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Esseri Urbani: I taccheggiatori Personaggi fiorentini: La Piera

di Francesca Corpaci illustrazione di Lafabbricadibraccia

di Tommaso Ciuffoletti illustrazione di Marcho

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I taccheggiatori La Piera

Pare che nei supermercati - non quelli americani dei telefilm, bensì quelli comuni, familiari, nostrani: all'Esselunga, all'Eurospin o al Margherita, che un tempo c'era e forse ora non c'è più - pare che nei supermercati, dicevo, venga impiegato personale in borghese, e cioè individui privi di grembiulone e cartellino con le iniziali, umani abbigliati come normali clienti o anzi, travestiti da normali clienti con il solo infamante obiettivo di sgamare i taccheggiatori ed esporli al pubblico ludibrio, giacché in effetti che si chiamasse la pula non si è mai visto. Viene da interrogarsi sull’origine di tanto accanimento, ed è presto detta. Per illuminarla, si potrebbe ricorrere a concetti quali - in semiotica - significato e significante, la performance art degli anni Settanta, il socialismo e certi passaggi biblici, ma preferisco ripescare un esempio che uso da sempre; un fatto, secondo me, illuminante; un’immagine che riciclo con frequenza tale da indurre il sospetto che non ci sia più uno straccio di idea originale in questa rubrica, che dovrei forse - e sarebbe meglio - lavorare la terra, imparare una lingua, riciclare la plastica; ma l’esempio, posso garantirlo, è buono, e pertanto lo utilizzerò lo stesso. Si tratta del mio amico N., detentore di un part-time nell’editoria con una sfilza di straordinari mal pagati da far girare la testa. Le rare volte che si reca al super si fa consigliare dal personale bottiglie costose, che in seguito porta a casa senza pagare. Al tizio sotto mentite spoglie che lo fermerà, in un sabato pomeriggio del futuro, dirà che è cosa lecita appropriarsi di ciò che è già nostro.

Dicono sia lo spirito fiorentino. Sarà... ma a me inizia a stare sui coglioni. Mi riferisco a quella supposta ironia, in nome della quale certi lavoratori vengono chiamati con appellativi offensivi come "il Merda", "il Lurido" e così via. Questo tanto per essere chiari e per non nasconderci dietro un dito d'ipocrisia. Perché questo ritratto è dedicato alla Piera, istituzione fiorentina che sta nel chiosco dei panini dietro la Maratona, a Campo di Marte. A lei e a tutti coloro che come lei lavorano fino a tarda notte, per strada, a un pubblico vario e variamente acconciato. “Guarda che in realtà è piena di soldi e gira in Mercedes”. Questo mi son sentito rispondere più di una volta alle mie filippiche sull’avere rispetto delle persone che lavorano. Ho in uggia il complottismo e ancor più quelli che trovano una colpa guadagnare se si lavora; quindi non lo so se la Piera è piena di soldi e gira in Mercedes, ma so che se fosse vero ne sarei contento. In generale della Piera so poco, ci vado da sempre - essendo nato e cresciuto a Campo di Marte -, ma di solito prendo il mio panino, bevo la mia birra, fumo una sigaretta e riparto. Lei è lì, spesso con sua figlia, ultimamente anche con suo nipote e mi piace questa cosa di una famiglia che lavora insieme. W la Piera!

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