Lungarno n.89 - novembre 2020

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Novembre 2020


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Progetto di C. Zini in collaborazione con Miniforms

ISTITUTO EUROPEO DI DESIGN

CARLO ZINI INTERIOR AND FURNITURE DESIGN

PROF. SCARSELLI PRODUCT DESIGN

DESIGN, MODA, ARTI VISIVE, ARTE Corsi Triennali, Master, Formazione Continua e Summer Contattaci su ied.it/firenze


Sommario 05

La Serenata Editoriale

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Il tre novembre visto da qui

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E intanto Giani c'è

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Bistecca alla fiorentina: patrimonio UNESCO?

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Firenze e la Commedia Nera di Francesco Recami Insieme è meglio: le gesta di In Fuga dalla bocciofila

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Lo Schermo dell'Arte: un dialogo fra cinema e arta contemporanea Con Marinella Senatore contro la violenza sulle donne

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Oplì, la spesa a casa che fa crescere l'agricoltura locale Nuovo corso all'ex Caserma Cavalli in piazza del Cestello Plastic free walk

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L'Albero, l'importanza di essere originali

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Entre Dos Mundos, la voce dell'America Latina

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Novembre da non perdere

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Lo bello stilo Nocost: il chiodo del rocker Lavignetta

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Bue2530

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La posta di Sigismondo Froddini Personaggi fiorentini: Drusilla Foer

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Da saponetta a sapone liquido in pochi passi Il mignolo verde: pezzetti tropicali in casa

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L'ultima de' Medici. La docu-fiction fiorentina su Sky Arte Up&Down novembre

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Frastuoni

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Libri e libellule: Contrabbandiera editrice Brevi cronache librarie: Racconti fiorentini con la scusa di un libro

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I sipari di novembre

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Città in musica: quando la musica è vita Minimondo

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Il mondo del food Tradizioni fiorentine: l'olio

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Palati fini: il Peposo Spirito liquido: le origini del Gin

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Oroscopo


Progetto finanziato dal programma UE Horizon 2020 MCSA GA 954931

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ROPEA NOTTE EUTRICI E ERCA DELLE RICRICERCATORI DEI

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di a n a m i t t e s ere Una c s o n o c r e p iniziative universitaria la ricerca e chi la fa

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Ingresso libero

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EDITORIALE di Jacopo Aiazzi

LA SERENATA

L’essenziale

di Matilde Sereni

"You can be strong and you can be kind" Sono lontani i tempi in cui si chiedeva ai giovani di rimanere "pazzi e affamati", adesso si chiede loro di essere responsabili, calmi, fermi, zitti e se potessero rifare il letto sarebbe certamente auspicabile. Se si è dotati di un minimo di empatia verso chi vive un'adolescenza non - diciamo – catto-borghese, diventa abbastanza facile capire come si arrivi a bruciare i motorini di piazza Strozzi ma vabbè, questa è un'altra storia. Parlavamo delle parole, ecco, c'è una donna che esorta (sì, ESORTA) i propri connazionali a essere gentili. E con queste parole ci ha pure stra-ri-vinto le elezioni: si chiama Jacinda Ardern ed è la presidentessa della Nuova Zelanda. La gentilezza non è sinonimo di stoltaggine. Chi usa atteggiamenti e parole gentili riesce tranquillamente a risultare fermo e autoritario, e lo fa infondendo sicurezza anziché agitazione. "Se c'è un momento storico nel quale essere altruisti, seri, studiosi, lucidi, è questo: poi parleremo della economia, per evitare che i ricchi siano ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri." queste parole le ha scritte Eleonora Pinzuti - docente, public speaker e scrittrice fiorentina - in un lungo sfogo sull'atteggiamento poco maturo diffusosi nel nostro paese (e sì, anche nella nostra città) nell'affrontare questo faticoso momento. Le parole sono importanti. Il tono con cui si dicono, anche.

N

on è essenziale il Macbeth come non è essenziale la Traviata e la musica di Giuseppe Verdi. Non sono essenziali i Queen, i Led Zeppelin, Vasco Rossi. Che le cover band in genere non fossero essenziali ne avevamo già qualche sospetto. Non è essenziale Forrest Gump, Shining e, incredibile, nemmeno l’ennesimo film sui supereroi, come non lo sarebbe un documentario sulle Cure. Non sono essenziali i libri e i nuovi autori. Non lo sono le band locali, le giovani compagnie teatrali e le rassegne cinematografiche. Per intenderci, concerti, presentazioni, spettacoli: non essenziali. Non sono essenziali gli operatori della cultura e non siamo essenziali noi, che queste cose cerchiamo di raccontarvele. I corsi di musica, educazione fisica, le recite di fine anno sono solo tempo rubato alla matematica. Il tabacco a dire il vero non sarebbe necessario, ma i tabaccai evidentemente sì. Solo il cibo, l’acqua e l’aria possiamo dire con certezza essere per noi assolutamente essenziali. La loro qualità, però, no. Che abbracciarsi con entusiasmo non fosse essenziale, ormai l’avevamo capito. La cena al ristorante, che ve lo dico a fare, non è proprio essenziale, smettano quindi i partner smaniosi di pretendere svago e un pizzico di romanticismo. Sono entrambe cose non essenziali. Ve lo spiego io: la cenetta romantica la fai a casina tua. Ti impegni e compri una bella bottiglia di vino entro e tassativamente non oltre le 18 (e se esci tardi da lavoro - che, lo ricordiamo, lo straordinario non pagato spesso è essenziale - avevi ad organizzarti meglio) e se proprio non sai mettere neanche una padella sui fornelli chiami un servizio a domicilio. Per la cronaca, il delivery è essenziale, i rider sembra proprio di no. Non è essenziale la piscina e la palestra, puoi fartele a casa, dicono, magari allestendo un tappetino nella camera degli ospiti o riempiendo la vasca da bagno olimpionica. Perché le bollette da pagare sono tutta roba estremamente essenziale. «Ecco il mio segreto - disse la volpe - è molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi». «L’essenziale è invisibile agli occhi», ripeté il Piccolo Principe. Che, dispiace dirlo, ma non essendo essenziale dice solo bischerate.

Buona lettura!

IN COPERTINA

PACHAMAMA di RAME13

RAME13 è un'artista poliedrica nata a Pisa nell'89. Amante della streetart si approccia e lavora con essa dal 2016, grazie all'incontro con la Progeas Family. In questi quattro anni ha lavorato a diversi progetti e partecipato a festival a giro per l'Italia e fuori dai confini nazionali. Il 2017 l'ha vista entrare a far parte dell'Elektro Domestik Force, insieme portano avanti progetti di arte sociale attraverso l'urbanart. In questi anni ha collaborato con il noto marchio di moda italiano PINKO, andando in giro per l'Europa a dipingere le sue borse. Parallelamente all'attività di urbanartist, Rame13 è anche una tatuatrice ed illustratrice. Durante quest'anno ha collaborato con la rivista fiorentina Lungarno. https://www.instagram.com/rame13_art/ https://www.facebook.com/Rame13/ http://www.edfcrew.com/

Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012 N. 89 - Anno IX - Novembre 2020 - Rivista Mensile ISSN 2612-2294

Proprietario: Associazione Culturale Lungarno Editore: Tabloid Soc. Coop. • Firenze • N. ROC 32478 Direttore Responsabile: Jacopo Aiazzi Stampa: Tipografia Baroni e Gori srl • Prato Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dell’editore e degli autori. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati. Lungarno ringrazia Marco Battaglia e la type foundry Zetafonts per aver concesso, rispettivamente, l’utilizzo delle font Queens Pro e Monterchi.

I contenuti di questo numero sono a cura dell’Associazione Culturale Lungarno. Per la loro realizzazione hanno collaborato: Matteo Chiapponi, Giulio Garosi, Tommaso Ciuffoletti. Daniele Pasquini, Lafabbraicadibraccia, Michele Baldini, Beatrice Tomasi, Camilla Guidi, Martina Vincenzoni, Leonardo Cianfanelli. Caterina Liverani, Raffaella Galamini, Valentina Messina, Marco Tangocci, Davide Di Fabrizio, Teresa Vitartali, Bue 2530, SpazioPosso, Marcho, Marianna Piccini, Walter Tripi, Gabriele Giustini, Carlo Benedetti, Tommaso Chimenti, Giulia Focardi, Susanna Stigler, Riccardo Morandi, Marta Staulo, Andrea Bertelli, Lulaida, Francesca Arfilli, RAME13. Caporedattore: Riccardo Morandi Editor: Arianna Giullori L’Associazione Culturale Lungarno ringrazia la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze per il contributo a sostegno delle attività culturali svolte.


Il tre novembre visto da qui… di Matteo Chiapponi foto di Giulio Garosi

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ono passati quattro anni da quell’8 novembre 2016, il giorno in cui il mondo venne sconvolto dall’elezione più inaspettata della storia recente: il multimilionario Donald Trump batte l’accreditatissima Hillary Clinton al grido di “Make America Great Again”. Dopodiché la Brexit, l’Isis e una pandemia hanno fatto sì che il tempo si dilatasse fino a oggi, la vigilia delle elezioni americane. La poltrona della Casa Bianca appare seriamente in discussione anche perché l’avversario di oggi, Joe Biden, pare essere meno impresentabile della guerrafondaia (uno degli epiteti che le hanno più rivolto, ndr) Hillary e perché il tycoon appare indebolito dalla sua gestione della pandemia e dalla disoccupazione in ascesa. Come se non bastasse Trump contesta aspramente il voto per corrispondenza, fonte di brogli secondo lui, minacciando una transizione non pacifica in caso di sconfitta. Ma come vive questa importante vigilia la comunità americana che vive a Firenze? Mary Gray, giornalista, esperta in comuni-

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cazione, ricorda ancora limpidamente l’8 novembre 2016: “Quella notte ricordo benissimo i volti scioccati dei commentatori della BBC; ero appena tornata da un evento elettorale alle Cascine dove già serpeggiava il panico tra i democratici. Fu come se la nostra bolla di conforto fosse esplosa all’improvviso. Da quel giorno abbiamo capito che leggere solo il New York Times non fa di te un cittadino necessariamente informato. Io all’epoca lavoravo al The Florentine e ricordo che istituimmo, tra i nostri lettori, una specie di gruppo d’ascolto, al quale parteciparono solamente elettori della Clinton delusi, letteralmente disperati”. Jackie, di Cleveland, vive e lavora a Firenze da sette anni e quando le chiedo come ha vissuto gli ultimi quattro anni di Trump mi risponde senza esitazione: “imbarazzanti!”. Non sopporta la politica migratoria intrapresa dalla sua amministrazione, il modo sprezzante con cui Trump tratta ogni minoranza, strizzando pure l’occhio ai suprematisti bianchi. È “spregevole”, secondo lei, il fatto che l’attuale presidente degli Stati Uniti abbia minimizzato la portata della pandemia, scaricando la responsabilità

sugli altri, salvo poi usufruire dell’assistenza sanitaria pagata dai contribuenti per curarsi. È stata rapita da E. Warren durante le primarie ma vota Biden perché è una “scommessa sicura” che rassicura l’elettorato conservatore e ha esperienza. Carol è di tutt’altro avviso. Vive e lavora a Firenze dal 2005, si sente a casa tra le colline del Chianti e ha votato Trump. Mi racconta che la priorità degli States è la crescita economica, il lavoro. “Il tycoon su questo ha tenuto fede al motto ’Buy American, Hire American’ (Compra americano, assumi americano, ndr) - racconta Carol - costringendo molte imprese che delocalizzavano a pagare le tasse in America. Biden sarebbe incapace di arrivare alla fine del mandato con una leadership salda. È anziano, perciò sarebbe la sua vice Harris a tenere le fila con il suo approccio radicale, di sinistra. Trump vincerà perché solo pochissimi presidenti non sono stati riconfermati per il secondo mandato”. Posizioni che da qui appaiono inconciliabili e che si spera non sfocino in tumulti che non renderebbero onore alla più antica democrazia moderna.

Tre fiorentine d’adozione dicono la loro sulle elezioni americane


E INTANTO GIANI C’È di Tommaso Ciuffoletti

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buffo mettersi a scrivere un pezzo su Eugenio Giani nel mentre che Le Iene trasmettono un servizio su tale Mirko Scarcella, personaggio assurto agli onori delle cronache prima come guru di Instagram - accreditato in questa veste da autorevoli organi d’informazione - e poi più diffusamente riconosciuto come paraguru. È buffo perché tutto sommato anche Giani ha investito sulla promozione online della sua candidatura alla Presidenza della Regione Toscana, ma non credo che sia stato sui social che ha ottenuto la vittoria. Anzi. Per settimane autorevoli organi d’informazione, supportati da notevole armamentario di sondaggi più o meno ufficiali, più o meno riservati, ci hanno raccontato di una Toscana pronta a consegnare il proprio consenso alla candidata leghista Susanna Ceccardi. E un po’ ci credevamo. Anche io. Ma intanto Giani continuava la sua campagna elettorale, più che sui social, strada per strada, piazza per piazza, paese per paese. È venuto anche a San Giovanni delle Contee, 150 abitanti di una frazione sperduta, di un comune sperduto, quello di Sorano. È venuto a vedere le cantine, quelle dove la gente fa il vino per sé, si è messo a chiacchiera seduto su un muretto e poi ha cenato con noi all’osteria messa in piedi dalla cooperativa di comunità del paese. Quando è ripartito il primo commento è stato quello ad alta voce di un paesano: "Certo che sembra proprio uno normale, uno come noialtri". Sarà che noialtri siamo abituati a vedere poco anche il sindaco, figuriamoci il Presidente del Consiglio Regionale, ma insomma quel commento m’ha fatto sorridere. Mentre i commenti che leggevo sui giornali erano tutti improntati a dipingerlo come prossimo alla sconfitta. In fondo anche meritata. Titolo dell’Huffington Post dell’11 settembre: “Toscana, allarme rosso per il Pd - Tutti i big dem precettati, gabinetto d’emergenza perché Giani non tira”. Non so cos’abbiano fatto i big dem in quel gabinetto d’emergenza, ma mi ricordo le parole di Benedetto Ferrara in una vecchia intervista che gli feci proprio per Lungarno. “Ho grande stima di Giani. Gliel’hanno tirato in tasca in malo modo (a quei tempi Giani era stato fregato nella possibile corsa a sindaco di Firenze ndr), ok, ma lui è sempre lì. Anzi, è sempre qui. E qui, lui è Giani. Poi io lo piglio in giro e lui non se ne offende, ma insomma Giani c’è. E la politica è anche questo”. Forse è un po’ romantico pensare ancora che la politica sia esserci, ma a me piace pensare che sia così. Alla fine Giani ha vinto e Scarcella è qui che pare abbia turlupinato parecchia gente, sfruttando quella credibilità che pure tanti organi autorevoli d’informazione gli avevano assegnato. In tutto questo, Giani a San Giovanni delle Contee non ha vinto. Ha pareggiato 57 a 57 con la Ceccardi. Ma è stata l’unica frazione del comune di Sorano, a parte una, in cui non ha perso. E forse quell’esserci stato ha avuto un senso. Piccolo, piccolissimo e insignificante. O forse no, forse qualcosa ha significato.

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Bistecca alla fiorentina: patrimonio UNESCO? di Daniele Pasquini illustrazione di Lafabbricadibraccia

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ra il novembre del 2000 e qualcuno ricorderà lo sgomento: non sapevamo nulla di pandemie, ma mezza Europa era in allarme per il morbo della mucca-pazza. Il nome tecnico della malattia era “encefalopatia spongiforme bovina”, ma nell’immaginario fiorentino a permanere è stato solo un dato: per un lustro, niente bistecca con l’osso. L’allora ministro Umberto Veronesi commentava la vicenda in tv, mentre il macellaio-poeta di Panzano, Dario Cecchini, officiava funerali simbolici. Tra prese di posizione politiche, ricerche scientifiche e alzate di scudo becere, ci fu chi riempì il freezer di bistecche, temendone la messa al bando. Stop alle vendite che arrivò puntuale e per anni condizionò la vita dei (molti) fan della fiorentina. Le conseguenze per la salute animale e umana si registrarono soprattutto nel Regno Unito, mentre altrove i danni furono più di filiera che sanitari. Oggi il morbo è considerato definitivamente debellato, un ricordo sfumato. Dal 2006 la bistecca è tornata regolarmente in tavola, soprattutto a Firenze. E ora facciamo un salto avanti, fino ai nostri giorni. Nell’autunno 2018 il Sindaco Nardella annunciò alla città la volontà di far inserire il piatto nel Patrimonio UNESCO: “È un simbolo di qualità e tradizione del nostro territorio”. E precisò: “Non è una procedura facile, ma neanche impossibile”.

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Il dibattito cittadino si animò: è stata riconosciuta patrimonio la pizza napoletana, vorremo mica essere da meno? L’entusiasmo di Nardella fece storcere il naso a qualche storico dell’arte, ma ancor più prevedibilmente fece infuriare gli animalisti. Voci contrarie e minoritarie, che però negli ultimi mesi hanno trovato un terreno fertile: lo studio della correlazione tra allevamenti intensivi, benessere animale, inquinamento ambientale e salute umana è stato uno dei grandi temi-inchiesta della pandemia da Covid-19 (in un confronto tv Donald Trump ha insultato Joe Biden, colpevole a suo dire di voler “bandire le mucche”: è una fake news, ma rende l’idea della crescente attenzione al tema). Sorvolando sul dibattito etico e ambientale, a molti è però sorto un altro dubbio. Perché l’UNESCO, oltre a monumenti e opere d’arte, dovrebbe tutelare una pietanza? È presto detto: oltre al patrimonio culturale (come il Centro Storico di Firenze, inserito nel registro UNESCO dal 1982) è previsto infatti uno speciale registro di tutela e valorizzazione per il patrimonio immateriale. Gli elementi italiani riconosciuti a oggi sono 12, tra cui l’alpinismo, l’arte dei muretti a secco, l’arte del pizzaiuolo napoletano. In fase di avanzamento c’è pure la preparazione del caffè. Insomma, è chiaro che l’UNESCO non

protegge né i piatti né i prodotti, ma eventualmente la filiera, la tecnica di produzione, il know how. E questo è un primo inghippo, come sa bene chiunque si sia trovato di fronte a una grigliata con amici e parenti: la bistecca alla fiorentina è relativamente semplice da preparare, ma il dibattito sui dettagli può rovinare delle amicizie. Ma poco importa, perché il progetto è fermo. Il problema vero è nella modalità di presentazione della domanda: Comune di Firenze e Regione Toscana hanno firmato un accordo per sostenere il processo di candidatura, che però dovrà essere approvata dallo Stato, con tanto di firma del Ministro competente. Ma prima di tutto ciò, va sottolineato che il dossier dovrà essere presentato dal basso, non dalle istituzioni, ma da associazioni o enti di categoria. A Firenze esiste l’Accademia della Fiorentina, a cui spetterebbe questo compito. Al limite ci sarebbe l’Associazione dei “Beccai” (i macellai). A oggi non risulta che siano stati fatti passi concreti in avanti: della proposta che nel 2018 aveva scatenato l’orgoglio dei cicciai più incalliti, ristoratori o mangiatori, resta al momento solo traccia sui giornali. E in tavola, ovviamente. Senza tante paturnie, senza il bisogno scomodare l’UNESCO.

Dal morbo della “mucca pazza” a candidata a patrimonio dell’umanità.Ma il progetto è impantanato.


Firenze e la Commedia Nera di Francesco Recami di Michele Baldini

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o conosciuto molto tardi Francesco Recami, e direttamente dalla sua voce. Era infatti ospite di Fahrenheit, la celeberrima trasmissione di Radio 3 dedicata ai libri e stava presentando L’atroce delitto di Via Lurcini – Commedia Nera N. 3 (Sellerio, 2019). Sembra passato molto più di un anno e un mese dal 20 agosto 2019, date le cose successe in mezzo, che non importa nemmeno citare. Il libro (che consiglio) racconta la storia di un senza dimora (Franzes) che vive in una sorta di “albergo popolare” abusivo nei pressi della Stazione di Santa Maria Novella, negli spazi che fuori dallo pseudonimo sono quelli della Palazzina Reale, non ancora gentrificata. Si può dire che ne sia anche il gestore, altrettanto abusivo. Ma non è tanto il giallo sconclusionato e bellissimo ad avermi rapito, quanto il contesto, umano e urbanistico, in cui è ambientato, cioè Firenze. Un contesto fatto di “bandoni” si direbbe

noialtri, “maschere sociali” si direbbe altrove, a prescindere dal blasone, dal portafogli o dalle soglie di protezione anti-covid adottate. Snob e assertivo come solo i fiorentini sanno essere, Recami scrive con semplicità, e se non sarà Dante (non credo gli interessi esserlo) fa molto ridere perché – citando Homer Simpson – “è vero”. Fatto sta che da allora ho letto molte altre sue cose trovandolo uno degli autori contemporanei che meglio ha descritto la nostra città e i suoi abitanti (simpatici o antipatici che rimangano ai foresti), anche quando le storie sono ambientate per esempio nell’hinterland milanese (la serie La Ringhiera). Sarà perché mi appassionano di più gli abissi che le vette dell’umanità, non so. E siccome Firenze non se la passa proprio al meglio che può, mi piacerebbe leggere una nuova “commedia nera” ambientata oggi, dalle parole dei suoi protagonisti, gente la cui aspirazione è compiere il delitto perfetto, ma che al massimo riesce a complicarsi ancora di più una vita da frustrati. Semmai questa richiesta possa in qualche modo raggiungerlo.

“INSIEME È MEGLIO”: le gesta di In fuga dalla bocciofila di Beatrice Tomasi

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n fuga dalla bocciofila è una rivista on-line in cui non troverete le gesta di anziani che scappano veloci dal circolo ricreativo dove trascorrono bighellonando le giornate, bensì i racconti inediti di un collettivo, che prendono spunto da film o serie tv. Due appuntamenti settimanali che si inseriscono in categorie che sanno di mistico contemporaneo, come “Lo sfogone”, o “La sindrome del personaggio secondario”. Timidi e probabilmente a disagio, ogni tanto potrete trovare i bocciofili live: hanno organizzato memorabili serate haiku, e diverse rassegne di cinema. L’ultima, in Manifattura Tabacchi, a cura di Fondazione Stensen con Carlo Pellegrini, in cui con la serie di film proposti hanno provato a dare una personale lettura del terribile mondo in cui abitiamo. Meravigliosamente vaghi e naïve, stanno dimostrando, con più forza di quella che pensano, che l’amore per la scrittura e per il cinema – e la scelta di unire le proprie passioni per puro divertimento – ha ancora senso: ed è proprio il desiderio di dimostrare che fare le cose insieme è meglio che li spinge a proseguire, facendo, in primo luogo, molto bene a loro stessi. Un concetto banale, se si vuole, ma non vuoto: basta aprire il sito e leggere uno dei loro racconti per entrare in universo parallelo dal quale non vorrete più uscire. E sarà proprio l’ottimismo e la volontà che li contraddistinguono, la cifra con cui affronteranno l’autunno/inverno, fase di riflessione e di responsabilità in cui si concentreranno sul blog con nuovo slancio e nuove rubriche, in attesa della bella stagione e di nuove stelle sotto cui accomodarsi.

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CON MARINELLA SENATORE contro la violenza sulle donne di Camilla Guidi - foto di Samonà

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uest’anno, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (il 25 novembre), il Museo Novecento ha deciso di proporre un progetto specifico dell’artista campana Marinella Senatore, che non soltanto realizzerà un’opera site-specific per il museo ma sarà anche protagonista di un dibattito sul suo lavoro, sulla poetica-politica legata alla violenza di genere e all’arte come strumento efficace per contrastarla. La ricorrenza potrà dunque essere un’ottima occasione non solo per una riflessione seria e quanto mai necessaria sulle tematiche relative alla violenza di genere, ma anche per scoprire l’opera di un’artista estremamente interessante. Marinella Senatore è infatti nota per le sue performance pubbliche, processioni e danze collettive fatte di teatro, musica e cinema: un’espressione artistica che mescola diverse discipline in un’arte corale che è difficile (oltre che inutile) provare a racchiudere in una singola categoria. La scorsa estate si è parlato molto di lei in occasione della grande installazione realizzata per la prima sfilata in Italia della Maison Dior avvenuta a Lecce, terra natale della direttrice creativa Maria Grazia Chiuri. La scenografia pensata dalla Senatore intendeva celebrare il Salento esaltandone in primis la cultura popolare e per questo ha voluto realizzare una maestosa architettura effimera composta da gigantesche luminarie per le quali sono state utilizzate circa 30.000 lampadine e un 1,5 km di tubo flessibile a Led per comporre frasi legate al tema dell’empowerment femminile. Sappiamo che anche a Firenze porterà un’installazione di luminarie a rievocazione della tradizione popolare dell’Italia meridionale e il 25 novembre sarà un’opportunità interessante per dialogare con un’artista che da sempre ha cercato di includere il pubblico nella sua arte, credendo fermamente nel ruolo dell’artista come attivatore di processi intenti ad esplorare contesti e sistemi sociali.

Lo Schermo dell’Arte di Martina Vincenzoni foto di Francis Alÿs

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inema e arte contemporanea sono in comunicazione da sempre, per natura. La 13° edizione del festival Lo Schermo dell’Arte celebra questa felice unione, portando molte anteprime al Cinema La Compagnia, con particolare attenzione alla produzione italiana. Dal 10 al 14 novembre saranno proiettati lavori di Francis Alÿs, Flatform, Janis Rafa, Emily Jacir, Thao Nguyen Phan, Omer Fast, Riccardo Benassi, Anna Franceschini, e il primo documentario dedicato a JR, noto street artist internazionale. Una selezione dei film sarà visibile in streaming dall’Italia, per la durata della manifestazione, sulla piattaforma PiùCompagnia in collaborazione con Mymovies. Oltre ai film ci saranno

Cinema e arte contemporanea sono in comunicazione da sempre per natura 10

lectures, tavole rotonde e incontri con gli autori. Il Festival organizza anche la nona edizione di VISIO. European Programme on Artists’ Moving Images con la mostra “Resisting the Trouble - Moving Images in Times of Crisis”, prodotta con NAM - Not A Museum, il programma di arte contemporanea di Manifattura Tabacchi. La mostra, visitabile dal 9 novembre al 9 dicembre negli spazi della Manifattura, presenterà video e installazioni che riflettono sulle questioni più urgenti generate dall’attuale crisi mondiale, proponendo visioni alternative per ripensare il presente e immaginare il futuro. Il focus è sul cinema degli artisti, una scelta che caratterizza l’identità del Festival rispetto al panorama internazionale dell’arte contemporanea. Il loro sguardo partecipato o critico, il racconto di esperienze personali, la trasfigurazione poetica di storie marginali, la riflessione sull’uso del medium della tecnologia rappresentano possibili vie di interpretazione e interrogazione della realtà. La proposta dello Schermo dell’arte “vuole costituire una sorta di promemoria per il futuro, riflettendo sull’esperienza di un presente caotico e incerto attraverso il dialogo con il sistema dell’arte”, con il quale propone di instaurare nuove forme di relazione e fruizione. Tutte le info su: www.schermodellarte.org.


NUOVO CORSO ALL’EX CASERMA CAVALLI IN PIAZZA DEL CESTELLO

Oplì bio e locale a casa tua di Valentina Messina

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i sono venuti in soccorso durante i mesi più bui, quando eravamo chiusi in casa e ormai stanchi anche di stare in coda virtuale. Sono i servizi di spesa a domicilio, trending topic dell’anno che resiste anche in questa fase. Tra quelli toscani troviamo Oplì, un marketplace che mette in contatto i produttori agricoli del territorio direttamente con consumatori. Come? Cercando di azzerare il divario tra cibo e fruitori. Vediamo come funziona. Sullo store è possibile scegliere da una ricca e curata selezione di prodotti: da frutta e verdura biologica e di stagione alle uova, ma anche latte e carne da allevamenti non intensivi, pasta, pane fresco e grani antichi, legumi, sughi e conserve, vino, birra e olio, colazioni e merende. Dunque una spesa gustosa, locale e di filiera corta italiana. A cui si aggiunge la comodità di ricevere a domicilio, nel giorno e nella fascia oraria prescelta. Sono anche attenti all’ambiente perché i prodotti ordinati su Oplí percorrono

in media 100 km contro i 1900 km della grande distribuzione organizzata, e i gli imballaggi sono riutilizzabili e riciclabili al 100%. Dietro a questa start up ci sono Sebastiano, Cosimo, Tommaso e Mattia, quattro ragazzi fiorentini - e giovanissimi poiché 28 anni è l’età media di chi lavora per Oplì - che hanno deciso di fare una scommessa mettendo su questa attività. Il progetto come lo conosciamo oggi nasce a febbraio 2019, anche se lo sviluppo della piattaforma ha avuto inizio a settembre, mentre il servizio è stato lanciato a febbraio 2020 anche grazie all’accelerazione dal piano Hubble, che ricerca e finanzia progetti di startup digitali con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze. E tra gli obiettivi per il futuro? “Diventare il primo store fiorentino per la spesa online” - conclude Mattia Perrone, direttore marketing. Io intanto mi sono portata avanti (che a lockdown non si sa mai!) e ho già ordinato il loro kit “Raccolto del mese” (disponibile nelle taglie S, M, L) che contiene un mix di frutta e verdure. Vellutate a noi due!

La spesa a casa che fa crescere l’agricoltura locale

di Raffaella Galamini - foto tratta da nanabianca.it

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a granaio dei Medici a fortino per le start up e i progetti digital della Firenze 4.0.

Il Covid ha rallentato ma non fermato il progetto che vede l’ex Caserma Cavalli di piazza del Cestello trasformata in un hub dove formare imprenditori e professionisti del futuro. L’edificio a pianta quadrata in Oltrarno fu voluto da Cosimo III per conservare il grano in tempi di guerre e carestia. Oggi che il pianeta affronta una pandemia mondiale e che l’economia globale si interroga sul futuro, questo spazio si candida a diventare la casa delle start up digital a Firenze. Dietro il restyling dell’ex Granaio dell’Abbondanza ci sono la Fondazione Cr Firenze che è proprietaria dell’immobile e ha investito oltre 25 milioni per la ristrutturazione, mentre in veste di partner tecnologico troviamo Nana Bianca, società fiorentina apprezzata negli ultimi anni per aver incubato moltissime aziende e i loro progetti digital. Nell’edificio in Oltrarno, in tutto quattro piani, dovrebbero trovare spazio per lavorare in 500 anche se causa Covid a oggi le postazioni usate sono poco più di un terzo. L’affitto di una postazione oscilla tra i 200 e i 250 euro al mese. Nel prezzo è compreso l’utilizzo di auditorium interno, sale meeting e per videoconferenze. L’ex Granaio ha anche bar e wi-fi gratuito. L’inaugurazione è fissata per metà febbraio ma già da qualche settimana le postazioni all’interno della struttura si sono cominciate a popolare di studenti e giovani imprenditori.

PLASTIC FREE WALK B

ottiglie, imballaggi, sedie di plastica, reti e perfino due monete da 50 Lire. È quanto ritrovato dai volontari durante la prima Plastic Free Walk svolta a Firenze nel mese di settembre. Una passeggiata ambientale con itinerari da fare invidia alle visite guidate che porta tra le bellezze della città armati di sacchi e pinze, con lo scopo di ripulirla dai rifiuti. Plastic Free Odv Onlus è nata nel 2019 e in un solo anno è riuscita a raccogliere oltre 157.330 kg di plastica; un’iniziativa che coinvolge la Toscana con l’obiettivo di difendere l’eco-sistema dall’inquinamento e diventare un appuntamento fisso per le strade della città. V.L.

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L’Albero L’importanza di essere originali di Leonardo Cianfanelli

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inalmente vede la luce "Solo al sole", il nuovo lavoro di Andrea Mastropietro, in arte l’Albero, un disco importante di cui abbiamo avuto la fortuna di seguire la genesi e il riuscito sviluppo. Non potevamo esimerci dal fargli qualche domanda. Dal rock psichedelico di matrice inglese con The Vickers al cantautorato italico, due mondi diversi che però nascondono analogie. Com’è avvenuta questa metamorfosi? “È successo tutto in modo molto naturale e spontaneo. Durante gli ultimi tour europei di The Vickers ho sentito crescere sempre di più l’esigenza di raccontarmi in un modo più originale e personale, semplicemente più mio. Per fare questo nel senso più vero e autentico (per me la verità è assolutamente necessaria per fare musica) ho capito che l’italiano era la lingua che dovevo usare e approfondire per l’unica e semplice ragione che è

la mia lingua. Alla fine, penso di fare musica in italiano e non musica italiana, non perché abbia qualcosa contro di essa anzi il contrario, è che non trovo che ci sia stata una vistosa rottura con le cose che facevo prima”.

plici sono le più difficili da realizzare. Confondere il semplice con il leggero e il poco impegnato è un’abitudine prettamente italiana, abitudine molto accademica da puzza sotto il naso”.

Un disco apparentemente semplice, ma che cresce ascolto dopo ascolto. Quanto è difficile oggi essere originali? “In teoria essere originali potrebbe essere una cosa non troppo complessa; basterebbe essere se stessi e fare quello che ci piace, eppure, soprattutto in questi tempi, essere originali è la cosa più difficile e che richiede più lavoro. Mi piacerebbe ci fosse maggiore distinzione tra chi scrive perché ha qualcosa da dire e chi lo fa per non fare un altro lavoro. Non perché chi ha qualcosa da dire conta di più o è più meritevole, ma semplicemente per il fatto che le due cose non possono essere messe insieme nello stesso spazio e contesto. Per quanto riguarda invece l’apparente semplicità di cui tu parli nella domanda ti dico questo: oggi siamo abituati a prestare la nostra attenzione solo all’aspetto superficiale delle cose, guardiamo solo alla forma e poco alla sostanza. In realtà le cose sem-

Storie comuni in cui ritrovarsi, con i sentimenti e l’amore sempre in sottofondo. Che messaggio vuoi dare con i tuoi testi? “Racconto quello che penso di questa vita. È l’esistenza umana che mi affascina e che mi muove. Il perché delle cose, soprattutto le domande considerate più banali, quelle che quando uno cresce e diventa adulto non affronta più. Che pensi del cielo? Perché a volte piangiamo? Mi piace la contemporaneità? La accetto? Chi sono io? Saprei definirmi? E potrei continuare all’infinito... Come gli alberi hanno la loro parte esteriore e visibile (la chioma) e la parte nascosta (le radici) così sono gli uomini. Gli uomini sono pieni di cose che mostrano e altre che nascondono. Gli alberi sembrano tendere al cielo e a qualcosa di più alto, anche se sono ancorati fortemente al terreno, sono come noi che siamo materiali, terreni e carnali ma abbiamo anche il desiderio di guardare più in su per arrivare a qualcosa di più grande. Questo dualismo mi affascina e appassiona. Charles Baudelaire in un suo saggio ha scritto: «l’artista non è tale se non a condizione di essere duplice e di non ignorare nessun fenomeno della sua doppia natura»”.

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Entre Dos Mundos la voce dell’America Latina di Caterina Liverani

“I

l filo conduttore del Festival sarà la tutela dell’ambiente attraverso diversi punti di vista, ma non solo: si parlerà anche di rapporti fra genitori e figli, di lavoro e di donne” così Lorena Rojas, messicana naturalizzata italiana con una grande passione per il cinema, sul suo Festival Entre Dos Mundos giunto alla 3° edizione. “Uno dei nostri film di punta è Selva Tragica che è stato presentato a Venezia nella categoria Orizzonti e che sta raccogliendo molti consensi. È una storia ambientata nel confine tra Messico e Belize negli anni 20 quando le popolazioni locali erano dedite all’estrazione dagli alberi di una sostanza che serviva per produrre chewingum negli Stati Uniti. Dal Messico abbiamo il film Los Lobos: una storia di migrazione vista dagli occhi di due bambini la cui madre, per lavorare, è costretta a lasciare soli. Tu me manques invece è un film boliviano che esula un po’ dai temi centrali di questa edizione per indagare dei complicati rapporti famigliari, in parti-

colare quelli di un padre con un figlio che non c’è più e che nascondeva un segreto. Nel film ha un piccolo ruolo anche l’attrice spagnola e musa di Pedro Almodovar Rossy De Palma”. Per ciò che riguarda il cinema del reale in arrivo dal Perù due documentari che raccontano storie di coraggio al femminile “Sembradoras De Vida racconta la lotta di un gruppo di donne per mantenere uno stile tradizionale nella coltivazione della terra, così come con Maxima conosceremo la storia della contadina peruviana Maxima Acuna che si è scontrata con la New mont Mining Corporation, una delle più grandi compagnie minerarie aurifere del mondo”. Entre Dos Mundos ospiterà anche un interessante evento letterario, la presentazione del libro Guerre Interne di Joseph Zarate, che sarà in collegamento video, in collaborazione con la Libreria Todo Modo. “Quello che mi ha spinta a dare vita a questa manifestazione è stato il fatto che a Firenze, con tutta la sua proposta cinematografica, mancasse però uno spazio per divulgare l’interessante realtà dei cineasti dell’America Latina di cui anche Hollywood si è innamorata”.

Festival Entre Dos Mundos sarà al Cinema La Compagnia il 7 e l’8 novembre

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Novembre da non perdere RÈMI DE VOS DAL 4 ALL’8 NOVEMBRE - TEATRO DI RIFREDI

JAMES CONLON 19 NOVEMBRE - TEATRO VERDI

Rèmi De Vos, uno degli autori più interessanti della nuova drammaturgia europea, attraverso il teatro dell’assurdo prende coscienza e affronta tematiche sociali e politiche riguardanti il mondo del lavoro. Il paradosso di De Vos consiste proprio in questo: sembra che non parli di nulla e invece è molto profondo nel proporci temi come la prevaricazione maschile, la condizione femminile, l’omosessualità, la genitorialità. Grazie alla produzione di Pupi e Fresedde, andranno in scena al Teatro di Rifredi due opere dell’autore: dal 4 al 8 novembre “Tre Rotture”, tradotto e diretto da Angelo Savelli ed interpretato dalla coppia Monica Baulo e Riccardo Naldini; dal 25 al 29 novembre “Occidente”, tradotto e diretto da Angelo Savelli ed interpretato dall’eccentrico duo formato da Serra Yilmaz e Ciro Masella.

Sei grandi sinfonie di Mozart per James Conlon, tra le maggiori bacchette oggi in circolazione e tra le più colte, al debutto come direttore onorario dell’Orchestra della Toscana. Statunitense di origini lucane, è attualmente alla testa della Los Angeles Opera e dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, a Torino. Spartita in due programmi, la scelta di queste sinfonie traccia l’arco di evoluzione del compositore dall’adolescenza alla maturità. Il primo tris si apre con la K.201, una partitura che si smarca dalle influenze italiane per avvicinarsi alle innovazioni linguistiche e strutturali messe a punto in quegli anni. La K.543 che appartiene alla triade di sinfonie composte nell’estate del 1788. Infine, la K.504 “Praga”, del 1786, è il risultato dell’ammirazione sconfinata per la città boema.

SHE’S ANALOG 13 NOVEMBRE - SALA VANNI

TEHO TEARDO 28 NOVEMBRE - TEATRO PUCCINI

All’interno della rinnovata rassegna A Jazz Supreme del Musicus Concentus, il 13 novembre saranno protagonisti della bellissima Sala Vanni gli She’s Analog, il gruppo nato a fine 2018 con la precisa volontà di esplorare le possibilità sonore offerte da una particolare declinazione del più classico degli ensemble: il trio. L’idea è quella di una musica creata collettivamente che, a partire da uno spunto compositivo sempre più esile, si arricchisce di un’improvvisazione sempre più radicale. Nel marzo del 2019 She’s analog registra al Marchisiello (Foligno) il suo primo disco assieme a Dan Kinzelman. Il disco è stato mixato e masterizzato ad agosto al KU-studio (Napoli) da Renato Grieco (kNN); What I Bring What I Leave è uscito lo scorso settembre per Auand Records.

Rimandato due volte a causa della pandemia, finalmente arriva al Teatro Puccini il live del compositore di origini friulane Teho Teardo, che presenterà il nuovo lavoro Ellipses dans l’harmonie ed è interamente ispirato alla musica contenuta nelle pagine dell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert, la cui copia originale è custodita nell’archivio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, che ha prodotto e commissionato l’album. In Ellipses dans l’harmonie non c’è solo un omaggio all’Encyclopédie, ma anche una connessione politica con lo spirito dell’Illuminismo che ha guidato la genesi dell’opera e l’attuale necessità di luce davanti ai nuovi oscurantismi. Attualmente Teho Teardo è nuovamente impegnato al fianco di Enda Walsh nella scrittura delle musiche per Medicine, il nuovo spettacolo del drammaturgo irlandese.

PEA NOTTE EURO RCATRICI EI CE RI E LL DE ATOR DEI RICERC

23/29 20 novembre 20

ze ren enti e f e m con eri icar re ni- esp scar i rtu M eo da pe sei a d u e Vi chi t te i m Gio ntes uida ie de g Co ite inar Vis aord itari str ivers un

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LO BELLO STILO NOCOST a cura di Firenze NoCost

Firenze NoCost che scrive di moda per Lungarno? Sì, la realtà surclassa la fantasia. Partendo da un capo di abbigliamento la guida (anti)turistica più pazza che ci sia ci racconta il passato e il presente di grandi uomini e lucenti donne che Firenze l’hanno resa unica e senza tempo. Perché lo (bello) stile è tutto. www.nocost.guide

Il chiodo del rocker

di Marco Tangocci e Davide Di Fabrizio

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itfiba o Diaframma è, un po’ come Griffin o Simpson, come vino bianco o rosso, come panino o vaschetta davanti ai banchini del lampredotto. È motivo di disputa vera in città, o almeno lo era fino a qualche anno fa. Sì perché gli anni passano per tutti e anche per Federico Fiumani, storica voce dei Diaframma, che è stato capace di mixare perfettamente spirito punk e malinconia struggente, perennemente in barba alle major e all’avanspettacolo dei talent show. Una via che altri “colleghi” invece hanno scelto senza remore. Spesso l’abbiamo beccato in giro per il centro il sig. Fiumani, tipo in mezzo ai libri e ai dischi di Libraccio (ex IBS), ed era sempre un piacere scambiare due parole con un uomo che ha visto nascere e morire la dark wave fiorentina, che ha visto il cotonato pop prendere il posto del punk-rock più peso. D’estate lo trovavi col gelato in mano, rigorosamente al pistacchio, a vagare nei pressi del Duomo, oppure da Contempo Records, storico negozio di dischi in via dei Neri – divenuta oggi celebre per l’Antico Vinaio, negli anni 80 perlopiù strada di spaccio – che è stato il tempio di quella scena fiorentina che ha fatto la storia. Era l’equivalente del Disco d’Oro a Bologna, per intenderci. Ha sessant’anni oggi Federico, anche se sembra un giovinotto, e ha ancora tanto da dire, da raccontare, da cantare. Voi intanto fate il vostro: ascoltate (riascoltate, ci auguriamo!) “I giorni dell’Ira” o “Niente di serio”. Questo eterno ragazzo di dischi ne ha sfornati tanti eh…

LAVIGNETTA

di Teresa Vitartali

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ederico Fiumani, un artista che nei tempi d’oro della new wave me lo immagino vagare in solitaria per Firenze, con la musica a palla e il chiodo da rocker. Questo giubbotto in pelle rigorosamente nera vestiva circa un secolo fa i biker di New York, ma diventava popolare soltanto a partire dagli anni 60 grazie a personaggi famosi e star del cinema. Negli anni 90 diventa ufficialmente leggenda e se anche voi ne volete uno… BENHEART (Vintage e artigianale) Il “brand del cuore” che rappresenta la rinascita del suo creatore. Qui ci sono chiodi in pelle dal sapore vissuto ma moderno, tutti realizzati artigianalmente con pelli made in Tuscany. Se vi piace sentirvi unici potete farvelo fare anche personalizzato. Lo trovate in via della Vigna Nuova 97r. TWINS FLORENCE (Cool) Brand fiorentino, creativo e contemporaneo che propone, tra il resto, diversi chiodi in pelle. Rimanendo comunque molto legato alla tradizione manifatturiera italiana, il brand unisce modernità e tradizione. Potete trovarli da Bjork Florence, store con un assortimento unico in via dello Sprone 25r. ROCK&BIKER (Rocker) Interamente dedicato all’abbigliamento motociclistico e rock. Fatevi sorprendere in via dei Macci 91r. AMERICA TRANSFER (Punk) Negozio storico per l’abbigliamento alternative. Vi consiglio di andarci almeno una volta, magari mentre passate da un chiodo all’altro, perché no, potete farvi anche un tattoo. In via Nazionale 123r.

di Lafabbricadibraccia

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Bue2530 16

Artista poliedrico, calabrese di nascita e fiorentino d’adozione, Bue2530 spazia con estrema naturalezza dalla street art al design ai tatuaggi. Il suo tratto è facilmente riconoscibile: disegni dalla linea marcata, molto complessi e ricchi di dettagli. I temi che propone sono soprattutto animali fusi tra loro e messi in moto da macchine lignee quasi davinciane. Da qualche anno ha inoltre creato una linea di macchine per tatuaggi dando sfogo alla sua vena meccanica, tramandatagli paternamente da tre generazioni. A fine anno dovrebbe inaugurare Uovo Studios, un suo spazio che conterrà tutte le discipline che lo appassionano, in viale Hanoi a Pontassieve.


PERSONAGGI FIORENTINI di Tommaso Ciuffoletti illustrazione di Marcho

La posta di SIGISMONDO FRODDINI a cura di SpazioPosso

Non è stabile ciò che è stabile, ma è stabile ciò che piace Caro Dott. Froddini, mi è venuto un dubbio: mi guardo intorno e molti fra amici e conoscenti in questo periodo vanno a convivere, si sposano, comprano casa, fanno figli. Io ho 36 anni e se penso anche a una sola di queste cose mi viene l’orticaria. Non è che non abbia avuto relazioni serie o durature, anzi, però questa cosa della progettualità proprio non la digerisco. Non è che ho un problema? Gloria Gloria, quando si ha un dubbio è sempre una buona notizia: è bello vedere persone che trovano il coraggio di guardarsi dentro e di porsi domande, questo fa parte di quel lavoro faticoso che chiamiamo “crescere” e ci stimola a maturare nuove consapevolezze. Non è facile avere a che fare con un mondo frenetico, che ci porta a investire tempo ed energie per costruire una stabilità che diventa per molti una meta (o forse un miraggio), più agognata che mai in questi tempi così instabili. Lei, Gloria, in questo mare in tempesta assomiglia a una surfista, capace di rimanere in equilibrio senza farsi travolgere dalle onde. Io credo che non ci sia un modo giusto o sbagliato, non c’è bisogno di raggiungere traguardi convenzionali solo per siglare la casellina, quello che conta è che sia una scelta che sente sua. Si può scegliere di convivere, sposarsi o far figli per essere felici; si può scegliere di stare in una relazione eterna; oppure possiamo decidere di avere più compagni o compagne durante la vita, si può scegliere di restare soli perché ci bastiamo o si può decidere di convivere con amici, amiche o chiunque sia di nostro gradimento. Quello su cui vorrei invitarla a riflettere però è questo: la scelta che sta attuando è coerente con il suo desiderio? Se tra qualche anno tornasse indietro, rifarebbe le stesse scelte o cambierebbe qualcosa? Vorrebbe che le cose andassero diversamente? Se le risposte a questi interrogativi sono positive, potrebbe essere che questo suo modo di vivere le relazioni sia una strategia per evitare la stabilità che magari la spaventa. In tal caso potrebbe essere utile lavorarci sopra, per riuscire a immaginare scenari inediti e nuove possibilità. Se invece la nostra Gloria del futuro è soddisfatta da quello che vede, io le auguro di restare coerente con i suoi desideri per tutta la vita, anche a costo di essere l’unica fuori dal coro; quanto meno sarà unica.

Drusilla Foer

“Ane Drusilla, fai il bravo” e poi Pietro se ne

llora Tommi, mi raccomando che stasera vie-

va con Maddalena e mi lasciano da solo in libreria. Ora, io tipicamente faccio sempre il bravo, ché mia mamma ci tiene, ma è vero che quando mi capitava (e ogni tanto mi capita ancora) di stare dietro al banco di Todo Modo, un pochino curioso con le belle signore mi viene sempre da esserlo. In modo garbato, ça va sans dire, che in fondo la mia curiosità è l’omaggio più sincero alla bellezza. Ma quando è entrata Drusilla, signori miei, poco ci mancava che mi mettessi sull’attenti. Flavio Giurato cantava in Orbetello che “una donna alta non è mai banale, sarà per lo sguardo necessariamente superiore”. Ed io che sono 1,86 a questa cosa ho sempre creduto sulla fiducia, perché l’unica donna per la quale potessi dire d’averla realmente provata era mia nonna Bruna. Alta, dritta fino all’ultimo dei suoi giorni. Bellissima. E così entra Drusilla. “Buonasera”, “Buonasera” rispondo io. Presenta il libro che deve presentare e se ne va. “Buonasera, mi saluti Pietro e Maddalena”, “Sarà fatto, buonasera”. In tutto questo io mi alzo dal mio sgabello per provare a essere più alto, ma rimango sotto quello sguardo necessariamente superiore. E se vi sembra niente, provate a pensare a quante donne in vita vostra v’abbiano aiutato a capire il senso dei versi di un grande poeta, semplicemente guardandovi.

Inviate le vostre domande, crisi e drammi esistenziali a spazioposso@gmail.com. Il dott. Sigismondo Froddini vi risponderà in questo spazio.

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Da saponetta a sapone liquido in pochi passi testo e illustrazione di Marianna Piccini

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avarsi le mani in questo periodo è una delle cose più importanti che si possa fare e, se uno tiene all’ambiente, la cosa più ecologica per farlo è usare la saponetta. Questa viene infatti venduta molto spesso senza imballaggi di plastica e se ne possono trovare facilmente di prodotte con materie prime del tutto naturali. Ma cosa fare con i piccoli resti di sapone che rimangono quando si è quasi a fine? Buttarli è uno speco assurdo, ecco quindi una soluzione per poterli riutilizzare: trasformarli in sapone liquido! Il processo in verità è semplicissimo, ci vuole solo un po’ di tempo. Dopo aver raccolto abbastanza resti di saponette da raggiungere 100 grammi, grattugiateli o tagliuzzateli con un coltello in modo da ottenere dei granelli molto fini. Nel frattempo fate bollire 1 litro d’acqua. Appena l’acqua comincia a bollire versateci dentro il sapone grattugiato e mescolate fino a che non si sarà sciolto completamente. Lasciate riposare

il tutto per almeno 10 ore o più semplicemente per una notte intera. La mattina dopo troverete il sapone raffreddato e solidificato in una consistenza gelatinosa, quasi come quella di un budino, che dovrete amalgamare bene mescolandolo con una forchetta. A questo punto potete personalizzarlo aggiungendo una fragranza a vostro piacimento, utilizzando qualche goccia di olio essenziale, o colorandolo con qualche goccia di colorante alimentare. Vi basterà frullare il tutto con una frusta elettrica o un frullatore fino a che non raggiunge una consistenza morbida e cremosa per ottenere il risultato finale da versare in un vecchio dispenser. Nel caso dovesse risultare troppo solido potete sempre aggiungere un po’ di acqua mentre frullate. Ecco quindi che con 100 grammi di saponetta avete autoprodotto 1 litro di sapone liquido! Oltre che a farvi risparmiare economicamente, questa è anche un ottima idea per chi non adora le saponette, o pensa che il sapone liquido sia troppo più comodo, ma vorrebbe allo stesso tempo ridurre i rifiuti derivati dagli imballaggi.

IL MIGNOLO VERDE: pezzetti tropicali in casa illustrazione e testo di Walter Tripi

A fase estiva conclusa, aleggia quella vaga nostalgia del caldo appiccicaticcio che tanto abbiamo odiato, ma che ora tanto vorremmo poter vestire al posto delle maledette polo a maniche lunghe: la mezza stagione fatta vestiario, l’indefinito che si sostanzia. In questa rubrica, però, parliamo di Verde e non di moda, e allora abbiamo tattiche buone per unire due esigenze: dissetare la voglia di Tropici e vendersi quali discreti coltivatori da appartamento senza dover necessariamente ricorrere alle più tradizionali piante grasse. Traduco: nessuno vi farà mai i complimenti per la vostra capacità di manutenere un Echinocactus, ’ché così son buoni tutti. Ecco dunque un paio di ottime soluzioni per dribblare le scarse aspettative degli ospiti, garantirvi un paio di complimenti pure da mamma, arredare in Green Design qualche angolo dell’appartamento, poter raccontare la vostra passione per il mondo, intavolando copiosi racconti (ma sì, inventate pure pericolose avventure intercontinentali: se a fin di bene – e l’ego è Bene - qualche bugia è concessa) e apparecchiando con una sconfinata conoscenza. Si comincia? Parole chiave: Zamioculcas e Sansevieria. Se la prima ha specifiche origini della Tanzania, la seconda ha molte varietà di origini diverse, asiatiche ed africane. Sono dunque piante tropicali, con caratteristiche molto vicine alle grasse, perfette per la casa senza perdere in bellezza: figurone assicurato, per l’appunto. Abituate al caldo, non necessitano di molta acqua (in autunno, anche due volte al mese), sono molto resistenti, chiederanno di starsene in zone luminose purché senza luce diretta, regaleranno polloni da cui ottenere facilmente nuove piante. La Sansevieria, tra l’altro, è considerata dalla Nasa ottima per purificare l’aria di casa. Quanti elementi positivi in un solo articolo: non diteci che non vi vogliamo bene.E, soprattutto, se riuscirete nell’impresa di uccidere anche queste piante, il consiglio è di non leggere i successivi numeri del “Mignolo”. 18


L’ultima de’ Medici

di Caterina Liverani

foto tratta da villegiardinimedicei.it

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up&down

n lungo lavoro, filologico e capillare, quello che ha portato alla realizzazione delle 14 puntate di L’ultima de’ Medici. 400 anni di potere e bellezza nelle ville e giardini medicei della Toscana, realizzate da Fondazione Sistema Toscana, con il sostegno di Mibact e Regione Toscana, per la valorizzazione delle ville e dei giardini medicei inseriti nella lista Unesco patrimonio dell’Umanità. Tobia Pescia, regista, direttore della fotografia e sceneggiatore, racconta come ha costruito la narrazione di vicende, tanto note quanto remote, portate nel presente. “Un processo complicato e semplice allo stesso tempo. Siamo partiti dal presupposto che sarebbe stato impossibile portare le ville nel passato poiché gli ambienti quattrocenteschi non esistono più e quindi abbiamo tradotto i protagonisti nel presente. Il nostro primario intento era quello di valorizzare le ville e quindi la storia è venuta in un secondo momento. Nelle scene sono pre-

senti la tecnologia e le automobili e i personaggi, con il bagaglio della loro contemporaneità, veicolati nella nostra. Il linguaggio è riportato ai loro tempi e trattato con coerenza: loro semplicemente non nominano cose che non appartenevano al loro tempo, come il caffè per esempio. Scrivendo i dialoghi di questi personaggi mi sono reso conto di quante dinamiche moderne vivessero già a quell’epoca: si parla di omosessualità, diversità, divorzio, tutte situazioni che nella nostra realtà sembrano normalissime. Questo contrasto ci permette di dare una chiave di lettura in più. Ci è stato chiesto di non romanzare e quindi abbiamo lavorato su un livello storico, che sono i fatti, e su uno di fiction che è la drammaturgia dei dialoghi, per i quali ho fatto riferimento al materiale lasciatoci dai diaristi. Abbiamo lavorato per rendere la storicità accattivante”. Tra i protagonisti della docu-fiction anche Piera Degli Esposti una delle più grandi attrici italiane viventi. “Abbiamo girato alcune scene con lei anche dopo il lockdown, a Roma, perché avevo deciso che la volevo in tutte le puntate come narratrice. Andavo a prenderla

a casa in macchina tutte le mattine come da sua volontà. Ha un grande approccio cinematografico alla storia e filologico al testo. Abbiamo avuto un dialogo costante e c’è molto di Piera nell’Elettrice Palatina. È molto esigente, particolarmente con i colleghi più giovani, che devono restituirle la forza e la tensione che lei chiede”. La serie da novembre sarà su Sky Arte: “Sky ha acquisito i diritti per tre anni. Passeranno sul broadcast i trailer e le puntate saranno fruibili on demand. È un prodotto culturale complesso e credo che questo tipo di visione sia quello più adatto perché offre la possibilità di tornare indietro, fermarsi, leggere i titoli di coda, approfondire. Il progetto è nato per valorizzare le ville che sono luoghi che non beneficiano di un flusso turistico normale, poiché alcune sono private o interdette al pubblico. Attraverso L’ultima de’ Medici siamo riusciti a farle conoscere a tutti e in una maniera che non fosse documentaristica. Nel racconto si svelano i sentimenti che legano i personaggi a queste dimore. Alla base di tutto però ci sono i dialoghi”.

L’orizzonte di gloria

Il viale del tramonto

RATCHED Che spasso per un cinefilo in vena di qualcosa di leggero! C’è un po’ di tutto: Qualcuno volò sul nido del cuculo (il personaggio interpretato da Sarah Paulson altri non è che la severa infermiera nei suoi anni più verdi), Hitchcok (la musica di Mac Quayle ne ricalca perfettamente le atmosfere), Il silenzio degli innocenti, Boxing Helena… Con Ratched Ryan Murphy si diverte ancora a creare infinite variazioni su materiale non originale centrando, questa volta, un obiettivo affatto facile.

THE SOCIAL DILEMMA Per fortuna che è uscito The Social Dilemma a dirci che i social network e, più in generale “internet”, sono pericolosi. Sul serio, era ora che qualcuno dicesse le cose come stanno, ci realizzasse un documentario e lo facesse in collaborazione con Netflix. Se ne sta parlando molto (sui social) e probabilmente il dargli uno sguardo potrà anche offrire qualche spunto per interazioni vis a vis, ma se è la pubblicità e il suo meccanismo persuasivo a interessarvi, fatevi un regalo e guardate Mad Men. Sarà un argomento di conversazione molto più efficace, dal vivo e online.

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F R AST U O N I di Gabriele Giustini

IDLES “Ultra Mono”

L’ALBERO “Solo al sole”

GARCIA PEOPLES “Nightcap at Wits’ End”

Dopo “Brutalism” (2017) e “Joy as an Act of Resistance” (2018), quindi circa tre anni in cui gli IDLES si son costruiti una solida e fedele fanbase, il quintetto di Bristol trova la consacrazione definitiva con il nuovo e attesissimo album “Ultra Mono”. Atteso perché in questi anni gli IDLES, oltre a leggendari live infuocati – fate una ricerca su Youtube con Idles Live at Bataclan per averne conferma – si sono esposti come poche altre band al mondo per quel che riguarda diseguaglianze e ingiustizie. Quando cerchi questa purezza, è facile poi trovare anche dei detrattori. Poco importa, perché “Ultra Mono” ribatte colpo su colpo e ripaga tutte le attese. Studiato in fase di produzione e mixaggio per avere quelle sensazioni e spigolature di un disco hip hop – non è un caso il contributo proprio in fase di produzione di Kenny Beats, bellissima la sua serie su Youtube intitolata The Cave, con la quale invita gente del settore e vecchi collaboratori spippolando con Ableton Live – l’album sputa definitivamente il rospo, caricando ancora di più con testi al vetriolo e attacchi sociali. Un disco che mastica e rigetta ogni cliché per quella che è un’accettazione momentanea del proprio io e dello stato attuale delle cose. Più visionari dei Protomartyr, con meno compromessi dei compagni d’etichetta Fontaines D.C., con “Ultra Mono” gli IDLES hanno abbattuto ogni barriera nel panorama post-punk e post-hardcore moderno.

A 4 anni di distanza dall’ispirato “Oltre quello che c’è”, suo debutto solista, Andrea Mastropietro, che quando suona è l’Albero, arriva al suo secondo album in italiano con “Solo al sole”. Specifichiamo la lingua, sia perché fino a qualche anno fa Andrea era chitarra e voce, ma in inglese, degli ottimi The Vickers, sia perché il cantato in italiano riesce definitivamente a mettere a fuoco tutta la sua poetica e capacità di scrittura. Lontano anni luce da qualsiasi strano ammiccamento, “Solo al sole” è un lavoro intenso e appassionato, che fa tesoro dell’esperienza de l’Albero e trova l’equilibrio tra il suo immenso background, fra echi di musica internazionale – la psichedelia dei primissimi Tame Impala o la leggerezza di Elliott Smith e Nick Drake – e l’amore per la musica italiana, Battisti, Tenco, Pino Daniele, James Senese, Enzo Carella, De Gregori, Piccioni, Umiliani o Battiato. Pieno zeppo di belle canzoni - perché qui alla canzone viene resa la sua dignità – “Solo al sole” si regge su arrangiamenti ricchi e complessi, in cui la voce di Andrea è accompagnata oltre che da chitarra, basso e percussioni, anche da piano, sax e synth analogici. Funziona tutto qui, compresi un paio di intermezzi strumentali, ma bastano brani come ’Solo al sole’, ’Volo 573’, ’Cenere’, ’Quando viene sera’ e la conclusiva e visionaria ’Parlami di te’ a testimoniare la necessità di un lavoro del genere, oggi, in Italia.

Fra le polemiche dell’ultimo periodo ce n’è una abbastanza buffa, per cui il problema dell’industria discografica sarebbe l’eccessiva mole di uscite – sì sono tante, questo è vero – e che ci dovrebbe essere un freno da parte degli addetti ai lavori sennò i giornalisti non riescono a starci dietro. Ma ormai molte uscite sono DIY e totalmente fuori controllo da qualsiasi sistema discografico. Quindi i giornalisti, o chi comunque scrive di musica, hanno anche il compito di esser loro, i selezionatori. E noi di Lungarno siam qui profumatamente pagati per scovarvi quei dischi che venderanno due copie in croce, ma che sono bellissimi. Tipo “Nightcap at Wits’ End” dei Garcia Peoples – quel Garcia nel nome non è lì per caso ed è Jerry – rock’n’roll, heavy-psych, jam band di Rutherford, nel New Jersey. Il disco contiene 12 brani che rimandano tanto alla psychedelia degli anni Sessanta, quanto alle jam band dello stesso periodo. Ma c’è un’altra cosa che ci piace moltissimo, ovvero il richiamo a qualcosa di più recente come le atmosfere dei Motorpsycho, anche per come vengono usati i fiati, soprattutto quelli del periodo “Let Them Eat Cake” e “Phanerothyme”. Che sono poi ricordi della Bay Area, dei Jefferson Airplane, Quicksilver Messenger Service o di cose più oscure come Anonymous e Relatively Clean Rivers. Bei tempi.

Partisan

Santeria Records

FRASTUONI SU SPOTIFY

Beyond Beyond Is Beyond

La playlist di Frastuoni è su Spotify. Aggiornata settimanalmente, contiene una selezione dei migliori brani sia italiani che internazionali, in linea con i gusti della rubrica. In copertina Arab Strap. Scansiona il QR code per accedere direttamente e segui la pagina Facebook di Lungarno per rimanere aggiornato. Per reclami, segnalazioni e pacche sulle spalle, scrivi a frastuoni@lungarnofirenze.it 20


LIBRI E LIBELLULE

BREVI CRONACHE LIBRARIE

di Beatrice Tomasi

di Carlo Benedetti

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Contrabbandiera editrice

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ontrabbandiera editrice è una nuova casa editrice indipendente fiorentina, conosciuta in una delle sue prime uscite ufficiali, il V Festival di Letteratura Sociale tenutosi alla Polveriera Spazio Comune a inizio ottobre (il Festival ha superato alla grande la prova Covid-19, riuscendo a confermarsi un evento importante all’interno del panorama culturale in città). Una realtà nata da più progetti in forma concentrica: a partire dalla guida Firenze NoCost autoprodotta nel 2018, i loro ideatori Marco Tangocci e Davide Di Fabrizio hanno unito ancor più le forze e integrato nel progetto Andrea Simoncini e Marco Cavalli, con la volontà di pensare a un nuovo modo di fare editoria. Da tempo attivi negli ambienti della Polveriera, si sono sempre confrontati all’interno dei centri culturali, sociali e artistici presenti in città. Da qui la voglia di concretizzare le loro passioni, volontà espressa chiaramente nel logo. Disegnato da Marcho (Marco Fabri), rappresenta un vascello che sorge dal fulcro dei loro sentimenti, e che naviga nel mare (agitato) dell’editoria. Per solcare questo mare, mi raccontano, è necessario collaborare con chi è loro simile, partendo da esperienze che vengono dal basso, con la forte vocazione a una cultura libera e fruibile. La collana principale è infatti il frutto dell’incontro con realtà di questo tipo, che raccoglie in sé una rete nata anche fuori Firenze. Uno dei loro intenti primari, inoltre, è dare autorevolezza all’autoproduzione, attraverso la sua divulgazione e a una guida scaricabile dal loro sito. Piccolo spoiler: per Natale faranno uscire anche una linea artigianale, in collaborazione con Ocra – Stamperia e legatoria, pubblicando dei piccoli gioiellini letterari, come Verrà la morte e avrà i tuoi occhi di Pavese, classici che riacquistano il loro valore nobile, attraverso la cura estetica di un oggetto bello in sé. Una buona occasione per entrare nell’immaginario di chi, con una passione che ha dell’invidiabile nostalgico, tenta di intersecare le linee veloci che attraversano il nostro quotidiano, mettendo a disposizione conoscenza e cura.

All’attacco dei mari agitati dell’editoria

Racconti fiorentini con la scusa di un libro

on credo di averlo mai visto senza un libro in mano. Appena finito di fare l’amore leggeva qualcosa, anche mentre mi accarezzava le spalle, fino in fondo alla schiena, ricominciando da capo alla pagina seguente. Leggeva in giapponese: ogni mese arrivava una scatola di libri dalla sorella a Saitama. In italiano solo le poesie del Burchiello, con quell’accento cantilenante che, se possibile, le rendeva ancora più assurde. “Una volta ho preso forchetta e infilzato mia mano” – disse quando finalmente mi invitò per un tè – “Mio padre non voleva studiassi Burchiello. Così ho dimostrato”. Se non fosse stato così bello, con quell’aria di non saperlo neanche, sarei scappata subito. “Dopo, non ha più chiesto”. Mentre raccontava si toccava la cicatrice e io gli presi la mano per accarezzarla. Mi guardò stupito, come se fosse il gesto più inaspettato che la sala di Paszkowski, con le sue boiserie affumicate, avesse mai potuto osservare. “Amore è un trastullo, Che porta in campo nero fava rossa, E cava il dolce mel delle dure ossa”. Tornammo a casa sua attraversando Piazza della Repubblica e tutto il Corso abbracciati e non riuscii a capire se quello fosse stato l’invito più ardito che avessi mai ricevuto o se, al contrario, non avesse idea di cosa fosse la fava rossa. Per quanto lo ami, anche adesso, a volte mi chiedo se sia l’uomo più intelligente del mondo o un coglione. Ho imparato a gioire del dubbio.

Murakami Haruki, L’assassinio del Commendatore Edizione integrale, Einaudi 2020 – 16,00€

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I sipari di novembre

di Tommaso Chimenti

I

nostri teatri cittadini non stanno con le mani in mano e se ottobre è passato in sordina a novembre fioriscono bei progetti, interessanti titoli con interpreti di valore. Proposte bernhardiane per il Teatro Puccini che ha virato rispetto alle ultime stagioni, più impegnato il cartellone di questi ultimi mesi del famigerato 2020: prima “Antichi Maestri” per la regia di Federico Tiezzi (5-7) poi “Il nipote di Wittgenstein” con Umberto Orsini (2425) intervallati da “Novecento” di Baricco con Eugenio Allegri (13-14). Tre titoli di sicuro impatto, da vedere, ascoltare fino all’ultima riga. Idea impegnativa quella che invece ha strutturato il Teatro della Pergola con “The Dubliners” messo in scena da Giancarlo Sepe (fino al 15) con quindici giovani

della scuola del teatro nazionale. La Pergola sarà trasformata e ridisegnata per l’occasione per permettere la messinscena di due tra i quindici racconti di James Joyce: “The Dead” (I Morti), e il dodicesimo, “Ivy Day” (Il giorno dell’edera), entrambi basati sull’esistenza statica e alienata dei dublinesi, suoi concittadini. Niente più quinte e lo spettatore è immerso in una dimensione altra, sprofondato nell’atmosfera grigia e fumosa di una Dublino “in cui personaggi stanchi si trascinano nella vana speranza di trovare uno slancio, un sussulto di vita. È una collezione di epifanie, con una città che Joyce trasfigura in rivelazione di carattere religioso, per rendere manifesto ai suoi concittadini che essi si trovano al centro di una paralisi spirituale, corrotti e oppressi da regole inutili quanto crudeli”. Alquanto contemporaneo. Anche il Teatro di Rifredi cala due suoi assi con i suoi artisti storici e residenti,

entrambe incentrate sulla scrittura del francese Remi DeVos, prima “Tre rotture” (4-8) e successivamente la novità “Occidente” con Ciro Masella e Serra Yilmaz (25-29). Testi che riescono a stuzzicare allo stesso tempo riflessione e divertimento, amarezza e humour, cinismo e tagliente allegria. Un novembre che pare un’alluvione di teatro.

orchestradellatoscana.it

ven 11 / sab 12

dicembre

VALENTIN URYUPIN direttore

ALEXANDRA CONUNOVA

mer 23 / gio 24*

dicembre BEATRICE VENEZI direttore

MARGHERITA SANTI

violino

pianoforte

musiche di Salieri, Mozart, Schubert

musiche di Chopin, Mendelssohn

Inizio Concerti ore 21.00 / *24 dicembre ore 17.00

Biglietteria aperta solo giorni di spettacolo: orari 10/13 - 16/19 - 20/21 tel. 055 212320 / in vendita online su Ticketone.it

CITTÀ METROPOLITANA DI FIRENZE


Quando la musica è vita di Giulia Focardi

foto di Riccardo Crimi

L

o stato di emergenza prorogato a gennaio 2021 e l’aumento dei contagi da Covid 19 ci lasciano col fiato sospeso nonostante il settore dello spettacolo dal vivo sia uno dei più sicuri, dei più certi, dei più rispettosi. In questo momento di “navigazione a vista” esiste questa sensazione che fare cultura, organizzare concerti sia quasi un atto di resistenza morale, civile, un atto dovuto alla vita. Allora proviamo a immaginare il nostro novembre pieno di vita, di buona musica e buoni pensieri per questa nostra Città in Musica. Continuano a mancare i concerti dai grandi numeri, ma proseguono i concerti dai grandi musicisti come quelli che presenta la rassegna “A Jazz Supreme”, iniziata in ottobre, con quattro appuntamenti da non perdere in Sala Vanni: il duo composto dal trombettista Luca Aquino e dal pianista Giovanni Guidi (il 6 novembre); il gruppo She’s Analog, previsto invece per venerdì 13 novembre; il

solo del chitarrista livornese Gabrio Baldacci (20 novembre), che nell’occasione presenterà “Nina”, un disco triplo di recente uscita che raccoglie tutte le sue anime sonore; la rassegna si chiude il 26 novembre con un doppio concerto, in collaborazione con Music Pool, che prevede il trio Gal e, in chiusura, il solo di Simona Severini (chitarra e voce). Sul versante della classica raccomandiamo il recupero del concerto di Richard Galliano con l’Orchestra della Toscana (5 novembre, Mandela Forum) e le quattro serate che vedranno come protagonista sempre l’ORT insieme al direttore statunitense James Conlon (19-20, 24-25, Teatro Verdi). Imperdibile dall’altra parte dell’Arno, Damo Suzuki Network al Teatro Lumiere di Pisa (7 novembre). Segnaliamo anche Brunori SAS in concerto il 26 novembre al Mandela Forum e due assi da 90, la stessa sera (28 novembre) su due palchi diversi: Giovanni Lindo Ferretti alla Flog e Theo Teardo al Teatro Puccini. Se potessimo avere il dono dell’ubiquità, questo sarebbe un modo perfetto per sfruttarlo.

MINIMONDO Testo e fotografia di Susanna Stigler

PAESAGGI NON DILUITI PRELUDI DELL’AUTUNNO CHE AVANZA 43°44'46.4"N 11°10'21.5"E

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TRADIZIONI FIORENTINE di Riccardo Morandi

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Il mondo del food tra piatti etnici, pizze e “fermini” di Raffaella Galamini foto Da Zero

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irenze prova a tornare alla normalità nonostante l’emergenza Covid sia tutt’altro che superata. Le nuove aperture non mancano in città a dimostrazione che c’è la voglia di gettarsi alle spalle questo momento di difficoltà economica. Ecco quindi che in piazza Ferrucci è sbarcata la pizzeria cilentana Da Zero. L’apertura del locale era prevista in primavera ma il lockdown ha costretto a rivedere i piani. Si tratta di un format nato a Vallo della Lucania: gli ideatori Paolo De Simone, Giuseppe Boccia e Carmine Mainenti sono ambasciatori del loro territorio e hanno già sette pizzerie su e giù per lo Stivale con Milano a fare la parte del leone. Il locale in Lungarno Francesco Ferrucci 9/r è solo una tappa fondamentale di un’espansione che porta la tradizione culinaria del Cilento in giro per l’Italia. In Oltrarno Gurdulù riapre dopo il lockdown nella solita sede in via delle Caldaie 12/r ma in una veste totalmente rinnovata: non

più un elegante bistrot con bar annesso ma una gastronomia di alta qualità con una bella selezione di vini. Protagonisti i prodotti a km 0 o quasi visto che molti provengono direttamente dalla fattoria di uno dei titolari, le Sodera all’Impruneta. Tante le prelibatezze che escono dalla cucina per un menu a tutti gli effetti “alla giornata”. In Borgo Santa Croce 31/r ha aperto Fermino. Lo dice il nome stesso: è un ristorante dove mettere un “fermo” a una fame da lupo. Grandi classici della cucina toscana e piccole idee sfiziose da accompagnare con un buon bicchiere di vino. Buone notizie infine per gli amanti della cucina etnica. In via del Ponte alle Mosse 166/r è sbarcato Micky Sehgal volto noto della cucina indiana nella capitale con il suo Maharajah. Il ristorante propone ricette senza trucchi e senza inganni visto che la preparazione avviene al centro della sala, sotto gli occhi della clientela. Nuova sede anche per Tijuana che porta la cucina messicana al primo piano del centro commerciale di San Donato, a Novoli.

Le novità da Santa Croce all’Oltrarno, da Ponte alle Mosse a San Donato

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L’olio

irenze nel mese di novembre diventa una delle più grandi piazze di spaccio dell’occidente. Un fenomeno inquietante, fatto di passaparola, sussurri e mezzi discorsi. Attenzione, parliamo di spaccio di sostanza legale e non di situazioni che richiamino immaginari drammatici per la salute (ma non per le tasche) del consumatore. La sostanza si chiama olio d’oliva. I fiorentini si passano pizzini, conoscenze, giudizi, prezzi e assaggi durante il mese del mercato. L’accaparrarsi a un prezzo buono e con un’ottima conoscenza 5 o 10 litri di succo d’oliva equivale a scalare una strana scala sociale la cui risultanza viene fuori durante cene (con al massimo, ovviamente 6 commensali) dove si assaggia e si giudica. Tutti conoscono Firenze per la bistecca, ma il fiorentino è un tossico dell’olio d’oliva. I prezzi seguono ovviamente le logiche delle sostanze stupefacenti. Se un anno le produzioni sono basse il prezzo schizza alle stelle, visto che il bene scarseggia: l’anno dopo, nonostante le abbondanti produzioni il costo dello stesso prodotto non torna indietro. Ma poco conta, in questo contesto che si mescola fra Wall Street, una scena di Scarface e un servizio di report a Secondigliano. Poi ci sono gli apocrifi, pazzi e miscredenti, ovvero quelli che non partecipano. Generalmente sono coloro che comprano l’olio al supermercato (cosa che un fiorentino fa solo in tempi di crisi, tipo guerra mondiale), o coloro che lo importano (#ilpaccodacasa) da altre regioni del Sud, sostenendo casualmente la supremazia del prodotto su quello toscano. Poveri loro, tutti e due. Il fiorentino non si perde nel giudizio, sorride e tace. Nel caso della necessità spesso spreca ai normali parole come “dillo a me, magari vedo se ti trovo qualcosa”. E non dite poi che il fiorentino è antipatico. Lo fa per voi.


PALATI FINI testo e illustrazione di Marta Staulo

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Il peposo

e avete anche voi studiato alla facoltà di Architettura di Firenze, qualcuno, un giorno, mentre voi cercavate di disegnare la torre di Babele nel bel mezzo di quel vuoto cosmico chiamato piazza Ghiberti, vi avrà intimato: “Niente dovrà mai sovrastare la Cupola di Santa Maria del Fiore", e la castrazione di quel momento ha segnato per sempre la vostra carriera prima universitaria e poi lavorativa. Quando poi avete mollato i kebabbari a favore delle Buche (taverne underground e fighette, powering since Medioevo) un cameriere che studiava Architettura da 20 anni, servendovi il Peposo, vi avrà accennato che quel piatto avesse qualcosa a che fare con la cupola di Brunelleschi, dove magari ancora non era salito, come vuole tradizione, per paura di non laurearsi. Si dice che le maestranze che misero in opera la cupola esattamente 600 anni fa, percepissero vino nel salario. Brunelleschi regolamentò che ci si dissetasse con vino annacquato con un terzo d’acqua, che non era la stessa di oggi, e che all’innalzarsi dell’altezza della cupola, avesse imposto il divieto di scendere dal ponteggio più di una volta al giorno e obbligato i muratori a portarsi un pasto da casa per non perdere tempo nel bighellonare in giro per osterie dove era facile ubriacarsi. Perché lavorare sospesi da terra alticci non doveva essere a norma nemmeno nei cantieri rinascimentali. Così, nelle stesse fornaci dell’Impruneta dove si cuocevano i mattoni, nasceva la prima schiscetta, di stracotto di manzo irrorato di tanto pepe - da cui prende nome - e di quel vino che gli veniva vietato, per mascherare la freschezza andata delle carni e ingannare la voglia di ubriacarsi.

SPIRITO LIQUIDO di Andrea Bertelli

Le origini del Gin

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“Gli albori del tonico al ginepro”

i ipotizza affondino le proprie radici nello stivale, la bevanda era ben diversa da quella oggi conosciuta. Prima di venir codificato in Olanda con il nome Genever o in Inghilterra con il nome di Gin, in Italia, nell’XI secolo, c’era un’elisir fatto dai monaci, distillando vino e bacche di ginepro (insieme ad altre botaniche), una bevanda dalle proprietà toniche e terapeutiche sorprendenti. I monasteri erano luoghi di ricerca e indagine, custodi dell’arte della distillazione, giunta in Europa dal Medio Oriente. Questo elisir probabilmente si è poi evoluto nel rosolio, liquore zuccherino dato dalla macerazione in alcol di petali di rosa e altre spezie, dal gusto dolce, più apprezzato nei paesi del Mediterraneo. Non deve quindi stupire se l’archetipo del Gin fu creato in Italia, come riportato anche nel “Compendium Salernitanum”, opera medica del 1055 d.C. che tra le sue pagine cita esplicitamente la preparazione di un distillato di vino e bacche di ginepro dalle proprietà toniche. Un digestivo probabilmente, più che un farmaco, ma forse fu proprio questo primitivo elisir il primo antenato del Gin. Sul solco di questa tradizione, nei secoli successivi, fiorirà la ricerca da parte di monaci e alchimisti della famosa aqua vitae ottenuta attraverso la distillazione del vino. La storia però non finisce qui, altri pionieri del ginepro aprirono la strada al nostro amato attraverso i secoli e ne portarono la ricetta per l’Europa, come vedremo nel prossimo numero.

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OROSCOPO di Lulaida illustrazioni di Francesca Arfilli

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ARIETE (21 marzo - 19 aprile) Novembre non è il vostro mese, anzi, preferireste andare in letargo fino alla prossima primavera, ma non si può. State tranquilli: questo momento vi vedrà invece protagonisti e vincenti, anche sotto le lenzuola. Vi ho avvisati. Città: Besalú, Catalogna.

BILANCIA (23 settembre - 22 ottobre) Il mese scorso vi esortavo a far economia, adesso potete finalmente esser di manica larga: se siete stati diligenti è arrivato il momento di spassarvela un po’, anche se novembre non è decisamente il mese che preferite, non amate le maschere né i travestimenti. Un consiglio, non pendetevi troppo sul serio! Città: Antiochia, Turchia.

TORO (20 aprile - 20 maggio) Devo dirvelo, dovete calmarvi. Lo dico per voi: non fate una maratona, potreste prendervi del tempo per respirare almeno o fare uno starnuto! Avete una età, avete fatto per tanto la formichina e potreste godervi le vostre ricchezze, invece di pensare sempre alla mossa successiva. Città: Crystal River, Florida.

SCORPIONE (23 ottobre - 21 novembre) Al contrario della Bilancia, voi amate travestirvi, fosse anche solo per evitare incontri imbarazzanti: vorreste sempre uscire mascherati per non farvi riconoscere, a volte nemmeno da voi stessi. Novembre è il mese del vostro compleanno e forse (dico forse), potreste concedere l’onore della vostra presenza anche ad altri oltre che a voi stessi. Città: Ålesund, Norvegia .

GEMELLI (21 maggio - 20 giugno) Questo mese tentate di non spendere più del dovuto, la fine dell’anno vi vedrà in un’impresa titanica e dovrete avere non solo energie, ma anche una rete di salvataggio economico. So che vi chiedo molto, ma vedrete non ve ne pentirete. Città: Annecy, Francia.

SAGITTARIO (22 novembre - 21 dicembre) C’è una frase che mi piace molto: “l’uomo è l’unico animale che sa arrossire”. Credo che vi calzi a pennello: perché non mostrare un po’ di tenerezza e debolezza ogni tanto? Arrossite senza vergognarvene: non c’è assolutamente niente di male nel mostrare la parte più intima, anzi troverete ammiratori segreti che potranno farsi avanti. Città: Tindari, Italia.

CANCRO (21 giugno - 22 luglio) Novembre sarà ricco di promesse finalmente mantenute. Voi siete spesso scettici, tanto che non credete all’oroscopo, ma comunque lo leggete nella speranza che vi rincuori in qualche modo. Ecco oggi è una giornata di quelle. Città: Cefalù, Italia.

CAPRICORNO (22 dicembre - 19 gennaio) Siete felicissimi sia novembre, sentite già la frenesia di pensare al Natale, a cosa regalerete e a chi regalerete qualcosa. Tutto molto bello, ma è un po’ troppo presto: d’accordo che siete previdenti, ma forse così state esagerando. Godetevi le castagne novembrine prima di pensare al panettone. Città: Trier, Germania.

LEONE (23 luglio - 23 agosto) Dopo un anno non semplice, potete tirare le somme e ne sarete lieti. Finalmente il tunnel di incomprensioni e malumori sembra essere passato, anche solo in parte. Abbiate la voglia di esserne felici e di non lamentarvi compulsivamente, vi sentirete leggeri come quando eravate alle elementari. Città: Coimbra, Portogallo.

AQUARIO (20 gennaio - 19 febbraio) Siete in un equilibrio invidiabile, risoluti e intuitivi, in questo mese navigherete in acque conosciute e sicure. Il vostro proverbiale intuito la farà da padrone non lasciando spazio ad errori. Unica pecca sarà in ambito sentimentale, perché incontrerete qualcuno che non sarete in grado di decifrare, almeno per ora. Città: Apollonia, Albania.

VERGINE (24 agosto - 22 settembre) Quanto tempo è passato dall’ultima volta che avete riso? È arrivato il momento di non stare ad aspettare, questo mese è l’ideale per andare a ripetizioni di allegria, guardate la vostra vita da un’altra prospettiva. Iniziate adesso, forza, regalatemi un sorriso mentre pronunciate il nome della vostra città. Città: Aberystwyth, Galles.

PESCI (20 febbraio - 20 marzo) Amate l’estate, ovviamente, vicino all’acqua vi sentite voi stessi. Il problema è che quando aprite le finestre vedete solo cemento. Ma siete i più sognatori dello Zodiaco: riuscite ad andare oltre la realtà, creandola come più vi piace. Ogni tanto però tornate qui sulla Terra, mi raccomando. Città: Tomogashima, Giappone.


Il collezionismo naturalistico a Firenze dai Medici al Museo di Storia Naturale Salone Donatello Basilica San Lorenzo piazza San Lorenzo 9, Firenze

Naturalistic collecting in Florence, from the Medicis to the Museum of Natural History

exhibita prenotazione visite guidate guided tours booking

055 2756444 edu.msn@unifi.it

www.naturacollecta.unifi.it


foto © Valentina Furian

RESISTING THE TROUBLE Moving Images in Times of Crisis

9 novembre - 8 dicembre 2020, Manifattura Tabacchi

A cura di Leonardo Bigazzi Una produzione Lo schermo dell’arte e NAM — Not A Museum

Una produzione di

In collaborazione con

Con il contributo di

Main Sponsor

Media Partner

Info e prenotazioni: schermodellarte.org e manifatturatabacchi.com


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