioso aiuto che ci stanno dando, a seguito del project work. Guanti, scatoloni e pc sono ormai diventati la vostra seconda casa!
E un ringraziamento speciale a Patrizia, con cui ho condiviso moltissimi momenti di fatica, arrabbiature, sconforto e voglia di andare avanti nonostante tutto. Farò tesoro dei tuoi insegnamenti e consigli (e non pensare di liberarti di me!). Una bibliotecaria non sulla carta ma nel cuore.
Prof.ssa M. BambiniCONCORSO DI POESIAMONIADELPERO:
Venerdì 19 maggio, le classi 1^A
AFM e 4^E RIM, si sono recate presso l’Auditorium S. Barnaba di Brescia per assistere alla premiazione delle loro compagne, Madalina Taranu e Maddalena Turutea, vincitrici della sesta edizione del concorso letterario Monia Delpero.
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In una sala gremita di alunni e docenti, hanno fatto gli onori di casa: Piera Stretti e lo scrittore Luca Martini, che si è occupato dell’ideazione del progetto fin dal 2016; Luca Barbieri, presidente del Cerchio degli Uomini, la signora Gigliola, mamma di Monia Delpero e Viviana Cassini, presidente del Centro Antiviolenza Casa delle Donne. Ognuno di loro ha presentato la propria realtà e portato la sua esperienza su un tema delicatissimo come quello della violenza contro le donne. A seguire, l’intervento di Gigliola che, quest’anno, oltre ad essere affiancata dalla nipote Siria, ha voluto accanto a sé gli altri suoi figli perché portassero una testimonianza diretta di cosa è stato per loro vivere quei tra-
gici momenti, seguiti alla perdita della sorella. Parole che toccano e arrivano dirette al cuore, perché non si può rimanere indifferenti. Credo fortemente nel valore di questo concorso, come ho ribadito alla Sig.ra Gigliola, ed è per questo che non manco di far partecipare gli alunni ogni anno. Forse alcuni si saranno annoiati ma le parole, dette e non dette e, la condivisione del momento, quelli non verranno scordati.
Ma veniamo ora al momento della premiazione: a turno, studenti e docenti venivano chiamati sul palco per ritirare il libretto contenente tutte le poesie selezionate, la pergamena con il loro nome e, novità di quest’anno, una targa commemorativa per l’Istituto di appartenenza. Qui di seguito troverete le poesie delle nostre alunne che, con grande coraggio, sono salite sul palco a declamare i loro versi. Complimenti ragazze!
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“ILFUTURO CI CHIAMA”Prof.ssa M. Bambini
IGNOTO LA TERRA
Guardo al futuro e vedo l'ignoto, Ho aperto gli occhi, una strada che non so dove porta. Il mondo non mi appartiene più. Il domani mi dà la sua mano morta.
Urlo, Cammino, inciampo, mi rialzo, La terra è stanca. Scorro, osservo, mi rincuoro, il presente è solo un punto di partenza. Tempeste, tristezza. Uragani, rabbia.
L’orizzonte sembra nero?
Sono un guerriero, un avventuriero, Le foreste bruciano, la mia spada è sguainata. Gli animali stanno morendo.
Il futuro è un labirinto che mi sfida. Non senti la terra chiedere aiuto?
In ogni scelta una nuova vita, ogni errore una lezione forte.
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Costruire, sognare, lottare. Non mi fermo, non mi rassegno.
Vorrei solo fare di più, Vorrei aiutarla.
Ma sono solo una bambina. Sono un sognatore, un ribelle.
Poeti del mese: William Butler
Yeats (1865 –1939) premio Nobel per la Letteratura 1923
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Cristina Campo (1923 – 1977)
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L’ANGOLO DELLA POESIA
He wishes for the cloths of Heaven
Se avessi il drappo ricamato del cielo, intessuto dell’oro e dell’argento e della luce, i drappi dai colori chiari e scuri del giorno e della notte
dai mezzi colori dell’alba e del tramonto, stenderei quei drappi sotto ai tuoi piedi. Invece, essendo povero, ho soltanto sogni, e i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi; cammina leggera, perché cammini sui miei sogni.
ultimo gradino…
acqua della vita
ho barattato, amore, con parole.
sotto mille e seicento anni di lavaimmortale
THE ANCIENT WOOD
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The door knockers destroy the roots of the elm tree. Its cry remains eluded from the madness of the brambles. A splash of sky bathes the bed of the rivulet that alone stretches its flanks in the night ...
... in the blackest night, where the cry of the tawny owls does not silence the roaring of unburied voices, where the knuckles of the poplars do not spoil the clouds of the vault and the croaking of the water does not drown the sob of the hearts.
A whisper of stars crowns the boughs. No longer do the voices of evening call, no longer wear the hours of dawn, faces now absent, hands now still. A flash of life.
Un libro
Balliamo per le strade
ti concedo questo ballo, cavaliere mio
sei un libro con la storia del mio cuore, della mia mente.
Non esiste passato senza
le tue labbra sulle mie
non esiste futuro senza
le fedi ai nostri anulari
e non esisto io, no non esisto io senza le tue parole, senza il tuo sole.
Amami questa sera e continua a ballare con me per la strada della nostra vita.
Ode alla Coca-Cola
Coca Cola, rossa e buona
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il suo buon gusto si sente in gola, zuccherata e ben fabbricata ti dà energia, forse esagerata.
Il suo gusto sembra ti dia potenza e ciò ti porta all’escandescenza
forse sarebbe meglio smettere di berla ma nemmeno io so resistere ci vorrebbe una falange obliqua
Coca Cola sei come una bella donna da guardare e non toccare.
Ti desidero giorno e notte alle macchinette sei la più desiderata, orsù dunque, dammi la carica e non mi abbandonare.
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LA BELLEZZA IN TUTTE LE SUE FORME
Lavori poetici della 4^E RIM dopo una giornata a Milano
LA BELLEZZA
Sei come il profumo del mare o come una delicata carezza quando tutto va male.
Sei come le sere d’estate con un filo di vento, a bere bevande ghiacciate e le risate sono amare.
Sei essenziale, perché rendi questa vita un po’ meno banale.
La tua presenza è indispensabile perché porti via la tristezza, come una donna inarrivabile il cui profumo è come una leggera brezza.
La tua essenza può essere pericolosa perché attiri gli uomini, come una ginestra velenosa.
Non ti riesco a capire ma è meglio così, tutti riesci a rapire come il più bel quadro di Dalì.
Ingrid Muça 4^ER
SEI BELLA COME…
Sei bella come la stazione di Brescia con i ritardi e gli ubriachi
Sei bella come la M4 con le borseggiatrici e le brevi attese
Sei bella come il duomo con i piccioni e i vucumprà
Sei bella come i navigli con l’acqua sporca e le bancarelle
Sei bella come il Thenoha con i fantasmi e gli spiriti
Lina Karim 4^ER
BELLEZZA?
A cosa serve la vostra bellezza, se siete pieni di asprezza?
E nel cuore avete solo il vuoto, senza una morale e senza un moto.
A cosa serve la vostra bellezza, se siete vuoti di allegrezza?
Quando l’umanità è dimenticata
e l’anima è amareggiata.
A cosa serve la vostra bellezza, se non è sopravvissuta la gentilezza?
Se i sentimenti li avete venduti e per il dolore non siete dispiaciuti.
Anna Chekalyuk 4^ER
SENTIRSI BENE
Siamo tutti diversi
Ed è questo che ci rende persi, Quello che per te è un’insicurezza Agli occhi degli altri potrebbe sembrare una bellezza.
Di una cosa son sicura, Che è colpa della nostra mente oscura; Ci sentiamo inferiori Perché crediamo di dover rispettare dei valori.
Ognuno di noi è bello a modo suo Tutti lo dovrebbero capire Perché questo è il segreto per guarire.
Anna Conti 4^ER
LA MAGIA DELLA BELLEZZA
La bellezza è qualcosa che ti cattura e ti lascia senza fiato
Come un tramonto in riva al mare o un bel fiore raffinato, La bellezza non è solo esteriore
Bisogna ricercarla nel profondo del cuore, La bellezza è come un quadro di un pittore Che ti illumina lo sguardo e ti rapisce come un sognatore, La bellezza sono i nonni con la loro dolcezza Che sempre ti consoleranno con una carezza, La bellezza è soggettiva Ti affascina o può essere distruttiva.
Nicole Mori 4^ER
LA VERA BELLEZZA
La vera bellezza non si trova nel bell’uomo ma spesso la trovi nello gnomo che piccolo piccolo ti travolge d’amore nonostante la sua paura ed il suo timore proverà a portarti al mare e in un soffio di vento ti farà innamorare. La vera bellezza non si trova nella ricchezza ma spesso la trovi nella naturalezza non certo in un filtro su Instagram.
Rebecca Misuraca 4^ER)
LA BELLEZZA
La bellezza è un concetto soggettivo ma anche molto impegnativo. Non so bene come dirlo basta poco per capirlo.
Il suo sorriso è accecante sembra quasi un diamante. I suoi occhi verde mare che mi fanno innamorare.
Viaggiare in giro per il mondo è tosto ma aspetto solo agosto. Prendere il sole è rigenerante come un ghiacciolo dissetante.
Anche quando mi sento sola c’è lei che mi consola. L’amicizia è essenziale Come per la carbonara il guanciale.
Per me rimani la più bella anche più di una stella. Anche se non sei come Barcellona Sei lo stesso la mia persona. Stella Toscani 4^ER
Il progetto della classe è stato coordinato dalla prof.ssa Manuela Bambini.
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LA FORZA DELLA POESIA UN INCONTRO PER LA VITA
Succede, qualche volta.
Succede che a scuola si sperimenti qualcosa di straordinario, istanti senza tempo che si dilatano e ci donano un senso, pensieri, sentimenti, emozioni condivise che mettono i brividi e non solo in senso metaforico.
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Succede raramente, ma succede. È successo anni fa e ancora lo ricordo e lo gusto. Ed è successo quest’anno con la mia 2 BT. Come tutti gli anni quando cominciamo il modulo sulla poesia ho proposto alla classe di provare a scrivere delle poesie proprie e, come sempre, la prima reazione è stata di diffidenza. Ma poi hanno accettato con straordinaria disponibilità, ci hanno preso gusto e sono fioriti bellissimi pensieri, emozioni, sentimenti che ci hanno accomunati e hanno permesso di costruire qualcosa di unico e indimenticabile.
Perché poesia è creare bellezza e novità, unità dal molteplice, è moltiplicare condividendo: un autentico miracolo di cui non finirò mai di ringraziare.
Grazie 2 BT dalla vostra professoressa
Gilda Bresciani
Riporto i temi di due alunne che presentano la loro esperienza con la poesia.
I sentimenti della poesia: dall’io al tu e al voi. Tutti noi, grandi e piccini, abbiamo sentito parlare di poesia, ma non solo a scuola. Poesia è anche ciò che ascoltate nelle cuffiette prima di venire a
scuola, poesia è la “ninna nanna” che ci cantavano prima di andare a dormire, poesia è anche la filastrocca che ormai sappiamo a memoria.
La poesia è tutto ciò che ci circonda, semplicemente con un nome diverso.
Ma ciò che studiamo a scuola? Si può definire con questo nome? La poesia si può paragonare ad una farfalla: sinonimo di libertà, naturalezza, ma se questa farfalla viene bloccata con uno spillo è ancora ciò che il suo nome richiama?
Lo stesso vale per la poesia, è facile distaccarla dalla sua realtà, dal suo essere una forma d’arte. L’unico modo per alleviare quest’intenzionale mortificazione è studiarla, “facendo” poesia. Mentre studiavamo quest’argomento, volta per volta, avevamo il compito di scrivere, di incidere con l’inchiostro parole sul foglio. Durante questo processo l’esigenza di trasmettere i miei sentimenti, i miei pensieri si faceva sempre più insistente fino a che, con la testa rovesciata sul foglio e la penna tra le mani, mi ritrovavo a scrivere concetti e sentimenti che mai prima avrei pensato di scrivere.
Valentina TonoliUn modo per comunicare, la poesia. Ma scrivere una poesia è davvero così noioso?
Spesso quando si parla di questi tipi di testi, è normale pensare a tutte le poesie che almeno una volta ci è toccato imparare a memoria e che molto probabilmente sono il motivo di questo comune allontanamento da uno dei rami più belli della letteratura.
Non vi nego che anch’io inizialmente la pensavo come voi. Quest’anno, però, abbiamo, come da programma, trattato il tema in antologia dando prima un’occhiata generale in merito all’analisi,
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qualche autore, alla struttura e ad alcune delle principali caratteristiche. Ecco sì, forse questo può sembrare un po’ noioso, ma aspettate. La nostra professoressa impostando l’argomento ci ha anche chiesto di provare a scrivere una poesia. Ho subito pensato a quanto sarebbe stato difficile e stancante dato il poco interesse che provavo. Nonostante ciò, mi sono concentrata e ho cominciato a scrivere. Le mani si muovevano da sole e tutti i miei pensieri si riversavano sul foglio. Non avrei mai pensato di dirlo, ma in quel momento ho capito davvero cosa significa scrivere una poesia. Lasciar andare tutte le sensazioni, ogni sentimento. Liberare tutto ciò che si prova riuscendo anche a trasmettere qualcosa a chi legge. Ho sempre sfogato la mia rabbia e la mia tristezza scrivendo testi, ma qui parliamo di altro: parliamo di una forma d’arte che ognuno è libero di interpretare a suo modo, spesso lasciando un segno. Mi sono sentita come svuotata, liberata, come se qualcuno avesse ascoltato i miei problemi per ore; in realtà, invece, in quella stanza c’eravamo solo io e un foglio bianco pronto a raccogliere la mia paura senza giudicarla. Poi però è arrivato il momento di leggerla in classe davanti a tutti. Non sono una persona che si è mai fatta problemi sull'esposizione in pubblico, ma in quel momento mi è salito un brivido:
senza accorgermene, in quella poesia avevo messo un pezzo della mia vita, una mia visione personale e la paura che qualcuno potesse giudicarla un po’ mi spaventava. L’ho letta. Subito dopo la stanza si è riempita di complimenti.
Ecco, questo trovo che sia uno degli aspetti e delle sensazioni migliori che la poesia ci regala: per un istante chi ascolta si immedesima e comprende quasi completamente lo scrittore. Anch’io ho ascoltato le poesie dei miei compagni e ho capito diverse realtà di cui prima ero all’oscuro.
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Non pensavo si sarebbe rivelato un lavoro così utile, toccante e “pieno di empatia”.
Se non avete mai provato, scrivete una poesia. Anche banale, su qualcosa di allegro o su un peso che vi portate dentro e che non sapete come togliere.
La poesia è uno dei modi per me migliori per comunicare, per trasmettere, ma purtroppo si sta sempre più perdendo. Non permettiamo che questo accada, continuiamo a scrivere. Siamo noi la generazione del futuro e abbiamo il dovere di far conoscere il nostro mondo a chi verrà dopo di noi.
SONO NATAIL21APRIMAVERA…
Alda Merini nacque a Milano il 21 marzo 1931 e morì a seguito di una modesta vita ricca di eventi, il primo novembre 2009, sempre a Milano. Fu una poetessa, aforista e scrittrice italiana. Visse sulla sua pelle i tragici eventi della Seconda Guerra Mondiale, che la segnarono in maniera profonda e che poi si riflessero anche nelle sue opere. Esordì come scrittrice già all'età di 15 anni grazie all'aiuto di Giacinto Spagnoletti, che pubblicò nel 1950 le sue poesie Luce e il Gobbo, all'interno dell'Antologia della Poesia Italiana. Sempre in giovane età fece amicizia con il poi noto poeta Salvatore Quasimodo. Ma purtroppo la sua carriera non fu tutta rosa e fiori, fu infatti segnata dal periodo passato in manicomio e dal suo disturbo mentale che rimarrà sino alla sua morte. Già nel 1947, all'età di 16 anni, venne internata per la prima volta nella clinica psichiatrica Villa Turro, dove le venne diagnosticato un disturbo bipolare. Ma anche da sposata e con quattro figlie, all'inizio degli anni '60 fu rinchiusa in manicomio, a seguito di una lite con il marito Ettore Carniti che decise quella sera di "chiamare il soccorso" per porre fine al contrasto con la moglie. A quei tempi per i manicomi non era ancora in vigore la legge Basaglia, dunque gli internati erano soggetti a sofferenze e violenze quasi disumane, venivano trattati da esclusi ed erano imbottiti di psicofarmaci. La Merini, inoltre, subì svariati elettroshock (ben 46) durante le sue permanenze in queste strutture. Fu nel 1979 quando Alda potè tornare definitivamente a casa a Milano e da allora decise di intraprendere la sua "missione" ovvero quella di raccontare tutti i soprusi e le torture subiti nel corso degli anni. Raccontò gli eventi fiera e combattiva, esponendosi in numerose interviste e concedendo diverse testimonianze. Ma anche in queste interviste la malattia la faceva sempre da protagonista: a volte pareva sfatta e tormentata, a volte molto curata e tenuta, spesso anche i frammenti di vita raccontati non erano combacianti. Perlei la malattia mentale non esisteva, il manicomio era una nicchia che la proteggeva dall'inferno della società, che l'avrebbe solo giudicata, criticata e non amata. Si autodefinì come la poetessa della vita e non come la poetessa della pazzia. Anche i medici che la seguirono durante il percorso della sua malattia ritennero che la creatività, la scrittura e la poesia furono gli unici aspetti lenitori nel fronteggiamento della malattia. La Merini fece della scrittura una sorta di terapia psicoanalitica personale, ogni sua poesia ed ogni suo testo fanno riferimento a tutte sue vicende personali e alla sua malattia. La sua poesia è travolgente e sorprendentemente intensa, caratterizzata da un'inso-
lita e potente tensione erotica e mistica allo stesso tempo, che la rende così innovativa per gli anni in cui visse e scrisse. Alda divenne il simbolo degli emarginati e dei vinti della vita, mantenendo però una significativa testimonianza combattiva, tramutando la propria fragilità in una forza per combattere le avversità della vita.
In onore della festa della mamma, ecco una delle più celebri poesia della Merini, dedicata proprio alla Mamma.
Tra le tue braccia
C’è un posto nel mondo dove il cuore batte forte, dove rimani senza fiato, per quanta emozione provi, dove il tempo si ferma e non hai più l’età;
quel posto è tra le tue braccia in cui non invecchia il cuore, mentre la mente non smette mai di sognare
Da lì fuggir non potrò poiché la fantasia d’incanto risente il nostro calore e no… non permetterò mai ch’io possa rinunciar a chi d’amor mi sa far volar.
Alda disse anche: “La maternità è una sofferenza, una gioia molto sofferta. Da un amante ci si può staccare, ma da un figlio non riesci”.
La figura di madre ha un profondo spessore nella società e la poetessa, come molte altre donne di ieri e di oggi, ne era a conoscenza, sia dal punto di vista di madre sia dal punto di vista di figlia.
NON POSSIAMO ESSERE INDIFFERENTI
Stamattina, la Prof.ssa Vecchio e io abbiamo accompagnato la ormai quasi inseparabile 2^BT all’auditorium del liceo Leonardo per assistere alla presentazione del libro “Fuori dai confini” da parte del procuratore della Repubblica Nicola Gratteri e del giornalista e docente di storia della criminalità organizzata all’università di Toronto, in Canada, Antonio Nicasio. Ha introdotto l’incontro Luigi Piccirillo, presidente dell’associazione culturale “Su la testa” e ha moderato il professor Mario Bruno Belsito, presidente della Rete antimafia di Brescia. Tantissimi gli spunti proposti ad una sala gremita di ragazzi silenziosi, ma attenti e partecipi; difficile estrarre “a caldo” solo alcune parole tra le tante che mi affollano la mente.
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Si è parlato dell’importanza dell’educazione e dell’istruzione come mezzi per emanciparsi e per partecipare; dell’esperienza della violenza e della responsabilità personale delle proprie posizioni: c’è chi collude, chi rimane indifferente, chi reagisce ribellandosi come i relatori.
La ‘ndrangheta (ho messo la n minuscola apposta) è stata presentata come una patologia capace di infettare anche organismi sani grazie alla sua grande adattabilità a vari ambienti; è perciò importante conoscere il suo linguaggio, sapere usare le nuove tecnologie per contrastarla efficacemente.
Sono stati individuati i metodi di riciclaggio del denaro ed è stato evidenziato come qualsiasi
scelta (ad esempio recarsi in un certo supermercato, o in una discoteca, o in un ristorante) non sia mai insignificante, ma contribuisca ad aiutare o indebolire le mafie, a maggior ragione la scelta di assumere o consumare sostanze stupefacenti di qualsiasi tipo.
Si è, infine, discusso del valore della coerenza e della libertà: Gratteri ha affermato di sentirsi veramente libero, pur con le limitazioni crescenti cui deve sottoporsi.
Alla fine, un fragoroso, interminabile applauso ha sottolineato la consapevolezza che tutti abbiamo avuto di avere incontrato dei grandi.
Gilda BrescianiMESSAGGI PER LE CLASSI QUINTE
Come mio augurio sentito ai ragazz* delle quinte, una poesia del poeta Rainer Maria Rilke, scritta mentre egli viveva la sua adolescenza:
È questa la mia lotta: traversare i giorni in preda alla nostalgia. Poi in grande e in forze mille radici spingere a fondo nella vita, e col dolore maturare, via dalla vita, via dal tempo!
Prof. Marcantonio Di PalmaLa prof.ssa Lucia Savelli dedica Itaca di Kavafis agli studenti di quinta
Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze. I Lestrigoni e i Ciclopi o la furia di Nettuno non temere, non sarà questo il genere di incontri se il pensiero resta alto e un sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo. In Ciclopi e Lestrigoni, no certo, nè nell’irato Nettuno incapperai se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga. Che i mattini d’estate siano tanti quando nei porti - finalmente e con che gioiatoccherai terra tu per la prima volta: negli empori fenici indugia e acquista madreperle coralli ebano e ambre tutta merce fina, anche profumi penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi, va in molte città egizie impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itacaraggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
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E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
Konstantinos Kavafis
Saluto al gruppo-classe di russo 5AT
Spero di avervi lasciato un buon ricordo come insegnante e un buon ricordo della lingua e cultura russa, quel tanto che basta a mantenere l’interesse e la curiosità verso questo mondo russo così profondo, misterioso e contraddittorio ma pur sempre affascinante. Dare consigli non mi piace, quindi non ve ne darò. Vi dirò quanto mi ha fatto piacere lavorare con voi e per voi, anche se solo per un anno, quanto ho apprezzato la vostra partecipazione e forza di volontà, i vostri sguardi a lezione così fiduciosi, che mi ricordavano le mie responsabilità nel trattarvi con rispetto e attenzione, mai con disonestà, superiorità o falsa ipocrisia. Ma anche le vostre parole, non tanto quelle “preparate” quanto quelle che provenivano dal cuore e dalla mente, suscitate dall’interesse e dalla voglia di esprimere la propria opinione su qualche argomento affrontato, superando a volte paure e imbarazzi. Quei momenti per me sono insostituibili.
Ни пуха, ни пера!
In bocca al lupo per il vostro futuro personale e di lavoro!
Я желаю вам счастья, здоровья, любви и
успехов в жизни!
(Vi auguro felicità, salute, amore e successo nella vita)
Laura AngeliniPER I MIEIAMATI STUDENTI DI 5°AAFM E 5°DRIM…
Cari ragazzi, A settembre entrai in classe, dicendovi subito che questo per me sarebbe stato un anno speciale: per la prima volta da quando insegno, infatti, ho la fortuna e il piacere di seguire gli stessi studenti per un arco di tempo piuttosto lungo: tre, cinque, in certi casi addirittura sei anni (e fermiamoci qui!). Vedervi crescere è stata per me un ne immensa
anno scolastico 2018/2019 io una nuova prima non la desideravo proprio: speravo mi venisse assegnata una classe del triennio, ma il Dirigente di allora non mi aveva accontentata. E meno male! Ora lo posso dire. Fin dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti, mi avete insegnato che non sempre quello che si vuole (si crede di volere, si desidera) è veramente il meglio. Il meglio per me siete stati tutti voi: chi ho conosciuto subito, chi si è aggiunto dopo dalla terza in poi, quando la 2° A si è divisa tra 3Aafm e 3Drim. Vi ho visto crescere, sono cresciuta anch prattutto quest plina: da letteratura a, oserei dire, plicata”. precisissimi nell emozioni di cui i libri parlano voi in più occasioni avete dimostrato di averle interiorizzate e dunque comprese nel profondo. Ci sono state lezioni in cui i vostri occhi brillavano di commozione, altre in cui abbiamo riso fino alle lacrime, altre
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Vi devo infine ringraziare per la forza con cui insieme abbiamo superato momenti difficili. Mi riferisco senz’altro alla pandemia e ad altri episodi dolorosi, ma anche alla visione di “Medea” di Pasolini. Sono quei film cult che restano dentro, un po’ come era stato per me a 7 anni con “Marcellino pane e vino” (questa forse se la ricordano in pochi). Non li dimentichi. Sarà più difficile senza di voi l’anno prossimo e so già che l’ultimo giorno mi farete commuovere
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con qualche sorpresa che riempirà il mio cuore di colore rosa shocking, il colore della gioia di vivere. Grazie per essere entrati nella mia vita.
Vi voglio beneLa vostra professoressa di Lettere
Rita PiliaGEMMA DONATI: LA MOGLIE DI DANTE
Nel suo romanzo, “La moglie di Dante”, l’autrice Marina Marazza ci fa conoscere la figura di Gemma Donati, moglie di Dante Alighieri. Come ci dice la stessa autrice, Gemma è sempre stata messa sempre in secondo piano. Si parla infatti sempre di Dante e Beatrice, mai di Gemma, con la quale l’illustre poeta ebbe quattro figli.
Beatrice è eterea, è la personificazione della grazia, è devota ed è perfetta in ogni suo aspetto e Dante, non può che innamorarsi poeticamente di una donna così, circondata da una luce quasi divina che lo ispira nei suoi sonetti. Questo innamoramento, tuttavia, si esaurisce nella poesia infatti Dante a Beatrice non rivolse mai la parola. Beatrice, inoltre, morì giovanissima, di parto, mentre tentava di dare alla luce il figlio di Simone de Bardi, suo marito, e questa precoce scomparsa contribuì a renderla una semi-santa agli occhi di Dante.
Gemma è esattamente l’opposto di Beatrice: è focosa, ha i capelli rosso fuoco, è pragmatica, è
passionale e ha avuto una vita difficilissima proprio a causa di Dante. Marina Marazza, che si è documentata moltissimo sulla vita e sulle usanze del tempo, ci fornisce un quadro bellissimo di questa donna: Gemma conosceva bene Beatrice (era stata persino alle sue nozze) e le due donne si parlavano; sapeva bene che Dante, di cui Gemma era innamorata, era follemente preso da questa donna e ne era gelosissima. Strano a pensarsi, ma sembrerebbe proprio che sia stata Gemma a prendere l’iniziativa con Dante, infatti la famiglia Donati avrebbe potuto aspirare a un miglior marito per Gemma: Dante non era nobile, aveva perso la madre piccolissimo e non era neppure ricco (già all’epoca, poetare non era propriamente un mestiere arricchente), insomma non era “un buon partito”. Con l’aiuto di Guido Cavalcanti, grande amico di Dante, Gemma tolse Dante dal monastero in cui si era rinchiuso, in preda ad una crisi mistica, dopo la morte di Beatrice. In questo romanzo Gemma Donati non ci racconta il Dante poeta, ma ci presenta un Dante
uomo, un Dante marito, un Dante politico ed è bellissima questa rappresentazione perché ce lo rende più umano, più simile a noi, più vero.
Ci sono degli episodi che Marina Marazza ci narra, e che sono avvalorati da fonti storiche, davvero interessanti: innanzitutto Dante era un ottimo cavaliere, sembrerebbe che il suo naso aquilino sia frutto di una ferita di guerra. Quindi il poeta era un uomo d’azione, fisicamente prestante, sapeva cavalcare e combattere. Durante il battesimo del suo primogenito ruppe con un gesto violento il fonte battesimale perché il vecchio frate che stava battezzando suo figlio, aveva fatto cadere il piccolo facendogli rischiare l’annegamento.
Dante è stato impegnato in politica, questo lo sappiamo, ma forse non tutti sanno che quando Dante fu nominato Priore nella città di Firenze egli, come tutti i Priori, dovette trascorrere due mesi – la durata del mandato – rinchiuso nella Torre della Castagna. La “reclusione” era necessaria per evitare che le decisioni dei Priori venissero influenzate da pressioni esterne e fu in questo periodo che Dante, che era irreprensibile da un punto di vista giuridico e morale, condannò Guido Cavalcanti all’esilio. Cavalcanti sarebbe poi morto in conseguenza delle febbri malariche contratte in esilio.
“Perch’i’ no spero di tornar giammai, Ballatetta, in Toscana, Va’ tu, leggera e piana, Dritt’ a la donna mia, Che per sua cortesia
Ti farà molto onore.”
(Guido Cavalcanti)
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La vera natura di Gemma Donati emerge proprio durante l’esilio di Dante: il 27 gennaio 1302. L’Alighieri venne condannato con la falsa accusa di interesse privato in atti pubblici a due anni di confino, a una multa di 500 fiorini e alla esclusione perpetua dagli uffici pubblici. Successivamente la pena venne commutata in pena di morte. Dante rifiutò di difendersi perché, secondo lui, le accuse erano totalmente infondate e prese la condanna come un affronto personale reputandola una somma ingiustizia.
A quell’epoca Gemma e Dante avevano già tre figli e a Firenze, ma non solo, la condanna all’esilio, oltre che la confisca dei beni e il pagamento di una pena pecuniaria, colpiva non solo il diretto interessato ma anche i figli i quali, al compimento del quattordicesimo anno di età, avrebbero dovuto fare armi e bagagli e raggiun-
gere fuori patria il padre colpevole. Quando Dante venne cacciato da Firenze, non aveva idea di dove andare e perciò, come la storia ci narra, vagò di corte in corte, e gli vennero confiscati tutti i beni. Ai debiti che egli aveva già contratto (si è detto che la famiglia di Dante non viveva nell’agio), si aggiunse la condanna pecuniaria. E qui ecco Gemma che si mostra in tutto il suo carattere: la donna e i figli si rifugiarono fuori Firenze dove, in un clima malsano e paludoso, lei portò avanti tutta la famiglia senza l’aiuto e l’assistenza di un uomo, e senza denaro. Gemma riuscì a farsi dare una sorta di rendita, convertita in grano, per consentirle almeno di produrre del pane e per poterlo barattare con altri beni: dopo qualche anno riuscì a rientrare a Firenze e a tornare nella casa coniugale grazie all’aiuto economico della sua famiglia di origine.
(A proposito di pane, ho scoperto, leggendo questo romanzo, che il pane toscano è senza sale perché nel 1100, in uno dei periodi di grande conflitto tra Firenze e Pisa, i pisani bloccarono ai fiorentini l’accesso alla via del sale: i fiorentini non si arresero e continuarono a panificare senza sale, e non smisero di farlo).
Pensare che una donna sola, senza denaro, con un marito esiliato, la gogna pubblica e una prole da sfamare sia riuscita a vivere una vita lunga e piena, potrebbe spingerci a paragonarla a una donna intraprendente dei giorni nostri. In realtà, la vita di Gemma Donati era la vita della maggior parte delle donne di quel tempo. I mariti erano spesso in guerra, o in carcere (non immaginiamoci neppure lontanamente un sistema giuridico come quelli moderni), se non addirittura morti: le donne dovevano accudire i figli, difendersi dagli attacchi di qualunque genere, far fronte alle necessità quotidiane, mettere insieme il pranzo con la cena. Non avevano tempo di abbattersi, di crogiolarsi in pensieri da psicanalisi: dovevano resistere e darsi da fare. La donna del Medioevo somiglia più a Gemma che a Beatrice, indubbiamente. Gemma è concreta e viva, Beatrice è l’idea di una donna totalmente inesistente che, probabilmente, nella realtà medievale non sarebbe sopravvissuta mezza giornata. Marina Marazza ce la rappresenta bene
questa donna del basso Medioevo, ci mostra tutte le sue forze e le sue debolezze: e lo fa talmente bene che Gemma Donati non può che avere tutta la nostra stima.
Sappiamo che Dante non tornò mai più a Firenze e morì a Ravenna dopo vent’anni di esilio, nonostante avesse avuto la possibilità di rientrare a Firenze due volte, pagando delle ammende e accettando di umiliarsi in una sorta di pubblico pentimento, ma egli rifiutò. Gemma ci descrive un Dante davvero cocciuto, un po’ presuntuoso che per non piegarsi costrinse i figli alla sua stessa onta: l’esilio, la condanna a morte, la pena pecuniaria. Gemma riuscì a rivedere Dante, a Ravenna, e a ricongiungersi a lui, ma la sorte non ricompensò in modo benevolo così tanti anni di sofferenza e distacco: Dante, infatti, sarebbe morto poco tempo dopo di ritorno da Venezia.
Se Dante era infatuato di Beatrice, Gemma, pur amando follemente il marito, subì il fascino di suo cugino: Corso Donati.
Corso è l’antitesi di Dante: violento, di parte, impetuoso, irascibile ...
Corso Donati, figura storica realmente esistita, rimase sempre fedele alla cugina sebbene non nutrisse grande stima per il marito, e la aiutò più volte, palesando sempre il suo amore per lei. Cercò in ogni modo di convincere Dante a scrivere una lettera di pubbliche scuse a chi lo aveva esiliato, ma sappiamo come andarono le cose. Corso è un personaggio ambiguo, eppure affascinante: rappresenta un pochino il cavaliere medievale sbruffone e violento eppure con un suo (discutibile) codice etico.
L’EDUCAZIONE SENTIMENTALE” DI GUSTAVE FLAUBERT
Leggere L’Educazione Sentimentale di Flaubert non è stato facile: ho trovato che lo stile narrativo, così descrittivo, freddo e realista, diverso da stili in cui il narratore fa trapelare le emozioni e il pensiero soggettivo, abbia reso la lettura più impegnativa, ma non per questo meno interessante, anzi.
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Grazie a questa lettura sono riuscita a teletrasportarmi nella Parigi di metà Ottocento. L'obiettività con cui vengono narrati luoghi, personaggi e avvenimenti mi ha permesso di farmi un’idea personale, non influenzata quindi dall’autore, su ciò che leggevo. Sono riuscita a comprendere e vivere le dinamiche borghesi, il conformismo sociale, il bisogno di denaro per poter vivere una vita agiata e “degna”, i dubbi e dilemmi esistenziali del protagonista, Frederic, e non solo.
In un primo momento ciò che mi ha più colpita è stato l’infatuazione che Frederic ha per Marie; grazie a quell’incontro in nave, se ne innamora follemente, il suo pensiero diventa ossessivo senza neppure conoscerla veramente, non ha modo di
innamorarsi della sua personalità, ciononostante la sua vita inizia ad avere come obiettivo quello di, in un primo momento, poterla rivedere, ma poi inizia a sperare in qualcosa di più grande, di poter diventare il suo amante. Questo amore, tuttavia, anche se si scoprirà poi ricambiato, è crudele e disilluso e non avrà mai modo di essere vissuto veramente, perché Frederic viene poi assalito dal terrore che l'amore tanto idealizzato, platonico e atteso, se diventasse carnale non sarebbe all’altezza delle aspettative e quindi vi rinuncia. Mentre è logorato da questo amore, Frederic è incapace di realizzarsi come essere umano, infatti dalla facoltà di giurisprudenza passa a quella di lettere, per poi darsi alla pittura, senza mai essere pienamente soddisfatto.
Un’altra particolarità di questo libro è la mancanza di giudizi, non solo da parte dell’autore, ma anche da Frederic stesso, infatti è come se mancassero dei valori, o forse dei limiti: non ci si sofferma mai a riflettere sul fatto che Marie, oltre ad essere sposata, sia anche una madre;
inoltre Frederic, per quanto tutto teso alla disperata conquista di Madame Arnoux, si abbandona anche ad altre relazioni amorose, che però mancano di appagamento reale. Un’altra riflessione che vorrei fare è sugli ideali e i sogni dei vari personaggi presenti nel libro che non vengono mai raggiunti: la realtà, caratterizzata da delusioni e avversità, prevale sempre.
Credo che per comprendere fino in fondo questo libro dovrei rileggerlo una seconda volta, per potermi soffermare su dettagli sfuggiti durante la prima lettura e per avere nuovamente una piacevole, e profonda, lettura che mi porti a riflettere sulla vita, sul ruolo delle persone
nella società di ieri e di oggi, sull’amore, sugli ideali e il la realtà.
Per concludere voglio ringraziare il Bookclub perché mi ha dato la possibilità di cimentarmi nuovamente nella lettura, ma soprattutto condividere e ascoltare i pensieri di altre persone sulle stesse letture, vedere come persone diverse, leggendo lo stesso libro, possono notare dettagli differenti, leggerli da un’altra prospettiva e dare loro anche un significato e una comprensione completamente differenti.
UNA VISITA SURREALE
“Il meraviglioso è sempre bello, tutto ciò che è meraviglioso è bello, in effetti solo il meraviglioso è bello”; è con questo passo, tratto dal “Manifesto del Surrealismo” di André Breton, che si apre il percorso allestito al Mudec di Milano, dedicato interamente alla storia, ai capolavori e alle curiosità della corrente surrealista. Si tratta di una mostra che sarà visibile fino al 30 luglio 2023, per cui, se siete appassionati d’arte e desiderate vivere un’esperienza all’insegna dello stupore, questa esibizione fa proprio al caso vostro. Io durante il mese di maggio sono riuscita a visitarla; sono partita nel primo pomeriggio, insieme ad un’amica, e, una volta arrivate in stazione, la strada verso il Mudec è risultata abbastanza semplice, infatti il museo è raggiungibile attraverso la metropolitana, che si ferma a soli 10 minuti di distanza. Così, verso le 15:30, è iniziato il nostro percorso strutturato in sei sezioni, che permettono di conoscere il mondo surrealista in tutte le sue sfumature; ogni ripartizione è introdotta da una citazione e da una scultura chiave, per evocare al visitatore il tema della sezione e il pensiero filosofico che l’ha ispirata, per poi diramarsi in opere d’arte, manifesti ed oggetti tipici.
L’esibizione si apre con una vera e propria introduzione alla corrente surrealista; nata nel 1924 con l’obiettivo di “rivoluzionare la mente”, essa propone uno stile non definito che va a colpire la quotidianità, permettendo alle persone di guardarla con altri occhi. I surrealisti rifiutano infatti i valori tradizionali imposti dalla società, cercando di creare una nuova realtà. A occupare il posto di "apri fila" della sezione è un’opera cardine di Dalì, che risalta fin da subito, ovvero “La coppia
con le teste piene di nuvole”; si tratta di un dipinto composto da due cornici avente la forma di due persone umane, all’interno delle quali viene rappresentato un paesaggio, che risulta tranquillo e solitario.
Fin da subito si viene immersi nell’atmosfera, non solo grazie alle opere esposte, ma anche a causa di una musica che accompagna l'intero viaggio. Le origini del Surrealismo sono raccontate soprattutto nella seconda sala: qui manifesti, libri, lettere e oggetti legati al dadaismo dominano, mostrando la forte correlazione tra le due
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correnti. Ma l’esibizione non si concentra solo sulla storia, infatti il Surrealismo viene affrontato a 360 gradi, mettendo in evidenza non solo le influenze e i temi principali, bensì anche i pensieri che si celano dietro questa immensa corrente, mostrando come si tratti, prima di tutto, di un’ideologia filosofica, che viene poi espressa attraverso l’arte. A tal proposito non deve stupire che le due sale successive siano dedicate ai temo del sogno e dell’irrazionale, tematiche legate alla grande ispiratrice del movimento surrealista: la mente. Mettendo piede nella terza sezione, si entra in una dimensione interamente dedicata all’inconscio e al pensiero umano, in quanto gli artisti surrealisti erano particolarmente legati al pensiero psicanalitico, che riteneva che il funzionamento dell’inconscio potesse essere ricostruito grazie all’analisi di sogni, desideri e fobie. Si riteneva che gli stessi surrealisti fossero i più idonei a esplorare la mente e i suoi misteri, rappresentando mondi attraverso i quali cercavano di fondere il sogno e l'inconscio con il corpo e la realtà. Ed è proprio in questi mondi onirici che si viene catapultati nella terza sezione, che si apre con una stanza interamente dedicata a Salvador
Dalì e alle sue opere più significative, tra cui “Le visage de la guerre”, un quadro che presenta un volto terrorizzato abbandonato nel deserto, la cui caratteristica peculiare è la presenza di infiniti teschi all’interno delle cavità del volto, a simboleggiare la continua presenza della guerra e degli orrori che essa produce nell’uomo; altrettanti effetti ottici sono inseriti nel quadro “Espagne”, dove l’elemento che più affascina è la sagoma di una donna della quale si nota solo un braccio appoggiato su un lungo comodino in mezzo ad un paesaggio desertico. Si tratta, dunque, di una sezione che spinge ad immaginare, ad interpretare i quadri e le installazioni presenti. È un grande occhio in movimento a accogliere il visitatore in una sala dedicata all’arte visuale, ma altrettanto affascinante è scoprire la forte correlazione tra i surrealisti e i popoli indigeni. I surrealisti, infatti, ritenevano che determinate culture fossero molto più a contatto con il mondo del sogno, ed erano particolarmente affascinati dalle loro tradizioni e sculture, ritenendole quasi magiche; per questo è stata sviluppata un’arte che potesse accostare gli elementi del surrealismo con gli oggetti etnografici, e questo aspetto non è stato di sicuro trascurato dall’esibizione, che presenta una stanza ricca di quadri, statue e manufatti.
Successivamente ci siamo spostate in una delle sezioni più capaci di stimolare lo sguardo e l’uso della creatività, una sezione ricca di opere biz-
zarre, dipinti caratterizzati da colori vivaci e numerose forme, immagini da interpretare a modo proprio. Ad essere altrettanto interessante, è la presenza di un elemento interattivo, che permette al visitatore di sentirsi veramente parte della corrente surrealista.
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Così, dopo aver esplorato mondi fantastici e misteriosi, si giunge nelle ultime sezioni; la quinta, interamente di colore rosa, in quanto dedicata all’amore e al desiderio, tematiche fondamentali per gli artisti surrealisti, che attraverso le loro opere cercano di esprimere le proprie passioni, e la sesta sezione, intitolata “Stranamente familiare”. Quest’ultima chiude il lungo percorso affrontato, con una serie di quadri e oggetti volti a sconvolgere la quotidianità e il senso di ciò che è familiare, concetto particolarmente espresso da René Magritte, attraverso quadri come “La reproduction interdite”, un quadro che rappresenta un uomo riflesso in uno specchio, che salta immediatamente all’occhio, in quanto propone una parziale riproduzione della realtà ed un elemento surreale, infatti l’uomo non è riflesso correttamente nello specchio, ma viene rappresentato il punto di vista posteriore. Infine, al centro della stanza, è presente un ultimo grande dipinto, a mio parere tra i più rappresentativi della mostra, che risulta specialmente affascinante grazie all’accostamento di elementi che fanno parte della quotidianità, ma che non hanno alcune correlazione tra loro, tutti posizionati in fila una dietro l’altro, su un lungo sentiero che sembra non terminare mai.
Termina in questo modo, con un senso di familiarità ma anche di ambiguità, il viaggio alla scoperta del Surrealismo, un percorso appassionante che permette di scoprire nuove verità e nuovi mondi, molto consigliato a chiunque senta il bisogno di staccare dalla vita di tutti i giorni e immergersi in un’esperienza affascinante.
THE KING’S SPEECH
Durante le ultime lezioni di inglese abbiamo affrontato un nuovo argomento in maniera diversa dal solito. La professoressa, dopo aver introdotto il tema e il contesto storico, ci ha fatto vedere un film: The King’s speech, il discorso del re. Il film è uscito in Italia il 28 gennaio 2011, diretto dal regista britannico Tom Hooper e si è visto assegnare numerosi premi, tra i quali 4 Oscar, 1 Golden Globe e svariati British Academy Film Award. L’abbiamo visto in lingua originale e per tutti coloro che vorranno vederlo o che l’hanno già visto magari in lingua italiana, consiglio vivamente di vederlo in inglese perché rende molto di più. Il protagonista del film è Re Giorgio VI interpretato da Colin Firth. Molti forse non hanno presente, o sanno poco di re Giorgio VI. Lasciatemi dunque fare una breve introduzione: il suo nome completo è Albert Frederick Arthur George, per i famigliari “Bertie”; fu incoronato nel 1937 come Giorgio VI per due motivi: il primo era per via della volontà di mostrare la continuità del regno, il padre era infatti Giorgio V; il secondo, quello più importante, era perché il nome “Albert” appariva troppo tedesco, quindi non era adatto ad un re britannico in un periodo storico in prossimità della Seconda Guerra Mondiale. Il suo successore sarà proprio la figlia, Elisabetta II, la regina che ha regnato per più di 70 anni il Regno Unito. Come forse molti sapranno, la regina Elisabetta II non era però destinata a diventare regina, questo perché il padre era il secondogenito di Re Giorgio V. Il successore di re Giorgio V era il figlio primogenito Edoardo, cresciuto ed educato per essere il futuro sovrano. Infatti, Edoardo da giovane prestò servizio militare e intraprese numerosi viaggi anche all’estero per conto del padre, era forte, sapeva imporsi e determinato. Si potrebbe dire che era nato per quel ruolo. Da qui vi invito a vedere il film che ci permette di entrare nel palazzo reale inglese e scoprire tutte le verità nascoste dall’apparenza dei famosi, gloriosi sovrani inglesi. Qualcosa, infatti, è andato storto e Bertie dovette salire al trono. Era conosciuto come il figlio debole, fragile, inadatto al ruolo e nessuno l’aveva mai visto come il possibile successore, anche perché fin da piccolo soffriva di un gravissimo problema che costituiva un ulteriore ostacolo per l’ascesa al potere: la balbuzie. Faceva fatica a parlare con la moglie, la Regina Madre (Helena Bonham Carter), a raccontare una semplice storia della buonanotte alle figlie Elisabetta e Margaret, a comunicare con le altre persone; la difficoltà aumentava quando doveva tenere dei
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discorsi pubblici, strumenti fondamentali per i sovrani. Fin dall’inizio del film si vedono le sue
difficoltà, che vengono anche enfatizzate perché tutti i discorsi ufficiali venivano trasmesse via radio, quindi le debolezze venivano immediatamente colte dagli ascoltatori. Bertie desiderava fortemente guarire da questo problema che lo sconfortava, che lo rendeva particolarmente sensibile e irascibile. Fortunatamente aveva al suo fianco una consorte che lo comprendeva, che lo affiancava e che amava anche tutti i suoi difetti, e due figlie amorose che vedevano il padre come un supereroe. Il futuro re però si scoraggiò sempre di più nel vedere che nessun esperto, nessun metodo riusciva a migliorare la sua situazione, quasi voleva arrendersi, ma sapeva che non poteva permetterselo.
La regina Elisabetta, la Regina Madre, un giorno sentì parlare di un certo Lionel Logue, un esperto che avrebbe potuto aiutare il marito a guarire. La donna lo contattò immediatamente sotto le vesti di signora Johnson e ottenne un incontro. Lionel era un anziano signore con una famiglia molto particolare che viveva in una stravagante casa, e nutriva il sogno di diventare un attore. Era molto bravo a recitare, partecipò a numerosi
provini, ma veniva sempre rifiutato pur essendo eccellente, questo perché aveva un’età troppo avanzata per i gusti del pubblico. Lionel incontrò presto il suo paziente e capì che si trattava di un osso duro, soprattutto quando venne a scoprire che il suo assistito era il Duca di York, costretto a mostrarsi altezzoso per imporsi. Lionel non usò metodi senza senso come il mettere una decina di palline di vetro in bocca e cercare di leggere, bensì chiese al duca di rilassarsi, sia fisicamente che mentalmente. Il rilassamento fisico e la fiducia in sé stessi sono i punti cruciali per vincere la balbuzie. Purtroppo è qualcosa del tutto inaspettato per Bertie, che all’inizio fece molta fatica ad lasciarsi andare e riporre fiducia in Lionel e in sé stesso. Tra i due nacque poi un rapporto di amore e odio, contornato da comprensione e volontà di sostenere, di spronare Bertie, da parte di Lionel. Mentre i due si incontravano nella casa che fungeva anche da ufficio di Lionel, accaddero però anche tanti cambiamenti e Bertie dovette per forza affrontare tutte le difficoltà che si ponevano davanti a lui.
Re Giorgio VI sarebbe divenuto simbolo della resistenza nazionale britannica, ma che tipo di percorso dovette fare per trasformarsi da Duca balbuziente e debole in un re forte e determinato
che durante la Seconda Guerra Mondiale si conquistò pienamente la fiducia del popolo britannico? Invito chi volesse saperne di più a guardare il film che è disponibile sia Amazon Prime Video che su Netflix.
Il film mi è particolarmente piaciuto perché mostra i segreti nascosti dalla famiglia reale e le insidie; rivela come i traumi infantili possano influenzare tutta la vita di una persona. Inoltre, anche se brevemente, ci sono scene in cui emerge il tema dell’incomunicabilità, nel rapporto tra genitori e figli. La madre di Bertie, infatti, è distaccata, è fredda, non riesce mai a dimenticare il suo ruolo da regina per dare conforto al figlio disperato per la morte del padre. Il padre è una figura forte, che lo sprona, che cerca di aiutare il figlio con i propri metodi, ma non lo comprende veramente.
The King’s Speech è in lingua inglese britannico, quindi potrebbe essere anche un ottimo strumento per migliorare in questa disciplina, infatti il lessico è molto formale e permette di conoscere nuovi modi di dire, vocali nuovi. Inoltre, è anche un ottimo esercizio di ascolto.
NON HO BISOGNO DI QUALCUNO
È in voga da qualche tempo l’applicazione “BeReal”, una piattaforma che punta a condividere, attraverso una notifica contemporaneamente inviata a tutti gli utenti, la giornata di una persona in quel momento esatto: serate in discoteca, viaggi in treno… “BeReal”, tuttavia, ha un intento più profondo rispetto a quello degli altri social: non permette l’utilizzo di filtri e dunque mostra REALMENTE, da qui il nome “Sii Reale”, come le persone trascorrono le proprie giornate.
I miei “BeReal” raffigurano generalmente due situazioni: momenti di studio e momenti in cui mangio guardando la televisione. Non vorrei sembrasse una cosa triste, ma ho sempre avuto problemi ad imparare a stare da sola ed accettare di essere sola, per questo a volte mi spaventa
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avere del tempo libero. L’idea di dover occupare un pomeriggio o una serata vuota, con il pericolo di sprecare il mio tempo, mi spaventa. Fortunatamente, nel lontano 2016, ho scoperto di non aver bisogno di qualcuno che mi aiutasse a riempire le mie giornate grazie all’esistenza della piattaforma “Youtube” che fornisce vari contenuti che catturano facilmente il mio interesse. Non vorrei sembrare esagerata, ma temo di aver passato talmente tanto tempo a cercare di riempire quell’ angosciante silenzio da aver visto tutto ciò che potessi vedere. Volevo quindi imbattermi in una storia divertente e leggera per poter “spegnere il cervello” e farmi una risata, quando su Netflix ho trovato “The Big Bang Theory”.
Contro ogni mia aspettativa non è una serie solo divertente, ma mi ha in un certo senso ispirata.
Il protagonista, Sheldon Lee Cooper, è un fisico teorico del Caltech. Proviene dalla regione orientale del Texas, negli Stati Uniti, ed ha iniziato a frequentare corsi universitari già all'età di 11 anni, conseguendo il suo primo dottorato intorno ai 15-16 anni. Sheldon è di sicuro quello che viene chiamato un “bambino prodigio” e, a causa delle sue capacità ben oltre al di fuori del comune, ritiene di essere un esemplare di essere umano ai limiti della perfezione.
Questo mi ha fatto riflettere, come può unapersona così intelligente, un vero e proprio genio, aver bisogno di qualcuno al suo fianco?
La mente di Sheldon, infatti, completamente devota alla scienza, afferma di non avere alcun motivo per dedicare il suo prezioso tempo alle futili ricorrenze umane. Egli, per questo, si rifiuta di prendere la patente di guida e, nonostante affermi di essere assolutamente in grado di superare il test, non vuole sostenerlo. Per affrontare la routine quotidiana, dunque, ha bisogno del suo coinquilino e migliore amico Leonard Hofstadter, di Amy o di Penny, per cose semplici che vanno da un passaggio fino al negozio di fumetti di Stuart alla possibilità di raggiungere l’Università per lavoro. Come si può notare nel secondo episodio della quinta stagione “L’Alternativa di Euclide”, Sheldon senza i suoi amici sarebbe perso.
Personalmente, come Sheldon, mi mette a disagio aver bisogno di qualcuno. Mi spaventa, ad esempio, la consapevolezza di dover avere qualcuno a cui chiedere gli appunti quando non sono a scuola. Mi è capitato ancora di scoprire il giorno dopo compiti o verifiche di cui non ero stata avvisata. La soluzione è non mancare mai, l’unica per non aver bisogno di qualcuno.
Più volte questo bisogno si ripresenta nelle mie giornate. Mi fa sentire in colpa ad esempio dover chiedere ai miei genitori un passaggio, o pregare il conducente del pullman di farmi salire per spostarmi in giro. Mi fa arrabbiare che debba organizzare i miei impegni in base agli orari della linea Portese - Brescia / Brescia - Portese.
Devo raggiungere i diciott’anni per non aver bisogno di qualcuno
Siamo stati però tutti dipendenti da qualcuno nel corso della nostra vita. Già da neonati non possiamo sopravvivere senza essere allattati e protetti. Da bambini e adolescenti dipendiamo dagli adulti economicamente; solo grazie a loro possiamo alimentarci, avere vestiti nuovi, avere un tetto sopra la testa, un’istruzione.
Da anziani è fondamentale avere qualcuno al nostro fianco quando siamo più deboli, come un
sostegno quando siamo ormai troppo stanchi per stare in piedi sulle nostre gambe.
Mi viene in mente la canzone di Coez, «È un mondo fatto per due, come le confezioni dello yogurt […] come le selle delle moto, come le stelle se le guardi sola […]».
Ho provato, quindi, a pensare a tutte le attività che necessitano di una partecipazione più ampia, a cui quindi non posso prendere parte da sola. Mi sono accorta che sono davvero poche. Chiedendo qua e là sono emerse idee come formare una band, partecipare a giochi di società, chattare ma mi sono resa conto che nel 2023 è possibile fare praticamente qualsiasi cosa da soli. Ci sono talentuosi artisti che sono in grado di performare da soli come un’intera band, intercambiando diversi strumenti o utilizzando le nuove tecnologie. Manca però il fascino di unire personalità, voci, stili diversi. Difficile da credere, ma è possibile pure giocare a carte, a scacchi, fare giochi di società online grazie all’intelligenza artificiale. Questa però non può replicare la tensione, la competitività e l’aria di sfida tra i due concorrenti. Anche chattare oggi non richiede una risposta da un secondo utente, ad esempio è stato aggiunto su Snapchat un “AI”, ovvero un'intelligenza artificiale che risponde in modo verosimile agli input dell’utente. L’ “AI” non può, però, imitare i molteplici vizi e difetti umani, che rendono una dinamica relazionale imperfettamente perfetta.
Nel 2023 è quindi possibile fare moltissime cose in solitudine e, per quanto riguarda la mia esperienza, mi viene in mente viaggiare. Il caso ha voluto che affrontassi sette lunghe ore di cambi tra aereo e treno sola e lontana da casa. Non nasconderò che, a differenza della bambina accanto a me, non sia riuscita a trattenere le lacrime al decollo. Ho anche certamente passato molti momenti di confusione davanti ai tabelloni con linee e orari, con la musica però, o con contorti casi di true crime nelle cuffie, le ore passavano, e trovavo rassicurante potermi sedere scomposta e occupare un treno vuoto da Taranto alle 19 di sera, realizzando di essere arrivata ogni fermata più lontana senza la guida di qualcuno. Non avevo bisogno di qualcuno.
Nel 2022 avrei odiato essere sola, e mi sarei sentita sola. Ora ho imparato a conviverci. Non nascondo che guardare i “BeReal” delle giornate degli altri in compagnia mi fa provare un po’ di gelosia, poi ricordo che non ne ho bisogno. No-
nostante ciò ho appreso come stare sola senza sentirmi sola, anche se a volte percepisco come se mi mancasse qualcosa ma… non ho bisogno di qualcuno.
Immaginando quindi che, dopo il Nobel tanto cercato, Sheldon trovi il tempo per sostenere questo “sciocco” esame di guida, viene da chiedersi se riuscirebbe ad essere finalmente indipendente? No, il suo contratto tra coinquilini decreta un piano di salvataggio per DUE persone e, inoltre, è una persona estremamente abitudinaria… per quanto ami la sua solitudine è troppo devoto alla cena del giovedì con tutti i suoi amici. Nonostante non abbia bisogno dei suoi amici, la completa solitudine rovinerebbe il suo equilibrio. Forse non lo vuole ammettere ma, nonostante la sua quasi perfezione, le persone intorno a lui lo rendono migliore. Senza volerlo, apprezza le battutine di Penny, le attenzioni di Amy, la goffaggine di Leonard, le affermazioni ovvie di Raj, l’infantilità di Howard. Sheldon può leggere un albo a fumetti, mangiare la pizza il giovedì sera, guardare Star Wars, andare al Comicon da solo… ma con i suoi amici ha un altro sapore. Forse anche un genio ha bisogno di qualcuno.
Mi ritrovo a pensare che se Sheldon fosse un robot, come ha sempre sognato, forse non subirebbe questa umana condanna. Anche gli adulti
quindi, nonostante rappresentino la fase più matura e solitamente realizzata della vita, sono indipendenti ma, in quanto persone, hanno bisogno di qualcuno. Parlo di un bisogno più profondo, che riempia loro l’anima e supporti il cuore, essere affiancati nonostante non ne sentiamo il bisogno dà un sapore diverso alle cose.
Forse quelle sette ore sarebbero passate più velocemente con qualcuno accanto. Forse l’angoscia non avrebbe vinto al decollo. Ricordo un viaggio più corto, con accanto i miei amici, quando su un treno intercity abbiamo giocato a carte, mangiato, riso il tempo correva veloce e ci siamo divertiti. Sarei sicuramente stata in grado di affrontare il viaggio da sola, ma sento sarebbe mancato qualcosa.
Alcune attività a cui inizialmente non avevo pensato e che non è possibile affrontare da soli sono innamorarsi, provare odio per qualcuno, soffrire per la morte di qualcuno, provare gelosia, tradimento, delusione. È la presenzadelle altre persone che ci rende vivi. Alcune volte dimentico quella sensazione, nonostante non sia strettamente necessaria per sopravvivere. Penso al prossimo viaggio e provo ora un tantino di sconforto forse ho bisogno di qualcuno.
Ilaria Piceni, 4°DLIL MONDO DI BARBIE
In questo articolo vi racconteremo di tutto e di più sulla bambola che sin dalla sua nascita ha rappresentato l'ideale di donna moderna, attraente e sempre all'ultima moda: Barbie!
Barbie è una linea di bambole commercializzata dalla Mattel a partire dal 1959 ed è stato il primo giocattolo con promozione televisiva. Gli spot per molti anni sono stati caratterizzati dalla melodia di Georgy Girl, hit del gruppo The Seekers. Il suo vero nome sarebbe Barbara Millicent Roberts ed è nato a Willows, in Wisconsin. Si stima che oltre un miliardo di Barbie siano state vendute in almeno 150 nazioni, e la Mattel ha dichiarato che ne vengono vendute circa tre al secondo.
Com’è nata l’idea?
Mentre Ruth Handler (1916-2002) guardava sua figlia Barbara giocare con bambole di carta, si rese conto che alla bimba piaceva dare alle bam-
bole ruoli da adulti, nonostante all'epoca la maggior parte delle bambole rappresentasse neonati. Nel 1956, durante un viaggio in Svizzera, Ruth vide in un negozio la bambola “Bild Lilli”, tratta da un personaggio dei fumetti di Reinhard Beuthen. Essa era molto simile alla bambola immaginata da Ruth, che ne comprò alcune e le portò in America, con l’intenzione di rielaborarle e metterle in produzione. Intuendo che poteva trattarsi di un'ottima idea, suggerì la trovata a suo marito Elliot, cofondatore della casa di giocattoli.
Aiutata dall'ingegnere Jack Ryan, creò la prima Barbie, a cui fu dato il nome della figlia.
La bambola, costruita in Giappone, esordì nei negozi con i capelli neri legati in una lunga coda; successivamente però sarebbe apparsa quasi sempre bionda. Nel primo anno ne furono venduti 350.000 esemplari.
Nel 1961 nacque Ken (che prende il nome dal secondo figlio), per molti anni il fidanzato di Barbie col quale lei non si è mai sposata; il loro amore
sarebbe nato su un set televisivo. Dopo 43 anni di fidanzamento, Barbie e Ken hanno deciso di separarsi. Secondo la biografia scritta dalla Mattel, Barbie è stata poi single per un periodo, nonostante un breve flirt con il surfista australiano Blaine. Nel febbraio 2011 la coppia è tornata insieme.
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Con il passare del tempo il mondo di Barbie è cambiato: il trucco, i vestiti, le case, le sue auto insomma tutto si è adattato alle mode dei periodi evolvendosi insieme alla società, così che questa bambola rimane ancora oggi uno dei giocattoli più popolari.
Barbie negli anni 60…
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Sono proprio questi gli anni che vedono la nascita della mitica Barbie!
Corpo, pettinatura e trucco rispecchiano i canoni di bellezza femminile dell’epoca: davanzale prosperoso, vitino da vespa, gambe sottili, smalto e rossetto rosso, matita nera ed espressione sofisticata. Il busto non ruotava e le articolazioni non erano snodate.
L’ inizio non fu dei migliori in quanto chi vendeva giocattoli non ne voleva sapere di acquistarla perché giudicata troppo provocante per essere destinata ai bambini. Veniva pertanto venduta nelle tabaccherie, ma il successo negli USA fu immediato. La prima in assoluto venne prodotta in due versioni, mora e bionda, con un costume da bagno bianco a righe nere e sandali neri forati. All’epoca le bambole erano “piene”, quindi pesanti, mentre la Barbie numero 5 ha il corpo vuoto e risulta quindi più leggera. Nel 1961 Barbie cambia pettinatura, ha un caschetto vaporoso chiamato Bubblecut e un nuovo costume da bagno rosso con le spalline. Il primo Ken venne venduto anch’esso in costume da bagno rosso con l’asciugamano e le ciabatte. Nel 63 viene prodotta Midge, l’amica del cuore che rimarrà indiscussa fino al 1966: in seguito non venne più prodotta, ma "rinacque" nel 1991 convolando a nozze con Allan, suo fidanzato ed amico di Ken.
Negli anni 70…
Nei primi anni 70 l’attenzione era mirata al creare bambole con corpi particolari che potessero compiere diversi movimenti. Nel 1970 uscì la Barbie Talking, che pronuncia frasi diverse, di cui esistono anche versioni rare con frasi in spagnolo. Nel 1971 prese il via una delle serie destinate ad avere più successo: Malibù, parte della linea economica e la prima con la pelle abbronzata. Nel 1977 avviene un altro importante cambiamento nel volto di Barbie: la forma del viso, gli occhi, la bocca (che si apre in un sorriso) e il design del corpo. Lo stampo di Barbie Superstar ispirato all’ attrice Farrah Fawcett ha un enorme successo e venne prodotto fino agli anni ’80.
Negli anni 80…
La Superstar la farà da padrone per tutti gli anni 80 ma evolverà il trucco: all’inizio aveva l'ombretto azzurro e rossetto corallo, successivamente sfumerà sempre di più fino ad arrivare al trucco vistosissimo che imitava le rockstar del periodo. Nacque poi la serie Dolls of the World in cui Barbie ha le fattezze e l'abbigliamento caratteristico del Paese che rappresenta, vennero create bambole dal volto ispanico e orientale, inoltre venne creata la prima Barbie dalla pelle nera. Non si intende la prima bambola Afroamericana prodotta, ma la prima bambola nera a chiamarsi Barbie. Nella metà degli anni Ottanta venne creata la Barbie di porcellana, la prima destinata ad un pubblico adulto.
Negli anni 2000…
Negli anni 90…
Nel 1992 Bob Mackie ridisegna il volto di Barbie con le labbra chiuse e più carnose. L’anno successivo vide un’altra modifica al viso ed un abbigliamento più trendy in quanto Barbie frequenterebbe l’International High School per diventare attrice. Nel 1994 venne lanciata la bambola snodata che permette di fare 1000 movimenti. Negli anni 90 apparvero le sue sorelline: Stacie la discola, la piccola Shelly e Skipper l’adolescente. Anche la famiglia di Ken si allargò con il fratellino Tommy. Il piccolo ha lo stesso stampo di Shelly e può quindi condividere abiti e accessori
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L’anno successivo uscì l’amica disabile sulla sedia a rotelle di Barbie; Becky. Inutile dire quali polemiche suscitò questa bambola.
Negli anni 2000 il busto, proprio come negli anni 60, non ruota più. Le Barbie hanno il sedere ben definito e persino l’ombelico così da portare i pantaloni a vita bassa che sono la moda del momento. Da questo periodo in poi ogni anno, vicino alle feste Natalizie, esce un film e tutta la sua linea di bambole e accessori.
Nel 2004 la notizia che sconvolge il mondo; Barbie e Ken si lasciano! Dopo l’uscita della linea California la Mattel decide di piegarsi alla frivolezza dei tempi e fa separare la coppia a causa di un’infatuazione della bionda per un bel ragazzo australiano, Blaine, conosciuto in spiaggia. Venne anche aumentato il volume della testa del 30% e tutte le Barbie e compagni prodotti d’ora in poi hanno il” testone” detto Larger.
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QUESTA BARBIE VA AL LUNARDI
Gli amanti di Barbie da qualche mese, dai primi annunci ufficiali, attendono intrepidi l’arrivo del nuovo film sfornato da Warner Bros e con produzione Mattel, che colorerà di rosa gli schermi dei cinema italiani a partire dal 20 luglio.
La protagonista del film, la ovviamente bella e iconica Barbie, sarà interpretata da Margot Robbie, mentre Ryan Gosling prenderà le vesti del biondissimo Ken dagli addominali scolpiti e sorriso a 32 denti.
Tra i membri del cast, è stata ufficializzata la presenza della cantante britannica Dua Lipa, che ricoprirà il ruolo di Barbie Sirena e parteciperà anche nella registrazione di alcune tracce che saranno nella colonna sonora.
Perciò, anche ai non interessati al ‘mondo rosa’, la pellicola sarà attraente grazie alla ricca gam-
ma di attori conosciuti a livello mondiale come Emma Mackey, Barbie Premio Nobel in fisica, Helen Mirren, il narratore della storia, e il CEO della compagnia di giocattoli, Will Ferrell, Il film metterà in atto una commedia satirica basata sul concetto di 'perfezione' insieme alle avventure della bambola più ‘trendy’, da sempre abituata alla vita perfetta di Barbie Land in cui crede di essere realmente felice.
Questo equilibrio crollerà quando verrà giudicata negativamente per la prima volta, e per questo motivo sarà costretta a fuggire verso il mondo reale, alla ricerca della 'vera felicità' a bordo della sua celebre cabrio fuxia.
Il trailer del film, rilasciato nel mese di aprile, ha permesso a tutti di assaporare un po’ quel mondo rosa tipico di Barbie, fatto di pattini a rotelle,
spiagge animate, vestiti con paillettes e tanta musica. Le scene, ironiche e divertenti, hanno ottenuto una critica positiva, e molti fan hanno anche apprezzato i vari costumi dei personaggi. Dietro alla direzione styling c’è Jacqueline Durran, costumista britannica vincitrice di ben due premi Oscar, che ha saputo riproporre il look “rosashocking” di Barbie e la tradizionale camicia con B ricamate di Ken.
Il team creativo ha inoltre lavorato ad un divertente sito web che può trasformare chiunque in un poster simile a quelli usati per le pubblicità promozionali. Migliaia sono i fan da tutto il mondo che hanno messo il proprio viso in una cornice personalizzata a tema Barbie, e anche noi abbiamo deciso di farne una dedicata al Lunardi!
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Linda D’Angelo, 4°AT Lorenzo Piturro, 4°AT
IL CUORE DEL LUNARDI
Il bar del Lunardi è sicuramente uno dei luoghi fondamentali della scuola, possiamo definirlo il vero e proprio cuore pulsante dell’istituto, non solo perché qui si può gustare qualcosa di appetitoso tra una lezione e l’altra, ma anche per i bellissimi momenti di svago e chiacchiere con gli amici. Essendo già in quinta, abbiamo sperimentato moltissimi istanti al bar da condividere insieme, e purtroppo di conseguenza per noi ne restano ancora pochi. Il consiglio che diamo a voi più giovani è quello di godervi al massimo le ricreazioni in compagnia, perché nel corso di questi 5 anni il bar non è sempre stato accessibile. I motivi per le numerose chiusure temporanee del bar sono stati sicuramente i cambi di gestione, ma soprattutto il covid. Come potete immaginare, prima del covid il bar era sempre pieno di studenti che entravano e uscivano, che aspettavano con ansia di prendere la loro merenda e di sedersi ai tavolini per mangiare con gli altri. Questa situazione idilliaca durò solamente per i primi due anni, anzi per il primo anno e mezzo, perché in terza e in quarta le speranze che il bar riaprisse erano sembrate a tutti ormai sfumate. Siamo scese parecchie volte nel seminterrato l’anno scorso, e vedere il bar completamente vuoto e inaccessibile è stato a dir poco straziante. I baristi intenti nel loro lavoro, i professori a bere il caffè insieme, gli alunni in fila ad aspettare l’ordine… non c’erano più, c’era solo buio e polvere, una visione quasi apocalittica. Invece, a settembre, qualcosa è cambiato: il bar ha ripreso a vivere di nuo-
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vo!
Questa seconda vita è stata forse ancora più vivace e intensa di quella di prima, o semplicemente noi la vediamo così adesso perché sappiamo quanto ci erano mancati il contatto umano e le pietanze appena sfornate.
I nostri preferiti
Il bar della scuola presenta una vasta gamma di bibite e pietanze, dal caffè fino ai panini con vari condimenti e, se prenotati, anche piatti di primi come pasta o risotto.
Per quanto riguarda i dolci, ciò che preferisco in assoluto è cappuccino + brioche, che può essere acquistato a soli 1.70€ con le brioches più semplici, mentre a 2€ con le girelle o le brioches di pasticceria.
Poter fare colazione in modo così accessibile permette a tutti di potersi fermare con i propri amici, e gustare una buonissima e sostanziosa colazione
stando in compagnia.
Per quanto riguarda invece il salato, le merende che più ci piacciono sono il trancio di pizza, il panino vegetariano e la focaccia al crudo. Tutti i prodotti hanno un prezzo a dir poco stracciato, perché ognuno non supera i 2 euro, anzi spesso mi è capitato di dovermi fermare a pranzo e riuscire a non sforare questo misero budget.
Oltre ai soliti panini da quest'anno è poi possibile ordinare pasta o altre pietanze calde come riso, pizza intera con condimenti e insalatone. Questi piatti permettono di pranzare in modo sostanzioso e, comunque, con prezzi sempre inferiori ai 10 euro.
Ora poi, con l’inizio del periodo più caldo, è stata poi aggiunta la granita, che permette a studenti e
professori di rinfrescarsi e gustare una bevanda molto saporita.
Oltre ai bassi prezzi la qualità è davvero migliorata, perché i prodotti freschi appena sfornati sono deliziosi e non siamo le uniche a pensarlo. Chiedendo a nostri amici e compagni abbiamo ricevuto da tutti un feedback molto positivo sul bar della scuola
"La famiglia che gestisce il bar è sempre estremamente gentile e premurosa, sono davvero bellissime persone"- Fatima
"Spesso vado a fare colazione o per merenda, la mia preferita è la pizza"- Maddalena
"Per attività scolastiche come giornalino e bookclub mi sono fermata molte volte a mangiare e mi sono sempre trovata benissimo"- Giulia
E queste sono solo alcune delle positivissime opinioni che abbiamo ricevuto chiedendo agli studenti.
Il bar è quindi diventato il vero e proprio cuore dell’IIS Lunardi!
LET THE SUNSHINE IN UN TUFFO NEGLI SCONVOLGENTI ANNI 70
maggio al teatro di Casazza alle ore 20:30. La tematica, scelta dalla professoressa Laura Vavassori, è il periodo della sua adolescenza: gli indimenticabili anni 70, periodo di buio e splendore, del sabato sera in discoteca a scatenarsi e del lunedì mattina in piazza a protestare per un mondo migliore.
Gli alunni coinvolti in questo progetto sono: Francesca Caldara 5CT, Federica Maffezzoni 5CL, Giulia D'Andrea 5DL, Chiara Castrezzati 4CL, Luca Carrus 3DR, Emma Ballini 3CL, Marcella Curtotti 3DL, Lorenzo Francioso
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1BT, Matteo Tironi 1BT, Angel Abdulaye
La frase "Let the sunshine in" può sembrare una semplice espressione inglese, ma dietro di essa si cela il lavoro duraturo e molto impegnativo di una regista professionista, una professoressa e undici ragazzi e ragazze appassionati di teatro.
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Il laboratorio teatrale del Lunardi è infatti tornato più forte di prima il 14 novembre 2022. Dopo due mesi di esercizi e riscaldamento, la regista Valentina Pescara e anche gli studenti stessi hanno scritto il copione che, dopo innumerevoli prove, verrà messo in scena giovedì 25
1AL, Mirea Giani 1AL.
Vi invitiamo tutti quanti a fare un tuffo nel passato e a conoscere quest'epoca meravigliosa!
Chiara Castrezzati, IV CL
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