Inserto Speciale n.3

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Inserto 3

Presentiamo il secondo inserto sullo studio, suggerendo una lettura attenta. Lo riteniamo particolarmente importante nel secondo quadrimestre in cui è in gioco il lavoro di un intero anno scolastico.

8. NELLO STUDIO E' UTILE DEFINIRE I LIVELLI DI ASPIRAZIONE Il livello di aspirazione si può riferire ai voti che si desidera ottenere, oppure alla qualità o profondità degli apprendimenti: per esempio, si può memorizzare un contenuto, lo si può analizzare, comprendere, applicare a situazioni diverse da quelle presentate dal testo, approfondire più di quanto sia stato richiesto dall'insegnante. Quando tu riscontri un'apprezzabile discrepanza tra il livello di aspirazione e i risultati ottenuti, significa che qualcosa non funziona: o il livello di aspirazione è troppo alto, o lo sforzo è insufficiente, o le tecniche di studio adottate sono inadeguate o si sono formate delle barriere di tipo emotivo, ecc. Bisognerà quindi cercare le cause e porvi dei rimedi. Un livello realistico di aspirazioni può costituire uno stimolo per lo studio.

9. LO STUDIO RICHIEDE ELABORAZIONE PERSONALE

Alcuni studenti pensano che studiare significhi "attaccarsi" alla mente alcune nozioni senza bisogno di nessuna elaborazione attraverso il proprio pensiero. Questo tipo di studio è stato definito "apprendimento per adesività" (Le vecchie maestre parlavano di appiccicarsi le nozioni con la saliva!). Ora succede spesso che al momento dell'interrogazione, quando aumenta l'ansia per la situazione di verifica, c'è una grande spinta a liberarsi delle nozioni appiccicate, come ci si libera di qualcosa di scomodo e inutile, senza nemmeno prendere in considerazione l'insegnante che è lì a ricevere e ad ascoltare. Lo stesso insegnante si sente un contenitore nel quale senza senso, ordine o ritmo vengono rovesciate delle cose scomode. Anch'egli si infastidisce. L'allievo a sua volta si rende conto della violenza che sta esercitando sull'ascoltatore e questo aumenta la sua tensione, che si esprime nella confusione mentale, nella difficoltà della adeguata ricerca lessicale e in un certo balbettio. Questa tensione può diventare insopportabile e incontenibile, fino a scaricarsi, dopo l'interrogazione,

Febbraio 1994 nella sudorazione e in esplosioni di rabbia in alcuni o di pianto in altri. Per evitare queste situazioni, è importante che il materiale da apprendere sia organizzato, secondo qualche criterio che ne renda possibile la rielaborazione e quindi l'assimilazione attiva nelle strutture mentali dello studente. Il processo di assimilazione presuppone che si possa agganciare tale materiale a degli "ancoraggi", a delle idee di riferimento stabili e comprensive già presenti nella mente. Nello studio bisogna tener presente che l'apprendimento è progressivo: i nuovi apprendimenti si fondano su apprendimenti precedenti, non si parte mai da zero. Da qui l'importanza di conoscere e possedere i prerequisiti per i nuovi apprendimenti e, parimenti, di studiare in maniera progressiva una materia senza lasciare dei vuoti. Molti insegnamenti sono programmati a spirale: perciò le carenze che si possono creare per mancanza di studio programmato avranno conseguenze negative nel medio e lungo periodo.

10. I RISULTATI DELLO STUDIO SONO VALUTATI

Lo scopo fondamentale dello studio è apprendere (informazioni, tecniche, abilità, concetti, ecc.); è però necessario verificare se tali obiettivi siano stati raggiunti e in quale misura. Tu stesso devi verificare il raggiungimento degli obiettivi del tuo studio, la valutazione dell'insegnante deve aiutarti ad autovalutarti: questo a livello generale. Anche quando stai studiando devi costantemente accertarti se si verificano apprendimenti: non devi limitarti a riconoscere la materia che hai studiato, a vedere se ti risulti familiare. Identificare gli argomenti è soltanto il primo livello del processo di apprendimento. Devi invece dimostrare a te stesso se hai compreso gli argomenti e se sei in grado di applicarli. Una forma utile per accertarsi se si siano compresi certi argomenti consisterà nello scriverli o recitarli, logicamente, non a memoria. E' conveniente che l'accertamento sia totale e non parziale (per esempio, limitato alla prima o all'ultima parte di un capitolo). Quando l'accertamento si riduce a constatare il riconoscimento di ciò che si è appreso e la familiarità con esso, si produce una falsa sensazione di apprendimento

11. LO STUDIO E LE LEZIONI PRIVATE

Il ricorso alle lezioni private è un segno o di insufficienza della scuola o di insufficienza dell'alunno, intendendo in quest'ultimo caso una situazione in cui, per svariate cause, il "normale"tempo scolastico non basta allo studente. La lezione privata non e e non può essere solamente una forma di "ripetizione" di ciò che si fa in classe e neppure


2 esclusivamente una forma di istruzione; essa deve essere concepita come una attività didattica-educativa, altrimenti il suo vantaggio rimane temporaneo e soprattutto non assicura il processo di maturazione che ogni apprendimento che sia tale possa assicurare. "L'insegnante privato" non può ridursi ad aiutare a eseguire i compiti ma deve riuscire a capire le difficoltà dello studente e contribuire a far maturare in lui le necessarie capacità di impegno e di comprensione. Esiste il grave rischio che lo studente si appoggi "al precettore" e trovi comodo farsi aiutare per "fare meno fatica". Il "precettore", a sua volta, scopre che è più facile sostituirsi allo studente che guidarlo nello studio. Inoltre, il "precettore" svolge un ruolo messianico per la famiglia, mentre l'insegnante viene colpevolizzato per gli insuccessi dei figli. E' possibile che il precettore si trovi bene in questo ruolo messianico e quindi sottolinei la responsabilità dell'insegnante contribuendo così a non identificare le vere cause dell'insuccesso. E' bene che il ricorso alla lezione privata sia evitato o almeno riservato a quei casi eccezionali (assenze prolungate da scuola; situazioni affettive particolari che interferiscono sui processi di apprendimento, mancanza, in età scolastica avanzata, di adeguati metodi di studio) e per periodi ben determinati. Anche il "precettore" deve fissarsi degli obiettivi precisi nel suo intervento di sostegno ed essere in grado di attrezzare nel breve periodo l'alunno, affinché proceda in seguito da solo.

12 ORIENTAMENTI PER L'ORGANIZZAZIONE DELLO STUDIO PERSONALE Il passaggio di grado, cioè dalla scuola dell'obbligo alla scuola superiore, comporta una serie di cambiamenti. Compagni, insegnanti, metodi di insegnamento e materie nuovi. Adattarsi a situazioni nuove è sempre un problema per tutti, anche per chi, come te, e più disposto ai cambiamenti. Quando questi sono numerosi, troppo rapidi e profondi, richiedono un appoggio dall'esterno, dalle persone che ti circondano. Qui faremo riferimento principalmente al cambiamento dello stile scolastico, del tuo ruolo di studente, pur essendo consapevoli che questo è uno dei tanti cambiamenti della tua adolescenza e forse nemmeno il più importante. Ti aiutiamo a riflettere su questa tua nuova situazione di studente delle secondarie e ti proponiamo degli orientamenti che ti possono servire per affrontarla serenamente, alleviare tensioni e ansie ed evitare sorprese poco gradite alla fine dell'anno scolastico. Certamente conoscerai le statistiche sui rimandati e i respinti tra gli alunni del primo anno e, a buona ragione, ti potresti preoccupare. Quali sono le cause di questi insuccessi? Sarebbe lungo esaminarle tutte: alcune di esse sfuggono al tuo controllo, altre invece si possono chiaramente individuare in modo da poter approntare una strategia per superarle. Qui analizziamo soltanto quelle che dipendono dalla tua attività di studente, sia durante le lezioni, sia durante il lavoro svolto fuori da scuola. Cominciamo da queste ultime: infatti quando uno studente va male si sente dire:" Studia poco, è uno svogliato, non

gli piace studiare; per studiare, studia ma poi non ricorda; a casa studia tutto il giorno ma quando è interrogato non riesce ad aprir bocca; cerca di studiare, ma è sempre così distratto; studia, è sempre sui libri ma non riesce lo stesso a mantenere il ritmo". In realtà molti ragazzi studiano, anzi sono una categoria di lavoratori abituata a fare straordinari: infatti tra scuola e studio personale impiegano giornalmente 9 o 10 ore! E, nonostante tutto, non sempre rendono. E' possibile lavorare e non rendere? Nell'attività scolastica pare che sia frequente. Allora ecco delle indicazioni che ti possano aiutare in modo che il tuo studio sia più efficiente (impiegare tempi relativamente brevi per raggiungere lo scopo) e più efficace (ottenere apprendimenti più solidi e durevoli).

1 IL CAMBIAMENTO DELLO STILE SCOLASTICO La scuola è cambiata perché tu sei cambiato. · Nelle elementari eri un bambino, ti mancava una chiara consapevolezza del tempo e dipendevi dalla maestra a scuola e dalla mamma a casa: erano i tuoi genitori che organizzavano il tuo tempo . - Nelle medie, come preadolescente, avevi qualche spazio in più di libertà, però a scuola ti seguivano ancora molto da vicino: il lavoro maggiore era svolto in classe, per casa ti rimaneva relativamente poco e potevi contare sull'aiuto dei genitori. - Ora, nelle superiori, ti sei accorto che il carico di lavoro è notevole, le esigenze sono aumentate e diversificate, gli insegnanti puntano sulla tua responsabilità e i genitori non sono sempre in grado di seguirti. Crescendo occorre che gli orari siano decisi e vissuti con autonomia e responsabilità. Costa, ma è la legge o, se vuoi, la sfida della vita. Devi quindi imparare a gestire il tuo tempo altrimenti rischi di affogare. Devi imparare a organizzare la tua vita e in particolare, la tua giornata, con criteri differenti da quelli utilizzati durante i tre anni della scuola media per rispondere sia alle nuove richieste della scuola, sia alle tue esigenze interne di crescita. Ricordati che alla fine di questi cinque anni riceverai un documento che attesterà la tua maturità, una qualifica che non dovrebbe limitarsi agli studi ma riferirsi alla tua personalità... e maturità significa essere autonomo, essere creativo, essere in grado di gestire la propria vita con dei


3 criteri personali. Cambiare il proprio stile di lavoro non è un compito facile, perché ogni cambiamento di abitudini e di atteggiamenti richiede una forte motivazione e la ferma decisione di opporsi ad abitudini già strutturate precedentemente.

2. LA PIANIFICAZIONE DEL TEMPO DI STUDIO

Iniziare la scuola superiore non significa, come qualcuno potrebbe pensare, che si debba dedicare tutto o gran parte del proprio tempo allo studio. E' stato accertato sperimentalmente che non esiste una correlazione positiva in questo senso, cioè che sempre al maggior tempo dedicato allo studio debba corrispondere un miglior successo scolastico. Si ritiene invece che, assicurato un tempo adeguato allo studio, l'apprendimento dipenda più dalla qualità del lavoro che dal tempo impiegato. Quindi è opportuno partire con alcune regole sulla distribuzione razionale del tempo di studio, per poi presentare le tecniche che possono rendere più efficace l'attività di studio. Un'adeguata pianificazione del tuo tempo di studio ti consentirà di includere nel programma settimanale svariate attività di carattere ricreativo e formativo che rendono più armonica e integrale la tua crescita: inoltre potrai disporre di maggior tempo per stare assieme agli amici e ai genitori. Per poter apprezzare la validità di questa operazione, ti elenchiamo alcuni vantaggi che si ottengono dalla pianificazione del tempo di studio.

3 VANTAGGI DERIVATI PIANIFICAZIONE

DALLA

1. La pianificazione dell'orario di studio ti permette di distribuire in modo equilibrato le attività giornaliere e settimanali partendo dai tuoi bisogni, dalle tue capacità e dalle tue condizioni particolari. 2. Ti consente di avere a tua disposizione del tempo necessario per realizzare tutto il lavoro scolastico, distribuendolo su un opportuno arco di tempo e di evitare così di accumulare materia di studio per il giorno prima della prova o dell'interrogazione, con conseguenze negative a livello emotivo (aumento dell'ansia). 3. Ti assicura un apprendimento realmente effettivo, poiché ciò che si studia viene fissato nella memoria e organizzato in forma più sicura nella mente. 4. Acquistando l'abitudine di studiare determinate materie in un momento e in luogo determinato, si aumenta la capacita di concentrazione, con notevole vantaggio per la comprensione dei contenuti. 5. Infonde sicurezza e fiducia in te stesso: supererai stati di ansia e di nervosismo che non poche volte giocano brutti scherzi prima e durante le interrogazioni e i compiti in classe. 6. Ti offre la possibilità di disporre maggior tempo libero da dedicare ad altre attività importanti come quelle sociali, artistiche, sportive, musicali, espressive, ecologiche e religiose o semplicemente per stare con amici e familiari. 7. Ti fa evitare la perdita di tempo che deriva dal dover decidere ogni volta sul da farsi. Non sono pochi gli studenti che impiegano più tempo per decidersi a studiare e che cosa studiare, che a impegnarsi nello studio!

4 UNA GIORNATA TUTTO STUDIO !

Prima di presentarti delle norme per pianificare il tuo studio, ti invitiamo a riflettere su questo caso. Claudia, studentessa di prima ragioneria, giunge a casa da scuola alle 13,15. Pranza guardando un programma alla TV. Finisce di pranzare verso le 13,45 e continua a guardare il programma televisivo perché desidera rilassarsi un poco. Verso le 14,30 comincia a farsi l'idea che oggi dovrà sgobbare molto perché il giorno dopo ci saranno un compito in classe d'inglese, un'interrogazione di scienze, poi storia, matematica e un compito di steno. Mentre sta terminando la telenovela comincia a pensare se sia meglio studiare scienze o far subito il compito di steno, o magari prepararsi per il compito d'inglese e lasciare il resto alla fine. Ormai ha deciso: farà prima steno, che è più semplice e piacevole, poi vedrà se studiare inglese o scienze. Ma ecco che si fa viva la mamma, che non voleva disturbarla mentre era intenta a vedere la televisione: fa le solite mille domande sulla scuola ricevendo al massimo dei monosillabi. Alla fine le chiede il favore di portare un pacchettino alla nonna che abita al piano dl sotto. Claudia sbuffando scende dalla nonna che la intrattiene qualche minuto con altre domande. Alle 15.00 ritorna in casa decisa ad affrontare lo studio. va in camera, si appresta a sedersi alla propria scrivania, ma poi pensa che sarebbe meglio andare in salotto: c'è più luce, il tavolo è più comodo e poi si può dare una sbirciatina alla televisione. Deciso, prende il tutto: libro, matita, quaderno e si sposta in salotto. Appena si siede squilla il telefono. E' la sua amica Lucia che muore dalla voglia di informarla che tornando a casa ha visto Marco con Silvia: dieci minuti di commenti e battute, poi si parla della mattinata e si accenna al programma di fine settimana. Riattacca. Ritorna al tavolo e si accorge che non ha portato la gomma va in camera a prenderla. Si siede di nuovo, apre il testo per iniziare l'esercizio, ma non sa qual è, si era scordata di segnarlo quando l'insegnante stava uscendo dall'aula. Subito fatto, si alza e telefona a Carlo, che stava in quel momento ascoltando musica. Qualche commento, qualche battuta spiritosa, poi Carlo la informa che il compito di steno non era per il giorno dopo. Meno male! La musica che era giunta dall'altra parte del filo le


4 ricorda che Laura ieri le aveva prestato una cassetta nuova di Michael Jackson. Allora va a piazzare nel salotto il suo registratore per ascoltare musica, va in camera a prendere il libro di inglese e si sdraia sul divano. Mentre si lascia trasportare dalla musica ripete mentalmente i verbi irregolari. Sono le 15,45. La musica e il divano la rilassano tanto che Claudia tende a chiudere gli occhi. Da poco ha sentito i quattro colpi dell'orologio del campanile, ed ecco si precipita nel salotto il fratello che arriva dalle lezioni pomeridiane della scuola media. E' sfinito per la lunga giornata scolastica, ha bisogno di liberare la mente di tutta la tensione accumulata: si getta sul telecomando della TV. Sulla musica di Michael Jackson risuonano i laser del serial giapponese. Una protesta, una risposta, un insulto ed è subito baruffa. Interviene la madre a mettere pace, poi il verdetto: Claudia deve ritirarsi a studiare in camera sua. Piena di rabbia, prende i libri e ritorna in camera.

Il telefilm su rete uno oggi non si può perdere, poi si sa che termina verso le 22.00 e quindi ci sarà ancora un po' di tempo per studiare prima di addormentarsi.

Nessuno la capisce ... ah, nel diario Giorgio le ha scritto qualcosa di carino! Lo prende, lo sfoglia e per dimenticarsi del fratello e della madre che non la capiscono, col pensiero è all'angolo della strada a parlare con Giorgio. A farla riatterrare in casa è il profumino di un toast che il fratellino sta preparando. Pianta lì tutto e va a frugare nel frigorifero. Ritornando in camera si ferma un momento per vedere come termina una scena alla TV.

- provano grosse difficoltà a incominciare a studiare, - perdono il loro tempo saltando da una attività all'altra - non hanno un luogo e un orario fisso per lo studio, - studiano in posizioni poco convenienti (sdraiati sul divano, a letto), - interrompono frequentemente le loro attività con telefonate, chiacchere o sono continuamente disturbati dai familiari, - mentre studiano non riescono a concentrarsi e a liberarsi da altre preoccupazioni, - si lasciano dominare dall'ansia che scaricano su presenti e lontani - studiano in base alle esigenze del giorno dopo, - non usano tecniche adeguate per i vari apprendimenti, - non utilizzano le ore di lezione come attività di apprendimento prendendo appunti o facendo schemi, - confidano in mezzucci come copiare o ricevere suggerimenti che non contribuiscono certamente alla cultura.

Sono quasi le 17.00. E' in camera di fronte al libro, conta i verbi che deve studiare a memoria, brontola un accidente alla professoressa, poi calcola il tempo che dovrà impiegare per impararseli a memoria. Si ricorda che deve anche studiare scienze e rivedere un capitolo di storia, perché non si sa mai se la prof. interroga o spiega. Basta, adesso riprende a ripetere i verbi irregolari, ma il tutto è troppo monotono e si stanca rapidamente. Cosi prende il testo di scienze. Cerca sul diario l'argomento della lezione spiegata due giorni prima. Sono quattro fitte pagine d'informazioni sulla cellula. Comincia la lettura, ma dopo il primo paragrafo si accorge di non aver capito nulla. Si ricorda che quel giorno, mentre la prof. spiegava, stava ripassando francese dell'ora successiva perché non era riuscita a preparare il dialogo a casa. Claudia comincia a scoraggiarsi, forse non ce la farà a studiare tutte quelle pagine, forse sarà meglio ritornare ai verbi d'inglese. Via il libro di scienze, di nuovo la monotona e interminabile lista dei verbi. Ormai sono le 18.00 e arriverà papa. Bisogna preparare un discorsino per strappargli il permesso per andare alla festa di Marco, a fine settimana. Papà è puntuale: un bel salutone, faccia sorridente, Claudia si accinge a chiedere il permesso, ma è il padre che prende l'iniziativa. Si e dimenticato il giornale nell'auto. Claudia vola a prenderlo e col giornale ottiene il permesso. Fuori di sé dalla gioia, telefona a Marco .... Dal telefono alla camera e ancora quegli odiosi verbi, ma adesso la mamma che salva. Claudia deve preparare la tavola, perché presto in silenzio per non disturbare il padre che ascolta il telegiornale, poi un po'di chiacchiere e sono le 20,30.

Alle 22.10 Claudia è a letto con il libro di inglese. Cerca furiosamente di ricuperare il tempo perduto. Passano quindici minuti e ormai è sfinita. Pensa che se domani riuscisse a sedersi di fianco a Marco, che è un secchione, potrebbe risolvere il problema e pensando a Marco lascia cadere il libro e spegne la luce. Arrivando a scuola racconta alle amiche che "ha passato tutto il giorno a studiare, che non è nemmeno uscita di casa," e ne è convinta, perché ricorda solo quanto ha faticato! Il finale te lo lascio immaginare. Sono molti gli studenti che agiscono come Claudia:

Dall'analisi di questo caso potrai concludere che uno studente che vuole riuscire nel suo mestiere deve pianificare il tempo che gli occorre per lo studio, deve sapere quando studiare certe materie e che cosa intende raggiungere ogni volta che si mette a studiare. Deve perciò organizzare le cose in modo da poter ottenere gli obiettivi che si è prefissato, cioè pianificare il proprio lavoro. (Continua nel prossimo numero.)


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