TRADIZIONI FIORENTINE di Riccardo Morandi
Il moccolo
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La spesa è consapevole con l’aiuto di una coop di Raffaella Galamini foto CooCò
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i chiama CooCò, dove l’acronimo sta per Cooperativa Consapevole. È il progetto di Isabelle Bailet, agronoma e mamma di tre bambini piccoli. Da tempo aveva in mente di realizzare qualcosa che fosse una via di mezzo tra il gruppo di acquisto e “un nuovo modello di accesso alla spesa alimentare”. L’emergenza Covid è stata la scintilla che ha portato all’apertura di un punto vendita sui generis. CooCò (www.cooco.it) si trova in piazza Bernardino Pio a Gavinana; è un piccolo negozio dove promuovere idee come la sostenibilità ambientale, il presidio dei territori rurali, la salute e la legalità attraverso la vendita di prodotti che si rispecchiano in questi valori. Così, per ridurre il consumo di plastica e per una spesa senza sprechi, moltissimi dei prodotti sono venduti a peso e di ognuno si può risalire alla provenienza. Non mancano prodotti per la cura della persona e l’igiene e verdure a
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km0. Trattandosi di una cooperativa l’obiettivo è di coinvolgere il maggior numero di persone affinché diventando uno dei soci contribuiscano a diffondere l’idea di una spesa eco-sostenibile. Un piccolo seme destinato a germogliare dalle prime positive reazioni da parte degli abitanti del quartiere. Tra le nuove aperture per salutare il 2020 ecco Città del sole con il punto vendita in via dei Rastrelli 16 nel quartiere di San Donato. Uno spazio che va ad aggiungersi a quelli già esistenti sulla piazza di Firenze: è destinato, com’è nella filosofia del brand, ai più piccoli e in particolare al gioco creativo per stimolare i bambini attraverso l’esperienza, l’immaginazione, la curiosità e la scoperta. Terza apertura anche per Bottega di Pasticceria che ha debuttato per l’Immacolata in Piazza Leon Battisti Alberti 40. Lievitati, monoporzione, dolci di ogni tipo per chi a certe tentazioni non sa dire di no. La dimostrazione che il format funziona. Per gli amanti dell’etnico un indirizzo da tenere a mente è Ceylon in via del Ponte Rosso 7/R. Propone le specialità della cucina dello Sri Lanka. lamagna: una bottega di paese avviata dal trentenne pieno di entusiasmo Alessandro Trivigno.
Il punto vendita a Gavinana per chi sposa lo shopping ecofriendly
prendo un qualunque dizionario, alla voce “moccolo” si leggono spiegazioni che rimandano dal muco nasale fino ad arrivare alle colature delle candele (votive e non). Questo è il significato che nel nostro paese viene attributo a questa parola. A Firenze, ovviamente, no. Tralasciando il fatto che per i cittadini del capoluogo (e non solo) il sostantivo può anche essere coniugato (leggasi “moccolare” o meglio ancora “Smoccolare”), il senso del termine è totalmente altro. Il moccolo è meramente un’espressione che si usa in funzione di sfogo rabbioso e si compone di due importanti elementi: il soggetto, riferito a un’immagine sacra, e l’aggettivo, generalmente riferito ad un appartenente alla classe animale o a un’immagine considerata socialmente offensiva (tipo meretrice, o scavatore di buche nel nostro fiume). Intendiamoci, i fiorentini non ne abusano, almeno al giorno d’oggi. Non siamo in Veneto, dove la stessa idea è usata come intercalare, in maniera un po’ ossessiva. Cerchiamo in qualche modo di girare intorno coi termini, costruendo talvolta delle frasi strutturate che rendono l’espressione quasi affascinante, o meglio ancora usando espressioni geografiche (leggasi “maremma”) o di nomi propri (“Marianna”) per non citare in questione la sacralità del soggetto sul quale sfogare la rabbia immediata. Il moccolo può essere lungo, articolato, una vera e propria strofa. Può essere una frase di senso compiuto, con importanti componenti verbali. Detto questo, non vogliamo parlare bene del “moccolo”, ma ne parliamo come parte integrante di questa città. Variopinto, estroso, spesso più creativo che offensivo. In sostanza, fiorentino.