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CHI ERA L’ANTENATO DELL’ERASMUS?
Negli ultimi anni una delle pratiche che si è diffusa in maggior misura tra gli studenti, è stata quella di intraprendere il progetto Erasmus, ovvero un modo per svolgere una parte degli studi in luoghi esteri. Si tratta di un’attività molto nota, ma vi siete mai chiesti quale potrebbe essere il suo predecessore? Noi siamo venute a capo di questo dubbio il 24 marzo in gita a Milano, durante la visita alla mostra delle Gallerie d’Italia, quando ci siamo imbattute in un’usanza tipica del Settecento: il Grand Tour. Quest’ultimo era un lungo viaggio alla scoperta di cultura, politica e arte dell’Europa continentale, intrapreso dai nobili, che passavano questo periodo a studiare e fare giri turistici. Suona familiare, no? Ebbene lo scopo degli antichi aristocratici era lo stesso dei giovani d’oggi: ampliare le proprie conoscenze attraverso un viaggio educativo. Come ci è stato spiegato dalla guida, in media il Grand Tour, durava un anno; i nobili partivano a bordo della loro carrozza, mezzo ben diverso da quelli usati al giorno d'oggi; questo, purtroppo, rendeva il viaggio lungo e ricco di pericoli ed imprevisti, per cui doveva esserci la massima attenzione.
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Il luogo più ambito era uno che noi tutti abbiamo ben presente: l’affascinante Italia, in particolare Venezia, Firenze, Roma e Napoli. Incredibile quanto le mete siano cambiate nei secoli, vero? In effetti, una volta, le città che oggi consideriamo conosciute e facili da raggiungere, erano viste come più interessanti e insidiose, perciò la scelta avveniva tra queste, tenendo conto della loro importanza a livello economico, artistico e letterario. Ognuna di esse era, difatti, famosa sotto diversi aspetti; Venezia era rinomata per il commercio, Firenze per l’arte, a Napoli si restava affascinati dall’ambiente e Roma, invece, racchiudeva un po’ tutte queste caratteristiche. Inoltre, c’era pure un grande interesse per le città che erano state fonte di ispirazione per i grandi poeti del passato. La nostra scoperta del Grand Tour è continuata, e la guida, in particolare, si è voluta soffermare sul forte legame tra il viaggio precedentemente descritto e la pittura. Quest’ultima potrebbe essere paragonata a una macchina fotografica o a un cellulare dei giorni nostri, utile per immortalare i momenti migliori del viaggio e renderli indelebili, partendo
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anche solo da una rappresentazione del paesaggio, passando ad una del turista, fino ad arrivare a creazioni più innovative. Per esempio, molti pittori sono stati influenzati dall’aspetto ambientale, e hanno deciso di creare vedute delle città più importanti, mostrandone tutti i dettagli e sfaccettature. Quindi, la diffusione del Grand Tour, ha portato il paesaggio ad “innalzarsi di livello”, passando dall’essere solo di sfondo ad un dipinto, a diventarne il protagonista. Inoltre, la pittura è stato anche lo strumento di espressione della creatività ed avventura dei viaggiatori. Ci è stato spiegato come questi ultimi si facessero ritrarre durante il Grand Tour; così, mentre oggi utilizziamo il telefono per fotografare qualsiasi cosa sia di nostro interesse, nel passato i personaggi più ricchi portavano con sé dei pittori che li immortalassero nei momenti più significativi. Infine, ci sono stati mostrati dei dipinti molto interessanti, chiamati "capricci". Questi sono dei particolari quadri che raffigurano vedute inventate; infatti, I viaggiatori più influenzati dal Grand Tour, si dilettavano nell'arte della pittura e componevano quadri raffiguranti visioni irrealistiche, contenti monumenti inventati, o più realistiche, accostando elementi esistenti in maniera arbitraria.
Quindi, grazie a questa mostra, è possibile conoscere una pratica molto interessante che ha avuto un grande ruolo nello sviluppo dell'educazione, della pittura e dei viaggi, ed è curioso esplorare le somiglianze con la contemporaneità.
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Clara Scaglia, 4°AAFM
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