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DIETRO LE QUINTE DELL’ANNO ALL’ESTERO
Come è nata l’idea di trascorrere un anno all’estero?
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All'inizio era tutta una mia idea. Avevo visto diversi video da youtube riguardanti l’anno all’estero ed ho avuto diversi stimoli da alcuni miei amici che avevano già vissuto esperienze del genere. Dalla terza media il pensiero di vivere in America per dei mesi ha iniziato ad incuriosirmi. Non è stato però facilissimo convincere i miei a partire. Mia mamma mi ha subito detto di sì, anche se all’inizio più per accontentarmi che altro. Invece mio papà è rimasto abbastanza restio. Non era convinto di questa mia iniziativa, ma con il passare dei giorni, capendo quanto io ci tenessi si è informato e ne ha parlato con mia mamma.
Quali sono le principali fasi pre partenza?
Una volta conclusa la fase d’iscrizione, iniziata tramite una videochiamata, comincia la fase informativa vera e propria: gli incontri avvengono ogni due settimane in modo da poter spiegare con attenzione tutti gli aspetti, in particolare l’andamento emotivo durante i 12 mesi. Quando poi si arriva all'accettazione è previsto un colloquio in inglese di 30 secondi per parlare di se stessi e infine l’incontro si conclude con due risposte scritte. Un suggerimento che mi sento di dare in merito alla preparazione della valigia è di portare il meno possibile. Sono partito con EF, un'agenzia che sconsiglio poiché, essendo internazionale, costa parecchio. Nel mio caso il costo è aumentato anche perché mi ero iscritto a marzo. Ritengo inoltre che il rapporto qualità prezzo non sia adeguato. Tutte le
agenzie dicono che cercano un abbinamento perfetto tra l’host family e l’exchange student, ma per quanto mi riguarda non è stato esattamente così: io e un altro exchange student norvegese, Jasper, siamo stati inseriti in una famiglia di mormoni. I mormoni sono una nicchia di cristiani che tengono particolarmente alla loro religione. Diciamo che era un po’ come vivere in un convento con suore e frati. Avevamo infatti molte regole stabilite dalla famiglia oltre a quelle da contratto dell’agenzia. Teoricamente in questa nostra prima host family non potevamo bere caffè e dovevamo andare sempre in chiesa. In pratica, però, queste “regole” non le abbiamo mai rispettate. In quanto alle regole principali dell’agenzia non si poteva fumare, bere e uscire dal paese senza l’autorizzazione dei genitori. Io ho realizzato il sogno dell’anno all’estero in
California, in un paese vicino a Los Angeles. Ho fatto diverse cavolate nei primi mesi dell’anno all’estero e per questo non sono riuscito a guadagnarmi la fiducia dei miei fin da subito per l’autorizzazione ad uscire dal paese.
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Hai vissuto delle esperienze che ti hanno colpito particolarmente?
Ci sono state diverse esperienze, alcune più costruttive e altre più strane ed emotive. Il periodo più bello per me è stato quello nel quale ho praticato il football. Prima dell’anno all’estero non sapevo neanche come si giocasse, ma appena ho iniziato ho capito che mi sarebbe mancato una volta tornato in Italia. Nelle partite allo stadio avevo un ruolo secondario da kiker. Tra il pubblico c’era letteralmente tutto il paese, diciamo che è una tradizione molto forte. Un’altra esperienza davvero bella è stata il prom che però noi abbiamo fatto in palestra per il covid. Nonostante questo c’era davvero un'atmosfera incredibile ed il biglietto è costato sessantacinque dollari. Per quanto mi riguarda ho vissuto anche molte esperienze costruttive, ma anche molto difficili come il cambio di famiglia. Come ho detto io e Jasper non ci trovavamo molto bene nella famiglia in cui eravamo. A Gennaio il primo a cambiare è stato Jasper, ma il cambio non è così facile perché bisogna rispettare diverse fasi ed è difficile perché a quel punto erano già passati 6 mesi. Sono stato comunque fortunato perché sono finito in famiglia con un ragazzo che già conoscevo. Caterina Dall’Era Silvia Cavagnoli, 3°AT
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