Anno 22 Numero 2
I.I.S. LUNARDI - BS
Febbraio 2014
OVVERO, COME RESTARE VIVI IN SITUAZIONI DI EMERGENZA “La stagione delle piogge può rappresentare un beneficio per le terre aride, ma anche un fattore di danno per la città e i cittadini. Le normali precipitazioni possono mutare in tempesta d’acqua o in perturbazioni più violente – danneggiando strutture e persone -. I bollettini meteo della Protezione Civile informano la popolazione sulle condizioni meteorologiche del Paese, grazie alle attività di previsione e monitoraggio attuate del servizio meteorologico dell’Aeronautica Militare. È considerato stato di allerta meteo quel determinato tempo meteorologico che può provocare danni a cose e persone; in base all’evento (meteorologico) e all’entità del danno che da questo può derivare esistono tre gradi di allerta: livello di allarme 1 (danni di piccola entità) livello di allarme 2 (danni di media entità) livello di allarme 3 (gr avi danni e ci si può trovare anche in pericolo di vita)” http://www.protezionecivile.gov.it/ jcms/it/rischi.wp Nubifragi, alluvioni, terremoti, disastri… la nostra povera Italia sicuramente è a rischio, e così anche i suoi abitanti… alzi la mano chi non si è mai trovato in condizioni critiche almeno per un’ora: non è simpatico ricevere l’avviso di allerta e a volte non si sa nemmeno cosa bisogna fare, scappare, ma dove? Nascondersi? Rifugiarsi sui tetti? In realtà ogni allerta ha le sue
regole che cambiano a seconda del tipo di calamità e su questo rimandiamo al sito della Protezione Civile. A noi resta una serie di riflessioni: cosa può causare simili danni? Si poteva prevenire? Sarà vero che il costo delle emergenze supera i 550 milioni di euro quando la prevenzione ne costerebbe solo 400 mila? Mentre chiudiamo questo numero è in corso l’ennesima inondazione, questa volta a Roma. E anche questa volta ci sentiremo dire che si poteva evitare… La redazione
ALLERTA ALLERTA! Il termine allerta nasce dalla locuzione avverbiale all’erta, che in italiano, già dai primi del ‘500, ha assunto il significato generico di ‘rimanere desto, vigilante, guardingo’. La locuzione stare all’erta – o anche la semplice esclamazione all’erta! – nasce da un’espressione del linguaggio militare che significava originariamente ‘stare su un’altura (per poter vedere in tempo l’arrivo dei nemici)’ e che poi ha acquisito il significato più generico di ‘stare attenti, vigili’. Nel linguaggio militare l’espressione era usata in vari contesti, ma si è poi cristallizzata soprattutto nei richiami che si scambiano le sentinelle coi superiori come All’erta! –All’erta sto!: richiami che servivano per verificare che la sentinella sia in piedi e non dorma. In particolare, il so-
stantivo erta indica una salita con una forte pendenza, una costa scoscesa, o anche semplicemente un luogo in alto, un’altura. Il termine oggi non è più di uso comune ma è talvolta utilizzato per nominare strade o piazze (ad esempio, nella via fiorentina erta canina). La locuzione avverbiale all’erta (con il significato di 'stare in piedi' e poi quindi di 'stare vigili') ha dato vita alla forma univerbata ('mantenersi allerta') e poi al sostantivo ('stato di allerta') con il significato di preallarme. In particolare, per quanto riguarda il sostantivo, nessun dizionario riporta la data della sua prima attestazione, ma una ricerca in Google Libri permette di risalire al terzo/ quarto decennio del XIX secolo quando il termine viene usato esclusivamente in testi di storia militare. In altri settori il sostantivo si diffonderà solo più tardi, grazie soprattutto ai notiziari meteorologici Fonte sito Accademia della Crusca
IN QUESTO NUMERO: Consumo del suolo in Italia pag. 2 2011: l’alluvione di Genova pag. 3 L’alluvione in Sardegna
pag. 6
Un disastro dimenticato
pag. 7
Dissesto idrogeologico
pag. 8
L’italia sta sparendo
pag. 9
Pianeta Musica
pag. 10
SEVAC Concesio
pag. 11
Oroscopo 2014
pag. 12
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LUNARFOLLIE
Il consumo del suolo in Italia In rapporto ai dati dell’Ispra (Istituto dell’istruzione Superiore per la protezione e ricerca ambientale) l’Italia è uno tra i paesi dell’UE a consumare maggiormente suolo (è al 4 posto nella classifica dei paesi europei sul consumo del suolo) causando impatti negativi quali: frammentazione del territorio, riduzione della biodiversità, alterazioni del ciclo idrogeologico e modificazioni climatiche. Il Paese perde quotidianamente 70 ettari di suoli. Milano e Napoli hanno cementificato il 60% del proprio territorio. Si è passati dal 2,8% del 1956 al 6,9% del 2010. In altre parole, sono stati consumati in media, più di 7 metri quadrati al se-
REDAZIONE Floriana Bancu Marta Benerini Caterina Bertaggia Sara Ghanami Erika Maifrini Laura Maloku Erika Zini
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Direttore responsabile: prof.ssa Marina Raggi Vice Direttore prof. Mauro Toninelli
condo per oltre 50 anni. Questo vuol dire che ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una pari alla somma di quella di Milano e Firenze. Delle 60 principali città italiane
oggetto del monitoraggio ambientale solo 20 hanno adottato piani urbanistici. Nel caso della Lombardia il territorio nel Nord Milano è da tempo compromesso: l’esempio è Bresso, il comune
Composizione e stampa a cura di Lino Martinazzoli
Lunarfollie viene pensato, prodotto, stampato e distribuito presso il CIMP dell’ IIS “A. LUNARDI” via Riccobelli, 47 Tel. 030/2009508/9/0 Fax 030/390996 Email: lunarfollie@lunardi.bs.it
LUNARFOLLIE che ha consumato più suolo nel decennio 1999/2009 con un passaggio dall’87% al 95,1%. Andando più indietro nel tempo con una vera e propria analisi storica, è Arese il comune che è cresciuto di più, in pratica di 11 volte, dal 1954 al 2009. Un dato alto anche per Lainate e Cologno Monzese cresciuti intorno a 7 volte. Non solo in Italia, quello del consumo del suolo è un problema continentale: in Europa le aree urbanizzate crescono non solo attorno alle grandi città ma si diffondono anche intorno a città più piccole e nelle aree rurali. L’obiettivo della UE di consumare ettari pari a zero entro il 2050 potrebbe rivelarsi inefficace. Tempi troppo lunghi per un’attuazione che dovrebbe avvenire, se non immediatamente, al massimo in uno spazio di qual che anno. Evidentemente la situazione non è ancora così grave da scomodare i comuni ad applicare leggi per monitorare l’ambiente, se non agiamo subito l’Italia sarà ricoperta da cemento considerando che si consumano 70 ettari al giorno. Francesca Fabbri 1° BT
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2011: L’ALLUVIONE DI GENOVA L'alluvione di Genova del 4 novembre 2011 si è verificata a seguito di fortissime precipitazioni (Ciclone Mediterraneo Rolf che hanno registrato punte superiori ai 500 mm in poche ore in diverse zone di Genova e provincia. Ne è scaturita l'esondazione dei torrenti Bisagno e Fereggiano e la piena dei torrenti Sturla, Scrivia e Entella. L'ultimo precedente grave di alluvione genovese è quella del 7-8 ottobre 1970, quando morirono 44 persone nelle stesse zone colpite nel 2011 per la caduta di quasi 900 mm d'acqua in poco più di 24 ore Lo stato di Allerta 2 si è prolungato per diversi giorni in tutta la Liguria, eccetto il Tigullio e la provincia della Spezia che sono in stato di Allerta 1. I centri più colpiti sono stati quelli di Genova nei quartieri di Quezzi, Foce, Molassana, San Fruttuoso, Marassi, Brignole, Quarto e Nervi e i comuni di Recco e Camogli. L'alluvione è seguita a breve distanza a quella verificatasi il 25 ottobre nell'area delle Cinque Terre e della Lunigiana che ha provocato 12 vittime e
1 disperso. Eventi Le piogge eccezionali, già previste da qualche giorno, sono iniziate la sera del 3 novembre per poi continuare tutta la notte tant'è che a metà mattinata del 4 novembre il livello dell'acqua del Bisagno giunge a toccare il livello di guardia, con la conseguente evacuazione dei piani bassi in diversi edifici, come scuole e negozi. Verso le 13:00 del 4 novembre erano già caduti circa 300 mm d'acqua, concentrate in particolare sull'alto bacino del torrente Fereggiano, affluente di sinistra del Bisagno, il cui livello è passato da 1 a 4 metri di altezza. Ma è nel primo pomeriggio nel quartiere di Marassi sotto la pioggia incessante che si compie il disastro: sul torrente Fereggiano, a seguito delle incessanti piogge che raggiungono ora un cumulativo di 500mm, giunge improvviso e devastante un picco di piena eccezionale che impossibile da contenere nel suo letto (per gran parte urbanizzato e coperto) supera abbondantemente argini e spallette dilagando letteralmente nel tratto coperto di Via Fereggiano: in pochi minuti la strada si trasforma in un vero e proprio fiume in piena alto oltre un metro di altezza che spazza via decine e decine di automobili e motorini, allaga androni e negozi, e causa sei vittime. Da qui l'onda devastante giunge poi in corso Sardegna dove nello stesso modo travolge altre decine di automobili sino alla
4 confluenza con il Bisagno, che nel frattempo intorno alle 13:50 esonda in sponda destra presso Borgo Incrociati, nel punto precedente il suo tratto di corso coperto di Viale Brigata Bisagno. Da qui vengono allagate diverse zone della città, oltre la stessa Borgo Incrociati anche, in particolare, buona parte della zona di Brignole, dove l'acqua sommerge anche un lungo tratto iniziale di Via XX Settembre, travolgendo auto e cassonetti e allagando gli androni dei palazzi. Nel frattempo le acque del Bisagno tracimano anche in sponda sinistra allagando la zona orientale e la bassa Valbisagno nella zona di piazzale Adriatico dove sommergono ampie zone residenziali con punte anche di 2 metri di altezza. A Molassana in Località Olmo (via E. Bernardini) l'acqua alle ore 13:40 ha raggiunto una quota, rispetto al piano stradale, di 2,40 metri. A causa del nubifragio è stato chiuso il tratto Genova-Sestri Levante dell'autostrada A12, tra l'allacciamento con l'A7 e Genova Nervi, in direzione di Livorno, e in direzione opposta tra Genova Est e Genova Nervi. Il traffico aereo e ferroviario è stato bloccato. A causa di una frana tra le stazioni di Rossiglione e Campo Ligure è stata chiusa anche la ferrovia Ovada-Genova. Ci sono stati problemi alla viabilità nel Golfo Paradiso sulle strade collinari di Sori, Recco e Camogli, lungo la provinciale Recco–Camogli in largo Felicina Casabona, in località Migliaro al confine tra i due comuni e sulla
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via Aurelia a Mulinetti. Sono risultate allagate Camogli molti quartieri di Recco e un tratto dell'A12 tra Recco e Rapallo con lo svincolo di Recco principale interessato. Sempre a Recco, dove sono caduti 40 mm d'acqua in 4 ore, in seguito alla piena dell'omonimo torrente, è stato evacuato un asilo. Si è dovuto intervenire a Moconesi sulla 225, strada transitabile a senso unico alternato per la caduta di alcuni sassi. Anche la provinciale tra Recco e Camogli risultava essere allagata e l'A12 interrotta all'altezza del casello di Nervi Il 5 novembre si sono registrati danni anche nel Tigullio, come a Cavi di Lavagna dove uno stabilimento balneare è imploso provocando danni per mezzo milione di euro e un altro ha subito danni al suo bar per duecentomila euro. Tra Chiavari e Lavagna il torrente Entella è arrivato a toccare i limiti degli argini senza però esondare. Tra Santa Margherita e Portofino la mareggiata ha danneggiato la "Costa dei Delfini" che divide le due città. A
Camogli un fulmine si è abbattuto sul tetto di una casa provocando un incendio domato dai vigili del fuoco e causando l’evacuazione degli abitanti dello stabile. Si sono poi verificate una serie di piccole frane e smottamenti a Uscio, Lumarzo e numerosi alberi caduti a San Lorenzo della Costa, a San Martino del Vento (San Colombano) e a Ognio (Neirone). Nella notte tra il 5 e il 6 novembre in provincia di Savona si sono verificati dei black out elettrici così come allagamenti di garage e scantinati. Una frana si è staccata lungo la statale 226 tra il ponte Savignone e Casella (provincia di Genova) tagliando in due la Valle Scrivia. Lo smottamento ha provocato la rottura delle tubature del gas metano e Casella e Montoggio sono risultate essere senza gas. Per ripristinare la situazione ci vorranno tra i quattro e i sei mesi. La sera del 6 novembre una tromba d'aria si è abbattuta su Alassio danneggiando locali e strutture sulle passeg-
LUNARFOLLIE giate, in piazza Italia e allagando degli scantinati in borgo Barusso. A Calice (provincia della Spezia), dopo continui cedimenti nelle strade si sono spalancate delle voragini. A Monesi (provincia di Imperia) tra il 6 e il 7 novembre sono caduti 300 mm di pioggia mentre a Sanremo è stato evacuato un palazzo di sei piani, abitato da 25 famiglie per un totale di 40 persone. Sul Ponte della Pace che divide Chiavari da Lavagna si nota una crepa che taglia in due l’asfalto fra due piloni come se una delle campate si fosse spostata, forse a causa della piena dell’Entella dei giorni precedenti. Sul posto sono accorsi i vigili del Fuoco che hanno chiuso il traffico e già nel primo pomeriggio hanno riaperto il ponte. Si è registrata poi un'altra frana a Savignone che ha causato la chiusura della Strada Provinciale 10. Vittime Le vittime ufficiali sono 6, tutte decedute in via Fereggiano: una donna albanese con le sue due bambine di 1 e 8 anni e la vicina di casa, una 19enne rimasta schiacciata da una
5 macchina e un'altra donna arrivata esanime all'ospedale. Più di un migliaio di persone sono state sfollate da Genova e dai centri limitrofi. La procura della Repubblica di Genova ha aperto un fascicolo sulla morte delle 6 persone e il sindaco del capoluogo Marta Vincenzi ha proclamato il lutto cittadino per il 7 novembre, giorno in cui si è celebrato il primo funerale: quello di Angela Chiaramonte, che ha salvato il proprio figlio nell'androne del suo palazzo in via Fereggiano prima di morire insieme alla vicina albanese e le bambine. Cause e aspetti controversi Nonostante l'evidente eccezionalità delle piogge che hanno causato l'alluvione, i loro effetti disastrosi hanno aperto molte questioni sull'assetto idrogeologico del territorio soprattutto in relazione alla cosiddetta "Messa in sicurezza dei rii della città di Genova" al momento ben lungi dall'essere completata. Oltre a ciò ha scaturito l'esondazione dei torrenti anche la mancata realizzazione dello scolmatore e il fatto che i torrenti genovesi sono brevi e hanno una scarsa portata e se il mare è agitato l'acqua marina blocca il flusso del fiume cau-
sandone l'esondazione. Al contrario le acque dei torrenti fluiranno in mare. Per questo dal giorno dopo l'alluvione il sindaco della città Marta Vincenzi è stata duramente contestata da alcuni cittadini. Il giorno dopo, intervenendo a Domenica in e Pomeriggio Cinque, ha dichiarato: « Porterò per sempre le vittime di questo disastro sulla coscienza. La responsabilità ce la prendiamo tutti e io per prima. L'angoscia per quello che è accaduto in questi giorni rimarrà per sempre. Sarà un segno dal quale non potrà più prescindere la mia vita personale. Quello che è accaduto non ha avuto eguali per i modi e per i tempi. D'ora in poi ogni allarme 2 lo trasformo nella chiusura di tutta la città. » Il 7 novembre Il Secolo XIX ha pubblicato una notizia secondo la quale il comune avrebbe mandato alcune e-mail solo alle 15.35 del 4 novembre per raccomandare alle scuole di custodire gli alunni anche oltre il normale orario scolastico. Conseguenze Le scuole in tutta la provincia di Genova sono rimaste chiuse dal 5, giorno dopo l'alluvione, fino al 9 novembre. La partita dell'undicesima giornata del campionato di Serie A 2011-2012, Genoa-Inter inizialmente prevista per il 6 novembre, è stata rinviata al 13 dicembre a causa del perdurare delle avverse condizioni meteo e dell'allagamento di alcuni settori dello Stadio Luigi Ferraris che si trova a Marassi, in una delle zone più colpite Floriana Bancu 5O
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ALLUVIONE IN SARDEGNA 18 novembre 2013. Un giorno decisamente funesto per la nostra Sardegna. La notizia ha fatto il giro dei giornali e dei canali televisivi ma qui, oggi, vorremmo raccontarvela ancora una volta. Per rendersi conto di quello che è effettivamente accaduto, per farsi domande, per avere le idee chiare. Il 18 novembre 2013 la Sardegna è stata messa in ginocchio da un’alluvione che ha causato la morte di quasi 20 persone, tra i quali si contano 4 bambini, a causa di un ciclone – “Cleopatra” – che ha distrutto tutto quello che ha incontrato sul suo cammino. La parte dell’isola maggiormente colpita dalla tragedia è la zona del centro-nord, in particolare la zona di Olbia, dove le vittime sono 13. A causa di “Cleopatra” sono esondati fiumi, torrenti e canali di smaltimento per le acque piovane, dove si sono accumulati detriti che hanno causato lo straripamento delle acque. In molti quartieri di Olbia le acque hanno raggiunto i piani alti delle abitazioni. Le calamità naturali non possono essere controllate, questo è ovvio, ma non si parla sempre di “prevenzione”? Di “ misure di sicurezza” in casi come questo? E allora la domanda che ci si pone è: quali misure erano state prese, a loro tempo, per eventuali episodi del genere? Le indagini portate avanti hanno messo in evidenza «un deficit di pianificazione» senza la quale non è possibile evitare tragedie. Lo ha detto il capo della Prote-
ancora attuati causano, infatti, gravi conseguenze sui trasporti. Le priorità rimangono la ricostruzione, in particolare, della rete viaria e delle infrastrutture che servono al turismo nella zona perché, da non dimenticarsi è che la Sardegna è una zona prevalentemente turistica, e la mancanza di quest’ultimo potrebbe definirsi disastroso per la sua economia. Triste situazione, quindi, quella sarda, per la quale si prevede una fase di ripresa di circa due anni. Ma dai propri errori si impara, e dopo un’alluvione che ha distrutto il paese qualcosa è effettivamente cambiato. L’attenzione e la prevenzione, adesso, sono salite di classifica nella lista delle priorità del paese colpito. Un esempio? Il programma avviato dalla Protezione Civile in collaborazione con alcune scuole medie della regione, con la quale s’intende istruire i ragazzi sulle norme di comportamento da seguire in caso di emergenza, al fine di evitare altri episodi di morti evitabili e rallentamento dei soccorsi in futuro. Augurando quindi ogni bene e una veloce ripresa alle famiglie colpite e alla regione nella sua interezza, speriamo che in futuro si riescano ad evitare altre stragi come questa.
la forza distruttrice dell’acqua zione Civile Franco Gabrielli in audizione alla Commissione Ambiente della Camera, ricordando che nel bollettino di «criticità elevata» emesso dal Dipartimento e relativo alla Sardegna erano previsti possibili danni e possibili vittime. Afferma infatti che molto si poteva fare, che nulla è stato realmente fatto e che molte irregolarità hanno peggiorato la situazione: un esempio lampante da lui citato è quello relativo all’abitabilità dei seminterrati, “perché questi sono i presupposti che ci portano a raccattare morti in giro per l’Italia”. Problemi e norme non rispettate sarebbero alla base del tragico evento accaduto. La situazione non è di certo migliorata nel momento in cui, cessato l’allarme, si sarebbe dovuto pensare ad una ricostruzione delle zone colpite, dei ponti distrutti, delle case allagate. A distanza di mesi, infatti, molti dei lavori di ristrutturazione indispensabili ancora non sono ancora nemmeno iniziati. Il ponte di Oloè, sulla strada che collega Oliena a Dorgali, ne è un chiaro esempio. L’acqua ne aveva provocato il cedimento del manto stradale. I lavori di ripristino non
Erika Zini 5O
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UN DISASTRO DIMENTICATO
Il primo dicembre 2013 è stato commemorato il 90° anniversario del crollo della Diga sul Gleno. Come questo giorno, nel 1923, la diga, il cui bacino si riempì d'acqua qualche giorno prima a causa di forti piogge, si aprì un varco di 80 metri e sei milioni di metri cubi d’acqua travolsero l’intera Val di Scalve (Bergamo) provocando vittime nel giro di pochissimo tempo. Allagò per primo il villaggio di Bueggo e proseguì per un'altra manciata di paesi fino a raggiungere il lago d’Iseo, alzandone il livello di un metro e mezzo. I morti furono più di 500, ma un numero preciso non è mai stato stabilito. Il 3 dicembre 1923 il Re Vittorio Emanuele III e Gabriele D'Annunzio andarono nella cittadina di Darfo per commemorare le vittime. Scriveva D'Annunzio in una lettera inedita indirizzata al suo amico legionario Manlio Barilli, trovata 3 anni fa da Giuliano Fiorani, un appassionato di storia locale: “Mio caro Manlio, i tuoi fiori
erano legati da un filo di lontana tristezza: dal ricordo della sciagura dalmatica. E, prima di sera, la tristezza mi travolgeva con l' empito delle acque dell' Oglio. Orrore, sopra orrore! Ho sognato di avere anch'io la faccia coperta di fanghiglia, come un cadavere di Darfo. Il mio vero male è l' anima. E non posso né debbo parlare della mia anima. Sono tornato da Darfo con la morte in me, con una morte operaia che dentro mi lavora incessantemente. Soffro, e mi accresco, Soffro e mi rialzo. Soffro, e abomino quel che di me è tuttora grezzo e impuro” Durante la sua visita donò 6500 lire al Comitato di soccorso che si era appena costituito e poi era tornato a Gardone segnato dai danni del disastro che aveva visto di persona, turbato e scosso. La diga fu costruita fra il 1919 e il 1923, anno in cui entrò in attività, iniziò a fornire energia elettrica all’intera valle. Le autorizzazioni erano state concesse in ritardo, il progetto cambiato man mano veniva innalzata e i materiali
usati erano scadenti. La diga crollò quattro mesi dopo la sua entrata in funzione e i testimoni che visitarono le rovine confermarono che carriole, travi di legno e ogni genere di materiale venne recuperato per la costruzione dei pilastri e delle arcate. Ma quanti sanno di questa tragedia e quanti la ricordano? Il “relitto” della diga è ancora in piedi, che con la sua tetra imponenza ostruisce la vista mozzafiato della paradisiaca vallata bergamasca... È giusto così? È giusto che quel mastodonte rimanga lì, intatto? Secondo me sì. Nessuno sa cosa è successo ed è dovere che si sappia. Magari un giorno, mentre si fa un'escursione in Val di Scalve, si scoprono i resti, che sicuramente non passano inosservati, e sarà automatico chiedersi “Quale sciagura si è abbattuta qui?”. Sono sicura che se si organizzassero gite nella vallata, la sensazione di paura, stupore ma anche di indignazione nascerebbero spontanee nel cuore di chi la guarda. Sono persuasa che lasciarla così com'è sia la cosa migliore da fare affinché le generazioni odierne e future sappiano a cosa porti la superficialità... Una testimonianza, un monumento, alla stupidità, all'egoismo umano, alla mancanza di scrupolo, la cui vittima è l'innocenza dei più umili. Fonti: Corriere della Sera (http:// archiviostorico.corriere.it/2010/ dicembre/01/ Ero_anch_nel_fango_come_co_ 7_101201044.shtml) (http://www.popolis.it/
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Durante la prima parte dell’anno scolastico in geografia abbiamo approfondito un argomento che ci tocca molto da vicino: IL RISCHIO DEL DISSESTO IDROGEOLOGICO. Il dissesto idrogeologico è l’insieme di processi morfologici (frane, alluvioni, trombe d’aria ecc..) che modificano il paesaggio naturale in tempi relativamente rapidi, spesso con un impatto disastroso sul territorio coinvolto. QUALI POSSONO ESSERE LE CAUSE? L’azione dell’uomo e le continue modifiche sul territorio. (Abusivismo edilizio, estrazione illegale di inerti, disboscamento indiscriminato, cementificazione selvaggia, abbandono delle aree montane e agricoltura intensiva). In Italia il rischio di frane e alluvioni interessa 2 comuni su 3. Sui circa 8000 comuni italiani. -1700 comuni sono a rischio di frane -1285 comuni sono a rischio di alluvioni -2596 comuni sono a rischio sia di frane che di alluvioni. Il 41% delle vittime per catastrofi naturali sono dovute a fenomeni idrogeologici. Dal 1918 l’Italia è stata colpita da oltre 5 mila grandi alluvioni e più di 11 mila frane, con una media annua di circa 220 fenomeni. Nonostante ciò le regioni più a rischio sono: Calabria, Umbria, Valle d’Aosta, Marche e Toscana. I dati dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca dell’Ambiente) stimano che il 5,7% della superficie è a elevato rischio di FRANA ed il 4,1% è la superficie a rischio di INONDAZIONI, per un totale di 9,8% di SUPERFICIE A ELEVATO RISCHIO. (Dati del 2011). Tra il 1963 e il 2012 si sono contate 5192 vittime per FRANE e 1580 vittime per INONDAZIONI. Anche il consumo di suolo è aumentato notevolmente dal 1960 al 2010: nel 1960 il consumo di suolo era pari al 2,8%, nel 2010 siamo arrivati a ben 6,9% di consumo del suolo. FONTI: appunti presi in classe; “Italia un territorio fragile, articolo preso da: LA STAMPA”; sito di Legambiente. Anna Draghici 1DT
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Tante sono le tragedie che spesso vengono dimenticate, e fra queste vi è probabilmente quella dell'esondazione del Tanaro. Il 5 e il 6 novembre 1994 il Piemonte fu colpito da una tremenda alluvione che causò l'esondazione del Po, del Tanaro e di altri affluenti minori. Le province che rimasero maggiormente colpite furono quelle di Cuneo, Asti e Alessandria. Le vittime furono 70, e gli sfollati 2226. L'acqua travolse tutti i centri abitati posti sulle rive, soltanto a Cuneo ci furono 45 crolli fra ponti e viadotti, e ciò causò non pochi problemi alla viabilità. La zona che subì i maggiori danni fu quella tra il comune di Ceva e la confluenza con la Stura di Demonte in prossimità di Cherasco. Sebbene molti di noi non fossero nemmeno a conoscenza di questo evento, la tragedia e le immagini di quel giorno non hanno mai abbandonato la memoria di coloro che quei momenti li hanno vissuti, ed è giusto esserne a conoscenza.
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Il nostro paese ha un deficit del suolo agricolo di quasi 49 milioni di ettari e riesce a coprire poco più dei consumi di tre italiani su quattro. La causa principale di questa perdita è la cementificazione, infatti ogni 5 mesi viene cementificata una zona pari a Napoli. Dal 1950 le città sono cresciute del 78% mentre la popolazione solo del 33%; dagli anni ’70 i campi e pascoli sono diminuiti del 27%, non riuscendo più a soddisfare gli italiani e importando prodotti dall’estero, in particolare dall’est.
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Negli ultimi decenni si è verificato un paesaggio nuovo, quello della città diffusa costituita da vaste aree periferiche dove non è possibile individuare un confine netto tra città e campagna, si è verificato soprattutto nei paesi occidentali più avanzati. Respingere l’abbandono dell’agricoltura ma soprattutto impedire la perdita di suolo e bloccare la cementificazione sono gli obiettivi che l’Italia deve darsi per tutelare il compatto ambientale e agricolo. In numerose città è presente un interesse di sviluppo soste-
nibile adottando piani di rispetto per l’ambiente, delle aree verdi e del benessere dei cittadini potenziando il verde pubblico e privilegiando i mezzi pubblici per le biciclette. FONTI: libro di testo “Salviamo il paesaggio”, . Camilla Zanini 1DT Camilla Maestrini 1DT
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Le catastrofi hanno da sempre portato gli uomini ad avvicinarsi, e a sostenersi l’un l’altro. Donazioni e raccolte fondi sono state fatte per aiutare le popolazioni colpite da calamità naturali. Il mondo della musica si è più volte stretto attorno ad esse, come per l’Abruzzo e l’Emilia Romagna. In quest’ultimo caso 13 artisti si sono offerti di esibirsi gratuitamente, per devolvere l'intera cifra ai terremotati e aiutarli nella ricostruzione di una scuola. I biglietti venduti sono stati 150.153 biglietti per la cifra totale di circa 3.8 milioni di euro. Un discorso simile si può fare per quando riguarda il terremoto dell’aquila del 2009. Cinquantasei tra i più grandi artisti della musica italiana si sono riuniti per aiutare a raccogliere fondi per sostenere gli interventi di ricostruzione, consolidamento e restauro del Conservatorio “Alfredo Casella” e della sede del Teatro Stabile d’Abruzzo dell’Aquila. Questo gruppo, denominato “Artisti Uniti Per L’Abruzzo”, ha realizzato gratuitamente “Domani 21/04.2009” cover di una canzone di Mauro Pagani del 2003. La prima telefonata è stata quella tra Jovanotti e Giuliano dei Negramaro , successivamente si è unito Mauro Pagani, e il passaparola ha fatto in modo di riunirli tutti in meno di una settimana. Non si era mai vista un’iniziativa con un cast così ampio e vario in Italia, ed il risultato è stato sorprendente. Il ruolo della musica è sempre stato importante per la comunità. La musica fa da colonna sonora nei momenti di difficoltà e nei momenti di festa, ci aiuta ad elaborare le emozioni. Proprio per questo l’intervento fatto dai nostri cantanti è stato significativo, e quando talvolta ti capita di riascoltare uno di questi pezzi alla radio, non puoi fare a meno di ricordarti a cosa essi siano legati. La musica è perciò anche un mezzo che ci consente mantenere viva la memoria e non dimenticare. Laura Maloku 5M
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Il Dipartimento di Protezione Civile nasce nel 1982. È un organo della Repubblica Italiana preposto alle attività di protezione civile. Esso si occupa a livello nazionale della previsione, prevenzione, gestione e superamento di disastri, calamità umane e naturali, di situazioni di emergenza di eventi straordinari ed in generale anche ad attività di difesa civile. Ho intervistato il presidente del gruppo SEVAC di Concesio, sig. Giovanessi Lelio. La SEVAC (squadra ecologica volontari antincendio Concesio) è un’associazione di protezione civile specializzata nello spegnimento di incendi boschivi.
Quando nasce la SEVAC a Concesio? Nasce nel 1981, per iniziativa di alcuni amici che avevano a cuore la salvaguardia del patrimonio boschivo. Da chi ricevete aiuti economici? Dal comune di Concesio con un accordo di convenzione annuale per attività varie sul territorio.
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In quali incidenti importanti siete intervenuti? Siamo intervenuti nei terremoti più importanti come in Irpinia, in Puglia, in Umbria, a Salò e in Abruzzo.
Da chi parte l’ordine di intervenire? La partenza viene attivata dall’assessorato provinciale di Protezione Civile oppure dalla Regione Lombardia. Quanti volontari siete nella squadra SEVAC di Concesio? Attualmente siamo in 41 di cui 8 donne. Chiunque può entrare a far parte della squadra? Bisogna partecipare ad un corso? È sufficiente essere maggiorenni e partecipare ad un corso base organizzato dalla provincia di Brescia. L’esperienza più “soddisfacente”, al quale avete dato tutto il cuore… Senza dubbio il terremoto in Abruzzo nel 2009. Erika Maifrini 5^E
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Ariete: Quest'anno inizierà a rilento, soprattutto nel mese di febbraio in cui ci saranno alcune fonti di agitazione, ma vi rifarete a partire da Luglio. Recupererete ottimismo e serenità e la stagione estiva darà impulso a nuove idee; Agosto e Settembre saranno i mesi migliori dell'anno. Le questioni di cuore passeranno in secondo piano rispetto all'impegno lavorativo che vi coinvolgerà. Toro: Quest'anno vorrete eliminare i rami secchi e troncare alcune relazioni non essenziali per fare nuove esperienze, in quanto siete pronti ad accogliere novità nella vostra vita. Sono favoriti i viaggi e gli spostamenti e in amore avrete modo di chiarire alcuni malintesi. Gemelli: Quest'anno vi riserva numerosi cambiamenti positivi, inoltre raccoglierete meriti nel lavoro soprattutto se sarete in grado di investire e usare le vostre capacità al meglio. Il periodo migliore per avere conferme in amore sarà tra Febbraio e Marzo. Cancro: C'è aria di rinnovamento, soprattutto in amore e sul lavoro. Potrete contare sulla protezione di Giove e Saturno nella professione, tuttavia non mancheranno le insoddisfazioni dovute alla poca chiarezza che aleggia nell'aria e ad alcuni dissapori.
LUNARFOLLIE
Leone: Il mese di febbraio sarà un po' difficile, soprattutto sul lavoro, ma quest'anno potrete dare una svolta significativa alla vostra vita sentimentale. Da luglio la vostra situazione economica migliorerà, e lo stesso vale per il lavoro. Se saprete cogliere le giuste occasioni avrete una grande soddisfazione.
Vergine: Le stelle sono molto positive e potrete realizzare alcuni vostri desideri. Procedete con moderazione e a piccoli passi, senza stravolgimenti, e l'orizzonte sarà roseo. A Luglio sarete molto ottimisti, inoltre ad Agosto proverete un forte desiderio di cambiare. Bilancia: Quest'anno è iniziato in salita, con molti pensieri e preoccupazioni, ma da fine Maggio sarete baciati dalla fortuna, sia in campo lavorativo che affettivo. Scorpione: il mese di Febbraio sarà per voi molto positivo e dovrete prendere alcune importanti decisioni; quest'anno con un po' di sforzo potrete realizzare le vostre aspirazioni e verrete premiati con successo,
ma tenete d'occhio la situazione economica. Sagittario: I primi mesi dell'anno saranno un po' difficili, soprattutto sul fronte lavorativo, e vi troverete a dover affrontare delle discussioni. Le cose miglioreranno, soprattutto dopo l'estate, sarete alla ricerca di cambiamenti e ritroverete la vostra positività. Capricorno: Quest'anno è iniziato in modo complicato e con alcuni dubbi, ma da fine estate vi sentirete liberati e avrete voglia di aria nuova. Non eccedete con le spese voluttuarie e tenete sotto controllo la vostra situazione economica. Acquario: Il 2014 sarà per voi ricco di novità, positivo soprattutto nella prima metà dell'anno, anche se avrete alcune difficoltà economiche nel periodo estivo. Procedete con cautela e accortezza, vi verrà richiesto maggior impegno per raggiungere i vostri obbiettivi. Pesci: Si prospetta un anno sereno, ricco di opportunità concrete, di vantaggi economici e soddisfazioni morali.. Per soddisfare i vostri desideri dovrete avere più fiducia in voi stessi e un maggiore ottimismo; non è tempo per fermarsi, farsi prendere dalla pigrizia o lamentarsi .