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Stenterello e il Carnevale a Firenze

di Michele Baldini illustrazione di Rame13

Èl'unica maschera del Carnevale e del Teatro Fiorentino, nonché, secondo l'Artusi, l'ultima della Commedia dell'Arte, a fine Settecento, dal commediografo e suo primo interprete Luigi Del Buono: è Stenterello. In Borgo Ognissanti si nota una targa, proprio intitolata al Del Buono, che lo omaggia della sua creazione, ispirata a un allampanato mendicante che allora bazzicava i dintorni. Una maschera tutt'altro che statica. A seconda degli interpreti il carattere e l'attitudine del personaggio, “tipicamente fiorentino”, misero ma orgoglioso, barcollante per il troppo vino ma tagliente nelle osservazioni, burlone e fesso insieme, “ospitale sì, ma massimo per tre giorni”, si adatta ai tempi, alle mode, ai momenti storici che attraversano la città, conservandone e arricchendo quel sapore di fiorentinità che tanto si cerca in giro, per guide, siti, ristoranti e giftshop, spesso invano. Lorenzo Andreaggi, attore in uno dei più recenti adattamenti aggiunge: “A Stenterello si può far dire tutto quello che si pensa veramente, senza filtri. Ho portato in scena Stenterello nel 2009, al Teatro Reims, adattando i testi di Adelaide Foti, mia maestra, dopo diversi anni dall'ultima interpretazione. Per tanti era una maschera vecchia, che non aveva niente da dire. Eppure, con pochi e semplici cambi di battuta, aggiornati al giorno d'oggi, il pubblico si è riconosciuto e ha riso tutto lo spettacolo, facendo il doppio sold out”. Ha nel tempo cambiato vocabolario, dal brillante al guitto, dall'acuto allo sfacciato (“Stenterello Rovinati di cognome, o Porcacci”) e qualche indumento, anche se il tricorno, il corpetto e le calze spaiate sono rimaste sempre intatte. E allora c'è da chiedersi: come saprebbe oggi Stenterello adattarsi e osservare la città che cambia? Cosa penserebbe della gentrificazione, di Pitti Immagine, dei minimarket, dei turisti orientali, dei food advisor e dei food deliver, dei radical chic in Santo Spirito? E se proprio Borgo Ognissanti, oggi come mai terra di ristoranti e di minimarket, è la “madrepatria” di Stenterello, è anche qui che ogni anno, all'interno del Carnevale dei Bambini, organizzato dall'Associazione Borgognissanti, una sua stata in cartapesta viene riprodotta (a cura dell'istituto Victor Hugo) e bruciata: un gesto scaramantico, per scacciare forse gli spigoli più acuti del carattere cittadino. Il presidente, Fabrizio Carabba, mi introduce all'edizione 2020, che, salvo maltempo, sarà il 22 febbraio, proprio in Piazza. “Una manifestazione giunta alla tredicesima edizione, all'insegna della spontaneità e della semplicità, che vuole prima di tutto restituire alle famiglie e ai bambini, la memoria di quella che un tempo era una tradizione diffusa di quasi tutti i rioni della città”. “Ricordo che il corteo si allargava a tutti quelli che vi si univano, mascherandosi e trascorrendo un pomeriggio insieme, magari terminando con una bella fetta di schiacciata alla fiorentina! Vogliamo quindi ricreare uno spazio di aggregazione sincera e naturale”. Ma non basta, sulla base di un'eredità ormai decennale, lanciata dall'allora assessore Giani e del suo “Carnevale Internazionale”, il Carnevale dei Bambini di Borgo Ognissanti fa vivere anche il tessuto multietnico del quartiere, includendo la comunità cinese, molto attiva, e le altre nazionalità, qui molto numerose e integrate. Nel programma, dalle 14 alle 18, numerose attività per i più piccoli, animazione, trucco e altri giochi, per finire proprio con il rogo della maschera. Il Carnevale di Ognissanti, è ormai il Carnevale dei Bambini di Firenze, avendo quest'anno ottenuto il patrocinio comunale., “Amici, parto per la luna, siate somari per aver fortuna!” (Stenterello)

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GITE DI CARNEVALE CONSIGLIATE

CARNEVALE DEI BAMBINI DI ORENTANO Nel Comune di Castelfranco di Sotto (PI), i carri allegorici sfilano per le vie della frazione dal 1956. Una manifestazione di schietto sapore folkloristico, merita anche per i dintorni e la buonissima pizza locale. CARNEVALE MEDIEVALE DI CALENZANO Atipico e piuttosto famoso, 200 figuranti, provenienti da tutti i borghi di Calenzano (Sommaia, Settimello, Carraia, Legri, Nome di Gesù, Le Croci e Foglia) sfilando accompagnati da giochi medievali, sbandieratori e il rogo di Re Carnevale.

Sotto al Palazzo? C’è tutta la storia di Firenze Da cimitero a stalla fino a sede del potere: gli scavi archeologici riportano alla luce le mille vite dell’area di Palazzo Medici Riccardi. Tredici secoli della città in mostra

C’è tutta la storia di Firenze, da quando ancora la città si chiamava Florentia e di lì scorrevano le acque del Mugnone fino a quando nello stesso luogo sorse la sede del potere cittadino. Passando, nel corso dei secoli, dall’essere una stalla, una cantina per i vini e addirittura un cimitero. Sono le tante vite dell’area di Palazzo Medici Riccardi, rivelate dagli scavi archeologici effettuati nel suo sottosuolo che hanno permesso di ricostruirne la storia dal I secolo a.C. a oggi. Un intervento voluto dalla Città Metropolitana di Firenze per mettere in collegamento il Museo dei Marmi con la parte nobile del Palazzo e ricostruire la storia delle stanze situate nei seminterrati sotto il Cortile di Michelozzo. “Già nella prima fase dei lavori sono venute alla luce una serie di strutture archeologiche che vanno dal I secolo a.C. sino agli anni in cui Firenze fu Capitale d’Italia”, spiega l’archeologo Giovanni Roncaglia, assistente di scavo della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e per le Province di Pistoia e Prato, che ha condotto i lavori. “Tra queste – prosegue Roncaglia – è stato ritrovato quello che era l’alveo del Mugnone, che in età romana portava l’acqua ai fossati che cingevano le mura dell’allora colonia romana di Florentia. All’interno del terreno di ricolmo del canale sono state ritrovate numerose quantità di reperti preziosi, esposti oggi nelle vetrine, e di oggetti relativi all’attività di un medico romano risalenti al I - II secolo d.C.”. L’area difatti rimase libera da costruzioni fino al periodo alto medievale, dal VI al IX secolo, anni in cui venne però utilizzata come cimitero. Intorno al 1000-1100, successivamente alla realizzazione di un ampio muraglione che intersecava l’alveo del Mugnone, l’area cominciò ad essere abitata. Alla fine del XII e per tutto il XIII secolo venne poi interessata dalla presenza di strutture abitative, incluse due torri, successivamente inglobate nelle fondazioni dell’attuale Palazzo Medici Riccardi. Acquistata dalla famiglia Medici, fu infatti trasformata da Michelozzo come parte integrante del Palazzo. “Il materiale esposto è solo una selezione di quello che abbiamo ritrovato – sottolinea Roncaglia – ed è diviso per temi: i mestieri, la mensa, la vita quotidiana, il riscaldamento del palazzo. I reperti ci hanno dato la possibilità di valutare i sistemi di funzionamento e riscaldamento del palazzo a partire dall’età medicea. Le loro stufe, ad esempio, sono molto simili alle stufe nordiche, il che dimostra i continui contatti che i Medici avevano con i commercianti veneziani”.

Museo di Palazzo Medici Riccardi

Orari di apertura Tutti i giorni 9.00 – 19.00; chiuso il mercoledì Biglietti Intero (Museo + Mostra) € 10,00 Ridotto (Museo + Mostra) € 6,00

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