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L’EDUCAZIONE SENTIMENTALE” DI GUSTAVE FLAUBERT
Leggere L’Educazione Sentimentale di Flaubert non è stato facile: ho trovato che lo stile narrativo, così descrittivo, freddo e realista, diverso da stili in cui il narratore fa trapelare le emozioni e il pensiero soggettivo, abbia reso la lettura più impegnativa, ma non per questo meno interessante, anzi.
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Grazie a questa lettura sono riuscita a teletrasportarmi nella Parigi di metà Ottocento. L'obiettività con cui vengono narrati luoghi, personaggi e avvenimenti mi ha permesso di farmi un’idea personale, non influenzata quindi dall’autore, su ciò che leggevo. Sono riuscita a comprendere e vivere le dinamiche borghesi, il conformismo sociale, il bisogno di denaro per poter vivere una vita agiata e “degna”, i dubbi e dilemmi esistenziali del protagonista, Frederic, e non solo.
In un primo momento ciò che mi ha più colpita è stato l’infatuazione che Frederic ha per Marie; grazie a quell’incontro in nave, se ne innamora follemente, il suo pensiero diventa ossessivo senza neppure conoscerla veramente, non ha modo di innamorarsi della sua personalità, ciononostante la sua vita inizia ad avere come obiettivo quello di, in un primo momento, poterla rivedere, ma poi inizia a sperare in qualcosa di più grande, di poter diventare il suo amante. Questo amore, tuttavia, anche se si scoprirà poi ricambiato, è crudele e disilluso e non avrà mai modo di essere vissuto veramente, perché Frederic viene poi assalito dal terrore che l'amore tanto idealizzato, platonico e atteso, se diventasse carnale non sarebbe all’altezza delle aspettative e quindi vi rinuncia. Mentre è logorato da questo amore, Frederic è incapace di realizzarsi come essere umano, infatti dalla facoltà di giurisprudenza passa a quella di lettere, per poi darsi alla pittura, senza mai essere pienamente soddisfatto.
Un’altra particolarità di questo libro è la mancanza di giudizi, non solo da parte dell’autore, ma anche da Frederic stesso, infatti è come se mancassero dei valori, o forse dei limiti: non ci si sofferma mai a riflettere sul fatto che Marie, oltre ad essere sposata, sia anche una madre; inoltre Frederic, per quanto tutto teso alla disperata conquista di Madame Arnoux, si abbandona anche ad altre relazioni amorose, che però mancano di appagamento reale. Un’altra riflessione che vorrei fare è sugli ideali e i sogni dei vari personaggi presenti nel libro che non vengono mai raggiunti: la realtà, caratterizzata da delusioni e avversità, prevale sempre.
Credo che per comprendere fino in fondo questo libro dovrei rileggerlo una seconda volta, per potermi soffermare su dettagli sfuggiti durante la prima lettura e per avere nuovamente una piacevole, e profonda, lettura che mi porti a riflettere sulla vita, sul ruolo delle persone nella società di ieri e di oggi, sull’amore, sugli ideali e il la realtà.
Per concludere voglio ringraziare il Bookclub perché mi ha dato la possibilità di cimentarmi nuovamente nella lettura, ma soprattutto condividere e ascoltare i pensieri di altre persone sulle stesse letture, vedere come persone diverse, leggendo lo stesso libro, possono notare dettagli differenti, leggerli da un’altra prospettiva e dare loro anche un significato e una comprensione completamente differenti.
Una Visita Surreale
“Il meraviglioso è sempre bello, tutto ciò che è meraviglioso è bello, in effetti solo il meraviglioso è bello”; è con questo passo, tratto dal “Manifesto del Surrealismo” di André Breton, che si apre il percorso allestito al Mudec di Milano, dedicato interamente alla storia, ai capolavori e alle curiosità della corrente surrealista. Si tratta di una mostra che sarà visibile fino al 30 luglio 2023, per cui, se siete appassionati d’arte e desiderate vivere un’esperienza all’insegna dello stupore, questa esibizione fa proprio al caso vostro. Io durante il mese di maggio sono riuscita a visitarla; sono partita nel primo pomeriggio, insieme ad un’amica, e, una volta arrivate in stazione, la strada verso il Mudec è risultata abbastanza semplice, infatti il museo è raggiungibile attraverso la metropolitana, che si ferma a soli 10 minuti di distanza. Così, verso le 15:30, è iniziato il nostro percorso strutturato in sei sezioni, che permettono di conoscere il mondo surrealista in tutte le sue sfumature; ogni ripartizione è introdotta da una citazione e da una scultura chiave, per evocare al visitatore il tema della sezione e il pensiero filosofico che l’ha ispirata, per poi diramarsi in opere d’arte, manifesti ed oggetti tipici.
L’esibizione si apre con una vera e propria introduzione alla corrente surrealista; nata nel 1924 con l’obiettivo di “rivoluzionare la mente”, essa propone uno stile non definito che va a colpire la quotidianità, permettendo alle persone di guardarla con altri occhi. I surrealisti rifiutano infatti i valori tradizionali imposti dalla società, cercando di creare una nuova realtà. A occupare il posto di "apri fila" della sezione è un’opera cardine di Dalì, che risalta fin da subito, ovvero “La coppia con le teste piene di nuvole”; si tratta di un dipinto composto da due cornici avente la forma di due persone umane, all’interno delle quali viene rappresentato un paesaggio, che risulta tranquillo e solitario.
Fin da subito si viene immersi nell’atmosfera, non solo grazie alle opere esposte, ma anche a causa di una musica che accompagna l'intero viaggio. Le origini del Surrealismo sono raccontate soprattutto nella seconda sala: qui manifesti, libri, lettere e oggetti legati al dadaismo dominano, mostrando la forte correlazione tra le due correnti. Ma l’esibizione non si concentra solo sulla storia, infatti il Surrealismo viene affrontato a 360 gradi, mettendo in evidenza non solo le influenze e i temi principali, bensì anche i pensieri che si celano dietro questa immensa corrente, mostrando come si tratti, prima di tutto, di un’ideologia filosofica, che viene poi espressa attraverso l’arte. A tal proposito non deve stupire che le due sale successive siano dedicate ai temo del sogno e dell’irrazionale, tematiche legate alla grande ispiratrice del movimento surrealista: la mente. Mettendo piede nella terza sezione, si entra in una dimensione interamente dedicata all’inconscio e al pensiero umano, in quanto gli artisti surrealisti erano particolarmente legati al pensiero psicanalitico, che riteneva che il funzionamento dell’inconscio potesse essere ricostruito grazie all’analisi di sogni, desideri e fobie. Si riteneva che gli stessi surrealisti fossero i più idonei a esplorare la mente e i suoi misteri, rappresentando mondi attraverso i quali cercavano di fondere il sogno e l'inconscio con il corpo e la realtà. Ed è proprio in questi mondi onirici che si viene catapultati nella terza sezione, che si apre con una stanza interamente dedicata a Salvador
Dalì e alle sue opere più significative, tra cui “Le visage de la guerre”, un quadro che presenta un volto terrorizzato abbandonato nel deserto, la cui caratteristica peculiare è la presenza di infiniti teschi all’interno delle cavità del volto, a simboleggiare la continua presenza della guerra e degli orrori che essa produce nell’uomo; altrettanti effetti ottici sono inseriti nel quadro “Espagne”, dove l’elemento che più affascina è la sagoma di una donna della quale si nota solo un braccio appoggiato su un lungo comodino in mezzo ad un paesaggio desertico. Si tratta, dunque, di una sezione che spinge ad immaginare, ad interpretare i quadri e le installazioni presenti. È un grande occhio in movimento a accogliere il visitatore in una sala dedicata all’arte visuale, ma altrettanto affascinante è scoprire la forte correlazione tra i surrealisti e i popoli indigeni. I surrealisti, infatti, ritenevano che determinate culture fossero molto più a contatto con il mondo del sogno, ed erano particolarmente affascinati dalle loro tradizioni e sculture, ritenendole quasi magiche; per questo è stata sviluppata un’arte che potesse accostare gli elementi del surrealismo con gli oggetti etnografici, e questo aspetto non è stato di sicuro trascurato dall’esibizione, che presenta una stanza ricca di quadri, statue e manufatti.
Successivamente ci siamo spostate in una delle sezioni più capaci di stimolare lo sguardo e l’uso della creatività, una sezione ricca di opere biz- zarre, dipinti caratterizzati da colori vivaci e numerose forme, immagini da interpretare a modo proprio. Ad essere altrettanto interessante, è la presenza di un elemento interattivo, che permette al visitatore di sentirsi veramente parte della corrente surrealista.
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Così, dopo aver esplorato mondi fantastici e misteriosi, si giunge nelle ultime sezioni; la quinta, interamente di colore rosa, in quanto dedicata all’amore e al desiderio, tematiche fondamentali per gli artisti surrealisti, che attraverso le loro opere cercano di esprimere le proprie passioni, e la sesta sezione, intitolata “Stranamente familiare”. Quest’ultima chiude il lungo percorso affrontato, con una serie di quadri e oggetti volti a sconvolgere la quotidianità e il senso di ciò che è familiare, concetto particolarmente espresso da René Magritte, attraverso quadri come “La reproduction interdite”, un quadro che rappresenta un uomo riflesso in uno specchio, che salta immediatamente all’occhio, in quanto propone una parziale riproduzione della realtà ed un elemento surreale, infatti l’uomo non è riflesso correttamente nello specchio, ma viene rappresentato il punto di vista posteriore. Infine, al centro della stanza, è presente un ultimo grande dipinto, a mio parere tra i più rappresentativi della mostra, che risulta specialmente affascinante grazie all’accostamento di elementi che fanno parte della quotidianità, ma che non hanno alcune correlazione tra loro, tutti posizionati in fila una dietro l’altro, su un lungo sentiero che sembra non terminare mai.
Termina in questo modo, con un senso di familiarità ma anche di ambiguità, il viaggio alla scoperta del Surrealismo, un percorso appassionante che permette di scoprire nuove verità e nuovi mondi, molto consigliato a chiunque senta il bisogno di staccare dalla vita di tutti i giorni e immergersi in un’esperienza affascinante.