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Il mondo di Tomàs Saraceno

di Camilla Guidi foto: courtesy Palazzo Strozzi D opo aver ospitato nel 2019 l’importante mostra sul Verrocchio e quella dedicata all’artista russa Natalia Goncharova, Palazzo Strozzi apre l’anno dedicandosi all’arte contemporanea, presentando i lavori di due tra i maggiori artisti della scena internazionale. La prima delle due mostre, intitolata Aria, aprirà i battenti sabato 22 febbraio e rappresenterà il più grande progetto mai dedicato in Italia all’artista argentino Tomás Saraceno. Nato nel 1973 a San Miguel de Tucumán, dell’eclettico Saraceno bisogna tener presente che è uno degli artisti più interessanti del panorama mondiale; con le sue affascinanti opere invita gli spettatori a cambiare punto di vista sul mondo, adottando uno sguardo diverso sulla realtà, nella speranza che tale cambiamento possa modificare il nostro modo di vivere questo fragile pianeta. Realizza infatti opere che sottolineano quanto l’uomo debba considerarsi una piccola parte di un grande ecosistema di cui l’artista, appunto, cerca di indagare connessioni e ripercussioni. L’esposizione fiorentina presenterà opere partecipative che coinvolgeranno sia il piano nobile del palazzo che il cortile, con l’intento annunciato di suggerire un confronto tra l’idea rinascimentale dell’uomo al centro dell’universo e quella contemporanea di un uomo che è parte di un universo complesso e fortemente interconnesso in cui è necessario ristabilire equilibrio, perché - come afferma l’artista stesso - “gli ecosistemi devono essere pensati come reti di interazione al cui interno ogni essere vivente si evolve insieme agli altri. Focalizzandoci meno sull’individualità e più sulla reciprocità, possiamo andare oltre la considerazione dei mezzi necessari per controllare l’ambiente e ipotizzare uno sviluppo condiviso del nostro quotidiano”. Decisamente una buona occasione per chi ritiene l’arte contemporanea un settore autoreferenziale e lontano dalla concretezza dei problemi reali per provare, almeno stavolta, a cambiare idea. Dal 22 febbraio al 19 luglio 2020 a Palazzo Strozzi

VIAGGI TEATRALI CON LA COMPAGNIA DELLE SEGGIOLE

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di Martina Vincenzoni Foto di Filippo Manzini (Teatro della Pergola)

La seconda domenica di ogni mese, da 15 anni, è possibile visitare il Teatro della Pergola nei suoi aspetti inimmaginabili dalla platea: gli spazi dietro le quinte e sotto il palco, i rumori e le macchine che davano vita alle storie in scena già a fine Seicento, presentati da guide d'eccezione. Durante il viaggio teatrale In sua movenza è fermo il macchinista, l'impresario, la soprano, fino a Antonio Meucci e alla sarta di Eleonora Duse, riprendono vita negli attori della Compagnia delle Seggiole, che del racconto di quei luoghi ha fatto un intero progetto artistico. Ne abbiamo parlato con il capo comico Fabio Baronti, narratore entusiasta di una storia che è iniziata nel 1999: “in questi 20 anni abbiamo dato voce ai libri leggendo dalle vetrine della vecchia Libreria Edison; abbiamo dato vita alle stanze arredate dell'Ikea trasformandole in set per micro-spettacoli; abbiamo raccontato luoghi come il Forte Belvedere, Palazzo Davanzati e Villa Bardini con pièce scritte appositamente”. La filosofia della Compagnia parte dal presupposto che il teatro non può e non vuole competere coi mezzi tecnologici televisivi e cinematografici a cui l'occhio moderno è abituato, perciò si sposta naturalmente verso luoghi privi di scenografia, secondo il principio per cui: “se il cinema è immagine, il teatro sia parola”. La libertà garantita da questo approccio ha permesso alla Compagnia di progettare un'offerta artistica vasta e diversificata, che negli ultimi cinque anni ha aggiunto al calendario (già affollatissimo: si parla di un centinaio di spettacoli l'anno per ogni attore!) i Racconti del Terroredi Edgar Allan Poe. “L'idea nacque per un percorso esoterico nel giardino di Villa Peyron a Fiesole, al tramonto: calato il sole, si leggevano racconti di Poe alla luce delle fiaccole. Il successo dell'iniziativa ha permesso di trasformarla in uno spettacolo di mezzanotte nel Teatrino dei sotterranei della Pergola: un progetto unico in Europa”. Gli appuntamenti di febbraio sono il 13, 14 e 15 con La cassa oblunga.

Intervista ai Dust & the Dukes

Gianluca Danti foto: courtesy Rebecca Lena

Ciao ragazzi, è passato un anno dalla vittoria del Rock Contest. Chi sono oggi i Dust & the Dukes? “Oggi ci sentiamo un gruppo rock, unito, sicuro e consapevole delle proprie capacità. Durante tutto questo tempo abbiamo avuto la possibilità di lavorare su noi stessi e circondarci di un super team di lavoro. Abbiamo sviluppato e registrato i brani nei Sam Studio con il produttore Andrea Ciacchini che ha fatto venire fuori il nostro sound con grande sapienza”.

Vi piace definire la vostra musica “desert rock”: una vostra grande qualità a mio parere è quella di riuscire a condensare queste influenze sixties in un sound contemporaneo. Vi rispecchiate in questa descrizione? “Sì, 'desert rock' perché per noi rappresenta un immaginario musicale e stilistico che ci ha sempre affascinato: non solo moderni rocker come Josh Homme ma anche tutti quelli che sono stati gli antenati del genere, dalla psichedelia dei Doors ai Black Sabbath, passando per Townes Van Zandt, fino ad arrivare alla leggenda del country Willie Nelson”.

La vostra musica è ricca di suggestioni cinematografiche: quali sono i film che vi hanno ispirato? “I film sono una parte importante del nostro lavoro; sicuramente troviamo più stimoli nei film girati in pellicola i quali riuscivano a trasmettere qualcosa di estremamente reale in grado di nutrire la fantasia. Sognare, ai tempi, era facile. I film che più ci hanno stimolato vanno dall'inizio della storia del cinema con 'Voyage dans la lune' di Georges Méliès oppure 'The Great Train Robbery' di Edwin S. Porter, del 1903, fino ad arrivare a quei film a colori denominati western”. Che progetti avete per questo nuovo anno? “Un tour europeo di circa 15 date, che toccherà Svizzera, Francia e Inghilterra e che sarà anticipato da un live esclusivo il 29 febbraio al Glue di Firenze. Inoltre, molto presto uscirà nuova musica e non abbiamo nessuna intenzione di fermarci. Sarà un 2020 intenso e continueremo a correre”. Desert rock: in perfetto equilibrio tra passato e modernità

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